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08 L’appuntamento del venerdì
Corriere del Ticino • laRegioneTicino • Giornale del Popolo • Tessiner Zeitung • CHF. 2.90 • con Teleradio dal 27 luglio al 2 agosto
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numero
Solare fotovoltaico e autonomia energetica p. 4 Se la pandemia entra in azienda p. 8 Letteratura per ragazzi Imprevisti di viaggi immaginari p. 46
MARIO COMENSOLI Luci e buio in sala p. 39
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www.opel.ch
numero 31 25 luglio 2008
Agorà Solare fotovoltaico e autonomia energetica Arti I gesti di Fontana
Impressum Tiratura controllata 93’617 copie
Chiusura redazionale Venerdì 18 luglio
Editore
Teleradio 7 SA Muzzano
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Media Se la pandemia entra in azienda. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Società Relazioni: i motivi di una scelta (sbagliata) Salute Animali: amici e dottori Vitae Daniela Ghidossi
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Direttore editoriale
Reportage Mario Comensoli. Luci e buio in sala
Capo progetto, art director, photo editor
Tendenze Letteratura per ragazzi. Imprevisti di viaggi immaginari
Peter Keller
Adriano Heitmann
Redattore responsabile Fabio Martini
Coredattore
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Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Giancarlo Fornasier
Concetto editoriale IMMAGINA Sagl, Stabio
Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12
Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch
Stampa
(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona
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In copertina
Mario Comensoli High Chaparral, 1976-77
Libero pensiero
Gentile redazione, scrivo la presente in merito all’articolo “Arriverà l’alba del giorno dopo?” uscito sul numero 28 della vostra rivista. Il problema è che se ne sentono talmente tante che per una persona normale risulta parecchio difficile orientarsi nella giungla delle informazioni, che spesso mi sembrano in aperta contraddizione fra loro. Fino a poco tempo fa si parlava di desertificazione e di un generale innalzamento della temperatura sulla Terra ma a leggere il vostro articolo sembra che le cose debbano andare in modo diametralmente opposto: secondo l’articolista la nostra bella regione resterà sepolta sotto un mare di ghiaccio come accadde nel corso dell’ultima glaciazione, avvenuta qualche migliaio di anni fa. Mi chiedo: state facendo esercizio di catastrofismo o si tratta di trovate per vendere più copie? Lo capisco nel cinema, dove la finzione è d’obbligo, ma sulla carta stampata che senso può avere diffondere un clima di paura e incertezza (penso soprattutto ai giovani, che fiducia potranno avere nel mondo e nei loro padri?). Ringrazio per l’attenzione e saluto. G.B. (Ascona)
Egregio lettore, l’articolo in questione, scritto da Alessandro Tabacchi, non è un esercizio di fantasia ma una riflessione puntuale su un’ipotesi che circola da tempo negli ambienti scientifici. Non si tratta dunque di catastrofismo ma di una delle teorie meno fauste intorno al futuro del nostro pianeta. Il fatto che la società industrializzata stia giocando una partita a occhi bendati con la natura, sotto la spinta esercitata dalla ricerca del profitto e di uno sviluppo immaginato come inarrestabile, è un fatto incontrovertibile. Che cosa accadrà nella realtà, certamente né io né lei possiamo saperlo, ma i rischi ci sono se evidentemente anche i governanti, per ora attraverso scelte timide e prive di fermezza, stanno iniziando a prendere coscienza delle problematiche e dei rischi legati alla devastazione dell’ambiente. Anche in questo caso, come per i temi connessi all’energia, stiamo rischiando grosso. Staremo a vedere. Riguardo alle copie vendute… beh non è il caso di Ticinosette che esce come allegato. Credo comunque che l’impegno dei giornalisti sui temi relativi all’ambiente, anche se a volte attraverso toni un po’ allarmistici, non possa che stimolare l’attenzione su fenomeni che riguardano tutti gli esseri umani e il loro non lontano futuro. Cordialmente, Fabio Martini
Solare fotovoltaico e autonomia energetica
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Le previsioni Il fenomeno incalza. Questa mattina, 14 luglio 2008, il greggio con consegna ad agosto è scambiato a 145,05 dollari. La crescita preoccupa, ma al contempo agisce da volano sulla ricerca e lo sviluppo delle altre fonti di approvigionamento energetico. Una vera e propria corsa contro il tempo a cui partecipano milioni di persone, fra tecnici, studiosi, ricercatori e produttori in tutto il mondo. Uno dei settori verso cui l’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori è maggiormente ri-
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Agorà
volta è quello del solare fotovoltaico. A lungo bistrattato per la ridotta economicità e redditività, sta recuperando rapidamente terreno grazie agli avanzamenti tecnologici e all’aumento dei prezzi dei combustibili di derivazione fossile. Le previsioni fanno infatti ritenere che nell’arco dei prossimi otto anni il costo dell’energia solare in mercati come l’Italia e la California potrebbe equiparare quello delle fonti energetiche tradizionali o di altra origine. In una prospettiva più a lungo termine, parliamo in questo caso del 2020, la capacità
energetica complessiva degli impianti solari installati sul pianeta potrebbe raggiungere valori dalle 20 alle 40 volte quelli attuali. I dati relativi alla produzione delle cellule fotovoltaiche parlano del resto chiaro: si è passati dai 2536 MW del 2006 ai 4279 MW del 2007. Ma siamo solo agli albori e anche ammettendo un pieno sviluppo del settore, essa rappresenterà solo il 3 - 6% della capacità globale di generazione elettrica nel 2020. Un piccolo frammento del puzzle che dovrà rappresentare il nuovo paradigma energetico globale.
Un primo problema è dato dalla competizione fra i diversi orientamenti tecnologici coinvolti nello sviluppo dell’energia solare. Oltre ai tradizionali attori, come Dow Corning, REC Solar e Wacker (raffinatori di silicio) e ai produttori di componenti (Sharp, Suntech, First Solar e Q-Cells), si stanno affacciando sul mercato nuovi soggetti attratti dalle possibilità di espansione e dai flussi di investimento da parte di compagnie di investimento pubbliche e private (nel 2007 tale valore si è aggirato intorno ai 3,2 miliardi di dollari). L’obiettivo è quello di sviluppare sistemi per la raccolta dell’energia solare a costi sempre più bassi migliorando al contempo i processi produttivi per la realizzazione delle celle solari. Ciò potrà comportare lo spostamento delle linee di produzione in paesi a basso costo di manodopera, oltre alla ricerca di un accesso sicuro e costante alle materie prime. A questo si aggiunge la competizione con le grandi compagnie di distribuzione elettrica che, senza esitazioni, sono obbligate a mettere in atto grossi flussi di investimento a meno di non correre il rischio di restare escluse dalla partita. Il tutto dovrà essere inquadrato in un sistema di regolamentazione normativa in grado di assicurare standard qualitativi e di affidabilità sufficientemente alti. In ambito europeo, la Germania è lo stato che sta attuando il più intenso sforzo in direzione del solare fotovoltaico, con una potenza installata di circa 3000 MWp, un valore enormemente superiore a quello di altre nazioni come Italia e Spagna, ben più favorite per quanto concerne l’esposizione al sole.
