Art Style Summer 2015

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SUMMER - FALL 2015 FREE COPY

artstylemagazine.com

56TH BIENNALE INTERNATIONAL ART EXHIBITION

HELIDON X H I X H A I C E B E R G

GIOVANNI ALLEVI . GENIUS AND

ROMANTICISM

ROBERT INDIANA DON’T LOSE HOPE

I N

V E N I C E

BRAGLIA WILL ADORABLE OLD ROGUE FOUNDATION. AN IMPRESSIVE COLLECTION


48 mt performance sloop

sobria magnificenza

www.arzananavi.com



magazine.com

INDICE/INDEX

EDITORIALE The Queen’s Vagina By Ferruccio Gard IL COLIBRI A book a painting By Andrea M. Campo INTERVIEW Paolo Carli, Henraux foundation By Rosi Fontana OUTDOOR Pablo Atchugarry Setsu&Shinobu ito by Désirée By S. C. INSTALLATIONS Xhixha Iceberg in Venice By Eros Rampone

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Vedova’s relaunch By Ferruccio Gard

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STYLE Borbonese fall/winter 2015-16 By A. C.

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ENCOUNTERS Joaquín Cortes By Barbara Carrer

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IMAGES Daughter’s of Islam By Diego Giolitti

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GLASS Gotika - Glasstress 2015 By Anita Braghetta

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PERFORMANCE Julien Bacelon By Marco Rossi

LUXURY Mambrini collection By Armin R. Mengs

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VERNISSAGE Indiana, don’t lose HOPE By Diego Giolitti

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MASTERS Gutai paintings By Francesco Spinaglia

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PORTRAITS A room with a view, Teresa Emanuele By Achille Bonito Oliva

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FASHION Golden Goose By Ilario Tancon DESIGN Gruppo Euromobil, ExpoFactory By Mirko Cassani

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PROJECTS Luca Curci architects By Otis

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BOOKS Marco Novati realism in a new art book By Gianmaria Mariuzzo

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PERSONALITIES Will adorable old rogue Margot, thief of hearts By Barbara Carrer

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Cover:

EVENTS The sun in Rome is “Baroque-Hope” 48 By Ferruccio Gard BIENNALE AND VENICE A true Golden Lion to Armenia Muve a second Biennale The Pollock Brothers Martial Raysse

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EXHIBITIONS Igor Mitoraj By Richard B. Browner

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CINEMA Ten editions of CORTINAMETRAGGIO By Alain Chivilò PHOTO Gianfranco Gorgoni through the lens By Ulia Rabko OPENING Frank Holliday, galleria Partners&Mucciaccia By Tobia Donà

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ARTWORKS Alba Gonzales fourty years sculptural art 126 By Alain Chivilò Venice art experience by Bisanzio 130 By S. C. FURNISHING Lightness and comfort, POLIFORM 132 By Ilario Tancon

ITINERARY Between villas and castles By Dario Dall’Olio

ARTISTS Salerno narrates Muriotto By Gaetano Salerno

Helidon Xhixha, Iceberg. Photo by Lorenzo Palmieri Giovanni allevi Hope by robert indiana will smith Braglia foundation, MACKE AUGUST VIER BADENDE MIT LEBENSBÄUMEN 1910

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CONTEMPORARY The artistic complexity of love By Alain Chivilò Carla Tolomeo By A. C.

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MUSIC Giovanni Allevi By Barbara Carrer

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WINES Monroe Overdry By Daniela Bianca Dama

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SCULPTURES Oriano Galloni silent souls By O. Bertoloni

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EXCLUSIVE A summer made of events and glamour By Ilario Tancon

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FOUNDATIONS Braglia Foundation By Andrea M. Campo

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BRAND Domedizioni By Otis

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TEXTURE Stefano Curto By Andrea M. Campo

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EXHIBITIONS AND EVENTS

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L’ARTE NEL PIATTO Lasciatevi incantare dalla magia di Venezia Gustate le deliziose creazioni di Davide Bisetto Scoprite l’incanto del nuovo Ristorante Oro Nella stupenda cornice di Belmond Hotel Cipriani

BELMOND.COM


editoriale / editorial

di / by Ferruccio Gard

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artstylemagazine.com info@artstylemagazine.com DIRETTORE RESPONSABILE: Ferruccio Gard e-mail: ferrucciogard@art-style.it HANNO COLLABORATO: Ilario Tancon, Armin R. Mengs, Eros Rampone, A.C., Francesco Spinaglia, Otis, Andrea Ferrazzi, Marco Rossi, Mirko Cassani, Elena Moretti, Cristina Gioacchini, Paolo Fontanesi, Lucia Majer, Gisella Pagano, Elena Zardini, Roberto Daolio, Sania Gukova, Franco Salvadori, Chiara Canali, Vania Conti, Umberto Mazzoni, Paolo Levi, S. C., Monica Migliorati, Michele Beraldo, Fabio Migliorati, Luigi Abbate, Luigi Meneghelli, Elena Pontiggia, Massimo Costa, Ivan Quaroni, Andrea M. Campo, Anna Maria Barbato Ricci, Francesca Giubilei, Valentina Fogher, Stefania Prandi, Emanuela Peruzzo, Viola Carugati, Vittorio Sgarbi, Emanuele Confortin, Luca Curci, Laura Bresolin, Valeria Pardini, Paolo Buda, C.P., Serafina Leozappa, Marco Bevilacqua, Milena Milani, Cosimo Mero, Luca Beatrice, Gaetano Salerno, Achille Salvagni, Dario dall’Olio, Sara Speggiorin, Alessandro Zangrando, Alain Chivilò, Tobia Donà, Eva Ravazzolo, Teresa Meucci, Giulia Rossi, Louis Meisel, Richard B. Browner, Michela Zavka, Giulietta Tisminetzky, Simona Scopelliti, Crisula Barbata, Max Willert, Daniela Bianca Dama, Ulia Rabko, Diego Giolitti, O. Bertoloni, Anita Braghetta. TRADUZIONI: Sergio Gnesin, Yolanda Lidia Valdés - PREPRESS - PRINT - BINDING: Peruzzo Industrie Grafiche - Mestrino (PD) www.graficheperuzzo.it GRAPHICS

PUBBLICITÀ: Euroedizioni s.r.l. Tel. (+39) 393 31 10 007 Corso Milano, 103 - 35139 Padova E-mail: info@art-style.it EDITORE: Euroedizioni s.r.l. Sede legale e amministrazione Corso Milano, 103 - 35139 Padova Cod. fisc. e part. Iva 12209520159 Le opinioni degli autori impegnano soltanto la loro responsabilità e non rispecchiano necessariamente quella della direzione della rivista. Manoscritti e fotografie anche se non pubblicati, non si restituiscono. © Proprietà artistica e letteraria riservata. È vietata la riproduzione anche parziale di testi pubblicati senza l’autorizzazione scritta dell’editore. Registrazione del Tribunale di Milano n° 810 del 2 dicembre 1998.

Prezzo della copia: € 8,00 Hosting web:

LA VAGINA DELLA REGINA

A

nche se il titolo fa una scherzosa rima, non ho proprio voglia di scherzare. Mi ero promesso e ripromesso di non prestarmi più al gioco di artisti che inventano opere scandalistiche per farsi pubblicità e conquistare così un facile successo. I protagonisti di questa storia/e sono però troppo famosi, e non riesco a trattenermi ( posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni, diceva Oscar Wilde). Conoscerete tutti l’anglo-indiano Anish Kapoor, uno degli artisti più famosi del mondo. Nella personale in corso (sino al primo novembre) nella Reggia di Versailles, residenza preferita del Re Sole, ha esposto un gigantesco corno di metallo lungo 60 metri e alto 10, pesante oltre 1000 tonnellate, con all’interno un tunnel rosso sangue. Subito sono scattate le polemiche, per evidenti allusioni sessuali, nonché per una certa ambiguità, alimentata inizialmente dallo stesso Kapoor. Orificio femminile, oppure maschile? L’artista ha infine sciolto il mistero: È la vagina della regina, che prende il potere. I francesi hanno visto un possibile riferimento alla regina Maria Antonietta ( quella del: il popolo affamato non ha pane? Che mangi brioche!). Ovviamente, apriti cielo. La critica più diffusa:” La vagina della Regina trasforma le donne in cose e insulta Maria Antonietta”. Ed è finita che qualcuno ha imbrattato la scultura con un liquido giallo, come era già stato fatto in Place Vendome, a Parigi, sul gigantesco sex toy del famoso scultore americano Paul McCarthy. Comunque la vicenda, tutto sommato, fa sorridere, di fronte all’ufficialità del Padiglione nazionale della Gran Bretagna alla Biennale di Venezia, dedicata a una personale di Sarah Lucas (1962). Il padiglione, sin dalla scalinata d’accesso, è tutto un fiorire di enormi falli di plastica in erezione e di sculture raffiguranti uomini e donne nudi, in posizioni oscene e con infilate, là dove non si dovrebbe, delle sigarette (per fortuna spente, almeno quello). Insomma sesso, gioco, provocazione, il tutto in un ambiente dipinto di giallo. Sono evidenti gli obiettivi spiritosi, il famoso humor inglese, ma importanti giornali internazionali hanno gridato allo scandalo, dicendo che sì, insomma, il troppo stroppia. Negli anni Settanta era di moda lo slogan “ Niente sesso, siamo inglesi”. Fra Kapoor e la Lucas, senza dimenticare Gilbert&George (Biennale 2005), quale slogan andrebbe coniato oggi? Io non mi esprimo, non ho la fantasia di... Vittorio Sgarbi.

THE qUEEN’S VAGINA Even if translated in Italian (La vagina della regina) the title rhymes, I’m not in the mood of play around. I promised not to get involved anymore in the game played by some artists who create scandalous artworks in order to acquire visibility and obtain easy success. The protagonists of this story, however, are too famous and I cannot retain from doing it (“I can resist anything except temptation”, as Oscar Wilde used to say.) You probably know the Anglo-Indian Anish Kapoor, one of the most well-known artist of the world. At the solo exhibition taking place (until November 1st) at Versailles, the favorite palace of Louis the Sun King, he displayed a huge horn made of metal that is 65 yards long, 32 feet tall, weighing more than 1000 tons and with an inner tunnel blood-red in color. Immediately, some polemics took place because of the evident sexual allusions and also because of some ambiguity, initially created by Kapoor himself. Female or male orifice? Finally, the artist dissolved the mystery: it is the vagina of the queen, who takes power. The French thought of the queen Marie Antoinette (who’s famous for having said: “Let them eat cake” after she was told that the peasants had no bread). Obviously it was unacceptable. The prevailing criticism: “ The queen’s vagina transforms women into objects and offends Marie Antoinette”. Somebody even stained the sculpture with a yellow liquid, as already done at Place Vendome, Paris, on the huge sex toy by the American sculptor Paul McCarthy. The whole story, by the way, is nothing, compared to the official National Pavilion of Great Britain at the Venice Biennale, dedicated to a solo exhibition by Sarah Lucas (1962). The pavilion, starting from the entry staircase, is decorated with enormous plastic erected phallus and with sculptures representing naked men and women, indecent for their positions, who have, right there where it’s not supposed, cigarettes ( extinguished, anyway). Therefore, sex, game, provocation, all this in a yellow painted environment. Evident are the funny objectives, the famous British humor, but some important International magazines cried scandal, saying that, actually, too much is too much. During the 70s the motto “no sex, we are British” was very common. Today, what should we say referring to Kapoor and Lucas, not forgetting about Gilbert&George (2005 Biennale) ? I’m not saying anything... I don’t have Vittorio Sgarbi’s imagination.


il colibrì

di / by Andrea M. Campo

un libro, un quadro. A book, A painting

malevic Black square, 1915 oil on canvas

D great britain Pavillion Biennale of venice

THE QUEEN’S VAGINA (Versailles)

Biennale of venice sarah lucas

a Diomira a Berenice, viaggiando per le terre dell’impero del Kublai Khan, il grande esploratore raccoglie il sapere e la bellezza di ogni città e poi racconta, al sovrano curioso, di Zobeide, di Despina, delle virtù di Zora e delle vecchie cartoline illustrate di Maurilia, delle meraviglie di Clarice, di Eudossia e di Adelma. Il romanzo “Le città invisibili” di Italo Calvino è un ultimo poema d’amore alle città, nel momento in cui diventa sempre più difficile viverle come città e, al contempo, un gioco in cui l’autore ligure si diverte a destrutturare e ricostruire la realtà attraverso logiche combinatorie. L’oggetto dei racconti di Marco Polo al Gran Khan non è più la città –o le città-; la formula linguistica sostituisce la realtà e interpreta il romanzo come un complesso artificioso riconducibile a un modello formale. Malevič ricercò questo modello in un sistema pittorico fondato sul primato del colore e della forma, abbandonando ogni rappresentazione oggettiva nel

tentativo di ricomporre ciò che definirà come “una pura sensibilità plastica”. Il processo di astrazione porterà l’artista a sopprimere ogni riferimento al mondo materiale (Quadrato nero, 1915): il quadrato è l’emblema dell’estetica che fugge il fenomeno, non per un effetto di straniamento ma, con la volontà di giungere a un’essenza privata della sua manifestazione storica. Calvino, invece, fa del suo narratore principe uno strumento al servizio del vero; seppur con qualche ricordo e alcune invenzioni, Marco Polo racconta ciò che vede ma mai ciò che è. Non c’è modo, infatti, di giungere a una piena rappresentazione del reale attraverso un modello universale: permane un invalicabile confine tra parola e significato, tra l’oggetto nella sua complessità e la sua rappresentazione, tra il sé il “deserto attorno a sé”. E in questo vuoto dialettico non ci rimane altro che cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e dargli spazio, e farlo durare.

The novel “Le città invisibili” (the invisible cities) by Italo Calvino is an ultimate love declaration to cities, in the moment when it is always more difficult to live them as cities and, at the same time, it is a game the author uses to deconstruct and reconstruct reality through combinatorial logics resulting in the research of a universal model. Malevič researched this model in a pictorial system based on the supremacy of color and form, abandoning any objective representation thanks to pure plastic sensitivity. This abstraction process will lead the

artist to eliminate any reference to the material world (Black Square, 1915): the square represents the very first symbol escaping the phenomenon, not because of the desire to alienation, but through the will to achieve a private essence of its historical expression; there is unsurmountable limit between word and sense, between the object on its complexity and its representation; between the “itself” and “the desert around itself”. In this dialectical emptiness we can only research and recognize who and what, in middle of hell, are not hell, to give them space and let them endure. 7




Interview

Henraux foundation Award 2014 Mikayel Ohanjanyan Materialità dell’invisibile photo by Nicola Gnesi

PAOLO CARLI President of Henraux Spa and Henraux foundation

MARBLE, THE GREAT BEAUTY

IL MARMO LA GRANDE BELLEZZA

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Summer - Fall 2015

Henry Moore visiting the Henraux mines


Intervista a Paolo Carli, Presidente di Henraux e Fondazione Henraux An interview with Paolo Carli, President of Henraux and Henraux foundation di / by Rosi Fontana

I

marmi delle Apuane versiliesi sono conosciuti da secoli per la loro bellezza. Fra i protagonisti storici nella lavorazione del marmo Henraux rappresenta una delle realtà mondiali di maggior prestigio, ancor più grazie alla nascita della Fondazione Henraux che promuove numerose iniziative culturali.

Presidente Carli, come nasce la Henraux? La nostra realtà, vivace e dinamica oggi più che mai, affonda le sue radici in un passato lontano. Il Monte Altissimo, dove si estraggono i nostri marmi conosciuti in tutto il mondo, fu scoperto da Michelangelo, che ne aprì la strada intuendo il valore di questo sito. Ma è nel 1821 che Henraux viene fondata da Jean-Baptiste Henraux, emissario napoleonico.

Negli anni Sessanta del Novecento Henraux si afferma quale polo internazionale della scultura contemporanea. L’arrivo di Henry Moore, e la realizzazione di Reclining figure, aprì, grazie alla lungimiranza di Erminio Cidonio, un periodo straordinario dove l’azienda divenne riferimento per i maestri più noti e celebrati in ambito mondiale come lo stesso Moore, Arp, Adam, Mirò, Noguchi e molti altri. Henraux volge il suo sguardo ad un traguardo importante, i duecento anni dalla sua fondazione, qual è la linea tracciata in questo tempo? Nella sua lunga storia l’Henraux ha contribuito allo sviluppo tecnologico dell’industria lapidea e al progresso civile delle comunità della Versilia; ha esportato nei cinque continenti i suoi marmi per l’edificazione di pa-

lazzi pubblici e privati, di grattacieli, di luoghi di culto. Dovunque ha fatto apprezzare la grande cultura del marmo e la sua millenaria tradizione che oggi si traducono nella qualità dei materiali, nell’innovazione tecnologica, nell’accuratezza delle lavorazioni e sono espressione del made in Italy nel settore lapideo. Tutto questo grazie al contributo, fondamentale, delle sue eccelse maestranze.

storica dell’azienda, sono nate realtà di rilievo quali le attività culturali della Fondazione Henraux, con il “Premio Internazionale di Scultura dedicato alla memoria di Erminio Cidonio” e il progetto “VolareArte”. Oltre al nuovo brand “Luce di Carrara”, un concept d’eccellenza dedicato al design indoor e che ha già ricevuto considerevoli conferme sul piano internazionale.

Oggi Lei è alla guida della Henraux ed ha apportato nuove idee e iniziative, può parlarcene?

Quali sono le iniziative di cui Henraux e Fondazione Henraux sono protagoniste in questo periodo?

L’azienda è sempre stata proiettata al futuro e il mio intento è di continuare su questo percorso facendo tesoro di quanto è stato realizzato da chi mi ha preceduto. La nostra vocazione sono i linguaggi universali e contemporanei dell’architettura, dell’arte e del design. Per questo, a fianco dell’attività

Il 2015 è un periodo di grande fermento, abbiamo realizzato Il Seme dell’Altissimo di Emilio Isgrò per Expo2015, abbiamo portato le sculture della nostra collezione del Premio presso la sede di Deloitte a Milano, La Rinascente ha dedicato uno spazio esclusivo alla nostra linea di Design

Quali sono stati gli sviluppi più significativi nel tempo di Henraux? Henraux nasce da una matrice importante, quella dell’eccellenza, nel tempo il nostro lavoro e le nostre cave hanno donato al mondo progetti grandiosi, dalla Cattedrale di Sant’Isacco a San Pietroburgo, alla ricostruzione dell’Abbazia di Montecassino, alla posa del pavimento policromo di San Pietro in Vaticano e fino all’ampliamento della grande moschea alla Mecca. VOLAREARTE ed. 2015-2017 Park Eun Sun Generazione II photo by Nicola Gnesi

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“Luce di Carrara” nella sede storica di Piazza del Duomo, abbiamo appena inaugurato l’edizione 2015-2017 di VolareArte all’Aeroporto di Pisa con nove sculture monumentali di Park Eun Sun. A ottobre lanceremo il nuovo bando del Premio Internazionale di scultura. In particolare, i vincitori e i finalisti grazie alla visibilità data dal Premio hanno ottenuto notevoli consensi nel panorama contemporaneo dell’arte. Fabio Viale, primo vincitore, è molto apprezzato dalla critica. Mikayel Ohanjanyan, secondo vincitore, è fra i protagonisti del Padiglione Armeno cui è andato il Leone d’Oro della 56.ma Biennale dell’Arte, e ha realizzato l’opera attualmente esposta a Venezia in “Armenity” presso gli stabilimenti e con il supporto di Henraux, sponsor tecnico della monumentale installazione. Lavoriamo con molti artisti, fra i quali, Giovanni Maria Manganelli, Renzo Maggi, Craig Copeland, Gustavo Vélez, Venske & Spänle, Tony Cragg, Betony Vernon, Mimmo Paladino, Rabarama (Paola Epifani). Puntiamo a un deciso rilancio della scultura e della lavorazione artistica del marmo, la nostra missione è di promuovere l’arte e la cultura, in questo la Fondazione è particolarmente impegnata.

Marble from the Apuan Alps, in the Versilia region, has been celebrated for its beauty since time immemorial. One of the oldest marble studios ever, Henraux is also one of the most prestigious international companies, even more so since the birth of Fondazione Henraux, a foundation born to promote a wide range of cultural initiatives.

President Carli, how was Henraux born? Now more lively and vibrant than ever, our company is rooted in a distant past. Mount Altissimo, where our world-renewed marble comes from, was discovered by Michelangelo, who opened the road up there when he felt how valuable that place could be. But Henraux was founded in 1821 by Napoleon’s envoy Jean-Baptiste Henraux. What have been the highlights in Henraux’s life? Henraux has been shaped by an important mould, the mould of excellence; our work and our quarries have given the world some grand projects over the years, from St Isaac’s Cathedral in St Petersburg to the rebuilding of the Abbey of Montecassino, the laying of the polychrome floor in St Peter’s basilica, in Vatican City, through to the extension of the Grand Mosque of Mecca.

