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numero
L’appuntamento del venerdì
Breggia p. 39 - Videosorveglianza p. 4 - Mario Giacomelli p. 8 - Giocattoli ecologici p. 46
Corriere del Ticino • laRegioneTicino • Giornale del Popolo • Tessiner Zeitung • CHF. 2.90 • con Teleradio dall’1 al 7 marzo
O M A I R U T A N E STAG io all’animazione di un app ro cc a r u t a N à t i v Atti
dal 30 aprile al 3 Maggio (Cau co, Val Calanca - GR) e dal 20 al 24 maggio (Dalpe, Valle Leventina) Per informazioni: Christian Albeverio 091 828 13 22 christian@cemea.ch www.cemea.ch
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Deborah Demeter 091 820 60 07 deborah.demeter@wwf.ch
numero 10 27 febbraio 2009
Arti Mario Giacomelli. La forza del silenzio
Impressum
STEFANO GUERRA . . . . . . .
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VITO CALABRETTA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Agorà Videosorveglianza. Anche l’occhio vuole la sua parte… DI
DI
NICOLETTA BARAZZONI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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LAURA BOGGIO GILOT . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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GIANCARLO FORNASIER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Media eLearning. L’insegnante digitale Società Oltre il denaro, l’amore
DI
DI
Tiratura controllata 90’606 copie
Chiusura redazionale Venerdì 20 febbraio
Editore
Teleradio 7 SA Muzzano
Direttore editoriale Peter Keller
Vitae Norman Hewitt
DI
Reportage Breggia. L’oceano pietrificato
DI
R. STOCKAR; FOTO DI A. MENICONZI . . . . . . . . . .
39
Tendenze Bambini. L’ecologia in gioco
LUDOVICA DOMENICHELLI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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DUCCIO CANESTRINI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Turistario Turismo virtuale
DI
DI
Redattore responsabile Fabio Martini
Coredattore
Giancarlo Fornasier
Photo editor Reza Khatir
Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12
Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch
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In copertina
Gole della Breggia. Calcari e argille del Rosso Ammonitico Fotografia di A. Meniconzi
Il nuovo Ticinosette è ormai in distribuzione da quasi un anno ma in alcuni lettori restano a quanto pare forti dubbi su come interpretare le datazioni del settimanale. Il riscontro lo abbiamo direttamente in redazione a causa di qualche, per fortuna nostra, sporadica ma quantomai divertente telefonata a riguardo. Il tragico dilemma è il seguente: perché in copertina compare una data quando i programmi dell’inserto interno partono da un’altra data? La soluzione è presto detta e senza bisogno di interpellare Philip Marlowe: Ticinosette esce il venerdì e quindi in copertina viene riportato, secondo una formula grafica tutt’altro che oscura, il giorno di uscita (27, nel caso del presente numero), il mese (in numeri romani, quindi in questo caso II) e l’anno (09, giusto per rammentarci quanto, nonostante cinque e passa millenni di civiltà, siamo ancora così involuti). In basso, sempre sulla copertina, compare poi la seguente dicitura “con Teleradio dal 1 al 7 marzo” (onde evitare ogni tipo di fraintendimento). Ma non è tutto: sulla prima pagina dell’inserto contenente i palinsesti, sempre in alto troviamo un’ulteriore e insistente conferma, “Programmazione dal 1 al 7 marzo”. Ora, ammesso e non concesso che si sappia leggere, l’interpretazione degli indizi
non pare poi così complessa… ma forse è lo sforzo richiesto dall’indagine a sopraffarci del tutto. Sì perché, evidentemente, avvezzi come siamo al passivo sostare davanti al televisore, che fattosi sempre più grande, alberga feticcio nelle nostre case, abbiamo del tutto smarrito la capacità di “osservare” e forse anche di “leggere”. E questa è cosa assai triste se si considera che, nonostante la crisi economica e la generale penuria di pubblicità, la carta stampata resisterà ancora a lungo. Converrebbe quindi imparare a utilizzarla, a interpretarla. Il problema concerne non solo il solito discorso sulla possibilità di approfondimento dell’informazione stampata rispetto a quella “monitorizzata” – televisione e internet, per capirci – ma anche l’aspetto materico, concreto rappresentato da un giornale. Che sta fra le mie mani, che ha un inizio e una fine tangibili, che posso portarmi in tasca, consultare dovunque, archiviare, o utilizzare per costruirci aeroplanini, barchette e quant’altro... Un antidoto sicuro alla analfabetizzazione di ritorno, quella di cui si occupa Nicoletta Barazzoni nel suo contributo sull’eLearning. Buona lettura. Cordialmente, Fabio Martini
Anche l’occhio vuole la sua parte...
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Agorà
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uesto costa 1.200 franchi, ma alla polizia facciamo un prezzo speciale. Dopo lo do a Torrente – Roberto Torrente, comandante della Polizia comunale di Lugano, ndr.–, così lo possono provare, senza impegno... Lo usa anche la polizia di Los Angeles quando ci sono manifestazioni... con i pacifisti... cose così...”. Hotel Villa Principe Leopoldo, 4 febbraio 2009. In uno degli alberghi più lussuosi di Lugano si è appena concluso il convegno “Videosorveglianza, panacea contro la criminalità?”. Uno dei responsabili della società che lo ha organizzato – la Eyeswiss SA, con sede a
Barbengo – ha tra le mani un palmare. Spiega ai potenziali clienti che sul suo piccolo schermo si possono vedere in tempo reale le immagini riprese dalla rete di telecamere di sorveglianza alla quale è collegato. L’aggeggio servirà forse in un prossimo futuro agli agenti della Polcomunale di Lugano. Magari nell’ambito di “Via Nassa sicura 2008” (nel frattempo ribattezzato “Negozio sicuro 2009”), un progetto di videosorveglianza in rete per proteggere le boutique del “salotto” cittadino che l’Associazione dei commercianti di via Nassa ha affidato proprio alla Eyeswiss
“Un fiasco completo”. Così si è recentemente espresso Mick Neville (responsabile dell’ufficio immagini, identificazioni e rilevamenti visuali di Scotland Yard) sulla videosorveglianza. Eppure questo tipo di sistemi, noti anche come Cctv, vanno per la maggiore un po’ ovunque. Perché? Un tentativo di risposta a partire dalla realtà di casa nostra
SA. E un’operazione che prima o poi potrebbe finire col chiamare in causa, più o meno direttamente, la Polcomunale e il Municipio di Lugano, peraltro già coinvolti (assieme ai commercianti stessi) nell’elaborazione di “SecurCity”, un “pacchetto-sicurezza” di cui si parla da anni e che prevede anche la posa di telecamere nei punti sensibili del centro-salotto cittadino.
Cctv: i “loro” occhi vigili All’Hotel Villa Principe Leopoldo in scena è andato un altro spettacolo figlio dei tempi che corrono, dove le
interazioni tra il mercato elettorale (in senso lato), quello commerciale delle tecnologie di sicurezza e quello delle credenze sociali, favoriscono – in Ticino e nel resto della Svizzera come altrove – la proliferazione degli impianti di sorveglianza, della videosorveglianza – Cctv, acronimo inglese di Closed-circuit television – in particolare.1 Gli organizzatori del convegno – al quale ha partecipato pure Mario Tamborini, presidente dell’Associazione via Nassa – non avevano scelto a caso i relatori: il sindaco Giorgio Giudici e il già citato Torrente, comandante della
Polizia comunale di Lugano. Perché è anche in appuntamenti come questi – piuttosto discreti, benché ripresi a loro volta da telecamere che grazie a sofisticati software oggi sono in grado di riconoscere e registrare le facce dei partecipanti... – che si consolida la redditizia comunione di interessi tra enti pubblici e imprenditori del ramo “sicurezza”. Il tutto avvolto da una patina di scientificità, garantita nel caso specifico dalla presenza di un esperto israeliano “in sicurezza” di fama mondiale, da un giornalista del quotidiano italiano “Il Sole 24 Ore”
Agorà
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(...)
