Ticino7 - numero 25

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numero

13 06 08 L’appuntamento del venerdì

Obesità infantile ·39 Oltre il Sessantotto · 4 Giorgio Gaber. La forza del signor G · 6 Moda. Gli occhiali per l’estate · 46

Corriere del Ticino

laRegioneTicino

Giornale del Popolo

Tessiner Zeitung

CHF. 2.90


Distributed by John Lay Electronics AG, 6014 Littau

Il nuovo televisore Viera Full-HD: Immagine perfetta dei movimenti pi첫 rapidi.


numero 25 13 giugno 2008

Agorà Oltre il Sessantotto

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Arti Giorgio Gaber. La forza del signor G

Impressum Tiratura controllata 93’617 copie

Chiusura redazionale venerdì 6 giugno

Editore

Media Il trucco del fantoccio

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Società Rifiuti tecnologici. Ancora buoni, ma a chi servono? Salute Caccia al panico

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Vitae Maxi B . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Direttore editoriale

Reportage Obesità infantile. Che la forza sia con te . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

39

Capo progetto, art director, photo editor

Tendenze Moda. Con un occhio al passato e l’altro al futuro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Teleradio 7 SA Muzzano Peter Keller

Adriano Heitmann

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Concetto editoriale IMMAGINA Sagl, Stabio

Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12

Libero pensiero

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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Gentile redazione, ho letto con estremo interesse il vostro articolo “I maschi servono ancora?” di Elena Walder, pubblicato nel n° 22 di Ticinosette. Sono un uomo divorziato. Dal primo matrimonio ho avuto due bambini mentre dall’attuale unione una bambina che oggi ha poco più di un anno. Da circa tre anni la mia ex-moglie impedisce ai nostri figli di avere alcun contatto con me e con la sorellina. Ho cercato, senza successo, di ristabilire una relazione coi miei figli facendo ricorso anche alle vie legali. Mi piacerebbe avere delle indicazioni in modo da poter risolvere questa situazione per me fonte di pena e sofferenza? Coi migliori saluti F. T. (Ascona)

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In copertina

Illustrazione di Céline Meisser

Come si deduce dall’articolo scritto dalla nostra collaboratrice, lei fa parte di quel folto gruppo di uomini discriminati di fatto e di diritto: insomma, una vittima del male bashing. Il discriminante atteggiamento della sua ex consorte si può oggi concretizzare solo grazie all’appoggio decisivo degli addetti alla “fabbrica dei divorzi”: preture (applicatori della legge), istituzioni, avvocati, operatori sociali, commissione tutorie, ecc. Quando un uomo entra in crisi con la propria moglie (il caso riguarda il 53% delle famiglie ticinesi), diventa una figura giuridicamente e socialmente

fantasmatica, un “castrato” per usare un termine forte. Dal 95% dei divorzi scaturisce una nuova “famiglia monoparentale” (mi scusi l’ossimoro ma il termine l’ho preso in prestito dalla fabbrica, dalla prassi) con a capo una donna. Al padre resta solo il dovere di pagare gli “alimenti”, visto che di educazione e affetto pare che né lui né i figli ne abbiano più bisogno. Ecco allora che i bambini, con repentina metamorfosi, si trasformano in orfani istituzionali, privati, di diritto, degli affetti del padre (e qui sta il vero dramma e il nocciolo paradossale della faccenda). Per il momento non posso che condividere e comprendere la sua disperazione. Se la sua ex-moglie mira a sequestrare i vostri figli, non vi sono né legge, né avvocato, né diritto che possano tutelare lei come padre, ridotto a schiavo del suo presunto diritto (Wo Recht, da Knecht). Meglio lasciar perdere. In Ticino vi sono però due associazioni che si preoccupano di denunciare queste gravissime imgiustizie e sostenere i padri in difficoltà: Papageno (www. mypapageno.ch) e AGNA (www.agna.ch). Si tratta di enti che, unitamente ai vari movimenti nazionali, rivendicano la bi-genitorialità e l’affido congiunto. Entrambe le associazioni difendono anzitutto i diritti dei figli alla paternità (non solo biologica o bancomatica) e sostengono i padri defenestrati affinché non siano privati dei loro affetti… malgrado la legge, malgrado la ex. Cordialmente, Adriano Heitmann


Oltre il Sessantotto 4

“grandi”

Per quelli come me, nati in Italia alla fine degli anni Cinquanta, erano i “grandi”: indossavano camicie a fiori, portavano i capelli lunghi e la sera arrivavano in piazzetta con le ragazze sul sedile posteriore delle motociclette. Ai miei occhi di bimbetto, quella decina di anni in più era un oceano di tempo, uno spazio incolmabile capace di separare la mia esistenza di preadolescente dalla loro vita di giovani adulti. Ma ben altre erano le distanze. Era gente nata alla fine della guerra o immediatamente dopo, un’infanzia trascorsa in anni difficili, durissimi, anni di speranze e sradicamenti. I loro genitori, figli di un paese rimbecillito dai proclami mussoliniani, erano divenuti, appena appena coscienti, burattini da parata o, nel peggiore dei casi, carne da cannone per le scellerate imprese militari del regime. E in questa prospettiva che l’orrore della guerra, a cui molti dei padri avevano partecipato come soldati e in seguito come partigiani o repubblichini, migrò nelle loro coscienze, suffragato dal ricordo ancora vivo di macerie, sacrifici e desolazione. Ma all’alba del Sessantotto le cose erano profondamente cambiate. Quegli stessi padri, impegnati nella ricostruzione dell’Europa, erano stati gli attori primari e comprimari di una repentina trasformazione tecnica che, se da un lato aveva garantito sviluppo e inattese possibilità economiche, dall’altro apriva a conflitti e confronti sociali che di lì a poco sarebbero esplosi in tutta la loro cocente durezza. Volano di questo fenomeno la nuova borghesia, consolidatasi nel processo di ricostruzione degli stati europei, e ormai rivolta all’acquisizione di un potere crescente. Alle spalle del boom economico, solo qualche anno più indietro, il ricordo ancora acceso del mondo contadino, il mondo dei nonni, per i cui valori

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Agorà

I

Pasolini espresse struggente nostalgia. È curioso, ma quando si pensa ai “sessantottini” non si ricorda mai tutto questo. Ed è una dimenticanza grave, perché la storia non procede mai a comparti ma è il prodotto di molteplici cause ed effetti destinati a trasformarsi a breve in nuove cause e nuovi effetti, e così via, all’infinito. Senza ignorare che al tempo della crisi della Baia dei Porci, “loro” erano già sufficientemente grandi per avvertire l’angoscia soffocante di quelle settimane.

In politica Un giorno, intorno ai quindici anni, conobbi un coetaneo i cui genitori appartenevano a un organizzazione della sinistra extraparlamentare. Passai molte giornate a casa loro a discutere di Che Guevara, del maoismo, della necessità di abbattere le diseguaglianze sociali, dell’imminente e inevitabile rivoluzione. Ma la mia pur limitata conoscenza del mondo mi suggeriva che una parte di queste posizioni erano demagogiche e del tutto


Fenomeno epocale o epifania del velleitarismo? Al di là di ogni posizione, il Sessantotto rappresenta, sotto il profilo politico e culturale, uno spartiacque fondamentale nella storia dell’ultimo secolo

Quarant’anni dopo

irrealistiche. Anche le lotte studentesche, all’interno del liceo che frequentavo, mi apparivano animate da inutili violenze e completamente scollate dalla realtà di chi, ogni giorno, piegava la schiena sui banchi di lavoro delle fabbriche. La scoperta della politica come “azione”, avvenne invece qualche anno dopo, quando un parroco “impegnato” in un quartiere ghetto alla periferia di Milano chiese a me e ad altri giovani studenti di sinistra di insegnare nella scuola

serale popolare da lui istituita. L’obiettivo era quello di fornire la licenza media a lavoratori che avevano come unico titolo l’istruzione elementare. Si trattava per lo più di persone emigrate dal Meridione o dal Nordest, ex contadini, gente sbalzata dal proprio ambiente di origine e impegnati a lavorare nelle aziende della cintura milanese. Il loro desiderio di capire meglio la realtà e ciò che gli stava accadendo intorno era forte e di grande stimolo per noi. Mi offrii di

In un recente articolo, pubblicato sul settimanale inglese “New Statesman”, il celebre storico Eric Hobsbawm traccia una sintetica analisi del Sessantotto la cui eredità politica egli considera “relativa, mentre quella culturale è molto più importante”. Un giudizio rigido, solo in parte condivisibile. Non tiene infatti conto dell’oggettiva “liberazione di energie” rappresentata dal Sessantotto non solo sul piano culturale ma anche per quanto concerne l’esperienza politica. Al di là degli ideologismi e delle posizioni di radicalismo estremo, principale terreno di coltura del terrorismo rosso, si aprirono infatti prospettive concrete per la formazione di nuovi contenuti politici dei quali oggi, bene o male, siamo tutti debitori. Si pensi alla crescente attenzione ai problemi ambientali, all’affermazione delle donne nella società e nel mondo del lavoro, alla più libera e meno opprimente concezione della sessualità, alla diffusione del pensiero pacifista. Se poi estendiamo l’osservazione ai fenomeni globali che hanno contrassegnato gli ultimi vent’anni, certo le cose hanno preso tutt’altra piega. I due grandi regimi di matrice marxista-

leninista (Russia e Cina), che avevano ispirato l’azione politica dei movimenti extraparlamentari, si sono convertiti in stati neoliberisti senza però perdere affatto la loro vocazione totalitaria e antidemocratica. Proprio nel corso dell’ultimo e recente Festival dell’Economia di Trento (29 maggio – 2 giugno 2008), Paul Krugman, professore di Economia e Relazioni Internazionali all’Università di Princeton (USA) ed editorialista del “New York Times”, ha messo in luce come l’assioma società di mercato = democrazia sia ormai un concetto “in crisi”, come gli eventi internazionali più recenti stanno mostrando. Per quanto concerne i paesi occidentali, il rispetto dei diritti e delle libertà individuali è divenuto dopo l’11 settembre oggetto di costanti minacce così come il fallimento dell’Alleanza in Iraq ha riproposto scenari e drammi già visti. Fatti epocali che stanno modificando radicalmente la nostra concezione del mondo e del pensiero politico. Ridurre il Sessantotto a un fenomeno di costume fatto di sex, drugs and rock&roll appare quindi un’operazione improbabile (senza nulla togliere a Led Zeppelin, Van der Graaf Generator, Pink Floyd o Grateful ). Forse tutti noi, inclusi i sessantenni di oggi (i sessantottini di ieri), dovremmo iniziare a riflettere sul passato, recuperando quanto di meglio, sotto il profilo dei valori, la generazione dei “fiori” ha saputo esprimere.