In the 1960s, Henraux became known as an international hub of contemporary sculpture. The arrival of Henry Moore and the making of his Reclining figure paved the way to an outstanding period, prompted by Erminio Cidonio’s farsightedness, with the company becoming the ‘place to go to’ for the best known and most respected international artists, such as Moore, Arp, Adam, Mirò, Noguchi, and lots more. Henraux is looking to an important target, the 200th anniversary of its foundation. What has been its trajectory over this time? In its long life, Henraux has boosted the technological development of the stone industry and the civil progress of the local communities of the Versilia region; it has exported its marble to the five continents to build public and private buildings, skyscrapers, places of worship. Everywhere it has made people appreciate the great culture of marble and its centuries-old tradition that are now translated into superior materials, technological innovation, accurate finishes, and epitomise the made in Italy in the stone industry. All this, with the essential help of its excellent labourers. Now, you are at the helm of Henraux and have come up with new ideas and

HENRAUX FOUNDATION 2014 AWARD Francesca Pasquali working on Frappa photo by Nicola Gnesi

HENRAUX FOUNDATION 2012 AWARD Fabio Viale Arrivederci e Grazie photo by Veronica Gaido

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Summer - Fall 2015


LUCE DI CARRARA Baldessari & Baldessari Bench Molletta In collaboration with Riva 1920 photo by Nicola Gnesi

new initiatives, what can you tell us about it? The company has always looked ahead, and my goal is to go on along this way by capitalising on what has been done by those who have come before me. We have a natural bent for the universal, contemporary languages of architecture, art and design. That’s why, along with the company’s core business, we have launched outstanding initiatives, such as the cultural events of Fondazione Henraux, with its international sculpture award “Premio Internazionale di Scultura dedicato alla memoria di Erminio Cidonio”, and the “VolareArte” project. In addition

to the new “Luce di Carrara” brand, an unrivalled indoor design concept that has already been a huge hit on a global scale. What initiatives are Henraux and Fondazione Henraux working at, right now? 2015 is a very vibrant time, we have made Emilio Isgrò’s Seme dell’Altissimo for Expo2015, we have taken our sculptures from the Award collection to Deloitte’s HQ in Milan, La Rinascente hosted our “Luce di Carrara” design range in an exclusive area of its historical premises in Piazza del Duomo, we have just opened the

2015-2017 VolareArte event with nine monumental sculptures by Park Eun Sun on display at Pisa Airport. In October, we are going to post the notice for the next International Sculpture Award. Most importantly, because of the visibility the Award gave them, the winners and runners-up have received some truly remarkable accolades on the contemporary art scene. The first winner, Fabio Viale, is widely appreciated by critics. The second winner, Mikayel Ohanjanyan, is one of the stars of the Armenian Pavilion, who won the Golden Lion at the 56th Art Biennale, and is the author of the work that is now on display at “Armenity” in Venice, in the premises

and with the support of Henraux, the technical sponsor of the monumental installation. We work with plenty of artists, such as Giovanni Maria Manganelli, Renzo Maggi, Craig Copeland, Gustavo Vélez, Venske & Spänle, Tony Cragg, Betony Vernon, Mimmo Paladino, Rabarama (Paola Epifani). We are trying to inject new life into sculpture and revive the use of marble as an art medium, our mission is to promote art and culture, the Foundation is really very busy doing this.

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Outdoor

PABLO ATCHUGARRY IN MOSTRA AL MUSEO DEI FORI IMPERIALI di / by S. C.

“Pablo Atchugarry. Città Eterna, eterni marmi” è la mostra promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Roma, dall’IILA, con il contributo del Gruppo Euromobil. Una rassegna di quaranta opere, di cui dieci monumentali, che saranno esposte all’aperto, dal 22 maggio 2015 al 7 febbraio 2016 presso il Museo dei Fori Imperiali – Mercati di Traiano di Roma. Un’opportunità per vedere rinnovato l’antico e magico rapporto con lo statuario grazie all’abilità di Atchugarry di lavorare quel marmo di Carrara che ha fornito indispensabile alimento agli irripetibili capolavori della classicità e del Rinascimento, e che segna la fine di un percorso avviato più di duemila anni fa. “Città Eterna, eterni marmi” è un evidente richiamo a quell’uso dello statuario di Carrara che dalla Roma dei Cesari tocca il Rinascimento michelangiolesco e si sofferma sul Barocco del Bernini per approdare ai nostri giorni.

GRUPPO EUROMOBIL È MAIN SPONSOR DELL’ESPOSIZIONE DEL MAESTRO URUGUAYANO PABLO ATCHUGARRY “CITTÀ ETERNA, ETERNI MARMI” EUROMOBIL GROUP IS THE MAIN SPONSOR FOR THE EXHIBITION OF URUGUAYAN MASTER PABLO ATCHUGARRY “CITTÀ ETERNA, ETERNI MARMI” (ETERNAL CITY, ETERNAL MARBLES) 16

Summer - Fall 2015


The exhibition “Pablo Atchugarry. Città Eterna, eterni marmi” has been patronized by the Assessorato alla Cultura e al Turismo di Roma and by IILA, with the contribution of Gruppo Euromobil. The exhibition comprises 40 artworks, of which 10 are monumental, that will be displayed open air from 22nd May 2015 to 7th February 2016 at the Fori Imperiali Museum – Mercati di Traiano in Rome. The exhibition shows a renewed magical relationship to statuary thanks to Atchugarry’s ability to shape Carrara marble, the same marble that was used over 2000 years ago for the first sculptures and that was essential for the unique masterpieces of Classicism and Renaissance. “Città Eterna, eterni marmi” recalls the use of Carrara marble in history, from Cesarean Rome, through Michelangelo’s Renaissance and Bernini’s Baroque, to the present day.

OPERA DI PABLO ATCHUGARRY INSTALLATA ALL’INTERNO DELL’EXPO 2015 DAVANTI AL PADIGLIONE DELL’URUGUAY. L’OPERA DAL TITOLO “LA VITA DOPO LA VITA” HA ALTEZZA 530 CM E DIAMETRO 210 CM, È STATA RICAVATA DA UN GRANDE ULIVO MORTO DA CUI L’AUTORE HA TRATTO ISPIRAZIONE. GRUPPO EUROMOBIL È MAIN SPONSOR DELL’INSTALLAZIONE. ARTWORK BY PABLO ATCHUGARRY INSTALLED INSIDE THE EXPO 2015, IN FRONT OF THE URUGUAYAN PAVILION. THE ARTWORK WITH THE TITLE “LA VITA DOPO LA VITA” (LIFE AFTER LIFE) IS 530 CM HIGH, WITH A DIAMETER OF 210 CM, AND IT WAS CREATED OUT OF A BIG DEAD OLIVE TREE, FROM WHICH THE ARTIST DREW HIS INSPIRATION. EUROMOBIL GROUP IS THE MAIN SPONSOR.

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NHOW HOTEL SETSU&SHINOBU ITO BY DÉSIRÉE Presso l’Hotel Nhow, mostra MAD - Milano Art Design, la Lounge Area vicina all’ingresso è allestita con le poltrone Wing e Le Midì e la collezione Dabliu con tavolini di due misure diverse, libreria, consolle e appendiabiti prodotti da Désirée e disegnati da Setsu & Shinobu ITO. Questi oggetti esteticamente moderni risultano molto comodi e funzionali nell’utilizzo. (Hotel Nhow, via Tortona 35, Milano)

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Summer - Fall 2015

At Hotel Nhow, exhibition MAD - Milano Art Design, the Lounge Area close to the entrance is set up with Wing and Le Midì armchairs and from Dabliu collection two different sized side table, bookcase, consolle and coat stand produced by Désirée and designed by Setsu & Shinobu ITO. These aesthetically modern products are still really comfortable and functional. (Hotel Nhow, via Tortona 35, Milano)


A Milano, in via Verri n.4, l’architetto Italo Rota ha ideato e progettato uno spazio espositivo, polifunzionale e polisensoriale: Opera Unica. Uno spazio che al suo interno si trasforma in uno scrigno, in cui l’opera esposta è posizionata al centro, circondata da pareti a specchio che ne restituiscono le diverse sfaccettature creando un’immagine leggera, quasi onirica; il tutto grazie alla particolare tecnologia riflettente che è stata usata dallo studio Rota.

OPERA UNICA ON STAGE THE ARMCHAIR DORALEE BY DÉSIRÉE In Milan, Via Verri 4, the architect Italo Rota has created and designed an exhibition area, multi-purpose and multi-sensory: Opera Unica. A space where inside turns into a treasure chest, where the work on display is positioned in the middle, surrounded by mirrored walls that return the different facets creating a light image, almost visionary; all thanks to the particular reflecting technology that it has been used by Studio Rota.

OPERA UNICA IN SCENA LA POLTRONA DORALEE DI DÉSIRÉE

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INSTALLATIONS

HELIDON X H I X H A

XHiXHa iCeberg, Piazza san marCo PHoto by gianfranCo gorgoni

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SUMMER - FALL 2015


iceBerg: un caPoLavoro d’arte amBientaLe cHe Promuove una PreSa di coScienZa nei conFronti degLi eFFetti devaStanti dovuti aL riScaLdamento gLoBaLe. iceBerg: a maSterPiece oF environmentaL art tHat imaginativeLy emPHaSiZeS tHe devaStating eFFectS oF gLoBaL Warming 56TH INTERNATIONAL ART EXHIBITION Syrian Arab Republic Pavilion San Servolo Island 9th May - 22nd November 2015 di / by Eros Rampone

Helidon Xhixha è un artista la cui pratica scultorea è andata sempre più rafforzandosi, in occasione della 56. Esposizione Internazionale d’Arte ci presenta le sue ultime opere, trasmettendoci un forte senso di meraviglia caratteristico della sua pratica artistica. Le creazioni di Xhixha sono il risultato di un’educazione artistica formale e dell’utilizzo del proprio istinto e forte spinta creativa. Figlio d’arte, l’artista ci presenta una nuova installazione di grandi dimensioni che parla allo spettatore, inducendolo a pensare ed interrogarsi. L’artista lancia un messaggio al pubblico di fondamentale importanza, non solo attraverso la vastità e la massa imponente della sua opera, ma anche attraverso il suo significato. Xhixha non è estraneo alla creazione di arte pubblica site-specific, le sue sculture sono esposte in tutto il mondo e l’ammirazione che suscitano gli ha garantito un posto di rilievo nella scena artistica internazionale. Con questo progetto rappresentativo della sua ambizione, Xhixha ha realizzato quattro installazioni che richiamano

l’attenzione sui pericoli che stanno insidiando Venezia quali le pressioni di un turismo non regolato e la minaccia dell’innalzamento del livello del mare. Con Iceberg, l’artista ha immaginato una storia surreale che ha invece un forte legame con la realtà. Un frammento di una calotta di ghiaccio costruito in acciaio inossidabile lucidato a specchio fluttua tra i canali di Venezia. Le sue superfici specchiate catturano l’ambiente circostante e distorcono la luce trasformandola in forme dinamiche, attraendo l’attenzione del pubblico e trasmettendo un messaggio forte in modo naturale e dinamico. L’opera è un avvertimento, un presagio del disastro ecologico che ci attenderà se non arresteremo il cambiamento climatico. Il materiale prediletto da Xhixha, l’acciaio inossidabile lucidato, ha un significato importante nella creazione di queste nuove opere. Essendo creato da un processo industriale, sottolinea che l’attività umana è la causa principale del riscaldamento globale. Il fatto che un materiale così denso e pesante sia stato poi reso galleggian-

te ci ricorda quanto innaturale sia lo scioglimento delle calotte. Utilizzando tecniche innovative sviluppate nel corso della sua carriera, l’artista crea sculture che affascinano per la loro bellezza. L’estetica ammaliante di Iceberg e’ uno strumento per comunicare il significato dell’opera, senza la sua natura interattiva non sarebbe possible coinvolgere gli spettatori in modo attivo e il messaggio ecologico che porta andrebbe irrimediabilmente perso. Parallelamente al suo messaggio ambientale, Iceberg induce riflessioni sull’impatto arrecato a Venezia dal crescente numero di persone che la visitano. La massa fluttuante in acciaio imita intenzionalmente le navi da crociera in visita che, pur portando ricchezza, consumano Venezia. Inoltre, le altre opere d’arte di Helidon in mostra, come ad esempio, Pillars of Light, servono a ricordarci che c’è un intero mondo in pericolo. Le sette colonne, metafore di ghiacciai in deterioramento, sottolineano un problema globale che influenzerà ogni individuo su ciascuno dei sette

continenti. L’installazione lavora in congiunzione con Iceberg, in qualità di suo contrappunto terrestre, questa, situata sull’isola di San Servolo, ci ricorda il danno continuo che infliggiamo al pianeta. Senza dubbio la visione necessaria per realizzare queste grandi opere d’arte è il segno distintivo di questo grande artista che con la creazione dei suoi lavori prende parte alla lunga e prestigiosa tradizione della land art. Xhixha contribuisce al sistema dell’arte, creando installazioni site specific di grandi dimensioni che utilizzano la bellezza estetica come ‘specchietto per allodole’ per incitare dialoghi costruttivi con il pubblico ed attivismo sociale. L’arte ha bisogno del suo pubblico per invigorire il cambiamento. È stato chiamato a testimoniare con i suoi scatti uno dei più grandi fotografi del mondo, Gianfranco Gorgoni. L’evento è stato possibile grazie anche alle sinergie di numerosi partners tra cui la ContiniArtUk di Londra e la ArtCom di Venezia.

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An artist whose sculptural practice has gone from strength to strength – Helidon Xhixha’s latest installations convey the intense sense of wonder that characterise his outlook and attitude towards art. With an approach that is the result of an artistic upbringing, a formal education and the artist’s own instinctive, creative drive, Xhixha presents us with a grand spectacle: Art which challenges its audience. Not simply through its sheer scale and mass but through its engagement with ideas of fundamental importance. Helidon is no stranger to creating public art. His Sculptures are installed around the world and admiration of his work has garnered him a much-deserved platform on the International Arts Scene. With a display indicative of his ambition, Xhixha has created four installations to draw attention to the perils that face Venice: the pressures of unfettered tourism and the threat of rising sea levels. With Iceberg, Xhixha has imagined a surreal affair - but one which unfortunately has a stark basis in reality. A fragment of an ice cap, rendered in stainless steel, drifts into the canals of Venice. Its mirrored surfaces encapsulate its

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surroundings and distort light into dynamic forms, immediately establishing its presence and holding our attention with ease. The work is a warning … an omen of the ecological disaster that awaits us if man-made Climate Change continues. Xhixha’s signature medium, mirror-polished steel, is of particular importance to the meaning of these new works. Coming as it does from an industrial process, it emphasises that human activity is the root cause of Global Warming. The fact that such a dense material has then been made to float adds to the already uncanny event – reiterating how unnatural the melting of the Ice Caps is. Using innovative techniques developed over the course of his career, Helidon creates sculptures that captivate with their beauty. It is not enough for art to be driven exclusively by strong concepts; central to contemporary art is the communication of ideas. The fascinating aesthetics of Iceberg all serve to communicate its meaning – without them it would not engage its viewers, its ecological message would be lost. Parallel to its environmental message, Iceberg provokes thought on the impact of the increasing number of people that

visit Venice. The mass of floating steel intentionally mimics the visiting cruise ships that, whilst bringing wealth, erode Venice. Not content to just highlight Venice’s dilemma, Helidon’s other artwork, Pillars of Light serve to remind us that there is a whole world at stake. The seven columns, representations of deteriorating glaciers, stress a global problem that will affect every individual on each of the seven continents. The installation works in conjunction with Iceberg, acting as its terrestrial counterpoint, and situated on the Island of San Servolo, memorialises the continued damage we inflict upon the planet. It is without a doubt that the vision required to realise such great artworks is the hallmark of a great artist and with the completion of these works, Helidon Xhixha joins the long, prestigious tradi-

Installation s. Servolo Island Iceberg’s chippings Photo by Alex Mcguire

tion of public, environmental art. Xhixha has done his part, creating art that uses its beauty to incite positive dialogues on issues that need to be resolved. It is now up to you, the audience, to make sure the message reaches as far as possible and inspires as many as possible. Art needs its audience to invigorate change. Gianfranco Gorgoni, one of the best photographer of the world, was called to testify these great artworks with his snapshots. The event was possible also thanks to the synergy of numerous partners such as ContiniArtUk of London and ArtCom of Venice. iceberg punta della dogana Photo by Gianfranco gorgoni


Iceberg in Venice di / by Willy Montini

“Natura? è una parola che fa paura”.

From the left: Stefano Orler, Cristian contini, Helidon Xhixha, Gianfranco Gorgoni and Willy Montini. Photo by Lorenzo Palmieri

Pino Pascali

L

a rivoluzione del clima, che pare inarrestabile, sta cambiando la Terra ben più di quanto facciano rivoluzioni culturali e politiche. I cambiamenti climatici della nostra epoca accelerano processi altrimenti lentissimi. E i responsabili siamo noi tutti, abitanti del pianeta, consumatori di risorse che, presuntuosamente, riteniamo infinite. La corsa all’oro nero, il petrolio, ha scatenato e scatena guerre civili, guerre lampo, guerre “intelligenti”, guerre disastrose, guerre. Ma la corsa all’oro blu, l’acqua, il bene più prezioso e insostituibile, non sappiamo a quali conseguenze, alcuni studiosi prefigurano addirittura catastrofiche, potrà condurre il nostro futuro. Quello di tutti, nessuno escluso, potenti ed arroganti come poveri ed indifesi. Quella sui cambiamenti climatici ed il rispetto della natura è una riflessione obbligatoria e fondamentale ai nostri giorni. Una riflessione che, come spesso accade, alcuni artisti, sensibili a temi di forte impatto sociale e politico, la politica della condivisione dell’unico pianeta che abbiamo tutti a disposizione, conducono da tempo, qualcuno in maniera singolare e volutamente visibile a molti. Ad esempio Robert Smithson, autore di “Spiral Jetty”, realizzata nel 1970 a Rozel Point nel Grande Lago Salato dello Utah, USA. E autore anche del progetto del 1970 anch’esso, ma realizzato solamente dieci anni fa a New York, di “Floating Island to Travel Around Manhattan Island”. Oppure le operazioni artistiche, complesse e stupefacenti, di Christo e Jeanne Claude. Indimenticabile, fra le altre, “Surrounded Islands”, realizzata nella Biscayne Bay, Greater Miami, USA,

nel 1983. “Iceberg a Venezia” di Helidon Xhixha è un progetto che si propone di richiamare l’attenzione su temi di interesse generale e capitale importanza, di stupire sì e pure affascinare, è il potere dell’arte, ma soprattutto di proporre una nuova visione, e da una prospettiva unica e particolare, su problematiche ineludibili. Venezia è un gioiello artistico prezioso, raro anzi unico al mondo, e nel mondo conosciuto ed ammirato; Venezia a rischio d’essere sommersa e perduta in uno scenario futuro di innalzamento dei mari. Venezia visitata da tutti, milioni di innamorati della città galleggiante, del museo a cielo aperto, ma pure violata da tonnellate d’acciaio, palazzi naviganti che la traversano, che la scuotono nel cuore pulsante. A Venezia dunque, fra i suoi canali e le sue isole, e con l’acciaio, materia dei nostri tempi, Xhixha immagina e compie un evento sorprendente: torri di ghiaccio, freddo e metallico, si stagliano all’orizzonte. Ma, inevitabilmente, il ghiaccio si scioglie, si frantuma. E galleggia, viaggia, come una scheggia impazzita di un pianeta impazzito. Sino a giungere, iceberg fra i canali, immagine spiazzante, e spaventevole, nel cuore della città culla della cultura e della bellezza. E in quelle torri di ghiaccio, in quell’iceberg incongruo, in quelle schegge d’acciaio, noi tutti ci potremo specchiare. Sarà nei nostri stessi occhi che dovremo cercare risposte su cosa ci piace, su cosa vogliamo, sul nostro futuro.

“Nature? Is a word that intimidates” Pino Pascali Climate change, that looks to be unstoppable, is changing planet Earth more than cultural and political revolutions ever could. The climate changes of our era are accelerating natural processes that are usually very slow. All of us living on this planet are responsible for this, consuming resources that, presumptuously, we believe to be limitless. The black gold rush has caused and continues to trigger civil wars, sudden battles, cyber wars and disastrous wars, in the end, just wars. However, we do not know which future the competition for dwindling water resources could bring us. Being the most precious and irreplaceable necessity, some scientists say the consequences could be catastrophic. This dark future belongs to everyone, the powerful, the arrogant, the poor and the vulnerable. At present, a respect of nature and mindfulness about climate change is mandatory and fundamental. These considerations are often only advocated for by artists who are sensitive to issues of strong social and political impact, with a desire of sharing the only planet we have at our disposal. For a long time, these artists have championed such causes in a very outspoken and public way. A good example of which would be Robert Smithson, author of “Spiral Jetty”, a project made in 1970 in Rozel Point, in the Great Salt Lake of Utah, USA. In 1970 he also planned “Floating Island to Travel Around Manhattan”, a project that he could realize only 10 years ago, in New York, USA.

Another example would be the complex and astonishing artistic projects by Christo and Jeanne Claude. Among such projects, it is impossible to forget Surrounded Island, installed in Biscayne Bay, Miami, USA in 1983. Iceberg in Venice by Helidon Xhixha is a project that wants to draw attention to themes of universal interest and of fundamental importance, whilst being able to amaze and seduce - this is the power of art. Importantly, these works of art aim to support a new vision and particular perspective on unavoidable, environmental problems. Venice is an invaluable gem, both rare and unique, and well known and admired by the whole world. Venice is now at risk of being submerged and lost as the seas rise. This Venice, visited by almost everyone, by those millions that love her and the open museum that she is - is at the same time violated by tons of steel cruisers - floating buildings that go through her, shaking her pulsating heart. In this Venice, among her canals and islands, Xhixha has imagined and created, using a material of our times, a surprising event: towers made of ice, cold and metallic, that stand far in the horizon. But the ice will eventually melt and crumble. The ice will float, like a lost chunk of this crazy planet. It will arrive as an Icebergamong the canals, a devastating image, in the heart of the city known as a cradle of culture and beauty. In those towers of ice, in that incongruous iceberg, in those flakes of steel, each of us could see themselves. Looking into our own eyes, we will be able to search for answers... on what we like, on what we want and on our own future.