Nome in codice: sicurezza
Agorà
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“Sicurezza”: è questa al giorno d’oggi la parola d’ordine di tutte le forze politiche, anche a sinistra 2. Più precisamente, è “l’insicurezza soggettiva” (o “la sensazione di insicurezza”) a mobilitare autorità e partiti a livello nazionale, cantonale e comunale. Perché l’aumento dell’insicurezza è prima di tutto “un fattore soggettivo” (Giudici); ed è “il dilagare dell’«insicurezza soggettiva»” (Torrente) – quasi sempre fatta risalire a reati commessi da richiedenti l’asilo o da altre persone di nazionalità straniera – a spingere i cittadini a forzare la mano alle autorità politiche, che si ritroverebbero così nell’impossibilità di sottrarsi all’appello pressante dei loro elettori. Comodo teorema, comoda soluzione... Politicamente più pagante e finanziariamente meno onerosa rispetto a un aumento del numero di agenti di polizia – per non parlare di politiche che si occupino del disagio dal quale la delinquenza prende le mosse –, la videosorveglianza ha nel contempo il pregio di essere visibile, di apparire cioè a tutti (gli elettori) come un segnale evidente che le autorità stanno “lottando contro la criminalità”. Così, giocando sulla forza simbolica della videosorveglianza, politici e imprenditori – che dai primi non chiedono di meglio, e che in questi tempi di crisi continuano a fare buoni affari, anche in Ticino3 – “scoprono nella gestione della paura un giacimento durevole di potere, controllo e profitto”4. Forse sta proprio qui la ragione principale del proliferare della videosorveglianza 5, nonostante il fatto che la sua inefficacia nel prevenire delinquenza e criminalità – salvo in alcune circostanze, come ad esempio nei trasporti pubblici e negli autosili – sia stata ampiamente dimostrata: da uno degli studi più esaustivi in materia, quello commissionato nel 2005 dal ministero dell’interno britannico (“Home Office”), secondo cui la Cctv ha un impatto assai limitato sulla criminalità6. E dalle dichiarazioni di Mick Neville, responsabile dell’ufficio delle immagini, delle identificazioni e dei rilevamenti visuali di Scotland Yard, che recentemente ha ammesso che i sistemi di videosorveglianza su suolo pubblico – si stima siano 4,2 milioni
in Inghilterra, per i quali negli ultimi 15 anni gli enti pubblici hanno speso centinaia di milioni di sterline – si sono rivelati “un fiasco completo”.7
Come ti delego l’autorità... Ma il punto non sta qui. Sta piuttosto nella disinvoltura con cui anche in Svizzera gli enti pubblici ricorrono alla videosorveglianza in assenza di altre valutazioni indipendenti sulla sua (in) efficacia e sui suoi effetti meno visibili. Vendere telecamere non è come vendere pentole. Spesso banalizzate, tecnologie complesse come quelle messe in vetrina all’Hotel Villa Principe Leopoldo non sono neutre: alterano infatti in maniera sottile ma fondamentale i rapporti di forza tra pubblico (autorità politiche, polizia eccetera) e privato (produttori e commercianti di tecnologia di sorveglianza, cosiddetti “security manager” che progettano e gestiscono gli impianti eccetera). Il geografo Francisco Klauser, uno dei “pionieri” degli studi sulla videosorveglianza in Svizzera e oggi docente-ricercatore all’Institute of Hazard and Risk Research dell’Università di Durham (Inghilterra), spiega che “più le tecnologie sono sofisticate (grazie alla diffusione del digitale, alle nuove telecamere di rete, spesso collegate a software in grado di identificare facce e persino comportamenti sospetti eccetera), maggiore è il potere relativo dei «tecnici», dei professionisti privati della sicurezza. La polizia, che non dispone di questo sapere, viene vieppiù ridotta a un semplice utente del sistema” precisa Klauser 8, che a tali conclusioni è giunto dopo aver studiato tra gli altri i sistemi di videosorveglianza introdotti anni fa all’aeroporto di Ginevra-Cointrin e nei bus e i tram dei Trasporti pubblici ginevrini (Tpg).
e attorno alle «porte d’entrata» (soprattutto le stazioni e i loro piazzali) delle città. Sono luoghi che le autorità locali in questo modo cercano di tenere «puliti», cioè sicuri e attrattivi per il consumo e il turismo. Gli interessi di sicurezza così vanno spesso a braccetto con gli interessi commerciali. Diversi studi realizzati in Inghilterra hanno mostrato del resto come dietro all’installazione di sistemi di Cctv in alcune città vi fossero potenti lobby commerciali...”. L’associazione dei commercianti di via Nassa non sarà una “potente lobby commerciale”, ma un impianto di videosorveglianza se lo può pur sempre permettere…
Note 1
Denis Hanot, Liberté télésurveillée, Parigi, L’Harmattan, 1996
2
Il Partito socialista svizzero lo scorso ottobre ha adottato un documento sulla sicurezza che preconizza, tra le altre cose, l’utilizzo di impianti di videosorveglianza
3
Trainato dall’evoluzione tecnologica, quello della videosorveglianza è in tutta Europa (Svizzera compresa) il segmento con il maggior potenziale di crescita nel mercato della “sicurezza”
4
Denis Duclos, Ces industries florissantes de la peur permanente, “Le Monde diplomatique”, agosto 2005
5
Anche in Ticino: dal febbraio 2007 i Comuni che si sono dotati di un regolamento o di un’ordinanza sulla videosorveglianza sono più che raddoppiati, passando da 10 a 26
6
Si veda Noé Le Blanc, Sous l’oeil myope des caméras, “Le Monde diplomatique”, settembre 2008
7
Cctv boom has failed to slash crime, say police, “The Guardian”, 6 maggio 2008
8
Intervista realizzata l’11 febbraio 2009
9
Con un investimento di 550 mila franchi, il Comune di Mendrisio – il primo in Ticino a essersi dotato nel settembre 2006 di un regolamento in materia di videosorveglianza – ha installato nel 2008 una trentina telecamere di sorveglianza mobili collegate in rete per tenere sotto controllo le zone problematiche dal punto di vista della sicurezza. Si veda Occhi discreti sul Borgo, “laRegioneTicino”, 31 gennaio 2007
Decoro e commercio Ma la Cctv – e parliamo in particolare, ma non solo, di videosorveglianza dissuasiva: quella, ormai diffusa anche in Ticino 9, diretta a punti precisi nello spazio pubblico o a porzioni più o meno ampie di quest’ultimo – ha anche un impatto socio-territoriale non trascurabile: “Di solito – rileva Francisco Klauser – vengono videosorvegliati i luoghi «caldi» dal punto di vista della delinquenza, del vandalismo, benché non necessariamente le telecamere siano piazzate laddove i problemi di sicurezza sono più acuti. Si può notare come spesso, anche in Svizzera, la videosorveglianza venga introdotta nelle zone più ricche (quelle dove si concentrano i commerci, solitamente nel centro città)
» di Stefano Guerra; illustrazione di Mimmo Mendicino
in veste di moderatore, oltre che dai dati “oggettivi” sui furti commessi nei negozi in Italia, che abilmente vengono fatti ruotare su un maxi-schermo con le immagini delle telecamere vendute dagli organizzatori.
