Ticino7

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alimentazione

Viva la castagna, regina in cucina

numero 42 / 14 ottobre 2016 / con programmi radio & tv dal 16 al 22 ottobre

Vicini lontani Rapporti spesso tesi e liti in aumento: anche in Ticino corriere del ticino / la regione w chf 3.–

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Promesso! Tutte le nostre banane saranno sostenibili.

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Sommario

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storia di copertina

04

04 VICINI, AMICI O NEMICI? di Amanda Pfändler

come dove quando

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08 PERSONAGGI ElOGIO dEl PuPONE di Paolo Galli 09 SAluTE & SPORT FORTI dENTRO a cura della Redazione 10 lEGGERE lA CulTuRA IN TASCA di Fabio Martini

Il PENSIERO dEllA SETTIMANA

Per farsi dei nemici non è necessario dichiarare guerra, basta dire quello che si pensa. (Martin Luther King)

ticino e non solo

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lo sapevi? quanto è diffuso il dialetto nelle famiglie ticinesi

ParLa SoLo iTaLiaNo

39 INFO IN GRAFICA Il budGET FAMIlIARE a cura della Redazione 42 SETTE CONTINENTI TORINO, MAGICA CAPITAlE di Farian Sabahi

45,3%

ParLa SoLo diaLETTo TiCiNESE 44 MOTORI MONOVOluME. A PIENO CARICO di Giancarlo Fornasier

tendenze

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protagonisti

12 SETTE dOMANdE VICky MANTEGAzzA di Stefania Briccola 14 ORE SETTE luGANO (CINESTAR) di Giorgia Panzera

tv e radio

15 dAdOMENICA16ASAbATO22

Scoprilaprogrammazionesettimanale completainTicinoeinEuropaditveradio.

12,1%

ParLa iTaLiaNo E diaLETTo TiCiNESE

46 AlIMENTAzIONE CASTAGNA, REGINA IN CuCINA di Roberto Roveda 48 STIlE CASuAl FRIdAy di Valentino Odorico

relax

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50 STEllE & CuRIOSITÀ ASTROPARAdE di Betty l’OGGETTO a cura della Redazione ISTRuzIONI PER l’uSO di Walter Mariotti 47 GIOCA (E VINCI) CON TICINO7 Il CRuCIVERbA

16,3%

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dirETTo da Paride Pelli CoNLaCoNSULENZadi WalterMariotti rEdaTTorErESPoNSaBiLE Fabio Martini CorEdaTTorE GiancarloFornasier ProGETTo GraFiCo Elena MontobbioperWMWorkshop GraFiCa Robertodresti edeborah Vaccaro SiTo wEB www.ticino7.ch

parliamone convivenze Non nel mio cortile di Walter Mariotti NIMBY. Acronimo di Not In My Backyard, «non nel mio cortile». È ancora il modo in cui una certa America risolve il problema dei vicini. Come dire: venite, accomodatevi, prego, ma non nel mio cortile. In realtà backyard non indica propriamente il cortile ma lo spazio sul retro, dove nelle allucinantiperiferiedelMid West, come nell’infinita inner city che unisce Chicago a Los Angeles, si tengono i rifiuti e tutto quello che non si vuol far vedere. La bandiera a stelle e strisce davanti, fra le primule e le petunie che crescono vicino alle palizzate bianche di Tom Sawyer, mentre il barbecue con la plastica, la lavatrice rotta, i resti della pizza, nascosti sul retro. Ma NIMBY va al di là dei confini americani e viene oggi condiviso in molti paesi. E la domanda è: siamo sicuri che sia ancora possibile? Se i “vicini” sono quelli che stanno vicino, come relazionarsi con i “lontani” sempre più vicini, o a cui noi ci avviciniamo? Perché il nostro è un mondo che ha ormaiabolitoladistanzaela differenza in nome di internet e dei consumi e che ha sposatoovunquel’ideologia liberale, da San Francisco a Shanghai. Un principio che sostiene la democrazia come funzione del libero scambio, che si basa sull’apertura delle frontiere del mercato delle merci e quindi delle menti e dei corpi. Menti e corpi, parole e passioni, tragedie e felicità che un po’ come le nostre sarà difficile tenere lontani non solodalcortilemaanchedal giardino rasato all’inglese dove sventola quello che crediamo di essere.

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Storia di copertina

Vicini, ma ami C’è chi si lamenta perché i figli degli altri fanno rumore, chi è infastidito da cani e gatti, chi taglia il prato la domenica mattina e chi al telefono urla. Sanno molto di noi (e noi di loro), ma sovente senza conoscerci. Sono i vicini di casa. Talvolta una risorsa preziosa, spesso un problema. Scrive Amanda Pfändler

I

n un territorio in cui la densità demografica è sempre più alta, il vicinato costituisce la nostra cornice di vita. È davvero difficile – oggigiorno, alle nostre latitudini – evitare di avere vicini. E il vicino – come sottolinea nel suo libro Du voisinage. Réflexions sur la coexistence humaine la filosofa e psicanalista Hélène L’Heuillet – è il nostro primo contatto con «l’altro». Un’alterità che, come per tutte le alterità in quest’epoca, attraversa una crisi profonda. Avere vicini, spiega Hélène L’Heuillet, per la maggior parte delle persone viene vissuto come un limite, un disagio. Non una possibilità o un’opportunità. In questa vicinanza imposta nascono incomprensioni e conflitti tra gli abitanti di

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un edificio o di un quartiere. Ed è proprio questo il concetto essenziale: la vicinanza imposta. I vicini in genere non si scelgono, così ci si ritrova a convivere in un medesimo spazio comune con persone che fino a ieri erano perfetti sconosciuti (e che forse lo resteranno anche per i 20 anni a venire). Conflitti in aumento Sia secondo le associazioni di categoria cui ci si rivolge per un consiglio (quelle degli inquilini, dei proprietari), sia per chi si occupa di gestire i conflitti (polizia, giudici di pace, mediatori professionisti), in Ticino le liti fra vicini sono in aumento. E le ragioni sono molteplici e talmente diverse che è impossibile definire una sorta di «classifica».

Ma perché questo rapporto sovente difficile con chi vive accanto a noi? E che ruolo ha l’alterità intesa come origine diversa? Detto in altro modo: l’immigrazione, l’arrivo nel vicinato di persone di altre culture, implica un acuirsi dei conflitti? La studiosa francese spiega: è vero che se il vicino è troppo diverso da noi questo ci infastidisce, perché mette in pericolo la coesione immaginaria del vicinato. Allo stesso tempo però se è troppo simile a noi diventa una sorta di specchio. Vediamo in lui ciò che non amiamo in noi, ma, soprattutto, può instaurarsi una sorta di rivalità: il suo giardino è più bello, ha acquistato una macchina nuova, i suoi figli sono più educati dei miei, e altro ancora.


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ci o nemici? Un problema tangibile Talvolta il fastidio provocato dal vicino è oggettivo: rumori, odori, incuria. E quando è oggettivo è in genere più semplice da dimostrare e da gestire. Nell’articolo 684 del Codice Civile sul rapporto di vicinato la legge stabilisce che nell’esercizio del diritto di proprietà ognuno è obbligato ad astenersi da immissioni eccessive e/o dannose alla proprietà del vicino. Tuttavia, se un’immissione su un’altra proprietà non supera un certo limite (il livello dev’essere valutato sulla base di criteri oggettivi, quindi non è sufficiente che una persona sia soggettivamente disturbata da un’immissione) il vicino è tenuto a tollerarne gli effetti. Il Codice delle obbligazioni, inoltre, sancisce attraverso l’art. 257f un obbligo di diligenza e di riguardo nei confronti dei propri vicini. Come agire in questi casi? Dipende, non esiste infatti una prassi stabilita. C’è chi prova prima con il dialogo e passa poi alle maniere «forti». Chi chiama immediatamente la polizia. Se anche questa misura resta infruttuosa, è possibile intentare un’azione con la quale

impedire, eliminare o ridurre a un livello tollerabile le molestie. Eventualmente si può chiedere un risarcimento o una riparazione. C’è poi la figura del mediatore: in Ticino dal 2001 esiste l’Associazione ticinese per la mediazione (ATME), che conta una cinquantina di figure professionali formate sul territorio. Una risorsa ancora poco utilizzata, a detta degli stessi mediatori. Cambio CaSa Ma a fronte di problematiche oggettive: rumori notturni, la pianta del vicino che sconfina nel proprio giardino o l’occupazione del posto auto altrui. Esistono tutta una serie di condotte all’apparenza sopportabili, ma alla lunga tanto invasive da sfociare in veri e propri drammi domestici. Il problema è che simili situazioni sono difficili da provare. Come dimostrare che il nostro vicino accende la radio ad alto volume ogni qualvolta il nostro bambino fa il riposino, o che l’inquilino di sotto fuma sistematicamente sul balcone proprio quando stendiamo le lenzuola pulite ad asciugare? Come dimostrare la volon-

tarietà dell’azione, l’obiettivo di infastidire, danneggiare? Questa frustrazione, l’impossibilità di difendersi, può portare a un peggioramento delle condizioni di vita. Tant’è che non sono pochi coloro che decidono di cambiare casa proprio a causa di un cattivo rapporto con il vicinato. Un’intimità problematiCa Ma se da un lato può essere il comportamento stesso del vicino (volontario o non) a infastidirci, dall’altro – indipendentemente da cosa faccia o non faccia questo vicino – è l’intimità imposta con chi abita a fianco, sopra, sotto o di fronte che mette a disagio. Certo, abbiamo bisogno degli altri, ma necessitiamo anche dei nostri spazi, del nostro privato. E il vicino è colui che, volente o nolente, condivide parte della nostra vita, dei nostri umori, di ciò che vorremmo restasse fra le mura di casa ma che inevitabilmente, vista la vicinanza fisica, trapela. Come spiega Hélène L’Heuillet: il vicino ci sente litigare, si accorge se improvvisamente non andiamo più a lavorare, rischiamo di incontrarlo sul pianerottolo 5


