Ticino7

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Genitorialità. Nel nome del nonno-padre 04 Il ragno. Un racconto inedito di Piero Scanziani 06 Pinin Carpi. L’arte colorata di Cion Cion e Blu 50

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L’appuntamento del venerdì

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numero

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PAGINA QUARANTUNO

CON GLI OCCHI DI

MOMO

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Corriere del Ticino • laRegioneTicino • Giornale del Popolo • Tessiner Zeitung • CHF. 2.90 • con Teleradio dal 19 al 25 ottobre


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numero 43 17 ottobre 2008

Agorà Genitorialità. Nel nome del nonno-padre Animalia Il ragno. Un racconto inedito

Impressum Tiratura controllata 90’606 copie

Chiusura redazionale Venerdì 10 ottobre

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Arti Giacomo Puccini. E lucevan le stelle… Media Cinecomix: pericolo in sala

Fabio Martini

Giancarlo Fornasier

Concetto editoriale

ROBERTO ROVEDA

DAVIDE STAFFIERO

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Gastronomia La nonna e i suoi segreti

DI

ULRICO GONZATO

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Reportage Con gli occhi di Momo

Coredattore

DI

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SAMANTHA DRESTI

Capo progetto, art director, photo editor

Redattore responsabile

PIERO SCANZIANI

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DI

Vitae Orsola R.

Adriano Heitmann

DI

GABRIELE SCANZIANI

Salute Radiazioni. Un cellulare da paura

Direttore editoriale Peter Keller

DI

DI

DI

MARCO JEITZINER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . DI

GABRIELE SCANZIANI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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GIORGIA RECLARI . . . . . . . . . . . . . .

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Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Tendenze Pinin Carpi. L’arte colorata di Cion Cion e Blu

IMMAGINA Sagl, Stabio

DI

Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

Tele in libertà

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

Un disegno di Momo Fotografia di Adriano Heitmann

Carissimi lettori, In occasione del centenario della nascita dello scrittore Piero Scanziani, abbiamo il piacere di poter pubblicare da questa settimana una serie di suoi racconti inediti. Iniziamo da Il ragno, il primo dodici articoli, ciascuno dedicato a un animale diverso: dal pappagallo alla lucciola, dal gatto all’usignolo, dal coccodrillo al cane. Sono testi scritti da Scanziani tra il 1955 e il 1965, e che un prossimo progetto editoriale intende raccogliere in un volume. È indiscutibile che le bestie siano affascinanti per l’uomo, un’attrazione che ci coglie già da bambini, allorché ci accoccoliamo a fissarli, a volte piccoli e organizzati come possono esserlo le formiche. Un fascino che per alcuni si prolunga per tutta la vita, fino all’estrema vecchiaia, quando ci si siede sulla soglia, verso sera, lo sguardo catturato da uccelli che sfrecciano nel cielo ormai turchino. Prima di Esopo e dopo di lui, ogni tempo ha avuto le sue bestie “parlanti”. Le bestie, quelle vere, invece non parlano mai: ci osservano in silenzio, penetrando in noi più di quanto noi stessi saremmo in grado di fare.

La forza di quanto scritto in queste seppur brevi riflessioni di Scanziani sta forse proprio nella loro oniricità, uno sguardo che pare quasi inconscio, ma dipinto con una capacità di sintesi da entomologo. Visioni, archetipi della piccolezza dell’uomo di fronte a quello che lo circonda: inquadrature minime che si fanno universali, un mondo che vive sotto i nostri piedi metafora di quello che ci sovrasta. È un universo diverso quello di Piero Scanziani, particolare come la sua straordinarietà quale uomo e scrittore. Sono certo che anche lui sarebbe rimasto catturato nella rete costruita dalla libertà interiore di Edmondo Pozzi – per tutti Momo – e dai suoi disegni, visioni capaci di mostrarci un mondo nuovo, mirato, colorato, trasognante, ricco di particolari… un infinitamente piccolo che si fa enormemente simbolico. Proprio come un ragno e la sua tela. Buona lettura a tutti Giancarlo Fornasier

Un sentito grazie a Gaia Grimani e alle sue sottili parole.


Nel nome del nonno-padre

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Agorà

Quanto possono contare gli anni di un genitore per un figlio? Esiste davvero un’età per essere un buon papà? I ricordi intimi di chi ha vissuto questa esperienza

L

a paternità in età avanzata è un fenomeno sempre più diffuso e il numero di persone che hanno figli dopo i cinquanta è quadruplicato negli ultimi dieci anni. Secondo alcuni questo è dovuto alla tendenza di molti uomini anziani a legarsi con donne più giovani, unita al miglioramento delle condizioni di salute che permette di affrontare – a volte anche dopo i settant’anni – un’esperienza così impegnativa come la paternità. Basti pensare a Saul Bellow, scrittore americano premio Nobel, divenuto padre addirittura a 84 anni. Oppure, per rimanere più vicini a noi, al regista italiano Mario Monicelli che ha avuto l’ultimo figlio a 75 anni. Nonostante io stesso abbia avuto un padre avanti con gli anni – ne aveva 72 al momento della mia nascita –, non mi sento in grado di dare un giudizio sui padri anziani o di “spiegare il fenomeno” in generale. E non ne ho neppure l’intenzione. Posso raccontarvi la mia esperienza di figlio, di come la persona, l’anima di mio padre per me abbia sempre avuto più importanza dei suoi anni, di come la differenza d’età l’abbiano sempre notata soprattutto gli altri. Alle elementari, per esempio, capitava alle volte che mi venisse a prendere lui – aveva tra i 78 e gli 80 anni – e i miei compagni di classe (senza saperlo) mi dicevano che mi stava aspettando mio nonno. E io non ho mai trovato il coraggio di dire ai miei amici che si trattava in realtà del mio papà. Erano però sempre gli altri a notare la differenza di età per primi: notavano il colore dei capelli di mio padre, il suo modo di parlare, la sua camminata, i gesti. Va detto che mio papà era una persona particolare, diversa anche rispetto agli amici della sua stessa età, era difficile che non risaltasse in mezzo alla gente.

Papà anziani sì, papà anziani no Sul tema dei papà anziani gli psicologi sono completamente divisi: alcuni dicono che essere genitori in età avanzata non è né un bene né un male in sé: se l’esperienza è vissuta con gioia e partecipazione la tarda età del padre sarà fonte di maggiore benessere e maturità per tutta la famiglia. Altri ritengono la “paternità anziana” come una scelta egoistica e narcisistica, sostenendo che il genitore sfrutta il neonato come un farmaco anti-invecchiamento. Si tratta di argomenti difficili, fonte di dibattiti infiniti. Io ho conosciuto padri di diversi miei compagni di classe che avevano anche 40 anni in meno del mio e che, vi garantisco, erano molto più vecchi di lui. Anzi, direi che alcuni erano già morti e nessuno li aveva avvertiti. L’età generalmente è vissuta in maniera soggettiva: c’è chi si sente vecchio a 28 anni e ci sono i giovincelli di 94 che fanno più movimento di un adolescente. È difficile, direi perfino impossibile, sostenere quale sia il genitore migliore in base agli anni che ha: sarebbe come giudicare una bevanda senza berla, solo guardando la bottiglia che la contiene. Mio padre non era un uomo che spendeva il suo affetto paterno in carezze e abbracci, eppure è stata una persona molto affettuosa e presente nella mia vita, molto di più di quanto non lo fu con i figli del suo primo matrimonio. Questa estate mi è capitato di osservare diverse madri, padri, nonni e nonne portare a spasso dei bambini sul passeggino, accarezzati dal tiepido sole della sera. Le espressioni di quelle persone brillavano di vita, erano radiose e illuminavano ciò che le circondava; anche i miei genitori, nelle fotografie in cui ero ancora un batuffolo, emanavano quella stessa luce. Non ricordo di averli mai visti più tranquilli… probabilmente le loro espressioni si sono trasformate quando ho cominciato a parlare.


