Ticino7

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L’appuntamento del venerdì

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Valle Cannobina Reportage

Agorà Anticipo alimenti Società La sindrome di Stoccolma Salute I segreti dell’alchimia

03

numero

Corriere del Ticino

laRegioneTicino

Giornale del Popolo

Tessiner Zeitung

CHF. 2.90

con Teleradio dall’11 al 17 gennaio


Non accade qui, ma adesso Contro la tortura, la violenza e in difesa dei diritti umani

Agisci ora! www.amnesty.ch


numero 3 9 gennaio 2009

Agorà Anticipo alimenti: il Cantone batte cassa Arti Jazz. Sulla strada di Sonny

DI

DI

GIANCARLO LOCATELLI

Media Internet. Vedi alla voce “diffamazione”

DI

Tiratura controllata 90’606 copie

Chiusura redazionale Venerdì 2 gennaio

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Direttore editoriale Peter Keller

Redattore responsabile Fabio Martini

Salute I segreti dell’alchimia Vitae Fabio Girlanda

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DI

FABIO MARTINI

SAMANTHA DRESTI

Reportage Valle Cannobina

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MARCO FARÉ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Società Sindrome di Stoccolma. Il primo “amore”

Impressum

ANTONELLA SICURELLO

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MARIELLA DAL FARRA . . . . . . . . . . . . . . . .

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SAMANTHA DRESTI; FOTOGRAFIE DI ROBERTO BUZZINI

Tendenze Teatro. In viaggio con Lorenzo

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MARISA GORZA

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Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Coredattore

Giancarlo Fornasier

Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

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In copertina

La Valle Cannobina vista da Spoccia Fotografia di Roberto Buzzini

Libero pensiero Gentili lettori, come annunciato alcune settimane or sono, dedichiamo lo spazio di Libero pensiero alla risposta alla signora C.P. di Lumino, la lettrice che interveniva in merito alle relazioni fra uomini e donne, tema di cui Ticinosette si è spesso occupato. La lettera in questione, benché offra spunti di un certo interesse, sembra afflitta da una serie di profonde contraddizioni. Certamente l’umanità è composta da due generi complementari e indispensabili alla prosecuzione della specie. Ci sembra però sbagliato assegnare caratteristiche rigide agli universi maschile e femminile. L’aggressività come la dolcezza, la forza come l’intuizione non possono essere comportamenti riconducibili esclusivamente al femminile o al maschile ma sono – fra virgolette e nel bene e nel male – patrimonio condiviso e comune. Che vi siano violenze, costanti e frequenti abusi fisici e psicologici, anche molto gravi, sulle donne è un fatto indiscutibile. Ciò non toglie, però, che le violenze esercitate dalle donne all’interno degli ambienti familiari o della coppia risultino meno visibili e appariscenti ma non per questo meno significative o deleterie. Nella seconda parte della lettera – di cui avevamo proposto un’ampia sintesi per ovvie ragioni di spazio – la lettrice oltre a sostenere che il processo di maschilizzazione è l’unico strumento per l’affermazione della donna in un mondo dominato dai maschi, aggiunge che forse questo rappresenta una sorta di revanche e di giusta “vendetta”, comprensibile e tutto sommato più che giustificata, visti i secoli di

dolore e fiamme patiti dalle donne. Riguardo poi al divorzio come conquista soprattutto femminile, mi pare un’affermazione di parte. Il vantaggio casomai riguarda entrambi i coniugi e pur condividendo l’idea che una coppia possa scegliere liberamente del proprio futuro ciò non toglie che il divorzio rappresenti sempre e comunque un fallimento o almeno il riconoscimento tardivo di una scelta sbagliata. Il problema, cara signora, è che se affrontiamo la questione da questa prospettiva non se ne verrà mai fuori. Se, infatti, alla misoginia opponiamo l’avversione verso il maschio, il risultato sarà solo quello di vedere crescere la conflittualità a discapito dei figli e della qualità generale della nostra esistenza. È quello che lei desidera? Io, no certamente. Non è facile gestire il rancore e la frustrazione, di questo ne siamo coscienti: sono sentimenti che avvelenano moltissimi divorzi che potrebbero altrimenti svolgersi in un clima di civiltà e reciproco rispetto. Il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, nella sua lucida ma spesso cinica esplorazione dell’universo umano, giunse ad affermare che in fondo “i matrimoni conclusi per amore (cosiddetti d’amore) hanno l’errore per padre e la necessità (il bisogno) per madre”. Sarà anche vero ma, pace all’anima sua, è solo una parte della questione. Che poi tutto il resto, per astuzia intellettuale o eccessiva proiezione personale, non venga espresso, affrontato o dichiarato, beh, questa è un’altra faccenda su cui tutti dovremmo impegnarci a riflettere. Fabio Martini


Anticipo alimenti: il Cantone batte cassa

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A

lla fine del 2005 il Governo ticinese, rispondendo a un’interrogazione del deputato Gianni Guidicelli, lo aveva annunciato: una parte del recupero dell’anticipo alimenti sarebbe potuta finire nelle mani di una ditta privata, seguendo l’esempio del Canton Friborgo. Il Ticino recupera, infatti, soltanto il 30 per cento degli alimenti anticipati alle famiglie monoparentali e con questa performance è il fanalino di coda nella graduatoria svizzera dell’incasso di crediti. Nell’ottobre 2007 il Cantone ha bandito un concorso pubblico per assegnare all’esterno il compito di andare a battere cassa dai genitori che non hanno quindi pagato gli alimenti ai figli minorenni e hanno un debito nei confronti dello Stato. Il mandato è stato affidato lo scorso marzo a una società di Paradiso, “La Difesa C. SA”. “Questa ditta si occupa di una parte dei casi non correnti, cioè a quelli relativi a dossier che attualmente non ricevono più prestazioni”, precisa Sara Grignola Mammoli dell’Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento (Ussi). La società di incasso dovrà recuperare 39,5 milioni di franchi. “Tra aprile e novembre sono stati consegnati alla Difesa 485 dossier, che rappresentano solo una parte dei casi di cui dovrà occuparsi”, aggiunge. Nel rapporto del Consiglio di Stato, presentato alla fine del 2007 su alcune mozioni riguardanti l’anticipo alimenti e il suo recupero, si legge che “il contratto che s’intende stipulare è il seguente: nessun pagamento in contanti alla società d’incasso, ma possibilità di trattenere una percentuale dell’importo recuperato; a uscite zero per lo Stato, quindi, le sue entrate dovrebbero migliorare”. Martino Rossi, direttore della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie, conferma: “Il contratto con la Difesa prevede il versamento di una percentuale che abbiamo comunque cercato di contenere”. Di quale percentuale si tratti non è dato sapere. “È un contratto concluso tra le parti”, spiega Grignola Mammoli. “Per ovvi motivi anche di concorrenza, non può quindi essere reso pubblico”.

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Agorà

Il Governo ha affidato parte del recupero dei crediti concessi alle famiglie monoparentali alla società d’incasso La Difesa C. SA di Paradiso. Che busserà alla porta dei genitori insolventi per recuperare 40 milioni di franchi Anche Manlio Picardi, assistente alla clientela della Difesa, non si sbottona né sulla cifra ricevuta dal Cantone né sui casi trattati e gli importi finora incassati: il mandato imporrebbe il massimo riserbo sul lavoro svolto.

Poco personale per casi “vecchi” Il Cantone giustifica l’attribuzione di questo incarico a una ditta privata con la mancanza di personale: i pochi addetti al recupero dell’Ussi, infatti, riescono a concentrarsi sui “casi correnti” di anticipo e non su quelli in cui l’obbligo di versare i contributi alimentari ai figli è scaduto (ma rimane l’obbligo di rimborsare allo Stato gli importi anticipati). Altro ostacolo al recupero è l’insolvibilità del debitore, “garantita” per esempio da un attestato di carenza beni o dalla dimora fuori cantone: in questi casi, infatti, l’azione di recupero è temporaneamente sospesa. Una società specializzata in recupero crediti, pagata per rintracciare i “vecchi” debitori e approfondire le loro situazioni, dovrebbe avere meno difficoltà a portare a termine un compito non certo piacevole. Ma non è sempre così: un genitore debitore, che dispone di un reddito di poco superiore al minimo esistenziale, non sarà in grado di restituire allo Stato la somma dovuta, neppure dopo aver ricevuto la lettera della società di incasso. A quel punto l’azione di recupero si interrompe e la palla passa nuovamente al Cantone. Il recupero risulta ovviamente più facile se il genitore insolvente esercita un’attività lucrativa dipendente: scatta, infatti, l’istanza di trattenuta sul salario (il debitore ha comunque la possibilità di opporsi alla procedura esecutiva). Il Cantone può anche accordare la rateizzazione del debito. Il mancato pagamento rischia persino di scaturire in una querela penale da parte della parte lesa (moglie, figlio o chi da essi delegato).