Storia di copertina

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la festa Dalla sua creazione, in Francia, a oggi sono oltre 30 milioni le persone nel mondo che scelgono di celebrare la ricorrenza della Festa dei vicini per sottolineare il positivo del vivere insieme e del condividere anche solo una chiacchiera, una risata, un momento di cordialità. Scopo di questo evento – spiegano i promotori – è «contrastare l’isolamento e l’individualismo sociale che caratterizzano i quartieri delle nostre città e promuovere i legami di prossimità e di solidarietà tra vicini di casa». Ideata a Parigi nel 1999, la Festa dei vicini ha contagiato tutto il mondo. Dal 2004 la festa dei vicini viene promossa a evento europeo con l’European Neighbours. Oggi sono 1450 le città partner nel mondo. In Ticino si organizzano Feste dei vicini in vari comuni: tra questi Lugano, Massagno, Paradiso, Locarno, Capriasca, Pura.

rapporto di prossimità

in pigiama appena svegli mentre stiamo andando a prendere la posta nella cassetta delle lettere. E questo crea vergogna, fastidio, lo si vive come una sorta di violazione della propria sfera privata. Se non si è capaci di gestire questa vicinanza imposta, questa relazione di prossimità, allora scoppiano conflitti. Conflitti e liti che possono pesare sulla serenità della vita quotidiana, o addirittura – ma va pur detto che si tratta di casi estremi – in veri e propri atti di violenza. Come dimenticare un fatto che scosse l’Italia intera ma i cui echi, vista la prossimità territoriale, giunsero fino in Ticino? Quello della strage di Erba, dove due insospettabili coniugi sterminarono un’intera famiglia di vicini, compreso un bimbo. Per poi non parlare, ricorda Hélène L’Heuillet, che la storia conosce veri e propri genocidi «di vicinato»: dai pogrom anti-ebraici in Polonia, al massacro dei Tutsi in Ruanda. E, se guardiamo all’epoca attuale, continua la filosofa e psicanalista, il terrorismo è una forma di «guerra di vicinato». Per colpire il terrorista deve vivere nel luogo che vuole attaccare, mischiarsi alla gente del posto. Il terrorista oggi è quello «della porta accanto». Il pIacere della vIcInanza Ma al di là di questi esempi estremi, la realtà è che spesso i sentimenti che si provano per i propri vicini, soprattutto se negativi – paura, vergogna, odio – sono viscerali. Non bisogna però dimen6

ticare – spiega la filosofa e psicanalista – quanto possa essere piacevole vivere accanto a persone garbate, disponibili, pronte ad aiutarci. Perché il vicino è anche colui che tiene d’occhio la nostra casa quando non ci siamo, che dà da mangiare ai nostri gatti, annaffia le piante, quando partiamo. Colui al quale chiedere un uovo quando a metà della preparazione di una torta ci accorgiamo di non averlo. È il primo a darci una mano quando si allaga la cantina, colui che ci apre il portone quando siamo carichi di spesa. Sovente è il primo compagno di giochi dei nostri figli, per molti anziani rappresenta l’unica possibilità di scambiare qualche parola. Il consiglio della filosofa e psicoterapeuta francese è semplice: il vicino è il primo «altro». In questo caso l’altro non è un concetto astratto, ma una persona. Il multiculturalismo, la mescolanza – e la tolleranza! – fra ceti sociali, fra stili di vita, mentalità, idee politiche o religiose, tutto questo inizia nel vicinato. Altrimenti il quartiere diventa un ghetto. Non è indispensabile che il vicino faccia parte della nostra vita, non dobbiamo necessariamente farlo entrare nella nostra intimità. Ma riconoscere che è parte di un luogo tanto quanto lo siamo noi – conclude Hélène L’Heuillet – è un primo passo verso la costruzione di una società migliore. Siete infastiditi dai vostri vicini di casa? Dì la tua sulla pagina Facebook di Ticino7

I vicini peggiori? Secondo le testimonianze raccolte da Hélène L’Heuillet sono quelli di sopra. Sentiamo i loro rumori, ci infastidiscono. Con il dirimpettaio il rapporto è complicato: ci si invidia, si è gelosi, ci si paragona l’uno con l’altro, è un po’ il gioco dello specchio. I vicini di sotto – quelli che abitano al pianterreno, vicino all’entrata del garage, praticamente li ignoriamo, sono quasi invisibili, mentre quelli di fianco in genere sono quelli con i quali abbiamo il rapporto migliore. Categorie simboliche, metafora della realtà, che però spesso rispecchiano i rapporti sociali in genere.

soggetti da film Il vicino alieno, il vicino amico, il vicino serial-killer o quello che ha qualcosa da nascondere. Il vicino che diventa l’amante, quello che si sposa, il vicino che ci osserva o quello che viene osservato da noi. Il vicino che ci incuriosisce, che ci rende sospettosi o che si dimostra un ficcanaso. A dimostrazione che la figura del vicino – e del vicinato – «tira», sono moltissime le serie televisive e i film incentrati sui rapporti basati sulla promiscuità fisica tra (quasi) sconosciuti: da Friends a Desperate Housewifes, da Vicini del terzo tipo a Will & Grace, dal capolavoro di Alfred Hitchcock La finestra sul cortile (nella foto sotto), a Gran Torino di Clint Eastwood fino al recente Blockbuster Cattivi vicini.


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Come dove quando

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PERSONAGGI

Elogio del Pupone In Italia il calciatore è re. E qualcuno lo è più di altri, come Francesco Totti da Roma, uno che ha cominciato a lavorare da piccolo e che non ha ancora smesso. Scrive Paolo Galli La strada è lunga ma erdeppiù l’ho fatto: so dov’arrivo e nun me pijo pena. Ciò er core in pace e l’anima serena der savio che s’ammaschera da matto.

F

rancesco Totti ha appena compiuto quarant’anni. Lo sanno tutti. Sì, perché in Italia il calciatore è re. E qualcuno lo è più di altri. Mentre in Inghilterra si lava, tutti assieme, il bucato della regina, in Italia ci si occupa di quello di Totti e, se possibile, della sua famiglia. È il gioco delle parti, il circolo vizioso per cui i calciatori si arricchiscono, le soubrette si fidanzano e noi gioiamo o ci arrabbiamo sul divano, stringiamo i pugni allo stadio e inveiamo contro l’arbitro, l’allenatore, l’avversario, sempre con qualche banconota in meno in tasca. E Totti ne fa spendere, di banconote, ancora oggi. Perché alla fine resta, a quarant’anni, uno di quelli per cui il biglietto ha ancora un valore, oltre a un costo. Anche quando resta seduto tutta la partita in panchina. Ultimamente gli capita spesso, da quando Spalletti, il suo allenatore, lo ha indicato alla folla, definendolo come una sorta di re nudo. Non è stato il primo a farlo, Spalletti, ma chi lo fece prima di lui si scontrò con l’alibi dell’età del capitano, che ancora non aveva raggiunto gli attuali quarant’anni, oltre che con una piazza che – ancora oggi – si rifiuta di considerare vec-

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250

i gol realizzati in Serie A, tutti con la maglia della Roma. Piola, il mito (274), ora dista soltanto 24 gol.

763

le gare ufficiali disputate in maglia giallorossa.