Agorà

Charlie Chaplin fu padre per l’ultima volta nel 1962 all’età di 73 anni Fotogramma tratto dalla pellicola Il monello, di e con C. Chaplin (1921; www.ordiecole.com)

La nascita di un figlio è in generale un’iniezione di vitalità all’interno di una famiglia; per una persona di una certa età diventa facilmente un motivo per guardare al futuro con serenità e ottimismo. Questo non significa che aiutare una nuova vita a crescere sia un lavoro semplice e privo di complicazioni, ma ritengo che lo sia per chiunque, a qualunque età. Nel corso della mia adolescenza ho conosciuto molti ragazzi che mettevano al mondo un figlio a 18 anni e non erano per nulla pronti a fare i genitori. Solo un paio di loro sono riusciti davvero a costruire una famiglia e a mantenerla unita nel tempo. L’età non è una garanzia di sicurezza e non è una garanzia di fallimento, soprattutto quando il tema in questione è essere buoni genitori, cosa non facile a 20 come a 70 anni. Alcune persone, amici di mio padre, mi hanno domandato quale fosse la cosa più difficile da sopportare rispetto all’enorme differenza di età che c’era tra di noi. Non è stato facile rispondere. Probabilmente

l’aspetto più difficile è stato accettare che certe cose non avrei mai potuto spiegargliele, fargliele capire. Con il tempo io stesso ho compreso che non ce ne sarebbe mai stato bisogno: quando si trattava di opinioni e discussioni eravamo spesso su posizioni anche molto distanti, ma dopo un paio di sguardi ci dimenticavamo di tutto e ritornavamo a ridere. Avevamo un rapporto particolare. Ero il solo, per esempio, a cui permetteva di stare nel suo studio mentre scriveva – era, infatti, uno scrittore –, naturalmente a condizione di non fare rumore. Ma era un avvertimento inutile perché io ero immerso nella lettura di qualche libro preso in prestito dalla sua biblioteca. Ero nella foresta in compagnia di Tarzan oppure mi gelavo fra i ghiacci canadesi dello Yukon insieme a Zanna Bianca. Da bambino avevo l’impressione che le mura del suo ufficio fossero fatte di libri, mi sembrava una stanza magica. Di sicuro è stato più anomalo avere un padre scrittore di un genitore ottantenne. Ricordo che, almeno

per i primi 14-16 anni della mia vita, mi svegliavo con il rumore dei tasti della sua macchina per scrivere e la cosa non mi ha mai dato fastidio, anzi l’esatto contrario. Lui era in piedi anche alle sei di mattina ma evitava di fare rumore fino a una certa ora, per non disturbare me e mia madre. Inoltre, un padre scrittore, quando ti racconta le storie per addormentarti lo fa in un modo particolare. Insomma, la diversità ha anche dei vantaggi. Ogni condizione può essere la peggiore o la più vantaggiosa, dipende da come viene vissuta e a me è capitato sia di sentire l’età di mio padre come un’enorme fortuna, sia di considerarla un peso soffocante, pronto a schiacciarmi. Mio padre è vissuto oltre i novant’anni e sono felice se ne sia andato soddisfatto, privo di rimpianti. Soprattutto posso davvero dire che ha fatto tutto ciò che poteva per noi come famiglia. Credo, infatti, che esista solo una caratteristica che rende un padre degno di un tal nome: la voglia di fare, qualsiasi cosa faccia, nel nome del figlio.

» di Gabriele Scanziani

Un figlio, un’iniezione di vita

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Animalia

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In uno spazio asciutto, ho scorto un ragnetto, che s’era scelto un buco del muro come tana. Stava fermo, a riscaldarsi al sole, a sentire il tepore penetrargli nella testa minuscola, salirgli su per le otto zampe fino al grosso addome ovoidale. Guardavo il ragno, ospite inatteso della mia casa e cercavo di capirlo, di penetrare in questa creatura prossima e lontana. È dolce, dopo la pioggia, essere un ragno, è dolce essere vivo. È dolce, ma non è facile. Non è facile essere un ragno, avere una testa minuscola e un grosso addome, molle e mal difeso, che rischia a ogni istante di essere schiacciato. Non è facile essere un ragno, frammento di coscienza che guarda il mondo con quattro paia d’occhi, che cammina su otto zampe, che avverte il pericolo dal vibrare dei peli. Frantume di coscienza in un corpo bizzarro, che respira col basso ventre e ha la bocca ornata di due grandi artigli cavi, agguantatori della preda e schizzanti veleno. Non è facile, ma talvolta è dolce essere un ragno. Immobile al sole sopra una pietra calda: il senso di esistere è già una gioia. Immobile nell’ombra, pronto a scattare sulla preda imminente: il desiderio del pasto vivo, colma di veleno la bocca e gli artigli. Immobile sulla vittima, catturata e doma: se ne suggono i liquidi saporosi, nutrienti e benefici, che danno forza e pace al povero frammento di coscienza, racchiuso in un corpo bizzarro. Non è facile, ma è bello costruire la propria rete, essere tutto assorto nell’estrarre da se stesso i fili maestri, i secondari, i terminali e porsi, infine, al centro della propria irradiazione. Quando si è ragnetti, appena usciti dalla pallottola che la madre ha pazientemente scaldato al sole, si è incapaci di raccogliere con gli artigli il liquido addominale che geme da una moltitudine di esili tubicini, il liquido che al contatto dell’aria si rapprende e diventa un filamento sericeo. Quando si è ragnetti, si sa soltanto tirare un piccolo filo, un filo da niente, bastevole nondimeno per far da vela nel vento e per far andare, a cavallo dell’aria, verso l’ignoto del mondo. Poi si diventa grandi ragni dai lunghi passi astuti, autori di tele imponenti, immoti allo stesso punto per settimane e mesi, finché un giorno la coscienza è percorsa da un brivido strano,

Il ragno un racconto inedito di Piero Scanziani

che modifica la piatta cadenza delle ore passate in attesa della preda, un brivido che muta i mattini, i pomeriggi, le notti, li rende vibranti, intensi, tesi a una ricerca. Allora si abbandona la rete, si compie il viaggio. Un giorno, finalmente, la sposa è trovata. La coscienza, che era divenuta un aculeo pungente e imperativo, infine si dilata, si colora di gioia e talmente si esalta, che il corpo bizzarro è obbligatorio a ergersi su due sole zampe e a cominciare una danza. La danza del ragno innamorato. Ma vi è anche colui che vaga lungamente e non trova la sposa. Il brivido che lo ha indotto ad abbandonare la rete, si diluisce nel tempo. La coscienza cessa d’essere un aculeo pungente e imperativo, per smussarsi, senza gioia. Così il ragno diventa nomade, solitario e casto. Dimentica reti, ignora danze. Ora vagabonda e agguanta il cibo con il balzo. Ma un giorno, sfuggito alla minaccia di un acquazzone, si decide alla scelta d’una tana. Trova una buona caverna, grande, dove è facile costruire una rete a imbuto, che serva da riparo. Campa così, pigro, il ragno solitario, finché il bizzarro corpo non rinsecchisca e muoia e la coscienza, liberata, non si dilati fino all’origine. Oggi, passata la pioggia, comincia a far caldo e il ragno sta sulla soglia della tana, a sentire il primo tepore penetrargli nella testa minuscola, salirgli su per le otto zampe, fino al grosso addome ovoidale. È dolce essere un ragno, è dolce essere vivo. Non è facile neppure essere un uomo, avere una testa pesante e un pallido corpo, oblungo, calcareo all’interno e invece molle fuori. Non è facile essere un uomo, frammento di coscienza inquieta, sperduta in un mondo solido colorato sonoro, che sempre rinnova i suoi inviti a una gioia irraggiungibile o dal sapore breve. Frantume di coscienza in un corpo bizzarro, che respira con un’appendice nasale e ha la bocca ornata di ossicini bianchi, masticatori di cibi. Non è facile, ma talvolta è dolce essere un uomo. Sedersi accanto alla finestra, offrirsi al sole, aprirsi agli effluvi dell’estate imminente, guardare un ragno immobile sulla soglia della sua tana, chiedersi cosa sanno i ragni della vita degli uomini e gli uomini del vivere d’un ragno.

» illustrazione di Valérie Losa

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E lucevan le stelle…

Internet

www.comitatopuccini.it Un sito per conoscere il calendario degli eventi musicali, lirici, dei convegni, delle mostre e dei grandi eventi programmati per il centocinquantesimo anniversario dalla nascita di Puccini.