Obiettivi e tecnologie Obiettivo della ricerca tecnologica nel settore è quello di ottenere sistemi in grado
di utilizzare minori quantità di materia prima e una ridotta superficie di raccolta in rapporto all’unità di energia generata. Come è avvenuto nell’ambito della produzione delle memorie per i computer, si tratta di sviluppare la massima efficienza nel minimo spazio. Per quanto riguarda il primo
fotovoltaiche) e, di conseguenza da costi più ridotti. Ma i problemi non mancano. La minore efficienza dei moduli a film sottilili li rende idonei a installazioni estese e a grandi superfici. La loro longevità è poi incerta se confrontata con le celle fotovoltaiche tradizionali che assicurano un rendi-
La scelta del solare fotovoltaico può rappresentare una concreta risposta all’aumento del prezzo dell’energia. Uno sguardo agli ultimi sviluppi di un settore tecnologico in costante e progressiva crescita, dal livello globale alla realtà del nostro cantone dei sistemi – le celle fotovoltaiche ai wafer di silicio –, il problema è quello dei costi ancora elevati a causa della notevole quantità di silicio necessaria. Un altro aspetto è legato al limite teorico di efficienza di questi sistemi, stimato intorno al 30% e a cui ci stiamo avvicinando, visto che alcune aziende assicurano un rendimento intorno a valori del 22-23%. L’altro ambito di sviluppo riguarda le celle fotovoltaiche a film sottili, disponibili già da alcuni anni, ma solo di recente in grado di assicurare un’effcienza sufficiente. In questo caso, la bassa risposta energetica (circa il 10%) è bilanciata dal ridotto uso di materia prima (dall’1 al 5% delle quantità necessarie per la fabbricazione delle celle
mento per almeno 25 anni. Il terzo settore riguarda gli impianti a concentrazione termica solare che operano con sistemi diversi dal fotovoltaico. Essi richiedono grandi spazi aperti e un’insolazione pressoché costante, condizioni realizzabili solo in determinate aree e a distanza dai centri abitati. La riduzione dei costi in questo ambito appare inoltre meno praticabile. Nonostante ciò, numerose sono le compagnie europee di generazione e distribuzione che vedono negli impianti a concentrazione termica solare una tecnologia praticabile.
La Svizzera e il Cantone Ma qual è la situazione in Svizzera? Che tipo di diffusione ha oggi il solare
fotovoltaico nel nostro cantone? E qual sono i piani di sviluppo? Da tempo, l’Istituto Sostenbilità Applicata all’Ambiente Costruito (ISAAC) del Dipartimento Ambiente Costruzioni e Design della SUPSI (www.isaac. supsi.ch) si sta occupando a fondo di questi temi. I dati fornitici direttamente dall’ingegner Nerio Cereghetti (responsabile del settore Studi Ambientali e sostituto responsabile del settore Fotovoltaico della SUPSI) attestano un incremento medio annuo nazionale del 13% della potenza installata, mentre in Ticino, nel corso del 2007, si è avuta una significativa impennata per quanto concerne l’installazione di nuovi impianti che risultano essere attualmente un centinaio, con una capacità complessiva di 764 kWp. Naturalmente il Cantone fornisce sussidi per stimolare i privati a optare per il solare fotovoltaico e per la copertura dei costi di immissione nella rete di energia. Per tutti coloro che fossero interessati, segnaliamo, oltre al sito dell’ISAAC, la pagina web di Ticino Energia (www. ticinoenergia.ch), un portale che oltre a raccogliere tutti i soggetti coinvolti a livello regionale (aziende, installatori, enti pubblici) consente di orientare il pubblico verso gli enti competenti. Un’altra realtà importante è Swiss Solar (www.swissolar.ch), l’Associazione svizzera dei professionisti dell’energia solare sotto il cui mantello sono raccolti installatori e produttori di impianti di solare termico e fotovoltaico. L’Associazione organizza anche eventi come le Giornate del sole che quest’anno si sono tenute a Locarno nei giorni 16-17 maggio. Infine, sul sito dell’Ufficio dell’Energia del Canton Ticino (www.ti.ch) è possibile avere informazioni sulla gestione dell’energia a livello cantonale.
Agorà
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» di Fabio Martini; illustrazione di Micha Dalcol
I soggetti in gioco
I gesti di Fontana
Mostre
Fontana: luce e colore Dal 22 ottobre 2008 al 15 febbraio 2009 Palazzo Ducale, Genova Un’ampia mostra dedicata all’artista e ai suoi costanti legami con la Liguria e il suo capoluogo.
Libri
Attraverso la materia Silvana, 2006 Il catalogo, promosso dalla Fondazione Lucio Fontana, offre un’interessante panoramica sulla produzione ceramica dell’artista italoargentino.
Lucio Fontana, Concetto spaziale (1960), MART, Rovereto
della cosiddetta “arte spaziale”. Visionario e pioniere, a Fontana la superficie del quadro stava stretta. A partire dal 1949, con i suoi “concetti spaziali” (il titolo preferito, quasi una dichiarazione di poetica) incominciò a bucherellare la tela, a picchiettarla di fori, distruggendo uno dei dogmi secolari della pittura, ovvero la bidimensionalità del quadro, ponendo un fine al cammino intrapreso dalla pittura dopo l’impressionismo. Poi arrivò alle “attese”, ovvero ai tagli. In un gesto Fontana abbandonò concretamente, e non solo in teoria, l’illusionismo spaziale, ovvero abolì la prospettiva a favore di una profondità vera; concreta, tangibile, seppur “pittorica”. Un fatto nuovo, epocale. Supremo esito della poetica del gesto, i tagli assunsero tuttavia anche connotati meno astratti e siderali, producendo quelle fessure nella tela dalla forma tanto femminile, che scatenarono un bailamme presso i critici freudiani! Ad altri quella verticalità ricordò il Gotico, l’elevazione a Dio, la ricerca della purezza assoluta. Altri ancora vi riscoprirono la poetica del fuAlcune opere d’arte assurgono loro malgrado turismo, della velocità, a simbolo di una generazione, di un’epoca, di del tuffo a capofitto un movimento, di un’intera forma d’arte. Il nel vuoto. Altri ancora caso dei tagli di Fontana scomodarono Ionesco e il Teatro dell’assurdo. arrivò a questo esito nel 1959, Che dire? Ognuno è libero di leggervi ciò che dopo circa quarant’anni di crede. Last but not least, le “attese” sono opere evoluzione artistica, che lo molto attraenti, esteticamente appaganti, e avevano portato dal Simbosono anche rilassanti nella loro armonica lismo all’Astrattismo, e ancor semplicità atemporale. Riscopriamole con oltre alle istanze informali affetto, ci scopriremo meno banali!
» di Alessandro Tabacchi
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l’estremo insulto, il punto di non ritorno, il nemico da combattere. Ed è un vero peccato, perché essi sono uno dei maggiori lasciti estetici del Novecento, un vero punto di svolta. Ma cosa sono i “tagli”? Si tratta di una nutrita serie di opere eseguite nell’ultimo decennio di vita da Fontana (1899-1968). Facile descriverli: una tela montata, anche di grandi dimensioni, uno sfondo monocromatico (sovente dai colori accattivanti, quali rossi, blu, gialli, rosa) e “zac!”, uno squarcio netto e preciso operato con un taglierino. Talvolta il taglio non è singolo, e la tela viene ferita due, tre, quattro o più volte, spesso con ritmo verticale, talvolta in diagonale. Fontana
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Arti
In apparenza, nulla di male. Il dramma è che spesso la fama di alcune icone artistiche è il prodotto di un processo di banalizzazione schematica, figlia della pigrizia e dell’ignoranza: per i molti che non hanno mai varcato gli ingressi di un teatro o di un museo, il balletto sarà sempre e solo La morte del cigno, così come la pittura tutta verrà condensata nel sorriso un po’ ebete della Gioconda, la musica classica rieccheggerà nella memoria all’immortale ta-ta-ta-taa della Quinta di Beethoven. Così come è sconfortante vedere la lirica ridotta al pavarottiano “vincerò”, con buona pace di Puccini e Big Luciano, e il teatro a quell’odioso “essere o non essere”, che, ne son sicuro, se Shakespeare avesse potuto intuire come sarebbe caduto in basso, manco l’avrebbe scritto. Tuttavia, la peggiore fama che possa spettare a un’opera d’arte è quella di exemplum ad vitandum. In questo l’arte contemporanea non ha pari. Se dovessimo affibbiare l’oscar del disprezzo, non avremmo dubbio alcuno: i “tagli” di Lucio Fontana rappresentano per molti
Pro Montagna offre una gamma di prodotti genuini tipici delle montagne svizzere. ll marchio sostiene anche il valore aggiunto ottenuto con la cura del paesaggio montano. Per ogni prodotto acquistato parte dell‘importo viene devoluto al Padrinato Coop per le regioni di montagna. CosĂŹ avete la certezza, che quello che avete comprato oggi sia effettivamente un prodotto di montagna con un futuro. Per le nostre montagne. Per i nostri contadini.
Era la fine del 2003 quando
Internet
www.bag.admin.ch/pandemie L’Ufficio federale della sanità pubblica ha redatto un manuale per aiutare le imprese ad affrontare le pandemie. Sul sito si può scaricare anche il piano pandemico svizzero.