306

le reti complessive realizzate.

chio il re e di vederlo nudo. Eppure lo è, come un pupo, oppure un Pupone. È figlio e padre, Francesco Totti, nella vita come di fronte a Roma, la sua città. È un adulto con il ciuccio. Un invito all’ossimoro, al tacito tumulto. Totti si è legato a Roma, cedendole l’ha resa prigioniera, come in un incantesimo a due sensi. Le ha concesso un’intera carriera, anni di partite giocate e gol segnati, un’intera vita, e ne ha ricavato amore eterno, oltre che

una pigra routine da celebrità di borgata. Ha sposato la soubrette, già, Ilary – che lo difende sui giornali sportivi proprio alla vigilia del suo compleanno scatenando polemiche –, da cui ha avuto tre bambini, Christian, Chanel e Isabel. Molti gli rimproverano di non aver vinto ciò che avrebbe potuto vincere altrove, come se pensassero che questo, a Totti, davvero importi. Ci sono comunque quelli per cui conta vincere un campionato e quelli per cui un derby è tutto. Citando Jannacci, ci sono anche quelli che hanno cominciato a lavorare da piccoli, non hanno ancora finito e non sanno che cavolo fanno. Ecco, il Pupone ha cominciato a lavorare da piccolo, non ha ancora finito e forse, in questo momento, non sa che cavolo fa. Ma fa parte del suo personaggio. Fa parte del suo personaggio restarsene seduto in panchina con il giaccone che arriva alle ginocchia, senza rinunciare a quel sorriso paziente e furbo di chi sa – questo sì – di uscirne in tutti i casi vincitore. Perché, quando gioca, spesso segna – e si genera il delirio –, mentre quando sta in panchina l’amore nei suoi confronti possibilmente aumenta. Amato dai giallorossi, odiato e temuto dai laziali, Francesco Totti è di sicuro speciale, lo è anche fuori da Roma, dove avrebbe potuto vincere di più, sì, in effetti, ma dove al massimo avrebbe potuto puntare a diventare principe di questo o barone di quello. Ma vuoi mettere con l’essere re di Roma? Se me frulla un pensiero che me scoccia me fermo a beve e chiedo ajuto ar vino: poi me la canto e seguito er cammino cor destino in saccoccia. (La strada mia, Trilussa)


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minimizzare le reazioni che si manifestano durante e dopo lo sforzo, rispettando sempre l’equilibrio alimentare in quantità e qualità dei nutrienti, e proporzionato allo sforzo richiesto. 4. Prima della competizione mangiare pasta o riso, formaggio Grana, frutta e verdura. Ciò consente di avere un supplemento di carboidrati complessi,proteinedialtovalore biologico e sali minerali. 5. Consumare il pasto preferibilmente circa 3 ore prima dell’inizio della gara, che deve prevedere: proteine ad alto valore biologico (ricche di aminoacidi ramificati per un buon tono neurovegetativo: carboidrati (zuccheri) complessi; acqua che permette una mobilizzazione e un’eliminazione più rapida delle «scorie». 6. Nel dopo-gara è fondamentale la reidratazione. Consumare qualunque tipo di bevanda (evitando l’alcol, liquidi gassati o zuccherati). 7. Dopo lo sforzo e per reintegrare le scorte glucidiche mangiare carboidrati: dopo un esercizio fisico intenso, sono necessarie circa 20 ore affinché l’organismo ripristinilesuescortediglicogeno. t7

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Come dove quando

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LEGGERE

La cultura in tasca Narrano la nostra storia ma sono un incubo quando si trasloca. Attirano la polvere come calamite e alla lunga ingialliscono. Parliamo dei libri cartacei, ingombranti compagni di una vita che la tecnologia potrebbe rimpiazzare. Scrive Fabio Martini

Kindle Commercializzato e vincolato agli e-book venduti sul portale Amazon, è certamente l’e-reader più diffuso e apprezzato. Lo si può acquistare in versioni diverse: dal Kindle base, a poche decine di franchi, all’ultimo modello, il Kindle Oasis che oltre a una tecnologia avanzata e all’alta risoluzione (300 ppi) vanta una ergonomia particolare e assai stilosa. Ma molte sono le possibilità intermedie, dal Kindle Paperwhite al Kindle Voyage, tutti quanti connessi al Wi-Fi e con batterie in grado di assicurare un’autonomia di settimane. La libreria Amazon offre ben 4 milioni di libri di cui 150.000 in italiano.

T

rentaquattro scatoloni pieni di libri. Troppi, a tal punto che durante l’ultimo trasloco ne ho portato qualcuno a un’associazione che raccoglie testi usati e li mette a disposizione dei propri soci. Ciò nonostante ho continuato ad accumularne: pile di libri accanto al comodino, pile in salotto, librerie sovraffollate come la metropolitana di Tokyo. Finché due Natali fa è arrivato il Kindle. I primi vantaggi che ho apprezzato sono sostanzialmente due: lo si può usare al buio (la luminosità integrata è regolabile e consente la lettura anche in luoghi assolati) mentre il partner dorme beatamente e, secondo, non servono gli occhiali bifocali dato che è possibile ingrandire a piacere il corpo del carattere. Durante una cena fra amici, qualche settimana dopo, ho quindi dichiarato il mio entusiasmo per questa nuova modalità di lettura ma sono stato sommerso da critiche e commenti del tipo: «Ma vuoi mettere il gusto di un bel libro di carta fra le mani, con la sua copertina, la possibilità di scriverci quello che ti pare a lato, il gusto di voltare pagina». Ho preferito tacere, consapevole che tutte quelle cose un Kindle o un Kobo non solo le fa benissimo ma offre numerosi altri vantaggi.

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NieNte di più facile Innanzitutto è facilissimo prendere appunti e creare le proprie note estraendo le parti di testo e le citazioni più pregnanti o significative. Uno dei primi volumi acquistati (lo si fa dall’e-reader in pochi secondi) è stato I libri della mia vita di Henry Miller, un testo in cui lo scrittore americano ripercorre le proprie letture consentendo di entrare in contatto con autori non sempre noti al grande pubblico come per esempio Blaise Cendrars e Jean Giono. Lo stesso può valere per Il canone occidentale di Harold Bloom, altra miniera di spunti e suggerimenti di lettura. Ma l’aspetto rilevante è che nel corso degli ultimi due anni ho raddoppiato la quantità di libri letti: la portabilità dell’e-reader, la sua versatilità e comodità non possono che rappresentare un gigantesco passo avanti sia nell’ambito della didattica – i ragazzi potrebbero benissimo andare a scuola con un dispositivo del genere in cartella – sia nella diffusione della cultura. Riguardo poi ai nostalgici del libro in carta, beh, sono convinto che l’opinione secondo cui i media digitali riducono il piacere della lettura sia più che altro un fattore di abitudine culturale se non di autentico snobismo.

Kobo Nato in Canada nel 2010, l’e-reader Kobo è passato qualche anno fa in mano alla compagnia giapponese Rakuten, che punta a scalzare dallo scalino più alto del podio l’iridato Kindle. Il vantaggio di Kobo è che utilizza un sistema aperto: si possono leggere libri in diversi formati (EPUB, PDF, MOBI e TXT), documenti, file di testo e fumetti senza la necessità di legarsi a uno standard o a un sistema (possibilità di caricare memoria con una scheda micro SD). Grazie alle app gratuite di Kobo, è inoltre possibile leggere su altri dispositivi di cui si è già in possesso, inclusi eventuali altri ereader aperti. Si parte dal Kobo Touch a 110 fr per passare a modelli più sofisticati come Kobo Aura H2O e Kobo AURA One. Le due principali librerie fisiche e digitali in Italia, Feltrinelli e Mondadori, hanno deciso di adottare Kobo come e-reader consigliato nei loro punti vendita.