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SENTIERO DEI VINI BELLUNESI FRA VILLE E CASTELLI Chateau Centore, Limana with Laila Zardini

U

n grande orso che si protende in piedi verso i rigogliosi grappoli di una vite è il simbolo di una radicata storia nella Valbelluna. Siamo nell’antico palazzo del banco dei pegni in Feltre che nel pieno Rinascimento veniva impreziosito da affreschi, citazioni, dipinti di vario tipo ma fra questi suscita un particolare interesse quello circondato dalle scritte dedicate al nobile Zacharia Berton. Le grottesche che impreziosiscono i saloni con rappresentazioni di simpatici diavoletti e piante avrebbero trovato in seguito nel 1545 nello splendido salone del Municipio di Mel una dettagliata evoluzione stilistica. Qui infatti venne invitato nella sua piccola patria condotta in quei tempi magnificamente dal conte Zorzi il noto pittore Marco da Mel che da decenni ormai si era fatto apprezzare nel grande lavoro di abbellimento artistico della citta di Feltre dopo gli incendi e distruzioni delle truppe imperiali ai tempi della lega di Cambrai. La Serenissima infatti rese la città di Feltre talmente splendida da costituire ancor’oggi un mirabile esempio di architetture abbellite da affreschi dell’epoca. Ovunque a Mel nel salone del municipio compaiono citazioni alla coltivazione della vite, con profondi contenuti di allegoria mitologica e rimandi storici. Non possiamo sottovalutare il ruolo che poteva aver costituito quel’unicum di una lapide scoperta su quei temi in piazza maggiore che rappresenta dei volatili alle prese di un tralcio di rigogliose viti. Nei primi decenni del secolo scorso e in particolare fino a poco prima della grande ritirata di Caporetto, il tragico

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di / by Dario Dall’Olio

evento del 1917, l’intera Valbelluna era un rigoglioso territorio dove prodotti agricoli, viti e vini costituivano una importante risorsa alimentare anche per le truppe al lontano fronte sull’Isonzo oltre il Friuli. La ritirata e l’attestamento delle truppe italiane sul Monte Grappa e la riva destra del Piave infersero un durissimo colpo all’intera economia agricola della Valle. Fino al 24 novembre del 1918 infatti l’intero territorio diventato seconda linea del vicino fronte costituì per le truppe dalle origini più disparate che collaboravano con l’impero Asburgico un territorio di saccheggio totale, impoverendone l’economia agricola. E solo da pochi anni ma con risultati però veramente interessanti, premi al Vinitaly per la qualità, una qualificata schiera di imprenditori ha collocato nelle zone una serie di pregevoli piantagoni a vigneto. Non a caso vaste proprietà che circondano esempi architettonici veramente interessanti di Ville, Castelli e resti di Torri Medievali ricominciano oggi una nuova vita in cui il connubio fra bene culturale e coltivazioni va a pari passo con varie tipologie di vini. Vi è una moderna ricerca di metodi e coltivazioni per proporre un connubio moderno tra agricoltura e ambiente, un rapporto che nel dibattito fra le varie parti ricerca soluzioni compatibili con i territori e le persone che si ritrovano a volte con apprensione a contatto se non con inedite tipologie di coltivazioni con metodi moderni intensivi nell’uso di delicati prodotti chimici. È ormai radicata nel frattempo la manifestazione di auto storiche che ogni anno ricerca e valorizza tali

Antique tower of the Casteldardo’s estate, Trichiana

identità territoriali quest’anno in particolare si visiterà oltre alle tenute di Casteldardo e Chateau Centore quel Cor (cuore nelle antiche carte) che circonda un altopiano nei pressi di Belluno dove sorgono i resti di un’antica torre, ville padronali, una chiesetta dedicata a san Benedetto e la scoperta proprio in questa stagione di una vasta area archeologica che gli attenti proprietari-imprenditori stanno valorizzando con scavi e ricerche. Fra gli antichi resti di murature sinora sepolte è stata messa alla luce una pavimentazione a lastre di arenaria che circonda una mola da macina usata in questo caso come focolare e giunta dopo un trasporto su zattera lungo il Piave dalle cave nei pressi del castello medievale della famiglia Da Camino in Soccher, Ponte nelle Alpi. Il rapporto tra qualità-futuro di tali coltivazioni e Beni Culturali è pertanto in Valbellu-

na particolarmente interessante e la dimostrazione che perle di storia sino a poco tempo fà sottovalutate stanno diventando giorno dopo giorno una preziosa collana.

Birds on the low relief discovered in Mel


Renaissance frescos dated 1545 by Marco da Mel

The path of the wines from the Belluno’s area, between villas and castles. A great bear, standing and trying to reach the luxuriant bunches of a grapevine is the symbol of a rooted story of the Valbelluna. We are now in the antique palace of the pawn shop in Feltre that, during the Renaissance, was embellished with frescos, quotes, various paintings: of particular interest the one surrounded by the quotes dedicated to the noble Zacharia Berton. The grotesque images of nice little devils and plants that adorn the halls, will find, in 1545, a detailed stylistic evolution in the beautiful hall of the city hall in Mel. Here, indeed, the count Zorzi, who was magnificently administrating his homeland, invited the well-known painter Marco da Mel who, since decades, was appreciated thanks to his great efforts to embellish the city of Feltre after the fires and devastations done by the imperial troops during the Cambrai’s league. The Serenissima, indeed, made the city of Feltre so beautiful that it still represents, nowadays, an admirable example of architectures embellished by antique frescos. Everywhere, in the city hall of Mel, appear the quotes referring to cultivation of the grapevine, together with deep

contents of mythological allegory and historical references. We cannot underestimate the importance of that unicum represented by a commemorative stone that was discovered in the main square and that represents some birds playing with a luxuriant shoot. During the first decades of 20th century and, in particular, almost until the great retreat of Caporetto, tragically happened in 1917, the whole Valbelluna was a flourishing territory where the farming products, grapes and wines were representing an important resource of food also for those troops fighting along the distant frontline of the Isonzo river, over the Friuli region. The agricultural economy of the valley received a terrible blow when the Italian troops retreated and took position on the Monte Grappa and the right bank of the Piave river. Until November 24, 1918, indeed, the entire territory became a second line of the frontline and represented for troops constituted of soldiers coming from almost everywhere who were collaborating with the Hapsburgs, a territory to be ransacked, resulting in an impoverishment of the agricultural economy. It’s

Detail of the fresco, with bunches and devils, in the city hall of Mel

only since a few years, but with very interesting results indeed, such as some awards received for the quality of the wine at the Vinitaly wine show, that a qualified group of entrepreneurs planted precious vineyards. It’s not by chance that, nowadays, some large properties that include very interesting architectural examples such as Villas, Castles and ruins of Medieval towers, restart a new life characterized by the union between cultural goods and plantations, together with new kind of wines. There is a modern research of new methods and type of plantations in order to offer a modern bond between agriculture and environment, a union that aims to find solutions compatible with the territories and the people who, sometimes, are concerned, if not of the new kind of cultivations, of the intensive use of potentially dangerous chemical products. In the meantime, became a fixed appointment the antique car show that, every year, appraises such territorial identities. This year, in particular, the tour will visit the Casteldardo and Chateau Centore together with Cor (the “heart” of the cards) that surrounds an upland by Belluno where there are an antique tower, some villas, a little church consecrated to Saint Benedict and a just discovered large archeological area that the owners-entrepreneurs are valuing with an archeological site. Within the antique ruins of walls that, until now, remained hidden, it has been brought to light a flooring made of sandstone tiles surrounding a grindstone that was used as fireplace and that was brought on a raft alongside the Piave river from the quarry

near the medieval castle in Soccher near Ponte nelle Alpi, property of the Da Camino family. Therefore, the connection between quality, future of such plantations and cultural heritage is, in the Valbelluna, particularly interesting and the demonstration that some pearls of history that were, until not long ago, underestimated, are now becoming a precious necklace.

Feltre, detail of the frescos in the palace of the pawn shop

Roman gravestone in Mel

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Masters

Gutai Paintings in the Midsummer Burning Sun di / by Francesco Spinaglia

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Summer - Fall 2015


Kazuo Shiraga KENJu’ 1991 cm. 117 x 91 oil on canvas

SHOZO SHIMAMOTO “IMBUTO 1” - 1965 cm. 36 x 29 Glaze on paper

S

abato 25 luglio, nel Padiglione delle Arti a Marcon (Ve), è stata aperta la mostra “e” - Gutai Paintings in the Midsummer Burning Sun, nella quale sono esposti alcuni capolavori degli artisti giapponesi che furono tra i più celebri esponenti del Gruppo Gutai, come Shozo Shimamoto, Kazuo Shiraga, Sadamasa Motonaga, Atsuko Tanaka e Yasuo Sumi; non mancherà inoltre il confronto con la pittura di grandi nomi dell’arte “occidentale” che, per influenza diretta o per affinità ideologiche e metodologiche, sono giunti ad esiti paralleli a quelli del Gutai: è il caso di artisti come Jackson Pollock, Georges Mathieu, Paul Jenkins e Pinot Gallizio. Fondato nel 1954 ad Ashiya (Osaka) da Jiro Yoshihara e Shozo Shimamoto, il nome Gutai viene diffusamente tradotto come “concreto”, ma assume nell’intenzione dei suoi fondatori e componenti un significato più complesso e pregnante: Gutai è la concretizzazione attraverso la materia della spiritualità dell’arte, generata grazie alla presenza fisica dell’artista che si esprime con la libertà di movimento, di azione, di ordine o disordine. Il titolo della

mostra nasce quindi dalla volontà di rappresentare questa libertà creativa insita nella poetica Gutai, che con la parola “e” designava l’“opera”, il “dipinto”, nell’accezione più disinvolta, informale e libera del termine; inoltre essa vuole celebrare l’“Experimental Outdoor Modern Art Exhibition to Challenge the Midsummer Burning Sun”, ovvero l’antefatto, lo spettacolo sperimentale che ebbe luogo ad Ashiya proprio il 25 luglio del 1955 – anticipando quindi di tre mesi la prima ufficiale esibizione del gruppo a Tokyo (ottobre 1955) – sotto il “sole cocente di mezza estate”. Dieci anni dopo le tragedie di Hiroshima e Nagasaki e la fine della Seconda Guerra Mondiale, i valori tradizionali della società giapponese, e con essa dell’espressione artistica, entrano inesorabilmente in crisi: l’esigenza di mimesi e di rispecchiamento del mondo, propri della pittura, nel Gutai risultano sorpassati e sostituiti da un’impulsività compositiva focalizzata sulla fisicità dell’artista, dei materiali e degli oggetti coinvolti nel processo costruttivo delle opere, siano esse tele, installazione in interni ed esterni, film, teatro o azioni performative.

La principale caratteristica del Gutai, inteso come movimento artistico, è proprio la mancanza di regole, di un codice creativo, a favore invece di un’estrema libertà espressiva di tecniche, mezzi, forme e generi. Non a caso Shozo Shimamoto nel 1957 firma il Manifesto “Per una messa al bando del pennello”: dunque azione, dinamismo, energia; liberare la materia da ogni vincolo e renderla viva, espressiva, rivelatrice. Nonostante la forte carica innovativa del movimento giapponese, esso è stato a lungo relegato ai margini dalla critica internazionale; negli ultimi anni fortunatamente si è assistito ad un’inversione di tendenza, che ha portato nuovamente Gutai sotto i riflettori: è del 2010-2011 “Dipingere con il tempo e con lo spazio”, mostra organizzata al Museo Cantonale d’Arte di Lugano, mentre del 2013 è “Splendid Playground”, presso il Solomon Guggenheim di New York. In tale contesto di giusta rivalutazione e rinnovato entusiasmo si colloca “e” - Gutai Paintings in the Midsummer Burning Sun: attraverso selezionate opere fondamentali del percorso creativo degli artisti, come il quadro del 1953 di Shozo Shimamoto, che

segna la nascita della pittura materica informale fino ad opere più tarde, come la spettacolare tela del 1991 di Kazuo Shiraga, la mostra – di grande impatto visivo ed emotivo – intende presentare l’energia avanguardista del Gutai che manifestandosi contemporaneamente ai fenomeni artistici americani ed europei dell’Action Painting, dell’Arte Informale, dell’Happening e della Body Art - se non addirittura anticipandoli ed influenzandoli – giunge fino ai giorni nostri riuscendo a mantenere intatta la sua dirompente vitalità e disarmante freschezza. La mostra “e” - Gutai Paintings in the Midsummer Burning Sun rimarrà aperta fino a sabato 5 settembre nel Padiglione delle Arti a Marcon (Ve). Da sabato 12 settembre fino a sabato 14 novembre sarà visitabile invece nel nuovo spazio culturale “Domo Arte” di Udine. Inoltre, la mostra è accompagnata da un catalogo con testi critici inediti ed un ricco apparato iconografico delle opere esposte.

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Kazuo Shiraga Untitled ‘70s cm. 53 x 45,5 oil on canvas

The exhibition “e” - Gutai Paintings in the Midsummer Burning Sun opened at the Padiglione delle Arti (Pavilion of Arts) in Marcon (Venice) on Saturday, July 25th; there are exhibited some masterpieces of Japanese artists who were among the most famous exponents of the Gutai Group, as Shozo Shimamoto, Kazuo Shiraga, Sadamasa Motonaga, Atsuko Tanaka and Yasuo Sumi; there will be also a comparison with the painting of those great names of ‘western’ art who, by direct influence or ideological and methodological affinities, reached results corresponding to those 30

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Sadamasa Motonaga Untitled 1966 cm. 45 x 53 oil on canvas

of the Gutai: is the case of artists like Jackson Pollock, Georges Mathieu Paul Jenkins and Pinot Gallizio. Founded in 1954 in Ashiya (Osaka) by Jiro Yoshihara and Shozo Shimamoto, the name Gutai is widely translated as “concrete”, but assumes, in the intention of its founders and members, a more complex and rich meaning: Gutai is the concretization through matter of the spirituality of art, created thanks to the physical presence of the artist who expresses himself through the freedom of movement, action, order or disorder. Therefore the title of the exhibition

originates from the desire of representing the creative freedom inherent in Gutai poetics, in which the word “e” refers to the ‘”work”, the “painting”, in the most casual, informal and free sense of the term; it also wants to celebrate the ‘’Experimental Outdoor Exhibition Modern Art to Challenge the Midsummer Burning Sun”, that is the background, the experimental show that took place in Ashiya exactly in July 25, 1955 thus anticipating three months the first official exhibition of the group in Tokyo (October 1955) - under the ‘burning sun of Midsummer’.

Ten years after the tragedies of Hiroshima and Nagasaki and the end of World War II, the traditional values of Japanese society, and the artistic expression along with it, go inexorably into crisis: the need for imitating and mirroring the world, typical of painting, in Gutai becomes out-of-date and is replaced by a compositional impulsiveness focused on the artist’s physicality, the materials and the objects involved in the constructional process of the works, be they paintings, indoors and outdoors installations, films, theater or performance events. The main fea-


ture of Gutai, regarded as an artistic movement, it is precisely the lack of rules, of a creative code, to the benefit of total expressive freedom of techniques, means and genres. Not by chance Shozo Shimamoto in 1957 signed the manifesto “For a ban on brush”: then action, dynamism, energy; freeing matter from any limit and make it come alive, expressive, revealing. Despite the strong innovation dimension of the Japanese movement, it has been disregarded by international critics over a long period; fortunately, in recent years there has

been a turnaround, which led again Gutai in the spotlight: in 2010-2011 there has been “Painting with Time and Space”, exhibition at the Museo Cantonale d’Arte in Lugano, while in 2013 “Splendid Playground” at the Solomon Guggenheim Museum in New York. In this context of right revaluation and renewed enthusiasm lies “e” - Gutai Paintings in the Midsummer Burning Sun: through selected works, fundamental to the artists’ creative path, such as the picture of 1953 by Shozo Shimamoto, which marks the birth of informal material painting to later works, such as the spectacular

canvas of 1991 by Kazuo Shiraga, the exhibition - of great visual and emotional impact - intends to present the avant-garde energy of Gutai that, displaying itself at the same time as the American and European artistic phenomena Action Painting, Informal art, Happening and Body Art - or even anticipating and influencing them comes to the present day succeeding in preserving its explosive vitality and disarming freshness. The exhibition “e” - Gutai Paintings in the Midsummer Burning Sun opened to the public on Saturday, July 25, 2015 until Saturday, September

5, 2015 at the Pavilion of Arts in Marcon (Venice). From Saturday, September 12, 2015 until Saturday, November 14, 2015 it will be open instead at the new cultural center “Domo Art” of Udine. Additionally, the exhibition is accompanied by a catalog with unpublished critical texts and a rich iconography of the exhibits.

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Artists

GAETANO SALERNO racconta

ANGELO MURIOTTO

di / by Gaetano Salerno ESPRESSIONE MUSICALE 2015 PLEXIGLASS AND CRYSTAL Cm. 100 X 90 X 14

D

a giugno 2011, periodo in cui conobbi Angelo Muriotto (1937; vive e lavora a Venezia Mestre) in occasione della prima di molte recensioni critiche che avrei poi scritto sul suo lavoro, sono sempre rimasto stupito dalla freschezza creativa dell’indagine linguistica e dell’azione intellettuale dell’artista, capace di rinnovarsi senza smarrire la riconoscibilità che ne caratterizza, fin dagli esordi artistici, l’intera opera. Forse per la disincantata naturalezza con la quale ha sovrapposto l’arte alla vita, forse per la fondata esperienza tecnica conferita dalle molte attività svolte (tra le quali quella d’inventore e progettista), forse per la necessità di svincolarsi dagli ingombri della materia e dal peso vincolante dell’oggetto artistico per intercettare pensieri che ne hanno orientato la ricerca da una lettura piacevolmente estetica a un livello concettuale profondo e accurato. Molti aspetti

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LA SPOSA ASPETTA 2014 PLEXIGLASS AND CRYSTAL Cm. 81 X 81 X 12

coesistono in questa ricerca: lo studio di materiali alternativi e mutuati da mondi esterni all’arte, le sperimentazioni di azzardati assemblaggi, l’accostamento di pesanti metalli alla leggerezza del vetro, l’intuizione d’intrinseche armonie in strutture simili a sinfonie tracciate sul pentagramma e protese a forme spirituali e musicali. Idee e progetti ai quali la mente vulcanica di Angelo Muriotto ha dato vita, schizzando e appuntando a matita prima (e traducendo poi in digitale il complesso intrico di griglie progettuali) su fogli lasciati alla rinfusa sulla scrivania di quella fucina del fare che è divenuta il suo atelier e nel quale ancora oggi, la confusione di carte, prototipi, materiali, prove d’artista spesso lasciate incompiute, è testimone della febbrile attività e ne traduce l’inesausta esigenza espressiva. A posteriori, chiuso un percorso ampio e circolare di ricerca, tirare le fila del profondo

pensiero critico che l’ha condotto, attraverso i numerosi eventi espositivi (distribuiti tra gallerie d’arte, fiere d’arte, importanti mostre museali quali Ca’dei Carraresi di Treviso, Villa Pisani di Stra, Villa Bassi di Abano, visitabile quest’ultima fino al 23 agosto 2015), rievocando i materiali che ne hanno sottolineato la progres-

sione e lo sviluppo (accumulazioni e sovrapposizioni di vetro, plexiglass, acciaio inox, fibra di carbonio, ottone, piombo, etc.), appare più semplice. L’inganno iniziale offerto dalla bellezza dell’oggetto, dalle brillantezze della luce riverberata dai vetri e dai metalli specchianti, dalle iperboli cromatiche delle vernici traslucenti


GAETANO SALERNO NARRATES ANGELO MURIOTTO

nudo CHe sCende le sCale 2014 PleXiglass and Crystal Cm. 110 X 110 X 13

e dalle superfici ondulate, è apparso un espediente retorico per ridiscutere il valore dell’opera d’arte stessa, negandone l’importanza in quanto oggetto tangibile, per percepire – tra e oltre gli elementi – il potenziale concettuale necessario all’emersione di un pensiero e per scrivere - senza parole - le didascalie esistenziali di un’intera e sfaccettata vita, raggiunto finalmente l’equilibrio tra vuoti e pieni, presenze e assenze, rumori e silenzi. Recuperando perciò un postulato già espresso quattro anni or sono con l’uso delle canne di vetro a separare l’opera dallo spettatore esattamente come avviene oggi con le lastre di plexiglass (entrambi escamotage linguistici per sottolineare la doppiezza dell’opera e isolarne la realtà volatile e speculativa da quella grave della contestualità oggettiva), l’opera è spinta oltre la sua presenza fisica, oltre la sua eloquenza materica, verso la sua essenza (pura ed evanescente come l’idea originante della quale diviene espressione) attraverso danze di ombre - dapprima proiettate sui muri e ora, grazie ai pannelli bianchi sui quali ricompone il plexiglass e i cristalli (rimasti gli unici segni di un codice espressivo sempre più sintetico ed essenziale) e agli speciali cavalletti piramidali con faretti

(progettati dall’artista stesso per fondersi simbioticamente con l’opera) - che smaterializzano gli elementi contingenti, superano il riflesso, tracciano sul candore dello sfondo una pittura di aria, una letteratura di luce, l’epifanica manifestazione di una scintilla neoplatonica come ricerca di un cammino fideistico verso una divinità assoluta ma senza nome. Quei pensieri esprimono lucidamente sia in questa produzione artistica (Leggerezza; forme regolari di plexiglass e cristalli su fondo bianco e neutro), sia nelle ultime, antitetiche sperimentazioni (plexiglas dalle forme invece irregolari, libere dai moduli geometrici del quadrato e del rettangolo, rinvigoriti da accesi colori primari, in cui il cristallo si fonde e si annulla nel cromatismo di fondo, affiorando come suggestione luminosa che suggerisce una nuova intuizione di armonia tra gli elementi) la stessa riflessione sul binomio materia–antimateria e nella quale è ancora evidente l’anelito all’indefinito, alla trascendenza, alla levità.