Per arrivare al cuore (e al il virus dell’influenza aviaria portafoglio) dei clienti, l’ascolpì l’uomo. Per mesi i mass sicurazione ha realizzato un elargiti dall’Ufficio federale della sanità media non parlarono d’altro opuscolo con diverse inforpubblica. Ma alcune frasi scritte a caratteri e il mondo intero si mobilitò mazioni sulla pandemia (dal cubitali sembrano decisamente esagerate. per frenare il contagio ed greco pan-demos, tutto il poProvate a immaginate il vostro capo mentre evitare una pandemia, cioè polo) e alcuni suggerimenti. le legge: “Oltre ai collaboratori, la pandemia un’epidemia globale. A cin- Ad esempio, consiglia alle può indebolire anche il budget dell’azienda”, que anni dal primo caso di aziende di spiegare ai colla“Fate salire i vostri clienti e fornitori sulla infezione hanno perso la vita boratori il comportamento da scialuppa di salvataggio”, “Più l’ambiente è 241 persone. Oggi lo stato di assumere se un virus dovesse pulito, più i virus hanno vita dura”. allerta pandemico è arrivato colpire il posto di lavoro e di Helsana ha voluto però spingersi oltre, conal terzo livello (su un totale creare un dark site, cioè un sisegnando alla sorte il compito di decidere di sei): ciò significa che i casi to internet da attivare solo in il futuro dell’azienda colpita da pandemia. di infezione nell’uomo sono caso di pandemia influenzale, Tra il materiale pubblicitario spunta infatti fortunatamente isolati. con servizi sms o messenger. un dado bianco. Sulle sei facce, al posto dei L’Organizzazione mondiale Al dépliant è allegato un numeri, vi sono parole scritte in blu: contadella sanità ha approntato un dettagliato elenco delle cose gio, paura, assenza del personale, fallimento, Piano, adottato anche dalla “da fare” per affrontare l’epidifficoltà di consegna, opportunità. Ora Svizzera: cantoni e Confe- demia: al primo posto c’è pensate al vostro superiore che, dopo aver derazione hanno invitato la l’organizzazione dell’azienda, letto l’opuscolo, lancia il dado sulla scrivania, popolazione a dotarsi di ma- con l’identificazione dei reottenendo tre volte su tre lo stesso risultato: schere igieniche per affronta- sponsabili dell’unità di crisi, fallimento. Come dire: se ti affidi al caso sei re senza rischi un’eventuale seguita dalla distribuzione di spacciato. pandemia d’influenza e i da- un regolamento al personaFatti i dovuti scongiuri, ancora frastortori di lavoro a proteggere i le (orario di lavoro, regole nato e allibito, il capo arriva all’ultimo propri dipendenti attraverso step della campagna misure organizzative, preven- Per vendere maschere igieniche e gel disin- pubblicitaria, il coutive e igieniche. fettante, utili in caso di epidemia, la cassa pon per l’ordinazione: A fare leva sulle aziende ci malati Helsana ha realizzato una campagna può scegliere tra un sta pensando in questi mesi kit base e uno profesla cassa malati Helsana, con pubblicitaria dai toni allarmistici. Con tanto sionale, al costo 17,50 un’informazione pubblici- di dado dalle facce inquietanti e 28 franchi. Stando taria dai toni allarmistici e ai calcoli della cassa angoscianti, come se man- di comportamento dentro e malati e avendo alle sue dipendenze 10 casse poco alla fine del mon- fuori l’azienda eccetera), dalcollaboratori, avrebbe bisogno di 35 kit: do. L’obiettivo è vendere gel la comunicazione interna ed spenderebbe circa 613 franchi, iva esclusa, disinfettante per le mani e esterna alle misure igieniche per il kit base (la ditta concorrente con 80 mascherine igieniche, che si da applicare. dipendenti dovrebbe acquistare 270 kit per possono già acquistare nei L’opuscolo è chiaro e i con4.700 franchi). Quello che farà dopo, spetta grandi magazzini. sigli sono in linea con quelli ancora a voi immaginarlo.
» di Antonella Sicurello
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Paolo Gulisano Pandemie Ancora, 2006 L’autore ripercorre la storia della coesistenza tra uomo e virus, fornendo alcune risposte. Nel terzo millennio le malattie trasmissibili sono ancora una minaccia così sconvolgente?
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Media
Se la pandemia entra in azienda
Immagine al microscopio elettronico del virus dell’influenza aviaria H5N1 (tratta dal sito www.nato.it)
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www.ewmd.org L’European Women’s Management Development, è una rete internazionale di organizzazioni fondata nel 1984, che operano nell’ambito degli affari, dell’educazione e della politica. L’EWMD mira a migliorare la qualità della gestione nelle aziende e delle carriese personali, nel rispetto delle diversità di sesso, età e cultura d’origine.
menti di difficoltà, festeggiare con noi quelli di gioia, progettare un destino comune e, più in generale, fare tutte quelle cose che normalmente una, o uno, si attende da un rapporto amoroso. Da cosa è dettata, allora, questa scelta stranamente miope, che spinge donne lucide a cercare nutrimento affettivo presso individui che, in maniera più o meno trasparente, stanno investendo soprattutto su se stessi? Uomini, cioè, che possono essere ottimi compagni di lavoro, o amici stimolanti, ma quasi mai dei “bravi” fidanzati. Al di là del luogo comune che vuole tali uomini più affascinanti di quegli altri – assolutamente falso: fra i cartolai, per esempio (e spero che la categoria non si risenta se continuo a menzionarla a titolo esemplificativo) ce ne sono di affascinantissimi – credo che la risposta risieda nel tipo di dinamica che li ha “selezionati” come partner. Perché, se un uomo dotato di prestigio e visibilità sociale ci appare più attraente di uno che svolge un lavoro convenzionale, allora forse siamo noi ad avere un deficit narcisistico. E, giusto per essere chiare, ne avremmo tutte le ragioni! Viviamo in una realtà nella quale le donne sono ancora tropDa cosa è dettata questa scelta stranamente po spesso fortemente miope, che spinge donne di solito lucide a discriminate sul piano cercare nutrimento affettivo presso individui sociale, e in particolar modo nel contesto lavoche, in maniera più o meno trasparente, stan- rativo. È possibile allora no investendo soprattutto su se stessi? che talvolta, trovando maggiore difficoltà nel conseguire in prima persona un’affermazione tenne in carriera, o con un professionale, e quindi sociale, scegliamo giovane scrittore emergente, inconsciamente un compagno attraverso il difficilmente il nostro partner quale ovviare, per interposta persona, a tale avrà il tempo e l’attenzione esigenza? E se sì, non sarebbe ora di cambiare necessaria per seguirci, sostestrategia, nel lavoro come nell’amore? nerci, essere presente nei mo-
(manager, architetto ecc.), oppure un artista (musicista, pittore, scrittore e via dicendo), meglio se famoso o in procinto di diventarlo. Partendo dal presupposto che, nella nostra società, lo status di “creativo” gode ormai di un prestigio pari (se non superiore) a quello del più tradizionale “uomo di mezzi”, l’interrogativo, solo apparentemente tendenzioso, è il seguente: ma perché tutto il tormento di cui vengo fatta partecipe non scaturisce mai, che so, da un’infatuazione per il cartolaio sotto casa, o per il panettiere, ma solo ed esclusivamente in riferimento a uomini che, per definizione, hanno investito la maggior parte delle proprie energie nel lavoro? Voglio dire, tutto sommato è abbastanza prevedibile che, se ci si fidanza con un tren-
» di Mariella Dal Farra
Società
dal dato empirico, esperienziale: sempre più spesso, una quota significativa delle mie amiche dedica quella collaudata camera di decompressione nota come “happy hour” alla descrizione dell’orribile comportamento tenuto nei loro confronti dal fidanzato attualmente in carica (il turn-over è sempre piuttosto elevato). La lamentazione ha di solito per oggetto gli svariati esempi d’egoismo e sterile narcisismo di cui si è reso protagonista l’individuo in questione e, classicamente, si conchiude in un crescendo che sentenzia senza possibilità d’appello la sua (di lui) incapacità a instaurare un rapporto interpersonale significativo e autentico con chicchessia. Dopo un certo numero di questi episodi, generalmente corredati di espressioni solidali da parte mia, nonché da un preoccupato interrogarmi sul grado di maturità effettivamente raggiunto dai maschi della mia generazione, sono stata costretta a soffermarmi su un dettaglio: un fattore che ricorre invariato in tutti gli esempi riportati. Si tratta di questo: l’oggetto dell’amore/odio è sempre o un uomo “importante”, anche economicamente, e comunque con un ruolo professionale di rilievo
www.kmufrauenschweiz.ch Pagina internet delle Donne PMI (Piccole Medie Imprese) della Svizzera. Questo gruppo s’impegna a favore di tutte le donne attive nelle piccole e medie aziende e detiene un seggio nella Camera svizzera delle arti e mestieri, parlamento dell’USAM (Unione Svizzera Arti e Mestieri).