»
da sempre una storia di ombre, di fantasmi, di uomini e donne che optano per una condizione di “spendibilità” per servire – in modo più o meno fedele e limpido – le strategie di un determinato stato. A questa categoria è appartenuto per oltre un decennio anche Marco Bernardini, collaboratore fisso a partire dal 1985 del Sisde (il Servizio d’Informazioni per la Sicurezza Democratica istituito in Italia nel 1977 con la prima riforma organica dei Servizi segreti), e di cui Emilio Randacio, giornalista giudiziario del quotidiano “laRepubblica”, traccia un’interessante biografia professionale. Viene così descritta la vicenda della fonte Brigida
(questo il nome assegnato a Bernardini) che, infiltrata negli ambienti dell’Autonomia operaia romana – all’interno della quale ricoprirà ruoli di rilievo anche in relazione al suo impegno come operatore di Radio onda rossa –, diverrà un punto di riferimento dei Servizi di intelligence italiani nel monitoraggio dei gruppi eversivi di estrema sinistra. Studente di medicina, legato agli ambienti della destra romana, Bernardini si lancia a capofitto, a soli 26 anni, in un’avventura di cui in realtà non conosce bene i rischi e le implicazioni. Certo le emozioni non mancheranno: le missioni a Cuba, in Nicaragua, in Palestina, a Parigi e in Jugoslavia, durante il conflitto
balcanico, si susseguono in un crescendo di responsabilità e di coinvolgimento. Ma l’altra faccia della medaglia vede la costante attesa di un’assunzione formale che non arriverà mai e l’impossibilità di dar vita a relazioni sentimentali e di vita durature. Fino al primo aprile del 1997, quando – quasi uno scherzetto primaverile – il Servizio lo “licenzia” in tronco, si badi, senza peraltro averlo mai assunto. Nessuna pensione, nessuna possibilità di utilizzare il lavoro svolto come dato curricolare. Nulla. Finirà a fare l’investigatore privato fino a che nel 2000 l’ex agente CIA John Spinelli, con cui aveva in precedenza collaborato, lo chiama a lavorare nella sua società di Se-
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Emilio Randacio Una vita da spia BUR, 2008
» di Fabio Martini
La storia dei servizi segreti è
Abbiamo letto per voi
curity che sarà però travolta nel 2005 dallo sporchissimo affare Telecom… Insomma, il lupo perde il pelo ma non il vizio…
La forza del silenzio
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Arti
o comunque ha scattato una fotografia per esprimere sempre lo stesso contenuto. E cosa sarebbe questa “unica cosa”? Certo non è facile da mettere a fuoco, ma potremmo ridurla a una espressione quasi banale: perché? Mario Giacomelli ha sempre cercato di porre, in tanti modi, questa domanda. Nel caso dell’immagine della madre, ritratta ne La moglie del giardiniere, il badile rappresenta il collegamento tra la donna e la terra. Non si tratta soltanto di un legame tra due temi di indagine – due realtà a cui porre la stessa domanda: perché? – ma anche il rapporto tra due modi di esprimere la tradizione (la mamma e la terra) e due generi che potrebbero sembrare ben distinti ma che, nel suo lavoro, come in molti altri casi nella storia dell’arte, sono collegati: il ritratto e il paesaggio. Il soggetto viene trattato infatti come una realtà fisica da descrivere proprio come un paesaggio: una particolare fisionomia che esprime una realtà da indagare e interrogare, ossessivamente. Nel volume che accompagna la mostra allestita presso lo spazio Forma di Milano, Simone Giacomelli, il figlio di Mario, racconta la vicenda biografica di suo padre. In un passo Mario Giacomelli, La moglie del giardiniere, 1955 (imm. tratta dal catalogo) evoca il modo in cui Mario costruì la foto intitolata Mia madre, oppure La moglie del Due sono i dati biografici che americano), li piega a istanze giardiniere. Le chiese di mettersi in una posa ci possono aiutare a capire personali e soggettive. Dal particolare, di impugnare una vanga, la trucchi è stato Mario Giacomelli, suo lavoro, emerge una ricorcò in modo preciso, le costruì intorno una e qual è la sua posizione nel renza, una insistenza. Che si regia. Anche quando fotografava i campi, panorama artistico interna- dedichi al ritratto o rappreMario Giacomelli chiedeva ai contadini di zionale: la perdita, quando senti un paesaggio o fotografi intervenire con dei segni evidenti sulla terra era ancora bambino, del pa- un dettaglio istantaneo, si ha per poi ritrarre quel paesaggio. Cito questi dre e la grande importanza sempre la sensazione di osseraneddoti per sottolineare come il suo lavoro della figura della madre nella vare qualcosa di simile, come fosse unitario, quanto potesse replicare una sua storia. se si trattasse di un unico racstessa attitudine su realtà e “materiali” molVi è infatti una caratteristi- conto, articolato su più regito diversi. Sono particolari che ci spiegano ca del lavoro del fotografo stri ma sempre concentrato a con chiarezza come non si possa parlare marchigiano che è legata forpiattamente di un attemente alla sua biografia e Mario Giacomelli, un artista di spessore teggiamento realista o alla sua sensibilità: la forza. internazionale che con le sue immagini fan- naturalista, visto che Si tratta di una caratteristica tasmatiche e sature di contrasti ha fatto del l’artista introduce voimportante perché il lavoro mezzo fotografico uno strumento di indagine lutamente elementi ardi Giacomelli come fotografo tificiosi nella realtà che dell’anima e dell’inconscio non è facilmente ascrivibile intende descrivere. a un genere. Non si tratta, scavare nella stessa direzione. In effetti le sue immagini, da questo punto per esempio, di realismo ma Potremmo forzare il discorso di vista, sono immagini pure, autonome piuttosto di un reportage in- fino a sostenere che, come i rispetto alla realtà. timo, quasi simbolista e che, grandi narratori hanno scritto Ma dobbiamo tenere in conto un altro pur non ignorando affatto i un solo libro più volte, Mario aspetto: la forza del lavoro di Giacomelli codici del reportage classico Giacomelli ha scattato più deriva dal suo coinvolgimento personale: si (per esempio di quello storico volte la medesima fotografia, trattava di sua mamma che restò presente
Cenni biografici Nato a Senigallia, nelle Marche, nel 1925 e maggiore di tre fratelli, Mario Giacomelli perde il padre all’età di 9 anni. La difficile situazione economica familiare lo costringe
al lavoro: tredicenne inizià l’attività di tipografo che per tutta la vita svolgerà presso la “Tipografia Marchigiana” di Senigaglia. Nel 1952, con l’acquisto della prima macchina fotografica, dà l’avvio a una lunga stagione creativa. Il successo internazionale lo coglie a partire dal 1963 quando inizia la stagione di mostre che porteranno le sue immagini nei più grandi spazi espositivi del mondo: dalla Photokina di Colonia (1963) al MOMA di New York (1964), fino alle recenti antologiche di Empoli, Losanna e Roma. Mario Giacomelli si spegnerà nel 2000 nella sua città natale.
Non sbattertene! È nell’abitato che il rischio di incidenti è più elevato.
Per maggiori informazioni: www.cintura.ch
Mostre
Mario Giacomelli La figura nera aspetta il bianco 16 gen. – 22 mar. 2009 Forma, Milano La mostra ripercorre la vicenda artistica e umana di uno dei più grandi fotografi del Novecento. Dalla prima immagine scattata sulla spiaggia di Senigallia alle serie più celebri.
Libri
» di Vito Calabretta
molti decenni dopo la scomparsa del padre; si trattava in altri casi dell’ospizio dove egli andava a giocare e la mamma a lavorare; del seminario dove egli avrebbe potuto costruire una curriculum ecclesiastico; del luogo di pellegrinaggio nel quale egli era coinvolto… tutti questi perché? detti con forza sono, dunque, degli interrogativi rivolti a se stesso: perché io sono io? È forse per tale motivo che Mario Giacomelli, spesso, oppure per interi periodi della propria esistenza, scelse il silenzio, come nelle tacite conversazioni con Burri – con cui strinse amicizia – ma con il quale poteva restare per ore in silenzio.
La figura nera aspetta il bianco Contrasto, 2009 Il catalogo raccoglie contributi di C. Cjouille, A. Crawford, G. Fofi, S. Giacomelli e altri. I diversi autori analizzano gli aspetti della poetica del maestro, dalla tensione verso la “materia” alla relazione con il realismo e la letteratura.
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politica educativa e i processi di formazione, correlati all’utilizzo delle nuove tecnologie dell’informazione, siano ancora un volta presidio di professionisti e di esperti del dominio. Le persone sono l’elemento fondamentale di ogni processo formativo ma affinché continuino a esserlo è necessario offrire a tutti le medesime condizioni e possibilità di accesso. Padroneggiare le nuove tecnologie implica e presuppone che si siano compresi i concetti base e dunque che se ne siano assimilati i supporti e gli strumenti, che non sempre sono semplici da comprendere: pensiamo, per esempio, all’uso del computer, alla gestione dei blog, dei database, ai programmi Word, Excel, Power Point, a internet e alla posta elettronica. Stori-
Monica Banzato Apprendere in rete UTET, 2003 Il volume, oltre a tirare le fila del vasto e variegato mondo della formazione a distanza, presenta una critica sugli strumenti, le modalità di valutazione e le implicazioni degli ambienti e delle comunità virtuali.
all’eLearning, l’alfabetizzazione informatica include capacità ben maggiori di quelle richieste per l’apprendimento della lettura e della scrittura. Per potersi destreggiare in questo ambito si deve spaziare da un vocabolario base di terminologie e di concetti che provengono in prevalenza dal linguaggio informatico. La comprensione dei metodi e dei processi utilizzati negli ambiti tecnologici non è quindi appannaggio comune. Inoltre, sostenere che l’acquisizione di competenze legate alle tecnologie, oltre a essere un valore aggiunto, possa anche farsi promotrice in tutti i contesti – anche in quelli più svantaggiati – di sviluppo e crescita non basta: perché ciò sia possibile l’adeguamento e l’educazione delle utenze sociali devono corrispondere alla aggressiva velocità di sviluppo dell’ambito informatico e tecnologico. Cosa, ovviamente, tutt’altro che facile. Chi, per esempio, si cimenta con l’Open Source Moodle, il potente programma in modalità eLearning, è costretto a seguire dei corsi d’aggiornamento a causa dei crescenti livelli di complessità che esso comporta. Insomma, si corre davvero il rischio di aumentare il divario tra chi è sempre più Nel 2001 la Commissione europea annunciò istruito e chi, all’opun piano d’azione per lanciare l’eLearnig: posto, è escluso dalle possibilità di accedere una metodologia che consente l’insegnamento alle conoscenze. Se poi e l’apprendimento a distanza grazie all’ap- si traduce questa situaplicazione delle nuove tecnologie zione sul piano delle opportunità di lavoro, camente un individuo veniva la cosa si complica ulteriormente. Nel semconsiderato istruito quando pre più flessibile mercato del lavoro, visto acquisiva le capacità di leganche nella sua doppia valenza di riduzione gere e scrivere il suo nome. dei costi e di miglioramento dell’efficacia, riConsiderando la complessità entreranno infatti sempre più e soltanto quei delle nuove tecnologie e rifesoggetti in grado di soddisfare le specifiche rendoci nello specifico caso richieste di abilità e conoscenza.
