In mani sicure

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CORONAVIRUS E ONCOLOGIA Intervista al dott. Pasquale Incoronato di Carmelina D’Aniello | danielloalina@gmail.com

Abbiamo organizzato le attività di reparto, in maniera tale che non si creassero assembramenti

dott. Pasquale Incoronato

È

trascorso poco più di un mese dall’annuncio del primo paziente Covid-19 positivo sul territorio nazionale. Un’infezione la cui diffusione ha messo in allarme le vite di tutti gli italiani, che hanno visto completamente stravolte le loro abitudini. Tuttavia, le prime informazioni sul coronavirus dimostrano che sono soprattutto le persone fragili e con patologie pregresse, oltre agli anziani, a rischiare le complicanze maggiori. I pazienti oncologici, ad esempio, rientrano nelle persone da tutelare maggiormente, perché più facilmente esposte al rischio di contrarre il virus. Ecco perché abbiamo fatto il punto con il dott. Pasquale Incoronato, primario del reparto di oncologia dell’ospedale San Giuliano di Giugliano, su quanto si può suggerire a chi è in cura per un tumore. I provvedimenti adottati dalla struttura, infatti, hanno come unica priorità quella di salvaguardare la salute

dei pazienti in cura, garantendo loro la continuità del trattamento. «In molti reparti, infatti, alcune attività, sia di ricovero che ambulatoriali, sono state sospese. Nel caso dell’oncologia, invece, l’unica limitazione che ci è stata posta riguarda la gestione degli ambulatori, delle visite di controllo di quei pazienti che hanno già ricevuto una diagnosi oncologica, ma che sono soggetti a controlli semestrali. In questi casi, è preferibile spostare la visita al termine dell’emergenza sanitaria», ha dichiarato Incoronato. Da un punto di vista logistico, invece, la struttura del reparto di oncologia del San Giuliano, che nel 2018 è stata ricollocata all’interno dell’ospedale avendo quali priorità assolute il comfort, la sicurezza e la dignità dei pazienti, è stata riorganizzata con nuove misure di precauzione. «Abbiamo riorganizzato le attività di reparto, in maniera tale che non ci fossero più accompagnatori e dando appuntamenti ad una

cadenza tale che non si creassero assembramenti, per non esporre i pazienti ad un potenziale rischio. Abbiamo, inoltre, spostato i prelievi ad un orario successivo all’accettazione e quindi la nostra attività clinica sta continuando tranquillamente». La riorganizzazione, inoltre, sta interessando anche la gestione dei pazienti di nuova diagnosi, cioè di coloro che hanno appena ricevuto una diagnosi di neoplasia e che devono iniziare il trattamento, oppure di coloro che, invece, devono cambiarlo perché inefficace. «Queste attività le stiamo espletando, avvalendoci del supporto online e quindi lavorando con posta elettronica, cercando di gestire l’attività terapeutica oncologica, cercando di proteggere sia i pazienti che il personale di reparto. Un’altra cosa importante è il monitoraggio che viene fatto ai pazienti all’ingresso, prendendo la temperatura corporea e valutando la saturazione di ossigeno nel sangue. I pazienti che risultano febbrili non hanno accesso al reparto, ma vengono invitati a tornare al proprio domicilio e a tenersi in contatto

Laboratorio Analitico Domizio S.a.s. CHIMICA CLINICA - IMMUNOMETRIA - ALLERGOLOGIA - MICROBIOLOGIA - MEDICINA DEL LAVORO

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| Aprile 2020

con noi», ha concluso il primario. Al momento, un’altra questione dibattuta e accennata all’inizio, riguarda l’esposizione al virus dei pazienti oncologici, ritenuti più a rischio di altri. Studi clinici in continuo aggiornamento stanno tentando di stabilire se l’immunoterapia e l’immunosoppressione, provocata dalla chemioterapia, comportino un aumento del rischio di essere infettati. «Questa è una questione molto dibattuta. I dati scientifici a supporto di questi tesi, cioè che il paziente oncologico sia più “suscettibile” ad infettarsi e che, una volta infettato possa andare incontro più facilmente a complicanze serie, sono venuti fuori da sperimentazioni cliniche, tra l’altro con campioni numerici non troppo rilevanti: non vi è un’evidenza scientifica diretta. Tuttavia, non tutti i pazienti oncologici sono uguali. Questa tesi, invece, risulta comprovata per pazienti che hanno altri tipi di patologie, come neoplasia polmonari dove magari una sovra infezione come la polmonite creerebbe più facilmente dissesto respiratorio».


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