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Protagonisti

ticino7

sette domande

Vicky Mantegazza

Non sopporto ipocrisia e falsità, per questo preferisco gli animali 1 «Nomen omen» dicevano i latini. E una donna che si chiama Vittoria ha il successo già scritto nel destino. Vicky Mantegazza, come vive la sconfitta? Ho già un cognome pesante, poi un nome così importante mi ha messa ancor più sotto pressione. Dato che si rappresenta il nome che si porta, vivo male la sconfitta perché adoro vincere. Comunque negli anni ho imparato a gestire meglio l’insuccesso. L’importante è superare la sconfitta pensando già alla prossima sfida e alla vittoria, naturalmente. Per carattere non mi accontento di traguardi facili e punto in alto. Questo succede sul piano sportivo e professionale, mentre nella vita privata, prima di ogni vittoria, ci sono gli affetti e l’unica cosa che conta è volersi bene. La vera fortuna della mia vita è quella di avere una famiglia unita. A proposito del «perdere», c’è una vignetta di Mafalda che mi rappresenta bene e dice: «Lo so che dovrei perdere qualche chilo, ma odio perdere…». In effetti, oltre a detestare la parola «perdere», io adoro mangiare. 2 C’è uno zio preferito o più originale degli altri che ricorda con affetto? Non ho mai avuto uno zio preferito in quanto ho sempre voluto bene a tutti i miei cari. Ricordo in modo particolare lo zio Peppo (Giuseppe Vanini, ndr) che vedevo come una persona speciale e forse lo era davvero. Da ragazzina, verso la metà degli anni ottanta andai a trovarlo a New York quando la Grande Mela non era ancora una meta di viaggio così scontata come lo è oggi. Mio zio era il patron dello Xenon, una discoteca famosa di Manhattan, ai tempi frequentata dagli attori e dal jet-set. Ricordo che mi presentò tra gli altri Christopher Reeve e Robin Williams e conservo ancora la foto con loro due. Mio zio conosceva bene lo star system. Quando veniva a

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il personaggio

Vittoria «Vicky» Mantegazza è presidente dell’Hockey Club Lugano dal 2011. È tra le poche donne al mondo con un ruolo dirigenziale così importante in questo sport. In passato ha guidato il Ladies Team fino a conquistare cinque titoli nazionali e una medaglia di bronzo in Europa. L’imprenditrice luganese, figlia di Geo, ama gli animali domestici e sogna di poter salvare cani e gatti abbandonati.

pranzo da noi a Lugano mi raccontava che persone fossero realmente gli attori che vedevo al cinema. Ero rapita dalle sue parole. 3 C’è una canzone che non smetterebbe mai di ascoltare? I will survive di Gloria Gaynor. È la canzone che più mi rappresenta. In genere prediligo il pop melodico e la musica italiana. Seguo le hit del momento e ascolto anche i successi del passato di Madonna, Michael Jackson e dei Queen. 4 Lei ha un sogno nel cassetto? Vincere il campionato di hockey, ma è troppo scontato. Un giorno vorrei fare qualcosa nel Luganese per gli animali abbandonati perché sento di voler ricambiare l’affetto che i cani e i gatti mi hanno saputo dare. Mi sto guardano intorno e non so ancora se realizzeremo una struttura nuova o se andremo a sostenere una rete di soccorso già esistente. Quando avrò più tempo mi dedicherò a questa causa. 5 Allora deve essere davvero speciale il suo rapporto con cani e gatti… Viviamo in simbiosi. I miei gatti vanno nel bosco, ma appena torno a casa rientrano. Non mi è mai interessato avere il cane di razza o il gatto alla moda. Gin,

l’ultima arrivata, è stata adottata leggendo un annuncio su Facebook. L’ho presa al canile di Matera, in Italia, dove lei e i suoi sette fratelli erano in attesa di trovare casa. Esprime la sua gratitudine in ogni momento. Poi ci sono Ringo, un gatto rosso simile al Re Leone, e Chupa, di 16 anni. L’impronta della zampa di sua sorella Chups, che è morta, l’ho tatuata sul mio avambraccio. 6 La qualità che preferisce nel genere umano? La sincerità. Non sopporto l’ipocrisia ed è il motivo per cui preferisco avere a che fare con gli animali più che con le persone. La falsità è all’ordine del giorno e la si respira a tutti i livelli. Preferisco qualcuno che abbia il coraggio di guardarmi negli occhi e di mandarmi a quel paese a chi mi fa grandi sorrisi e dietro le spalle, poi, mi pugnala. Cerco di essere diplomatica, ma so anche essere diretta rispettando sempre le regole della buona educazione. Un’altra dote che amo è la positività. Viviamo in un mondo difficile e non è pensabile che qualcuno si crei dei problemi giusto per averli.

Se fosse un personaggio di fama mondiale, chi vorrebbe essere? E se fosse un fiore? Vorrei essere Hillary Clinton perché è una donna con gli attributi. Spero possa diventare presidente degli Stati Uniti. Non seguo la politica e non sono femminista, ma scelgo il personaggio. L’ho sempre trovata una gran donna e già ai tempi in cui Bill Clinton era alla Casa Bianca ho avuto l’impressione che fosse lei il vero presidente. Se fossi un fiore, sarei un girasole, perché cerco il sole in ogni momento del giorno e della vita. 7

Intervista di Stefania Briccola Foto di ©Fiorenzo Maffi/CdT



Protagonisti

ticino7

ore sette

cinestar lugano, ore 7 e ore 19 di domenica 2 ottobre 2016.

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Foto di ŠGiorgia Panzera


Info in grafica

ticino7

Il budget familiare Figli, nonni e nipoti

13,2% 29,1% 16,6%

Una volta pagate tutte le spese, alle famiglie svizzere rimangono in media 1.329 franchi al mese, ovvero il 13,2% del loro reddito lordo. Lo afferma una ricerca dell’Ufficio Federale di Statistica diffusa lo scorso anno. A cura della Redazione i NoNNi e la cura dei Nipoti domicilio

fuori dal domicilio

44,4%

46,2%

mai rarameNte ogNitaNto spesso

per cosa si speNde

5,8% 6%

6,4% 7,8%

SpeSe obbligatorie abitazione &energia traSporti

alimentariebevande tempo libero riStoranti

Popolazione residente nelle cinque regioni del Ticino

totale

10,2%

351.946

tre valli

14,6%

tot.29.544

uomiNi

locarno e vallemaggia

171.466

12,4%

Quota 48,7%

bellinzonese

11,3%

20,2%

12,5%

24,2%

26,2%

tot.48.943

doNNe

180.480

luganese

Percentuale dei bambini da 6 a 11 anni risPetto al numero di abitanti

18,3%

altre SpeSe riSparmio

iN quaNti siamo e dove abitiamo

tot.69.461

9,2%

15,1%

tot.146.129

Quota 51,3%

11,8% mendrisiotto

tot.56.286

1,44

il Numero medio di figli iN ticiNo

le spese familiari obbligatorie meNsili iN svizzera ammoNtaNo a:

2.920 fraNchi dati 2013

spese meNsili per figli coN meNo di 11 aNNi

un figlio

due figli

600 fr. 1.040 fr.

le imposte rappreseNtaNo

11,7% del reddito lordo dati 2013

31,3 aNNi

l’età media delle doNNe sposate alla Nascita del primo figlio ticino, 2015

Nel 2013 il reddito dispoNibile (reddito lordo meNo spese obbligatorie) delle ecoNomie domestiche svizzere ammoNtava mediameNte a 7.130 fraNchi al mese. 39


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I tuoi capelli ti accompagnano con ogni tempo.

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Restituisci loro il favore.

migros.ch/beauty


Ticino e non solo

sette continenti

L’altra Torino

Magica ed esoterica

T

orino non è più la città di un tempo. Oggi è un capoluogo vivace, con un’offerta culturale variegata: dopo MiTo Settembre Musica è stata la volta di Torino Spiritualità; dal 3 al 6 novembre toccherà ad Artissima (la kermesse dedicata all’arte contemporanea) e poi dal 18 al 26 dello stesso mese al Torino Film Festival. Una meta per tanti turisti italiani e stranieri. Ma non è sempre stato così. Nel corso degli anni ottanta le vie del centro erano affollate di persone in piumino blu. Tutti omologati. Come gli operai della Fiat, che di Torino aveva fatto la capitale industriale d’Italia attirando decine di migliaia di migranti dal Mezzogiorno. A quel tempo la città era completamente diversa da Milano. Se

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il capoluogo lombardo, con le signore eleganti che sfoggiavano pelliccie in via della Spiga e un’economia sempre più indirizzata allo sviluppo del settore terziario, elettrizzava, Torino, all’opposto, avvolta nella sua atmosfera di capitale decaduta e grigio centro industriale del paese, deprimeva. Ma con il passare degli anni la città piemontese ha ritrovato una nuova anima. L’industria, fuggita oltre Oceano, ha in parte lasciato il posto al design. Simbolo di questa trasformazione è proprio l’area del Lingotto, un tempo sede degli stabilimenti della Fiat, rimessa a nuovo dall’architetto genovese Renzo Piano. Una trasformazione a cui hanno contribuito i Giochi Olimpici invernali del 2006 e che vede

ancora il design come protagonista, con il Festival del design indipendente da collezione (manifestazione dedicata ai pezzi unici) che si svolgerà dal 3 al 6 novembre a Palazzo Cisterna in concomitanza con Artissima. Magia bianca e nera Torino è la città in cui ho scelto di vivere, lasciando Ginevra nel novembre 2003. Poco alla volta, ho scoperto un luogo particolare. Sorta alla confluenza di due fiumi, il Po e la Dora, e posta al vertice di due triangoli, quello della magia bianca (insieme a Lione e Praga) e quello della magia nera (con Londra e San Francisco), Torino vanta una tradizione esoterica secolare. Complice l’arrivo di un ospite di Losanna,