» di Nicoletta Barazzoni
il termine eLearning si intende l’utilizzo delle nuove tecnologie multimediali e di internet al fine di migliorare la qualità nei processi di apprendimento e d’insegnamento, agevolando l’accesso a risorse e servizi nonché gli Media scambi e la collaborazione a distanza. Il problema è che quando si parla di società dell’apprendimento si dovrebbero considerare anche le persone svantaggiate che non hanno accesso alle tecnologie poiché il gap tecnologico – o divario digitale – e l’analfabetismo di ritorno – che riguarda coloro che sono esposti al rischio alfabetico verticale dovuto alla perdita delle competenze linguistiche acquisite negli anni di studio – e rappresentano realtà sociali ancora percentualmente molto presenti anche nel nostro Paese. Se l’intento è quello di consentire a tutti i cittadini l’accesso alle tecnologie, la loro applicazione, nei contesti formativi, favorisce in particolare gli strati in cui l’alfabetizzazione informatica è già acquisita: di fatto coinvolge i corsi universitari, i campus e la comunità virtuale, ambiti in cui vi è interesse a promuovere una società della conoscenza. Ciò denota d’altra parte come la
Roberto Maragliano Pedagogie dell’eLearning Laterza, 2004 Il volume tratta in termini didattici del tema dell’apprendimento a distanza, delle sue implicazioni e dei risvolti sociali ed educativi in una società che evolve.
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L’insegnante digitale
L’icona del software Adobe Acrobat Connect Pro utilizzato nelle conferenze e per l’apprendimento attraverso il web (elaborazione grafica Tecnica T7)
Libri
La figura del pittore lombardo ha esercitato, a partire dalla metà del Novecento, un crescente interesse non solo nell’ambito della critica d’arte e degli addetti, ma anche del grande pubblico. Complici, da un lato, la straordinaria modernità e capacità delle sue opere di incidere sull’immaginario dell’uomo contemporaneo; dall’altro, l’aura romantica, intorno alla figura di colui che forse, in anticipo sui tempi, delineò con la sua vita il paradigma dell’artista “maledetto”, votato all’autodistruzione. A conferma della crescente attenzione per il Caravaggio, la notizia, apparsa pochi giorni fa sui principali quotidiani italiani, del
Abbiamo visto per voi probabile ritrovamento, da parte dell’archeologa Giovanna Anastasia – a cui si deve l’individuazione nel 2001 dell’atto di morte originale –, dei resti dell’irrequieto artista milanese, presenti in una cripta sotto l’altare della chiesa di Sant’Erasmo a Porto Ercole, luogo in cui nel 1610 avvenne la sua morte. Degli aspetti, complessi e contrastanti dell’arte e della figura di Caravaggio – il suo vero o falso realismo, la capacità di infrangere gli schemi dell’iconografia del suo tempo, le intuizioni di modernità, il senso drammatico della scena e della teatralità, l’influenza sugli artisti a noi contemporanei, come, per esempio, l’austriaco Hermann Nitsch –,
tratta in modo esaustivo e avvincente il filmato prodotto dalla Polivideo SA di Riazzino. Attraverso una serie di contributi a tutto campo di artisti (lo stesso Nitsch), critici d’arte (Mina Gregori, Claudio Strinati, Timothy Verdon), curatori (Carlos Basualdo Filippo Maggia), direttori della fotografia (Peter Suschitzky, Vittorio Storaro) e altri ancora, viene ricostruito, seguendo una sorta di percorso biografico, un ritratto dell’artista la cui vicenda e le cui opere sono costantemente poste in relazione al tema della contemporaneità. Frutto della collaborazione fra SSR, RTSI e ARTE, il video, di notevole interesse culturale e divulgativo, rappresenta
Caravaggio. L’eredità di un rivoluzionario Polivideo, 2008
» di Fabio Martini
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un ulteriore passo verso la conoscenza del grande artista. Unica pecca, la colonna sonora, non sempre adeguata alla qualità dei contenuti.
Per spuntini, delizie e stuzzichini.
Albert Einstein Il lato umano Einaudi, 2005 Stralci di lettere, frammenti di diari, brevi documenti compongono questa antologia restituendoci uno stravagante autoritratto di Albert Einstein, non solo un grande scienziati del ‘900, ma anche uno spirito gentile, modesto, coraggioso e solitario.
» di Laura Boggio Gilot; illustrazione di Micha Dalcol
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Oltre il denaro, l’amore
Società
denaro e l’amore rappresentano due differenti polarità dell’esistenza, entrambe necessarie all’esperienza umana ma spesso in contrasto e non di rado in profonda opposizione. Soprattutto quando il denaro, invece che mezzo di sussistenza, diventa finalità prevalente nella vita, non garantendo quindi più spazio all’amore. Nell’arco della crescita integrale della persona e della coscienza, in particolare in uno stadio primitivo dello sviluppo, il denaro acquisisce un valore assoluto come mezzo per ottenere piacere e potere. L’amore quale compassione e altruismo, rappresenta all’opposto la manifestazione di uno stadio più maturo dello sviluppo e di un più alto grado di consapevolezza della realtà. Il culto del denaro appartiene dunque a una fase in cui la persona ha attualizzato solo alcune delle sue potenzialità interiori, ove il senso dell’identità è incapsulato nel corpo e ricondotto a un’autorappresentazione di sé stesso parziale e menomata. In questo stadio, marcatamente egocentrato, la scarsa consapevolezza di sé e della realtà
Gandhi Mohandas K. Il mio credo, il mio pensiero Newton Compton, 2008 La purezza, la linearità, la sincerità del pensiero di Gandhi, che abbraccia ogni aspetto del vivere, emerge in queste pagine in tutta la sua limpida chiarezza.
ci rendiamo conto che lo sviluppo della persona e della sua consapevolezza è ancora incerto, minacciato com’è dal culto del denaro: nulla ci sembra più importante di una cultura che aiuti la persona a sviluppare la rende l’io prigioniero dell’inconsapevolezza di se stessi e della realtà nella sicurezza, ansiosamente consua interrelata e sacra completezza! tratto nella lotta per la propria Per questa finalità abbiamo però bisogno autoaffermazione: il denaro di superare la prospettiva materialistica del diviene allora un elemento di mondo per abbracciare una visione spirituale compensazione che facilmendella vita, ricca di senso e di scopo e portate favorisce comportamenti trice di speranza e fiducia; abbiamo bisogno antagonistici e disamorati. di una educazione all’interiorità che aiuti la A uno stadio più maturo dello persona a conoscersi e a scoprire le sue miniesviluppo che va oltre la core di potenzialità in modo da favorire l’uscita siddetta “psicopatologia della dalla dimensione edonistica e infantile tipica normalità”, emergono talenti della coscienza egocentrata. mentali e virtù spirituali: la Per la felicità dell’individuo e la pace del consapevolezza varca i confini mondo è poi indispensabile che ognuno facdella materia riconoscendo cia proprie le parole dei saggi di ogni tempo, un universo interrelato e anidei grandi uomini di cultura e scienza come mato da intelligenza creativa è stato, per esempio, Albert Einstein: “L’uomo e positiva. Allora il rispetto è parte di un intero chiamato universo, una per la natura e l’amore per parte limitata nel tempo e nello spazio. Egli l’umanità sgorgano spontapercepisce se stesso, i Il rapporto con il denaro ci incatena e spesso suoi pensieri e i suoi rappresenta l’unico orizzonte all’interno del sentimenti come qualquale agiamo le nostre esistenze. Nell’affan- cosa separato dal resto, una specie di illusione nosa ricerca di una felicità effimera si giunge ottica della coscienza. quindi a negare il principio fondante della Questa illusione è una specie di prigione per vita: l’amore noi che ci restringe ai nostri personali desideri e all’attenzione verso nei, mentre si fa viva la vole poche persone vicine a noi. Il nostro comlontà di essere portatori di un pito è quello di liberare noi stessi da questa compito evolutivo in armonia prigione, attraverso l’allargamento della nocon finalità di bene e verità. stra consapevolezza sino ad abbracciare tutte Se guardiamo al narcisismo le creature viventi e l’interezza della natura rampante e alla distruttività nella sua bellezza”. presente nel mondo attuale,
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Il
Libri
Un’epica partita della durata
di ben quaranta ore, interrotta solo da sorsate di whisky e colazione a base di salsicce: un episodio decisivo nella vita di Eddie Felson, in arte Fast Eddie. E poi l’incontro con Sarah e una storia d’amore strampalata, annacquata dal tacito timore di viverla fino in fondo. Le parole taglienti di Bert, la scoperta delle pieghe psicologiche del gioco e dei dettami che il vero campione deve seguire: non compatirsi, non compiacersi, non cercare scuse per perdere e, soprattutto, riconoscere quando arriva il momento cruciale di una partita e quindi battere il proprio avversario e le proprie ossessioni. Sino in fondo. Questo scritto di Tevis lascia
Abbiamo letto per voi il segno, in un susseguirsi di immagini nitide e iperrealiste scandite dal ritmo delle vicende che rotolano tra le pagine come spinte con precisione dalla stecca di un abile giocatore. Nella lettura si prova un piacere palpitante, si avverte la tensione della sfida all’ultimo sangue, la stretta al cuore di una partita in cui la posta in gioco è ben più alta del vile denaro dichiarato. Il lettore digiuno di biliardo si ritroverà a sentire come una musica, il tonfo ovattato di ogni palla che entra in buca. Chi del gioco è già conoscitore sa già di cosa parlo… Il primo e più famoso romanzo di Walter Tevis, (in inglese The Hustler) fu pubblicato nel 1959. La casa editrice di Roma
ha deciso di riproporlo, inserendolo nella collana “Classics” proprio per il carattere ancora estremamente attuale della scrittura di Tevis, eletto fra i “padri letterari” da tutta una generazione di scrittori contemporanei: da David Foster Wallace a Rick Moody, Jonathan Lethem, Aimee Bender e Colson Whitehead. Malgrado questo per anni le sue opere sono sparite dagli scaffali delle librerie, destino che contrariamente non ha toccato la pellicola tratta dal romanzo… forse per l’interpretazione dell’indimenticabile Paul Newman – che imprime a Eddie Felson il giusto spessore psicologico grazie anche al suo caratteristico sorriso ammaliante e incan-
Optima l’abbonamento che si adatta alla vostra vita
Walter Tevis Lo spaccone Minimum Fax, 2008
» di Samantha Dresti
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tatore –, forse per la sapiente regia di Robert Rossen, oltre che per la cura nella realizzazione della sceneggiatura da parte dello stesso Tevis.