Agorà

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» di Fabio Martini; illustrazione di Simona Meisser

insegnare matematica, il che implicava, per esempio, oltre agli argomenti in programma, anche l’analisi della busta paga. Per tre anni quella fu la mia attività politica.


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cuore/amore, sole/viole) o per lanciare slogan; parole che hanno espresso per trent’anni domande, dubbi, una continua ricerca, poche risposte e scarse certezze. L’immagine che Gaber mi restituisce è quella del bambino che si accorge che il re è nudo e ha l’innocenza di dirlo: vede ciò che vedono tutti, ma a differenza degli altri non riesce a starsene zitto. Per questo motivo credo che l’uomo stesse sullo stomaco a molti, anche se oggi amici e ammiratori si sono moltiplicati. Perché il cantautore milanese non si è mai lasciato portare dalla corrente, ma spesso ha aperto la strada alla riflessione critica su ideologie e movimenti. Artista vero, capace di vedere le cancre-

Libri

Sandro Neri Gaber. La vita le canzoni, il teatro Giunti Editore, 2007 Una documentata biografia di Giorgio Gaber, che ripercorre la vita privata e. Con interviste, immagini e i testi delle canzoni.

Internet

www.giorgiogaber.it La Fondazione Giorgio Gaber si impegna da anni nella conservazione e nella divulgazione di tutto ciò che Gaber ha scritto, cantato e suonato.

cuno e non ripetere il solito refrain in cambio di popolarità. È la scelta che Gaber, cantante e autore popolarissimo (chi non conosce i successi degli anni Sessanta come Barbera e Champagne, Trani a gogò, La Balilla? ) ha di fronte alla soglia dei trent’anni. Decide allora di dare un taglio netto e cambiare, non improvvisamente né sull’onda di una moda passeggera e momentanea. Crea il teatro-canzone, un genere nuovo in cui musica, testi si intersecano a monologhi e parti recitate. Da quel momento, con il primo spettacolo teatrale intitolato Il Signor G (1970) e così per trent’anni, Gaber porta la sua canzone nei teatri, lontano dai festival di Sanremo e dai programmi televisivi. Ripenso a questa scelta mentre ascolto uno dei suoi brani che più mi divertono, perché Gaber fa ridere, un riso amaro e sommesso, ma ci riesce. Il brano è La strana famiglia, risale a una ventina di anni fa e parla dei componenti di una famiglia immaginaria (ma non tanto, con gli occhi di oggi) che fanno di tutto per apparire in televisione. Spirito libero, Giorgio Gaber ha saputo afUna delle strofe dice frontare e denunciare con sarcasmo, ironia “… a Roma c’è lo zio e onestà intellettuale i vizi e le aberrazioni Renzo/che è analfabeta della società occidentale ma ha scritto un romanzo/ è sempre lì da ne dell’uomo e della società Maurizio Costanzo…”. Poche parole per quando sono ancora semplici raccontare il mondo dello show televisivo graffi, Gaber possedeva un e del reality, del voler apparire a tutti i cotalento singolare, unito alla sti, dell’esserci comunque anche se non si determinazione necessaria per capisce bene a fare che cosa e in fondo non esprimerlo, anche se questo si sa far bene nulla. Un mondo che ora è significava scontentare qualintorno a noi e un po’ ci rappresenta.

» di Roberto Roveda

Arti

meggia con l’autoradio e fa partire l’ennesimo CD di Giorgio Gaber. La scena è la stessa da giorni e ormai ho capito che mia moglie ha portato in vacanza l’intera produzione gaberiana dal 1970 al 2002! Poche alternative quindi: o Gaber o la radio, più ondivaga e “sdrucciolevole” delle stradine siciliane che collegano le chiese e i palazzi barocchi della Val di Noto. Questo è stato il mio primo vero incontro con Gaber, venato da un pizzico di maschile gelosia, lo ammetto, perché Chiara sembrava quasi perdersi in quella voce. In quelle giornate di ascolto non sapevo neanche dire se Gaber mi piacesse poi così tanto: “Porto un suo disco o La voce del padrone di Battiato sulla famosa isola deserta?”. Eppure quella voce così calda, precisa anche nelle esibizioni dal vivo (e trent’anni fa la tecnologia non permetteva di trasformare chiunque in un novello Sinatra), così “musicale” costringeva anche me a perdermi nelle melodie e, soprattutto, nelle parole. Parole zeppe di significati, quelle di Gaber, non buttate lì per costruire una rima (del tipo

Con tutta la rabbia… Warner Music, 2006 Un’antologia indispensabile per accostarsi alla musica e ai testi del cantautore milanese.

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Ottobre del 2004: Chiara ar-

La forza del signor G

Immagine tratta dal sito www.zegio.splinder.com

Musica


Illustrazione IMMAGINA

NUOVA SEAT IBIZA. DOVE BELLEZZA E TECNOLOGIA SI INCONTRANO. Ancor prima di realizzare gli schizzi iniziali e di progettare una sola vite, i designer e gli ingegneri di casa SEAT avevano ricevuto un input ben preciso: creare una sintesi perfetta di forma e funzione. Il risultato è una SEAT Ibiza del tutto innovativa, della quale andiamo particolarmente fieri. Una nuova SEAT Ibiza che si distingue per il design inimitabile, assolutamente mozzafiato, e che promette un’esperienza di guida fuori dal comune grazie alla dinamicità offerta dall’Agile Chassis. A garantire la massima sicurezza provvedono ESP (programma di stabilizzazione elettronica), AFS (sistema direzionale fascio luminoso) e assistenza alla partenza in salita. Nuova SEAT Ibiza già a partire da Fr. 17’500.–*. Ora disponibile presso il vostro concessionario SEAT. *Ibiza Reference 1.2 12V, prezzo di vendita consigliato. Nella foto: Ibiza Sport 1.4 16V, a partire da Fr. 21’950.– (modello con dotazioni speciali non di serie). Tutti i prezzi incl. IVA al 7,6%. Consumo di carburante/emissione di CO2 1.2 12V/1.4 16V: consumo misto l/100 km: 5,9/6,2, CO2 g/km: 139 /149. Valore medio di tutti i nuovi modelli e marche commercializzati in Svizzera: 204 g/km, categoria di efficienza energetica: B/C.

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Il trucco del fantoccio

Marcello Frixione Come ragioniamo Laterza, 2007 Una utile guida alle insidie della logica e della retorica: un manuale di sopravvivenza per muoversi nella giungla di parole ed espressioni che utilizziamo tutti i giorni.

Telmo Pievani La teoria dell’evoluzione Il Mulino, 2006 L’autore, in questo saggio, spiega con semplicità che cosa davvero è la teoria dell’evoluzione. Un testo indispensabile.

re i bambini tutto il giorno in casa, ma così facendo daremmo ragione al nostro disonesto avversario, che apparirebbe il vincitore del confronto. Potremmo allora dire che siamo stati fraintesi? L’uditorio penserebbe che non ci sappiamo esprimere bene, o che non abbiamo le idee chiare. Si potrebbe dire che non si è mai sostenuta una tesi simile, ma daremmo l’impressione di ritrattare. I fantocci abbondano: la politica, per esempio, ne è piena (mi riferisco agli argomenti fantoccio, anche se a volte il senso potrebbe essere esteso ai politici fantoccio, ma questo è tutto un altro discorso). Nei dibattiti su temi etici, purtroppo, il numero dei fantocci supera di gran lunga quello degli argomenti seri. A intervalli regolari, appaiono sui quotidiani della vicina penisola (ma non si creda che il fenomeno si fermi al confine) dibattiti e polemiche sull’evoluzionismo. “La vita non è nata dal caso”, “Il darwinismo è l’immorale legge del più forte”: queste sono alcune delle accuse mosse agli eredi di Charles Darwin, accuse che si rivelano inconsistenti, appena ci si documenta Un escamotage retorico che consente di colpire sul reale contenuto l’avversario anche quando le sue argomentazio- dell’evoluzionismo. Non c’è dunque difesa, ni sono ineccepibili: è lo straw man argument, contro lo straw man strumento ingannevole utilizzato da politici e argument? Ripensiamo all’incontro tra Ruby commentatori Belge e Idiozan Matos: to il giorno!”. Cosa dire, a perché nessuno dei due poteva ricorrere a questo punto, per difendere questo trucchetto? Perché il pubblico conola nostra sensata opinione? sce la differenza tra un pugile e un pupazzo. Potremmo dire che è ovvio Ecco perché è importante saper distinguere che non si possano lasciagli argomenti dalle loro caricature.