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Dicono di lei / «Torino è la ciTTà più profonda, più enigmaTica, più inquieTanTe, non d’iTalia ma del mondo» (giorgio de chirico) / «e l’aria, secca, energizzanTe, allegra… il primo luogo in cui sono possibile!». (friedrich nieTzsche)

qualche giorno fa ho prenotato il giro organizzato dall’agenzia Somewhere, che partendo da piazza Statuto (uno dei fulcri della Torino esoterica) accompagna i visitatori alla ricerca dei luoghi più misteriosi. Un percorso intrigante e curioso tra volti inquietanti, enigmi massonici e simboli esoterici che prende avvio dal Portone del Diavolo all’ingresso di Palazzo Trucchi di Levaldigi, oggi sede della Banca Nazionale del Lavoro. Realizzato nel 1675 da una manifattura di Parigi, il portone è riccamente intagliato e adorno di fiori, frutti, animali e amorini. Ma l’aspetto interessante, che ha contribuito alla sua «diabolica» fama, è il batacchio centrale in cui è raffigurato un demone intento a scrutare i visitatori giunti di fronte alla porta. Altra curiosità torinese riguarda l’inquietante leggenda delle «grotte alchemiche», vere e proprie porte interdimensionali probabilmente collocate nei sotterranei che corrono sotto il centro della città. Scopriamo anche che il cosiddetto Rondò della Forca – alla confluenza dei corsi Valdocco, Principe Eugenio e Regina Margherita – era il luogo in cui nell’Ottocento venivano eseguite per impiccagione le esecuzioni. Qui una statua ricorda San Giuseppe Cafasso, il sacerdote che accompagnava i condannati a morte e per questo è oggi il patrono dei carcerati. Passando per il mercato di Porta Palazzo ci addentriamo in via Milano, l’antica strada che conduceva al capoluogo lombardo. Nel cosiddetto Crocicchio degli animali osserviamo le facciate delle case seicentesche, dove sotto ai balconi

sembrano fronteggiarsi tre simboli del potere locale, rappresentati da tre animali: i leoni (simbolo della famiglia nobiliare dei Faussone di Germagnano), i tori (simbolo di Torino) e i cani (con riferimento ai domenicani che in questa città giungono nel 1260 e infatti siamo sul retro della Chiesa di San Domenico un tempo sede dell’Inquisizione). Pochi metri più in là, di fronte a quello che oggi è il Municipio, si trova la piazza dove era collocata la gogna per chi faceva bancarotta: una pietra su cui veniva fatto sbattere il sedere nudo del povero malcapitato, da cui deriva l’espressione dialettale andé dal cul perché di pubblica vergogna si trattava. Su questa piazza nel 1709 ebbe luogo l’ultima condanna a morte voluta dalla Santa Inquisizione. Attraversando via Arsenale ci si sofferma sulle facciate dei palazzi, sui portoni in legno antico incisi con i simboli della massoneria. Per arrivare fino alla Gran Madre, la chiesa costruita per rendere grazia al Signore dopo la dipartita dei francesi. Una chiesa particolare con una simbologia per alcuni nascosta secondo cui la statua della donna velata parrebbe reggere il calice del Sacro Graal, sotto l’occhio attento di fantasmi famosi, primo tra tutti quello della Madama Reale, Cristina di Francia, figlia del re di Francia e di Caterina dè Medici nonché moglie di un duca Savoia. Due ore e mezzo di visita, in parte in pullman e in parte a piedi. Divisi in tre gruppi di cui uno in lingua inglese. Un modo originale per scoprire un’antica capitale dai mille volti. Un viaggio di Farian Sabahi

sette consigli per visitarla 1. Muoversi

Fare subito la Torino e Piemonte card per visitare i musei: la tessera giornaliera costa 23 euro (circa 25 franchi) per tre ingressi gratuiti; 42 euro per tre giorni.

2. Tour misterioso

Prenotare il tour di Torino Magica per Halloween per scoprire la Città più intrigante e misteriosa d’Italia! (somewhere.it).

3. Origini della storia

Il Museo Egizio, recentemente ristrutturato e rinnovato, è un luogo che merita assolutamente la visita.

4. Vertigini

Il Museo nazionale del cinema è collocato all’interno della vertiginosa Mole Antonelliana (museocinema.it).

5. Cena esclusiva

Per una cena da ricordare vale la pena una sosta al ristorante «La Smarrita», nei locali che furono l’ufficio del Conte di Cavour, in piazza Carlo Alberto.

6. Complesso barocco

La cremagliera conduce alla settecentesca Basilica di Superga da cui si gode il panorama sulla città.

7. Romanticamente

Una passeggiata nel parco del Valentino costeggiando il Po. Facendo attenzione a non fare la fine dell’alchimista francese che, invitato attorno al 1630 da Cristina di Francia, sparì nelle acque del fiume. 43


Ticino e non solo

MOtOri

A pieno carico

C’era una volta il «furgoncino» Dai primi prototipi di un secolo fa ai modelli compatti di oggi, la monovolume ha attraversato guerre, rivoluzioni culturali e cambiamenti sociali, diventando un mezzo di trasporto poliedrico e adatto a tutta la famiglia. Scrive Giancarlo Fornasier

MuseO AlfA rOMeO di Arese Un viaggio nella gloria

M

a che vuoi che sia, è la solita moda. Tanta curiosità e (se va bene) qualche cliente in più nelle concessionarie. Poi, passata l’eccitazione, ci si chiederà se ne avevamo proprio bisogno. Avviene con buona parte dei beni di consumo, auto incluse. Oggi di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia da quella curiosa sei posti prodotta dalla Fiat, la «Multipla» (1956) e dal successivo e storico 850 «Pulmino» (sempre della casa torinese); veicoli «monovolume» dall’indubbio successo e che ebbero il merito di fare da apripista alle successive riletture, soprattutto asiatiche, come la Mitsubishi Chariot (1975) o la Toyota 44

Tercel dei primi anni Ottanta. Ma il meglio doveva ancora arrivare. l’era dei dirigibili Come avvenuto per le auto familiari (o station wagon), anche il concetto di veicolo per il trasporto di persone spazioso (in lungo ma anche in alto) ha un passaporto italiano. Ercole Castagna, designer/carrozziere milanese, nel lontano 1913 realizza su disegno di un nobile lombardo – a sua volta ispirato dalla forma delle navicelle dei dirigibili, molto in voga in quegli anni – un curioso piccolo bus sul telaio dell’Alfa 40/60 HP. Denominata l’«Aerodinamica» e prodotta in un solo esemplare, la vet-

Per toccare con mano quanta fantasia, lungimiranza e influenza gli ingegneri e carrozzieri italiani hanno avuto nella storia della produzione automobilistica, è sufficiente percorrere pochi chilometri di autostrada. Alle porte di Milano il Museo Storico Alfa Romeo (museoalfaromeo.com) rappresenta davvero una vera «macchina del tempo». Dalla «24 HP» (1910; la prima automobile costruita al Portello) all’«Aerodinamica», vera antenata delle moderne monovolume ( foto in alto), dalla Spider Duetto alla 33/2 Coupè Speciale (1969; un pezzo unico e bello da togliere il fiato), dalla rarissima 1900 C52 Disco Volante alla inimitabile 8C 2900 B Lungo del 1938, sino alle produzioni più recenti che hanno risollevato l’Alfa Romeo dagli anni più bui della sua parabola. Più che un museo, una storia della tecnica e del design, ma anche degli uomini che hanno immaginato e costruito, scrivendo pagine indimenticabili nella storia del motorismo e delle competizioni.


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Le più vendute nel 2015 / il modello più acquistato al mondo è stata la toyota corolla (1.339.024 vetture), seguita dalla volkswagen golf (1.041.279) e dalla ford serie f (920.172), che con la focus si prende anche la quarta posizione (826.221). in europa la più venduta è stata la golf (437.964).

Sette modelli da provare 1. Fiat 500L

Nella vicina Italia è in assoluto tra le più vendute, e anche da noi non scherza. Sarà per la sua forma che riporta alla tradizione italiana degli anni ‘50, sarà che il marketing ha funzionato egregiamente, saranno anche i prezzi concorrenziali. Comoda, parsimoniosa, versatile, un po’ mini-van una po’ city car: un compromesso perfetto e portato alla personalizzazione.

2. Mercedes Classe B

501 litri di carico, 5 posti a sedere, la «B» è tra i maggiori successi del marchio negli ultimi anni, e la conquista di un target di clienti che oltre alla compatezza cercano anche qualità e status. Oltre a motori fantastici: come il benzina della B 250 da oltre 210 cavalli oppure il diesel da 177 della B 220.