Turandot”. Il nonno cominciava allora a cantare seguendo la voce di Caruso. “Quante serenate ho fatto, quante ragazze conquistate Giacomo Puccini (1858–1924). Immagine tratta da www.cs.princeton.edu con un’aria di Puccini, non so, Recondite armonie, Che gelida manina… erano le “hit” Ogni pomeriggio lo sentivo giornale cercavamo di imitardella nostra epoca. Le cantavano tutti, le armeggiare con la sua vecchia lo indossando il cappello, il ascoltavi gracchiare dai grammofoni e dalle fonovaligia. L’apriva, guarda- papillon, sempre la sigaretta prime radio. Puccini era la modernità, era va i suoi vecchi dischi come o il bastone in mano. Mi ero il Novecento che avanzava e spazzava via se li vedesse per la prima fatto anche crescere i baffi, tutto il vecchio. Verdi, Wagner… Per carità, volta. Poi ne sceglieva uno, come lui! Così cercavamo di bravissimi… Ma per noi rappresentavano sempre lo stesso, negli ultimi fare colpo sulle ragazze, anche l’Ottocento. Erano la carrozza, il telegrafo e tempi. Lo toglieva dalla co- perché Puccini era un idolo le candele per far luce. Lui era l’automobile, pertina e lo puliva con cura per le donne…”. L’accenno il telefono e l’energia elettrica. con un panno. Dopo pochi al femminile sembrava risveEra nuovo e metteva in musica i sentimenti attimi sentivo la puntina fru- gliare anche Caruso: “Entrava che erano di tutti, faceva uscire il melodramsciare rapida sul 78 giri e la ella, fragrante, mi cadea fra ma dalla stretta cornice dei teatri per farlo musica incominciare. La voce le braccia... Oh dolci baci, o entrare nell’immaginario collettivo. Era la di Caruso riempiva l’aria: “E languide carezze, mentr’io frestrada verso nuove forme di musica, meno lucevan le stelle e olezzava la mente le belle forme disciogliea colte, più leggere”. terra… stridea l’uscio dell’orto… dai veli!”. Forse la mia faccia esprimeva scetticismo e un passo sfiorava la rena…” “Questa musica, questi versi e il nonno non me lo perdonava: “Guarda Appena mi scorgeva, il nonno ci entravano nel sangue. Parche se non ci fosse stato Puccini, col cavolo mi faceva cenno e diceva: lavano di amore, di sensuache avremmo avuto il bel canto all’italiana e “Vieni ad ascoltare un po’ di lità, di passione. Non erano poi tutta la musica leggera! E non parliamo vera musica, non le stupidate emozioni che vedevi tutti i poi del cinema. Quando sento Morricone che senti di solito”. Gli occhi giorni alla televisione, come subito la mia mente corre a certi intergli brillavano come raramente avviene oggi. Tutto era tamezzi pucciniani. La da quando era malato: “Ascolta, questo è Caruso che canta Centocinquant’anni fa nasceva Giacomo forza dell’orchestra è un’aria della Tosca di Puccini. Puccini, il compositore simbolo di una nuova la stessa. È la stessa!” Appoggiava il capo allo È una registrazione del 1909, ero poco più di un bambino modernità e che ha saputo fare incontrare la schienale della poltrona mentre Caruso conallora”. Eccolo di nuovo che musica colta con la sensibilità popolare cludeva l’aria: “L’ora è si perdeva nella musica: “Lo fuggita… e muoio disperato! E muoio disperasai vero chi è Puccini o ne- ciuto o al massimo sussurrato!… E non ho amato mai tanto la vita, tanto anche questo vi insegnano a to… di nascosto. Poi cantavi la vita”. Il nonno ripeteva più volte queste scuola… Quando avevo la tua Puccini e, quasi per magia, ultime parole e il fruscio della puntina soetà Puccini era il mio mito. diventavi il protagonista di stituiva del tutto musica e voce. “Rimettilo Ero un suo fan, oggi direste un grande melodramma amoancora – mi diceva – e poi vai. Voglio ascolvoi… e non ero il solo. Se roso, pronto a conquistare la tarlo ancora… ancora una volta”. vedevamo un suo ritratto sul tua Mimì, la tua Tosca, la tua

» di Roberto Roveda

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Marco De Santi et al. Puccini al cinema Aska, 2008 Un volume documentatissimo che fa il punto della situazione su un secolo di cinema legato all’opera e alle musiche del grande compositore italiano.

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Arti

Libri


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Appassionati di hockey, contiamo su di voi. I sostenitori dell’hockey saranno al centro dell’attenzione quando – in occasione dell’IIHF World Championship che si terrà dal 24 aprile al 10 maggio 2009 – le squadre dei vari Paesi si affronteranno per il titolo mondiale. Quale partner ufficiale della manifestazione, PostFinance sarà lieta di assistere a partite appassionanti in compagnia di tutti i tifosi. Per maggiori dettagli: www.postfinance.ch/hockey

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Cinecomix: pericolo in sala

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Media

e fotogrammi). In secondo luogo i media in questione si esprimono attraverso unità narrative perfettamente paragonabili: le differenti inquadrature che vanno a costituire una sequenza filmica possono infatti essere considerate la trasposizione su pellicola delle singole vignette cartacee. A questo punto, il terzo fattore si individua di conseguenza: in entrambi i casi la progressione narrativa risulta da una successione di segmenti (inquadrature e vignette, appunto) regolata da una sintassi precisa e stabilita (le norme del montaggio); non per nulla lo storyboard, un fumetto a tutti gli effetti, ha assunto un ruolo sempre più rilevante nella progettazione delle sequenze cinematografiche (Fellini docet). La celebre definizione di “Arte Sequenziale”, coniata da Will Eisner* a proposito dei fumetti, pare in quest’ottica ancora più calzante. Una volta chiarita l’origine e la vitalità di tale connessione, il passaggio da Arte Sequenziale a Settima Arte risulta quasi spontaneo. Nel tradurre l’universo fumettistico su pellicola sono stati adottati approcci stilistici differenti quando non diametralmente opposti. La strada forse più ovvia è quella della riproduzione pedissequa, in cui ogni inquadratura ripropone fedelmente l’impostazione della vignetta, trasformando I supereroi alla conquista del grande schermo (immagine centrale tratta dal sito www.rioblog.wordpress.com; elaborazione grafica Tecnica T7) il film in una sorta di propaggine cinetica del fumetto stesso. Pellicole come 300 o Sin Cinema e fumetto: due for- re considerato un punto di City (ispirate ai capolavori di Frank Miller), me espressive che affondano congiunzione tra arte figupur tecnicamente riuscite, risultano morbole proprie radici agli albori rativa e letteratura, il cinesamente fedeli all’archetipo al punto che, del secolo scorso, due strade ma poggia su basi parimenti da una prospettiva strettamente cinematoapparentemente distinte che eterogenee – coinvolgendo grafica, sollevano più di un interrogativo hanno finito con l’incrociarsi peraltro un’ulteriore gamma riguardo alla necessità della loro esistenza. in un sodalizio stabile e du- d’influenze, dalla musica alla Non mancano d’altro canto autori che raturo. Nonostante i risultati sono stati capaci di appaiano controversi, vale Il cinema continua ad attingere dal mondo partire dal personagcomunque la pena di sottolidel fumetto idee e ispirazioni. Benché siano gio cartaceo per elaneare la solidità di un legame borarne una versione espressioni artistiche profondamente affini, fortemente personale, che trova le proprie ragioni d’essere ben al di là dei meri i frutti della loro unione non sono purtroppo coniugando con abiliappetiti commerciali delle sempre così convincenti tà la propria poetica e case di produzione. quella dell’opera d’oriLa relazione che unisce il recitazione. La buona riuscita gine. Il Batman di Tim Burton, quello di cinema al fumetto è basata su consiste pertanto nel perfetto Nolan, Hellboy di Del Toro e in una certa un nesso di natura semiotica bilanciamento tra l’aspetto misura anche gli X-Men di Singer sono tutti che è possibile descrivere in letterario (didascalie e balloon esempi in questa direzione. tre livelli. Si tratta in primis da una parte, sceneggiatura L’universo Marvel resta senza dubbio il di due forme artistiche ibri- e dialoghi dall’altra) e quelterreno più saccheggiato, e se qualche volta de: se il fumetto può esse- lo visivo (tavole disegnate il risultato consiste in puro e sano intrat-


I polli di Bell

Un tantino più svizzeri tenimento (Spiderman e Hulk, giusto per citare due titoli), troppo spesso hanno visto la luce blockbuster fracassoni quanto poveri di sostanza (Devilman e Fantastici 4). Negli ultimi anni il panorama è diventato sempre più affollato, complesso e diversificato. Le produzioni passate e quelle (molte) attualmente in cantiere alimentano un mare magnum traboccante pellicole di ogni sorta. Dal canto suo il fumetto, troppo spesso relegato a rango di arte popolare, sta guadagnandosi a fatica lo status che gli spetta: una posizione che la dissennata corsa all’adattamento cinematografico rischia di mettere seriamente in pericolo.