Angelo Muriotto (born in 1937; lives and works in Mestre, Venice) continues to amaze for his attitude to renew himself without losing the identity of his entire work. He was able to let coexist several aspects of his research, mixing art and life and using several techniques that he learned thanks to the many activities he is on ( inventor and designer, just to name a few): the research about unconventional materials, the assemblies and the composition of heavy metals with glass, creating expressive codes that are more synthetic and essential, nowadays joined only with plexiglass and crystals. Several exhibitions (art galleries, art shows, important museum quality exhibitions such as the ones at Ca’dei Carraresi in Treviso, at Villa Pisani, in Stra and at Villa Bassi in Abano now open until August 15, 2015) suggested a new interpretation of his work, today able to understand

- between and over the elements – its conceptual potential. Indeed, the last production, re-thinking the value of the artistic object, both for the regular shapes of the squared and rectangular modules (Leggerezza; plexiglass and crystals designed by the shadows reflecting on white and neutral background) and the antithetical experimentations (Rapsodie and Espressioni musicali, irregular plexiglass artworks that are, on the other hand, uneven and free from the schemes of geometries and lighted up by strong primary colors with the crystals that merges and gets cancelled by the main chromatism, suggesting a new harmony between the elements) let appear the deep reflection on the duo matter-antimatter and the yearning for the indefinite, transcendence and lightness.

raPsodia in blu 2015 aCryliC, PleXiglass and Crys Cm. 65 X 55 X 12

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BOOKS

IL REALISMO VIRTUOSO DI MARCO NOVATI IN UNA NUOVA MONOGRAFIA MARCO NOVATI REALISM IN A NEW ART BOOK

di/by Gianmaria Mariuzzo

M

arco Novati (Venezia 20/5/1895 - ivi 24/7/1975) fu un pittore vero e sanguigno, conosciuto in tutta Italia, per ritratti dal forte e duro impatto realista. A livello artistico, il Maestro ha dipinto fotografie pittoriche che testimoniano le diverse classi sociali caratterizzanti il Novecento veneziano. I soggetti da lui impressi, nelle moltissime opere dipinte, hanno fatto parte di una realtà lagunare molto radicata che lungo il secolo scorso è lentamente scomparsa. A distanza di quasi cinquant’anni dagli ultimi cataloghi dedicati all’artista, il

el remer (il fabbriCante di remi) 1950 oil Paint on Canvas Cm. 91 X 70.8 inventory #1120 forli’ Palazzo romagnoli giusePPe verzoCCHi ColleCtion

critico d’arte e curatore Alain Chivilò dopo un lungo lavoro di ricerca ha delineato in un approccio contemporaneo l’intera vita del Maestro: “Marco Novati Volti Vissuti” (Andrea Moro Editore, Tolmezzo). La ricca presenza d’immagini del pittore per la prima volta pubblicate, unitamente a quelle dei suoi lavori, pongono la presente monografia all’interno di un’azione rivalutativa complessiva della sua Arte. Per comprendere da dove nasca in Novati tale fervida realtà l’opera indaga, 34

SUMMER - FALL 2015

per la prima volta, su una disavventura finanziaria familiare che permise all’artista di comprendere come la vita fosse dura e spietata. Un fervido realismo, che determinò in lui un nuovo approccio all’esistenza terrena, fatto non più di compromessi ma solamente di un forte verismo. Proprio qui parte la sua costante ricerca artistica che sfocia in un’originalità fuori dal panorama dominante dell’arte lagunare. Nei primi anni dopo la fine della Grande Guerra, Novati ha modo di ammirare la produzione ritrattistica di Gino Rossi, che nella sua interezza ha condotto Marco a ricercare l’anima, con intensità diverse, nei personaggi di uomini e donne ritratti negli anni a seguire. Figure d’altri tempi avvolte da mille pensieri, fatiche, stenti e asprezze dalla vita. Una Venezia popolana e nascosta, caratterizzata da una pittura che si materializza da sola con carica aspra, cupa, grottesca e di simpatia. In contrapposizione al ritratto, il paesaggio, nel termine più ampio d’interpretazione, permette al Maestro di aprirsi verso una dimensione stemperata e meno sofferta: esiste la gioia di vivere e di apprezzare la natura del creato. La disamina del mondo novatiano si conclude narrando la storia dell’Ordine de La Valigia all’interno del quale Marco Novati fu uno dei fondatori. Dopo oltre mezzo secolo, gli eventi e le vicissitudini di quest’associazionismo tra artisti sono raccontati con veridicità storica, spazzando quella confusione contenutistica che spesso ha creato analisi non attendibili. Dunque la monografia “Marco Novati Volti Vissuti”, attraverso un’attenta disamina critica, riporta a conoscenza un artista molto apprezzato nel corso del Novecento, ma purtroppo oggi erroneamente dimenticato.

Marco Novati (Venice 20/05/1895 – 24/7/1975) was a true and strong painter, known throughout Italy for strong impact realistic portraits. On an artistic level, the Master painted pictorial photographs that bear witness to the different social classes that characterize the twentieth century in the city of Venice. The subjects painted, in the many works of his career, have been part of a lagoon reality that during the last century has slowly disappeared. After almost fifty years from the latest catalogs, the art critic and curator Alain Chivilò outlines in a contemporary approach the Master life: “Marco Novati Volti Vissuti” (Andrea Moro Publisher, Tolmezzo). The huge presence of images of the artist for the first time published with his works, linked this art monograph as a revaluation action about his paintings. To understand where born in Novati this vivid reality that explores the entire production, for the first time a focus was set on a financial

merCato a rialto early twenties oil Paint on Canvas Cm. 35 X 47 Private ColleCtion

Paesaggio invernale (Cortina) 1931-32 oil Paint on Canvas Cm. 70,2 X 84,2 mario rimoldi museum arCHive Cortina d’amPezzo

misadventure family that allowed him to understand how life was tough and ruthless. A fervent realism brought him to a new approach to earthly existence, without compromises but made by a strong realism. Right here his constant artistic research, that leads to originality out of the dominant Venice art scene, starts. The art monograph “Marco Novati Faces Lived”, through a careful critical examination, reports to the art world an artist very appreciated during the twentieth century, but now mistakenly forgotten.

marco novati volti vissuti Alain Chivilò Andrea Moro Editore, Tolmezzo Isbn 978-88-907590-9-3 euro 10



exhibitions

OMAGGIO A

Igor Mitoraj GALLERIA D’ARTE CONTINI CALLE LARGA XXII MARZO Venezia 1 MAGGIO 2015 / 30 NOVEMBRE 2015 Orari: 10.30 - 13.00 / 14.00 - 19.30 Aperto tutti i giorni

di / by Richard B. Browner

Ithako bianco 2007 carrara white marble CM. 63 X 32,5 X 32

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Summer - Fall 2015


LUCI DI NARA PIETRIFICATA 2014 BLUE AND GREEN PATINA BRONZE CM. 106 X 100 X 82

I “coniuga l’estetica del frammento con i turbamenti formali del surrealismo più visionario ed illustrativo.”

LUNA NERA 2011 BRONZE exp 1-6 cm. 86,5 x 56 x 57

gor Mitoraj è l’artista che ha fatto rivivere, attraverso la poetica del frammento, il fascino dell’arte classica con i suoi grandi miti ed eroi. I protagonisti della mitologia greca e romana giungono nel mondo contemporaneo bendati, mutili, acefali e frammentati, una frammentarietà che è però ben lontana dall’apparente idea di incompiutezza. I suoi Ikaro, Ikaria, Eros e Osiride sono infatti intrisi da una profonda identità il cui fascino è senza tempo. Una sapiente modellazione del marmo, del bronzo e della pietra traspare in tutta la sua produzione scultorea sin dalla scoperta del marmo avvenuta a Pietrasanta, in Toscana, nel 1979. La lettura della tradizione classica non costituisce un banale “ritorno al classico” dal quale egli stesso ha affermato di discostarsi essendo, con la sua arte, pienamente partecipe di una modernità che avverte la lontananza irrimediabile rispetto al passato. Egli infatti coniuga l’estetica del frammento con i turbamenti formali del surrealismo più visionario ed illustrativo. Da sempre influenzato da culture lontane e diverse, dal fascino dell’arte azteca in Messico al sublime del mondo classico in Grecia, l’artista ha creato degli eroi moderni con i loro frammenti indecifrabili, i visi bendati, i torsi corazzati, gli occhi

dalle orbite vuote e le teste tagliate o addormentate. La presenza di finestre all’interno dei busti statuari sembra quasi voglia sottolineare l’esistenza di un legame, un filo conduttore indissolubile, tra il passato ed il presente. L’eroe del mondo antico giunto mutilo sino ai nostri giorni rappresenta l’archetipo dell’antichità ed è testimone dell’inesorabile scorrere del tempo e di quella decadenza dei costumi e della moralità che lo porta ad essere spesso un eroe bendato. In tutta la sua produzione scultorea si evince una sottile malinconia, sottesa alle forme e alle patine, che lo spettatore sensibile non può non percepire, egli stesso è coinvolto in questo spettacolo al quale l’artista non cerca di dare delle risposte ma al contrario suscitare continui interrogativi. Con l’attuale mostra, in occasione della quale sono esposte anche pregiate produzioni storiche oltre a produzioni contemporanee in bronzo e marmo impreziosite da patine colorate, si vuole rendere omaggio ad un artista che ha segnato la nostra storia coniugando l’idea della compostezza e degli equilibri classici con un profondo senso di interiorità e di serenità spirituale.

BACIO DELL’ANGELO 2003 GREEN PATINA BRONZE exp. E.A. III-IV CM. 82 X 80 X 35

SULLA RIVA II BRONZE cm. 74 x 56 x 58

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An Homage to Igor Mitoraj GALLERIA D’ARTE CONTINI CALLE LARGA XXII MARZO VENICE MAY 1ST - NOVEMBER 30TH 2015 Opening hours: 10:30 a.m. - 1:00 p.m. / 2:00 - 7:30 p.m. Open all days LUNA BIANCA 2012 MARBLE CM. 61 X 90 X 58

“He fuses the aesthetics of fragmentation with the formal disorder of a more visionary and illustrative Surrealism.”

TESTA DI IKARO BENDATA BRONZE cm. 78 x 45 x 43

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Summer - Fall 2015

Igor Mitoraj is the artist - who through the poetry of fragments - has brought back to life the fascination of classical art with its legendary and mythological heroes. The protagonists of Greek and Roman mythology arrive to a Contemporary world swathed, mutilated, acephalous, and fragmented; a fragmentation that is however far removed from the idea of being incomplete. His Icarus, Icaria, Eros and Osiris are in fact intriguingly drenched with a profound timeless identity. A skilled shaping of marble, bronze and stone transpires throughout his entire sculptural production ever since his discovery of marble quarries in Pietrasanta (Tuscany) in 1979. The reading of traditional classicism does not constitute a simple “return to the classics” which the artist claims

SELENE 2014 GREEN PATINA BRONZE EXP E.A. CM. 54 X 88 X 50

to distance himself from, being that his art renders him fully participant of a modernity that recognizes an irreparable separation from the past. In fact, he fuses the aesthetics of fragmentation with the formal disorder of a more visionary and illustrative Surrealism. He has always been influenced and fascinated by distant and diverse cultures – from Mexican Aztec art to the sublime world of Classic Greek art; Mitoraj created modern heroes with indecipherable fragments, the wrapped heads, iron-clad torsos, empty eye sockets and sleeping or cut-off heads. The presence of windows placed within a statuary bust seems to underline the existence of a bond, an indissoluble union between the past and the present. The hero of the antique world arrives mutilated to the present world, and represents

the archetype of antiquity; he is a witness of the inescapable passing of time and of that decadence of values and morality which often make him a “wrapped” hero. His entire production of sculptures evokes a subtle melancholy , inherent to its forms and patina that an attentive viewer would surely perceive, and he himself is involved in a show in which the artist is not looking for answers, but on the contrary, evokes continuous interrogatives. This exhibition, which will feature a refined historical production as well as his later productions in marble, bronzes embellished with colored patinas, renders homage to an artist who defined history by fusing the idea of restrained and classical equilibrium with a profound sense of inner being and spiritual serenity.


Mitoraj Mito e Musica Foto Emma Leonardi

A

nche la città di Pietrasanta dedica una grande mostra a Igor Mitoraj, il celebre scultore recentemente scomparso. L’iniziativa, a suo tempo proposta all’artista dal sindaco Domenico Lombardi, intende celebrare l’intenso legame che, nel corso degli ultimi trent’anni, si è stabilito fra il Maestro e la città, della quale dal 2001 era cittadino onorario. Dal 18 aprile al 30 agosto la piazza del Duomo, il complesso di Sant’Agostino e piazza Matteotti sono gli scenari nei quali l’evento, nelle sue molteplici forme, si svolge. La direzione artistica è affidata ad Argos Studio. Nella piazza del Duomo sono installate opere monumentali in bronzo, alle quali si affiancano, per la prima volta, due gigantesche opere in argilla, matrici originali di successive fusioni. Le opere in bronzo vivono in autonomo rapporto con le architetture della piazza, mentre per l’installazione delle grandi opere in argilla, in accordo con quanto stabilito dall’artista, è stata realizzata una vera e propria “scena teatrale”. Le opere sono inserite in una sorta di “giardino incantato”, realizzato e curato da Gruppo Giardini e da Vannucci Piante, coinvolti nell’evento dalla Fondazione Carlo Linneo di Pistoia. Il lento degrado dell’argilla, esposta all’irreversibile azione del Tempo, trasforma la mostra in un “evento in divenire”, una sorta di rito collettivo del quale i visitatori sono testimoni. Nell’esporre volontariamente opere destinate a sicuro deterioramento, Mitoraj propone una profonda riflessione sull’interazione fra il Tempo e la Materia e, per estensione, fra il Tempo e tutto ciò che inerisce l’esistenza umana. Un modo affascinante e senza dubbio originale di affrontare l’eterno tema della Decadenza. Altra importante proposta della manifestazione è la ricca programmazione di eventi musicali, che a partire dal 9 maggio, con cadenza settimanale, ogni venerdì, accompagnerà la mostra per l’intero arco della sua durata. La gestione degli eventi musicali è affidata alla Fondazione

Mith and Music

Festival Pucciniano, con la quale l’artista ebbe modo di collaborare a più riprese. Gli eventi si svolgono all’interno della chiesa di Sant’Agostino, dove le opere del Maestro e le immagini di Giovanni Ricci-Novara, fotografo con cui l’artista aveva stretto da tempo un privilegiato sodalizio professionale, forniscono la naturale scenografia. Nella Sala del Capitolo, che si affaccia sul chiostro del complesso di Sant’Agostino, la mostra si arricchisce dei bozzetti delle scene e dei costumi della “Manon Lescaut” e della “Tosca” che Mitoraj creò per il Festival Puccini. Nella Sala dei Putti, anch’essa con affaccio sul chiostro, sono in mostra preziosi bozzetti bronzei di installazioni monumentali e le immagini di Giovanni Ricci-Novara.

TINDARO, 1997 BRONZE

Infine, la consueta atmosfera di piazza Matteotti, sede del Municipio di Pietrasanta, è stata trasformata dall’installazione di un imponente Dedalo in bronzo, nell’intento di stabilire un muto dialogo con gli affreschi dipinti da Mitoraj all’interno della Sala Consiliare. Partecipa all’organizzazione anche la Fondazione La Versiliana. L’ambiziosa iniziativa, ben lungi dal voler semplicemente rappresentare un omaggio postumo, offre, in realtà, l’occasione di partecipare all’ultima mostra “ideata” dallo scultore.

PASSO SEGRETO, 2011 CLAY - Creta

Aspetto, quest’ultimo, in grado di conferire all’evento un sapore e un’importanza del tutto particolari.

Also the city of Pietrasanta dedicates a great exhibition to Igor Mitoraj, the famous sculptor who recently has passed away. The initiative, originally offered to the artist by the mayor Domenico Lombardi, wants to celebrate the deep bond that, during the last 30 years, have linked the Maestro to the city of which, since 2001, he was honorary citizen. From April 18 to August 30, Piazza del Duomo, Complesso di Sant’Agostino and Piazza Matteotti are hosting the event. Artistic direction by Argos Studio. In the Cathedral square are exhibited monumental bronze artworks together with, for the first time ever, two gigantic works made of clay that are the original molds of consecutive castings. The bronze works stand in the middle of the square, while a theatrical set, as per what agreed with the artist, has been built to host the two big works made of clay. The artworks are inserted into a kind of “fairy garden”, creator and curator Gruppo Giardini and Vannucci Piante, that were invited by Fondazione Carlo Linneo in Pistoia. The slow degeneration of clay, suffering the irreversible action of Time, transforms the exhibition into a “event in progress”, a kind of collective ritual the visitors are witnesses of. Exhibiting artworks that are definitely incurring an unavoidable deterioration, Mitoraj suggests a deep consideration on the interaction between Time and Matter and, consequently,

between Time and everything relating to human existence. A fascinating and definitely original way to face the eternal theme of Decadence. Also, the show offers a rich scheduling of musical events that started May 9th and goes on every Friday during the exhibition’s whole duration. Curator of the musical events is Fondazione Festival Pucciniano, with which the artist collaborated several times. The events take place inside the Sant’Agostino church, where the works of the Master and the images by Giovanni Ricci-Novara, photographer who strictly collaborated with the artist for a long time, are creating the natural set. Inside the Sala del Capitolo, that faces onto the courtyard of the Complesso di Sant’Agostino, are exhibited the sketches for the scene and the costumes of “Manon Lescaut” and “Tosca” that Mitoraj created for the Festival Puccini. In the Sala dei Putti, also facing onto the colonnade, are exhibited precious bronze prototypes for monumental installations together with the pictures by Giovanni Ricci-Novara. Finally, the usual atmosphere of Piazza Matteotti, domicile of the Pietrasanta’s City Hall, has been transformed by the installation of an impressive bronze Daedalus, so to create a dialogue with the frescos painted by Mitoraj inside the Sala Consiliare. Participating in the organization also Fondazione La Versiliana. This ambitious initiative is not a mere posthumous tribute to the artist, but the occasion to visit the very last exhibition conceived by the sculptor, resulting in an event of a very unique importance and taste.

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biografia biography

Igor Mitoraj nasce il 26 marzo 1944 a Oederan, un piccolo centro della Sassonia, da madre polacca e padre francese. Trascorre la sua giovinezza in Polonia, nei pressi di Cracovia. Dopo gli studi al liceo artistico a Bielsko-Biała, all’età di diciannove anni, si iscrive alla facoltà di pittura dell’Accademia di Belle Arti di Cracovia, dove, negli ultimi tre anni, segue i corsi di Tadeusz Kantor (1914-1990), noto pittore, regista e scenografo teatrale. Nel 1967 partecipa, con altri studenti dell’Accademia, a una mostra collettiva alla Galleria Krzysztofory di Cracovia. Nel 1968, Mitoraj, su consiglio di Kantor, lascia la Polonia e giunge a Parigi per ampliare la sua formazione culturale. Nello stesso anno, si iscrive all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts (Accademia di Belle Arti). Il grande successo della sua prima importante mostra personale, organizzata nel 1976 presso la Galerie La Hune di Parigi, lo spinge a dedicarsi esclusivamente alla scultura. Nello stesso periodo gli viene assegnato il Premio per la Scultura a Montrouge. L’allora ministro francese della cultura gli mette a disposizione uno studio a Montmartre nel Bateau Lavoir, mentre l’anno seguente è invitato a partecipare alla XLII Biennale di Venezia. Nel 1987 acquista un grande atelier a Pietrasanta e, nel 1989, presenta per la prima volta le sue opere alla New York Academy of Art. Negli anni successivi espone in numerose mostre personali, riceve inviti a esporre nei più importanti musei internazionali, contemporaneamente, riceve prestigiosi incarichi per la realizzazione di sculture monumentali nelle principali metropoli. Nel 2001 il Presidente della Repubblica Italiana gli conferisce il “Premio Vittorio De Sica”. Negli anni 2002 e 2006 si dedica alle scenografie e ai costumi per la “Manon Lescaut” e la “Tosca” di Giacomo Puccini, rappresentate nell’ambito del Festival Puccini di Torre del Lago. A Roma, nel 2003 installa la monumentale Dea Roma e nel 2006 le porte monumentali della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Igor Mitoraj è cittadino onorario delle città di Pietrasanta, Greve in Chianti e Massa Marittima. Nel 2007 l’Accademia di Cracovia gli conferisce la laurea honoris causa. Nel 2009 realizza due grandi progetti: le scenografie 40

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EROS BENDATO SCREPOLATO, 2002 BRONZE

e i costumi per l’“Aida” di Giuseppe Verdi, ai Giardini di Boboli di Firenze, e la monumentale porta bronzea della chiesa dei Gesuiti di Varsavia. Nel 2010, la Facoltà dei Beni Culturali del Salento gli conferisce la laurea honoris causa in archeologia. Nel 2011, la Valle dei Templi di Agrigento accoglie le sue opere monumentali. Con questa prestigiosa première il sito archeologico si apre all’arte contemporanea. Nello stesso anno espone al Museo Civico Archeologico di Sarteano. Nel 2012 le sue opere sono esposte a Ravello, nella Cappella di Villa Rufolo e nell’Auditorium Niemeyer. Nello stesso anno riceve l’onorificenza della Croce di Commendatore dell’Ordine della Rinascita Polacca. Nel 2013, in occasione del Centenario della “Fondazione dell’Arena di Verona” realizza la scenografia della “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi. Nel 2014, in occasione del 950° anniversario della fondazione della cattedrale di Pisa, le sue opere vengono esposte nella piazza del Duomo, all’interno del Palazzo dell’Opera del Duomo e del Museo delle sinopie. Ancora una volta, Mitoraj porta l’arte contemporanea in un luogo in cui non si era mai affacciata. Igor Mitoraj muore a Parigi il 6 ottobre.