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Partiamo
Relazioni: i motivi di una scelta (sbagliata)
Anna Higgie, Deedee, matita, 2008 (www.annahiggie.com)
Internet
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Abbiamo letto per voi di microcosmi familiari e culturali con il gusto per la rivisitazione autobiografica. Si pensi che L’ultima provincia della nostra uscì nel 1962, Libera nos a malo di Meneghello nel ’63 in parallelo a Lessico famigliare di Natalia Ginzburg. Il desiderio di scrivere le venne in Sicilia, perché in quel mondo così diverso dal suo, come affermò in un’intervista, si esasperò l’intimo “bisogno di raccontare” e di “raccontare per ridere”. In una città sconosciuta come Catania, in cui stentava a trovare un clima di confidenza e familiarità con chi gli stava intorno, solo lo scrivere – per fortuna dei lettori – dette il via al suo grande desiderio di narrare di eventi e personaggi.
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Nei vari scritti, ambientati dal dopoguerra a oggi, i personaggi e le situazioni ricorrono, tant’è che se ne ricava un’impressione di unità, come se si trattasse di un’unica narrazione. Ritornano spesso anche i due “luoghi dell’anima”, la Sicilia dove la scrittrice ha vissuto per trent’anni e la Toscana, sua terra d’origine. Cita spesso K. Brandys parlando del tempo dello scrittore: “Tutto dura contemporaneamente e di tutte le cose passate egli crea un presente continuo”. La scrittura le serve, infatti, per rivivere, interpretare, capire meglio le cose che ha vissuto, restituendo racconti carichi d’ironia e di poesia. Luisa Adorno fa parte di quel gruppo di “memorialisti d’eccezione” che raccontano
» di Samantha Dresti
Luisa Adorno Tutti qui con me Sellerio Editore, 2008
“Non c’è niente d’inventato, è tutto vero” sostiene Luisa Adorno a proposito di questo suo ultimo libro e, più in generale, riguardo al suo modo di scrivere. Una letteratura della memoria la sua che, attraverso vividi dettagli, regala al lettore immagini e il ricordo di momenti storici e luoghi in cui si innestano ritratti divertenti e nostalgici di personaggi come Anna Banti, direttrice della rivista “Paragone”, e il marito, l’illustre critico d’arte Roberto Longhi. Tutti qui con me è composto da quattordici testi, per lo più lettere. Si tratta di veri e propri “pezzi di vita” quasi delle “scene di genere” per il loro costante bisogno di ricondurre al tema della pacata quotidianità.
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la qualità di vita. Un recente studio norvegese su novanta persone affette da patologie psichiche ha dimostrato che dopo tre settimane trascorse in fattoria con pecore, mucche e cavalli, lo stato generale di benessere dei pazienti era migliorato. Queste attività e terapie si sono diffuse anche in Ticino, grazie a diverse associazioni e centri di rieducazione equestre e ippoterapia. Emblematico il caso di un bambino della scuola speciale che non parlava con nessuno al di fuori della sua famiglia: era affetto da mutismo selettivo. Il piccolo fu seguito dal docente Mauro Taglioni, che una volta alla settimana gli proponeva attività con un cane al di fuori dell’aula scolastica. Già al secondo incontro il piccolo gli confidò di getto le sue esperienze con gli animali e al termine del se-
Internet
www.associazione-orion.ch L’associazione Orion promuove la relazione tra uomo e animale (in particolare con il cane), secondo i principi della zooantropologia assistenziale (pet therapy). Propone inoltre incontri con le scuole speciali, per persone con disabilità mentale e nelle case per anziani.
ra l’ippoterapia-K, introdotta quarant’anni fa da Ursula Kuenzle, è considerata un trattamento medico-riabilitativo, che dà stimoli al paziente sfruttando il movimento al passo del cavallo. “Questo animale trasmette un movimento tridimensionale, in cui si ha lateralità, rotazione e spinta verso l’alto”, spiega Maria Morotti, ippoterapeuta di Lugano, che da quindici anni segue disabili e pazienti affetti da sclerosi multipla. “Tale movimento non è riproducibile, nemmeno con un cavallo meccanico”. L’ippoterapia dà benefici a livello fisico, ad esempio rilassando o tonificando la muscolatura, e psichico, aumentando l’autostima. “Tutti i pazienti fanno moltissimi progressi”, sostiene Morotti. “Ricordo un paziente che non si lasciava toccare da nessuno e che grazie alla terapia ha risolto il suo problema. Un altro era autistico e non parlava, ma saliva e scendeva da solo Cani, gatti e cavalli sono ormai stati proda cavallo. E si capiva mossi a co-terapeuti nella cura di diverse che quando era in sella malattie fisiche e psichiche. Anche nel Can- era contento: riusciva tone la pet therapy sta prendendo sempre così a esprimere la sua più piede emotività. Molti bambini Down, inoltre, riecondo anno di scuola parlava scono ad andare a cavallo da soli in gruppi di con tutti. normodotati”. L’ippoterapia non va confusa Come il cane, anche il cavallo con la riabilitazione equestre. Mentre nella è utile nella cura di patologie prima il paziente si lascia condurre, nella come l’Alzheimer, l’autismo, seconda deve partecipare attivamente, ad la depressione, l’epilessia e la esempio imparando a tenere le redini e a sindrome di Down. In Svizzeportare il cavallo.
» di Antonella Sicurello
compagni di vita che rallegrano le giornate e colmano i vuoti d’affetto. Ma sono anche validi assistenti di medici e terapisti nella cura di malattie psichiche e fisiche che si manifestano nell’uomo. Da oltre cinquant’anni – da Salute quando il neuropsichiatra infantile Boris Levinson constatò quanto fosse importante il cane nella cura di un paziente autistico e coniò il neologismo pet therapy (in inglese, pet significa animale domestico) – logopedisti, fisioterapisti e psicologi si affidano sempre più spesso a questi aiutanti speciali, lavorando spesso in équipe. Il termine pet therapy non è però da tutti apprezzato a livello internazionale. La Delta Society, la fondazione statunitense che sostiene la terapia con l’animale (“delta” perché si basa sul triangolo composto da paziente, animale e di chi lo conduce e se ne prende cura), preferisce parlare di attività e terapia assistita dagli animali (quest’ultima è specificatamente di carattere sanitario). Termini a parte, ciò che conta è la validità del metodo. Gli animali, soprattutto cani e cavalli, sono diventati veri e propri co-terapeuti e lavorano sia per sconfiggere una malattia o ridurne gli effetti negativi sulla salute, sia per migliorare
R. Marchesini et al. Attività e terapie assistite dagli animali Oasi Alberto Perdisa 2007 Scritto a due mani da uno studioso di scienze biologiche e da una psicoterapeuta, il saggio fornisce un’informazione dettagliata su come si lavora in pet therapy.