Libri

Mauro Antonini Cinema e fumetti Audino, 2008 Una guida ragionata, completa e ricca di informazioni e illustrazioni dedicata ai pluridecennali incontri tra il cinema e l’universo fumettistico. AA.VV. Il cinema dei fumetti Gremese, 2006 Il volume ripercorre le tappe fondamentali del continuo intersecarsi di cinema e fumetti. Curiosità, foto e schede dedicate a tutti i protagonisti del mondo delle nuvole parlanti trapiantati nel mondo della celluloide.

» di Davide Staffiero

*William Erwin Eisner (1917–2005) è stato un autore newyorchese di fumetti. Nato in una famiglia di immigrati ebrei, dopo una sterminata esperienza nell’ambito dell’illustrazione e degli albi a fumetti iniziata nel 1936, Eisner è ad oggi considerato il “padre” del moderno romanzo a fumetti o graphic novel. Questo genere inaugura una nuova era nella storia delle “strisce”: più autoriale e attento ai contenuti, distinguendosi in questo modo dalla tipica produzione supereroistica. Contratto con Dio uscito nel 1978 per la Baronet Press è da considerarsi come il primo vero tentativo statunitense di portare le persone comuni, la loro vita, le loro passioni in un fumetto.

I polli svizzeri di Bell sono davvero fortunati. Vivono in fattorie svizzere secondo principi di allevamento particolarmente attenti alle esigenze degli animali (SSRA), con uno spazio dove respirare aria fresca. Le cure, l’amore dei nostri allevatori e il miglior mangime misto svizzero selezionato e ricco di vitamine perché fatto di mais e grano garantiscono ogni giorno il benessere dei polli. bell.ch


titolo del film, scritto e diretto da Pupi Avati, suggerisce immediatamente come la storia sia dominata da un padre onnipresente, Michele (Silvio Orlando), dalla personalità ossessiva e inadeguata, che scarica le sue incapacità, innanzitutto di uomo fallito, sulla figlia Giovanna, interpretata da un’eccellente Alba Rohrwacher, all’apparenza incapace di diventare adulta. Soffocata dentro una pazzia che si manifesta platealmente in un gesto omicida, Giovanna uccide l’amica Marcella, colpevole di averle rubato il fidanzato. Al processo le viene riconosciuta l’infermità mentale e viene ricoverata in una casa di cura per malati psichiatrici. La presenza assillante del padre, che non riconosce

la colpevolezza della figlia, esaspera un quadro già claustrofobico. Il troppo amore di questo genitore pavido e nello stesso tempo distruttivo alimenta nella figlia una rabbia repressa enorme per l’impossibilità di potersi separare emotivamente da un rapporto filiale malsano. Nascosta dietro le ansie continue di una vita di coppia in crisi, la figura paterna viene investita di molte pressioni psicologiche e analizzata a fondo dal regista. Investendo tutto se stesso nel rapporto con la figlia, Michele si autopunisce e si crogiola nella sua infelicità che occulta anche una violenza sottile nei confronti di Giovanna, in cui rivede il proprio ritratto caratteriale. Viceversa, il tema della relazione genitoriale e il

ruolo della madre non sempre vengono affrontati in termini convincenti, anche se Avati fa emergere il problema dell’incapacità e della difficoltà di educare una figlia. Il tentativo di emanciparla e renderla una persona emotivamente libera, infatti, paradossalmente, la conduce in manicomio. Dal punto di vista della narrazione il film risulta piuttosto piatto come a voler rappresentare in tutto e per tutto questa famiglia apparentemente normale: preoccupazioni, pochi eccessi e pochi colpi di scena. Pupi Avati ha puntato molto sull’analisi psicologica dei personaggi, non curando però a sufficienza la resa scenica e la ripresa cinematografica, che ci paiono, alla fine, abbastanza deludenti.

Il papà di Giovanna Regia e sceneggiatura di Pupi Avati Con: Silvio Orlando, Francesca Neri, Ezio Greggio, Alba Caterina Rohrwacher, Serena Grandi Produzione: Duea Film, Medusa Film (Italia, 2008)

? Coop assicura la garanzia del prezzo più basso mediante confronti settimanali con i prezzi di Migros, Denner e Aldi (escluse le offerte promozionali).

Il

Abbiamo visto per voi

» di Nicoletta Barazzoni

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Internet

www.independent.co.uk Nel sito di uno tra i più giovani e vivaci quotidiani inglesi (è stato fondato nel 1986) è possibile consultare per esteso il contributo del giornalista Geoffrey Lean dal titolo Mobile phones “more dangerous than smoking”.

– tenete lontani i bambini: le radiazioni dei telefoni cellulari possono far male anche alla crescita delle ossa: – usate l’auricolare o il vivavoce e tenete il telefonino distante dal corpo; – tenete lontano i telefonini dalla parte inferiore del corpo umano: quest’ultima assorbe maggiori radiazioni rispetto alla parte superiore; – evitate di portare il cellulare nel taschino sopra il cuore: gli impulsi possono interferire con il battito cardiaco; – cercate di spegnere il cellulare durante la notte, in particolare se viene tenuto sul comodino all’altezza della testa; – è preferibile che il telefonino abbia una fodera schermata e che anche il filo dell’auricolare sia schermato; – non telefonate quando c’è poco segnale, il telefonino emana maggiori radiazioni; – prima di accostare l’auricolare all’orecchio attendete che la connessione alla rete sia già stata stabilita; – non utilizzate il cellulare negli spazi metallici chiusi (per esempio, in automobile): le radiazioni tendono ad aumentare; – acquistate telefoni cellulari con un basso tasso di assorbimento specifico; il SAR (tasso di assorbimenL’utilizzo del cellulare sembra comportare to specifico) misura la seri rischi per la salute pubblica. Alcuni sug- quantità di potenza da radio frequenze assorgerimenti per un uso consapevole e attento bita dal corpo; di uno strumento “quasi” indispensabile – non utilizzate telefonini di seconda Ecco alcuni consigli pratici: mano: potrebbero aver perso la loro iniziale – utilizzate il telefonino per protezione alle radiazioni. lassi di tempo limitati: baL’obiettivo non è quello di fomentare infonsta una telefonata di due dati allarmismi, ma piuttosto di promuovere minuti per cambiare la norun uso consapevole del telefono cellulare, male attività elettrica del in modo da poterne usufruire evitando di cervello; correre inutili rischi.

» di Samantha Dresti; illustrazione di Katia Vitale

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ni non prendono immediati e decisivi provvedimenti”, si assisterà a un aumento dell’incidenza della patologia con un incremento della mortalità associata a questo tipo di fenomeno. La cosa, naturalmente, preoccupa a tal punto che alcuni governi, come quello francese, hanno dato il via a campagne di sensibilizzazione per la limitazione dell’uso dei cellulari, in particolare da parte dei bambini, il cui ridotto spessore osseo del cranio rappresenterebbe un ulteriore elemento di rischio. Nonostante ciò, il nostro atteggiamento nell’uso di questo apparecchio sembra ancora piuttosto invariato. Se il telefonino è divenuto ormai uno strumento indispensabile nella nostra vita – ma sarà davvero così? O potremmo usarlo solo per le vere e proprie urgenze…? –, vediamo allora di modificare i nostri comportamenti.

G. Marrone et al. C’era una volta il telefonino Meltemi Editore, 2004 Da oggetto più vicino allo status symbol che alla quotidianità di persone che hanno bisogno di comunicare, questo saggio ne racconta un passato che ancora tale non è. Per ora…

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Salute

La notizia secondo cui le radiazioni emesse dai cellulari potrebbero provocare gravi danni alla salute – inclusa la possibilità di ammalarsi di tumori cerebrali – circola ormai da parecchi anni. In un recente articolo apparso sul quotidiano britannico Independent, il giornalista Geoffrey Lean affronta il problema in modo diretto, avvallando le sue opinioni con i dati forniti da uno dei massimi esperti nel settore, il professor Vini Khurana, un neurochirurgo di fama internazionale che da molti anni ha fatto degli effetti dell’uso del telefonino l’oggetto dei suoi studi. Le conclusioni sembrano davvero allarmanti: i danni provocati dai cellulari alla salute pubblica potrebbero essere paragonabili a quelli prodotti dalle sigarette e dall’amianto, una situazione che imporrebbe ai governi e alle industrie produttrici la messa in atto di provvedimenti immediati. L’analisi di un centinaio di studi e l’utilizzo ormai pluridecennale del telefonino da parte della popolazione di tutto il mondo rappresentano gli elementi di fondo su cui Khurana ha basato le sue preoccupanti conclusioni: il rischio di un aumento di un particolare tipo di tumore cerebrale è a suo parere altamente probabile. Se, infatti, “l’industria e i gover-

Un cellulare da paura

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Libri


La nonna e i suoi segreti

Marco Guarnaschelli Gotti Grande enciclopedia della gastronomia Mondadori, 2008 6.000 voci per conoscere a fondo la gastronomia italiana e non solo. Una vera e propria bibbia che raccoglie storia, tradizioni, termini di carattere gastronomico e ricette.