Igor Mitoraj was born on March 26, 1944 in Oederan, a small town in Saxony, from Polish mother and French father. He spent his youth in Poland, near Kracow. After having studied at the Artistic High School in Bielsko-Biala, at the age of 19, he matriculated to the Academy of Fine arts in Kracow where, during the last three years, followed the courses by Tadeusz Kantor (1914-1990), famous painter, director and set designer. In 1967 he exhibited together with other students, in a collective exhibit at the Krzysztofory Gallery in Kracow. In 1968 Mitoraj, on the advice of Kantor, left Poland and went to Paris to enlarge his cultural formation. In the same year he enrolled at the École Nationale Supérieure des Beaux-Arts (school of fine arts). After the great success of his first solo exhibition, set up in 1976 at the Galerie La Hune in Paris, he decided to dedicate himself to sculpture only. During the same period he was given the Award for Sculpture that he received in Montrouge. The French minister of culture gave him permission to use a workshop at the Bateau Lavoir in Montmartre and the next year he was invited to the 42nd Venice Biennale. In 1987 he bought a big atelier in Pietrasanta and, in 1989, he presented for the very first time his artworks at the New York Academy of Art. During the next years he exhibited in several solo exhibitions, he was invited to exhibit in the most important International museums and, at the same time, he was commissioned for monumental sculptures to be displayed in the main metropolis. In 2001 the President of Italian Republic awarded him with the “Premio Vittorio De Sica” In 2002 and 2006 he worked as set GAMBE ALATE 2002 BRONZE

designer and he designed the costumes for “Manon Lescaut” and “Tosca” by Giacomo Puccini, performed during the Festival Puccini at Torre del Lago. In Rome, in 2003, he installed the monumental Dea Roma and in 2006 the monumental doors of the Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Igor Mitoraj is honorary citizen of the cities of Pietrasanta, Greve in Chianti and Massa Marittima. In 2007 the Academy of Kracow honored him with the honoris causa degree. In 2009 he made two great projects: the set design and the costumes for “Aida” by Giuseppe Verdi, at Giardini Boboli in Florence together with the monumental bronze door of the Jesuit Church, in Warsaw. In 2010 he received the honoris causa degree in Archeology by the Facoltà dei Beni Culturali del Salento (Salento’s Cultural Heritage University). In 2011 the Valle dei Templi (valley of the temples) adopted his monumental artworks. Thanks to this prestigious premiere, the archeological site embraced the contemporary art. During the same year the exhibition at the Museo Civico Archeologico in Sarteano. In 2012 his artworks were exhibited in Ravello, at the Villa Ruffolo’s Chappel and in the Niemeyer Auditorium. In the same year he received the honor “Cross of The Order of Rebirth of Poland.” In 2013, Century of “Fondazione dell’Arena di Verona” he was responsible for the set design of “Messa da Requiem” by Giuseppe Verdi. In 2014, in occasion of the 950st anniversary of the Pisa cathedral, his works are exhibited in Cathedral square, inside Palazzo dell’Opera del Duomo and at Museo delle sinopie. Once again, Mitoraj brought the contemporary art in a new place for its first time. Igor Mitoraj died in Paris September 6th.

IKARO BLU, 2013 BRONZE



Personalities

Adorabile canaglia WILL ADORABLE old rogue di / by Barbara Carrer carica emotiva, la medesima scossa di adrenalina che ho provato io a dieci anni”.

Qual’è la cosa che in questo momento lei ricerca maggiormente? “ L’autenticità”.

Com’ è cambiato il suo rapporto con il cinema italiano dai tempi della “Ricerca della Felicità”? “Ho un bellissimo ricordo dell’Italia e di Gabriele (Muccino) al quale mi lega un rapporto di grande stima ed affetto. Considero “La Ricerca della Felicità” il mio miglior film; grazie a quest’opera ho potuto entrare in contatto con il cinema italiano e con capolavori assoluti come “Ladri di biciclette”.

Parliamo di un’altra sua grande passione: la musica. Conosce qualche brano italiano? ( Inizia a cantare a squarciagola la prima strofa di “Volareeee oo”, compiaciuto e divertito) “La mia infanzia è stata segnata da questo brano perchè mia nonna lo cantava sempre. Vedi, lo ricordo ancora!” E i suoi progetti musicali?

Oltre al cinema cosa altro la appassiona del nostro paese? “Vorrei iniziare a gustare il vostro vino. Ai tempi del mio lavoro con Muccino non bevevo e ora ho tutta l’intenzione di diventare un estimatore di etichette italiane”.

è

di una simpatia disarmante,Will Smith, super ospite versatile nel sanremone di Carlo Conti e in Italia per presentare il suo ultimo film “Focus, Niente è come sembra” insieme alla bella Margot Robbie. Smith spazia in modo eclettico e disinvolto tra cinema, televisione e musica, ambito che più volte gli ha fatto guadagnare il disco di platino. Sul grande schermo vanta numerosi successi planetari come “Alì”, ritratto del grande pugile con cui Will si è meritato la prima nomination agli Oscar, “La Ricerca della Felicità (seconda nomination), opera del nostro Gabriele Muccino insieme a “Sette Anime”. E ancora: “Men in Black “, “After Earth”, “Io Sono Leggenda”, “Hancock”, “Independence Day”mentre, in corso d’opera, è il film, ancora senza titolo, del regista Peter Landesman in cui Smith interpreterà un neurologo francese che ha scoperto la correlazione tra gli infortuni in campo dei giocatori

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di football e le gravi conseguenze che ne derivano. Disponibile e gioviale, l’ex principe di Bel Air, si concede a fotografi, selfie e alle domande anche meno brillanti dei giornalisti senza un’ombra di divismo o spocchia. E’ bello, elegante ( tanto da meritare, a scuola, il soprannome di prince), talentuoso, ha senso dello show e tempi comici... Sara’ vero che gli attori americani hanno una marcia in più?

Mr Smith, il fatto che lei interpreti spesso film di fantascienza è una casualità o una scelta maturata da una passione per il genere? “Da bambino ricordo la visione del film “Guerre Stellari” come un’esperienza sconvolgente. Per questo scelgo spesso pellicole di fantascienza: mi auguro di suscitare nello spettatore la stessa

Nel suo ultimo film Focus lei interpreta Nicky, un consumato truffatore che si ritrova sentimentalmente coinvolto con un’aspirante criminale (Margot Robbie). Quanto di lei c’è in questo personaggio? “Nicky è molto diverso da me e per questo l’ho scelto: da buon calcolatore fa di tutto per non lasciar mai trapelare i suoi pensieri e sentimenti, ma dovrà fare i conti con la cosa che rende più vulnerabili in assoluto: l’amore”. Come sceglie i film da interpretare o produrre? “ Cerco di trovare nel lavoro concetti forti ed essenziali che corrispondano a qualcosa che sto provando nella vita. Lo faccio per la mia crescita personale. Nel film “Focus” ciò che mi ha colpito è la contrapposizione tra amore e bugia, nello specifico il potere distruttivo che la menzogna ha nei confronti di un sentimento”.

“Sto lavorando in studio con Kanye West (rapper, stilista e produttore discografico statunitense). La mia difficoltà, in questo momento, è trasformare i concetti che voglio esprimere in poesia. Ho diverse idee, ma fatico a tradurle in musica, a farle uscire, sto cercando una chiave espressiva”. Se dovesse paragonare il film Focus a una canzone? “ Si tratta di una storia mutevole, con tanti cambi di rotta e sfumature: si trasforma da commedia in dramma. Opterei quindi per Bohemian Rhapsody”. Ha recitato a fianco con bellissime donne, molto sexy, quale di loro l’ha colpita maggiormente? “Dopo aver lavorato con Tommy Lee Jones il resto del mondo...(ride e scherza con la Robbie al suo fianco...), ma quando ho visto Margot sono rimasto folgorato sia dalla sua bellezza che dall’energia che emana” Che cosa le ha lasciato l’ interpretazione di un personaggio come Muhammad Ali?


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wine. At the time of my work with Muccino I was not drinking and now I intend to become a fan of Italian labels.”

“Grazie a quella pellicola ho trascorso una serata memorabile a cena con Ali e Mandela. In quell’occasione ho capito due cose: la prima è che io non conto nulla, la seconda è che si devono conoscere i propri valori prima che la vita ci metta davanti a determinate situazioni critiche”. Un altro punto di riferimento sia musicale che umano per lei è Bob Marley... “ E’ un’altra persona che ha dedicato la propria vita al riscatto degli altri. Spero anch’io di trovare una giusta collocazione nel mondo mettendomi al servizio di chi ha bisogno” E’ vero che per interpretare il ruolo di Nicky in Focus ha dovuto andare a scuola da un prestigiatore e prepararsi atleticamente? (Divertito) “ Quando mia moglie ha saputo che avrei recitato accanto a Margot Robbie che ha 24 anni, mi ha consigliato di andare in palestra con assiduità per non sfigurare e ho pensato bene di darle ascolto. Per quanto riguarda i “trucchi del mestiere” abbiamo preso lezione da borseggiatori professionisti”. Quanto il lavoro toglie alla sua vita privata? “Io e mia moglie stiamo insieme da vent’anni; il fatto che io sia fuori casa per qualche settimana è una gran cosa!”

Will Smith, in Italy to present together with the beautiful Margot Robbie his last movie “Focus” shows his adorable attitude while attending as guest at the Festival di Sanremo directed by Carlo Conti. Smith varies in an eclectic and distinctive way between films, television and music, an area in which, many times, he has achieved a platinum album. On the big screen, he was protagonist of many planetary successes as “Ali”, portrait of the great boxer, a movie with which Will has earned his first Oscar nomination, “The Pursuit of Happiness” (second nomination), the work of the Italian Gabriele Muccino with “Seven Pounds”. And more: “Men in Black”, “After Earth”, “I Am 44

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PHOTO BY MATTIA GRANDI

Legend”, “Hancock”, “Independence Day” and, in the process, is the film, still untitled, director Peter Landesman where Smith will play a French neurologist who discovered the correlation between accidents occurring in the field to football players and the resulting serious consequences. Young and jovial, the ex-prince of Bel Air, allows to be photographed, takes selfies, and answers even the less brilliant questions from the journalist without any trace of haughtiness or prima-donna behavior. He is beautiful and elegant (so much to deserve, in school, the nickname “the prince”), talented, with a sense of show and comic timing... Is it true that American actors have a leading edge?

In your latest film “Focus”, you play the role of Nicky, a consummate crook who finds himself romantically involved with an aspiring criminal (Margot Robbie). How much of yourself is there in this character? “Nicky is very different from me, that is the reason why I chose him: being a good calculating individual he does everything not to ever let leaked his thoughts and feelings, but he will have to deal with the thing that makes him most vulnerable of all: love”. How do you choose which film to interpret or produce? “While working, I try to find strong and essential concepts that correspond to anything that I am experiencing in life. I do this for my personal growth. In the film “Focus” what moved me was the contrast between love and lie, specifically the destructive power that falsehood has against a positive feeling.”

“Focus tells an unpredictable story, with many changes of direction and shades: it turns from comedy to drama. Then I would opt for Bohemian Rhapsody.” You have performed alongside beautiful women, very sexy: which one of them have struck you the most? “After working with Tommy Lee Jones, the rest of the world ... (he laughs and jokes with Robbie at his side ...), but when I saw Margot I was struck both by her beauty and the energy she emanates.” What does the interpretation of the character Muhammad Ali leave you with? “Thanks to that film I spent a memorable evening having dinner with Ali and Mandela. During that occasion I realized two things: first, I don’t count anything; second, it’s better to be aware of your values before life puts you in front of certain critical situations.”

Mr. Smith, the fact that you often interpret science fiction films is it by chance or a choice made by a passion for the genre?

At this moment, what is the thing that you are mostly searching?

“I remember when I was a boy the film “Star Wars” like a perturbing experience. This is the reason why I often choose science fiction films: I hope to create the same emotional tension in the viewer, the same adrenaline rush that I experienced when I was ten. “

Let’s talk about another one of you passions: Music. Do you know any Italian song?

Another musical and human point of reference for you is Bob Marley... “He is another person who have dedicated his life to the redemption of others. I hope that I can find a rightful place in the world putting myself in service of those in need” Is it true that to play the role of Nicky in Focus you had to take classes from an illusionist and prepare yourself athletically?

(He starts singing the first verse of “Volareeee oo”, pleased and amused) “My childhood was marked by this piece because my grandmother was always singing it. You see, I still remember it!”

(Amused) “When my wife knew that I would be acting alongside Margot Robbie, who is 24 years old, suggested me to go to the gym with dedication in order not to make a fool of myself; I agreed.

Your musical projects?

As for the “tricks” we took lessons from professional pockets-pickers.” How much does your work takes from your private life?

How your relationship with the Italian cinema has changed since “ The Pursuit of Happiness”? “I have wonderful memories of Italy and Gabriele (Muccino) with who I have a relationship of great respect and affection. I consider “The Pursuit of Happiness” my best film; thanks to this work I was able to get in touch with the Italian cinema and with masterpieces like “The Bicycles Thieves.” In addition to cinema, what else do you find passionate about our country? “I would like to begin enjoying your

“Authenticity.”

“I’m working in the studio with Kanye West (USA rapper, stylist and record producer). In this moment, my difficulty is to transform the concepts I want to express into poetry. I have different ideas, but it is difficult to translate them into music, bring them out, I am looking for my creative edge.” If you have to compare the film “Focus” to a song?

“My wife and I have been together for twenty years, and the fact that I’m away from home for a few weeks is a great thing!”



sce le opere italiane di quel magico periodo? “Sono stati anni straordinari in qualsiasi ambito artistico, l’Italia ha contribuito molto con il cinema, la moda e l’arte. Oggi, ad esempio, indosso un vestito italiano: un Valentino...” ( Interviene Will Smith, chiedendomi se può rivolgere una domanda a Margot. Ovviamente accondiscendo e l’attore procede: Preferisce lavorare con me o con Leonardo di Caprio? (Margot sorride divertita) “ Non farmi scegliere, magari nessuno dei due... Entrambi sono meravigliosi, ma poichè Leo ora non è qui e dubito vedrà questa intervista, rispondo Will Smith” (Will mi passa il testimone soddisfatto)

MARGOT, Thief of hearts

Ti innamoreresti più facilmente di un lazzarone come il protagonista di “Focus” o di un uomo serio e posato come l’interprete principale de “La Ricerca della Felicità”? “ Un uomo come Nicky ( film Focus) potrebbe farmi perdere la testa anche se sarebbe molto meglio optare per un bravo ragazzo come il padre della pellicola di Gabriele Muccino”.

di / by Barbara Carrer

B

iondissima, elegante e allo stesso tempo sexy è Margot Robbie che nel film Focus, nei panni di un’aspirante criminale, farà perdere la testa a un cinico Will Smith. L’attrice australiana, già nota al grande pubblico e alla critica per il non facile ruolo di Naomi Lapaglia in “The Wolf of Wall Street” di Martin Scorsese, accanto a Leonardo di Caprio, ha esordito nella serie televisiva “Neighbours” e preso parte a “Pam Am” con Christina Ricci.

“ La sceneggiatura mi ha rapita da subito: era divertente e allo stesso tempo drammatica, con scene toccanti ed emotive. La trama del film, inoltre, appariva molto coinvolgente ed intricata, offriva molto su cui lavorare. Ho pensato quanto fosse brillante questa coppia di ladri che finisce con l’innamorarsi in un mondo che non lascia molto spazio ai sentimenti e in cui la fiducia è solo uno strumento per manipolare le persone e derubarle”. Lei suona il pianoforte... che tipo di rapporto ha con la musica e quale predilige?

Com’è stato lavorare al film Focus?

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“Ci siamo divertiti moltissimo e abbiamo visitato luoghi splendidi. Lavorare con Will è stato un sogno e mi ha fatto crescere come attrice”

“Mi piacciono molto i classici degli anni ‘50, ‘60 e ‘70, amo molto i Beach Boys. ( Poi, guardando Will Smith accanto a lei, aggiunge sorridendo) E naturalmente la musica di Will!”

Perchè ha deciso di prendervi parte?

Da appassionata degli anni ‘60 cono-

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“We had a lot of fun and visited wonderful places. Working with Will was like a dream and made me grow as an actress.” Why did you decide to take part in it? “I have been captivated by the screenplay immediately: it was funny and dramatic at the same time, with touching and emotional scenes. The plot also seemed compelling and intricate, offering very much to work on. I thought how brilliant was this couple of thieves that end up falling in love in a world that doesn’t leave much room for feelings and where trust is just a means to manipulating people and to steal them.” You play the piano... what’s your relationship with music and which type do you prefer? “I like the classics ‘50s, ‘60s and ‘70s very much, and I love the Beach Boys. (Then, looking at Will Smith next to her, she adds with a smile) And of course Will’s music!” As a ‘60s enthusiast do you know the Italian works of that magic time? “They have been extraordinary years in all artistic fields, Italy made a great contribution with cinema, fashion and art. Today, for example, I’m wearing an Italian suit: a Valentino...” (Will Smith intervenes, asking me if he can put a question to Margot. Of course I agree and he goes on:) Do you prefer to work with me or with Leonardo di Caprio?

PHOTO BY MATTIA GRANDI

Blonde, stylish and at the same time sexy: she is Margot Robbie who in the movie Focus, in the role of an aspiring criminal, make a cynical Will Smith lose his mind. The Australian actress, already well-known to the general public and to the critics for her not easy role of Naomi Lapaglia in Martin Scorsese’s “The Wolf of Wall Street”, alongside Leonardo di Caprio, began appearing on the TV series “Neighbours” and took part in “Pan Am” with Christina Ricci.

How was working in Focus?

(Margot smiles in amusement) “Don’t make me choose, maybe neither of them...They are both wonderful, but since Leo is not here now and I don’t think he will ever see this interview, my answer is Will Smith.” (Will is satisfied and passes on the baton to me) Is more likely you fall in love with a rascal like the lead character in “Focus” or with a serious and steady man like the central actor in The Pursuit of happyness? “A man like Nicky (film Focus) could make me lose my head, although it would be far better to go for a good guy like the father in Gabriele Muccino’s movie.”



Events

IL SOLE DI ROMA è

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“BAROCCO-SPERANZA”

are una mostra a Roma su un’arte complessa e con il DNA della romanità come il barocco era una sfida difficile, coraggiosa e soprattutto rischiosa perché “toppare in casa” sarebbe stato un fiasco particolarmente bruciante. Niente paura, anzi...si è detto il presidente della Fondazione Roma Emmanuele Francesco Maria Emanuele, che ha fortemente voluto la grande e bellissima mostra “Barocco a Roma. La meraviglia delle arti”, allestita a Palazzo Cipolla, sede del Museo Fondazione Roma. Come nell’immagine metaforica del “sole barberiniano”, la rassegna si è collocata al centro di un “sistema eliocentrico” i cui raggi sono stati rappresentati da tutta una serie di iniziative satellite che hanno coinvolto i principali siti barocchi della città, dalle architetture berniniane a San Pietro a musei, palazzi, piazze, giardini e fontane, grazie alla collaborazione con numerose istituzioni pubbliche, private ed ecclesiastiche. Inutile dire che la mostra, promossa dalla Fondazione Roma e organizzata dalla Fondazione Roma-Arte-Musei e curata da Maria Grazia Bernardini e Marco Bussagli, ha ottenuto un lusinghiero successo di pubblico e di critica. L’iniziativa, dopo le esposizioni per valorizzare la storia dell’arte della capitale dedicate al Quattrocento (2008), al Settecento (2010), e al Cinquecento (2011), ha riguardato ora il Seicento, il secolo del Barocco, di cui Roma fu la “capitale”, il centro propulsore dal quale partì un movimento artistico che, sottolinea in catalogo Emmanuele Emanuele, “superò i confini italiani, creando un’estetica ed un linguaggio di respiro universale. Roma, in questo senso, fu letteralmente caput mundi”. “Il secolo del Barocco ha sublimato la città di Roma a modello universale” – afferma ancora il Presidente della Fondazione Roma – al punto che “non c’è angolo della Città Eterna

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di / by Ferruccio Gard

che non sia stato sfiorato dall’imprevedibile ‘tempesta’ di un’età storica – quella definita convenzionalmente ‘barocca’ – rappresentata dal più dirompente movimento artistico sorto a Roma e che in breve tempo investì l’Europa fino a raggiungere le lontane terre ibero-americane, dove sfoggiò la sua veste più audace in termini d’incanto, spettacolo e invenzione”. Il Barocco, prefigurato in un certo

senso a fine del ‘500 dalla poetica di Annibale Carracci, si identifica principalmente in Gian Lorenzo Bernini (1598-1680),che ne fu il massimo regista, assieme alla fantasia visionaria di Francesco Borromini, suo storico rivale e, infine, all’invenzione sperimentale di Pietro da Cortona. A Palazzo Cipolla sono state esposte quasi duecento opere tra dipinti, sculture, disegni, medaglie, mobili,

Bernini Portrait of Costanza Bonarelli Approximately 1636-37 Florence, Museo Nazionale del Bargello

arredi e oggetti che hanno presentato un’esaustiva panoramica sulla cultura romana durante i pontificati di Urbano VIII Barberini (1623-1644), Innocenzo X Pamphilj (1644-1655) e Alessandro VII Chigi (1655- 1667), l’ultimo grande pontefice-mecenate del Seicento. La pietra miliare del barocco venne comunque costruita soprattutto da Urbano VIII che, ricorda il Prof. Emanuele – “avviò una politica tesa a fare di Roma la grande ‘calamita’ della civiltà europea; attraverso un’abile politica di commissioni artistiche e il felice connubio di una rosa di validi artisti, trasformò la città in quella ‘capitale della meraviglia’ che la mostra intende celebrare”. Fu insomma un secolo di grande creatività che investì la pittura, la scultura, l’architettura e l’urbanistica. Fra i capolavori in mostra, grazie anche a prestiti da importanti musei internazionali, dipinti, sculture e disegni di Bernini, Borromini, Reni, Domenichino, Rubens ,Poussin, Guercino, Simon Vouet, Pietro da Cortona, Juvarra e poi Sacchi, Baciccio, Giovanni Lanfranco e vari altri. “Il vero valore aggiunto di questa mostra che oserei definire epocale – afferma il Prof. Emanuele – risiede però nella più ampia operazione culturale, che abbiamo chiamato Barocco a Roma, e che ruota, con una ricca offerta di eventi satellite, intorno alla mostra. Il Museo Fondazione Roma funge da capofila di un significativo e variegato numero di soggetti, pubblici e privati, che operano nel campo della cultura a Roma rendendo possibile la sinergia, da me tanto auspicata, tra enti di diversa origine”. Gian Lorenzo Bernini era creativamente molto fantasioso. Basti pensare alla celebre (e forse troppo sensuale) scultura “L’estasi di santa Teresa d’Avila”. Ed è un eccesso di fantasia immaginare, a Roma come nelle altre città d’arte italiane, delle architetture


Vouet Il Tempo vinto dalla Speranza e dalla Bellezza 1627 Madrid, The Prado Museum

(metaforiche, ovviamente)raffiguranti torri di pozzi di petrolio? Non a caso si dice che il patrimonio culturale e artistico italiano è, pardon, dovrebbe essere, il nostro petrolio. Conclude il Presidente della Fondazione Roma: “La mostra ha raggiunto un duplice obiettivo: da un lato valorizzare la storia dell’arte a Roma; dall’altro mostrare l’influenza che questa ha esercitato nel mondo, da cui, a sua volta, si è lasciata ispirare per quella eccezionale osmosi che solo la cultura è in grado di creare. In tal senso, oggi la cultura è anche una grande leva di sviluppo a nostra disposizione, l’‘energia pulita’, come sono solito definirla, in grado di riavviare il

motore della nostra economia. Questa linea di pensiero dovrebbe guidare l’azione della classe dirigente, tanto più in un difficile momento storico come quello che stiamo vivendo e che proprio nella valorizzazione del patrimonio culturale può trovare una occasione unica, e forse irripetibile, di riscatto”. Non a caso, pensiamo, come immagine simbolo della mostra è stata scelta “L’Allegoria della Speranza”, capolavoro di Simon Vouet prestato dal Museo Nacional del Prado.