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» testimonianza raccolta da Giancarlo Fornasier; fotografia di Peter Keller
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dal basso. Oggi Dickens probabilmente scriverebbe per la tv… lui che lottava per far uscire i ragazzi dalle miniere e diminuire le ore lavorative. Ma il mio grande amore rimane la radio, sin da ragazzo, quando la ascoltavamo con mio padre. Perché è intima e a me piace farla dal vivo: se sbagli il pubblico ti perdona, sa che è una trasmissione vera. E poi è un osservatorio da dove vedi un paese che cambia, la stessa esperienza avuta come docente di inglese al Liceo… Certo che rispetto a noi i ragazzi oggi paiono quasi degli alieni. Il grosso cambiamento è avvenuto before Presley and after Presley… sono cambiati Ex docente di inglese in pensione, diret- i ragazzi e le città. Sono certo tore artistico di Blues to Bop, un amore che le prossime generazioni ci per la musica e l’importanza di proporre accuseranno di aver spazzato alternative ai giovani, a tutta la società via cose importanti… sapete, io amo l’America, mangio a volte hamburger e bevo Cocadirettore artistico, confeziono Cola, ma penso che degli USA abbiamo divoil programma di Blues to Bop, rato le cose peggiori: vestiti a buon mercato, scovando nomi nuovi, mai annullamento della diversità… E oggi non c’è scontati. È un rapporto che più identità, a partire dalla scuola, che non dura da vent’anni… una stodeve essere un luogo di parcheggio per chi ria complessa, ma a un certo non sa cos’altro fare. I ragazzi devono avere punto mi sono trovato lì, a delle alternative, realizzarsi. Invece la scuola operare in piena libertà. E il non riesce più ad accendere l’immaginaziopubblico di Lugano è esigente! ne, a far sognare: l’importante è “prendere Ognuno sceglie quando vuole la sufficienza”. Guardiamo l’insegnamento vedere un artista, quindi devi dell’inglese: ora lo si studia per essere in graessere più puntuale di un tredo di usare il computer, non per apprendere no (ride, ndr.). In questi anni una cultura. Mi spiace poi vedere ragazzi che ho incontrato molto artisti, si identificano con personaggi famosi solo anche in altre manifestazioni perché… sono famosi!? Invece nella vita per come Piazza Blues: ricordo il riuscire devi dedicarti a quello che fai… guarsempre disponibile B.B. King da Hendrix che dormiva con la sua chitarra e o qualche anno fa i Canned veniva preso in giro. Deridere... questo sì che Heat (ride ancora, ndr.)… mi fa arrabbiare: scusate, ma essere pignoli, eravamo dietro il palco con puntuali, puliti… sono aspetti negativi!? La un giovane gruppo di colonostra società ha tolto una sacco di dignità re, tutti vestiti bene, sapete… all’individuo, senza certezze, angosciato. RiArrivano i Canned, del tipo prendendo l’amico Peter Worsley, come pure che se li c’era una vacca che John Lennon di “Imagine”, forse bisognerebpartoriva “ga pensi mi!”… salbe ripensare tutto. Oggi sono in pensione, ma gono sul palco e via come un è dura. Durante la giornata cerco di uscire F/A-18! Loro sono come Keith regolarmente, vado in biblioteca a lavorare, Richard: il trionfo del corpo ascolto musica... sono un esperto nel perdere umano su qualsiasi prodotto tempo e del disordine: dammi tre dischi, un chimico... Eh, il blues è un’engiornale e io ti riempio questa stanza! (ride, ciclopedia… ha qualcosa… È ndr). Poi voglio inventariare tutti i miei diun colpo: alcuni jazzisti dicoschi e i libri... Eh sì, ora faccio parte dell’eserno “Ho sentito quel sax: that cito dei vécc! Finalmente riuscirò ad ascoltare was the sound I wanted”, era tutte le Cellar door sessions di Miles Davis… quello che volevo! A me inteanche se al momento non so che cosa farò ressavano anche i testi, perché nei prossimi giorni. Ci sono così tante cose in la grande arte viene sempre Ticino… (spalanca gli occhi, ndr.)...
Norman Hewitt
Vitae
l digitale è incredibile... (osserva il registratore, ndr). Con le bobine era possibile recuperare qualcosa, invece questi aggeggi non si ammalano, muoiono e perdi tutto… Sono originario del Nord dell’Inghilterra e negli anni Sessanta ho vissuto a Londra. Ho una formazione in psicologia, che ho insegnato prima di trasferirmi da voi… le donne avevano appena ricevuto il diritto di voto! Da quegli anni il paese è molto cambiato. Ammiro la Svizzera per le diversità che convivono. Anche Peter Worsley, un ex collega e sociologo inglese, ne era affascinato: amava il blues e ai tempi curava una trasmissione radiofonica alla BBC dedicata alla musica nera. Ricordo che mi diceva che se mai i cinesi avessero scoperto la carta igienica non ci sarebbero stati più alberi (si fa serio, ndr.)… anticipava già la problematica di esportare i modelli occidentali. Il mio amore per la musica è nato da studente: ho avuto la fortuna di essere al posto giusto nel momento giusto… stava arrivando il rock’n’roll, i dischi di Presley… Più tardi poi a Liverpool i Beatles uscivano con il loro primo singolo… what was it? (“Love me do”, 1962, ndr.)… Ricordo che erano pochi i negozi che lo vendevano e un loro amico se ne andava in giro ad acquistarne a decine… e boom! “Chi è questo gruppo che vende centinaia di singoli in pochi giorni” scrivevano i giornali… The misterious group of Liverpool! Grande successo… era un trucco. E pensare che in quegli anni un LP costava la paga settimanale di un operaio. Per risparmiare facevamo le copie su vecchie bobine tipo Revox… altro che la pirateria! Sono 35 anni che ho un programma alla radio dedicato al blues e mi piace trasmettere quella musica e i dischi della mia collezione. È nato come un hobby, poi si è fatta una cosa seria, con un pubblico da accontentare proponendo sempre nuove idee. Come quando, quale
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L’oceano pietrificato Culla e testimonianza di un oceano primordiale, il Parco delle Gole della Breggia, vero e proprio patrimonio geologico della Svizzera meridionale, ci narra nella varietà stupefacente delle sue forme la vicenda tormentata del nostro pianeta. Nel fendere le pendici del Monte Generoso, le gole lasciano infatti intravedere un racconto che si estende per quasi cento milioni di anni, dagli albori del Giurassico fino al Cretacico. E pare quasi impossibile pensare che in quegli strati rocciosi, dall’aspetto così magicamente plastico, si nascondano in realtà le tracce della vita. Perché è in quelle pietre, in quelle pieghe, prodotte del sedimento di organismi antichissimi, che si cela il mistero del mondo e la memoria ancestrale del nostro essere
testo di Rudolf Stockar; fotografie di Alessandra Meniconzi
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n un angolo del Mendrisiotto si cela all’invadenza rumorosa del traffico e dei centri commerciali il primo geoparco della Svizzera. Per chi lo conosce, un angolo di evasione. Per chi vuole comprenderlo, un’incredibile testimonianza del passato della Terra, diligentemente archiviata negli strati delle rocce. Sfuggendo alla morsa del massiccio del Monte Generoso, la Breggia taglia una serie di rocce unica in tutte le Alpi: gli ultimi 200 milioni di anni di storia della Terra si rendono visibili lungo una distanza di un chilometro e mezzo. Un’eccezionalità che ha reso il parco una palestra di idee e di confronti, dove i più radicati dogmi scientifici sono stati sconfessati, aprendo la via a nuove ipotesi. La parte più antica del parco racconta in particolare la storia dell’oceano che fu la culla delle Alpi, ipotizzato già nel 1893 dal viennese Edouard Suess (1831–1914) come “il grande oceano che un tempo si estendeva sull’Eurasia, i cui sedimenti ripiegati si stagliano oggi verso il cielo in Tibet, Himalaya e nelle Alpi”. Dovendogli dare un nome, Suess lo battezzò Tetide dal nome della sorella e consorte del dio Oceano. Tetide, l’oceano scomparso, divenne l’espressione di un concetto dinamico, in contrapposizione al dogma imperante dell’immobilismo della superficie terrestre. Che il fondale dei mari potesse divenire terra emersa era cosa nota almeno dai tempi di Leonardo da Vinci (“Quei fondi marini furono poscia sollevati all’altezza dei monti e ciò che era in fondo al mare è divenuta la sommità delle montagne”), che riconobbe l’origine marina dei fossili. La curiosità geologica di Leonardo e il suo continuo interrogarsi sono espressi in un’illustrazione di strati contorti, pre-