3. Vw Golf Sportvan e Touran

Meno importante della sorella maggiore Touran (da 7 comodi posti), la Sportvan ha un bagagliaio di 500 litri e può trasportare 5 persone: il pianale e la meccanica della Golf berlina non tradiscono per sicurezza e comodità di viaggio.

4. Citroën C4 e C3 Picasso

Cinque posti e 537 litri nel bagagliaio per la prima, 385 litri in soli 4,10 metri di lunghezza per la seconda. In pochi anni si sono fatte molto apprezzare, come la loro presenza sulle strade conferma.

5. BMW Serie 2 Tourer

Cinque posti e 468 litri di bagagliaio per la Active Tourer: è stata la prima monovolume a comparire nel catalogo dei bavaresi (ma per chi cerca più spazio esiste anche la Grand Tourer). PS: la sua trazione anteriore è stata un duro colpo per i cultori BMW.

tura con carrozzeria in alluminio presentava la classica forma a goccia; un veicolo dal sapore futuristico, perfetto quale mezzo di trasporto in una pellicola «steampunk», e che ancora oggi sorprende per le soluzioni stilistiche e l’indubbia eleganza. ArrivAno i frAncesi Se i classici furgoncini Volkswagen Transporter prodotti a partire dal 1949 hanno avuto anche una declinazione «pulmino» (il mitico Samba Bus degli hippie, per capirci), il concetto di moderno «monovolume» come lo intendiamo oggi si afferma sulle strade grazie a una collaborazione tutta francese tra

Matra e Renault: era il 1984 e sul mercato compare l’inedito «Espace» (nella pagina di sinistra), modello che già nel nome esalta la sua forza: modularità e grande capienza. Un progetto che per la verità (a sua volta) parlava italiano, visto che si ispirava alla «Kar-a-sutra», una concept realizzata dal designer italiano Mario Bellini in collaborazione con Cassina (l’azienda di design) e presentato nel 1972 in un mostra al MoMA di New York. Tra le soluzioni inedite di quel prototipo (poi riprese con successo nell’Espace), farà scuola il pianale liscio che garantiva versatilità nell’abitacolo. Sarà un successo e la nascita di un nuovo segmento.

6. Ford B-Max, C-Max e Plus

La sorellina minore della famiglia «Max» vanta un bagagliaio di 308 litri in poco più di 4 metri di lunghezza; la C-Max invece di litri ne può contenere 448. I posti a sedere da 5 diventano 7 nella versione maggiore, la Plus, che ha però anche una lunghezza superiore ai 4 metri e mezzo (ma che perde in capienza, scendendo a 432 litri).

7. Opel Meriva

Le porte posteriori che si aprono controvento sono un sorprendente biglietto da visita, ma anche il resto del design non tradisce. Con i suoi 400 litri di carico in 4,29 metri, la poliedrica Opel per le famiglie ben si adatta anche al traffico cittadino (e infatti le donne la coccolano). 45


Tendenze

alimentazione

Che castagna

Una regina in cucina la tradizione in ticino Lunga vita ai «marunatt»

Le castagne sono di casa di casa in Ticino da centinaia di anni e i «marunatt», i venditori di caldarroste, sono ancora un’istituzione nelle strade del nostro cantone. Circa 18 mila ettari di territorio sono coperti a castagneto e sulla loro conservazione vigila l’Associazione dei castanicoltori della Svizzera italiana che organizza anche la raccolta annuale nei tre centri di Cadenazzo, Stabio e Muzzano. Negli anni migliori la produzione di castagne nostrane, raccolte solitamente tra fine settembre e inizio novembre, ha raggiunto le circa 50-60 tonnellate. Poi alcuni anni fa si è diffuso un parassita dall’estremo Oriente (il famigerato cinipide) e la produzione è crollata. Oggi il peggio pare passato e si spera in questo 2016 come nell’anno della rinascita.

ricette goLose

I castagneti del cantone non riescono a far fronte alla grande richiesta di castagne dei ticinesi. Molte vengono quindi importate dalla vicina Italia e finiscono cucinate alla maniera tradizionale, cioè bollite, secche, arrostite, trasformate in marron glacé, in marmellata oppure usate per i classici vermicelli. Spesso sono utilizzate anche come contorno per la selvaggina oppure per il tipico castagnaccio del Malcantone con uva sultanina, pinoli e rosmarino. Questo antico legame tra Ticino e castagna ha fatto sì che dal 2012 la castanicoltura della Svizzera italiana figuri tra le «Tradizioni viventi in Svizzera», un progetto di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale della Confederazione elvetica. 46

Per secoli questo frutto è stato considerato il «pane dei poveri», oggi si sta prendendo la rivincita su tutte le tavole. Nutriente, polivalente e privo di glutine è, infatti, una valida alternativa ai cereali più pregiati. Scrive Roberto Roveda

V

ersatile, gustosa sola o in abbinamento ma soprattutto pronta a ricoprire un posto di rilievo nella cucina contemporanea. Parliamo della castagna, frutto dalle tante peculiarità. Per esempio, sappiamo che le castagne sono poliedriche e si possono consumare secche, bollite, arrostite, trasformate in farina, fiocchi, marmellata e anche purea. La castagna è poi molto nutriente perché a differenza di altri frutti contiene meno acqua e grazie alla presenza di tanti carboidrati complessi è un alimento base capace di sostituire i cereali nobili. È ricca di calorie, circa 195 per 100 grammi, ma anche di fibre, quindi sazia e tiene lontani dalle abbuffate. Le castagne sono anche povere di grassi e per tutte le proprietà organolettiche

elencate sono adatte per la dieta di chi pratica sport. Sono poi naturalmente bio perché la coltivazione dei castagneti è a basso impatto ambientale dato che non vengono usati fitofarmaci e pesticidi. Infine questo frutto è un toccasana per i celiaci perché è totalmente privo di glutine. Materia priMa prediletta Insomma, questo frutto, noto anche come «cereale dell’albero», ha tutte le carte in regola per abbandonare il ruolo di Cenerentola e diventare una autentica regina della cucina, un vero e proprio alimento base. È quello che accade, per esempio, nell’ambito del progetto transfrontaliero italo-svizzero «I Castagneti dell’Insubria» (castagnetidel-


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Curiosità / Nel Medioevo le castagNe diveNNero frutti assai apprezzati coMe testiMoNiaNo NuMerosi MaNoscritti del teMpo. iNoltre, Nella parigi del quattroceNto quelle proveNieNti dall’area della loMbardia eraNo coNsiderate iN assoluto le più pregiate.

perchÉ mangiarle Le sue sette virtù

a tutta birra L’ultima tendenza, nata recentemente in Italia, è quella di produrre birra dalle castagne oppure dalla farina di castagne. Il prodotto è molto apprezzato dagli amanti della birra che gradiscono il sapore caratteristico che questo frutto riesce a trasmettere alla loro bevanda preferita. Anche con le castagne ticinesi viene creata un’ottima birra: si tratta della Castégna, prodotta con castagne e malti speciali dalla Appenzeller Bier (appenzellerbier.ch). Grazie agli aromi complessi delle castagne ticinesi, questa birra si abbina molto bene anche ai dessert.

Piccoli trucchi Le castagne, una volta raccolte, non devono essere bagnate né devono essere conservate all’umido o chiuse in sacchetti o recipienti che non consentano la traspirazione. L’umidità, infatti, le fa marcire e fa sviluppare muffe. Quando le acquistate, controllate che la buccia sia lucida, integra e che aderisca bene al frutto. In caso contrario si tratta di castagne vecchie. Un ultimo suggerimento: questi frutti sono ricoperti da una pellicina interna che spesso penetra nella polpa ed è difficile da togliere. Per facilitare l’operazione mettetele in frigo poco prima della cottura per raffreddarle, poi cuocetele. Una volta pronte copritele con un telo bagnato di acqua fresca. Questa alternanza di freddo e caldo favorisce il distacco della pellicina.

linsubria.eu) che prevede lezioni per imparare a usare meglio e di più la castagna. A guidarle lo chef Luigi Gandola, uno dei protagonisti dello show televisivo La prova del cuoco che apre al nostro frutto nuovi orizzonti culinari. La farina di castagne, allora, si integra oppure sostituisce del tutto il grano nella pasta fatta in casa, nelle basi per le torte, nella pastafrolla dei biscotti e nell’impasto dei gipfel. Le castagne bollite vengono tagliate a fettine per guarnire minestre e insalate con i fichi oppure ridotte a vellutata. Poi si possono preparare risotti alle castagne cotti nella birra insaporita con lo stesso frutto oppure dilettarsi con un delicato tempura sempre realizzato con la nostra materia prima prediletta. Persa ormai ogni inibizione, la castagna accompagna e completa la zucca, le patate e i porri e si lega magnificamente – delizia inaspettata tutta da provare – alle mozzarelle e alle burrate. E acquista ancora più punti slegandosi dagli abbinamenti classici con le carni più saporite, per unirsi in connubio con il pesce di acqua dolce come il lucioperca che ama distendersi su un letto di crema di castagne. Chiudono, per ora, l’esibizione un bel tiramisù alle castagne e magari un bel gelato senza dimenticate di annaffiare il tutto con un buon vino novello, l’ideale per questo straordinario frutto dell’autunno!