Mostra “Barocco a Roma. La meraviglia delle arti” a Palazzo Cipolla

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The Sun in Rome is

“Baroque-Hope” Organizing an exhibition in Rome on a complex and so Roman art such as the Baroque was a difficult, courageous and risky challenge considering that “to fail at home” it would be a particularly painful failure. No fear actually! Said the president of Fondazione Roma, Mr. Emmanuele Francesco Maria Emanuele who strongly wanted the great and beautiful exhibition “Barocco a Roma. La meraviglia delle arti” (Baroque in Rome. The magnificence of the arts), staged in Palazzo Cipolla, the headquarters of Fondazione Roma Museo. As per the metaphorical image of the “Barberini sun”, the exposition is right in the middle of a heliocentric system where the rays are represented by several initiative-satellites that involved the main Baroque locations of the city, from the architectures by Bernini to Saint Peter, from museums and palaces to squares, gardens and fountains, thanks to the collaboration of many public, private and ecclesiastical institutions. It’s not necessary to say that the exhibition, promoted by Fondazione Roma and organized by Fondazione Roma-Arte Musei, curator Maria Grazia Bernardini and Marco Buussagli, obtained a gratifying success both of public and critics. The initiative, after the exhibitions that were set up to appraise the art history of the capital city that were dedicated to 15th (2008), 18th (2010) and 16th (2011) Centuries, was now dedicated to the 17th century, the Baroque era, of which Rome has been the “capital”, the propulsive center from where an artistic movement has started. Movement that, as Emmanuele Emanuele underlines on catalogue, “exceeded the Italian borders, creating a universal aesthetic and language. In

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this sense, Rome, literally, has been caput mundi (head of the world)”. “The century of Baroque brought the city of Rome to become a worldwide role model” - continues the president of the Fondazione Roma – to the point that “there is no place in the Eternal City that was not touched by the sudden ‘storm’ of an historical era – the one conventionally defined ‘baroque’ indeed – that was represented by the most powerful artistic trend born in Rome and that very soon hit Europe and arrived to the far away Hispanic – American lands, where it showed off its most excessive guise in terms of charm, performance and imagination.” The Baroque, in a certain way anticipated at the end of 16th Century by the poetic of Annibale Carracci, identifies itself mostly in Gian Lorenzo Bernini (1598 – 1680) who has been its best director, together with the visionary creativity of Francesco Borromini, his historical rival and, finally with the experimental imagination of Pietro da Cortona. At Palazzo Cipolla almost 200 artworks, between paintings, sculptures, sketches, medals, pieces of furniture, decorative objects and other items are exhibited, giving a complete idea of the Roman culture during the pontificates of Urbano VIII Barberini (1623-1644), Innocenzo X Pamphilj (1644-1655) and Alessandro VII Chigi (1655- 1667), the last great pope-sponsor of the 17th century. The milestone of Baroque, by the way, was built especially under Urbano VIII who, as Professor Emanuele reminds, “started an administration aiming to make of Rome the great ‘magnet’ of the European culture; through a clever policy of artistic orders and, at the same time, a shortlist of valid artists, he transformed the city into that ‘capital of magnificence’ that

EMMANUELE WITH THE MINISTER DARIO FRANCESCHINI AT FONDAZIONE ROMA MUSEO – PALAZZO CIPOLLA; EXHIBITION PRESS CONFERENCE

the exhibition intend to celebrate”. It was, in other words, a century characterized by a great creativity in every field: painting, sculpture, architecture and city planning. Among the masterpieces exhibited, also lended by important International museums, there are paintings, sculptures and drawings by Bernini, Borromini, Reni, Domenichino, Rubens, Poussin, Guercino, Simon Vouet, Pietro da Cortona Juvarra, Sacchi, Baciccio, Giovanni Lanfranco and many others. “The true added value of this exhibition, that I would dare to define historic – says Professor Emanuele – is represented by the large cultural activity that we called Baroque in Rome and that revolves around the exhibition with several satellite events. The Museo Fondazione Roma leads an important e various number of private and public subjects that work in Rome in the field of culture, making possible that synergy between different bodies that I’ve always wished for.” Gian Lorenzo Bernini was creatively very inventive. Just think about the famous (and maybe too sexy) sculpture “L’estasi di Santa Teresa d’Avila” (Ecstasy of Saint Teresa). And is it an excess to imagine , in Rome as well as in other Italian artistic cities, some architectures (obviously metaphorical) representing oil-well towers? It is not for chance that our cultural and artistic heritage is said to be, pardon, it is said that it should be, our oil. Ending, the President of Fondazione

Roma says: “The exhibition reached a double purpose: on one hand, it appraised the history of art in Rome; on the other hand, it showed the influence that Rome had over the world, from which the city was also inspired, resulting in that incredible osmosis that only culture is capable to create. In this sense, culture is nowadays a big occasion of development we have, the ‘clean energy’, as I’m used to define it, that is able to restart the engine of our economy. This way of thinking should inspire the ruling class, especially in such a difficult historic moment as the one we are living now; a moment that could find exactly in the promotion of the cultural heritage a rare, and maybe unique occasion, for redemption.” It is not by chance, we believe, that symbol of the exhibition is the “Allegoria della Speranza” (Allegory of Hope), masterpiece by Simon Vouet that was lended by the Museo Nacional del Prado.


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BIENNALE: ALL’ARMENIA UN LEONE VERAMENTE D’ORO VENICE BIENNALE: A TRUE GOLDEN LION TO ARMENIA di / by Ferruccio Gard

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a Biennale di Venezia ha un suo Padiglione Italia ( gestito dal Ministero dei Beni Culturali) quindi, cari artisti italiani, cosa volete di più? Sembra sia stata questa la filosofia del nigeriano Okwui Enwezor che in All the World’s Futures ( Tutti i futuri del mondo), fra 136 artisti di 53 Paesi invitati ha incluso soltanto 4 azzurri: Fabio Mauri e Pino Pascali, entrambi deceduti, Rosa Barba( 1972) e la veneziana Monica Bonvicini (1965). Non tutti hanno ovviamente condiviso la scelta ma, nel complesso, la 56. Biennale Arti Visive è di grande interesse e presenta un ventaglio di proposte che affascinano e conquistano la maggior parte dei visitatori. Come in ogni Biennale non tutto piacerà, ovviamente, ma un vero appassionato d’arte non potrà risparmiarsi una 2-3 giorni a Venezia, da dedicare a una esposizione d’ottimo livello, e caratterizzata da molti messaggi politici con, come filo conduttore, Il Capitale di Mark e testi di altri autori, fra i quali Pasolini, letti tutti i giorni da un gruppo di attori ( sino al 22 novembre, giorno di chiusura), in una Arena ricavata nel Padiglione centrale. E’ la principale e geniale innovazione di Enwezor, che si è ispirato ai programmi della Biennale dedicati al Cile un anno dopo il colpo di Stato di Pinochet. Artisti di tutto il mondo con performance e opere apposite fecero una ferma denuncia contro il fascismo e la violenza. Una esperienza, nei drammatici momenti di oggi, che non va dimenticata, ha affermato il curatore. E, da Siria, Cuba e vari paesi africani, sono molti gli artisti che affrontano il tema del mancato rispetto dei diritti umani in questa Biennale dei record come partecipazioni nazionali: fra i Padiglioni storici dei Giardini, l’Arse-

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nale e varie sedi sparse in città, sono ben 89, con cinque Paesi presenti per la prima volta: Grenada, Seychelles, Mauritius, Mongolia e Mozambico, oltre al ritorno, dopo alcuni anni, di Ecuador, Filippine e Guatemala. Per la seconda volta è presente anche il Vaticano. Ci sono, altra notizia positiva, molti quadri (nel senso di pittura), ma è notevole e interessante anche la presenza di installazioni, sculture, video e cinema autoprodotto. Nella sezione da lui curata Enwezor ha incluso molte proposte giovani e innovative, non disdegnando comunque di “andare sul sicuro” con nomi collaudati quali Georg Baselitz (quello delle figure capovolte), Marlene Dumas (quella dei dipinti horror), e poi Bruce Nauman, Steve McQueen, Hans Haake, Philippe Parreno, Christian Boltanski, Thomas Hirshhorn, la cinese Cao Feie, e tanti altri. In questa Biennale anche politica è piaciuta moltissimo l’assegnazione del Leone d’oro per la migliore partecipazione nazionale alla Repubblica d’Armenia. Un premio che assume un particolare significato nell’anno del centenario del genocidio di parte del popolo armeno. Allestito nel Monastero Mekhitarista, sull’Isola di San Lazzaro degli Armeni, Armenity, questo il titolo del padiglione, espone le opere di un gruppo di artisti appartenenti alla diaspora armena e che vivono in Paesi dei cinque continenti. La curatrice, Adelina Cuberyan von Furstenberg, svizzera di origini armene, ha voluto sottolineare, attraverso l’arte, la rielaborazione della memoria in chiave contemporanea da parte di giovani discendenti di un popolo che si è disperso nel mondo per salvarsi dal genocidio tentato nel 1915 dal Governo dei Giovani Turchi.

56TH BIENNALE, GIARDINI DI CASTELLO

Fra gli altri premi, oltre al Leone d’oro come migliore artista alla newyorkese Adrian Piper, una menzione speciale della giuria internazionale è andata al collettivo di cineasti siriani Abounaddara per il “ suo straordinario coraggio nel documentare il conflitto politico e la lotta per la sopravvivenza umana nella Siria di oggi, senza schierarsi”. “La Biennale che compie 120 anni procede, e anno dopo anno continua a costruire anche la propria storia, che è fatta di molti ricordi, ma in particolare di un lungo susseguirsi di diversi punti di osservazione del fenomeno della creazione artistica nel contemporaneo”, ha sottolineato il presidente Paolo Baratta. Fra i diversi punti di osservazione sottolineati da Baratta vi è sicuramente il Padiglione dell’Iran, allestito a Cannaregio ( vicino al Ponte delle Guglie), in Calle San Giovanni. Chi si aspetta quadri raffiguranti solo donne con il velo rimarrà deluso. Vedrà un’arte,

fra figurativo e astrattismo, di grande modernità e interesse. Insomma, una piacevolissima sorpresa. “In nome di Dio, creatore della bellezza. Questa nostra presenza forte e rilevante alla 56. Biennale – sottolinea nel voluminoso catalogo Ali Jannati, Ministro della cultura e della guida islamica – è che l’Iran entri in dialogo con l’arte delle altre nazioni, cogliendo l’opportunità di offrire un’immagine realistica e appropriata della cultura, della società, della storia e dell’identità di questo antico Paese”. Il Padiglione, dal titolo The Great Game: Il nuovo grande gioco”, è curato da Mazdak Faiznia e Marco Meneguzzo, secondo il quale “l’arte iraniana ha qualcosa da dire: tutte le premesse sono favorevoli, e vanno trasformate in promesse”. Non più una promessa, ma una certezza è quella di Helidon Xhixha, che ha dato spettacolo alla Biennale con il suo iceberg d’acciaio.


The Venice Biennale has its own Italian pavilion (supervised by the Ministry of Cultural Heritage) therefore, dear artists, what more do you want? This looks to be the philosophy of the Nigerian Okwui Enwezor who, in All the World’s Futures, among 136 artists representing the 53 Countries invited, inserted only 4 Italians: Fabio Mauri and Pino Pascali, both deceased, Rosa Barba (b. 1972) and the Venetian Monica Bonvicini (b. 1965). Not everybody, obviously, have agreed but, in general, the 56th Biennale Arti Visive is of great interest and presents a range of offers that fascinate and seduce the majority of visitors. As per every Biennale, not everything will be appreciated, of course, but the true art enthusiast could enjoy a 2-3 days long experience in Venice to be dedicated to an exhibition of high level and characterized by many political messages linked each other by the Capital: Critique of political Economy by Carl Marx together with texts by other authors such as Pasolini, that are going to be read every day by a group of actors (until November 22nd , closing day) in a dedicated space within the central pavilion. This is the main and brilliant innovation by Enwezor, who got inspired by the Biennale’s programs dedicated to Chile the year after the coup d’etat by Pinochet. At that time, artists from all over the world, using dedicated performances

and artworks, strongly denounced fascism and violence. An experience, says the curator, that cannot be forgotten during the dramatic times we are living. From Syria, Cuba and several African Nations, many are the artists who deal with the subject of lack of respect to human rights in this Biennale that signs a record for what concerns the Nations invited: considering the historical pavilions at Giardini, the Arsenale and other locations around the city, we count 89 countries, 5 of them invited for the first time: Grenada, Seychelles, Mauritius, Mongolia and Mozambique; after a few years, Ecuador, Philippines and Guatemala are also back in Venice, together with, for its second time ever, the Vatican. Other positive news: several are the paintings, but also interesting and remarkable is the number of installations, sculptures, video and self-produced movies. Enwezor, in the section he’s the curator of, included many young and innovative works, not forgetting to avoid any risk using famous names such as Georg Baselitz (the one of the upside-down figures), Marlene Dumas (who makes horror paintings) and Bruce Nauman, Steve McQueen, Hans Haake, Philippe Parreno, Christian Boltanski, the Chinese Cao Feie, and many others. In this Biennale, that is also a political one, important was to award with the Leone d’oro (golden lion)for the best

Nation participating, the Republic of Armenia. A prize that, in the centenary of the genocide of the Armenian people, acquires a special meaning. Set up at the Monastery Mechitarista on the island of San Lazzaro degli Armeni, Armenity, this is the title of the pavilion, shows the artworks by a group of artists being part of the Armenian diaspora who are living in Countries all around the five continents. Adelina Cuberyan von Furstenberg, Swiss but born Armenian, curator of the exhibition, wanted to underline through the art, a new, contemporary version of the historical memory, created by young descendants of people who had to spread all over the world to escape the attempted genocide programmed by the Young Turks in 1915. Among other awards such as the Leone d’Oro for the best artist, given to the networker Adrian Piper, a special mention from the International jury was given to the collective group of Syrian film-makers “for their extraordinary courage in documenting, but not taking side, the nowadays political conflict and the struggle for the human surviving in Syria. Paolo Baratta, director of the Biennale highlighted: “the 120 years old Biennale, precedes and at the same time, one year after the other, keeps building its own story, that is made of several memories but, in particular, of a long succession of different points of view

on the phenomenon of the artistic production in the contemporary”. Among the many points of view underlined by Baratta, definitely there is the Iran’s pavilion, set up in Cannareggio (near Ponte delle Guglie) in Calle San Giovanni. The ones who are expecting to see only paintings depicting veiled women, will be disappointed. They will be seeing, on the contrary, a kind of art that, between figurative and abstract art, is very modern and interesting. Ali Jannati, Minister of Culture and Islamic guide, in the voluminous catalogue says : “In the name of God, creator of Beauty. This our strong and significant presence at the 56th Biennale , is for Iran to know other Nations’ art, and, at the same time, to take the opportunity to provide a realistic and appropriated picture of culture, society, history and identity of this antique Country.” The Pavilion, title The Great Game, curators Mazdak Faiznia and Marco Meneguzzo who says: “the Iranian art has something to say: all the preconditions are favorable and have to be transformed into promises”. Not a promise anymore, ma a guarantee is Helidon Xhixha, who enlightened the Biennale with his iceberg made of steel.

L’ICEBERG-DENUNCIA DI XHIXHA The Iceberg-condemnation by Xhixha

XHIXHA ICEBERG PIAZZA SAN MARCO PHOTO BY LORENZO PALMIERI

Set di celebri film hollywoodiani, Venezia non si stupisce più di niente, ma mai si era visto, ed ha destato grandissima curiosità ed enorme interesse, un iceberg che, partito dal Tronchetto, si è messo a navigare fra i canali della città dei Dogi, raggiungendo infine l’isola di San Servolo. Una scena spettacolare, da fantascienza, voluta da Helidon Xhixha, artista albanese italiano d’azione e di fama ormai internazionale. Xhixha, cogliendo l’opportunità irripetibile della vetrina mondiale della vernice della Biennale, ha voluto denunciare al mondo intero i pericoli che sta correndo la città più bella e

più fragile del pianeta. Venezia, che rischia di essere sommersa dall’innalzamento dei mari causato dal surriscaldamento globale e dal conseguente scioglimento dei ghiacciai artici. Per la sua denuncia lo scultore è così ricorso a un materiale che simboleggia i tempi moderni, l’acciaio inox (freddo come il ghiaccio e del suo stesso colore). Con il quale ha realizzato un iceberg di notevoli dimensioni, 4x3 metri, che ha poi collocato sull’isola, nel Padiglione della Repubblica Araba Siriana, unitamente a un’altra opera inedita, sette “pilastri” verticali pure di

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acciaio e di varie altezze, che rappresentano i ghiacciai dai quali l’iceberg ha origine. Il messaggio ambientalista abbinato alla bellezza e originalità delle opere rendono più significativa la presenza alla 56. Biennale di Helidon Xhixha, famoso per le tecniche innovative con le quali lavora l’acciaio inox. I riflessi rendono le due opere visibili anche da lontano, grazie anche alle ondulazioni e ai piani spezzati tipici delle opere di Xhixha, che accolgono e rilanciano le variazioni della luce e dello spostamento dei raggi solari in un affascinante caleidoscopio cromatico. L’impresa dell’iceberg di Xhixha a Venezia è stata resa possibile grazie al sostegno di Eniac, azienda specializzata in Software aziendali, e della Galleria Contini Art UK di Londra e ArtCom.

Set of famous Hollywood movies, Venice is not easy to be surprised, but never before have been seen, provoking great curiosity and interest, an Iceberg that has started is journey from the Tronchetto and kept sailing along the canals of the doges’ city to arrive, finally, at the San Servolo island. A spectacular, science-fiction setting, that was conceived by Helidon Xhixha, Albanian artist, Italian by adoption and internationally well-known. Xhixha, using the unique opportunity offered by the universal showcase represented by the Biennale, wanted to alert the entire world of the risks the most beautiful and fragile city of the planet is exposed to. Venice indeed, that risks to sink because of the rising sea levels depending on the global warming and the consequent melting of the glaciers. For his denunciation, the artist decided to use a material symbolizing the modern times, that is stainless steel (cold as ice and similar in color). With that, he made a large iceberg measuring 4 by 3 meters, that was then positioned on the island, inside the Syrian Arab Republic’s pavilion, together with another original artwork: seven vertical “pillars” of different height, also made of steel,

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Shilpa Gupta Installation Shot photo by Mark Blower

representing the glaciers from where the iceberg comes from. The ecologist message, together with the beauty and originality of the artworks, makes the presence at the 56th Biennale of bigger relevance. The glares make the artwork to be visible from far away, thanks to the undulations and broken levels that are the fingerprint of Xhixha’s artworks and that receive and spread the variations of the light and the move of the sunrays resulting in a fascinating chromatic kaleidoscope. The project of the iceberg by Xhixha in Venice was possible thanks to the sponsorship of Eniac, company specialized in business software and of Contini Art UK Gallery, London and ArtCom.

Eventi collaterali E INDIA E PAKISTAN FANNO LA PACE Dei 44 Eventi collaterali bisognerebbe parlare di almeno una ventina, ma quello che ci è piaciuto di più è l’India/Pakistan di “My East is your West “allestito a Palazzo Benzon (vicino a Palazzo Fortuny). Perché la Gujral Foundation e la Fondazione Mazzotta hanno voluto lanciare nel segno dell’arte un messaggio di pace fra i due Paesi, dilaniati da ben tre guerre ( il Pakistan è nato nel 1947 con la secessione dall’India e a sua volta, nel ’71, conobbe una cruenta secessione che diede vita al Bangladesh). A parlare di guerra e soprattutto di pace sono le opere di Shilpa Gupta (Mumbai, India) e Rashid Rana (Lahore, Pakistan). Fra grandi quadri, video-installazioni anche interattive, disegni, opere digitali e performance continuative, è una mostra straordinaria che da sola meriterebbe un viaggio a Venezia. Le curatrici Feroze Gujral, Natasha Ginwala e Martina Mazzotta hanno creato un set, caratterizzato anche da effetti video speciali, che “costringono” il visitatore a vedere e rivedere la mostra varie volte. Stupefacenti, di Rashid Rana, sono

ad esempio il tema del doppio, con telecamere che proiettano una seconda immagine del visitatore, in leggera differita, su un grande schermo, e la reinterpretazione del quadro di Caravaggio “Giuditta e Oloferne”, attraverso innumerevoli e piccoli video, che simboleggiano i pixel. Non meno affascinante le sezione “Untitled”, di Shilpa Gupta, dove una tenda nera introduce all’esposizione di opere che denunciano la povertà delle popolazioni del Bangladesh che vivono presso una barriera di 40 km, costruita dall’India per impedirne il passaggio del confine. La mostra, a Palazzo Benzon, rimarrà aperta sino al primo ottobre.