Meno recuperi, meno anticipi Il sistema di recupero è da anni sotto accusa perché il Ticino continua a incassare meno


Informazioni: Ufficio delle famiglie e dei minorenni, viale Officina 6, 6500 Bellinzona; tel. 091 814 71 01, dss-ufam@ti.ch, www.ti.ch/ufam.

di altri cantoni. Il Governo spiega così questa differenza: “Risulta che in alcuni cantoni la percentuale di recuperi è superiore, proprio perché quei cantoni praticano da sempre, e in modo più incisivo del Ticino, la limitazione temporale dell’erogazione di anticipi: se il debitore non rimborsa almeno parzialmente il suo debito, dopo due anni l’anticipo cessa e, in alternativa, si offrono, se richieste e necessarie, prestazioni sociali. Esattamente quello che si è fatto anche da noi con la riforma del dicembre 2004”. Dal 1° gennaio 2005, infatti, è stata introdotta la limitazione dell’anticipo alimenti alle famiglie monoparentali con figli minorenni: dopo 60 mesi cessa l’erogazione dell’aiuto. Questo limite ha però riacceso il dibattito sul recupero dei crediti: incassando di più si potrebbe ripristinare integralmente l’anticipo alimenti. Ma alla fine del 2006, per un solo voto, il Parlamento ha bocciato la proposta, avanzata dal deputato pipidino Giovanni Jelmini, di abrogare la limitazione temporale. La scelta di introdurre tale limite si baserebbe su una semplice constatazione: secon-

do il Consiglio di Stato dopo cinque anni le probabilità che il debitore paghi gli alimenti sono scarse. E sarebbe ancora più difficile recuperare i crediti. Quindi, allo scadere del lustro, le famiglie si ritrovano con un’entrata in meno e lo Stato riduce le spese. “La norma è stata introdotta come misura di contenimento del disavanzo del Cantone”, sottolinea Sara Grignola Mammoli. “Il genitore può però chiedere prestazioni di natura sociale mirate quali, per esempio, gli assegni integrativi e le prestazioni assistenziali. Per chi fosse già al beneficio di tali prestazioni, la revoca della pensione alimentare può essere compensata dall’adeguamento delle indennità”. Il Consiglio di Stato ha fatto poi quattro conti: nel 2006 la limitazione temporale ha comportato una diminuzione della spesa lorda annua per anticipo alimenti di 5 milioni di franchi. Tenuto conto delle variazioni di spesa e di ricavi, la reintroduzione degli anticipi nel preventivo 2008 sarebbe costata al Cantone 3,4 milioni di franchi. Come dire che il Governo non farà passi indietro.

» di Antonella Sicurello; illustrazione di Danila Cannizzaro

Alcuni dati L’anticipo alimenti versato spetta al genitore non sposato, separato o divorziato che non riceve gli alimenti dall’altro genitore; quest’ultimo dovrà poi restituire al Cantone i soldi versati. È indipendente dal reddito (può ottenerlo una madre che ha uno stipendio di cinquemila franchi, come una che percepisce soltanto duemila al mese). È concesso al massimo per cinque anni e l’importo non supera i 700 franchi mensili per ogni figlio minorenne. La richiesta va presentata all’Ufam, che poi passa la pratica all’Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento (Ussi) per l’erogazione. Dal 2001 alla fine del 2007 i casi pagati di anticipo alimenti si sono dimezzati: da 1.048 sono passati a 587. La quasi totalità di queste famiglie è guidata da donne.


Sulla strada di Sonny

Dischi

The cry! Firebirds Sonny Simmons registra nel 1962 con il sassofonista e flautista Prince Lasha The Cry!, tra i più importanti album free jazz mai pubblicati, e alcuni anni più tardi Firebirds (1967), entrambi per la Contemporary Records. Firebirds verrà in seguito proposto come album dal vivo nel 1974 (Live At The Berkeley Jazz Festival, Birdseye Records). Illumination! Album con il sestetto di Elvin Jones e Jimmy Garrison edito dalla Impulse! Records. Ristampato nel 1998, è stato originariamente pubblicato dalla stessa casa discografica nel 1963.

tromba, Clayton Thomas al contrabbasso e Paul Lovens alle percussioni in alcune date ticinesi e milanesi, dove il gruppo si è presentato eterogeneo e in splendida forma. Due figure storiche, Simmons e Lovens, sono affiancate da due esponenti più giovani della scena improvvisativa internazionale, Bettini e Thomas. Il punto d’incontro è nel riferimento al linguaggio del jazz e della musica improvvisata. “Sono stato influenzato dalla natura più che Come risulta chiadai musicisti, eccetto che da Charlie Parker, ro dal nome scelto, Roots (radici), i quatil quale suonava proprio come un uccello”: tro intendono trarre parole di Sonny Simmons, uno dei grandi ispirazione dal contatto diretto con le radici innovatori del jazz delle proprie tradizioil mondo del jazz negli anni ni e dal confronto fra i punti di vista che da Sessanta. esse scaturiscono. Quanti di noi riescono a Il mese scorso abbiamo avuto immaginarsi in giro per il pianeta a lavoil piacere di ascoltare Roots, rare, all’età di settantacinque anni, dopo un quartetto formato appununa vita come quella che per sommi capi to da Sonny Simmons al sax abbiamo raccontato? Qualcuno ci riesce. contralto, Guy Bettini alla Con allegria, credendoci.

» di Giancarlo Locatelli; illustrazione di Micha Dalcol

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facendosi chiamare Blackjack Pleasanton. Soltanto nel 1994 venne casualmente riconosciuto da un passante europeo e, una volta che si furono riaccesi i riflettori su di lui, poté iniziare una nuova fase umana e artistica, densa di soddisfazioni e nuove collaborazioni: per esempio con Michael Marcus nei Cosmosamatics, Anthony Braxton e molti altri ancora. Simmons suona il sax contralto e il corno inglese. La sua visione musicale nasce da una riflessione profonda sulle ricchezze della natura, della tradizione della musica sacra nero-americana, delle memorie dei riti africani e dei primi incontri col jazz alla radio, Count Basie e Duke Ellington. Il suo linguaggio è ricco di riferimenti ad animali, uccelli, alberi, inni e ritmi tribali. Alla sua musica Simmons assegna una funzione guaritrice e purificatrice. Per lui la musica è una missione spirituale. Scrittore e poeta oltre che musicista, Simmons può essere considerato come uno dei grandi eredi di quel movimento innovatore, la New Thing, che caratterizzò

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Arti

La carriera di un musicista è spesso condizionata da fattori personali e casuali che possono influenzare in maniera inaspettata – e a volte drammatica – la vita di una persona. Emblematica è a proposito la vicenda umana e artistica di Sonny Simmons. Nato nel 1933 crebbe in una famiglia dove gli stimoli musicali certo non mancavano. Il padre, predicatore, era anche cantante e batterista e la madre cantante in un coro femminile. Originario di Sicily Island Sonny Simmons è cresciuto nel mondo rurale della Lousiana e in stretto contatto con la cultura nera delle strade di Oakland (California) dove per lavoro la famiglia si era trasferita nel 1944. Musicalmente nel solco tracciato da Charlie Parker, Simmons, trasferitosi a New York nel 1963, collaborò con Prince Lasha, Elvin Jones ed Eric Dolphy (per il quale scrisse il brano “Music Matador”), entrando in contatto con il movimento dell’avanguardia newyorchese e divenendo uno degli esponenti dell’ala moderata del free jazz. Sposato con una donna bianca, la trombettista Barbara Donald, non ebbe vita facile a causa dei pregiudizi razziali. Costretto a tornare in California e, dopo la nascita del primo figlio, a lavori “regolari” per sostentare la famiglia, lentamente la sua visibilità andò spegnendosi. Abbandonato infine dalla moglie, trascorse quindici anni per strada “suonando dalle nove di mattina alle undici di sera”, vivendo come un barbone e



www.adisi.ch L’Associazione di Diritto Informatico della Svizzera Italiana ha per scopo quello di informare (e formare) a un uso accorto delle Nuove Tecnologie della Comunicazione (ICT).

sul suo diario in rete una disavventura avvenuta in seguito a una fornitura di mobili. Non ci inoltriamo nel caso specifico, sta di fatto che il proprietario del negozio d’arredamento ha poi querelato per diffamazione Sergio e gli ha infine chiesto 400 mila euro di danni. A questo punto, avrà ragione Sergio nel dire che il suo era un commento obiettivo e legittimo, privo di insulti, solo un equilibrato resoconto dei fatti? Oppure ha forse ragione il mobiliere che, attraverso la sua querela, vuole dimostrare di aver effettivamente subito dei danni causati dalla pubblicazione dell’opinione di Sergio (se i fatti raccontati sono veri o no, non ha importanza riguardo alla diffamazione)? In verità, questo non è importante: quale privato cittadino si mette a combattere una battaglia legale contro un’azienda e il suo studio d’avvocati per affermare che i mobili consegnati erano rovinati o che al telefono erano stati scortesi? Internet ha creato nuovi spazi di discussione che non sono del tutto contemplati dal diritto oggi in vigore. Se vogliamo esprimere delle La libertà di espressione è un diritto sacro- opinioni – in particosanto, ma non è illimitata: la legge protegge lare se sono negative – dobbiamo renderci soggetti e aziende da chi ne “sparla” troppo conto di essere in un territorio legale ancoTube, per esempio, ma anche ra poco esplorato, il che richiede tutte le ciò che scriviamo sui “muri” precauzioni del caso: da una parte, bisogna delle sterminate community stare attenti a non farsi querelare, dall’altra, virtuali). Lo ha scoperto a non dobbiamo rinunciare alla nostra libertà sue spese un signore di nome di esprimerci. Una cosa è certa: il mobiliere Sergio che, nel marzo dello ha causato più danni alla sua azienda con la scorso anno aveva raccontato querela che Sergio con il suo blog.