» di Ivo Silvestro; illustrazione di Ulrico Gonzato

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maiali sono mortali; Socrate è mortale; quindi Socrate è un maiale”. Il meccanismo dello straw man argument è proprio quello che abbiamo provato a immaginare applicato alla nobile arte del pugilato: invece di presentare gli argomenti dell’avversario, se ne propone un sunto rozzo ed estremo, che non sta in piedi. A questo punto, se l’uditorio non si accorge del trucco, si ha la vittoria in pugno: qualsiasi cosa dirà, l’altro si mostrerà sulla difensiva, insicuro, pronto a ritrattare le proprie idee. Un semplice esempio: prendiamo una idea sensata e condivisibile, come “è meglio non lasciare i bambini da soli in una strada molto trafficata”. Ecco il fantoccio: “Non puoi tenere i bambini chiusi in casa tut-

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Media

Qualche settimana fa Ruby Belge ha battuto il brasiliano Idiozan Matos, confermandosi così campione del mondo dei pesi welter IBC. Come avrebbe reagito il pubblico, accorso numeroso alla Gerra di Lugano se Ruby, invece di affrontare l’avversario, avesse estratto un pupazzo con le fattezze di Idiozan e, dopo aver tirato un paio di pugni al fantoccio sbattendolo fuori dal ring, si fosse proclamato vincitore? Difficilmente lo avrebbero applaudito, e sicuramente nessuno gli avrebbero attribuito il titolo. Chi va a vedere un incontro di pugilato vuole assistere a un incontro leale, non a una farsa: desidera che il proprio idolo vinca, ma onestamente, non con l’inganno. Purtroppo non sempre questo avviene: il trucco del fantoccio è un espediente usato, con successo, in molti contesti culturali. Gli inglesi lo chiamano straw man argument, argomento dell’uomo di paglia o dello spaventapasseri. Gli esperti chiamano questi trucchi fallacie logiche: ragionamenti che sembrano corretti, ma lo sono solo in apparenza. Una fallacia molto famosa è il (presunto) sillogismo “Tutti i

Libri


MGB www.migros.ch

LĂŠger. Tanto gusto, niente rimpianti.


www.recellular.com Portale di un’azienda che si occupa in specifico della raccolta e del riciclaggio dei telefoni cellulari usati. I proventi vengono in parte utilizzati per opere benefiche.

Esiste un’altra strada: quella del riutilizzo. Alcuni imprenditori hanno avviato delle attività grazie a cui vecchi telefonini ancora funzionanti vengono reimmessi nel mercato come telefoni “di cortesia”, per sostituire temporaneamente quelli in riparazione, oppure venduti sul mercato dell’usato. Molti di questi apparecchi prendono la via dei paesi in via di sviluppo, grazie ad aziende come GreenPhone, che compra telefoni ancora funzionanti, e ReCellular, il cui slogan è “Hello again”. La questione viene affrontata anche dalle Nazioni Unite, che hanno lanciato l’iniziativa StEP (Solving the E-Waste Problem) per trovare degli standard internazionali per il riciclaggio e ampliare il mercato per il riutilizzo. La situazione in Svizzera è buona: un’ordinanza obbliga i consumatori a restituire gli apparecchi di cui intendono disfarsi ai commercianti, i quali, insieme ai fabbricanti e agli importatori, sono tenuti a riprenderli. Il prezzo dei prodotti nuovi include una tassa di riciclaggio anticipata. Un miliardo di telefonini l’anno. È la dimenMa i cellulari vecchi sione del mercato mondiale dei cellulari sono solo la punta nuovi. E quelli vecchi? Iniziative pubbliche, dell’iceberg dei rifiuti private e internazionali cercano di smaltire elettronici. Ogni anmilioni di tonnellate di rifiuti ad alto conte- no migliaia di tonnellate di televisori, nuto tecnologico (e tossico) videoregistratori, comsede in Belgio, inceneriscono i puter e altri apparecchi elettrici ed elettrotelefonini a più di mille gradi. nici vengono dismessi. Altro che cimiteri I metalli preziosi così estratti di telefonini, il rischio è quello di trasforvengono venduti all’industria mare le nostre cantine in fosse comuni, e, tra gli altri, agli orefici. colme di materiale potenzialmente dannoso.

» di Marco Faré

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“Sono ancora buoni, ma a chi servono?”: con queste parole si chiude un articolo del ‘New York Times’, dal titolo “In tante scrivanie, un cimitero di telefonini”, pubblicato nel luglio del 1998. Dieci anni fa. Il problema non è nuovo e di certo non è destinato a diminuire: nel 2007 in tutto il mondo sono stati venduti più di un miliardo di cellulari. La nostra coscienza ecologica dovrebbe vietarci di buttarli nella spazzatura. Le conseguenze sarebbero devastanti: i telefonini contengono sostanze che, se smaltite in modo sbagliato, possono diventare tossiche. Oltre a queste, però, contengono anche tracce di materie prime pregiate come argento, rame, platino e oro. Aziende come la Umicore, con

www.greenphone.com Il sito consente di accedere a un programma di riciclaggio di cellulari usati e fornisce indicazioni sui materiali presenti al loro interno e articoli sull’argomento.

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Società

Sparsi tra cassetti e scaffali, in casa mia riposano ben otto telefonini. Ne uso soltanto uno, il più recente, che ho ricevuto in omaggio dal mio operatore qualche giorno fa. Come tutti gli altri, del resto. “Acquistati” a costo zero grazie a prolungamenti del contratto di abbonamento. Il primo risale a una decina di anni fa, quando il costo degli apparecchi e degli abbonamenti calò tanto da rendere la telefonia mobile accessibile a tutti. È enorme e ha un’antenna di un paio di centimetri, impossibile tenerlo in tasca. Non scatta foto, non vibra e ha uno schermino piccolo piccolo in bianco e nero. A paragonarlo con il design stiloso dei cellulari di oggi, l’aspetto è davvero antiquato. Otto telefonini in dieci anni, eppure non sono un fanatico. Ho approfittato della generosità degli operatori telefonici, peraltro non disinteressata, che mi ha consentito di stare al passo con i tempi, più o meno, e di avere apparecchi sempre in garanzia. Io li ho tenuti tutti perché non si sa mai, ma il problema dello smaltimento dei telefonini, nonostante la breve storia della telefonia mobile, si è già presentato.

Ancora buoni, ma a chi servono?

Riciclaggio (illustrazione tratta da www.brandsoftheworld.com)

Internet


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iMan

33 Giuglio, anno 2359, Loogano, Hellvexia, Deserti Uniti d’Europa. Il mio nome è Carolina, sono un automa mascolino (iMan) di sei anni. Il mio padrone è un maschio caucasico afrogiapponese di nome Matilda (oggi praticare il razzismo è assai più difficile e i nomi unisex) mi è molto affezionato (è lui che mi ha chiamato Carolina, il mio vero nome è -/*!?), tant’è che non sembra ancora intenzionato a portarmi al Ciminiero degli Automi per lo smantellamento atomico e il riciclaggio dei componenti gravemente inquinanti in trita legumi o stampanti a getto di polpo.

Dovete sapere che nel 2359 un automa di quattro anni è già considerato vecchio e superato. Chi ci crea bada di più all’estetica che non alla resistenza effettiva delle parti. Così la gente si fionda al Gigamercato non appena vendono modelli con una qualsiasi banale innovazione. Ai tempi ero un modello assai bellino, una novità vera, “un gioiello di antropodesign e funzionalità”, scrisse un redattore di “Donne e Automi”. Ho iridi di un profondo azzurro Led, capelli in fibra ottica che possono ricrescere e mutare di colore, ho un dito medio Laser, ho il regolatore di gioia/tristezza nella voce e riesco a fare più

di trecento espressioni facciali (i modelli di quest’anno arrivano a mille, riescono, ad esempio, a fare l’espressione “mica tanto convinta”, la “mi sento misteriosamente attratto” o la “mamma mia che odore”). Sono vecchiotto, sei anni sono tanti e cominciano a farsi sentire, devo ammetterlo. Non masterizzo più come una volta, i cd che sforno saltano tutti. Ho fatto errori con la contabilità domestica (con un disavanzo di sei scatole di pelati), ogni tanto mi si spegne il braccio, oppure rimango bloccato in un’azione, e mi è capitato (che sfiga…) di bloccarmi in una convinta stretta di mano. Il tizio a cui mi pre-

sentavo ha fatto causa al mio padrone per sequestro di persona. Ma nonostante tutto questo Padron Matilda non ha ancora trovato il coraggio di buttarmi via. Sarà che vive da solo, sarà che non ha molti amici, sarà che è uno che si affeziona. Sarà… Ma il mio problema più grande resta un altro. Ieri mattina avevo la sveglia regolata alle nove in punto, ebbene non ha funzionato, non mi sono acceso automaticamente. Ha dovuto pensarci il padrone con qualche strattone (probabilmente si tratta di un circuito che non fa più contatto, chissà). Ho il terrore di addormentarmi e non svegliarmi più…

» di Kurt Sghei

Benerdì

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Gol, tifosi, barbecue: la festa è iniziata!

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te a fiamman Vincete un cabriolet


Caccia al panico 12

o dei nevrotici. Dopodiché subentra la paura anticipatoria: la paura di avere paura è un’emozione che spinge spesso i soggetti colpiti a isolarsi. È stato anche stabilito che gli attacchi di panico sono correlati ad altre problematiche quali la depressione e l’agorafobia (paura di camminare per strada, negli spazi aperti, nelle piazze e in mezzo alla gente). Ma questo disturbo non fa distinzioni, così come non è la risposta all’appartenenza a una particolare condizione sociale. Coglie le persone di qualsiasi estrazione, anche quelle che hanno avuto un’infanzia serena, che non credono all’inquietudine geopolitica del mondo o che non hanno mai subito traumi. È sufficiente la realtà urbana di oggi, é sufficiente vivere in questa società, in cui i

D. Razzoli et al. Vivere senza ansia Red Edizioni, 2003 Riconoscere l’ansia, imparare a sconfiggerla e a curarla. Un guida utile per comprendere un disturbo che colpisce milioni di persone.