» testo e illustrazione di Ulrico Gonzato

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Annalisa Strada Trucchi e segreti in cucina Vallardi, 2000 Una guida utile per tutti gli appassionati di gastronomia: consigli, trucchi e segreti per diventare cuochi davvero un po’ speciali.

vengono a galla e solidificano rendendo facile la loro eliminazione. È comunque buona norma preparare brodi, sughi e stufati il giorno prima: un po’ di riposo amalgama e migliora notevolmente i sapori… Nella cucina di mia nonna anche il semplice bollire le uova aveva i suoi rituali. Per esempio, l’aceto messo nell’acqua per mantenere i tuorli in mezzo all’albume e l’aggiunta del sale per non far rompere i gusci. Sappiate, inoltre, che le uova sode sono più facili da pelare se sono fredde. Per distinguere le uova bollite da quelle fresche fatele girare come una trottola sul tavolo: quelle sode ruoteranno più “facilmente”. Una tazza di acqua ci aiuta invece a individuare le uova fresche, che affondano, da quelle andate a male, che galleggiano. Cucinare i formaggi non è sempre cosa semplice, specialmente quando li si usa come ingrediente per le salse. Conservarli a temperatura ambiente evita parecchi problemi. In questo modo poi, si esaltano i sapori anche quando vengono serviti come dessert, con frutta o noci. La giusta temperatura gratifica Cucinare, come ogni arte, ha piccoli trucchi anche i dolci a base di e segreti, spesso trasmessi di generazione in burro come biscotti, torte o panettoni, e i generazione, che rendono più facile muoversi vini saranno più “alletra i fornelli gri” se lasciati aperti a riposare un’oretta. Abbiamo finito, dunque, e perdonate il nooltre che gustoso, è il brodo. stalgico viaggio nelle abitudini della mia anSostituire le cipolle con i portenata, ormai scomparsa da qualche lustro. ri rende il consommé meno Spero vi siate incuriositi nello riscoprire torbido e più delicato. È bene quelle ancestrali minuzie che governano comunque cucinare il brodo ancora oggi la mia e spero, d’ora innanzi, in anticipo e farlo raffreddaanche la vostra cucina. re, in questo modo i grassi

pelare più facilmente i due aromatici ortaggi basta tenerli per qualche istante in un pentolino di acqua tiepida. Ma non è tutto: per evitare che la cipolla faccia lacrimare potete “ingannarla”: raffreddatela nel congelatore prima di tritarla oppure tenete in bocca un po’ d’acqua mentre la tagliate (mi raccomando, senza ingoiarla alla fine…). Nei boschi e sui banchi dei mercati si trovano in queste settimane i funghi freschi che però tendono a ossidarsi rapidamente. Spruzzate un panno con del limone e strofinateli con molta delicatezza. L’effetto antiossidante del acido citrico aiuterà parecchio e questo vale naturalmente anche per gli ortaggi e la frutta. Il limone è un compagno fedele in cucina! Un preparato importante,

»

Gastronomia

Il ricordo è ancora vivo: mi rivedo bambino, seduto sulla mia seggiolina, intento a osservare le abili mani di mia nonna e della sua domestica mentre cucinavano innumerevoli delizie nella grande cucina della casa di famiglia. Un ricordo di altri tempi e luoghi – a dire il vero neanche troppo lontani – ma che sembrano comunque usciti dagli anni migliori della casa Buendia di Cent’anni di solitudine, il capolavoro di Gabriel Garcìa Màrquez. Ancora oggi sono lì, conservati gelosamente nella mia memoria… Non voglio però scrivere delle due anziane donne, bensì delle loro abitudini e degli abili trucchi culinari a loro consegnati dalla tradizione. Sicuramente molti di voi ne riconosceranno alcuni ma chissà, forse potrete scoprire qualcosa di nuovo di cui non avete mai sentito parlare. Iniziamo dalla dispensa. Le mele, per esempio, possiedono molte proprietà e tra queste una poco nota: se tenute insieme alle patate, al buio e in un luogo fresco, fanno si che i tuberi non germoglino e si conservino molto più a lungo. Nelle vicinanze, in un’altra cassetta vi sono forse anche cipolle e aglio. Per

Libri



» testimonianza raccolta da Marco Jeitziner; fotografia di Adriano Heitmann

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potevo parlare con nessuno. Una sera, nel 2007, non ce la facevo più: due magazzini per le nostre cose da pagare in Olanda e Inghilterra, e una paura terribile della situazione finanziaria! Lentamente ho trovato la forza di svegliarmi, ho fatto la “psicologa” di me stessa, capendo che certe volte l’unica soluzione è scappare, fuggire. Paul era paranoico, matto e a volte mi faceva “bollire” il sangue. Un giorno abbiamo incontrato un’amica a Cork: sono riuscita a parlare in privato per la prima volta. Le ho chiesto se tutto questo fosse normale: mi rispose di no, che ero prigioniera. Le Un viaggio all’estero e l’amore cieco per chiesi aiuto per scappare in un uomo più anziano, manipolatore e pa- silenzio. Se Paul se ne fosse ranoico. La clandestinità tra Inghilterra, accorto avrei rischiato forse di morire. La grande forza Olanda e Irlanda, i lavori saltuari. Poi la l’ho anche trovata perché fuga da una prigionia durata ventidue in Svizzera avevo un’amica d’infanzia, che mi ha sostelunghi anni nuta durante il periodo di pe antiche e facendomi decisione. Ha organizzato il mio ritorno e un nome, ma la morte di ho dovuto fare finta di niente con la mia sua madre l’ha depresso. famiglia. Mi ha comprato il biglietto d’aeNel 2001, convinti da un reo, ho terminato i miei lavori e raccolto amico musicista, abbiamo tutte le cose più importanti. traslocato in Irlanda. Poi le Quel martedì, il latte era finito: “Ci vado Twin Towers, l’afta epizootiio, tu lavora” disse Paul. Avevo mezz’ora ca, la sterlina scesa di valore: di tempo per fare le valigie. In una lettera lavoravo sempre io, da sola. gli ho detto che volevo vivere e che quel Era dura. Mi sgridava, si argiorno sarei volata da Cork a Zurigo, invece rabbiava per cose stupide. sono partita due giorni dopo da Dublino per Ero depressa. Sì, l’amavo, Milano. Gli ho lasciato la metà dei soldi, il ma forse non sapevo cos’era resto erano debiti. l’amore. Lui era sempre più L’amica è venuta a prendermi giovedì, strano, si dedicava a dei “riprima che Paul si svegliasse, portandomi a tuali”. C’era un pavimento casa sua. Lui mi ha telefonato ma non ho di pino, diceva che i noduli risposto, ero sotto shock. Paul andò all’aeerano “occhi” che lo guardaroporto di Cork per impedirmi di partire, vano e me l’ha fatto coprire ma io ero alla stazione. L’amica mi ha detto tutto. di non guardarmi indietro: ho visto un arIl giorno del censimento cobaleno. Lui oggi mi ricatta ancora: dice nazionale del 2003, siamo che ripaga il debito con me solo se torno. scappati ancora dall’InghilMa non voglio più vederlo: è un bastardo. È terra per sei settimane. Le sue malato e non vivrà più di due anni. Del Ticipaure complicavano tutto no non conoscevo più nulla e non riuscivo e causavano più costi. Tornemmeno a uscire da sola. Mi sono ripresa nammo in Irlanda per via lentamente grazie alla famiglia e all’amica. del “regime” di Blair, ma il Ora sto facendo tante esperienze nuove lavoro era scarso e ho chiesto che mi mancavano prima. La vita normale un prestito in banca. Soldi non l’ho conosciuta e la apprendo adesso. tutti spesi: lui voleva vivere Mi sono salvata. come un re. Mi sfruttava, mi controllava sempre e non ero mai da sola. Per due anni *Per volontà dell’interessata il nome e il cognome sono di fantasia. non siamo usciti, così non