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Gli animali sono amici fidati,
Animali: amici e dottori
Immagine tratta da www.petdental.com (elaborazione Tecnica T7)
Libri
Entrate nel mondo della solidarietà: il nostro è il vostro mondo
Lo sapevate... che tra gli oltre 250 volontari che si mettono a disposizione dei diversi servizi di Croce Rossa del Luganese, ve ne sono di età inferiore ai 18 anni mentre i “meno giovani” superano anche le 82 primavere? che molti corsi di formazione di Croce Rossa sono rivolti ai giovani? quanti sono i campi in cui possono essere attivi i volontari di Croce Rossa?
tel. 091 973 23 23 www.crs-luganese.ch
» testo di Antonella Sicurello; fotografia di Adriano Heitmann
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Giubiasco. Mia madre ci lasciò undici anni fa dopo aver combattuto per diverso tempo un cancro alle ossa. Lo scorso anno, invece, se ne andò mio padre per un tumore alla prostata. Prima di morire, ammise di non avermi dedicato molto tempo e di aver perso il periodo più difficile per me. Quando compii 16 anni, infatti, se ne andò per lavoro in Portogallo e ci restò per quattro anni. Mi mancò molto. Adesso che non sono più con me, penso a quanto mi sarebbe piaciuto conoscerli meglio. Hanno lasciato un vuoto nella mia vita, come se avessero tagliato il cordone ombelicale. Ma non ho rimpianti, perché Una madre opprimente e i complessi di li ho accompagnati alla morinferiorità non hanno frenato la crea- te con serenità. In giardino custodisco la Mercedes di mio tività dell’inventrice di Giubiasco. Che padre, che acquistò contro il ora si divide tra la famiglia e i castelli volere di mia madre. Nella mia di Bellinzona vita ho dovuto confrontarmi spesso con la morte. Il cancro te la dislessia, ero già molto uccise anche una mia cara amica a soli 42 creativa. Dopo diversi anni anni e il fratello di mio marito si suicidò una andammo a vivere nel canventina di anni fa. Certe esperienze lasciano ton Basilea, dove frequentai un segno indelebile e ti fanno apprezzare la scuola di commercio. Avrei ancora di più la vita. Anche dalle gioie e daltanto desiderato iscrivermi le delusioni per le mie invenzioni ho tratto alla scuola alberghiera, ma i grandi insegnamenti. Con la vendita a Laura miei genitori non avevano Star della mia fodera per piegare le camicie intenzione di investire altro riuscii a realizzare i bicchieri di plastica lutempo e denaro per la mia minosa, che purtroppo non ebbero molto formazione: “Sono soldi spesi successo. Eppure una trasmissione francese male”, continuavano a ripemi premiò per quell’invenzione. termi. “Alla fine ti sposerai e Della rivista per famiglie “Ticinokids” uscì sosmetterai di lavorare. A che lo un numero e il “Cestino Ticino”, preparato saranno serviti, allora, tutti con le specialità ticinesi in collaborazione questi studi?”. con l’Ortofrutticola e l’Unione contadini, è Terminata la scuola, per coancora poco richiesto. Ma non mi abbatto. ronare i miei sogni e fuggire Tra i miei sogni, c’è la realizzazione di “Ticino dall’ambiente familiare che da favola”: un Percorso vita lungo il quale, a mi stava opprimendo, me ne ogni tappa, si legge una favola scritta in più andai a Zurigo. Dopo un anlingue. L’obiettivo è invogliare i bambini a no, di nascosto da mia madre, conoscere le bellezze del nostro territorio. feci l’esame d’ammissione alla Nel breve periodo, invece, la mia soddisfascuola d’arte di Basilea. Lo zione più grande sarà vedere esposte a Sasso superai con un’idea che avrei Corbaro le opere di mio figlio Davide e dei realizzato 25 anni dopo in suoi ex compagni di classe delle elementari Ticino per il progetto “Peace di Giubiasco. La mostra si terrà da settembre chair”: una sedia rivestita con a novembre, nell’ambito del progetto “Il mio una maglia in lana rossa, poi amico antenato”. Sarei felice se un giorno venduta per beneficenza a 750 mio figlio decidesse di frequentare la scuola franchi. Al termine della scuod’arte. Appoggerei la sua scelta e lo seguirei la, tornai in Ticino. Dopo il con entusiasmo nella formazione. Non voglio matrimonio smisi di lavorare ripetere l’errore che un tempo mia madre ha per quattro anni per dedicarcompiuto con me. Ma per il momento mi mi alla famiglia. accontenterò di accogliere la sua creatività Da oltre vent’anni vivo a nel mio castello, come un vera regina.
Daniela Ghidossi
Vitae
ei loro disegni, i miei figli mi rappresentavano come una regina. Da dieci anni, infatti, lavoro ai castelli di Bellinzona al servizio accoglienza e sorveglianza. Oggi mi sembra di vestire quei panni: sono circondata dalla mia grande passione, l’arte, sono sposata felicemente da 19 anni con Raffaello e ho due splendidi ragazzi, Marco di 15 anni e Davide di 11, che seguo facendo tesoro delle mie esperienze. Crescerli è il mio hobby preferito. Dopo tanta sofferenza, ora il mio motto è “guardare avanti”. Un proverbio cinese dice: se regnassi per un anno, coltiverei del riso; se regnassi per cinque anni, pianterei dei meli; se regnassi vent’anni farei crescere bene i miei figli. Molte persone dicono che sono fortunata. È vero, ma tutto quello che possiedo l’ho costruito giorno dopo giorno, con fatica. Ho lottato per anni per trovare la fiducia in me stessa e qualcuno che credesse in me. Da piccola mi sentivo bruttissima, ero dislessica e oppressa dai miei genitori. Con mia madre ho avuto sempre un rapporto difficile, conflittuale. Fin dal giorno in cui mi partorì a Bienne, il 2 novembre 1961: le diedero l’ossigeno per salvarle la vita. Qualche mese dopo fui io a rischiare di morire, soffocata dal piumone. Da allora mia madre diventò sempre più protettiva nei confronti della sua unica figlia: voleva sempre tenermi sotto controllo e mi imponeva come vestirmi. Desiderava che fossi una brava e perfetta ragazza. Era una donna bellissima... Io, invece, mi sentivo il brutto anatroccolo, soprattutto per colpa sua. Quando rientravo dalla discoteca, mi chiedeva: “Ti ha invitato qualcuno?”. Rispondevo di no e lei mi scherniva: “Ma chi vuoi che ti sposi?”. I genitori di mio padre ci imposero di trasferirci in Ticino quando ero ancora piccolina. Fui costretta ad andare dallo psicologo, perché avevo difficoltà a scuola. Ma nonostan-
»
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Reportage
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Crime + Romantik, 1997. Tecnica mista e collage su tela, cm 150 x 120
MARIO COMENSOLI di Mario Barino
LUCI E BUIO IN SALA Fra i maggiori esponenti del realismo pittorico europeo, Mario Comensoli ha saputo raccontare la società e l’emarginazione con forza e autonomia critica, superando con intelligenza diffidenze e barricate ideologiche. La sua pittura, che per temi e sensibilità sociale rimanda con immediatezza all’universo pasoliniano, testimonia della profonda capacità di cogliere i mutamenti e gli umori di una società in costante crisi. La serie di opere raccolte nel 1978 sotto il titolo “Cinema Comensoli”, viene riproposta in una mostra a Casa Rusca a Locarno, a conferma dello spessore e dell’attualità dell’artista luganese scomparso quindici anni or sono.