» di Marco Faré

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municazione, guadagnandosi il perdono della signora e il rispetto di chi ha seguito la vicenda. Altre volte invece l’azienda reagisce attraverso le vie legali. Un’opinione poco benevola espressa sul noto portale Facebook, il racconto di un episodio negativo pubblicato sul proprio blog, una foto di un prodotto difettoso possono sfociare in una querela per diffamazione e nella richiesta dei danni. La magia della rete come luogo in cui si può parlare liberamente di qualsiasi cosa si sfalda come neve al sole. Internet non è un altro mondo o un mondo virtuale: è una realtà saldamente ancorata al mondo reale e, come tale, sottoposta alle sue leggi e alle sue regole. Il blog, il forum, il gruppo su Facebook, non sono al di fuori della legge e non sono nemmeno paragonabili a un contesto privato. Infatti, a meno che non si impedisca l’accesso agli estranei, i blog sono pubblicamente accessibili sulla rete e lo stesso vale per molti altri contenuti (i video su You-

www.alcei.it Electronic Frontiers Italy (ALCEI) è la “sorella” italofona della Electronic Frontier Foundation (www.eff.org), una libera associazione di cittadini che si prefigge la difesa della libertà di opinione, lo sviluppo culturale della comunicazione interattiva e l’affermazione dei diritti del “cittadino elettronico”.

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Media

Quanto al passaparola, internet è senza dubbio fra gli strumenti più veloci che conosciamo. Ma come in tutte le cose il successo non è assicurato: per esempio, posso provare cento volte a pubblicare qualcosa sul mio blog senza che nessuno mi dia retta o ne parli. Ma se riesco ad azzeccare la giusta alchimia – il giusto contenuto nel posto giusto al momento giusto –, allora la rete diventa una cassa di risonanza inarrivabile. Per le aziende si tratta di un fenomeno da studiare. E un potere, quello del passaparola su internet, da maneggiare con cura. Ci provano, eccome, a diffondere informazioni pubblicitarie o promozionali (informative, dicono…) sfruttando il meccanismo del “me l’ha detto un amico”. Si chiama viral marketing, dove il messaggio si diffonde come un virus, di bocca in bocca, di tastiera in tastiera. Ma le cose spesso vanno diversamente. Solitamente è un altro il modo con cui il passaparola su internet si occupa delle aziende. Succede quando peccano e fanno qualcosa di “poco corretto”. Come nel caso di Barbara e del suo bambino autistico, “maltrattati” presso un centro commerciale e di cui abbiamo parlato diffusamente da queste pagine qualche settimana fa (Ticinosette n. 50). Il direttore di quel centro commerciale era intervenuto, si era scusato e aveva saputo gestire la co-

Vedi alla voce “diffamazione”

Il logo della Electronic Frontier Foundation

Internet


Tutto comincia da un uovo:

“Uoffffhhhh” pronuncia Rinri alla sua prima lezione di francese in un bar di Tokyo. Rinri è un giovane e ricco giapponese con una enorme Mercedes troppo bianca. La sua insegnante è Amélie, figlia di un diplomatico belga sbarcata ventiduenne in Giappone e decisa a rimanervi, dopo avervi trascorso i primi anni della sua vita. Complice una fonduta svizzera preconfezionata alla giapponese tra i due nasce una relazione: Rinri si innamora, Amélie prova per lui un giapponesissimo koi, “diletto”. Passeggiano per l’“Amoropoli” della capitale, dove le coppie si incontrano in luoghi prestabiliti e gli altoparlanti diffondono canzonette sdolcinate. Tra situazioni

Abbiamo letto per voi paradossali, spesso comiche e grottesche, narrate con uno stile tagliente e ironico, insieme crudele e poetico, Rinri e Amélie si scoprono, affascinati dalle rispettive culture: lui fodera fette di salame con chili di maionese e una passionalità tutta francese, lei assapora sushi, okonomiyaki e tè verde persa tra i ricordi d’infanzia come tra proustiane madeleines. È infatti il Giappone, il vero amore della Nothomb, già narrato in Stupori e tremori (2001; l’autrice rievoca qui la sua tragicomica esperienza di lavoro in un’azienda giapponese) e oggetto di una passione intensa e disperata, che la fa emozionare nella contemplazione dell’alba sul Monte Fuji, alla vista di una foresta di bambù innevata

o durante una visita a Hiroshima, compiuta con Rinri sulle tracce di Marguerite Duras (e di una squisita salsa di prugne). Un amore però non sempre corrisposto da parte di una cultura affascinante ma impenetrabile: la famiglia di Rinri deride la francese bianca e maleducata, una semplice serata tra amici si rivela esasperante per i riti che la regolano. Infine la lingua, tanto ammirata da Amélie per la sua dolcezza, le tende una terribile trappola, che la porta ad accettare involontariamente la domanda di matrimonio di Rinri. Una promessa dalla quale l’imprendibile Amélie dovrà riuscire a sfuggire… Un inno alla libertà e all’interculturalità dedicato a chi detesta le doppie negazioni.

Amélie Nothomb Né di Eva né di Adamo Voland Edizioni, 2008

» di Giorgia Reclari

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Da vedere, da vivere. «Wanted» e altri 500 eccezionali film. Teleclub on Demand con Bluewin TV. Con Bluewin TV* vivete le emozioni e le passioni del cinema nel vostro salotto. Godetevi il cinema in casa con oltre 500 eccezionali film. Sono già più di 100 000 i clienti che apprezzano le emozioni di Bluewin TV e che possono in tal modo rinunciare al sistema via cavo. Informazioni e iscrizioni presso lo Swisscom Shop, i rivenditori specializzati oppure su www.swisscom.ch/tv Bluewin TV. Immagini a mia immagine.

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Società

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fisica – o addirittura la propria vita – siano messe in pericolo, configurando una dinamica nella quale la sopravvivenza dipende dalla volontà di un’altra persona; la percezione di un’attenzione o di una gentilezza, anche minima, da parte di colui o colei che, in quella determinata circostanza, detiene sulla persona potere di vita e di morte; l’essere fisicamente (e quindi psicologicamente) isolati da fonti di informazione alternative a quelle fornite dal sequestratore; la percezione di non poter fuggire dalla situazione in oggetto, unitamente al trascorrere di un lasso di tempo significativo (almeno qualche giorno) in condizioni di stretta contiguità fisica con il sequestratore. Ora, specificando subito che tale sindrome si sviluppa soltanto in una minoranza di casi – secondo l’americana FBI circa il 5% dei soggetti che sono stati presi in ostaggio o hanno subito sequestri presentano sintomi suscettibili di essere interpretati in tal senso – sembra possibile affermare che il comportamento in esame abbia di base

Il primo “amore”

sanno, o pensano di sapere, in cosa consiste la cosiddetta sindrome di Stoccolma. L’espressione è stata usata per la prima volta nel 1973 da Conrad Hassel, agente speciale dell’FBI, in seguito a un fatto capitato nell’agosto di quell’anno presso un istituto di credito della capitale svedese. Due rapinatori presero in ostaggio quattro impiegati, trattenendoli per un periodo di tempo prolungato (sei giorni), al termine del quale i sequestrati manifestarono sentimenti di solidarietà verso i propri sequestratori, arrivando a testimoniare in loro favore. In seguito, si verificarono altri episodi che presentavano caratteristiche apparentemente simili: è il caso di Patricia Hearst, rapita dal Symbionese Liberation Army nel 1974. Secondo la psicologa Salvina Granatelli, tuttavia, in questo contesto il termine “sindrome” si riferisce non tanto a un disturbo clinicamente inteso, quanto a “un particolare stato psicologico che può interessare le vittime di un sequestro o di un abuso ripetuto, le quali, in maniera apparentemente paradossale, cominciano a nutrire sentimenti positivi verso il proprio aguzzino, che possono andare dalla solidarietà fino all’innamoramento” (si veda anche il suo contributo su www.medicinalive.com). Più precisamente, le condizioni necessarie (ma non sufficienti) affinché un individuo sviluppi una sindrome di Stoccolma sono essenzialmente quattro: trovarsi in una situazione nella quale la propria incolumità

Film

Il portiere di notte Capolavoro di Liliana Cavani del 1974 ambientato nella Seconda guerra mondiale, narra della relazione sadomasochistica tra una sopravvissuta (cosciente del passato del suo amante) e il suo aguzzino.