M. Morelli Meditazione con le Mudra a mani unite Red Edizioni, 2008 Lo yoga per le mani è in grado di apportare grandi benefici alla nostra salute, anche sul piano psicologico. Una tecnica facilissima dai notevoli benefici.

dose di sensibilità individuale è di solito proporzionale alla densità e alla frequenza degli attacchi.. È un disturbo che sorprende perché lo si associa spesso a una reazione esterna dovuta, per esempio, alla vista di qualcosa di estremamente spiaevole, come un serpente o qualche cosa che ci terrorizza. Alla comparsa dei sintomi, mai avvertiti prima, la perdita di controllo aumenta, rendendo la persona colpita molto vulnerabile. Spesso si innesca quando siamo chiamati a esporci pubblicamente: il parlare in pubblico, eseguire un canto o una musica con uno strumento, sono situazioni critiche che possono facilitare questo tipo di condizione. In realtà, se osservato su un piano strettamente psicologico, l’attacco di panico ci rivela che quello che stava prima chiuso dentro di noi, da una qualche parte, si sta manifestando: sensi di colpa o i ricordi repressi si esprimono attraverso il nostro corpo. Ecco allora scattare l’allarme perché il corpo é lo specchio del nostro stato di coscienza e di incoscienza. Ma i sistemi per sconfiggere questo disturbo sono numerosi e spesso efficaci. È indispensabile caBreve e inaspettato, l’attacco di panico può povolgere la situacolpire chiunque nelle situazioni e nei modi più zione, sostituendo diversi. Si può guarire se si seguono tecniche i pensieri positivi a quelli negativi, mirate di rilassamento e respirazione che con- affidandosi a tecnitribuiscono a gestire lo stress che di rilassamento, alla respirazione e rapporti e i sentimenti sono alla meditazione. Nelle sue forme più gravi ambigui, incerti e conflittuali e limitanti, è preferibile invece ricorrere per iniziare un viaggio nella alla terapia cognitivo-comportamentale o a confusione mentale e nel disedute di psicoterapia che solitamente viene sagio ed ecco che l’attacco combinata con l’assunzione temporanea di di panico si manifesta. La medicamenti antidepressivi.

» di Nicoletta Barazzoni; illustrazione di Simona Meisser

Salute

alcun preavviso, a prescindere dall’età e dalle circostanze. In realtà, l’attacco di panico è una reazione difensiva, l’espressione di un conflitto, ci dicono gli esperti di psicanalisi, tra una pulsione e il nostro Io. Può impossessarsi di noi in qualsiasi momento, mentre siamo in un centro commerciale, durante un viaggio in autostrada o in spazi nei quali la fuga sembra davvero impossibile. Non di rado viene scambiato per un attacco di cuore, poiché si è vittima di forti palpitazioni che si alternano alla paura di morire e a quella di impazzire. Al sopraggiungere del primo episodio, non si ha il tempo di capire che cosa stia succedendo: si imputa la crisi di panico a un malessere fisiologico legato a problemi organici, anche se avvertiamo che quello che stiamo vivendo è qualcosa di straordinario, di irreale. Il battito del cuore si fa sempre più veloce, il respiro si altera, con un senso di oppressione al petto che impedisce qualsiasi reazione, aumenta la sudorazione, lo stordimento, il senso di vertigine. L’angoscia che ne consegue spesso non la si verbalizza per il timore di essere considerati degli ossessivi

»

Avviene all’improvviso, senza

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» testo di Gabriele Scanziani; fotografia IMMAGINA

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Tuttora abbiamo più un rapporto d’amicizia che un classico rapporto genitori-figlio. Mio padre rappresenta tutto quello che io, purtroppo, non sarò mai. Ho anche scritto una frase per lui in un testo in cui dico: “la tua generazione ha dato tutto, la mia generazione invece ha preso tutto”. Lui dà sempre e comunque: si sveglia alle sei tutti i giorni, lavora in fabbrica, fa sacchetti in plastica tutto il giorno in mezzo a un rumore assordante. Non ama rischiare, timbra il cartellino, fa le sue otto o nove ore di lavoro e poi si dedica ai suoi passatempi. Questa normalità gli dà un equilibrio che è la sua vera forza. Chi può dirsi davvero equilibrato oggi? Prendi me, lare. Le case popolari in geper esempio, sono lo specchio che riflette la nerale sono l’ambiente più sua immagine al contrario. Sono il confuso stimolante del mondo. Ci perenne, ho i miei obbiettivi ma non so trovi l’idraulico, ci trovi la mai se sono quelli giusti. Ho trentatre anni, mamma di qualcuno che è vado per i trentaquattro e faccio una musica in carcere, ci trovi i bambini che si chiama rap in un posto come questo. nel cortile, tra i quali c’ero So che non è il suono del Ticino, che fare anch’io, che giocano a palloil rapper non è come lavorare in banca, ma ne sulla ghiaia. Ricordo queè il mio equilibrio. Ho trovato l’equilibrio sto cortile enorme, dove non nell’instabilità. Ho fatto di tutto: ho lavorato c’era verde ma c’era competicome agente di sicurezza per pagarmi il prizione, voglia di farsi notare. Il mo disco e perfino in un canapaio durante quartiere popolare è una fuciil boom di quei commerci. Non ero l’addetto na di personalità incredibili. alla vendita anzi, sembra incredibile ma io lì Molte delle cose che so, come vendevo dischi, questo non mi ha impedito l’arte di arrangiarsi, sapersi di vedere ogni genere di persona passare in adattare alle situazioni, le ho quel negozio. Ho visto gente armata, tizi in imparate da questi ragazzi. giacca e cravatta, ho visto ragazzini, ho viLe case popolari sono il mio sto tossicodipendenti che arrivavano prima bagaglio culturale numero dell’apertura mattutina. Erano in negozio uno, anche se mi ritengo un prima di me. Il periodo dei canapai è stato senza bandiera. Ora ci sono come salire su una giostra, però è stato anche gli Europei e nel mio palazil motore del cambiamento. zo tutti hanno fuori la loro Dopo quel periodo ho iniziato a crearmi un bandiera d’origine, l’unica lavoro con la musica, conoscendo persone finestra senza una bandiera è che organizzavano concerti, suonando tutti i la mia. I miei genitori vivono fine settimana, collaborando con altri artisti. in Italia, io vivo in Svizzera Finché non hai un’etichetta discografica alle e stiamo a un chilometro di spalle, devi essere il manager di te stesso, ocdistanza. Ci divide un fiume. cuparti dello studio di registrazione, insomNato a Lugano e cresciuto a Varese, storia di ma è un lavoro vero. un rapper che ha trovato l’equilibrio nell’inIo dal 2001 ho fatto sei stabilità, con la musica come punto d’arrivo album, seguendoli in ogni fase, dalla scrittura, alla registrazione, alla vendita. In effetti, Cosa devo dirvi, la mia nazioogni momento della mia vita è legato a una ne è un fiume. canzone. Spesso penso che sia lei, la musica, Mio padre è un frontaliere, a gestire la mia vita invece del contrario, mia madre è svizzera, si sono è la colonna sonora della mia esistenza e conosciuti nel Malcantone e continua a suonare. Anche ora. Anche in quando sono nato lui aveva questo momento. ventitre anni e lei diciassette.

Maxi B

Vitae

uesto per me è il periodo del cambiamento, è il periodo della maturazione. Mi sveglio verso le otto e mezza, la mia giornata parte con la musica, la prima cosa che faccio non appena apro gli occhi è accendere lo stereo. Sono affezionato al rap ma posso ascoltare rock, reggae, pop, classica, qualsiasi cosa per iniziare la giornata va benissimo. In compagnia del sottofondo musicale faccio una doccia, luogo dove nascono tutte le mie canzoni, seguita dalla colazione che mette in moto il mio cervello. E per mettere in moto i miei due neuroni ci vuole un’ora, precisa. Non ho orari fissi, se devo registrare una canzone vado in studio verso le dieci e mezza di mattina e ci resto fino alle sette, sette e mezza. Non ho bisogno di pranzare per forza, una volta iniziato a lavorare non c’è speranza di fermarmi. La mia giornata tipo è in uno studio di registrazione, il mio studio di registrazione, circondato dalla gente di cui mi fido. In generale non sono uno spirito mondano. Amo godermi la mia casa, che finalmente possiedo, un duplex che ho sognato per molto tempo e che oggi condivido con la mia compagna. Non è una villa ma mi piace molto, l’ambiente, il calore del legno, insomma mi piace. Ci trascorro volentieri la sera, che è il momento in cui la mia testa lavora meglio. Perfino davanti al nulla della televisione elaboro parecchie cose che poi riverso nei miei testi e il giorno dopo scrivo o registro. È difficilissimo avere successo svolgendo il lavoro del musicista, dell’artista in generale, bisogna lavorare sempre. Oggi sarebbe impossibile fermare del tutto il motore della mia curiosità che mi costringe a guardarmi intorno, a filtrare ciò che vedo per poi scriverlo. Sono nato a Lugano nel 1974, al Civico, portato ancora in fasce a Varese dove sono cresciuto. Varese, ippodromo, case popolari. Zona partico-

»

Q


Reportage

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Obesità infantile che la forza sia con te… di Giancarlo Fornasier fotografie di Céline Brentini

“Camminare riduce l’immensità del mondo alle dimensioni del corpo” Henry David Thoreau

Tamara, Elisa, Lorenzo, Tania, Elia, Mattia… Dietro questi nomi vi sono dei ragazzi, come tanti che vivono nel nostro cantone. Li accomuna un progetto, Pesovia, e un amico, il dottor Paolo Peduzzi, pediatra attivo nel Bellinzonese e che da qualche anno segue piccoli gruppi di bambini e adolescenti che vivono quotidianamente portandosi addosso “qualche chilo di troppo”


Alcune domande a… una piccola paziente ■ Laura (il nome è di fantasia) ha 11 anni, costume a due pezzi, cuffia azzurra, loquace. Si cimenta insieme ai suoi compagni in una gara utilizzando dei galleggianti. Grandi incitamenti alla propria squadra. E Laura certamente non passa inosservata. Pare di assistere a una puntata dello storico Giochi senza Frontiere: l’obiettivo è riempire un contenitore servendosi di un bicchiere che fa la spola da una parte all’altra della vasca. Una cosa è certa: qui ci si diverte e l’aspetto ludico è prevalente, su tutto. Ma l’ora volge al termine… qualche ragazzo già pensa alla prossima uscita. Laura si avvicina… sorride:

Reportage

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Sembra che vi divertiate parecchio da queste parti. Ridete, scherzate... vi aiutate. Ti piace l’attività in piscina… Sì, certo che mi diverto! Anche se di solito siamo di più. Ma quando siamo in pochi è meglio, c’è meno confusione. Io adoro andare in piscina. Con la scuola ci andiamo solo poche volte all’anno, con Pesovia invece una volta alla settimana. I miei compagni sanno che vado in piscina e faccio altre attività, come le passeggiate. Lo racconto, per esempio, quando il maestro ci chiede cosa abbiamo fatto durante la settimana. Quando lo racconto, alcuni compagni sanno già che cos’è, altri invece me lo chiedono sempre… Io gli dico che siamo un gruppo di bambini sovrappeso che fanno un po’ di sport per perdere qualche chilo… Ma quando parli di sovrappeso i tuoi compagni sanno che cosa vuol dire? Beh… è un bambino che ha troppo peso per la sua età. L’altro giorno il maestro ha spiegato alla classe che cosa vuol dire essere sovrappeso, perché ha visto alcuni compagni che compravano dei dolciumi al chiosco. Ci ha spiegato che se facciamo il peso diviso l’altezza ti esce l’indice di massa corporea, così dal numero che trovi capisci se sei ciccione oppure no… Io non posso più prendere dolciumi questa settimana… ne ho già presi due e invece dovrei mangiarne uno solo (ride e fa le spallucce, ndr.). Ho una dieta che devo seguire. Me l’ha data la dietista di Pesovia, Nathalie: c’è scritto quante cose posso mangiare durante la settimana… ad esempio, la carne quattro volte, le uova due volte, la verdura invece deve sempre esserci sia a pranzo sia a cena, come l’insalata…

Le 18 sono passate da pochi minuti. I ragazzi in costume da bagno corrono attorno alla piccola piscina. Esercizi di riscaldamento, le braccia si alzano, saltelli. Pancia, sedere... i palmi delle mani colpiscono il corpo. Quasi un esercizio tattile-sensoriale per conoscersci. La pelle percossa suona come uno strumento. Il clima è allegro… oggi sono in sette, ragazzine e maschietti, anche se solitamente sono quasi il doppio. Si gettano in acqua, saltando… una sorta di liberazione. Il peso ora è relativo. Romina Gentilini e un collaboratore seguono i ragazzi in piscina. Il nuoto appartiene a tutti… ma la tecnica è importante, l’armonia nei movimenti, scivolare sull’acqua con il minimo sforzo. La ricerca della linea ideale. Se possibile, insomma, si migliora…

Sono delle indicazioni che riesci a seguire con facilità oppure a volte… A volte sì, a volte no… A casa la mamma mi controlla, ma ogni tanto… Poi un po’ mi sento in colpa. Però so che basta non mangiare troppi dolciumi, tipo una scatolina di quegli orsetti al giorno è troppo… anche se sono buoni… Non ti viene il mal di pancia? Non trovi che una mela, per esempio, sia migliore? A me non viene male alla pancia. E poi sono buoni… A volte mangio della frutta, ma quando la mamma compra le merendine al cioccolato… Tipo a colazione, anche se spesso mangio


anche i cereali con il latte… ci metto un goccio di caffè e poi un po’ di zucchero. Ma al massimo 2 cucchiaini, non di più. Prima hai usato il termine ciccione. Ma secondo te che cosa significa? Tu l’hai capito…. Si, ciccione vuol dire avere troppi chilogrammi. Secondo il mio papà se sei magra tutti ti vogliono, se sei più robusta nessuno ti vuole… Ma anche lui ha un po’ di pancia, in verità… E credi sia una cosa vera? No! Ci sono ragazze robuste che hanno il fidanzato… non è diverso essere più grossi… I tuoi compagni a scuola la pensano come te? Sii… noo... Alcuni non la pensano come me… forse quasi tutti. A volte non vogliono che giochi con loro perché sono sovrappeso. Ad esempio, oggi ho litigato perché alcune

le ultime cifre disponibili per il Ticino risalgono all’anno scolastico 2003-2004: in sovrappeso 13.3%, obesi 3.6% dati raccolti nell’ultimo anno di attività del Servizio di ginnastica correttiva riferiti agli allievi e allieve di 3ª elementare del cantone (Servizio di medicina scolastica) ragazze… ehh… ogni tanto mi sento spiata, guardano che cosa faccio e come faccio le cose. Non è bello sentirsi spiati… solo la polizia lo può fare. È un po’ da egoisti fare così con i compagni. Poi a volte mi dicono una parola… obesa… e mi viene una rabbia. Qualche volta rispondo, qualche volta no. Ma quando sento quella parola, mi dà un tale fastidio, perché la dicono in un certo modo… è discriminante. Poi l’altro giorno mi hanno incolpato perché avevo litigato con una mia compagna: gli altri ragazzi dicono che le ho detto una brutta cosa perché è di colore. Ma non è vero, hanno capito male. Non mi credono, ma io ho lasciato perdere. Però il maestro crede che potrei averglielo detto. Ma per me non c’è nessuna differenza tra chi è di pelle scura oppure no… verde… o che ne so… come non c’è nessuna differenza tra chi è grosso oppure no. Siamo lo stesso umani, siamo persone. Sono motivi inutili per litigare. Piuttosto è meglio parlarne e risolvere il problema che dirsi parolacce. Una volta le dicevo anch’io… ora capisco che non serve a niente. È vero che si dice scusa, che non lo farai mai più… anche se poi prometi ma tanto la rifai… E con i ragazzi di Pesovia che rapporti hai? Sono contenta di stare con loro e con i maestri (le persone che coordinano le attività, ndr.). Domenica facciamo una grigliata a Bodio con dei giochi… Se mio padre sa della grigliata direbbe: “Ma che dieta è questa se si fa la grigliata…?”.

un bambino su cinque oggi è sovrappeso

Reportage

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Alcune domande al… dr. Paolo Peduzzi ■ Confrontati al bombardamento mediatico che ci vuole sempre magri e belli, a qualsiasi età, e alle campagne di prevenzione che dipingono una società occidentale sempre più sedentaria e sovrappeso, abbiamo voluto incontrare il dottor Peduzzi per capire innanzitutto che cosa lo ha spinto a creare Pesovia ma, in particolare, aiutarci a comprendere l’origine e le cause dell’obesità infantile. Dottor Peduzzi, ci racconti cosa l’ha spinta a creare Pesovia e come ha avuto inizio questo progetto. “Sin dall’apertura del mio studio, nel 2002, mi sono reso conto che i ragazzi sovrappeso erano molti, che stavano male e che parlare di questo tema con le loro famiglie era possibile. Anzi, poteva diventare una “porta” d’entrata per affrontare tematiche familiari altrimenti inaccessibili. Potrà sembrare scontato, ma in pediatria il supporto psicologico è fondamentale, sia nei bambini sia nei genitori. Credo profondamente a questo tipo di approccio, tanto che oggi gli incontri con i miei piccoli pazienti avvengono in gruppi misti genitori-bambini, nei quali si discute apertamente con entrambe le parti, in modo libero. In questo senso, Pesovia rappresenta la volontà di agire, la necessità di fare qualcosa. Il progetto è stato avviato nel 2005, agendo sin dall’inizio con questo spirito, in modo diversificato e multidisciplinare.

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Un impegno su più fronti che vede la collaborazione di profili diversi… La ricerca di collaboratori si rivelò indispensabile. Mi mossi inizialmente tra le mamme dei ragazzi trovando una dietista e una psicologa, alle quali si aggiunsero un’ergoterapista e una ex docente con esperienze sportive che cominciò ad occuparsi delle attività con i ragazzi. In una prima fase avevamo programmato un incontro la settimana di due d’ore: comprendeva un’attività fisica (di solito in piscina), una consultazione psicologica e i consigli di una dietologa. In particolare, l’attività in piscina permette di “alleggerire” il già notevole peso dei ragazzi, sottoponendo la loro struttura a minori sollecitazioni. In più è molto divertente e loro possono fisicamente mostrarsi per quello che sono. L’aspetto ludico è fondamentale: secondo il mio punto di vista, nessuna attività deve avere un aspetto eccessivamente competitivo, si danza, si gioca senza imposizioni… altrimenti si cade nell’errore di annoiare velocemente i ragazzi, perdendo in motivazione. Ci siamo in seguito resi conto che anche altre attività sarebbero state utili: cercare funghi, passeggiare… o slittare sulla neve. E due ore diventavano un tempo certamente insufficiente. I ragazzi, ad oggi, sono impegnati per 30/35 incontri annuali, che