Calcari e argille del Rosso Ammonitico. L’antico fondale si sgretola al cospetto del giovane fiume prima di reportage (p. 39): con un ultimo tuffo, la Breggia abbandona il Calcare di Moltrasio per gettarsi nell’abbraccio del Rosso Ammonitico e dell’oceano della Tetide
sente nel Codice di Windsor: raffigura probabilmente il Calcare di Moltrasio, la roccia più antica del parco, risalente a 195 milioni di anni fa. Era l’alba del Giurassico. Un mare tormentato Il Calcare di Moltrasio costituisce il Generoso e la parte superiore del parco, dal Punt da Canaa sino al Prato delle Streghe. Si è originato in un bacino nato dalla rapida dilatazione e lacerazione del margine di una zolla chiamata Adria. Questa roccia trovò qui una vera e propria culla, profonda un migliaio di metri, in cui deporre i propri strati, spesso contorti da scivolamenti sottomarini e zeppi degli scheletri di spugne silicee che popolavano la vicina scarpata. Potremmo considerarli i sedimenti di un giovanissimo e tormentato mare che non sapeva ancora che sarebbe diventato un oceano. Nel 1854 il vascello Cyclops ebbe l’incarico di campionare il fondale destinato alla posa del primo cavo telegrafico transatlantico. I campioni di fango provenienti da profondità di tremila metri arrivarono nelle mani del geologo bavarese Wilhelm Karl von Gümbel (1823–1898) che vi scoprì un microcosmo impressionante, composto da gusci di plancton marino “piovuti” dalla superficie. Al geologo, l’analogia con gli organismi che aveva riconosciuto nelle rocce alpine risultò immediata, come testimonia nella frase deep-sea investigations on the dry land, ossia “esplorazioni di mare profondo sulla terra ferma”, apparsa nel volume numero 1 della rivista Nature. Nel 1872 salpa la spedizione Challenger e con essa nasce l’oceanografia. I fondi oceanici vengono campionati sistematicamente, si studiano i loro fanghi composti dagli scheletri di unicellulari come radiolari, diatomee e foraminiferi. Il risultato è fondamentale: con l’aumentare della profondità
La stratificazione del Rosso Ammonitico, riflette i cicli astronomici e climatici, con periodi di decine di migliaia di anni
Reportage
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Ormai giunti all’uscita delle gole, ci troviamo all’alba del Cretacico. È in questo luogo che il Rosso ad Aptici cede il passo alla Maiolica
Reportage
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i sedimenti dei fondali diventano più poveri in carbonato di calcio e più ricchi in silice e argilla. Si comprende che in profondità gli scheletri calcarei degli organismi vengono sciolti dalle acque divenute aggressive, mentre resistono i gusci silicei che quindi, indirettamente, divengono dominanti. I fanghi a radiolari, unicellulari silicei dalle forme bizzarre, divennero i sedimenti profondi per eccellenza. A partire dal Calcare di Moltrasio, anche la successione di rocce della Breggia testimonia un progressivo, inesorabile approfondimento. Il Rosso Ammonitico racconta di un mare ormai divenuto oceano, 180 milioni di anni fa, lontano dalle antiche coste in disgregazione. Racchiude qualcosa come mille anni di storia nello spessore di 2 millimetri di roccia. Più oltre ecco le Radiolariti, composte proprio dei minuscoli fossili di quei radiolari raccolti dal Challenger. Già Suess nel 1875 le aveva interpretate come l’equivalente fossile dei moderni fanghi oceanici profondi. Le acque della Tetide raggiunsero quindi profondità di migliaia di metri. Il grande oceano L’uscita dalle gole, in corrispondenza della vecchia cava di cemento, segna anche un cambiamento radicale. Il Rosso ad Aptici registra un aumento del calcare e prelude alla comparsa della Maiolica: 130 m di calcari bianchi, deposti al passaggio GiurassicoCretacico, 140 milioni di anni fa. Un’esplosione di vita, questa volta rappresentata da minuscole alghe calcaree, aveva ammantato di un finissimo fango bianco il fondale di tutta la Tetide; le “bianche scogliere di Dover”, ad esempio, hanno le medesime età e origine. L’8 aprile 1970 salpa da Miami la Glomar Challenger per condurre a termi-
Il Rosso Ammonitico racconta di un mare ormai divenuto oceano, 180 milioni di anni fa, lontano dalle antiche coste in disgregazione
ne la tappa 11 del Deep-Sea Drilling Project, la perforazione dei fondali oceanici sul margine occidentale dell’Atlantico Centrale. Un’impresa destinata ad avere un radicale impatto sulla geologia del parco. Dai carotaggi sono estratte rocce di tipo e di età analoghi a quelle del parco, rocce “tetidee” di tipo alpino, tra cui proprio la Maiolica. Diviene allora chiaro che Atlantico e Tetide costituivano due bacini di un unico sistema oceanico: longevo il primo, effimero il secondo. La Scaglia e il Flysch, le successive rocce che la Breggia mette a nudo, parlano infatti già dell’oceano che muore, 120 milioni di anni fa, stretto nella morsa delle zolle che hanno iniziato un percorso destinato a far emergere l’antico fondale generando le Alpi. Le argille e le sabbie che le compongono provengono dall’erosione della nuova giovane montagna. La missione della Glomar Challenger ebbe lo straordinario merito di mettere in relazione le osservazioni fatte dai geologi alpini e dagli oceanografi. Un passo fondamentale che segnò il moderno approccio delle scienze della Terra e che ancora una volta vide il parco quale fonte di conferme. Strati contorti vengono riconosciuti quali testimoni di antichi scivolamenti sottomarini. Livelli scuri ricchi di sostanza organica sono associati a effetti serra su scala globale, il cui studio potrebbe servirci a interpretare gli attuali cambiamenti climatici. La storia della vita, raccontata dal parco attraverso gli organismi che, sepolti nei sedimenti, diventano poi impotenti passeggeri delle rocce, viene interpretata in relazione a una Terra dinamica, in continuo mutamento. Come ci ricorda l’acqua del fiume, che qui fonde intimamente la storia delle rocce con quella degli uomini che le hanno studiate, stemperandole in un continuo divenire
Calcare di Moltrasio. Sedimenti di un giovanissimo e tormentato mare che non sapeva ancora che sarebbe diventato un oceano
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L’ecologia in gioco
Se i bambini di oggi saranno gli adulti di domani, perché allora non cominciare da subito nell’educarli al rispetto verso l’ambiente? Per esempio, partendo dai loro giocattoli… di Ludovica Domenichelli
Tendenze
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ecologia e la protezione delle risorse naturali sono argomenti di grande attualità e lo resteranno ancora per molto tempo. L’ambiente in cui viviamo è infatti uno solo ed è quindi indispensabile conservarlo bene. In quanto adulti, un po’ da tutti i fronti, riceviamo informazioni e consigli su come vivere nel rispetto dell’ambiente e della natura. E i nostri figli? Uno nuovo trend – partito dagli Stati Uniti, ma che ora sta avendo sempre più seguito anche in Europa – è quello dei giochi ecologici. Costruiti inte-
ramente in cartone, piacciono molto alle mamme, favoriscono lo sviluppo della creatività nel bambino e hanno il vantaggio di essere completamente riciclabili. Insomma una sana via di mezzo tra il gioco in legno che lascia ampio spazio alla fantasia e gli odierni prodotti in plastica, ingombranti e decisamente poco ecologici.