Buffalo ‘66 Pellicola del 1998 di e con Vincent Gallo, Cristina Ricci e Mickey Rourke. Di ispirazione autobiografica, il film è caratterizzato da una cifra paradossale e ironica. Esordio alla regia dello stesso Gallo, la pellicola narra di un innocente appena uscito di prigione.

anch’essa inconscia, messa in atto per sopportare il trauma del sequestro e/o della violenza”. Peraltro, sul piano pragmatico, si tratta di una strategia piuttosto efficace, in quanto ha permesso alle vittime di alcuni sequestri di uscire incolumi (o quasi) da situazioni potenzialmente molto pericolose. In effetti, riflettendoci, lo schema emotivo e comportamentale in cui potremmo facilmente riconoscere una forma “benigna” di Sindrome di Stoccolma appartiene a tutti noi per averlo sperimentato nella primissima infanzia, ovvero in quella fase dell’esistenza dagli zero ai tre anni in cui la nostra sopravvivenza, fisica e psicologica, dipendeva da un’unica perDurante la primissima infanzia tutti noi sona: nostra madre, o abbiamo sperimentato una configurazione l’adulto che ne ha fatto le veci. E se Konrad emotiva e comportamentale in cui potremmo Lorenz ci ha spiegafacilmente riconoscere la forma “benigna” to una volta per tutte come i cuccioli animadella sindrome di Stoccolma li siano dotati di caratuna valenza adattiva. La sinteristiche fisiognomiche comuni, che gli drome può infatti essere letta adulti delle diverse specie trovano istinticome “un tentativo inconscio vamente attraenti, noi possiamo spingerci di «neutralizzare» il criminaun poco più in là e, seguendo Freud, ricole, avvicinandosi a questo noscere nel comportamento dei bambiumanamente per evitare di ni una componente seduttiva – in senso essere uccisi, o una difesa, lato, poiché si tratta di esseri sessualmente

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Tutti


Società

immaturi – atta a consolidare il legame affettivo con colei (o colui) che si prende cura di loro. Questo per quanto riguarda l’infanzia, ma nell’età adulta? È proprio necessario venire rapiti perché questo peculiare schema adattivo torni d’attualità all’interno del nostro campo psichico? In realtà, anche da grandi incorriamo, più spesso di quanto vorremmo ammettere, in forme “benigne” di questa sindrome: proviamo a pensare, per esempio, a cosa ci accade quando siamo preoccupati per la nostra salute e decidiamo di rivolgerci a un medico, o quando abbiamo a che fare con qualche rappresentante delle forze dell’ordine, nonché, in casi

estremi, con qualche datore o datrice di lavoro... L’alleanza con l’aggressore diviene allora una modalità comune e condivisa attuata proprio per scongiurare il pericolo e assicurarsi così, se non la sopravvivenza, almeno una condizione generale di vantaggio. Ovviamente, questo tipo di situazioni hanno spesso sollevato e suscitato una certa pruderie, talvolta connessa a inevitabili fantasie legate alla sfera sessuale e a comportamenti sadomasochistici. Il cinema, in tal senso, ha fornito molteplici esempi: dal Portiere di notte di Liliana Cavani a Legami di Pedro Almodovar, da Un mondo perfetto di Clint Eastwood fino al più esplicito Sesso e fuga con l’ostag-

» di Mariella Dal Farra; illustrazione di Danila Cannizzaro

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gio di Adam Rifkin, per citarne solo alcuni. Ma non è tutto. Nell’ambito del commento politico, almeno nella vicina Penisola, l’espressione sta godendo di una certa popolarità, soprattutto in relazione agli atteggiamenti accondiscendenti di alcuni esponenti della sinistra nei confronti dei frequenti attacchi che Silvio Berlusconi e suoi alleati di centro-destra rivolgono agli ex comunisti vissuti ancora come un pericolo incombente, macerie del muro di Berlino a parte. Insomma, la sindrome è proprio dietro l’angolo e tutti ne conosciamo il senso, anche se attraverso esperienze non sempre così drammatiche.


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di Aurillac, un ecclesiastico francese poi divenuto papa con il nome di Silvestro II, a promuovere questa corrente di studi che in Europa si basava soprattutto su testi di origine araba. La tradizione proseguì grazie a figure come Tommaso d’Aquino, Alberto Magno, Roger Bacon, Armando da Villanova, Nicholas Flamel e, in epoca rinascimentale, il celebre Paracelso. Con la formazione a partire dal Seicento della scienza moderna, l’alchimia, progressivamente assimilata dalle nuove ricerche, perse il suo ruolo di scienza “globale”, a cui affluivano aspetti legati anche alla sfera psicologica e metafisica. Sarà la psicoanalisi, soprattut-

Marguerite Yourcenar L’opera al nero Feltrinelli, 1992 Un romanzo straordinario in cui emergono le contraddizioni e le lotte di un’epoca in cui si preparava la separazione fra scienze umane, meccanicistiche e la religione. Sullo sfondo, i sanguinosi contrasti fra luterani e cattolici. Johannes Fabricius Alchimia Ed. Mediterranee 1997 Frutto di un lavoro decennale, il volume offre un’accurata analisi del lavoro svolto dagli alchimisti medievali, il cosiddetto opus alchymicum. Eccellente apparato iconografico con immagini rare e poco conosciute.

una conoscenza superiore attraverso le pratiche di trasmutazione dei metalli –, nel procedere della sua ricerca, mette in gioco se stesso avviando un’esperienza di crescita interiore. In quest’ottica la scienza alchemica veniva sacralizzata e ricondotta a un tipo di conoscenza metafisica e filosofica, assumendo connotati mistici e soteriologici. Non a caso i processi e i simboli alchemici possiedono sovente un significato interiore relativo allo sviluppo spirituale in connessione a quello prettamente materiale della trasformazione fisica. Il vero fine delle operazioni alchemiche è pertanto la crescita interiore dell’alchimista con l’obiettivo del raggiungimento di un livello di coscienza superiore. Tale aspetto deriva dalla filosofia naturale degli alchimisti ellenici. Questi, fondando la loro teoria della natura sul pensiero di Aristotele, ritenevano che alla base del mondo materiale vi fosse una prima materia caotica, prodotto della fusione dei quattro elementi fondamentali: fuoco, aria, acqua e Alchimia e spagiria. Parole un po’ misteriose terra. Secondo Aristoriferite comunemente a discipline antiche tele, infatti, i quattro elementi si distinguospesso associate a pratiche esoteriche e a no per alcune specifiinsondabili credenze. Ma è davvero così? che qualità primarie: il fluido (o umido), il to nella visione di Carl Gustav secco, il caldo, il freddo. Ciascun elemento Jung, a recuperare il senso di possiede solo due qualità primarie, mentre questa antica disciplina e a le altre due qualità assenti rappresentano i riconnetterlo alla dimensione contrari che non possono essere accoppiati. dell’uomo contemporaneo. Ne deriva che le quattro possibili combinaSì, perché l’alchimista – il cui zioni delle qualità appaiate sono: caldo e fine è il raggiungimento di secco (fuoco); caldo e fluido (aria); freddo e

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Salute

Fin dall’antichità gli egizi – ma a Oriente anche gli indiani e i cinesi – si interessarono ai processi che presiedono alla trasformazione degli elementi naturali e alle loro relazioni. Si formò così un vasto corpus di conoscenze, accumulato nel corso dei secoli, a cui fu poi attribuito dagli arabi il nome di alchimia. L’etimologia è incerta: deriva forse da kîmyiâ, parola di origine greca che significa “mettere insieme”, “fondere”. Secondo altri studiosi il riferimento è al termine egizio Al Kemi (arte egizia), a sottolineare la fama di maghi attribuita nel mondo antico agli egizi. Ma l’alchimia come disciplina in cui si “fondevano” conoscenze scientifiche – legate per lo più alla chimica, alla fisica, allo studio degli astri, alla medicina e alla religione – e concezioni esoteriche trova un suo preciso spazio all’interno della cultura occidentale. Soprattutto a partire dal basso Medioevo, quando i monaci iniziarono ad approfondire lo studio dei testi conservati nelle biblioteche dei monasteri. Non a caso fu proprio l’aquitano Gerberto

I segreti dell’alchimia

“Incontro e amore di Sole e Luna”, dal Mutus Liber, La Rochelle, 1677; a destra, la Ruota di George Ripley (XV sec), mandala inerente il processo alchemico

Libri


Salute

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stenza e all’azione di forze energetiche e spirituali. L’applicazione pratica dei principi alchemici alla produzione dei medicinali viene invece definita con il termine “spagiria”, parola che deriva dai termini greci spao (separare) e aghero (unire). Le preparazioni spagiriche si basano, infatti, sui tre essenziali componenti dell’alchimia, il “Mercurio”, lo “Zolfo” e il “Sale”. Questi termini non si riferiscono ovviamente al mercurio, allo zolfo e al sale comuni ma indicano i fondamenti filosofici dell’indagine alchemica e pertanto con “Mercurio” si indica l’Alkahest, l’umido primordiale, il “liquido”, rappresentato dall’alcol spagirico; con “Zolfo”, il fuoco primordiale, che si identifica con gli olii essenziali e i principi attivi; con “Sale”, il corpo della terra, il sale purificato contenuto

nella pianta stessa. Per estrarre i principi attivi e per produrre l’alcol spagirico e le soluzioni idroalcoliche sono necessarie differenti fasi operative: la distillazione, la cobazione, la fermentazione, la circolazione e la calcinazione. Un altro aspetto fondamentale alla base di questo processo di lavorazione è il rapporto sussistente fra piante, metalli e corpi celesti. I pianeti influenzano i quattro elementi (terra, acqua, aria e fuoco), che sono il “misto” dei tre regni: animale, vegetale e minerale. In essi è presente una quinta essenza, che è la forza vitale di tutti gli esseri viventi e di tutte le sostanze esistenti. È proprio nella relazione di corrispondenze fra microcosmo umano e macrocosmo celeste che si attuano quindi quei tropismi essenziali per la guarigione degli organi malati.