Immagine tratta dalla campagna di prevenzione di Promozione Salute Svizzera (www.promozionesalute.ch)

avvengono solo durante il periodo scolastico: un lavoro svolto come dicevo a più livelli e su tutti sin dall’inizio. Credo sia intuibile che il problema del sovrappeso non trova soluzione nella sola imposizione di un regime alimentare rigoroso. I giovani devono essere anche seguiti psicologicamente, perché il disturbo alimentare ha origine diverse. Pensiamo al sovrappeso come a una pianta con delle radici che affondano nel terreno della quotidianità. Se queste sono malate e noi miriamo alla sopravvivenza dell’organismo, le radici devono essere curate, non strappate. Eventualmente deviate, correggendole in terreni diversi. Che nei ragazzi possono essere la riconquista dell’affettività dei genitori, l’interesse verso nuove attività oppure l’allontanamento dalle pressioni a cui sono sottoposti”. Che cosa definisce un bambino come “obeso” e quale incidenza ha il fenomeno, dal suo osservatorio, sulla popolazione infantile ticinese? “L’IMC o Indice di massa corporea – in inglese BMI, un rapporto tra peso e altezza (kg/m²), ndr. – è un indice fondamentale per capire, almeno inizialmente, la situazione del ragazzo. Vi sono dei grafici che mettono in relazione, sottoforma di curve, l’età, l’altezza e il peso delle persone. Un soggetto è considerato obeso quando il suo IMC è superiore a 30 punti: pensate ad una persona alta 1,75 metri che pesasse 92 chilogrammi. Solo da un IMC di 30, definito Adipositas, la sanità pubblica e le casse malattia riconoscono e coprono i costi di un’eventuale cura. Un valore accettabile per un adulto, ma non per un bambino, nel quale già un IMC superiore a 20 è problematico. E gli ultimi dati forniti dal Dipartimento sanità e socialità mostrano che in Ticino un ragazzo su cinque è sovrappeso. Un valore drasticamente in aumento, in Svizzera come in Europa e nel resto del mondo industrializzato. Come ha scelto i ragazzi che potevano rientrare nel suo progetto? “Ho cominciato a seguire bambini che già frequentavano il mio studio: ho chiesto loro di tenere un piccolo diario-calendario di cosa mangiavano e quali attività svolgevano. Annotazioni che poi analizzavamo assieme, chiedendo l’aiuto di


uno specialista in dietetica. Ma l’idea ha funzionato solo per alcune settimane: i ragazzi perdevano alcuni chili che, purtroppo, riprendevano in seguito. Ricordo il caso di una ragazza molto in sovrappeso, la cui madre era, al contrario, molto attenta alla linea. L’inizio di un’attività in proprio della signora coincise con un aumento di peso notevole della figlia. Lei cresceva sempre di più, al punto che, durante un colloquio, chiesi alla ragazza quando mangiava. Mi rispose che lo faceva mentre la madre era al lavoro. Alle parole della figlia, la madre reagì in modo aggressivo, forse si sentiva incolpata di un’assenza di un paio d’ore che lei non considerava rilevante. La ragazza reagì piangendo… la dimostrazione che alla base c’era un problema interpersonale. Oggi questa adolescente non è più in cura da me: ma la rivedo di tanto in tanto e mi pare la sua situazione sia solo peggiorata…”. Quale relazione esiste tra disturbo psichico e alimentazione? Che cosa si cerca e si trova nel cibo? “Alla base di questo comportamento sta uno dei principi etologici basilari. Il mammifero quando è sotto stress mangia, poiché ha una secrezione di ormoni dello stress – come il cortisolo – che provocano la fame. È fisiologico. Un riflesso molto astuto e che trova delle spiegazioni logiche. Basta osservare cosa avviene in natura: la volpe prima all’inizio della stagione invernale assiste alla scomparsa del cibo, sempre più carente con l’arrivo del freddo. Allora accumula energie, sotto forma di grasso. Un comportamento spinto da uno spirito di conservazione innato, corretto e sano. Ma se questa situazione stressante è costante, continua nel tempo… le cose cambiano. Pensiamo a un coniglio che ha la prolungata presenza di una volpe alle sue spalle. Il coniglio molto probabilmente morirà di fame non riuscendo ad alimentarsi correttamente… oppure si lascerà morire non mangiando, certo della sua fine. Un modo di morire molto subdolo, ma terribilmete efficace: quello di non alimentarsi più, l’anoressia che si contrappone all’iperalimentazione. Questi disturbi alimentari sono più lunghi, duraturi e difficili da trattare. Anche tra i più giovani. Riemergono con il tempo e ti accompagnano purtroppo per tutta la vita. Il problema è che i bambini non hanno gli stru-

menti per riconoscere il problema e porvi rimedio. E dunque è necessario seguirli. Anche attraverso quello che li circonda. Ne è un caso esemplare l’educazione rispetto al bombardamento pubblicitario, come le merendine. I bambini sono impotenti davanti a questi messaggi forti e mirati… qui la famiglia diventa essenziale: è lì che i problemi devono essere risolti, prima di tutto. Nelle relazioni tra i genitori, nelle crisi e nelle tensioni create, ad esempio, dalle separazioni e che si riversano inevitabilmente sui ragazzi…”. Lei ha l’impressione che le persone che riconoscono che in famiglia esiste il problema obesità sappiano come muoversi e a chi rivolgersi? “Ho l’impressione di no. E ne ho avute le prove. In seguito alla conoscenza attraverso la stampa del progetto Pesovia, sono stato contattato anche da persone residenti nel Vallese, genitori che mi chiedevano se potevo aiutare i loro figli. Uno dei tanti episodi significativi che mi hanno permesso di capire come, in effetti, il problema non si ferma al riconoscimento e all’accettazione del problema. È necessario anche agire, e sapere a chi rivolgersi. Chi ti prende in carico? Chi ti segue? Serve una struttura, oltre a persone di riferimento, motivate e disponibili, collaborative. Nel caso di Pesovia senza nessun fine lucrativo e spesso servendosi di spazi inappropiati. Pensate che quando nell’agosto del 2005 ho voluto riunire genitori e ragazzi per illustrare il progetto, non avevo nemmeno uno spazio adeguato e sufficiente a ospitare le persone coinvolte. Affittare una sala costituiva un ulteriore costo… e ancora oggi riunire i genitori dei ragazzi che partecipano a Pesovia costituisce un problema”. Come viene recepita l’obesità infantile nelle strutture private e pubbliche cantonali? “Sino al 2007 le casse malattia erano insensibili al problema, almeno per quanto concerne i disturbi alimentari nei ragazzi sotto i 16 anni. Ora le casse riconoscono e pagano interventi solo se rientrano all’interno di una normativa specifica. Da poche settimane il nostro progetto è stato riconosciuto da Santésuisse e finalmente da giugno riceveremo, per la prima volta, delle sovvenzioni”. ➜

In Svizzera un bambino su venti è obeso. E la tendenza è in crescita...


Già, i costi… Chi ha sostenuto in questi anni l’onere finanziario di Pesovia? “Il mio budget era per il primo anno di 25.000 franchi (2005-2006, ndr.). Comprendeva piscina, animazioni, aspetti dietetici, trasferte e affitto delle stutture. Inizialmente il gruppo era composto da 11-12 ragazzi. Il denaro aveva una sola provenienza: le mie tasche. La valutazione dei costi è stata, per il primo anno, abbastanza problematica. Le spese sono sempre imponderabili, ma una volta definito il progetto mi sono subito attivato verso le casse malattia dei ragazzi che avevo deciso di seguire. Le risposte giunte erano prevalentemente negative: le casse non erano tenute a pagare e rifiutavano anche piccoli contributi, suggerendomi di rivolgermi al responsabile di Santésuisse per il Ticino. Vista l’aria che tirava, decisi di dare inizio comunque al progetto. I ragazzi non potevano aspettare. Le sorprese sono arrivate col tempo. Alcune casse mi hanno proposto un sostegno limitato alle spese della dietista, che ammontavano a circa 500 franchi a ragazzo; una delle casse, invece, decise di coprire la quasi totalità dei costi del bambino in cura, chiedendomi di tenerli aggiornati sull’evolversi del progetto e naturalmente sui risultati ottenuti. Il budget a mio carico si ridimensionò, scendendo per il primo anno a circa 18/20.000 franchi. Chiesi naturalmente anche un contributo di 200 franchi a ragazzo alle famiglie coinvolte. Una cifra simbolica che salì gli anni seguenti a 400. Un modo per motivare maggiormente le parti in gioco…”.

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Il gruppo di ragazzi coinvolti in Pesovia sono gli stessi che segue dal 2005? “No, in questi tre anni sono cambiati. Nonostante le richieste, ci siamo fermati a un gruppo di 13 ragazzi. Ho avuto richieste d’aiuto anche dal resto del cantone… pediatri che mi proponevano di seguire loro pazienti e che, nel limite del possibile, ho accolto con molto piacere. Quali sono stati primi risultati che ha potuto oggettivamente ottenere? “I risultati sono stati duplici. Primo: l’IMC è stato bloccato e cioè i ragazzi hanno perso peso in rapporto alla loro altezza. Secondo: un miglioramento della qualità di vita, un aspetto che non ha riscontro oggettivo. In questo senso ci dobbiamo fidare delle parole dei genitori: il piacere rinnovato di andare a scuola, sentirsi meglio integrati rispetto ai compagni e ai coetanei. La qualità di vita è quella che ti permette di vivere meglio e che passa, in particolare negli adolescenti, attraverso l’accettazione da parte del gruppo. Se tu ti senti male nel tuo essere “ciccione”, nella tua pelle, starai male e la tua qualità di vita sarà inevitabilmente bassa o quantomeno poco soddisfacente. Se invece tu sai di essere sovrappeso, ma la tua condizione è migliorata nel tempo, starai meglio e la tua qualità di vita migliorerà. Sarà buona quando sarai tra i primi a essere scelto nel momento della formazione della squadra di calcio della scuola, per esempio. Nel linguaggio del gruppo è così che capisci di essere stato accettato e stimato. Questa è la qualità di vita. Ma come valutarlo? Certamente i ragazzi vivono meglio una volta perso del peso in eccesso, ma oggettivarlo è difficile. Nella valutazione del grado di successo di Pesovia è essenziale osservare come le dinamiche del gruppo sui ragazzi che seguo evolvono nel tempo, come muta il loro rapporto con gli altri. Questo non significa che per essere accettato il ragazzo deve essere magro, ci mancherebbe. Ma il primo successo sta nel riconoscere che non si è l’unico “ciccione” della classe… che non si è per questo diversi e impossibilitati nel fare tutte le attività a cui i coetanei si dedicano”.