Il cartone L’idea da cui partono è semplice ed economica. Navigando in rete si possono acquistare dei kit che comprendono tutti i pezzi necessari da assemblare a
incastro in modo semplice e divertente. Il risultato finale sarà la macchinina, il cavallo a dondolo, l’aeroplano, il trenino, per citarne solo alcuni. Ma si possono pure inventare oggetti e animali diversi, lasciando libero sfogo all’inesauribile fantasia del bambino. Essendo interamente in cartone, si prestano infatti ad essere decorati e personalizzati usando vernici, pastelli, pennarelli, acquarelli di ogni colore. Una volta che il bambino sarà cresciuto, questi giocattoli potranno poi essere gettati senza rimorsi, in quanto interamente riciclabili.
La natura in gioco Sempre in tema di ecologia, va per la maggiore Idbids, un cosiddetto ‘starter kit’ che contiene giochi, libri e informazioni per sensibilizzare bambini al rispetto della natura. Esistono tre diversi cofanetti, ognuno dei quali dedicato a un elemento naturale specifico. Scout è una morbida nuvoletta bianca che sa tutto sull’aria e l’inquinamento ambientale, Lola è un fiore che accompagnerà il bimbo nel mondo degli alberi e delle piante, mentre Waverly è una piccola goccia d’acqua che si occupa dei mari, laghi e fiumi. Oltre a questi simpatici pupazzetti, i set contengono pure uno zaino in cotone, un libro illustrato e un manuale con un percorso guidato, ognuno dei quali incentrato sull’elemento in questione, che aiuterà il bambino a conoscere e di conseguenza a rispettare la natura. Attraverso dieci semplici accorgimenti, come per esempio chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti oppure non lasciare al parco rifiuti, viene insegnato in maniera ludica e semplice quanto sia importante l’attenzione per l’ambiente, in tutte le sue forme, parten-
do dal presupposto che anche i piccoli gesti quotidiani possono fare una grande differenza. Un modo per responsabilizzare, anche i più piccoli, sulla salvaguardia dell’ambiente e di creare fin dai primi anni di vita una coscienza ecologica. Per invogliare anche i più pigri a proseguire il gioco, c’è poi un percorso a tappe che alla fine porterà alla vincita di un premio. Una volta giunto al termine della lista delle attività proposte dalla guida, il bambino potrà infatti richiedere online un certificato che attesta il compimento del gioco. Riceverà allora un paio di stringhe verdi da indossare per ricordarsi di mettere in pratica nella vita di tutto i giorni le regole base acquisite durante questo interessante viaggio nel mondo della natura. Questi kit sono al momento disponibili soltanto negli Stati Uniti, ma presto arriveranno anche in Europa.
La sensiblizzazione Nel nostro Vecchio continente non mancano comunque iniziative volte a sensibilizzare anche i più piccoli sull’importanza del rispetto della natura. In Italia, per esempio, la catena di negozi
Prénatal ha dato il via in novembre a una campagna di sensibilizzazione, chiamata “Be a planet friend”, offrendo gratuitamente una copia del libro Impariamo insieme l’ecologia, dedicato al rispetto del pianeta. In vendita, in tutte le filiali italiane, magliette, calzine antiscivolo e giochi di società tutti interamente realizzati in materiale riciclato ♼
Chiamare senza limiti dal cellulare a 10 franchi al mese?
Ovviamente. Con Sunrise flat basic. Le tariffe fisse sono più semplici. Per questo Sunrise offre ora tariffe forfetarie mensili per il suo cellulare. Con l’abbonamento Sunrise flat basic, ad esempio, telefonate senza limiti verso la rete mobile Sunrise a soli CHF 10.–* al mese. Si informi sugli altri vantaggiosi abbonamenti sul sito www.sunrise.ch/flat, nel Sunrise center oppure ovunque sia presente Sunrise. * Sunrise flat basic: le chiamate verso la rete fissa svizzera o verso altre reti mobili svizzere costano CHF 0.35 al minuto. Vengono conteggiate inoltre le chiamate verso l’estero, i collegamenti effettuati all’estero e le chiamate ai numeri speciali (p. es. 084x, 090x, 18xx), ai servizi a valore aggiunto, gli SMS e gli MMS. I nuovi clienti che al momento della sottoscrizione di un abbonamento Sunrise flat basic desiderano un cellulare a prezzo scontato, pagheranno un canone d’abbonamento mensile di CHF 25.– (anziché di CHF 10.– al mese).
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Turismo virtuale Viaggiare e scoprire nuovi luoghi è un’esperienza facilmente sperimentabile anche attraverso internet e tutta la tecnologia che oggi ci sommerge. Con un “piccolo” rischio: la perdita del fattore umano
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praticato da una rete di viaggiatori che cercano informazioni e consigli in rete, facendosi guidare da una comunità “virtuale”. Il turismo fai da te, che utilizza i motori di ricerca sul web, ha prodotto una rivoluzione. Lo sanno bene soprattutto gli agenti di viaggio. Molti, scavalcati, hanno dovuto chiudere. Altri cercano di inventarsi qualcosa, dare altri servizi per sopravvivere. Ma il popolo degli “smanettoni” conosce i sentieri digitali che portano, se non proprio in paradiso, in luoghi discretamente attraenti. E soprattutto conosce il modo di raggiungerli saltando gli intermediari e spendendo meno denaro possibile. Una volta “sul campo” il tecnoturista può interagire con l’ambiente utilizzando una strumentazione che si sta diffondendo sempre più: navigatori satellitari per l’orientamento, traduttori simultanei per capirsi con tutti, audioguide sui cellulari o sui palmari che danno informazioni dettagliate su edifici e monumenti, hotel hi-tech con maxischermi dove va in scena il paesaggio… e via dicendo. In questo orizzonte ipertecnologico sembra sparire l’esperienza relazionale: fermare qualcuno per la strada con uno “Scusi” e chiedere un’informazione. Vale a dire un rapporto antico tra residente e forestiero da cui sono nate amicizie, alleanze, allegrie, matrimoni, civiltà. Com’è andato a finire il Turismo Virtuale di Zio Paperone? Gli albergatori e i ristoratori veneziani, infuriati, si ribellano e ottengono dal sindaco di Venezia il divieto d’accesso ai robot. Per quale motivo? Semplice, il turista virtuale non mangia, non dorme, non acquista in loco. Il Tu-Vi si rivela una disgrazia per le destinazioni turistiche, tanto che i veneziani minacciano Zio Paperone di buttare i robottini nel Canal Grande. E Paperino, come sempre, fugge urlando inseguito dallo zio che lo vuole strangolare. Perché ha perso un sacco di dollari…
» di Duccio Canestrini
Turistario
Nel numero 2047 di Topolino Zio Paperone è alle prese con il Tu-Vi, cioè il Turismo Virtuale. L’idea, a dire il vero, l’ha avuta quello sciagurato di Paperino, che alla fine della storia ne sopporterà le amare conseguenze. In sostanza: i turisti virtuali americani si connettono, con elettrodi e sensori, a postazioni audiovideo interattive, collegate via satellite a robot. I robottini, muniti di videocamera, perlustrano le calli di Venezia, dando l’illusione a chi è connesso a migliaia di chilometri di essere a Venezia. Fantastico. Geniale. Perfino economico, si risparmiano tempo e biglietti d’aereo, il che per Zio Paperone è sempre un argomento convincente. Quale sviluppo avrà l’iniziativa lo saprete leggendo fino in fondo questo articolo. Per turismo virtuale si intendono soluzioni diverse. Si va dal teletrasporto a memorie artificiali. Nel primo caso, divenuto celebre grazie alla serie fantascientifica di Star Trek, si annullano i tempi di trasferimento: un apparecchio scompone le molecole del viaggiatore e le ricompone altrove. Salvo piccoli errori. Come quello documentato in un film David Cronenberg (The Fly, 1986), dove una mosca entra nella cabina di teletrasporto insieme al protagonista. Mosca e umano vengono ricomposti insieme a destinazione, pasticciando con i rispettivi DNA. Risultato: un mostro. Ancora alla fantascienza dobbiamo la strepitosa idea di inserire memorie su chip elettronici nel cervello dei clienti, i quali hanno così ricordi virtuali di vacanze che in realtà non hanno mai fatto. È Total Recall – 1990, in italiano Atto di forza, tratto da un racconto di Philip K. Dick) – con un Arnold Schwarzenegger ancora abbastanza credibile. Al di là di questi balzi in avanti, che comunque rendono l’idea di quanto desiderio vi sia di capire come andrà a finire la giostra umana sul pianeta Terra, il turismo ha già fatto grandi passi nel futuro, utilizzando internet. Qualcuno parla di turismo 2.0,
Giove in transito nella vostra undicesima casa solare rende più facile la vita a due. Potranno instaurarsi diverse collaborazioni. Buone possibilità di incontri sentimentali per i nati nella seconda decade. Malumori passeggeri tra il 6 e il 7 marzo. Uscite fuori casa e divertitevi.