» di Fabio Martini

fluido (acqua); freddo e secco (terra). In ciascun elemento una qualità predomina sull’altra (nella terra il secco, nell’acqua il freddo, nell’aria il fluido, nel fuoco il calore). La trasmutazione risulta quindi un’ovvia conseguenza di questa teoria, dato che ogni elemento può essere trasformato in un altro attraverso la qualità che hanno in comune. Un diffuso preconcetto comune vede nell’alchimia la progenitrice della chimica moderna. Si tratta, in realtà, di una considerazione solo parzialmente esatta poiché, mentre la chimica si configura come una disciplina quantitativa (atta cioè a misurare i processi di combinazione e di trasformazione di alcune sostanze in altre), l’alchimia tende a una conoscenza globale dell’universo, subordinando i suoi risultati all’esi-


» testimonianza raccolta da Samantha Dresti; fotografia di Adriano Heitmann

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tanti). Il mio primo ritrovamento? Un minerale che ho scoperto per caso: stavo giocherellando con un cacciavite e ho visto che c’era una certa attrazione magnetica. Dopo qualche accertamento ho scoperto che si trattava di magnetite. La piccola scoperta mi ha spronato ad andare avanti. Mi avevano sempre detto che un tempo a Costa sopra Borgnone si trovava l’amianto, così andai a cercarlo, anche se molti mi hanno scoraggiato, dicendo che oggi non ne esiste più. E io… cerca e cerca l’ho poi trovato vicino a un sentiero, dove trovai anche dell’actinolite, un minerale verde La forte tenacia e l’intuizione hanno per- tutto raggiato, e il granato messo a Fabio Girlanda di effettuare un almandino. Mi dicevano semritrovamento eccezionale per la geologia pre ma u ghè in gir naota u toca na sul Gotard, u toca na a e i suoi sviluppi. Una strada aperta a Robiei, cosa ti vè su li che u ghè nuove supposizioni e teorie naota. Io però ripetevo a me stesso “se ci sono delle monsopra Palagnedra, unici in tagne ci saranno anche dei minerali!”. Fatto Svizzera. Queste notizie mi sta che nel ’95 ho potuto fornire al Museo stuzzicarono parecchio, così regionale delle Centovalli e Pedemonte iniziai a cercare proprio nella cinque vetrine d’esposizione da riempire. zona di Camedo, dove viveNel ’97 e nel ’98, invece, sono avvenuti gli vo allora. In vent’anni sono importanti ritrovamenti degli affioramenti arrivato a una collezione di in posto di zircone, minerale mai reperito ottanta specie di minerali tra prima in queste zone. La notizia è stata cui ci sono primi e secondi però divulgata solo nel 2007, dieci anni ritrovamenti in Svizzera e dopo, in un articolo sulla prestigiosa rivista poi lo zircone, che è uno dei specializzata “Lapis”. Nel frattempo furono più grandi ritrovamenti di eseguite le ricerche specifiche sul caso. La cristalli avvenuti in Europa. particolarità di questo affioramento non All’inizio mi avventuravo sta unicamente nello zircone: la roccia nel da solo per le mie ricerche, quale è incluso, infatti, viene segnalata sulle senza nessuna conoscenza Alpi per la prima volta. È sconvolgente. specifica. Fin da subito però Questa scoperta sta scombussolando le tesi iniziai a leggere assiduamente della mineralogia, tant’è che un luminare libri e riviste scientifiche non come il dottor Stefan Weiss, specialista eusolo in italiano, ma anche in ropeo del settore, vedendo il ritrovamento francese e in inglese (dopo disse “non capisco più niente”! Incredulità aver fatto un piccolo corso in anche espressa poi da altri. Qui ho uno zirquesta lingua), finché, come cone, parte del ritrovamento, che è lungo risultato di tante ricerche, nove centimetri ed è il più grande trovato ora… qualche conoscenza sui in Europa e uno tra i più grandi del mondo. minerali ce l’ho [ride, ndr]. Un fatto però mi scoccia molto: un articolo Molto importante fin da suapparso sul “Giornale del Popolo” indicava bito è stata la collaborazione il valore economico del minerale in modo col Museo cantonale di Storia errato, suggerendo che io mi fossi arricchito Naturale di Lugano: mi facecon questo ritrovamento! Chi ha redatto va piacere confrontarmi con l’articolo non ha invece tenuto conto che chi è esperto in materia e la mia scoperta consta per lo più di zirconi poi trovo sia importante far fratturati e non trasparenti e quindi non ne sapere ciò che sto facendo. posso ricavare delle gemme. E adesso la bella È inutile prendere minerali scoperta scientifica è nascosta da idee del e nasconderli (come fanno tipo “ti sè diventa scior”, che l’è mia vera.

Fabio Girlanda

Vitae

a passione per la mineralogia è nata durante l’apprendistato di orefice, quando sono venuto a contatto con le pietre preziose, che sono poi bellissimi e rari minerali. Spesso lo si dimentica, ma il diamante, come il rubino e tutte le altre pietre sono proprio questo, minerali. Affascinato, quasi ammaliato dai colori straordinari e dalle loro forme incredibili, ho sentito un fuoco dentro, una passione molto forte. Ho cominciato così a esplorare attentamente la zona in cui sono nato, le Centovalli, e a studiare la letteratura specializzata in materia. Da bambino, quando andavo con mio padre a pescare sul Tremorgio, notavo alla stazione della funivia i cartelli che ammonivano sulla raccolta dei minerali. Questi cartelli rappresentavano dei cristalli di quarzo stilizzati e io nel vedere quelle immagini, ricordo di essermi detto “ma come? si possono trovare delle pietre con quelle forme?”. La mia curiosità a riguardo era già allora molto forte. Oggi il desiderio di conoscere è rimasto intatto: quando arrivo a casa la sera, non passa giorno che non sieda al binoculare! Se ho trovato una roccia con qualcosa che luccica… lo guardo bene, capisco che c’è qualcosa di particolare, lo faccio analizzare. Come è successo per un ultimo ritrovamento: dal Museo civico di Storia Naturale di Milano mi hanno comunicato che si tratta di andalusite, vale a dire un silicato di alluminio. Ecco, io sono contento, si tratta di un ulteriore minerale per la mia collezione e della rilevante consapevolezza scientifica che nelle Centovalli esiste questo minerale. Altro aspetto che ha fatto scattare in me la curiosità per il mondo dei minerali avvenne quando da ragazzo, una ventina di anni fa, sentii parlare della Linea Insubrica, di minerali delle rocce ultrabasiche come il nichel e la cromite e degli affioramenti ritrovati

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Valle Cannobina di Samantha Dresti fotograďŹ e di Roberto Buzzini

La Valle Cannobina nasconde storie di uomini e scenari naturali di grande suggestione. A partire da Gurro, centro principale della valle, inerpicato sulle montagne e da esse circondato. Dovunque colpisce la commistione tra il passato – sia quello relativamente recente della seconda guerra mondiale sia quello lontano e leggendario della venuta degli scozzesi – e il presente. Infine la natura recondita dove il paesaggio interiore si sovrappone a quello esteriore in un gioco di riflessi e corrispondenze


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opo lunghe giornate trascorse tra computer e cellulare, decido di partire per raggiungere – come faceva Petrarca, mi si perdoni il paragone… – il prediletto locus amenus. Avevo intenzione di cercare un luogo appartato immerso nella natura rigogliosa, forte e ispiratrice. Ho percorso quindi la strada che da Brissago porta al confine, lo oltrepassa per giungere a Cannobio: qui – seguendo l’indicazione “Traffiume” – si può raggiungere la Valle Cannobina. Ci s’insinua così nello spaccato della montagna, costeggiando il fiume. Quest’ultimo poi s’incassa, formando un orrido di grande suggestione chiamato di Sant’Anna, per l’oratorio seicentesco che lo sovrasta.