Reportage
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Sopra: Chhatrabhang, 1978, tecnica mista e collage su tela, cm 150 x 150 Pagine precedenti: Ben Hur, 1978-89 (particolare), tecnica mista su tela, cm 223 x 190
A
lla fine degli anni settanta Mario Comensoli capisce che il suo percorso pittorico inaugurato nel Sessantotto dopo la fase realista dei “lavoratori in blu” si sta concludendo. Il pittore avverte l’insidia di diventare un ”intellettuale di facciata“, di partecipare cioè a una “contestazione rituale” e senza sbocchi. La sua pittura per una decina d’anni si è nutrita dei fermenti, delle novità che hanno caratterizzato quella ricca stagione culminata nel 1975 in un evento straordinario, l’allestimento alla Galleria Jamileh Weber di Zurigo della “Cappella delle
contraddizioni femminili” ampiamente documentata con pubblici dibattiti dalla televisione e ricostruita un anno dopo a Parigi alla Porte de la Suisse. Scandagliati a modo suo i temi del femminismo, del consumismo e dell’alienazione borghese Mario Comensoli è ora alla ricerca di altri territori da esplorare: ed ecco offrirsi l’opportunità di una mostra al Grand Hotel di Locarno nell’agosto del 1978 in occasione del 31esimo Festival Internazionale del Film. Marco Solari, giovane direttore dell’Ente turistico ticinese e il giornalista Frank A. Meyer, unitamen-
te al proprietario del nobile albergo locarnese, gli propongono il progetto “Cinema Comensoli” che viene suggellato da un brindisi nell'atelier dell'artista situato nella Rousseaustrasse a Zurigo. Per Mario Comensoli è già chiaro fin dall’inizio che il soggetto è difficile, che il cinema esiste di per sé senza bisogno “di un’arte ancella che gli sorregga la coda”: e tuttavia accetta la sfida, confortato dalle prime adesioni che diversi intellettuali – primo fra tutti il regista Walter Marti, suo amico fraterno – gli fanno avere. Così come negli anni Cin-
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Discovirus VI, 1980, tecnica mista su masonite, cm 130 x 130
quanta il pittore aveva cantato la Svizzera del miracolo economico, delle grandi realizzazioni alpine, delle autostrade, delle imprese industriali mostrandone a un pubblico ignaro i loro umili protagonisti – gli operai venuti dal sud dalle mani grosse e dalla facce di terracotta –, così adesso si avventura nel buio delle sale cinematografiche e vi scopre degli indigeni, degli autoctoni che lavorano per il cinema. Lavorano? Sono le maschere, gli “chasseurs”, i boys che tappati nelle loro livree colorate e muniti di torce elettriche devono guidare il pub-
blico alle sue poltroncine, offrendo ai visitatori sigarette e cioccolata. Devono, ma è raro vederli all’opera. In genere oziano dietro le quinte, giocano al calcio con palle di carta, baciano le loro ragazze contrabbandate nelle sale vuote senza biglietto. E sopra di loro incombe dissacrato il Cinema con brandelli di manifesti hollywoodiani, titoli e personaggi “cult” ridotti a tappezzeria, o peggio, a immondizia. Sull’opuscolo che nel 1978 accompagnò questo racconto pittorico di Mario Comensoli scrissero una quindicina di
intellettuali, registi o realizzatori come Marti, Thomas Koerfer, Heinz Bütler, critici cinematografici come Martin Schaub, Mario Cortesi, Guglielmo Volonterio, Werner Jehle, scrittori o critici d’arte come Hans Rudolf Hilty, Heiny Widmer, Guido Magnaguagno e altri. Secondo alcuni la vera invenzione di Comensoli era stata la contrapposizione pirandelliana tra realtà e irrealtà – in altre parole lo spettacolo nello spettacolo – cercata e ottenuta con l’intervento del “collage”. Per altri invece essenziale era il riferimento ai modelli pasoliniani ➜
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Container I, 1987, tecnica mista su tela, cm 180 x 180
rappresentanti da quei ragazzi con le loro zazzere gialle, irriguardosi e provocatori che oltraggiavano la mitologia pubblicitaria, ragazzi della seconda generazione che manifestavano attraverso la loro impudenza un soprassalto di orgoglio e di spavalda autoconvinzione, tratti che per ovvii motivi erano assenti nei loro padri immigrati, calati di colpo in un mondo ostile, tra fatica e sofferenza. Oggi invece siamo in grado di interpretare diversamente l’atteggiamento di quei giovani e la loro sconcertante estraneità allo spettacolo offerto loro dall’industria del cinema. Il titolo scelto da Pietro Bellasi per la mostra di Casa Rusca “Sotto lo schermo, tutto” sta infatti a significare che lo spettacolo è altrove, o comunque deve ancora avvenire. È uno spettacolo che non ci riserva degli happy end e che si può seguire in un’altra sequenza di dipinti al primo piano del palazzo, quello cioè dedicato ai “no future”che a partire dagli anni Ottanta invasero le strade e le piazze di Zurigo cercando velleitariamente di imporre un loro modello di vita alla borghesia e perdendosi successivamente negli inferni della droga del Platzspitz e del Letten. Interrogato da Frank A. Meyer in un’intervista pubblicata nel catalogo del Kunsthaus in occasione della retrospettiva zurighese del 1989, Mario Comensoli spiegò quella sua virata d’interesse per il mondo dei “punk”. Tra di loro – disse – trovo degli angeli e dei demoni, e talvolta angeli e demoni nella stessa persona. Nei miei quadri tento di
padroneggiare questa dialettica attraverso l’estetica. Sono figure nelle quali si avvicendano provocazione e riconciliazione.” Provocazione, un termine frequente per chi si trova a dover parlare della pittura comensoliana. Ma lasciamo che sia lui a spiegarci il concetto: “la provocazione – spiega ancora nell’intervista – è per così dire un effetto subordinato dell’ arte. Quando lavoro non penso mai a questo effetto. Nel mio lavoro cerco soltanto me stesso”. La mostra locarnese della Pinacoteca Comunale di Casa Rusca documenta questa ricerca fino alle sue estreme conseguenze attraverso una serie di opere struggenti appartenenti alla Fondazione Comensoli che mai finora erano state esposte in un museo
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Mario Comensoli, fotografia di Christine Seiler
Sono attualmente in corso due mostre dedicate all'artista ticinese: Casa Rusca, Locarno, "Sotto lo schermo tutto, il cinema, i giovani", fino al 31 agosto 2008 Museo Epper, Ascona, "La seduzione della danza", fino al 31 agosto 2008
ario Comensoli è considerato un grande esponente svizzero del realismo pittorico. Nato a Lugano nel 1922 e rimasto subito orfano di madre, è stato allevato da due umili sorelle romagnole. L’esperienza giovanile nel quartiere operaio di Molino Nuovo ha nutrito la sua pittura di quel substrato umanistico che lo ha sempre visto schierarsi dalla parte dei perdenti e dei meno fortunati della società. Grazie a una borsa di studio della Fondazione Torricelli ha potuto approfondire strumenti e conoscenze della pittura a Zurigo e a Parigi dove, a contatto con i moderni, è maturata una prima fase creativa d’ impronta postcubista. La svolta realista avviene negli anni Cinquanta con la rappresentazione dei “lavoratori in blu”, cioè degli immigrati del sud in tuta di lavoro: “Stregavano la nostra quotidianità – racconterà più tardi –. Per me erano la nuova estetica. Non potevo evitarli, dovevo dipingerli”. Mario Comensoli, che nel frattempo si è stabilito definitivamente a Zurigo, affronta successivamente i temi del Sessantotto con una pittura provocatoria e quasi cartellonistica influenzata in parte dalla pop art. Nel 1978 il pittore, che ha creato manifesti per film svizzeri e per il teatro, si confronta a suo modo con il mondo del cinema e nasce la mostra del Grand Hotel di Locarno, portata poi a Parigi, Poitiers e al Kunstgewerbemuseum di Zurigo. Seguono la breve ma affascinante incursione di “Discovirus” tra i ragazzi della seconda generazione che tentano la fuga dal presente nelle sale da ballo e, all’ inizio degli anni Ottanta, l’esplorazione del mondo dei “no future”, dei ragazzi della “Bewegung” zurighese, in rivolta contro le regole della società borghese. Il naufragio di questa esperienza è documentato con accenti molto amari dall’ultimo Comensoli. Il pittore, la cui opera era stata celebrata da diversi musei svizzeri , ultimo fra tutti il Kunsthaus di Zurigo nel 1989, si spegne per un infarto nel suo atelier della Rousseaustrasse il 2 giugno 1993.