ARMENIAN PAVILION MELIK-OHANIAN STREETLIGHTS OF MEMORY


La Vetreria Bisanzio Gallery collabora con i più grandi maestri vetrai. All’interno della fornace si possono trovare ancora i forni di fusione fatti nel 1960 dal Maestro Ermanno Nason. La possibilità di differenziare le produzioni garantisce la creazione di oggetti d’arte sia contemporanea che classica, ovvero, eseguiti con criteri antichi quanto la storia dell’isola di Murano. La professionalità è il requisito principe con il quale qualsiasi ospite viene ricevuto e consigliato

Bisanzio Gallery S.r.l. Calle Paradiso, 22 – Fondamenta Navagero - 30141 MURANO – VENEZIA ITALY Tel +39041739933 - +39041739222 www.bisanzioglass.com - bisanzioglass@hotmail.com


Collateral Events INDIA AND PAKISTAN MAKE PEACE The almost 20 out of the 44 collateral events we would like to talk about, the one we liked the most was India/ Pakistan of “My East is your West” set up at Palazzo Benzon (near Palazzo Fortuny) This because Gujral Foundation and Fondazione Mazzotta decided to give a message of peace, under the sign of Art, between two Nations that were lacerated by three wars (Pakistan was born in 1947 by the secession from India and, in 1971, was itself forced to experience a fierce secession that created Bangladesh) To talk of war and especially of peace are the artworks by Shilpa Gupta (Mumbai, India) and Rashid Rana (Lahore, Pakistan). The extraordinary exhibition, showing large canvas, video installations,

Shilpa Gupta Untitled

RASHID RANA ARTWORK ABOUT THE SUBJECT OF DOUBLE PHOTO BY MARK BLOWER

also interactive, digital works and continuous performances, deserves a trip to Venice just for itself. The curators, Feroze Gujral, Natasha Ginwala and Martina Mazzotta, created a location characterized also by special video effects that “force” the viewers to watch and re-watch the exhibition several times. Amazing are, for example, the theme of the double, by Rashid Rana, with video cameras projecting a second image of the visitor, slightly late in time, on a large screen and also a 56

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reinterpretation of the painting by Caravaggio Giuditta e Oloferne (Judith Beheading Holofernes) with the use of countless small screen symbolizing the pixels. Not less fascinating is the section “untitled” by Shilpa Gupta, where a black curtain opens to the exhibition of artworks denouncing the poverty of the Bangladesh’s people living near by a 40 km long barrier built by India to avoid their pass over the border. The exhibition, at Palazzo Benzon, is open until October, 1st.

PLESSI LIQUID LIFE L’acqua, come suggerisce il titolo, è vita per Fabrizio Plessi, artista di fama internazionale al quale va l’indiscusso merito di essere stato il pioniere, in Italia, della video-art. Indimenticabili i suoi televisori nei quali, sin dagli anni Settanta, sembra far scorrere ininterrottamente un torrente d’acqua. A Plessi la Fondazione Alberto Peruzzo dedica, con la curatela di Marco Tonelli, una spettacolare mostra in due sedi: la Ca’ d’Oro e, all’Arsenale, nell’immenso spazio della Tesa 94. Alla Ca’ d’Oro, uno dei musei più visitati di Venezia, Plessi ha installato, al primo e al secondo piano, due lunghe teorie di video, nelle quali sembra scendere velocemente una realistica acqua azzurrognola. Ai due lati sono collocate alcune centinaia di carte, appunti, schizzi, disegni, che ricostruiscono i tanti progetti realizzati dall’artista in varie parti del mondo ( non a caso il titolo completo delle mostre è: Plessi Liquid Life. Il flusso della memoria. 1000 progetti). Alla Tesa 94, fra suggestivi effetti sonori e di luce, sono esposti 14 llaut, tipiche imbarcazioni delle Baleari per la pesca a strascico, che Plessi è riuscito a salvare dalla distruzione, imposta da una normativa europea per regolamentare la pesca. Due mostre bellissime (entrambe visitabili sino al 22 novembre) che segnano l’esordio, nel mondo dell’arte, della Fondazione Peruzzo, creata a Padova dall’editore Alberto Peruzzo, illuminato imprenditore e mecenate.

Water, as suggested by the title, is life for Fabrizio Plessi, internationally renowned artist who deserves to be recognized as the pioneer, in Italy, of the video-art. Unforgettable are his TVs in which, since the Seventies, he created the continuous effect of a flowing creek. The Fondazione Alberto Peruzzo dedicates to Plessi a spectacular exhibition (curator Marco Tonelli) that takes place in two locations: Ca’ d’Oro and the enormous space of Tesa 94 at the Arsenale. At the first and second floors in the Ca’ d’Oro, one of the most visited museums in Venice, Plessi installed two long series of videos that look to have inside a fast and realistic light blue fall of water. On the sides are set up hundreds of documents, notes, sketches, drawings that remind to the several projects made by the artist all over the world (it is not by chance that the complete title of the exhibition is “Plessi Liquid Life. Il Flusso della memoria. 1000 progetti”- Plessi Liquid Life. The flow of memory. 1000 projects.) At the Tesa 94, within evocative sound and light effects, are exhibited 14 llaut, typical fishing boats of the Balearic Islands, which Plessi could save from destruction after a European legislation over trawl-net fishing. Two very beautiful exhibitions (both until November 22nd) that represent the debut in the world of the art of Fondazione Peruzzo, created in Padua by the publisher Alberto Peruzzo, knowledgeable businessman and sponsor.



MOSTRE MUVE CONTEMPORANEO Una seconda Biennale

HENRY ROUSSEAU LA GUERRE ABOUT 1894 PARIS, MUSéE D’ORSAY

A

Venezia c’è una seconda Biennale, che merita un viaggio indipendentemente da quella articolata fra i Giardini di Castello, l’Arsenale, palazzi, chiese e spazi vari in tutta la città. E’ il ventaglio di mostre, tutte di grande interesse, offerto dalla seconda edizione di “ MUVE Contemporaneo”, la rassegna ideata dalla Fondazione Musei Civici di Venezia che, in un dialogo tra passato e presente,

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sottolinea vari linguaggi dell’arte contemporanea, da grandi maestri quali Cy Twombly e Jenny Holzer ad altri artisti internazionali del calibro di Anish Kapoor, Marina Abramovic e Sol Lewitt fino a più giovani proposte contemporanee. Un 2015 insomma ad alto livello che la Fondazione, diretta da Gabriella Belli e presieduta da Walter Hartsarich, ha aperto a Palazzo Ducale con una mostra che così non si era

mai vista dedicata ai dipinti onirici, ma non solo, del “Doganiere Henri Rousseau. Il candore arcaico”. Semplicemente una deliziosa sorpresa, per approfondire la conoscenza di un artista ( 1844-1910) ai suoi tempi sottovalutato dalla critica ma molto apprezzato dai grandi protagonisti delle avanguardie storiche. Dato il successo, la mostra è stata prorogata sino al 6 settembre. Ed è una stupefacente sorpresa, nel


vicino Museo Correr, anche la pure inedita mostra “Nuova Oggettività. Arte in Germania al tempo della Repubblica di Weimar 1919-1933”. Organizzata in collaborazione con il Los Angeles Country Museum of Art (LACMA) e il supporto di 24 Ore Cultura, espone ( sino al 30 agosto) le più significative tendenze artistiche tedesche dalla fine della Grande Guerra all’avvento del nazismo. Da Otto Dix ,George Grosz e Christian Schad a Max Beckmann, August Sander e molti altri, la denuncia cruda e talvolta drammatica delle tragiche condizioni in cui si venne a trovare la Germania dopo la sconfitta. Un figurativo basato sulla precisione, appunto oggettivo, e per centrare in modo più diretto i problemi della società dell’epoca, quegli artisti, osserva la curatrice Stephanie Barron, hanno abolito l’emotività, l’enfasi espressiva e lo slancio estatico. Alla Galleria internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro viene invece tributato un omaggio Cy Twombly, uno dei massimi maestri della contemporaneità, scomparso 84enne 3 anni fa. Un ritorno postumo a Venezia, dove l’artista statunitense partecipò a 5 Biennali, nell’ultima delle quali, nel 2001, fu premiato con il Leone d’oro alla carriera. A Ca’ Pesaro Gabriella Belli, con l’accurato allestimento di Daniela Ferretti, propone in “Paradise” un excursus in sessant’anni di straordinaria creatività nel mondo dei segni, delle parole e dell’immaginario. Sulla facciata che si specchia nel Canal grande, splende il “ Filo conduttore” di Federica Marangoni.

Un filo di luce rossa dal tetto scende sino all’acqua per raggiungere alcune installazioni dell’artista padovana, che vuole parlare di libertà ma anche del caos, talvolta drammatico, in cui l’umanità si dibatte. Vinse un Leone d’oro alla Biennale (1990) anche Jenny Holzer, protagonista della mostra War painting allestita al Museo Correr, nella sala delle Quattro Porte, in collaborazione con la Written Art Foundation di Francoforte. Evento collaterale della Biennale espone (sino al 22 novembre), dipinti sulle operazioni militari USA in Afghanistan e Iraq e sulla guerra globale al terrorismo dopo l’11 settembre 2001. Reperti egizi, un quadro di Botticelli e altri di antichi maestri olandesi, una scultura di Canova e maestri contemporanei a Palazzo Fortuny in Proportio ( sino al 22 novembre), mostra originalissima e affascinante, nel solco del trattato “ Divina proporzione”, illustrato da Leonardo e stampato a Venezia nel 1509 dal grande matematico Luca Pacioli, che lo scrisse per Ludovico il Moro. Da Pitagora ad Euclide, è in gioco la proporzione geometrica che può armonizzare tutte le cose del mondo. Molti i maestri invitati, da Marina Abramovic, Anish Kapoor, Massimo Bartolini, Eduardo Chillida, Marco Tirelli, Rei Naito e Arthur Duff a Sol Lewitt, Alberto Giacometti, Carl André, Fausto Melotti, Mario Merz e Ad Ryman. La mostra è curata da Daniela Ferretti e Axel Vervoodt. Sino al 22 novembre. A questo punto concediamoci una puntata a Murano per visitare, al rinnovato Museo del Vetro, una retrospettiva del compianto scultore Luciano Vistosi e una mostra dei

Otto Dix Portrait of parents 1926

progetti di giovani artisti selezionati nel concorso internazionale EGE European Glass Experience, promosso dal Comune di Venezia in collaborazione con la Fondazione MUVE e il Consorzio Promovetro di Murano. E, ancora a Murano, dal 10 ottobre al 31 gennaio 2015, appuntamento di grande interesse per la storia della produzione vetraria dell’isola, con la mostra A.Ve.-Arte Vetraria Muranese, dedicata alla collezione di Lutz Holz, ricca di pregiati pezzi degli anni Trenta del Novecento, quando il design fu introdotto nel mondo vetrario da artisti quali Zecchin e Radi. Fra i temi più scottanti e attuali di Venezia vi è il passaggio delle grandi navi da crociera in bacino di San Marco e nel canale della Giudecca. “Mostri” che da un lato inquinano e provocano moto ondoso e dall’altro creano 5mila posti di lavoro. Un famoso fotografo, Gianni Berengo Gardin, esporrà a Palazzo Ducale, dal 19 settembre, una selezione di scatti sul tema “ Mostri a Venezia”. Per completare questo tour artistico di due giorni occorre tornare a Ca’

Pesaro dove, dal 26 settembre al 10 gennaio, sarà il turno di Flavio Favelli (1967), affermato artista toscano, mentre il critico e curatore Bruno Corà proporrà “ ...ma un’estensione”, confronto dialettico fra quattro maestri della pittura e della scultura quali Marco Gastini, Paolo Icaro, Eliseo Mattiaci e Giuseppe Spagnulo. Sempre a Ca’ Pesaro, sino al 27 settembre sarà aperta la mostra “Cagnaccio di San Pietro. il richiamo della Nuova Oggettività”, con tutta una serie di capolavori, fra i quali l’audace (per quei tempi, 1929) nudo “ Primo denaro” di questo internazionalmente riconosciuto grande esponente del realismo magico e del ritorno alla classicità. Cagnaccio di San Pietro, pseudonimo di Natale Scarpa, nato a Desenzano del Garda nel 1897( e morto a soli 49 anni), mosse i primi passi artistici proprio a Ca’ Pesaro dove nel 1919, ancora futurista, espose con Gino Rossi, Felice Casorati, Tullio Garbari e Pio Semeghini.

CY TWOMBLY AT THE EXHIBITION PARADISE IN CA’ PESARO

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CONTEMPORARY MUVE EXHIBITIONS A second Biennale

Christian Schad SELF-PORTRAIT 1927

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There is a second Biennale justifying a trip to Venice independently of the one taking place among Giardini di Castello, Arsenale, buildings, churches and other locations all over the city. It is the series of exhibitions, all of great interest, offered by the second edition of “MUVE Contemporaneo”, a festival conceived by Fondazione Musei Civici di Venezia that, in a dialogue between the past and the present, underlines different languages of the contemporary art; from masters such as Cy Twombly and Jenny Holzer to other International artists such Anish Kapoor, Marina Abramovic and Sol Lewitt not forgetting young contemporary artists. In other words, a 2015 of high level, that the foundation director Gabriella Belli, president Walter Hartsarich, opended in Palazzo Ducale with a very unique exhibition dedicated to the dreamlike paintings, but not only, by Henri Rousseau, also known as Le Douanier (the customs officer): Henri Rousseau. Il Candore arcaico (Henri Rousseau. Archaic candour) A wonderful surprise, indeed, to analyze in depth an artist (18441910) who, in his time, was underestimated by critics but very appreciated by the great protagonists of the historical avant-garde. Due to its success, the exhibition will be extended until September 6th. An amazing surprise is also, at the near by Museo Correr, the never seen before exhibition Nuova Oggettività. Arte in Germania al tempo della Repubblica di Weimar 1919-1933. (New Objectivity. Modern German Art in the Weimar Republic 1919-1933). Organized in collaboration with the Los Angeles Country Museum of Art (LACMA) and with the support of 24 Ore Cultura, the exhibition shows until August 30th, the most important artistic trends from the end of World War I until the beginning of Nazism. From Otto dix, George Grosz and Christian Schad to Max Beckmann, August Sander and many others, it is a raw and sometimes dramatic condemnation of the tragic conditions of Germany after having lost the war. Stephanie Barron, curator of the

exhibition, underlines how the artists were using a very precise and objective figurative art avoiding any use of sensitivity, expressive emphasis or ecstatic enthusiasm in order to pinpoint the problems of the society in that time. At the Galleria Internazionale d’Arte Moderna ( Modern Art International Gallery) in Ca’ Pesaro, the tribute to Cy Twombly, one of the most important contemporary masters, who died 3 years ago at the age of 84. This is a posthumous return to Venice, where the American artist exhibited during 5 Biennals receiving in 2001 , for his last participation, the Leone d’oro alla carriera (lifetime achievement award). In Ca’ Pesaro Gabriella Belli offers, thanks also to the accurate staging by Daniela Ferretti, “Paradise”, a journey into sixty years of extraordinary creativity into the world of signs, words and imaginary. On the facade reflecting on the Grand Canal, shines the “Filo Conduttore”


Cagnaccio di San Pietro Primo denaro 1929

(the leading thread) by Federica Marangoni : a line made of red light that descends from the roof to the water where it touches some installations by the artist from Padua, who wants to talk of freedom , but also of the chaos, sometimes dramatic, the humanity lives in. To win a Leone d’Oro at the Biennale (1990) was also Jenny Holze, protagonist of the exhibition War painting, staged at the Museo Correr, in the Four Doors Room, in collaboration with the Written Art Foundation of Frankfurt. Collateral event of the Biennale, the exhibition shows (until November 22nd) paintings on the US military operations in Afghanistan and Iraq and on the global war against terrorism after September 11, 2001 Ancient Egyptian finds, a painting by Botticelli and others by old Dutch masters, a sculpture by Canova and some contemporary masters are protagonist at Palazzo Fortuny with Proportio (until November 22nd), a

very original and fascinating exhibition that refers to the work “Divina Proporzione” (divine proportion) designed by Leonardo Da Vinci and printed in Venice in 1509 by the great mathematician Luca Paioli who wrote it for Ludovico Sforza il Moro. From Pythagoras to Euclid, protagonist is the geometrical proportion that is able to harmonize everything. Several the masters invited: from Marina Abramovic, Anish Kapoor, Massimo Bartolini Eduardo Chillida, Marco Tirelli, Rei Naito and Arthur Duff to Sol Lewitt, Alberto Giacometti, Carl André, Fausto Melotti, Mario Merz and Ad Ryman. Curators Daniela Ferretti and Axel Vervoodt. Until November 22nd. It’s time to go for a stroll to Murano to visit the just renewed Glass Museum where there is a retrospective on Luciano Vistosi and an exhibition of the projects by some young

artists who were selected during the international contest European Glass Experience, promoted by the City of Venice in collaboration with the Fondazione MUVE and the Consorzio Promovetro Murano. Also in Murano, from October 10, 2015 to January 31, 2016 there is A.Ve. –Arte Vetraria Muranese, an exhibition that represents an appointment of great interest for the history of the production on the island, and that is dedicated to the Lutz Holz’s collection, abundant of precious pieces from the ‘30s, when design was introduced in the world of glass by artists such as Zecchin and Radi. One of the most pressing and current subject for Venice is represented by the cruise ships that navigate right in front of San Marco square and in the Giudecca Canal.

“Monsters” that on one hand contaminate and provoke waves and on the other hand have created five thousands new jobs. A famous photographer, Gianni Berengo Gardin, will exhibit at Palazzo Ducale, from September 19th, a selection of pictures on the subject “Mostri a Venezia” (monsters in Venice) In order to complete this two days long artistic tour it’s now time to go back to Ca’Pesaro where, from September 26, 2015 to January 10, 2016 will exhibit Flavio Fanelli (b.1967), well-known Tuscan artist, while the critic and curator Bruno Corà will show “...ma un’estensione” (…but an extension), a dialectic comparison between four great masters of sculpture and painting: Marco Gastini, Paolo Icaro, Eliseo Mattiaci and Giuseppe Spagnulo. Still at Ca’ Pesaro, until November 27th, there is the exhibition “Cagnaccio di San Pietro. il richiamo della Nuova Oggettività” (Cagnaccio di San Pietro. The appeal of New Objectivity), showing a series of masterpieces including the daring (for his time) nude Primo Denaro , work of this internationally well-known exponent of the magic realism and return to classical antiquity. Cagnaccio di San Pietro, who’s real name was Natale Scarpa, was born in Desenzano del Garda in 1897 (he died young, at the age of 49) and started his artistic journey exactly in Ca’ Pesaro where, in 1919, still futurist, exhibited together with Gino Rossi, Felice Casorati, Tullio Garbari and Pio Semeghini.

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ackson Pollock è fra gli artisti (giustamente) più celebrati al mondo. Ma non molti sapevano, almeno in Italia, che il genio dell’espressionismo astratto americano aveva un fratello, Charles, anch’egli bravissimo pittore. Una incredibile scoperta che ci regala, a Venezia, la Fondazione Peggy Guggenheim con la mostra dedicata a Charles (1902-1988), che fu fratello maggiore ( di 10 anni) di Jackson ed il primo a incoraggiarlo a “diventare artista” e a convincerlo a trasferirsi a New York, dove, con la collezionista e gallerista Peggy, fece l’incontro della vita. Per la Fondazione veneziana è praticamente l’anno dei Pollock. Dopo il restauro di “Alchimia”, è toccato ora al famoso “Murale”, un’opera colossale di ben 6 metri di lunghezza che Jackson dipinse appositamente nel 1943 per la casa newyorkese di Peggy e che nel 1951 fu poi donato all’università dell’Iowa Museum of Art. Dopo un intervento di pulitura e conservazione durato 18 mesi, ne è nata la mostra itinerante “Jackson Pollock Mural. Energia resa visibile”, che fa tappa a Venezia sino al 6 aprile 2016. Curata dallo storico americano David Anfam, ha ovviamente al centro questo spettacolare e monumentale dipinto, ancora lontano dall’action painting con sgocciolature di colore sulla tela, ma che già rivela l’amore e le ricerche di Jackson verso il colore. Grande attenzione merita anche la seconda mostra, nella quale il direttore della Peggy Guggenheim, Philip Rylands, con un centinaio di opere e documenti ripercorre la carriera di Charles, ospitando in una sezione anche opere di Jackson, del maestro di entrambi Thomas Hart Benton e del terzo fratello Sanford. Charles ebbe un inizio difficile, probabilmente osteggiato per le sue simpatie comuniste. Negli anni Trenta dipinge scene di vita americana, per passare dagli anni Cinquanta all’astrattismo. Non un genio come il fratello, ma sicuramente una personalità artistica verso la quale è doverosa una attenta e importante rivalutazione. La mostra, accompagnata da un significativo catalogo edito da Marsilio, rimarrà aperta sino al 14 settembre, mentre il famoso murale di Jackson potrà essere ammirato sino al 16 novembre. 62

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CHARLES POLLOCK CHAPALA 3 1956 PEGGY GUGGENHEIM COLLECTION, VENICE

I FRATELLI POLLOCK: ATTENTI A QUEI DUE

The Pollock Brothers: watch out for those two Che scoperta Charles, in mostra alla Guggenheim What a surprise is Charles, exhibiting at the Guggenheim

Jackson Pollock Mural 1943 Courtesy university of Iowa museum of art

Rightly, Jackson Pollock is one of the most celebrated artist of the world. But not everybody knew, at least in Italy, that the genius of the American abstract expressionism had a brother who was a great painter himself. An incredible discovery given by the Peggy Guggenheim Foundation, in Venice, where it takes place the exhibition on Charles (1902-1988) who was Jackson’s older brother and the first to push him to “become an artist”, persuading him to move to New York where he met the collector and gallery owner Peggy, for the most important encounter of his life. For the Venetian foundation this is Pollock’s year. After the restoration work on “Alchemy”, was now the turn for “Mural”, a colossal artwork , more than 19 feet long, that Jackson painted in 1943 expressly for the Peggy’s townhouse in New York and then, in 1951, donated to the University of the Iowa Museum of Art. After a work of cleaning and preservation that took more than 18 months, the itinerant exhibition “Jackson Pollock’s Mural. Energy Made Visible” will be exhibited in Venice until April 6, 2016. Curator the American historian David Anfam, the show is naturally focused on this extraordinary and monumental artwork, still distant from the action painting using runs of color on canvas, but that already reveals the love for and the researches made by Pollock around color. Great attention is also deserved by the second exhibition with which the Peggy Guggenheim’s Director, Philip Rylands, thanks to about one hundred artworks and documents, recalls Charles’s career; some artworks by Jackson, by Thomas Hart Benton, who was teacher of both and by their third brother, Sanford. Charles had a difficult start, probably because of his liking for the communism. During the 30s he painted American lifestyle scenes, to pass, during the 50s, to the abstract art. He wasn’t a genius as his brother, but definitely an artistic personality that deserves an accurate and deep revaluation. The exhibition, enriched by a significant catalog edited by Marsilio, is open until September 14th and the famous mural by Jackson can be admired until November 16th.