Orsola R.*

Vitae

ono andata a Londra a studiare l’inglese a vent’anni. Facevo la au-pair da una famiglia ebrea, ma non mi piaceva. Ho conosciuto Paul, un uomo inglese più vecchio di me di ventisei anni che mi ha “girato la testa”. Mi ha offerto di stare da lui a Devon ma dopo un mese sono iniziati i problemi finanziari. Diceva che non aveva più soldi in banca perché avevano bloccato il suo conto, così ho dovuto iniziare a pagare tutto io. Mi ha insegnato a dipingere, mi ha portato a chiedere soldi alla mia famiglia, mi diceva che cosa dovevo dire. Poi mi hanno beccata senza il permesso di residenza: in tre giorni dovevo partire. Sarei potuta tornare in Svizzera, solo che lui voleva stare con me e siamo andati ad Amsterdam. Avevamo solo i soldi per un mese d’affitto, per mangiare e basta. Lì ho trovato un appartamento e un lavoro. Per due anni ho lavorato in un negozio e lui andava a bere. Io non stavo bene e lui mi raccontava storie: la prigione in Tunisia, la fuga da Londra negli anni Sessanta per storie di droga ecc. Ma non sapevo se credergli. Telefonavo alla mia famiglia, piangevo e mi sgridavano. Una volta l’anno, andavamo in Inghilterra per rinnovare il passaporto. Lui aveva paura di tutto: un inferno per me. Ho trovato un lavoro indipendente. Quando è morto un mio parente non mi ha lasciata andare da sola: con gli altri lui era quello “bravo”, io quella “cattiva”. Voleva che non vedessi la verità e mi sentivo come un “alieno”. Voleva sposarmi ma non firmava mai il “pezzo di carta”, non c’era amore fisico e mi respingeva. L’Inghilterra ha poi eliminato il passaporto annuale: per lui voleva dire restare in Olanda senza documenti o tornare. Siamo tornati e non potevo più fuggire. Per altri sei anni, lavoravo a Londra, colorando map-

»

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con gli occhi di

di Gabriele Scanziani fotografie di Adriano Heitmann

Ritrarre un mondo a cavallo tra sogno e realtà è possibile. Ma solo quando è la meraviglia a guidarci, oltre il quotidiano, con occhi sempre nuovi, svincolati da visioni preconcette e correnti artistiche. Vi raccontiamo la storia di Edmondo Pozzi, un uomo che potrebbe davvero essere il frutto della penna di Michael Ende… nato per “riseminare” la fantasia tra noi…


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l protagonista di questa storia ha 51 anni, è l’ultimo di tre fratelli ed è nato con la sindrome di Down. Ma quello che colpisce di Momo – vero nome Edmondo Pozzi – è la sua spiccata sensibilità artistica. Non solo perché passa giornate intere a disegnare e colorare le sue opere, e nemmeno perché possiede questa dote dalla nascita. È un artista perché riesce a esprimersi attraverso le sue creazioni, a “far provare” sensazioni anche forti a chi ha il piacere di poterle ammirare; guardandole si vedono fiori, creature alate piene di colori, ritratti delle persone che conosce, ma mai capita di vedere accostamenti contrastanti o composizioni prive d’armonia: è sempre presente una forma d’equilibrio sognante e fantastico. Incontrando il fratello maggiore Flavio e sua moglie, Carmen, ho appreso che la creazione di un disegno può avere tempi relativamente lunghi, anche di un mese, in base alla complessità del soggetto. Momo porta con sempre sé i disegni, piegati più volte per poterseli infilare nelle tasche o dentro al

marsupio, e in seguito, una volta terminati, poterli mostrare a tutti i suoi conoscenti. Molti disegni diventano regali, omaggi che lui fa istintivamente. Questo è uno dei motivi che rende difficile, per esempio, raccogliere le sue opere e organizzare una mostra. Gli stessi familiari non hanno la benché minima idea di chi potrebbe essere in possesso degli ultimi disegni di Edmondo. Da qui l’impossibilità nel recuperarli. una personalità “aperta” Caratterialmente generoso, solare e sempre sorridente, il nostro artista ama molto stare al centro dell’attenzione. Durante il periodo in cui abitava dai genitori, il padre non poteva più guardare la televisione, perché il telecomando era monopolizzato da Momo che non permetteva a nessuno di cambiare canale. Da piccolo la madre lo portava ovunque andasse e Momo, durante le feste campestri, si metteva accanto al direttore d’orchestra per “dirigere” con lui la banda. Gli organizzatori delle feste, se non lo vedevano, si preoccupavano per lui e



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lo cercavano. A Stabio, dove è cresciuto, è molto conosciuto proprio per i suoi disegni e per la sua facilità a socializzare. Nel 1995 si tenne una mostra dedicata alla sua produzione artistica al Museo della civiltà contadina del Mendrisiotto: sull’invito all’esposizione si leggeva: “Momo affronta in modo positivo le attività riuscendo a essere creativo anche in quelle più semplici e banali. Trasmette positività all’interno del gruppo dove lavora pur assumendo spesso il ruolo del leader”. Con il passare del tempo e dopo l’ictus che ha colpito il padre, Edmondo è andato a vivere a casa del fratello maggiore per tre anni, periodo duro e utilissimo per Flavio e Carmen che si resero conto di non riuscire ad occuparsi di lui 24 ore su 24. In quegli anni anche Momo ha vissuto una trasformazione, una sorta di fase d’adattamento; prima di quel periodo aveva una certa tendenza a voler essere il “centro” della famiglia, mentre ora apprendeva le dinamiche che regolano la convivenza. Per qualsiasi persona, malata o no, esiste un momento in cui cessa di credersi il centro dell’universo, diventandone parte.

la creazione nella quotidianità Oggi Momo trascorre la settimana nel foyer di Villa Giuliana, a Mendrisio, per spostarsi nel fine settimana a casa di suo fratello Flavio. Le sue giornate sono segnate dagli autobus che lo portano a Chiasso, dove al laboratorio “L’idea” della Fondazione Diamante trascorre le sue giornate assistito da personale che segue e organizza attività a ragazzi che come lui vivono una “normalità diversa”. Qui si dedica con altri suoi compagni ai lavori più diversi, come manufatti su ordinazione. Edmondo Pozzi naturalmente accompagna ogni attività con la pittura, a volte durante le pause dal lavoro: quando i compagni si divertono, lui si mette seduto a un tavolo per far danzare magicamente i suoi pennarelli sopra un foglio. Si può scorgere un’espressione particolare sul suo volto quando disegna, segno che è totalmente concentrato e assorbito dalla sua creazione. Come ogni vero artista. Per chi, come Momo, non riesce a esprimersi chiaramente



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attraverso le parole, la pittura assume un significato molto più profondo di un qualsiasi altro passatempo creativo e passione artistica. Anche se tutti possono dedicarsi giorno e notte a una di queste attività, la dedizione non garantisce l’eccellenza dei propri sforzi. Nei quadri di Momo si scorge invece immediatamente il talento: è sufficiente guardarli per qualche attimo per venirne pervasi, come dal profumo di un piatto sconosciuto ma appetitoso. La pittura è il mezzo espressivo, il suo strumento di comunicazione. È la proiezione della sua realtà filtrata attraverso i suoi occhi. Osservando le sue creazioni, ci si accorge come nel tempo vi siano stati numerosi cambiamenti, anche minimi, sia nelle tonalità dei colori utilizzati sia nei soggetti rappresentati sui suoi disegni. Ne sono un esempio la comparsa di figure e personaggi, frutto del maggior tempo trascorso da Momo nella comunità di cui è parte. Il risultato di un percorso che lo ha portato a una vita sociale autonoma e indipendente dalla sua famiglia.