Reportage
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Imprevisti
di viaggi immaginari Su una spiaggia baciata dal sole indiano di Salgari, mi sono svegliato... Sognavo di pescare e riflettere sulla quotidianità, appollaiato tra l’erba incolta delle rive del Mississippi, in compagnia di Tom Sawyer. Mentre il capitano Nemo, solcando i Sette mari, lanciava gli ultimi moniti all’umanità. Con lui quindici uomini, una cassa da morto e una bottiglia di rum…
Tendenze
P
er qualche ragione l’estate rallenta i ritmi del nostro corpo, assopito, immerso in un calore innaturale. Qualcuno già immagina il nostro cantone dominato da un clima tropicale, distese di palmeti e piante da dattero. Attorno umidità asfissiante e silenzio. Unica opzione: oziare, fare nulla, accompagnati da un libro, stancamente sostenuto tra le mani. La lettura è un po’ figlia della pace, del silenzio. Unicamente suoni provenienti dalla nostra mente. Mi piace immaginare che solo nel vuoto è possibile costruire castelli e mondi lontani, personaggi fantastici e animali misteriosi, avventure senza tempo… Il vuoto: quello dei pomeriggi di tante infanzie fa, nei quali per riempire ore senza fine nell’attesa della cena, qualcosa bisognava inventarsi. Io, pigro nella lettura, a volte mi facevo leggere da mia sorella minore infinite volte “Alì Baba e i Quaranta ladroni”. Perdendomi tra le sue parole, immaginandomi l’apertura della spelonca alle parole magiche del capo banda, cercando di visualizzare gli immensi tesori raccolti dai temibili ladroni dalle spade sguainate. Poi, un giorno molto lontano, mi imbattei in Tom e Huck, ritrovandomi piacevolmente perduto tra i prati incolti lungo le rive del Grande fiume americano, circondato da adulti sempre malvagi, dal razzismo incomprensibile agli occhi di un ragazzo, dall’amore per la bella Becky. “Viene un momento nella vita di ogni ragazzo beneducato in cui egli ha un desiderio furioso di andare da qualche parte a scavare un tesoro nascosto”, racconta Mark Twain all’inizio di uno dei capitoli centrali de Le avventure di Tom Sawyer. È quel libro, che racconta di ragazzi, che mi cambiò la vita. Dopo la sua lettura, io non mi sentii più lo stesso. “Essendo rigorosamente la storia di un ragazzo, deve fermarsi qui. La narrazione non potrebbe proseguire molto senza diventare la storia di un uomo (…) Ma quando scrive di ragazzini, deve fermarsi dove gli viene meglio” sottolineava ancora lo scrittore americano nella conclusione. Rilette oggi, quelle parole di Twain mi paiono ancora più illuminanti: meglio fermarsi, sedersi e oziare. Nel vuoto… Per diventare grandi il tempo non mancherà e le estati allora diverranno terribilmente corte e dannatamente rumorose.
I classici
Qualche mese fa il quotidiano inglese Daily Telegraph, in un lungo servizio sull’importanza della lettura dei classici*, lanciando l’ennesimo allarme sulla crisi della lettura tra i ragazzi, stilava una lista dei “magnifici cento”, quei romanzi e racconti che tutti i genitori e gli insegnanti dovrebbero mettere
all’attenzione dei propri figli e allievi almeno una volta nella vita. Impresa meritoria ma dai dubbi risultati. Che si legga poco non è una novità: la colpa? Come al solito, la televisione e internet. Sarà… intanto nella lista del quotidiano inglese le sorprese sono le uniche a non mancare: tra testi più i meno recenti ritroviamo gli arcinoti Winnie Pooh, Peter Pan, Pippi Calzelunghe, Le storie di Peter Coniglio e poi su verso l’adolescenza con Il richiamo della foresta, L’isola del tesoro, Oliver Twist, Kim, Piccole donne… Vi dicono nulla? Sono i libri che hanno fatto la felicità di parecchie generazioni di padri e padri di padri. Così conosciuti e acessibili tanto che le biblioteche pubbliche ne sono ben fornite… perché sono dei classici, per definizione senza tempo e confini. Perché Alice nel paese delle meraviglie non è la storia di una bambina che precipita in un mondo onirico inseguendo un coniglio bianco. È qualcosa di più, un “esperienza innata” che abita nel nostro cuore. Il “classico”: quel libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire, ci avrebbe ricordato Calvino – Perché leggere i classici, Mondadori (1991) –. Ma perché non si legge o si legge di meno? Tutta colpa dell’informatica? O che sia un problema di pigrizia mentale? Se la lettura è anche curiosità, allora o è innata o la si può acquisire? Ma da chi? Di certo, se a casa mia, da piccolo, non fossi cresciuto tra scaffali di romanzi ed enciclopedie chissà come avrei passato le mie serate, senza programmi tv per ragazzi sino a tarda ora, senza la rete e il cellulare… non avrei avuto nulla per riempire il vuoto e il silenzio di quelle ore, nulla che mi permettesse di immaginare e raccontarmi storie senza capo né coda. Che adulto sarei oggi? Forse migliore? Chissà… Certamente la lettura, a volte, non è solo puro piacere e godimento: vi sono pagine che non finiscono mai, ti sorgono mille dubbi e ti chiedi se non hai tra le mani il libro “più noioso al mondo”. Pennac d’altronde ci aveva già avvertito qualche anno fa nel suo Come un romanzo (Feltrinelli, 1993): gli imperativi nella lettura non funzionano, nessuno può ordinarti cosa e quanto leggere. E come per i sentimenti più profondi, la lettura non ha età: non aveva dubbi in proposito nemmeno lo svizzero d’Inghilterra Alain de Botton, che ce lo ricordava nel suo Come Proust può cambiarvi la vita (Guanda, 1998). I libri: entità speciali che non hanno bisogno né di un luogo né di un tempo per esserne catturati. Ci si ritrova rapiti, senza preavviso, come di fronte a una perfetta sconosciuta incontrata alla fermata dell’autobus. Anche quando ragazzi non si è più, lontani dai banchi di scuola e dalle letture imposte. E la tua vita te la ritrovi cambiata… da un libro. Un’estate, all’improvviso.
*100 books every child should read - An introduction by Michael Morpurgoe goe consultabile sul sito www.telegraph.co.uk/arts
di Giancarlo Fornasier illustrazione di Céline Meisser
Tendenze
Chiamo la mia Ragazza e le dico: “Dimmi se non è quello di prima...”. “Sì, parrebbe... “ “Direi che siamo vittime di una macabra Candid Camera...”. “Può darsi...”. “Proporrei di levarci da qui...”. “Sostengo la tua proposta...”. Raccattiamo i nostri Asciugamani Etro e Missoni e infilati gl’Infradito Vuitton ci leviamo prelevata la bottiglia. Per tornare alla macchina dobbiamo passare per la muraglia, laddove vedemmo il primo, e forse unico cadavere. Il cadavere è lì, tiriamo un sospiro di sollievo. Torniamo alla macchina, superato l’uomo in balcone che fuma, la meridiana e le case pittate ad Araldi, arriviamo alla BMW E24 633CSi Coupè del 1976, Oro Metallizato. Apriamo il baule per infilarci il simpaticissimo Borsone da Spiaggia Fiorucci, ma ci troviamo il cadavere raggomitolato a 4. “Ehchecacchio”, esclama la mia Ragazza Hawaiana.
» di Tony Loyola
alternativi incalliti. Giungiamo al fiume e scorti due Giga Massi Regolari Poltrona Frau ci insediamo piegando l’habitat al Comfort. La mia Ragazza si denuda ma tiene il costume. Avverto piacevoli fitte, amo il corpo della mia Ragazza, mi fa dimenticare i morti. Lei fa un bagno tonicizzante nell’acqua gelida, io mi fisso un piede lungamente pensando a quanto è coraggiosa la mia Ragazza. Il sole è caldo e quando esce dal bagno si asciuga in un secondo, come una biscia. La guardo e scopro che deve essere Hawaiana, o qualcosa del genere. Non la conosco ancora benissimo ma vorrei leccarla. Stappiamo il Vino, che par d’uopo, ma lo scopriamo caldo come piscio. Scendo dal Masso Giga e infilo fra i minimassi la bottiglia a mollo che riprenda la temperatura atta. Da quella bassa prospettiva, sulla riva, fra il fogliame, scorgo un cadavere.
» lettering di Flavia Leuenberger
macchina rolla svelta su per la salita, la salita asfaltata che va per la Val Maggia, la strada che porta a Mogno, dove c’è la chiesa lì del coso. Il Pioneer contunde il cranio coi Chemical Brothers, We Are The Night. Non abbiamo pranzo al sacco ma una bottiglia di Vino. Del Vino di Porza, Tamburini. Posteggiamo a Cevio, località dalle case pittate ad Araldi familiari, c’è una meridiana e c’è un tipo che fuma in balcone. Per raggiungere la Maggia dobbiamo inoltrarci per una boscaglia al fiume parellela, per attraversarla c’è una passerella di massi squadrati alta fino a sei metri, un metro e mezzo di camminatoio, lunga direi 300 metri. Là sotto il bordo inferiore scorgiamo un cadavere fra il fogliame. Già. Decidiamo di proseguire, la giornata è soleggiata e il morto è morto. Passare la giornata coi pulotti sarebbe poco interessante, specie per due che come noi sono
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Val Mâge: un cadavre en recherche d’attention (ehi spoon, un nuovo noir!)