Abitudini alimentari, vita sedentaria, costituzione, problemi familiari: possiamo identificare fattori che incidono maggiormente sull’obesità infantile? “Tutti i punti citati sono importati e per questo non ne tralasciamo nessuno. Anche se nei ragazzi è sovente un disagio quello che poi porta al sovrappeso. La costituzione fisica e i fattori genetici incidono forse nel 5% dei casi. Che spesso poi diventano fattori più complessi, di tipo psico-fisico. L’ho potuto notare in un ragazzo che faceva quattro allenamenti settimanali, tra calcio e unihockey. Malgrado questo era in notevole sovrappeso. Scoprimmo che questo adolescente, una volta terminati gli allenamenti e rientrato a casa, si attaccava letteralmente al frigo, senza nessun controllo. Aspetto che si sommava al fatto che in famiglia non c’era un corretto regime alimentare. Pensi che dopo alcuni incontri, furono gli stessi genitori a lanciare un segnale, ammettendo che forse un aiuto era necessario. Ecco, io ritengo che questo tipo di risultati siano estremamente importanti, perché toccano la problematica alla radice”. In precedenza lei sollevava il tema delle attività extra scolastiche. Esiste un rapporto tra queste ultime e l’obesità? Ha l’impressione che i ragazzi dedichino poco del loro tempo all’attività fisica? “Rispondo provocatoriamente con una domanda: e se invece il problema fosse da ricercare nella pretesa che questi ragazzi debbano per forza di cose riempire la loro giornata di attività? Attività sportive e altro ancora, mentre la madre lavora, il padre pure per potere pagare il leasing dell’auto nuova… Vede, come nel caso citato in precedenza, molti dei ragazzi che seguo si trovano troppo spesso ad autogestirsi, a casa come fuori, senza figure che li guidino. Le tensioni familiari, di cui parlavamo in precedenza, sono elementi estremamente pericolosi che accentuano l’isolamento e la nascita dei disturbi alimentari. Dobbiamo innanzitutto capire per quale ragione questi ragazzi mangiano tanto, e non di che cosa si abbuffano. Se come pediatra non riesco a farmi un’idea del perché… beh, sarei ai piedi della scala. Non vorrei forzare il paragone, ma prendiamo l’esempio delle tossicodipendenze: le persone che assumono cocaina e lo fanno anche solamente per una volta, credo dovrebbero chiedersi perché ne hanno sentito il bisogno, quali sono le ragioni della ricerca di quel tipo di “aiuto”… sono problemi relazionali, lavorativi oppure ancora una volta da ricercare nel nucleo familiare? Mi ripeterò, ma è necessario capire non tanto il cosa ma il perché. Questo spiega la visione multidisciplinare che sta a monte di Pesovia: il problema è alimentare, certamente, ma questo è quello che sta “fuori”… “dentro” che cosa c’è? Per quello che riguarda le attività fisiche, nel nostro progetto queste costituiscono una parte molto importante. Cerchiamo, in particolare, di portarli a scoprire attività che sono per loro nuove. Pensi che ci sono miei pazienti che risiedono nelle valli superiori e che non hanno mai avuto una slitta... Lo abbiamo scoperto organizzando un’attività lo scorso inverno. Ma che cosa credete che facciano nei periodi invernali questi bambini, quando fuori casa hanno la neve quattro mesi l’anno? Stanno davanti alla TV, in compagnia di videogiochi e internet... invece di uscire e muoversi. Ritorniamo inevitabilmente alla famiglia: il luogo dell’educazione, della crescita personale e della scoperta del sé attraverso quello che ci circonda…”. Ci congediamo... Il medico alza gli occhi al cielo… Mi chiedo se in questa giornata di sole, che doveva essere dedicata alla sua famiglia, non si sia pentito di aver sollevato per l’ennesima volta punti di vista e problematiche che certamente sta ripetendo da qualche anno. Non lo

Il dottor Paolo Peduzzi nel suo studio di Bellinzona

trattengo oltre… Paolo, però, accende il suo computer e mi mostra alcune immagini dei suoi piccoli pazienti ripresi durante le uscite e le attività del progetto Pesovia. Le commenta e nei suoi occhi vedo qualcosa che va oltre la sua professione e il sovrappeso. E, riprendendo le sue ultime parole, mi convinco come la comprensione di noi stessi debba, per forza di cose, passare attraverso la scoperta di quello che ci sta attorno. Forse Thoreau*, nel suo bosco, l’avrebbe riassunto con queste parole: “Camminare significa aprirsi al mondo. L’atto del camminare riporta l’uomo alla coscienza felice della propria esistenza, immerge in una forma attiva di meditazione che sollecita la piena partecipazione di tutti i sensi (...) Spesso camminare è un espediente per riprendere contatto con noi stessi!” Sono quasi certo che l’autore non pensasse alle passeggiate nei centri commerciali, anche se oggi paiono i luoghi migliori dove ritrovarsi. E riempire anima… e stomaco. * Henry David Thoreau (1817 - 1862), scrittore e filosofo statunitense. Walden ovvero La vita nei boschi (in italiano pubblicato da Rizzoli e Donzelli) è il resoconto dell’avventura dell’autore, che passò ben due anni (4 luglio 1845 - 6 settembre 1847) della propria vita in una capanna sulle sponde del lago Walden, vicino alla cittadina di Concord nello stato del Massachusetts. Qui cercò un rapporto intimo con la natura, ritrovando se stesso in una società che non rappresentava, ai suoi occhi, i veri valori da seguire. I brani riprodotti in questo articolo sono tratti dal volume citato.

Reportage

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CON UN OCCHIO AL PASSATO E L’ ALTRO AL FUTURO

Cuori speranzosi e simboli della pace, propri del periodo hippy, prendono intanto vita sui modelli , in alternanze di vuoti e bassorilievi, sia sul frontale sia sulle aste, magari a comporre una spiritosa firma d’autore. Forme king size, in perfetto stile anni Sessanta con “quel non so che” da diva misteriosa e ammaliatrice per gli occhiali firmati e realizzati da . Poiché il gioco della seduzione è a metà strada fra pudore ed esibizionismo. Grande è bello, anche a rischio di sembrare la caricatura di una mosca, cosa che pare non intimorire un’icona delle big shades come Victoria Beckham. Ne è convinta pure che, con il know how di , realizza l’esemplare Butterfly che ricorda una farfalla gigante con le ali spiegate. Neanche scherzano in fatto di taglia, suggerendo un modello televisore a schermo panoramico, così come piaceva nei contradditori anni Settanta in bilico tra le intemperanze sessantottine e un genere androgino più femminista che femminile. E mentre punta su modelli unisex da rock star o da enigmatico agente segreto, da indossare anche in discoteca tanto per mantenere l’incognito, by , per un uomo dinamico e ricercato, sviluppa i prototipi pilot e aviator d’antan con lenti decisamente oversize. Siamo o non siamo in tempi di vintage? Il top di tali suggestioni lo raggiunge citando se stesso con l’occhiale da sole “Tavarnelle”dal merletto del borgo toscano, già usato una cinquantina d’anni fa per un sandalo famoso. Ed è per logica stilistica che la griffe sviluppa soluzioni e modelli per così dire classici, ma con innesti di dettagli dal design puro e prezioso come

/oschino

Tendenze

46 Con un occhio – è il caso di dirlo – volto al passato e l’altro al futuro, gli occhiali dell’estate, se da una parte si giovano della ricerca di materiali di nuova e sorpredente leggerezza, dall’altra riscoprono le forme enfatizzate nei film hollywoodiani dei tempi d’oro, con le sagome un po’ eccessive dei decenni dai Cinquanta ai Settanta. Basta miscelare il tutto secondo il dna fusion della moda contemporanea. Tendenze confermate al , il Salone milanese dell’Ottica. E se è pur sempre irresistibile l’appeal di dive e divine, di star e starlette d’epoca, creature solari che, oltre a ricordare l’aria svagata di Marilyn e le altre, amano farsi sedurre dal lusso degli eyewear di by . Gioielli luminosi imbrillantati di Swarovski all’angolo obliquo della cornice a “gatta” in acetati dai freschi colori gelato. Di grande impatto anche le sofisticate mascherine con doppio ponte di , dove la preziosità cromatica dell’oro è resa ancora più splendente da una pioggia di microstrass. La nostalgia non dimentica certo i “fanaloni”alla Audrey Hepburn scuri e rotondi, magari con lenti sfumate, contornate da un sottile filo metallico e logo “I” riempito di smalto a fungere da cerniera, nel gusto singolare di by .

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il monogramma “F” in colorati zirconi. Con prezzo consono, anche se non è il costo a spaventare chi vuole qualcosa di raro. by , per festeggiare i vent’anni della sua linea di occhiali, ha difatti rieditato in oro due dei suoi storici modelli. Intanto ripara gli occhi dal solleone con maschere fascianti, o gocce bislunghe in acetato a macule di leopardo. Un sinuoso serpente in strass si attorciglia nel terminale a mò di coda, negli esemplari da vista nati per guardare, ma anche per farsi guardare. Ebbene sì, il sapore rètro è più che un sospetto. L’allure è quello nostalgico del passato, però il risultato è più che moderno poiché la tecnologia fa passi da gigante. Ne è un esempio il modello creato da ispirato all’universo di Saint Germaine de Près nel segno del noir, ma con avveniristiche lenti toriche. Sempre grazie all’esperienza di un produttore come , da , disegnati da , si trovano gli enormi occhiali di plastica, con una placca bijou in metallo traforato riproducente tralci e corolle da “Figlie dei Fiori”.

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-uardami negli occhiali!