Seguo la statale che percorre il fondovalle da dove si diramano le strade tutte curve e controcurve che portano ai vari paesini arroccati su terrazzi morenici o speroni rocciosi. Da quassù la vista sulla valle è spettacolare: tutti i piccoli borghi che si trovano lungo il percorso, benché vicini in linea d’aria, sono in realtà distanti gli uni dagli altri, divisi da profondi valloni e da passaggi che intersecano trasversalmente il fiume Cannobino, sprofondato in aspre gole. La via, poi, sale erta lungo il fianco della montagna e, improvvisamente, all’orizzonte si staglia solenne la maestosa massa pietrosa del Ghiridone: gigante sul confine fra Svizzera e Italia, regno del verticale, di aquile e camosci. La ripida strada mi porta a Gurro, capoluogo della valle. Parcheggio accanto a un monumento in memoria ai caduti in guerra, sovrastato da un imponente aquila che si staglia nel cielo. La valle è costellata di monumenti in memoria di chi ha combattuto e perso la vita durante la prima o la seconda guerra, di statue in memoria di partigiani e della Resistenza e di lapidari


Reportage

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a sinistra: l’abitato di Spoccia foto piccole: il signor Oreste e il figlio proprietari della drogheria di Gurro (sopra), e Carlo Piffero il più anziano del paese di Spoccia (81 anni), ultimo costruttore di gerle pagina precedente (39): l’orrido di Sant’Anna sovrastato dall’omonimo oratorio seicentesco

cartelli per non dimenticare quei luoghi che si sporcarono di sangue dopo fredde fucilazioni. Il loro carattere realista e solenne lascia immaginare al viandante il duro passato di sofferenza e sacrifici, di lotta per gli ideali e per la sopravvivenza. Proseguo a piedi attraverso la piazza antistante la chiesa, addentrandomi così nelle intricate strade scure ricoperte di ciottoli, sostando un momento davanti alla casa nota come di Sant’Andrea. Di essa sono ben visibili le strutture portanti in legno, formate da un rettangolo e intersecate da innumerevoli croci decussate o “di San’Andrea”. A detta dei più, questa carpenteria è il retaggio di un metodo di costruzione di origine scozzese, da cui il riferimento a Sant’Andrea, che della Scozia ne è il santo patrono. La ben nota storia dell’arrivo degli scozzesi prende forma quindi, materializzandosi ai miei occhi. Chissà cosa avrà spinto quel gruppo di mercenari a stabilirsi quassù quasi cinquecento anni or sono (era il 1525). Si saranno forse perduti? Avranno voluto attendere l’arrivo della primavera per ripar-

tire, lasciandola poi sfuggire anno dopo anno? D’altra parte il verde rigoglioso di queste valli non aveva nulla da invidiare ai paesaggi della terra in cui si suonano le cornamuse e i soldati si saranno in qualche modo sentiti a casa loro. Poi ci pensò colui che divenne san Carlo Borromeo a italianizzarli e, insieme a loro, i loro esotici nomi: Porter, Dresmond, Patrick divennero così Porta, Dresti, Patritti. Proseguo nei meandri del paese, saluto un gruppo di donne sedute, che chiacchierano in un dialetto “stretto” nel quale i glottologi hanno trovato delle affinità con la lingua gaelica. Quanti lavori hanno sempre eseguito queste donne, ora chine e canute, con le loro antiche mani: delicati ricami a


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punto croce su tessuti di canapa o elaborati lavori a rete di rara maestria. Immagino che riversassero le loro fantasie e i loro sogni in quei fiori tessuti, in quelle iniziali decorate e ricamate sulla biancheria. Mani laboriose le loro, che non temevano il contatto con la terra da coltivare o con l’acqua gelida dei lavatoi; mani costantemente immerse nelle risaie del Vercellese, nel caso delle mondine. Osservarle camminare con indosso i costumi – le donne anziane portano fiere il loro elaborato e tradizionale vestito ancora ai giorni nostri – mi fa credere per un istante che il tempo si sia fermato. Poi però, nelle strette vie, un fremito di

nostalgia stringe il cuore nello scoprire vecchie case abbandonate al loro destino, vecchie mura accasciarsi a terra e ricoprirsi di piante. L’atmosfera tra i vicoli crea emozioni contrastanti, è proprio il caso di dirlo. Lungo le labirintiche viuzze del paese si passa accanto a intonaci stanchi dai colori pastello e a innumerevoli raffigurazioni della Madonna di Re dalla fronte sanguinante, mentre in sottofondo si sente l’instancabile ronzio di una motosega e si respira l’odore di legna che arde nei camini. Capita di vedere qualche giovane donna che passeggia con il figlio in un passeggino di ultima generazione, ma portando sulle spalle la tradizionale gerla. Basta uno sguardo, insomma, per percepire che storia, decadenza e segni della contemporaneità si alternano in ogni dove in questo luogo che trasuda un passato ostico e fiero, sofferto e tenace. Riprendo pensierosa il mio percorso alla ricerca di un altro punto da cui


a sinistra: Finero; targa che ricorda una delle tante stragi compiute dai nazi-fascisti dopo l’armistizio dell’8.9.1943 sopra: cippo commemorativo in prossimità di Gurro pagine 42–43: Spoccia; vecchio ponte in disuso

ammirare il Ghiridone in tutto il suo splendore: per questo percorro il sentiero che porta a Previtt, da dove la visuale è frontale e oggi molto limpida. Questa montagna sovrastante la valle in qualche modo pare difenderla alla stregua di un alto bastione medievale o come farebbe “un vecchio gendarme”, riprendendo le parole di Mario Gualzato. Il Ghiridone è spesso protagonista dei racconti degli anziani per le incredibili attraversate operate dai contrabbandieri che approdavano in Svizzera e che con i commercianti ticinesi rifornivano le famiglie di quei prodotti che, a causa del razionamento, non erano accessibili. Nell’affascinante libro di Erminio Ferrari dedicato al tema del contrabbando – I contrabbandieri, Edizioni Tararà, 1997 –, leggo che Spruga, in Val Onsernone, raggiungibile attraversando il Ghiridone, era una delle “capitali” di questo commercio “parallelo”. In Ticino giungeva, tra le altre merci, anche il costosissimo riso, che poteva raggiungere i cinque franchi il

chilo. Dal Ticino poi, imballato e impachettato, il riso raddoppiava il suo prezzo per gli acquirenti dei cantoni d’Oltralpe, mentre dalla Confederazione verso la penisola si trasportava soprattutto caffé, zucchero e le “bionde”… le sigarette naturalmente. Il guadagno non era nemmeno lauto, ma permetteva alle famiglie di procurarsi l’indispensabile. Il soccorso degli sfrosìtt – profondi conoscitori di tutti i segreti della montagna – fu per molti di vitale importanza durante l’ultima guerra: quanti passaggi di frontiera per sfuggire ai rastrellamenti, per ricondurre in Italia dirigenti politici della Resistenza o per mettere in salvo ex prigionieri alleati oppure ancora per la trasmissione d’informazioni… Si percorrevano queste lande rischiando la vita, sfidando non solo le guardie di finanza, ma anche l’ambiente circostante a volte amico, spesso malvagio: come gli antichi filosofi, gli abitanti delle montagne avranno concepito la natura come locus horridus, ferino, pericoloso, instabile ma allo stesso tempo come locus amenus, appartato e solitario rifugio per la salvezza. Salgo ancora a piedi verso il monte Piazza e da lì scendo a Surné, solatio paesello pressoché abbandonato e isolato quando, improvvisamente, davvero trovo il locus amenus inizialmente cercato. Il tiepido sole invernale batte delicatamente sul mio viso e sulla terra circostante illuminata dalla neve. La natura si mostra avvolgente e silenziosa, chiudo gli occhi e per un lungo attimo sono fuori dal tempo, in un luogo recondito nello spazio… A Ettore Dresti, che portava in sé l’asprezza e la dolcezza della montagna