Grazie ai vari transiti in Acquario supportati da una bellissima Venere in Ariete la vostra vita sentimentale potrà essere travolta da un vortice di ideali e passioni. Con la Luna del 3 e 4 marzo potete vivere momenti di forte intensità emotiva. Successo professionale per i più creativi.
toro
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Marte in Acquario si trova congiunto a Nettuno. I nati nella terza decade dovranno stare attenti a non incorrere in facili idealizzazioni. Prima di intraprendere un affare fate le opportune verifiche. Evitate ogni superstizione.
Momenti di forte tensione emotiva per i nati nella terza decade. Se vorrete nel futuro ricordarvi di questo periodo dovrete imparare a rischiare per voi stessi e non solo per puro spirito di contraddizione. Incontri con personalità anticonformiste.
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I nati nella terza decade continuano a essere sotto l’influsso fortunato di Mercurio, Marte e Nettuno. È un momento particolarmente importante per i più creativi del segno. Grazie a questo passaggio potrete compiere importanti realizzazioni. Ispirazioni improvvise.
Se il 3 e il 4 vi sentirete particolarmente agitati, non preoccupatevi perché sarà la classica luna storta. Considerate che ormai le stelle sono dalla vostra parte e in qualunque momento sono pronte a sorreggere il vostro cammino. Successi possibili per i nati nella terza decade.
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Numerosi pianeti di transito tra l’ottava e la nona casa solare. Marzo inizia con momenti di profonda trasformazione spirituale per i nati tra la seconda e la terza decade. Svolte rivoluzionarie riconducibili a un paese estero.
Se volete essere dei vincenti dovete imparare ad accettare anche le collaborazioni altrui. Marte, Nettuno e Mercurio di transito nella vostra seconda casa solare potrebbero arrecarvi qualche guaio in campo finanziario. Discordie matrimoniali.
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Attenti a non restare accecati dal vostro orgoglio o dai vostri ideali: correte il serio rischio di mascherare momenti di confusione con stati di fanatismo. Per quanto riguarda la vita matrimoniale o di coppia, vivetela con passionalità, ma evitate le gelosie immotivate.
Svolta rivoluzionaria per i nati nella terza decade. Marte e Nettuno in semisestile con Urano nel segno dei Pesci: se sarete coerenti con i vostri ideali la vostra vita prenderà finalmente una nuova piega. Venere positiva per i nati nella seconda decade.
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Svolte professionali per i nati nella terza decade. La vostra vita lavorativa sotto il forte impulso di numerosi pianeti in Acquario sta per essere improvvisamente rinnovata. Accettate con gioia i cambiamenti che il destino vi pone. Calo energetico per i nati in Agosto.
Momento di svolta per i nati nella terza decade. Grazie al semisestile con Marte e Nettuno tornate a essere in armonia con i vostri ideali. Se siete di fronte a una scelta, ricordatevi sempre di agire di concerto con il vostro essere più profondo. Riscoperta dell’anima.
Elemento: Acqua - mobile Pianeta governante: Giove - Nettuno Relazioni con il corpo: piedi Metallo: stagno Parole chiave: idealismo, emotività, intuitività
Il segno dei Pesci trova un suo importante riscontro all’interno della tradizione mitologica dalla quale si evidenzia la stretta relazione con l’uomo e il significato legato ai temi della trasformazione e della rinascita. Oannes, proclamatore della sapienza divina, nella tradizione babilonese, Dagon, per i fenici, Vishnu nella simbologia induista, sono solo alcune delle figure a cui il “pesce” viene ricondotto come rappresentazione del sacro. Per Marceline Senard esso indica: “l’azione salvatrice che conduce fuori dalla realtà illusoria gli esseri che vi si trovano, attuando in essi una illuminante trasformazione, generatrice di stati di coscienza e conoscenza sempre più chiari e ampi, fino al culmine della coscienza pura”. Aspetti ben evidenti nella simbolica del cristianesimo: il pesce viene riferito alla funzione escatologica del Cristo nei confronti dell’umanità intera. All’opposto, nel mito ellenistico di Derceto ritroviamo invece una serie di elementi illuminanti per comprendere la natura più problematica di questo segno. Rimasta incinta, la giovinetta, per la vergogna e l’incapacità di accettare la responsabilità di una donna genitalmente matura, si getta in mare con l’intento di suicidarsi. Ma Poseidone/Nettuno (a cui peraltro corrisponde il pianeta governante i Pesci) la trasforma in un essere metà donna e metà pesce: la parte superiore suggerisce l’appartenenza alla sfera del conscio mentre la parte inferiore lo sprofondamento nei turbamenti dell’inconscio. Progenitrice di tutte le Sirene, esseri teriomorfi e divisi fra due mondi, Derceto simboleggia la tendenza al comportamento nevrotico dei nati in Pesci, spesso oscillanti, nel confronto con la realtà, fra l’accettazione del ruolo adulto e la tendenza alla regressione.
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gemelli
Il Sole transita nel segno dei Pesci dal 20 febbraio al 20 marzo
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» a cura di Elisabetta
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“…li ressero a galla due pesci gemelli”
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A quale romanzo appartiene il seguente finale? La soluzione nel n. 12. Al vincitore andrà in premio Outsider di Friedrich Glauser, Edizioni Casagrande, 2008. Fatevi aiutare dal particolare del volto dell’autore e inviate la soluzione entro giovedì 5 marzo a ticino7@ cdt.ch oppure su cartolina postale a Ticinosette, Via Industria, 6933 Muzzano.
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1. È a sinistra in autostrada • 2. Costruiscono violini • 3. Anno Domini • 4. Tornati a galla • 5. Il pronome dell’egoista • 6. Il figlio di Anchise • 7. Equivale a 1000 chili • 8. Pitturati • 9. Ha gli occhi a mandorla • 13. Ossa delle spalle • 15. Azzardato • 21. È spesso da prendere al volo • 24. Fu uccisa dal morso di una vipera • 26. Profondo, intimo • 28. Le iniziali di Rascel • 30. Topo... ginevrino • 33. Abbassare, diminuire • 34. Sono cento in un chilo • 37. I rischi dei giocatori • 38. Dato anagrafico • 40. Antica popolazione germanica • 43. Cuor di padrino • 46. Associazione Nazionale.
Verticali
1. Lo strumento di Arbore • 10. Intacca la vite • 11. Un colore del croupier • 12. Romania e Uruguay • 13. Segni con il capo • 14. Corroborante • 16. Dittongo in giada • 17. Pari in Messia • 18. Uno detto a Zurigo • 19. Assicurazione Invalidità • 20. Ha composto un famoso Bolero • 21. Mesciono vino • 22. Il nome della Massari • 23. Ciuffo ribelle • 25. Proprio così! • 27. Al di là dei limiti • 29. Il bel Sharif • 31. Il re di Shakespeare • 32. Roseo • 35. Andata in poesia • 36. Ha composto “Griselda” • 39. Ha la cruna • 41. La dote dell’amico sincero • 42. Strumento per esplorazioni • 44. Squadra... inglese • 45. Scavare e spianare il terreno • 47. Dittongo in Coira • 48. La belva che ride • 49. La nota degli sposi.
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Schema realizzato dalla Società Editrice Corriere del Ticino
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“Capii di essere arrivato alla fine della mia esistenza. Ma io volevo soltanto tornare a casa, non volevo assolutamente passare a una nuova vita e morire”.
Friedrich Glauser (1896– 1938) ebbe una vita turbolenta sin dalla giovinezza. Dopo una serie di vicissitudini scolastiche fuggì di casa nel 1921 e si arruolò nella Legione Straniera. Visse in un continuo viaggio per l'Europa barcamenandosi tra diversi lavori. Lo sfondo dei suoi romanzi – letterariamente diviso tra il filone poliziesco legato alla figura del Wachtmeister Studer e altri di spiccato accento autobiografico – è la provincia svizzera di inizio Novecento, di cui l’autore non tesse certamente le lodi. Outsider è la raccolta di quattro racconti inediti legati dal tema della ribellione all’autorità. Un Glauser che entra “a pieno diritto in quella famiglia di grandi scrittori outsider a cui appartengono Robert Walser e Franz Kafka”.
Le soluzioni verranno pubblicate sul numero 12.
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Soluzioni n. 8 2
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La soluzione a Epigoni è: Ruote (Wheels) di Arthur Hailey (TEA, 1997). Il vincitore è: E.F., Dalpe.
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CAMBIARE ARREDAMENTO A PREZZO CONVENIENTE ! SCONTO DEL
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