il mondo fatto meraviglia La Televisione Svizzera di lingua Italiana ha presentato, nel corso della puntata del programma “Storie” del 13 novembre 2005, un documentario di Stefano Ferrari su Edmondo: in particolare, alcune scene riprendevano Momo nelle sale di una mostra allestita a Como e dedicata al grande Picasso. Davanti ai quadri del maestro spagnolo, Momo si sedette per terra catturato dai quadri del genio cubista, e fogli e pennarelli alla mano cominciò a disegnare, lo sguardo perduto tra la propria pagina e le opere esposte, a bocca aperta. Un’immagine di completo assorbimento, lo stesso che permea i suoi disegni, nei quali dedizione e forte amore per la natura traboccano, guidando l’occhio di chi li osserva in un percorso che porta al sorriso e allo stupore. È l’infanzia e la meraviglia che porta con sé. È l’occhio pronto a tornare bambino incantato dalla realtà. Questi disegni, pieni di personaggi fantastici curati nei minimi dettagli, suggeriscono che forse un mondo meraviglioso e pieno di colore esiste davvero fuori dalle nostre finestre. Forse dovremmo soltanto essere in grado di osservarlo. Di nuovo


alcune impressioni di Vito Calabretta

Al Kunstmuseum di Basilea è visibile un’opera di Paul Klee dal titolo Ein Stübchen in Venedig: un pastello su carta del 1933 costruito su forme geometriche alterate e disposte secondo una metrica di colori azzurro, rosa, verde. Non è certamente una composizione simile a quelle create da Momo e che abbiamo potuto apprezzare su queste pagine, ma un aspetto le avvicina: l’uso eufonico dei colori e la brillantezza offerte dagli accostamenti che possono sembrare “balzani” ma che sono diffusi nella natura reale: come il verde, il turchese e il rosa, il giallo e il verde scuro. Osservando i lavori di questo giovane si possono fare altri riferimenti a Klee: per esempio, nel modo di raffigurare il volto/maschera e i corpi delle figure rappresentate, ma anche osservando come in ogni opera il racconto e il decoro rivestano un ruolo paritario. Gli elementi decorativi, infatti, sono sempre altrettanto importanti rispetto a quelli narrativi: i fiori nel prato sotto la casa gialla, le foglioline dei fiori piccoli che accompagnano quello grande e centrale che ricorda il rosone di un edificio religioso d’altri tempi. La forza che ci travolge osservando queste opere è legata alla capacità (più o meno consapevole) dell’autore di affrontare con la stessa dedizione componenti diverse presenti nella composizione. Un processo creativo che le accomuna, per esempio, alle vetrate delle chiese gotiche o ai florilegi scolpiti degli edifici d’epoca romanica, dove piante, uomini al lavoro e mostri fantastici avevano lo stesso vitale ruolo, sia dal punto di vista compositivo sia da quello narrativo. Ritengo estremamente interessante – indipendentemente dalla sensibilità o dalle conoscenze che il loro autore possiede – trovarci a riflettere sulle similitudini tra i lavori di Momo, la pittura di Klee e l’arte medievale: è illuminante sulla ricchezza di quella corrente artistica nota come Marginale o Grezza (Art Brut). Definizione inventata nel 1945 dal pittore francese Jean Dubuffet, l’Art Brut mirava a “contenere” tutte quelle produzioni artistiche realizzate da non professionisti e persone ricoverate in ospedali psichiatrici. Artisti a tutti gli effetti capaci di operare al di fuori delle norme estetiche convenzionali, in modo spontaneo, senza pretese culturali ed elucubrazioni. Come non pensare ad Adolf Wölfli, al quale l’immediatezza di Momo pare avvicinarsi… per poi staccarsene, soprattutto rispetto allo stile compositivo più strutturato e articolato dell’artista bernese scomparso nel 1930 e da tempo “estromesso” dal genere Brut per essere incluso a pieno titolo tra i classici dell’arte del Novecento. A questo punto una visita alla Collection de l’Art Brut di Losanna (www.artbrut.ch) diventa d’obbligo. Per capire meglio quello che in queste pagine abbiamo visto, per provare a cogliere la peculiare forza di questa Arte Grezza, autonoma rispetto alla storia dell’arte ufficiale, allo stesso tempo collegata intimamente ai suoi flussi

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www.bio-familia.com I disegni riprodotti su queste pagine sono stati pazientemente raccolti da Gino Macconi per l'allestimento di una mostra tenutasi nel 1995 presso il Museo della civiltà contadina a Stabio.

In te c’è di più.


Pinin Carpi

L’arte colorata di CionCion e Blu

Tendenze

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Illustrazione di Pinin Carpi tratta da Il mago del labirinto (1990)

all’inizio del 2008 è in corso la ristampa di una delle opere più geniali della letteratura per l’infanzia, la collana “L’arte per i bambini” (Piemme), ideata da Pinin Carpi negli anni Settanta e scomparsa da anni dagli scaffali delle librerie. Perché geniale? Perché riesce a far conoscere e amare l’arte ai bambini senza spiegarla. Carpi ha scritto una serie di racconti utilizzando come illustrazioni i quadri di un pittore famoso, ogni volta diverso. Sono nate così otto storie dalle

opere di Canaletto, Van Gogh, Klee, Rousseau, Nolde, Matisse ecc. I bambini leggono le storie e cercano nei quadri le scene che si riferiscono al racconto. E basta. Impressionismo? Realismo? Tecnica a olio? Lasciamoli ai grandi. “Ai bambini non importa niente che uno si chiami Klee o Canaletto, potrebbero chiamarsi Rossi o Ferrari, ma intanto cominciano a leggere delle immagini a cui non sono abituati. Nel mondo disneyano in cui siamo immersi, che rovina i bambini, lui

ha pensato questa grande proposta” dice Roberto Denti, amico di Carpi, scrittore e proprietario della storica Libreria del ragazzi di Milano. Non una “storia” dell’arte – “Lasciamola agli studiosi” diceva Pinin –, ma il “mondo” dell’arte da scoprire divertendosi. Sono già usciti i primi due volumi, Il ponte del Paradiso, una storia di avventure nella Venezia del Canaletto, tra calli, pirati turchi, principesse lavandaie, pittori e lord inglesi. E La notte stellata, una racconto dolce e divertente, ambientato fra i campi di grano dorati e i cieli notturni di Van Gogh. È in arrivo La zingara della giungla, con le illustrazioni di Henri Rousseau. Giuseppe Carpi (in arte “Pinin”) aveva sempre desiderato scrivere per i bambini. Da ragazzo collezionava libri per l’infanzia e disegnava acquarelli, ma poi è andato a studiare architettura al Politecnico di Milano e con lo scoppio della Seconda guerra mondiale ha smesso di disegnare e non si è laureato. Ha lavorato negli uffici stampa dell’Automobile Club Italiano e come critico teatrale per Il Sole 24 ore. Nel 1964, a 48 anni, aveva un figlio di 8, Paolo, e ha cominciato a scrivere un romanzo per lui. Glielo leggeva, capitolo dopo capitolo, modificandolo secondo i suoi suggerimenti. “Se rideva tutto bene, se diceva «che schifo» cancellavo, se chiedeva spiegazioni cercavo parole più semplici”. Quattro anni dopo era nato Cion Cion Blu e insieme a lui Pinin Carpi, uno dei più grandi scrittori per l’infanzia del Novecento. Chi non ha letto le avventure del cinese più simpatico del mondo, che coltiva aranci e vive tra i suoi campi con un cane arancione di nome Blu, un gatto che si chiama A Ran Cion e Bluino, un pesciolino blu che nuota in una vaschetta di aranciata? Chi non l’ha fatto corra subito in libreria e si trovi un figlio, un nipotino o il bambino vicino di casa e glielo legga. Lo legga ad alta voce, come Pinin Carpi raccontava le sue storie ai bambini: quando iniziava a narrare gli


Ma dove stanno appostati i pirati che vogliono rapire Maddalena? Guarda il quadro del Canaletto, Fonteghetto della Farina, la vedi quella figurina vestita di bianco? È proprio Maddalena. E ci sono pure i pirati! E com’era il bar dove il ragazzo e la sua amica si sono fermati a mangiare i loro salamini e poi il cameriere li ha mandati via? Eccolo, è il Caffè di notte di Van Gogh. Se guardi bene ci sono anche i due protagonisti…

si raccoglievano intorno silenziosi e con gli occhi sgranati, per vivere insieme a lui mille fantastiche avventure, scorribande, battaglie, mangiate inverosimili di cose buonissime, incontri un po’ paurosi e un po’ divertenti, dove i bambini sono sempre protagonisti, curiosi, furbi e coraggiosi. Pinin Carpi ha avuto cinque figli e in trent’anni ha scritto più di quaranta pubblicazioni per i ragazzi. Le avventure di Lupo Uragano, Mauro e il leone, Susanna e il soldato e molti altri sono stati divorati da centinaia di piccoli lettori e hanno venduto migliaia di copie. La magia di

Pinin Carpi sta nella sua capacità di ricreare sulla pagina il ritmo della voce che racconta – per questo i suoi libri sono ancora più emozionanti se letti ad alta voce – e di narrare le cose con semplicità, con un linguaggio adatto ai bambini, senza essere pedante e cattedratico. Niente morali né lezioncine, solo racconti fantastici eppure verosimili. E quando racconta lo fa con ricchezza di immagini e di suoni che incanta. Nato in una famiglia di artisti – il padre Aldo era un pittore (ha realizzato le vetrate del Duomo di Milano), il fratello Fiorenzo scriveva musiche per il Piccolo

Teatro – Pinin suonava il pianoforte e disegnava molto bene. Dopo Cion Cion Blu ha iniziato a illustrare lui stesso tutti i suoi libri. Lo ha fatto con una tecnica particolare, l’acquarello, creando dei disegni coloratissimi, che affascinano per la forza dei colori e per la ricchezza di particolari. Le sue illustrazioni non sono un semplice corredo del testo, sono un racconto nel racconto, dove anche chi non sa leggere ritrova i mondi fantastici in cui i suoi eroi bambini vivono le loro avventure. di Giorgia Reclari

I giardinieri paesaggisti svizzeri vi offrono il loro supporto per la pianificazione, la progettazione e la realizzazione di nuovi giardini nonché per la loro ristrutturazione professionale e manutenzione. Associazione svizzera imprenditori giardinieri

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«Mi piacciono le rose di tutti i colori.»