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IN VIAGGIO CON LORENZO Il

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» di Marisa Gorza

Tendenze

breve viaggio verso casa “Posso aiutarla?”. La voce è suaden- scoperto di avere qualche goccia mia in compagnia di Lorenzo te, profonda… mi giunge come una di sangue spagnolo, mi sento un Castelluccio è animato da errante “hidalgo”. Per questo mi panacea lenitiva mentre arranco verso sono avvicinato al canto sefardifrizzi di conversazione. Anche se un viaggio lungo lungo, casa, trascinandomi dietro un televiso- ta proprio dei “sefardim”, ebrei pieno di insidie e di incanto re appena acquistato in un noto discount della Spagna espulsi da Ferdiè in attesa dietro l’angolo: il dei paraggi. È così che ho conosciuto nando il Cattolico nel 1492, viaggio per antonomasia... Lorenzo Castelluccio, attore, cantante… sparsi poi nei paesi del Mediterquello di Odisseo, evocato raneo e giunti fino in Argentina. sul palcoscenico del Teatro Nuovo dalla voce così personale Detto fatto. Lorenzo si siede al pianoforte (mi trovo nel suo e intensa del mio (oltre che “aiutante”…) poliedrico attore e studio) e canta solo per me “La Serena”. E poi continua con baritono, già orgoglio dell’Accademia di Arte Drammatica del le sue avvincenti informazioni… Piccolo Teatro di Milano e del Conservatorio Giuseppe Verdi. Mi incanta il viaggio mentale e spirituale attraverso le pagine Così, attraverso le letture dall’Odissea – tuttora in cartello- della letteratura, specialmente di poesia. È incontrare altri mondi, ne – Lorenzo dà vita, contorni e favella a ogni personaggio. valicare orizzonti mentali di un territorio fantastico che unisce Soprattutto a Ulisse che appare in tutto il suo tormento e sogni, segni, culture, sentimenti. smania di conoscere, di errare, di porsi mete e sfide sempre Suppongo che tutto questo possa essere amalgamato più lontane e difficili. in uno spettacolo... Signor Castelluccio, c’è qualche affinità tra lei e Uno dei miei spettacoli itineranti è infatti El dia que me quieras, l’inquieto eroe omerico? titolo parafrasato da un tango di Gardel. Concerto e recital con Mi onora essere in qualche modo confrontato a Ulisse, grande Gian Pietro Marazza alla fisarmonica e il sottoscritto come bapaladino della conoscenza. Senz’altro ci accomuna la curiosità ritono e voce recitante. Un percorso musicale e poetico che prende e la propensione a mettere tutto in gioco in nome di una crescita il via da alcune tipiche canzoni spagnole e quelle di un repertorio morale e culturale, come pure l’attrazione sia verso il divino sia classico scritte da autori quali De Falla, Obradors, Turina, pasverso ciò che è oscuro e inafferrabile. Peccato però che io non abbia sando attraverso il racconto di una Spagna picaresca e romantica nemmeno un briciolo della sua mitica astuzia... ispirata al Don Chisciotte di Cervantes (altro eroe errante). Omero racconta che, dopo le fatiche della guerra di Nella seconda parte del “viaggio” si approda a Buenos Aires fra Troia, Ulisse non sceglie l’ovvio e facile ritorno a Itaca le atmosfere fumose e ardite di certi locali dove il tango, metafora dalla sposa Penelope, ma incita i compagni a solcare della passione, fa da padrone incontrastato. Anche qui la musica i mari verso l’ignoto insidioso. Da quanto so di lei, e la voce producono un amalgama di nostalgie e seduzioni sulle Lorenzo, non è mai stato sfiorato dal peccato della note struggenti di famosi “tangueros” come Discepolo e Gardel mediocrità, né ha scelto facili strade per il successo fino al contemporaneo Piazzolla. Più alcuni frammenti poetici di ma si è attenuto a un repertorio rigorosamente di Paolo Neruda e Federico Garcia Lorca. Senza dimenticare le poesie spessore, non esattamente popolare. Non é così? di Alfonsina Storni… È vero, il teatro e la musica operistica non offrono la stessa visi- La famosa poetessa ticinese divenuta poi argentina? bilità presso il grande pubblico. Però è molto gratificante portare Sì, è così. Nasce a Sala Capriasca nel 1892 e muore suicida a sul palcoscenico gli autori e i personaggi che ami. Soprattutto è Mar de Plata nel 1938 dopo una vita “senza balaustra”, come gratificante avere un pubblico “vivo” che senti vicino. da lei definita. Il suo spirito è ritornato da tempo nel Canton Parteciperebbe a un reality show? Ticino dove le sono state dedicate mostre e pubblicazioni dei suoi Con tutto il rispetto per chi ne è coinvolto, non è proprio nelle mie Poemas de Amor. corde. Però mi piacerebbe far parte di una fiction per avere più Ma torniamo al nostro stimolante tragitto: ha in visibilità e potere contrattuale riguardo le scelte future. repertorio altri spettacoli dai quali si evince un A che genere di fiction televisiva parteciperebbe? viaggio sul pentagramma delle memorie e delle Di sicuro ne sceglierei una storica. emozioni? Però nel suo variegato curriculum appaiono già delle Sicuramente Zingaro, in… canto, echi, suoni e versi vagabondi. collaborazioni televisive… Poi Ich liebe dich, je t’aime, una passeggiata musicale, per Sì, diverse e sfaccettate. Comunque, uno dei miei sogni rimane quel- concludere con Donna dei misteri, un omaggio all’eterno femlo di andare in giro per il mondo (rieccolo Ulisse…) per far conosce- minino. Perché il pianeta donna, fatto di luci e ombre, è sempre il re, magari in Oriente, il mio repertorio teatrale e musicale. Avendo più allettante, ma anche il più arduo da scoprire.



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I pirati! Si salvi chi può! “Sono un principe libero e ho altrettanta autorità di fare guerra al mondo intero quanto colui che ha cento navi in mare”*

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fantasmagorica con sede in una casella postale a La Paz (per dire), a bordo sale una manovalanza senza bisogno di contratto, sottopagata, non servono passaporto, non si sa chi, dove, quando, cosa. Siamo in una zona, in mare aperto come lungo le coste, nei porti, ad alto rischio di infiltrazione terroristica (altroché piratesca), un rischio enorme, grande come un container che celi qualche quintale di tritolo. È il sistema stesso a generare il rischio, lo stesso sistema che a fronte dei guadagni difficilmente antepone la sicurezza di tasca propria. Lo stesso sistema che ha generato la crisi che ci investirà nella recessione alle porte, lo stesso sistema che ha segnato in molte zone dell’Africa il passaggio dalla povertà alla miseria, da economie di sussistenza alla carestia; in un continente pieno di risorse come è quello africano. Esiste una sola risposta a quanto pare, ce ne parla in periodo natalizio il Presidente Couchepin: la militarizzazione del mercato. Da pagare, possibilmente, noi cittadini, dimostrando tutt’altro che neutralità, di fronte al fatto che questa è solo un nuovo tipo di guerra, extranazionale, globale, che utilizza il solito schema base che vede contrapposti i Giusti, noi, da generiche Canaglie. La flotta svizzera non avendo un porto di mare, non ha un suo mercato vero e proprio, ed è dunque, per certi versi, l’emblema del mercato libero, di un concetto mercenario di prestazioni di servizio. Con interventi del genere – l’esercito a guardia delle navi – non si andrebbero a difendere i marinai (la flotta svizzera conta suppergiù 600 uomini, di cui sei sono svizzeri), qui si andrebbero a difendere le merci, si andrebbe a difendere il sistema che le muove. Che c’è di male? Be’, c’è che io e miei amici stiamo coi pirati. Come i bambini con Jack Sparrow. Noi difendiamo gli uomini, prima delle merci. Inguaribili romantici, forse, ma la domanda che si pone è concreta: che tipo di mondo sarà quello futuro? Un mondo dove su una spiaggia africana i bambini morendo di fame vedono passare una grande nave protetta da soldati elvetici che con la manina libera fanno “ciao”, proteggendo col mitra la stiva colma di grano per combustibili bio?

» di Kurt Sghei

Racconto

Probabilmente il più muscolare, il più fico dei presidenti europei del momento, autentico Asterix dei giorni nostri, Nicolas Sarkozy interviene in Somalia (non lui ovviamente, anche se a noi piace immaginarlo Rambo da giardino) con una di quelle missioni militari “impossibili” da Reparti Speciali delle Forze Armate: sgominare, neutralizzare, ammanettare e ingabbiare una banda di pirati farabutti armati di sciabole e AK47. Ora, al di là delle considerazioni sullo spettacolo, sulla prestazione olimpionica delle teste di cuoio (applausi a loro e alle loro madri), qualcuno, cercando di fare mente locale, ha idea di che cosa sia successo in Somalia dai tempi dell’indipendenza alle notizie che ci giungono oggi, i pirati, sequestri di navi ecc.? Qualche ricordo? No? Niente? Non preoccupatevi, è normale. In Somalia sono successe tante cose… C’è stata la guerra con l’Etiopia, poi quella interna, civile, massacri fra cugini, carestie, signori della guerra che furoreggiavano, poi le scorie nucleari che qualcuno nel frattanto aveva sotterrato (e che lo tsunami riportava a galla), le corti islamiche che conquistarono Mogadiscio e altre città, l’accusa di terrorismo e liberticidio – garantivano il pane ma non il Cinema (panem et circense) –, portaerei americane al largo delle coste che andavano coi missili intelligenti a cercare supposti membri di Al Qaeda nei villaggi e così via... Poche settimane fa, da un luogo lontanissimo e assai più civile, dove le mucche pascolano beate vicine alle centrali nucleari, si è sentito dire che non sarebbe una cattiva idea se a difendere le navi svizzere nel Golfo di Aden mandassimo qualche soldato – volontari naturalmente –: si tratterebbe di annettere il paese alla missione militare europea di pattuglia marina denominata Atalanta. Oltre l’orizzonte le navi scompaiono: non è una frase a effetto di un Jack Sparrow in fuga (il pirata dei Caraibi Disney), è una constatazione di fatto. Il mare resta qualcosa di incontrollabile, con o senza radar e satelliti, di ingestibile: l’acqua ricopre la terra per il 70% della superficie. Per mare passano la stragrande maggioranza delle merci, dalle materie prime alla cocaina già tagliata. Il mercato libero, lo scambio svincolato da troppa burocrazia (costosa e rompipalle) ha fatto sì che quasi la metà delle navi in circolazione non abbiano armatore fisso, non subiscano seri controlli sulla sicurezza, navi che cambiano in continuazione nome, bandiera, colore, come meglio conviene a una società

* Frase attribuita a Samuel Bellamy, pirata inglese soprannominato Black Sam. Non ancora trentenne, in un solo anno, il 1717, prima che la Whydah Galley il “suo” vascello, ex nave negriera, venisse inghiottita dal mare in tempesta, riuscì ad assalire e rapinare ben cinquanta navi. Nell’immagine: Arrembaggio di Howard Pyle (1853–1911) da Book of Pirates, BPOD, 2006


Mercurio e Giove favorevoli transitano nella vostra undicesima casa solare. Periodo ottimale per intraprendere nuovei affari insieme a un amico importante. Notizie in arrivo per i nati nella terza decade. Favoriti i progetti più innovativi.