1. Sono ottime per reintegrare le carenze di sali minerali dato che sono ricche di calcio, zolfo, magnesio, fosforo, ferro e potassio. 2. Sono ricostituenti perché ad alto contenuto energetico e di vitamine. Sono un valido aiuto per recuperare le forze nel periodo autunnale e invernale, soprattutto se si è stati colpiti da una brutta influenza. 3. Sono anche utili contro la tosse perché favoriscono l’espettorazione ed esercitano un’azione sedativa della tosse stessa. 4. Aiutano l’intestino a ritrovare la sua regolarità perché ricche di fibre. Ottime in caso di stitichezza. 5. Combattono l’anemia perché sono fonte di ferro. Sono indicate per le donne in gravidanza perché contengono acido folico. 6. Contrastano l’aumento del colesterolo perché ne sono prive come tutti gli alimenti di origine vegetale. 7. Sono alleate del sistema nervoso perché contengono parecchio fosforo. Assieme a tante virtù qualche «vizio» o «difettuccio» le castagne – lo ammettiamo – lo hanno: una volta cotte, per esempio, l’amido che contengono si trasforma in zucchero e per questo sono poco indicate, o proprio sconsigliate, per chi soffre di diabete e obesità. Attenzione anche se si accusano altri problemi come aerofagia, colite oppure infiammazioni epatiche. 47


Tendenze

stile

Rilassati, è venerdì Casual anche in ufficio Meno formali e più disinvolti. È questa la tendenza che si sta affermando un po’ ovunque nell’ambito dell’abbigliamento «professionale». Scrive Valentino Odorico

A

nche alle nostre latitudini sta entrando nella vita lavorativa una nuova abitudine: il «Casual Friday». Diffusa negli Stati Uniti negli anni ’80 è una tradizione tutto sommato abbastanza recente. La moda abbraccia questo nuovo e originale modo di vivere la vita d’ufficio, i suoi dettami in fatto di look e quindi la possibilità di indossare delle proposte decisamente più rilassate; è possibile attuarlo il venerdì, come preludio del weekend che sta arrivando. Fondamentale è sottolineare che «casual» non è mai sinonimo di «sciatto»: bisogna quindi porre molta attenzione sulla scelta all’abbigliamento. Curare i dettagli permette d’essere sempre di classe, anche osando con look più disinvolti, liberi, rilassati e capaci di sottolineare la propria personalità.

spazio alla libertà Con l’avvicinarsi del fine settimana è meglio abbandonare la giacca dal taglio classico o il tailleur e spostare l’attenzioneversoquegliaccessoriequeicapid’abbigliamento più giornalieri, ma non per questo meno ricchi di stile. Una scelta vincente, per esempio, è puntare su una camicia in denim o bianca e abbinarla ad una giacca destrutturata; sul frangente femminile una blouse al posto della camicia è un’ottima alternativa: pratica, perfetta sopra un jeans, mantiene sempre quel sapore ricercato e stiloso. Uno stratagemma per smorzare il rigore è anche quello di giocare con il colore: il nero è da sempre sinonimo di eccelsa eleganza; abbandonarlo per un giorno è un modo per sdrammatizzare l’outfit. Via libera quindi al bianco, al grigio chiaro e alle tonalità del blu. Ci sono persone che spesso, pur avendo voglia di attenuare la propria immagine, vivono con il timore di non essere adeguate o diventare perfino 48


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sette consigli 1. Maglione

Una buona alternativa alla giacca; indossato con la camicia, regala un’immagine professionale ma allo stesso tempo decisamente più rilassata. Se si ricopre un ruolo dirigenziale e alla giacca proprio non è possibile rinunciare, ottimo il gioco di spezzare il tutto indossandolo sotto la giacca stessa.

2. Jeans

Un’idea perfetta sia per i signori, sia per le signore. Perfetti quelli scuri, senza eccessi, dalla linea pulita, magari in tinta unita e ovviamente tassativamente privi di ogni tipologia di strappo.

3. Accessori

Usare borse, zaini, orecchini, orologi è una eccellente soluzione per sottolineare il look; fondamentale però è che siano sempre coerenti con il resto dell’abbigliamento. Un occhio di riguardo a quelli maschili che, per ovvie ragioni, essendo di numero minore sono decisamente più evidenti. Devono essere quindi di qualità.

4. Scarpe

Per rendere il look più «vacanziero» al posto del tacco o della scarpa classica, si può optare per una bella stringata o una sneakers basica come comoda alternativa. Anche una scarpa scamosciata rende l’insieme elegante ma disinvolto. Assolutamente vietati colori accesi e le tipiche scarpe da ginnastica. Un deciso sì alle proposte fresche e mai troppo eccessive.

5. Cosa è vietato

fuori luogo. Per risolvere questo problema la tattica vincente è quella di pensare a piccoli cambiamenti: un golfino dal taglio più giovane proietta in automatico l’immagine in una dimensione più familiare, senza causare nessun scivolone in fatto di bon ton. Un altro modo per abituarsi a questa nuova concezione di se stessi, e sentirsi più rilassati, è cambiare inizialmente un solo capo: pensare a quello che si ama di meno indossare e, di riflesso, sostituirlo. Ecco che il maglioncino a V è un alleato efficace nel rinunciare alla giacca; la signora slanciata può tranquillamente abbandonare il pantalone di cotone classico, per abbracciare un bel denim scuro. In una vita creata attorno a ritmi frenetici, la moda già da qualche anno, anche per l’ufficio, propone delle collezioni con pezzi dal taglio più sporty. Una concezione fashion che permette di riequilibrare gli stili: una sorta di «sport cou-

ture» che rielabora i canoni estetici dei capi; ecco quindi che un completo dal taglio contemporaneo riesce a essere perfetto in azienda ma, allo stesso tempo, regala quell’aria fresca e dinamica che lo rende ideale anche per il tempo libero o per una serata al ristorante tra amici. Il «Casual Friday» pur non essendo «ufficiale» come negli Stati Uniti, può quindi rappresentare un’occasione divertente per raccontarsi ai colleghi che, per ovvie ragioni, molto spesso non conoscono il nostro vero stile. La cosa importante è attuarlo solo con il permesso dei superiori. Una cosa da non dimenticare, infine: se l’azienda lo permette, nulla vieta di poter indossare anche in settimana il classico tubino, accentuando il look grazie ad una nuance particolare o con il giusto accessorio; una semplice collana, l’orologio, la cravatta, una borsa, uno zaino o l’orecchino possono davvero fare la differenza!

Se le sneakers sono concesse, vietate felpe, calzini in spugna, tute da ginnastica e abbigliamento da palestra. Per chi deve tenere il completo, una buona idea è lo spezzato: con colori neutri, gli abbinamenti sono abbastanza facili da gestire. Al posto della camicia (ma dipende dalla tipologia di azienda), una t-shirt scura, a tinta unita, è accettata. Più facile questa alternativa nell’universo femminile, considerando la maggiore scelta in fatto di maglieria.

6. Mai sciatto

Ovvero: una piega perfetta, un trucco impeccabile e la barba curata. Con un look più giornaliero il trucco deve essere però meno pronunciato, proprio per aiutare a regalare quell’allure di immediatezza.