La
Momenti di forte e vibrante passione per i nati nella terza decade. Possibile incontro con il destino favorito dalla retrogradazione di Plutone. Vi riconoscerete a pelle e sarà un’autentica riscoperta di energie primordiali. Transito ideale per un concepimento. Opportunità di lavoro.
Venere e Nettuno si trovano in opposizione e voi vi sentite fortemente colpiti da una persona già sentimentalmente occupata. State però attenti a non stressarvi troppo: Urano transitando nella vostra sesta casa solare tende a minarvi il sistema nervoso. Avversari nascosti.
toro
scorpione
Questo è il momento di realizzare una vostra ambizione. State per diventare il re del mondo. Riconoscimenti pubblici per i nati nella seconda decade. Figli maschi in arrivo. Divertitevi e sperimentate: la vita può essere bella, basta solo volerlo.
Fine luglio incandescente. Mentre Marte in opposizione a Urano vi spinge verso l’adozione di scelte improvvise, Venere in opposizione a Nettuno spinge i vostri desideri affettivi verso il proibito. L’importante è che rimaniate centrati su voi stessi.
gemelli
sagittario
Momento di cambiamento per i nati nella terza decade, soggetti ai transiti di Marte, Urano e Plutone. Queste grandi energie chiedono una loro soddisfazione di cambiamento e di metamorfosi. Solo chi saprà guardarsi allo specchio potrà migliorarsi.
Atmosfere passionali per i nati nella terza decade. Un incontro con uno stravagante personaggio potrebbe sconvolgere la vostra vita affettiva. Momenti di grande romanticismo. State attenti alle idealizzazioni… non è tutto oro ciò che luccica.
capricorno
Tra il 30 e il 31 potrete approfittare di un’importante Luna nuova nel vostro segno per rigenerarvi ed eliminare le scorie accumulate nel corso dei mesi precedenti. Momento ideale per l’inizio di una dieta drenante. Ponderate accuratamente le decisioni. Evitate di strafare!
Momento di calo fisico durante la Luna nuova del 30 e 31 luglio. Momenti di verifica all’interno della coppia e con i colleghi di lavoro. Non prendete assolutamente decisioni importanti, qualunque situazione entro pochi giorni si rivelerà una bolla di sapone.
leone
acquario
Atmosfere di grande passione per i nati nella terza decade, soggetti al doppio influsso di Venere e Plutone. State però attenti all’azione di Nettuno, questo è il periodo delle tentazioni, e non tutti si presentano per quello che realmente sono. Atmosfere sensuali e trasgressione.
Tentazioni amorose provenienti dal passato in agguato. Possibile incontro karmico provocato dal transito dell’Asse nodale per i nati nella terza decade. Forte evoluzione spirituale per tutti i nati del segno. Progetti esteri inaspettati provocati dalla retrogradazione di Plutone.
vergine
pesci
Canalizzate le vostre energie verso un obiettivo preciso, e in maniera costruttiva. Marte e Urano opposti stanno mettendo alla prova la vostra volontà creativa. Se vi dovesse capitare un’importante occasione, agite subito, senza esitazioni. Prudenza alla guida.
È da molto tempo che desiderate cambiare la vostra vita. Ma poi, nei fatti, vi è mancata la volontà. Adesso con questa opposizione tra Marte e Urano tutto potrebbe rimettersi in moto. Questa volta, i nati nella terza decade non potranno assolutamente più esitare.
Elemento: Fuoco - fisso Pianeta governante: Sole Relazioni con il corpo: cuore, sistema cardiocircolatorio Metallo: oro Parole chiave: potere personale, energia vitale, fierezza, forza
Posto in cielo da Giove, il Leone, nella mitologia greco-romana viene connesso alla figura simbolica di Eracle-Ercole, il più famoso degli eroi classici e magnifica espressione dell’uomo in lotta con le forze della natura. In questa prospettiva, la figura del indomito guerriero costituisce la personificazione emblematica della tipologia leonina. Le sue vittorie sono sempre il frutto di una serie continua di sforzi e sacrifici (non a caso, si parla delle dodici fatiche di Eracle). Figlio di Zeus e di Alcmena (la moglie di Anfitrione), Eracle nel corso della sua mitica esistenza affronta imprese davvero straordinarie, nonostante l’implacabile odio della dea Era-Giunone, fino al suicidio finale sul rogo acceso da Filottete e all’ascesa, voluta dal padre Zeus, fra gli dei immortali dell’Olimpo. Lo slancio leonino si esprime dunque in un’incessante espressione vitale e creativa che si manifesta sia nella capacità di coinvolgere gli altri sia nel lato più oscuro, riconducibile ai tratti di individualismo ed egocentrismo. Solo nella fatica e nella sofferenza la megalomania del Leone trova però un suo equilibrio, un’opportunità di moderazione. La sua forza non è infatti solo fisica ma anche morale. Il desiderio di agire nel nome del bene alimenta infatti le azioni dei nati nel Leone, che mantengono forti la spinta ideale e le aspirazioni al bene. Il conflitto subentra laddove emergono l’aspirazione al potere e al comando sugli uomini, espressioni riconducibili alla simbologia solare e non planetaria del segno.
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Il Sole transita nel segno del Leone dal 23 luglio al 23 agosto
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“ … il sole che sorge allegro e forte”
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Âť illustrazione di Adriano Crivelli
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1. Hanno tutti gli angoli e i lati uguali • 2. Lo storico greco di Alicarnasso • 3. Dino, regista • 4. Venuto al mondo • 5. Inoperosità • 6. Abbassar • 7. È vicino a Lodrino • 8. Sopra • 9. Ostruiscono la cavità del naso • 15. Lavorò alla progettazione del Partenone • 18. Detestarsi • 20. Lo zio della capanna • 25. Tavolato • 27. La sposa di Anfione • 30. Animosità, avversione • 32. Nevrosi • 33. La Franca di Fo • 35. Un nome di Rilke • 37. Trasparenti come il vetro (f) • 40. La figura geometrica del gelataio • 43. Nuovo Testamento • 44. Conosciute • 47. Nuclei Armati Rivoluzionari • 50. Assicurazione Invalidità.
Verticali
Orizzontali
1. Estremamente dannosa • 10. Il nome della Fallaci • 11. Meridione • 12. È vicino a Cabbiolo • 13. Proprio scemo • 14. Un liquore • 16. I confini di Gordevio • 17. Fusto d’albero • 19. Le cura l’otorino • 21. Consegnati • 22. Negazione • 23. Lapalissiani • 24. In mezzo al nido • 25. Uncini da pesca • 26. Ne aveva tanti Matusalemme • 28. Capo etiope • 29. Un metallo radioattivo • 31. Divertimento • 34. Un tipo di ceramica • 36. Osso della gamba • 38. Dittongo in boato • 39. Qui... a Losanna • 41. Dispari in Erasmo • 42. Abraham, presidente USA • 45. Cuor di balena • 46. Il regista de’ “Cronaca di un amore” • 48. Pedina coronata • 49. La irrigidiva la crinolina • 51. Ispidi • 52. Atterrano e decollano.
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Schema realizzato dalla Società Editrice Corriere del Ticino
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La soluzione a Epigoni è: Sunset Limited di Cormac McCarthy (Einaudi, 2008).
Soluzioni n. 29
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Il vincitore è: E.S., Dalpe.
Epigoni A quale romanzo appartiene il seguente finale? La soluzione nel n. 33. Al vincitore andrà in premio “A due ruote dal cielo. 26 nuovi itinerari cicloescursionistici in Ticino raccontati in un diario fotografico” di Alfio Cerini, Armando Dadò editore, 2008. Fatevi aiutare dal particolare del volto dell’autore e inviate la soluzione entro giovedì 31 luglio a ticino7@cdt.ch oppure su cartolina postale a Ticinosette, Via Industria, 6933 Muzzano. “In fondo alla lettera, una mano familiare aveva scritto: «Carissimo Jack, sono così felice per voi. Con affetto, Queenie».”
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