È indubbio che il vecchio assioma “guardami negli occhi” si è ormai trasformato in “guardami negli occhiali”. Complice è sempre la moda che da strumenti di correzione visiva e protezione li ha eletti a must di ogni stile. Del resto se l’occhio è lo specchio dell’anima, l’occhiale potrebbe essere il modo per esprimerla... La caratteristica degli ultimi nati in casa è l’intercambialità delle astine in allegre tinte unite e fantasie grafiche in modo da adattare le nostre protesi correttive a ogni tenuta. Vige la stessa filosofia da , anzi oltre alle aste, con un sem-

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plice gesto, si cambiano pure la forma e il colore (tra cui l’ottimistico rosa) delle lenti. La cromoterapia continua con che, dopo aver reso variegati e trasformisti come Zelig gli occhiali da vista, ci riprova con le tipologie da sole. Il frontale rimane lo stesso, ma si può variare con i laterali. Basta un click! Colore come energia positiva e ritmo. by rilancia il twist, il ballo che impazzava negli anni Sessanta, ne traduce il movimento con aste attorcigliate e tridimensionali. Difatti usa l’acetato come fosse colorata plastilina, o meglio il Pongo. Originale anche la forma delle lenti che studia la geometria di cerchi, quadrati, ellissi. Sono destinati a continuare la leggenda i mitici wayfarer della , diventati oggetti di culto indossati dai Blues Brothers e compagnia. Ma l’epopea degli occhiali creati per l’American Air Force continua a prendere quota con le modernissime lenti a specchio, incorniciate non più solo di nero, ma di tinte vibranti e variegate. E se la suggestione cromatica rileva il legame dell’occhiale con la moda vestito, non manca di tradurre i tipici motivi a righe e zig-zag su nuove plastiche fiammate che vanno dalle sfumature del cielo estivo agli striati dal bordeaux al viola, senza dimenticare il bianco avorio. Grande fermento altresì nelle care, indispensabili montature da vista, specialmente per accontentare i fruitori più esigenti: i bambini. A loro dedica modelli glasant in gomma, forme squadrate e rotonde in plastica e metallo con frontali che si accompagnano a puzzle coloratissimi (naturalmente) che compongono le aste. Blu, azzurro, verde, rosso e giallo per i maschietti, mentre le bambine vezzose possono scegliere tra turchese, fucsia e lilla. Per trasmettere allegria anche a chi li guarda affettuosamente negli... occhiali.

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Tendenze

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» di Marisa Gorza

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Marte e Plutone sono dalla vostra parte. Fate appello al vostro potenziale nascosto per risolvere le difficoltà. Se non vi disperderete in inutili ansie e agirete con determinazione potrete raggiungere risultati inaspettati.

Settimana superlativa per la vita affettiva, favorita da numerosi transiti nella vostra nona e undicesima casa solare. Approfittate di questo momento per concedervi un viaggio. Importanti progetti potrebbero prendere il via.

Toro

Scorpione

Momento professionale estremamente costruttivo per i nati in aprile. Cercate di progettare con lungimiranza il vostro futuro, perché se agirete bene in questa occasione ne beneficerete per lungo tempo. Sorprese sul piano sentimentale.

Verso il fine della settimana Venere, entrando in Cancro, interesserà i valori espressi dalla vostra nona casa solare, quella dei viaggi. Cercate di vivere questo nuovo transito aprendo il vostro cuore ad altre culture e allargando i vostri orizzonti.

Gemelli

Sagittario

Settimana di passione segnata dall’opposizione tra Sole e Venere con Plutone. Gli astri puntano il dito sulla vostra settima casa solare, quella dei rapporti a due: possibile stravolgimento della vita a due innescato da un exploit dei sensi.

La Luna del 17 e 18 vi spinge ad amplificare ogni vostra emozione. Se dovete risolvere una qualche questione con il vostro partner cercate sempre di misurare le parole. Mercurio in opposizione potrebbe dar luogo a numerosi fraintendimenti.

Cancro

Capricorno o

Verso la fine della settimana Venere entrerà nel vostro segno. Approfittate di questo transito per abbellirvi e per rinnovare il vostro look. Vi renderete conto che avete più charme del solito. Non cedete eccessivamente alle tentazioni della gola.

A fine settimana Venere entrerà in opposizione nella vostra settima casa solare, quella del matrimonio. Non siate indolenti con il vostro partner, non esitate a manifestargli il vostro amore. Contatti professionali favoriti dal transito di Mercurio.

Leone

Acquario

Marte e Plutone di transito potrebbero regalarvi un grosso risultato, soprattutto nei giorni 17 e 18 giugno. Cercate di evitare gli scatti di rabbia nei confronti di un occasionale interlocutore. Siate più determinati verso i vostri obiettivi.

Settimana ricca di flirt favoriti dal passaggio di tre pianeti nella vostra quinta casa solare, quella delle relazioni sessuali e dei divertimenti. State però attenti a non stravolgere i rapporti con il vostro partner: Marte transita nella casa del matrimonio.

Vergine

Pesci

Settimana importante per i nati della terza decade soggetti all’azione rivoluzionaria di Urano: cambiamenti improvvisi nella vita affettiva. Periodo più tranquillo per i nati della prima decade: non sono da escludere avanzamenti professionali.

Cercate di controllare le vostre inquietudini, intorno al 17 e il 18 sarete soggetti all’azione della Luna oltre che a quella di tre pianeti nella vostra quarta casa solare. Possibile emergere di situazioni irrisolte con vostra madre.

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Elemento: Aria - mobile Pianeta governante: Mercurio (transita nel segno dal 2 maggio fino al 9 luglio) Relazioni con il corpo: braccia, polmoni, sistema nervoso Metallo: mercurio Parole chiave: loquacità, dualità, curiosità mutevole Galanti e scanzonati, i nati nei Gemelli rivelano spesso qualche difficoltà ad approfondire i rapporti sentimentali per la loro naturale tendenza a evitare impegni che limitano la libertà personale e per il marcato bisogno di indipendenza, aspetti che inevitabilmente tendono a scoraggiare i partner. L’amore resta comunque uno degli ambiti di maggior rilievo nella loro vita proprio per la natura idealista e un po’ sognatrice che li caratterizza. La capacità di mostrare affetto e passionalità dipende molto dal momento: possono essere capaci di donarsi senza riserve all’altro e il momento successivo mostrare una freddezza e un’indifferenza disorientanti. In realtà, i Gemelli vivono una dimensione ideale e interiore molto intensa che spesso si converte problematicamente nella ricerca di un “compagno/a” di fatto inesistente, proprio perché risultato tutto mentale di un’aspirazione a un perfetto equilibrio fra affinità elettive e intesa intellettuale. Questa prerogativa li rende però spesso insicuri ed emotivamente incerti il che favorisce, alla fine, l’unione con persone dal carattere protettivo e dai modi rassicuranti. Dotati di intelligenza viva ed elettrica, sono il più delle volte persone simpatiche, non prive di un’affascinante giovialità che tende a favorire lo sviluppo di relazioni e il rapporto con gli altri. Abili conversatori, si appassionano all’attualità, sia essa culturale o politica, rivelando un vero e proprio talento per quanto concerne le pubbliche relazioni. Moda, libri, spettacoli, arte, politica sono infatti le loro passioni rispetto alle quali si mostrano generalmente bene informati e attendibili.

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Astri

Il Sole transita nel segno dei Gemelli dal 15 maggio al 21 giugno

» a cura di Elisabetta

Bilancia

“volgendom’io con li etterni Gemelli…”

Ariete

Gemelli


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In collaborazione con i Cantoni, le assicurazioni e la FMH.

Gli spuntini davanti alla TV fanno doppiamente ingrassare. Guardare

la televisione non aiuta certamente a mantenere un peso corporeo sano. Se inoltre si spizzica è ancora peggio. Questo vale per il vostro bambino, ma anche per voi. Infatti, davanti al televisore si avverte troppo tardi la sensazione di sazietà, oppure non la si avverte del tutto. Mangiate quindi di proposito solo a tavola. Inoltre, evitate di passare troppo tempo davanti allo schermo e spegnete il televisore quando svolgete un’attività comune, sia in casa sia fuori. Basta poco per cambiare tanto. www.promozionesalute.ch

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Âť Illustrazione di Adriano Crivelli


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Le soluzioni verranno pubblicate sul numero 27.

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1. Opera di Sciarrino • 2. Proclami, bandi • 3. Rammentato • 4. Mezza stazza • 5. Adamo fu il primo • 6. Solcare il terreno • 7. Ammalia il marinaio • 8. Vocali in stringate • 9. Cons. in viale • 10. Belva striata • 15. Straccio, pezza • 17. Cuor di Caino • 19. Mistero, arcano • 21. Notato, guardato • 23. Inoffensiva • 25. Alcolisti Anonimi • 28. Svincolarsi, sprigionarsi • 30. Incombenti • 32. Così si augura la notte e la sera • 37. Radio Svizzera • 40. Vino senza pari • 44. Nome di donna • 46. Il dio egizio del sole • 48. Terna • 51. Topo ginevrino • 52. La dea greca dell’aurora • 54. L’alieno di Spielberg.

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1. Convincenti • 11. Articolo di fondo • 12. Disegnare con l’ago • 13. Pari in esatto • 14. Le segnano le lancette • 15. Mezza paga • 16. Aria... poetica • 18. Il figlio di Anchise • 20. Intacca la vite • 22. Ne ha tanti il Matusalemme • 24. Curva fluviale • 26. Fiume engadinese • 27. Stop! • 29. Ho Chi Minh • 31. La sposa di Anfione • 33. Le iniz. della Masoni • 34. Germania e Belgio • 35. Antica città della Mesopotamia • 36. Il nome di Girardelli • 38. Pedina coronata • 39. Lapalissiani • 41. Sopra • 42. In mezzo al coro • 43. Il Loi attore e regista • 45. Fu ucciso nel bagno • 47. Il punto in cui albeggia • 49. Epoca • 50. Abbellire, adornare • 53. Cons. in desio • 55. Antico Testamento • 56. Il pronome dell’egoista • 57. Soccorsi, assistiti • 58. Le iniz. di Savoia.

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“Monte Carasso, Convento delle Agostiniane”. Nota della Redazione Avvisiamo le gentili lettrici e i cordiali lettori che a questo concorso fotografico non è legato nessun premio.

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Soluzioni n. 23

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La soluzione a Epigoni è: Follie di Brooklyn di Paul Auster (Einaudi, 2005).

Epigoni A quale romanzo appartiene il seguente finale? La soluzione nel n. 27. Al vincitore andrà in premio “Gli uomini che fecero il Ticino” di Franco Celio, Edizioni laRegioneTicino, 2007. Fatevi aiutare dal particolare del volto dell’autore e inviate la soluzione entro giovedì 19 giugno a ticino7@cdt.ch oppure su cartolina postale a Ticinosette, Via Industria, 6933 Muzzano. “Ma cos'ha la loro vita che non va? Cosa diavolo c'è di meno riprovevole della vita dei Levov?”.

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