Momento favorevole per le vostre attività professionali, soprattutto se inerenti a un settore creativo caratterizzato da un forte sviluppo tecnologico. Possibili incontri con persone importanti durante un evento mondano. Controllate l’irascibilità.

toro

scorpione

Grazie a Marte e Venere la settimana favorirà le storie sentimentali. Mentre Urano vi spinge ad adottare atteggiamenti risoluti, Marte tutelerà la vostra forma fisica. La Luna in Vergine tra il 13 e il 15 gennaio suggerisce migliorie alla vostra abitazione.

Grazie al trigono con Urano e Venere il periodo si presenta favorevole per chi avesse deciso di rivoluzionare la propria vita affettiva. Marte assiste la forma fisica dei nati nella seconda decade. Pettegolezzi e chiacchiere per i nati in ottobre.

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Grazie alla forte azione di Mercurio, il vostro astro protettore, assisterete a una incredibile intensificazione delle attività sociali e intellettuali. Cambiamenti nella vita affettiva favoriti dalla congiunzione di Venere con Urano nel segno dei Pesci.

Novità professionali per i nati nella prima decade favorite dal transito di Giove e Mercurio nella vostra terza casa solare. Particolarmente protette le pubbliche relazioni e così le attività culturali. Spostamenti e gite caratterizzate da incontri d’affari.

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Il transito di Marte in Capricorno sarà accompagnato da un considerevole calo energetico soprattutto se siete nati nella seconda decade. Possibili discordie con il partner riconducibili a una reciproca affermazione delle rispettive personalità.

Azione e movimento per i nati nella seconda decade, sorretti dal transito di Marte. Grazie a una concomitante Luna positiva, tra il 13 e il 14 potranno essere realizzati importanti progetti. Venere e Urano influenzano creativamente la vita sentimentale.

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Giove e Mercurio in opposizione potrebbero falsare le capacità di giudizio dei nati nella prima decade. Evitate di fare il passo più lungo della gamba. Cercate di essere estremamente chiari quando parlate, evitando esagerazioni dialettiche.

Novità per i nati nella prima decade favoriti dal doppio ingresso di Giove e Mercurio. Affari e ottime possibilità di guadagno nel commercio e nell’informatica. Sentimenti e tentazioni tenderanno a sovrapporsi improvvisamente.

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Il 15 gennaio la Luna si troverà congiunta a Saturno. Tale congiunzione, unitamente all’opposizione con Venere e Urano, potrebbe improvvisamente spingervi verso situazioni di rottura, soprattutto per quanto riguarda la vita a due.

Rinnovamento e novità affettive per i nati nella seconda decade. Grazie alla congiunzione tra Venere e Urano si stanno delineando le condizioni per un colpo di fulmine. State comunque attenti tra il 13 e il 14 a non farvi prendere dall’ansia.

Elemento: Terra - cardinale Pianeta governante: Saturno Relazioni con il corpo: apparato scheletrico Metallo: piombo Parole chiave: introversione, perseveranza, disciplina interiore

I due solstizi, quello estivo e quello invernale, simboleggiano le due vie che mettono in comunicazione il “non manifesto” con il visibile e il noto: la via settentrionale è quella del Cancro, via della discesa degli esseri dal cosmo, della loro incarnazione; quella meridionale del Capricorno è invece la via della risalita delle anime e simboleggia il distacco dal mondo materiale. Il simbolismo della porta solstiziale dell’inverno lo si ritrova anche nella parabola evangelica in cui Cristo suggerisce la sua identità profonda come pastore e porta delle pecore (Giovanni 10, 6-10). Se confrontiamo al Cancro il suo opposto, si evidenzia la marcata spinta a conquistare la natura e il desiderio di portare la legge naturale sotto il dominio dello spirito. In questo processo il nato nel Capricorno sente il bisogno di operare in profonda solitudine e in modo disciplinato verso traguardi definiti e a cui aspira con grande forza ed energia. Ma questa via ha un prezzo: la pazienza, la sofferenza così come la fatica e l’azione necessarie al raggiungimento dell’obiettivo spesso implicano solitudine e la rinuncia alle relazioni con gli altri. Caratteristiche tipiche del segno sono infatti quelle concernenti i difficili rapporti sociali e sentimentali, vissuti spesso in modo conflittuale e diffidente e sempre con la convinzione di dover contare soltanto sulle proprie forze e capacità. Restii a manifestare affettuosità e calore in modo diretto ed esplicito, i nati in Capricorno sanno però dimostrare fedeltà e grande determinazione nonché senso di responsabilità all’interno della famiglia e della coppia.

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Il Sole transita nel segno del Capricorno dal 23 dicembre al 22 gennaio

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» a cura di Elisabetta

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“… quel del vecchio Saturno, antico regno…”

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Âť illustrazione di Adriano Crivelli


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A quale romanzo appartiene il seguente finale? La soluzione nel n. 5. Al vincitore andrà in premio Outsider di Friedrich Glauser, Edizioni Casagrande, 2008. Fatevi aiutare dal particolare del volto dell’autore e inviate la soluzione entro giovedì 15 gennaio a ticino7@ cdt.ch oppure su cartolina postale a Ticinosette, Via Industria, 6933 Muzzano.

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1. Canta “Monetine” • 2. Immobili, inattivi • 3. Il marito della reine • 4. Le iniziali di Montanelli • 5. Lo è il Principe Carlo • 6. Parte dell’intestino tenue • 7. Noto cantautore italiano • 8. Trasparenti come il vetro • 9. Pancia prominente • 13. Contorcimenti • 15. Edotti, istruiti • 17. Il figlio di Anchise • 19. Dittongo in pietra • 23. In nessun tempo • 25. Figura geometrica • 27. Il paese di Iacopone • 28. Gas luminoso • 31. Mezzo diametro • 33. Monte luganese • 37. Vocali in clessidra • 39. Topi... veloci • 40. La città del Palio • 43. Crollo economico • 44. C’è quel del vero • 48. L’antico Eridano.

Verticali

1. Aerostato • 10. Stranezza, difformità • 11. Piccoli difetti • 12. La dote dell’onesto • 14. Mira al centro! • 15. Lode, encomio • 16. Un anestetico • 18. La scritta sulla Croce • 20. Un amico di Charlie Brown • 21. Fiume francese • 22. Accumulo patologico di liquido nei tessuti • 24. Misure per cereali • 26. Il nome di Cechov • 29. Italia e Romania • 30. Satellite di Nettuno • 32. Stato africano • 34. Astio • 35. Con aia fan avaria • 36. Parti di DNA • 38. Non se ne consuma oziando • 41. San Gallo sulle targhe • 42. Vi nacque Napoleone • 45. C’è chi l’ha marcio • 46. Radice piccante • 47. Consonante in ruolo • 48. Adagio, lentamente • 49. Il capitello con le volute • 50. Vettura... inglese.

Epigoni

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Schema realizzato dalla Società Editrice Corriere del Ticino

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“E ancora una volta in quella capanna di tronchi arrivati dalle lontane cordigliere si sarebbe accesa la fioca fiammella della lampada della fortuna, perché la vita è fatta così”. Friedrich Glauser (1896–1938) ebbe una vita turbolenta sin dalla giovinezza. Dopo una serie di vicissitudini scolastiche fuggì di casa nel 1921 e si arruolò nella Legione Straniera. Visse in un continuo viaggio per l'Europa barcamenandosi tra diversi lavori. Lo sfondo dei suoi romanzi – letterariamente diviso tra il filone poliziesco legato alla figura del Wachtmeister Studer e altri di spiccato accento autobiografico – è la provincia svizzera di inizio Novecento, di cui l’autore non tesse certamente le lodi. Outsider è la raccolta di quattro racconti inediti legati dal tema della ribellione all’autorità. Un Glauser che entra “a pieno diritto in quella famiglia di grandi scrittori outsider a cui appartengono Robert Walser e Franz Kafka”.

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Le soluzioni verranno pubblicate sul numero 5.

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La soluzione a L'avevate visto? si trova sul numero 32. Il vincitore è P.F.B., Airolo.

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La soluzione a Epigoni è: I miserabili di Victor Hugo (Einaudi Tascabili, 2006). Il vincitore è L.T., Morbio I.

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La Mazda6 sfreccia sulle nuove strade del piacere al volante, della sicurezza e della massima qualità. È stata pensata per chi da un’auto vuole il massimo: semplici comandi multimedia al volante, fari adattivi bi-xeno, sistema audio hi-fi BOSE®, sistema di navigazione DVD con schermo tattile. Diversi allestimenti per un solo obiettivo: dinamismo di guida e comfort in sintonia con la classe superiore. Mazda6 Hatchback e Station Wagon, 3 allestimenti diversi, 3 motori a benzina: da 1.8 (120 CV) a 2.5 (170 CV). Da CHF 30 700.–. www.m{zd{.ch

La novità: per gli amanti di emozioni di guida particolarmente esclusive sono pronti 3 potenti turbodiesel common rail da 2.2 litri: 125 CV/310 Nm, 163 CV/360 Nm oppure 185 CV/400 Nm. Filtro antiparticolato, categoria d’efficienza energetica A. Categoria d’efficienza energetica A — D, consumo in ciclo misto 5,5 — 8,2 l/100 km, emissioni di CO 2 147 — 193 g/km, valore medio di CO 2 di tutti i modelli nuovi 204 g/km.


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