«A tavola prediligo il blu.» Whitney Toyloy, Miss Svizzera 2008

Léger. Tanto gusto, niente rimpianti.


Il Sole transita nel segno dello Scorpione dal 23 ottobre al 22 novembre Elemento: Acqua - fisso Pianeta governante: Marte e Plutone Relazioni con il corpo: organi genitali Metallo: ferro Parole chiave: segretezza, riservatezza, profondità, trasformazione

» a cura di Elisabetta

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bilancia

Grazie all’influsso di Venere potrete spezzare la routine quotidiana con un viaggio che allargherà i vostri orizzonti culturali. Possibili conflitti sulla gestione dei beni comuni con un socio o un partner a causa del passaggio di Marte nella vostra ottava casa solare.

Mercurio e Venere favoriscono l’evolversi di nuove amicizie. Un incontro realizzatosi durante un convegno oppure un meeting professionale potrà volgere in un possibile amore. Evitate l’auto-identificazione con quello che possedete: valete senz’altro molto di più!

toro

scorpione

Marte in opposizione potrebbe far emergere le vostre energie subconscie. Facile irritabilità e suscettibilità specialmente per i nati ai primi di maggio. Canalizzate le vostre forze verso obiettivi ben determinati, restando comprensivi anche delle ragioni altrui.

Grazie al transito di Marte avete la possibilità dimostrare al mondo quanto realmente valete. Giove e Saturno favoriscono sia i progetti a breve termine sia quelli a lunga portata, basta solo che siano ben organizzati. Dateci sotto!

gemelli

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Probabile scappatella per sfuggire dalla vostra routine quotidiana. State comunque attenti a non mostrarvi troppo arrendevoli con il partner a scapito di alcuni vostri desideri. Metamorfosi importanti per i nati alla fine del segno.

Venere vi sostiene! Grazie a questo passaggio riuscirete a suscitare un’ottima impressione sul prossimo. L’azione Yin del pianeta vi rende attraenti; se ci saprete fare potrete trarne dei notevoli vantaggi, soprattutto se siete della terza decade.

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Settimana decisiva per coloro che hanno deciso di affermare la propria personalità sia all’interno della coppia sia nelle relazioni di lavoro. Giove continua a trovarsi in opposizione, di transito nella vostra settima solare, ma Marte vi aiuta a ritrovare voi stessi.

Con Giove in trigono a Saturno vi potete occupare dei programmi a lunga portata affrontando efficacemente la quotidianità. Grazie a un buon Marte di transito darete vita a importanti progetti con la possibile collaborazione di un importante personaggio.

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Grazie all’ingresso di Venere nel Sagittario, il periodo si presenta positivo sia per le relazioni personali sia per quelle amorose. Il transito interesserà soprattutto i valori espressi dalla vostra quinta casa solare: divertimento, creatività, amore e famiglia.

Grazie ai transiti di Mercurio e Nettuno la vostra immaginazione creativa viene particolarmente stimolata. Scrollatevi di dosso la monotonia quotidiana e sviluppate il vostro fantastico mondo interiore! La quotidianità vi sta stretta al momento.

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Il ritmo della vostra vita quotidiana sta volgendo verso una rapida accelerazione. Momento adatto per “mettere sul mercato” una propria idea o un proprio progetto. Grazie al transito di Marte nella vostra terza casa solare sarete molto convincenti.

Se vi occorrono energie per affrontare delle importanti scelte, questo è senz’altro il momento più opportuno. Grazie al transito di Marte nell’amico segno dello Scorpione riuscirete ad affermare e difendere ciò che ritenete veramente importante per voi stessi.

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Astri

L’ingresso del Sole, dopo il 23 ottobre, nel segno dello Scorpione, segna un passaggio importante della natura che proprio in questa fase avvia la trasformazione e la dissoluzione delle forme che hanno contrassegnato la rigogliosa estate: le foglie cadono a terra facendosi poltiglia, i rami si spogliano e così i tralci e gli steli, mentre il buio inizia a predominare sulla luce nel corso della giornata. Questo assopimento del mondo naturale è il segno evidente di un generale processo di trasmutazione, un fatto misterioso ma indispensabile allo sviluppo di nuove linfe ed energie vitali. Ottavo segno dello Zodiaco, lo Scorpione è anche uno dei più complessi e misteriosi. Proprio il suo carattere, legato alla trasformazione profonda e all’idea di morte come fase indispensabile alla rinascita, lo avvicina ai temi dell’occulto. Il suo paradigma può essere ben rappresentato dall’immagine degli eroi greci che il più delle volte, prima di conquistare la vittoria e l’obiettivo finale delle loro imprese, dovevano scendere negli inferi per completare il proprio percorso di conoscenza. Nello Scorpione, tutto è ricondotto a una dimensione indefinita, in cui l’aspetto legato al disfacimento appare indispensabile al raggiungimento dei piani superiori della coscienza. Nella tradizione astrologica, esso è definito anche come il “cimitero dello Zodiaco” e il suo simbolo geroglifico è rappresentato da una M la cui coda acuminata è rivolta verso l’alto. Del resto, anche negli zodiaci di altre tradizioni, il segno esprime pienamente la relazione Vita-Morte-Resurrezione, alla cui base sta il concetto della vita che si estingue e trasforma secondo il principio alchemico del solve et coagula.

“Nascendo sì da questa stella forte…”

Scorpione


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1. Pruneto, roveto • 10. Fermo di polizia • 11. Paesi Bassi • 12. Il no del moscovita • 13. Verniciati, pitturati • 15. Lo è il vincitore assoluto • 17. Ghiaccio inglese • 18. Emirato arabo • 19. Due al cubo • 22. Si contrappone a iper • 23. Ubriaco • 25. Il Grigioni sulle targhe • 26. Dittongo in poeta • 27. Un trampoliere • 28. Mosca soporifera • 29. Uno detto a Londra • 31. I confini di Tegna • 32. La fine della Turandot • 33. Con Giovanni e Giacomo • 35. Megere • 37. Abbaiano • 40. Italia e Spagna • 41. Nostro in breve • 43. Nominate, votate • 44. Pari in lastre • 45. Parte di perimetro • 46. È opposto allo zenit • 48. Nel bel mezzo del delitto • 50. Lido centrale • 51. Immutate, integre.

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Indovina... dove siamo? “Fabbrica di cioccolato Cima Norma a Dangio-Torre (Valle di Blenio)”.

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 45.

Soluzioni n. 41

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1. Ha dipinto “L’allegoria della Primavera” • 2. Complessino canoro • 3. Vivono in solitudine • 4. Recinzione • 5. Pubblica Sicurezza • 6. Idonea • 7. Vi fu sconfitto Radetzky • 8. Non stanno mai con le mani in mano • 9. Marziano • 14. Soprannomi • 16. Nord-Est • 20. Ponte... sul confine • 21. I frutti dei rovi • 24. Elenco • 30. Dittongo in beone • 33. Produce miele • 34. Incapace (f) • 36. Il niente del croupier • 38. Il bel Delon • 39. Andato in poesia • 42. Per nulla facete • 44. Fiume valtellinese • 47. Nel centro del Cairo • 49. Consonante in stuoia.

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Se solo fosse sempre così facile riconoscere i box da tetto scadenti.

La cosa migliore è affidarsi all’offerta completa del vostro partner di servizio autorizzato VW, che utilizza solo ed esclusivamente Volkswagen Ricambi Originali® e Volkswagen Accessori Originali®.

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