7. Stampe

Evitare in ogni modo stampe troppo evidenti, immagini di palme, fiori troppo grandi e trame appariscenti. Non siamo in vacanza! Via libera, soprattutto per le signore, a piccoli dettagli, ricami, disegni micro, fantasie tono su tono. Per non sbagliare, nel dubbio, meglio limitarsi a giocare con i colori. 49


Relax

stelle & curiosità l’oggetto Il ciuccio

Astroparade

di Betty

Grandi cambiamenti astrali: il Leone, che ruggiva da tempo, sale sul podio anticipato da uno scalpitante Ariete. Molto bene lo Scorpione che pare aver ritrovato il suo naturale equilibrio

Senza voler scomodare il celebre Sigmund e infilarci nel vespaio della cosiddetta fase orale, va ricordato che il ciuccio, o «succhietto» in termine tecnico, vanta una storia millenaria. Gli antichi erano ben consapevoli dell’enorme potere di questo piccolo oggetto – che ai tempi veniva realizzato in materiali diversi, soprattutto in argilla –, in grado di favorire la calma e conciliare il sonno dei lattanti. La suzione del ciuccio favorisce infatti il rilascio di endorfina, il cosiddetto ormone della felicità, determinando nel bambino uno stimolo gradevole che lo rilassa e tranquillizza. E chi ha avuto figli lo sa benissimo: non solo calma i piccoli ma gli impegna anche la bocca da cui spesso escono strilli non proprio gradevoli. Ma il ciuccio così come lo conosciamo – e tutti, anche se non ce ne rammentiamo, ne abbiamo fatta ampia esperienza – è un’invenzione americana: brevettato ai primi del Novecento con il nome di baby comforter ha trovato nel caucciù la sua materia prediletta anche se in tempi più recenti è stato prodotto in silicone medico. Ne esistono di fogge diverse e per le varie età, adulti inclusi: non ci riferiamo solo alle persone affette da infantilismo parafilico ma anche a quei giovani teenager che lo adottano come bizzarro accessorio di abbigliamento. Insomma, la regressione a portata di mano. E a riguardo, forse Herr Freud...

istruzioni per l’uso Sette regole per fare il mammo di Walter Mariotti

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acquarIo

Il fatto che le miglior cose che conosciamo siano venute dai nevrotici non può che rincuorarvi: «Sono loro e solo loro che hanno fondato religioni e creato magnifiche opere d’arte. Mai il mondo sarà conscio di quanto deve loro, e nemmeno di quanto essi abbiano sofferto per poter elargire i loro doni» (Marcel Proust).

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Effervescenze emotive e sentimentali vi spingeranno verso persone che non avevate preso in alcuna considerazione, un fatto insolito. certo è che state attraversando un momento ideale per ricominciare a pensare un po’ di più a voi stessi. Il periodo tra il 18 e il 20 potrebbe riservare piacevolissime sorprese.

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«Gli uomini sono nati per giocare. Nient’altro. tutti i bambini sanno che il gioco è più nobile del lavoro», ha dichiarato lo scrittore americano cormac Mccarthy. E in effetti dal 18, con Venere che entra in Sagittario, vi sentirete assai votati agli aspetti ludici della vita, dal sesso alla mondanità ai viaggi.

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con Venere in Sagittario il 18 ottobre e il transito di Giove nel segno, il ritmo vitale tende a crescere esponenzialmente, giorno dopo giorno. Progetti in passato abbandonati riprendono forza e vigore grazie a una ritrovata fiducia in voi stessi.

Venere e Nettuno in quadratura: vi sentite sopraffatti dal desiderio di provare sensazioni forti che vi porteranno a evadere dalla quotidianità. Ma attenti a non commettere errori di valutazione e a misurare congruamente le vostre forze. Se la telepatia consiste nel parlarsi da lontano senza dirsi niente, senza capirsi e senza saperlo, beh, è ora di mettersiaparlare.Manifestatelevostreintenzioni apertamente, senza nascondervi: tanto Godot non arriva. Stanchi il 12.

1. Non c’è bisogno di separarsi. Basta una moglie in carriera, o più comunemente egoriferita. 2. Dare disponibilità a scambiarsi i ruoli è un buon inizio. Tenendo presente che c’è una fine. 3. Anche dividere i compiti

«La vita è una sequenza di stati d’animo come una collana di perle; mentre le passiamo una ad una esse, come lenti colorate,dipingonoilmondoconlelorosfumature, e ci mostrano cosa si trova nel suo stesso centro» (ralph Waldo Emerson). Dal 18 ottobre Venere entra nel segno il che avrà forte rilevanza per i nati tra la prima e la seconda decade influenzati da Saturno. Scelte sentimentali importanti e incontri con persone mature. Sbalzi umorali tra il 19 e il 20 ottobre. Vi sentite vecchi e fuori gioco? certo, «essere vecchi è estremamente impopolare», affermava carl Gustav Jung, «manoncisirendecontocheil¨nonpoter invecchiare¨ècosadadeficienti,comeloè il non poter uscire dall’infanzia».

a metà funziona. Tenendo presente anche in questo caso che la vostra sarà pari a tre quarti. 4. Le auto sono due, ma se ne utilizzerà sempre una sola: la tua. 5. I salti mortali sono un default. Tutto per il bene del bambino e

Il senso di impotenza svanirà grazie a Marte. con i limiti del caso, come affermava clarence Darrow: «a vent’anni siècolmidicombattivitàesiaspiraacambiare il mondo; a settanta lo si desidera ancora, ma si sa che non è possibile». Per Eric Fromm «La relazione con il mondo può essere nobile o meschina, ma anche l’essere in rapporto con il modello più basso è immensamente preferibileall’essersoli».tornateafarvitasociale. Mercurio è con voi.

Siete sotto attacco da parte dei vostri manipolatori, quindi restate il più possibil liberi e centrati su voi stessi. Possibili errori di giudizio per i nati nella prima decade. Fortuna sentimentale fino al 18 per i nati nella terza decade.

la carriera della mamma. 6. Nonostante tutto, lamentele, lacrime e sdegni saranno perpetui. E far finta di niente si deve, ma non aiuta. 7. Infine, solo la volta che avete sbagliato si ricorderà. Le mille fatte bene, mai.


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1. Orrendo crimine w 9. Attrice w 10. Epoche w 11. Pagano il fio w 12. Mogio, mesto w 14. Rabbia w 15. Il dio egizio del sole w 16. La nota più lunga w 17. Grossa arteria w 19. Sopportano la soma w 20. Ripida w 21. Salvò la fauna w 22. Nel centro di Roma w 24. Antico Testamento w 25. Lo lancia il naufrago w 26. Alligatori americani w 29. Le iniziali della Frank w 31. Una chirurgia che abbellisce w 32. Ebbe la moglie tramutata in statua di sale w 33. È bella ma stupida w 34. Turchia w 35. Il figlio di Anchise w 37. Lo Jacopo di Foscolo w 39. Imitare il verso del somaro w 41. Il noto Teocoli w 43. Il dittongo in paese w 44. In mezzo al mare w 45. L’amaro del barista w 47. Philippe, attore w 49. Cifra imprecisata w 51. Mesce vino w 52. Una conifera 1. Il noto Molleggiato w 2. Antidoto w 3. Deviare w 4. Alcoolisti Anonimi w 5. Precede la notte w 6. Giorni pari w 7.

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 44

Risolvete il cruciverba di Daniela e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata) entro il 20 ottobre e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro il 18 ottobre a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw.

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Così Ulisse dice a Polifemo di chiamarsi w 8. Prediche religiose w 12. Accordo, patto w 13. Città francese w 18. Intrecci w 23. Il noto Perry w 25. Uccidono per soldi w 27. Passeraceo americano w 28. Nome di donna w 30. Commedie w 34. Grosso camion w 36. Vocali in plasma w 38. Il filosofo di Mileto w 40. Allegre, gioviali w 42. Il noto Ramazzotti w 45. Monte luganese w 46. Rosso a Zurigo w 48. Istituto Tecnico w 50. La bevanda che si filtra

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PREMIO IN PALIO: 100 fRANChI IN CONTANTI

ticino7 TIRATuRA cONTROLLATA 63.212 copie chIusuRA RedAzIONALe Venerdì 7 ottobre 2016 edITORe Teleradio7SA,Muzzano AmmINIsTRAzIONe viaIndustria,6933 Muzzano tel.091960 33 83 / fax.0919603155 dIRezIONe, RedAzIONe, cOmpOsIzIONe e sTAmpA CentroStampa TicinoSA viaIndustria, 6933 Muzzano tel.091960 33 83 / fax.0919682988 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticino7è su facebook sTAmpA (cartapatinata) Salvioniartigrafiche SA Bellinzona TBS,LaBuonaStampaSA Pregassona pubbLIcITà PublicitasAG,Daniel Siegenthaler Muertschenstrasse39,Postfach 8010Zürich tel.058680 95 92 /0796357222 daniel.siegenthaler@publicitas.com dATI peR LA sTAmpA riviste@publicitas.com publicitas.ch/riviste ANNuNcI LOcALI PublicitasLugano tel.058680 91 80/fax.0586809171 lugano@publicitas.ch IN cOpeRTINA Tiosservo... (foto ©RobertKneschke)

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La soluzione del Concorso apparso il 30 settembre è: CENACOLO Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stato sorteggiato: Michele Falconi 6616 Losone Al vincitore facciamo i nostri complimenti! 51


Ruf Lanz

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Anche in futuro chiarezza fin dalla prima ora: cucine e bagni Sanitas Troesch.

Visitate le nostre esposizioni a Basel, Biel/Bienne, Carouge, Chur, Contone, Cortaillod, Crissier, Develier, Jona, Köniz, Kriens, Lugano, Rothrist, Sierre, St. Gallen, Thun, Winterthur e Zürich. Panoramica dell’azienda su: www.sanitastroesch.ch


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