ORIANO GALLONI S I L E N T

S O U L S

ORIANO GALLONI; Silent Soul, Essence of Autumn D2, D4, D7; 2013. Images ©2014 Paola Tazzini Cha

ST. REGIS BAL HARBOUR (Lobby Level) 9703 COLLINS AVENUE, BAL HARBOUR, FL 33154 T: 305.864.4968 BOCA RATON 15 0 YAMATO ROAD, BOCA RATON, FL 33431 T : 561.994.9180 info@rosenbaumcontemporary.com| rosenbaumcontemporary.com


CHE BELLO, SONO STATO ESPULSO! di / by Ferruccio Gard

Grande mostra di Martial Raysse a Palazzo Grassi E a Punta della Dogana c’è il famoso Piss Christ di Andres Serrano

F

u fra i primi nove firmatari del manifesto del Nouveau Realisme, fondato a Parigi da Pierre Restany, ma nel 1961 venne espulso dal gruppo per aver realizzato il quadro, ritenuto offensivo dagli altri artisti, Untitled (Senza titolo), con il ritratto di una donna senza nome con autentiche piume di pavone al posto dei capelli e le labbra marcate da un rossetto rosso-arancio fluorescente. Quel quadro segnò una svolta nel percorso dell’artista francese Martial Raysse che, probabilmente, dall’espulsione dal movimento neorealista trasse anche un vantaggio promozionale. E di strada ne ha veramente fatta molta, come testimonia l’imponente mostra – circa 350 opere fra dipinti, sculture, installazioni, neon e video – allestita in tutti gli spazi di Palazzo Grassi, compresi il ristorante e i corridoi. Assai più cospicua di quella al Centre Pompidou, è la prima retrospettiva di Raysse al di fuori dei confini francesi. Curata da Caroline Bourgeois, offre un esauriente spaccato di sessant’anni di produzione artistica, dai ritratti colorati di donne del periodo Pop, alla rappresentazione di donne non intese come bambole sessuali, alla critica sul consumismo sfrenato a una certa ironia sul mondo politico, sino ai recenti dipinti di grandi dimensioni ispirati ai maestri del passato.

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Opere quest’ultime – sottolinea Bourgeois in catalogo – che illuminano di nuova luce quelle della giovinezza ed espongono la loro radicalità, provocando un vero e proprio choc visivo. Essere moderni, afferma lo stesso Raysse, significa prima di tutto vederci più chiaro. La mostra ( sino al 30 novembre ) rientra nel programma di monografie di artisti contemporanei, inaugurato nel 2012 con Urs Fischer e proseguito nel 2013 con Rudolf Stingel. Da Giovanni Bellini, Pablo Picasso e Auguste Rodin a Costantin Brancusi e Piero Manzoni, sono invece 35 gli artisti presenti alla Punta della Dogana nella mostra “Slip of the Tongue” (significa lapsus), con l’artista vietnamita Danh Vo nella inedita veste di curatore. La mostra, con opere selezionate dalla Pinault Collection, è di alto livello per il prestigio dei 35 artisti e l’interesse delle opere scelte da Danh Vo. Fra le altre il Piss Christ ( 1987), di Andres Serrano, fotografia di un crocifisso immerso nell’urina, una delle opere più famose del mondo, da molti accusata di oscenità e blasfemia. Ma, per chi non gradirà, sarà possibile rifarsi gli occhi con la cinquecentesca Testa del Redentore di Giovanni Bellini ed altri pezzi forti del passato, imprestati dalla Fondazione Cini e dalle Gallerie dell’Accademia. La mostra sarà visitabile sino al 31 dicembre.

Martial Raysse Radieuse de nuage 1965


MARTIAL RAYSSE STANDING IN FRONT OF THE PAINTING ICI PLAGE, COMME ICI-BAS 2012

I was thrown out: great! Great exhibition by Martial Raysse at Palazzo Grassi Also, at Punta della Dogana there is the famous Piss Christ by Andres Serrano

He was one of the original nine signers of the Nouveau Realisme manifesto, founded in Paris by Pierre Restany but, in 1961, he was thrown out from the group for having created the painting Untitled, that was considered by the other artists to be offensive. The artwork pictures an unknown woman with authentic peacocks feathers for hair and the lips emphasized by a fluorescent red-orange lipstick. The painting represents the turning

point in the journey of the French artist Martial Raysse who, likely, took a promotional advantage thanks to the banishment from the neorealist trend. Indeed, he has come a long way, as testified by the impressive exhibition - about 350 artworks, including paintings, sculptures, installations, neon lights and videos –occupying Palazzo Grassi entirely, including the restaurant and the hallways. More complete than the exhibition set up at the Centre Pompidou, this is the first retrospective on Raysse that takes place out of France. Curator Caroline Burgeois, it offers a complete cross-section of sixty years of artistic production, from the colorful portraits of women of the pop period to the representation of women who are not intended as sexual dolls, from the criticism of the uncontrolled consumerism and some irony around the political world, to the recent huge paintings inspired by the Masters of the past.

Andres Serrano Piss Christ 1987 Cibachrome, silicone, plexiglass cm. 152,4 x 101,6 Pinault Collection

These last ones - Bourgeois highlights in the catalogue - are artworks that provide new light to those made during his early years and look to be very radical, stimulating a visual chock. Raysse himself says that being modern means, most of all, being able to see more clearly. The exhibition (until November 30th) is part of the plan of monographs of contemporary artists that was inaugurated in 2012 with Urs Fisher and continued in 2013 with Rudolf Stingel. From Giovanni Bellini, Pablo Picasso and Auguste Rodin to Costantin Brancusi and Piero Manzoni, 35 are instead the artists exhibited at Punta della Dogana with the exhibition “Slip the Tongue”, curator the Vietnamese artist Danh Vo. The exhibition shows artworks from the Pinault Collection and its level is definitely high thanks to both the importance of the 35 artists represented and the appeal of the artworks chosen by Danh Vo. The Piss Christ (1987) by Andres Serrano, for example, a picture of a crucified Christ submerged into urine, one of the most well-known artwork around the world, accused by many to be obscene and blasphemous. For those who won’t like it will be possible to enjoy the Testa del Redentore (Head of Christ) by Giovanni Bellini and other important artworks from the past that were lent by the Fondazione Cini and the Gallerie dell’Accademia. The exhibition will be open until December 31st.

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emilio vedova …in Continuum in tHe artist studio veniCe, 2011 (PHoto by vittorio Pavan)

DA PARIGI A NEW YORK: IL RILANCIO DI VEDOVA

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alisburgo, Basel, Venezia, New York, Parigi, sono queste le coordinate di un importante rilancio internazionale di Emilio Vedova, il grande pittore morto nel 2006 all’età di 87 anni. Nell’anno dell’Expo, la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova ha voluto ricostruire l’apporto che l’artista veneziano e Alexander Calder diedero all’Expo universale di Montreal del 1967. “ Frammenti Expo ’67” è allestita sino al 18 ottobre nelle due sedi alle Zattere ( lo studio dell’artista e il Magazzino del sale), a cura di Germano Celant (Calder) e Fabrizio Gazzarri (Vedova). Dell’artista statunitense, che allestì un’opera alta 22 metri, sono esposti quadri e sculture, mentre di Vedova è stato parzialmente riprodotto un complesso meccanismo che a Montreal constava di 112 lastrine in vetro illuminate da 14 proiettori, oltre a una struttura specchiata in alluminio. Di Vedova è stato “ricostruito” – ha sottolineato il presidente della Fondazione Alfredo Bianchini - il “percorso-momento” di luce, con proiettori e lastre colorate di vetro realizzate nelle fornaci di Murano, che raccordava i tre corpi del padiglione italiano, con un recupero di materiali originari, come una struttura rotante riflettente di quasi tre metri. In una seconda parte del salone, invece, la “macchina” ideata da Renzo Piano presenta per la prima volta a Venezia una decina di grandi dipinti del ciclo del 1976 “De America”. Apertura sino al 18 ottobre. Ad Art Basel la Galleria dello Scudo, in collaborazione con la Fondazione

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FROM PARIS TO NEW YORK: VEDOVA’S RELAUNCH

Vedova, ha presentato nella sezione “Unlimited” la mostra “ Emilio Vedova…in continuum, 1987-1988”, vale a dire il ciclo di 110 opere realizzato dall’artista tra il 1987 e l’88, dipinti su tela e su legno accostabili in un assemblaggio, che appare nel suo sviluppo “continuo” nello spazio. Quella di Basilea è considerata la più importante fiera d’arte del mondo. A Salisburgo, alla Galerie Thaddaeus Ropac, a Villa Kast, una selezione di quadri degli anni ‘80 dell’artista veneziano è stata messa a confronto con opere recenti di Georg Baselitz, amico di Vedova sin dai tempi del suo soggiorno a Berlino. Tornando a Venezia, per ottobre è in programma il progetto ‘Vedova e l’avanguardia musicale’, curato da Mario Messinis: un mini ‘festival’ che spazierà da Beethoven, a Schonberg e Nono, fino a inediti di Wolfang Rihm, Leone d’oro alla Carriera alla Biennale musica del 2010. In autunno ci sarà una mostra a Parigi, alla Galerie Ropac, mentre nel 2016, anno del decennale della morte, è prevista una grande retrospettiva a New York. Il decennale sarà avviato con un incontro “letterario” tra i diari di Vedova e “Fondamenta degli incurabili” del poeta russo Josif Brodskij (morto nel 1996), nome del luogo alle Zattere dove il Maestro amava passeggiare prima di chiudersi a lavorare in studio. I brani saranno letti da Toni Servillo.

Salzburg, Basel, Venice, New York, Paris: these are the coordinates of an important International relaunch of Emilio Vedova, the great painter who died at the age 87, in 2006. In the year of the Expo, the Emilio and Annabianca Vedova Foundation decided to reconstruct the contribution that the Venetian artist together with Alexander Calder have given during the World Expo in Montreal, in 1967. “Frammenti Expo ’67” (Expo 1967’s fragments) is open until October 18th at the two location at the Zattere in Venice (the artist’s studio and the Magazzino del Sale), curators Germano Celant (Calder) and Fabrizio Gazzarri (Vedova). By the American artist, who exhibited an artwork 72 feet tall, are shown paintings and sculptures. By Vedova, it was partially reconstructed a complex mechanism that, in Montreal, was counting of 112 small glass tiles enlighten by 14 spotlights and of aluminum mirrored structure. Alfredo Bianchini, president of the foundation, highlighted how the Vedova’s “journey-moment” of light was reconstructed using spotlights and colorful tiles made in the Murano glass factories, an installation that was linking the three sections of the Italian pavilion, recovering original materials such as a rotating reflecting structure measuring almost 10 feet. In another section of the hall, the “machine” designed by Renzo Piano, for the first time ever, exhibits in Venice about ten huge paintings from the series “De

America”, 1976. Open until October 18th. At Art Basel the Galleria dello Scudo, in collaboration with the Fondazione Vedova, presented in the “Unlimited” section the exhibition “Emilio Vedova… in continuum, 1987-1988”. It is the series of 110 artworks made by the artist in 1987 and 1988, paintings on canvas and wood that can be put together, one by the other, resulting in an assembly that is “continuous” in the space. The one in Basel is considered the most important art show of the world. In Salzburg, at the Galerie Thaddaeus Ropac, in Villa Kast, a selection of paintings by the Venetian artist made during the 80s has been exhibited together with recent artworks by Georg Baselitz, friend of Vedova since he was living in Berlin. Back to Venice, in October there is the project “Vedova e l’avanguardia musicale” (Vedova and the musical avant-garde) curator Mario Messinis: a mini festival that will range from Beethoven to Schonberg, from Nono to some unreleased pieces by Wolfgang Rihm , who won the Leone d’Oro alla Carriera (Lifetime Achievement Award) at the Biennale Musica in 2010. In Autumn an exhibition will take place in Paris, at the Galerie Ropac, while in 2016, the tenth anniversary of the death, a huge retrospective is expected in New York. The tenth anniversary will start with a “literary” event with the Vedova’s diaries and “Fondamenta degli incurabili” by the Russian poet Josif Brodskij (d. 1996), name of the place at the Zattere where the Maestro was used to stroll right before to start working in his studio. Excerpts will be read by Toni Servillo.


del le

Padiglione Arti

Info e contatti: via Porta Est, 7 30020 Marcon ( VE )

Tel. 041 5950322 T

Apertura dal l u n e d ĂŹ al s a b a t o

info@artcomproject.com artcomproject.com

via Vittorio V Veneto, 6, Udine, 33100

domoarteudine@gmail.com domoarte.net

dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 15:00 alle 18:00


Style

BORBONESE

WOMEN COLLECTION FALL/WINTER 2015/2016

di / by A. C.

B

oschi incantati, una tundra magica e misteriosa. Ecco da dove Borbonese trova la sua ispirazione per la nuova collezione FW 2015. Colori forti e decisi, una palette di nuance che spazia dall’elettricità al jeans, dal ciliegia all’ocra, dal tortora al gum, per conferire al brand un’immagine contemporanea e divertente. Lo stile si conferma inconfondibile e prende vita grazie a modelli unici e a materiali di altissima qualità e fattura, così come inconfondibile è anche l’attenzione per i segni identificativi della Maison: la stampa OP, la vite, utilizzata sia come elemento decorativo che come strumento funzionale. Immancabili le storiche amatissime linee: la Lady Butterfly, it bag iconica e intramontabile, riproposta in stampa cocco, serpente e suède, da indossare a bandoliera e resa ancora più agile e smart grazie alle dimensioni ridotte. La Graffiti innovativa, caratterizzata da una banda di cuoio anteriore sapientemente decorata e contornata da due sottilissime fasce di morbido velluto: un’aggiunta semplice ma di grande effetto. La Borbonissima, arricchita da dettagli originali e da nuovi modelli. Alle storiche Savile e Hobo Bag, si aggiungono eleganti tracolline e pochette impreziosite da cuciture decorative. Nuovissima la linea Oplà: il vitello smerigliato sul quale viene riprodotto il motivo OP in modelli inediti: come il secchiellino da portare a tracolla o il mini bauletto nella nuance “gum”, audace ma chic allo stesso tempo. Riproposte anche le linee top della Maison, quintessenza del lusso contemporaneo: le Reversibili in pelle, o in pregiato cavallino stampato a riprodurre un ipnotizzante gioco di rombi neri e rossi che si incastrano e alternano tra di loro. O la linea Ramage in ayers stampato e pelle, raffinata e di classe. Colori più aggressivi e accesi illuminano invece la Electric, in capra laminata, dallo stile futurista, arricchita da borchie di diverse dimensioni. Per la collezione FW 15, Borbonese

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ripropone anche la sua icona di sempre “Luna bag”, ideando venti nuovi originalissimi modelli. Pezzi assolutamente esclusivi, realizzati in un’unica variante per modello e accomunati dalla ricercatezza dei materiali. Piccoli cristalli sapientemente applicati a mano o dorate macro paillettes, ad impreziosire ed illuminare il pregiato pellame; patchworks degradés o di Elaphe, tessuti laminati cangianti, serigrafie in cavallino, coccodrillo, borchiette, ayers, strass e perfino morbidissimo montone a pelo lungo a caratterizzare questi modelli unici, disponibili nelle misure mignon o medium. Da indossare di giorno o di sera, sono quel tocco di allure e stile che Borbonese ha pensato per la sua donna. Borbonese però, quest’anno più che mai, vuole ribadire la sua essenza di stile ideando anche una linea completa d’abbigliamento, una collezione definita “real life”, ricercata e di gran stile, che incarna alla perfezione quell’ideale di stile e raffinatezza, da sempre tratto distintivo del brand. Un pret-à-porter all’avanguardia e ricco di dettagli, realizzato con materiali pregiati ed importanti. Come il cavallino, declinato su gilet grintosi da abbinare a caldi maglioni in lapin trattati con effetto cocco o treccia; o cappotti over in montone che si sposano alla perfezione con le morbidissime sciarpe in mongolia. Per un look più quotidiano ed easy un classico pantalone taglio maschile in tessuto stretch da mixare con una blusa in jacquard o in lana leggera. Lo stile si esprime anche attraverso i raffinati abiti in chiffon e georgette, i tubini impreziositi da luminose paillettes, le gonne a pieghe in seta, i giacchini in velluto o i divertentissimi piumini reversibili in lapin, da sfoggiare per le vie di una Cortina innevata. A completare il tutto, trenta modelli di calzature, dagli stivali in gomma, ai mini biker, dalle ballerine in pelle con borchiette, grintose e audaci, alle decolletés in camoscio; e una collezione di bijoux preziosi e raffinati: perline


in anice, quarzo nuvoloso e giada ad arricchire collane e bracciali. Dettagli che richiamano la fantasia OP e la vite, anche sezionata, per conferire un tocco sia di originalità che di heritage. Trait d’union di questo nuovo mondo Borbonese è, come sempre, la rigorosa produzione Made in Italy, l’utilizzo di materiali di altissima gamma e raffinatezza e la sapiente abilità artigianale.

Fairy woods, a magic and mysterious tundra. Here is where Borbonese finds its inspiration for the new FW 2015 collection. Strong and determined colors with a palette of nuances that goes from the electricity to denim, from cherry to ochre, from turtle dove to gum, resulting in a brand’s very contemporary and funny look. The style remains very unique thanks to unique models, high quality materials and craftsmanship; also unique is the attention for the distinctive details of the Maison.: the O.P. print, the screw, used both as decorative element and functional instrument. Guaranteed are the historical, very loved lines: Lady Butterfly, iconic and timeless it bag, that is proposed again with a crocodile, a snake and a suede print, to be carried as a shoulder bag and resulting more easy and smart thanks to its small size. Or the innovative Graffiti, characterized by a front leather stripe wisely decorated and surrounded by two very thin strips of soft suede: a simple but very shocking detail. And again, Borbonissima, enriched by original details and new models. Together with the historical Savile and Hobo Bag there are now elegant shoulder and clutch bags enriched by decorative stitching.

Very new is the line Oplà: emery calf leather with never seen before O.P. designs: the bucket to wear with a shoulder strap, or the mini-trunk in the color “gum”, daring and classy at the same time. To be revisited are also the top of the line collections of the Maison, that are the quintessence of contemporary luxury: the Reversibili made of leather or horse leather showing an hypnotic printing that reproduces black and red rhombuses that dovetail and alternate each other. Or the Ramage line, in printed ayer and leather, refined and classy. More aggressive and vivid colors, instead, light up Electric, made of laminated goat leather, futurist in style and enriched by studs of different size. For the FW 15 Collection, Borbonese presents its evergreen Luna bag, that is now offered in 20 different models. Very exclusive items, one of a kind per each model and characterized by very refined materials. Small crystals or golden macro-sequins that are skilfully applied by hand to enrich and enlighten the refined leather; patchworks degradés or made of Elaphe, shimmering laminated fabric, silk-screen printing on horse leather, crocodile, small studs, ayers, strass and even very soft ram wool to identify these unique models, that are available

in the mignon or medium size. To be worn both day and night, they represent that touch of allure and style that Borbonese wanted for its woman. This year more than ever, Borbonese wants to reaffirm its essence of style also designing a complete line of clothes named “Real Life”, of great class and style, that personifies perfectly that idea of style and refinement that have always typified the brand. A unique and full of details ready-to-wear that was made using refined and prestigious materials. As the horse, inflected on daring vest to be matched with warm sweaters in lapin showing a crocodile or twist effect; or overcoats in ram wool perfectly matching the super soft scarfs in Mongolia wool. For a more daily and easy look, a pant with a male cut in stretch fabric to wear together with a smock in jacquard or in light wool. Style can be expressed also through refined dresses in chiffon and georgette, pencil dresses enlightened

by sparkling sequins, silk pleated skirts, velvet jackets or the funny reversible down jacket in lapin, to wear while walking along a snowy Cortina. At the end, 30 models of footwear, from rubber boots to mini bikers, from leather ballet flats decorated with studs, fierce and daring, to the decolletés in chammy; and a collection of precious and refined bijoux: anise pearls, smoky quartz and jade to enrich necklaces and bracelets. Details that remind the O.P. fantasy and the screw, also sectioned, to provide an original touch and to recall the heritage. Trait d’union of this new Borbonese’s world are, as usual, the absolute made in Italy, the high quality materials used and the skilful craftsmanship.

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Encounters

Joaquín Cortés RITMO GITANO Gypsy rhythm

O

cchi neri penetranti, spirito gitano e un senso del ritmo innato: questo il biglietto da visita di Joaquin Cortes, il ballerino tutto irruenza e sex appeal più famoso dai tempi di Nureyev. Questo fuoriclasse internazionale della danza, figlio di una sincrasia di culture che trovano nel sud della Spagna la loro culla ideale, si è fatto pioniere del fusion flamenco, forma espressiva che accosta alla teatrale sensualità della tipica danza andalusa altre forme di ballo.

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Dopo cinque anni di isolamento, motivati dal forte dolore per la scomparsa della madre che l’aveva portato ad annullare tutti gli impegni e a rinchiudersi nella sua casa di Madrid, Cortes ha ripreso ad esibirsi sui palcoscenici di tutto il mondo con Calè, spettacolo di flamenco che ripercorreva i suoi vent’anni di carriera. Innamorato visceralmente della sua terra di cui è incarnazione, Joaquin ama molto anche l’Italia che lo vede, nelle insolite vesti di giudice, nel talent show di Rai Uno Forte Forte Forte al fianco di un’inossidabile Raffaella Carrà.

Quando ha capito che la danza era la sua vita? “Ho iniziato a danzare a 12 anni. Uno zio, grande ballerino di flamenco, mi ha spinto a iscrivermi a una scuola specializzata. Ho lavorato duro, dedicandomi anche alla danza classica e contemporanea. Ballavo

di / by Barbara Carrer

ovunque: in classe, a casa, tanto che mia nonna mi rimproverava perché facevo tremare il pavimento. Ero così innamorato della danza che mentre i miei coetanei giocavano a pallone, io mi esercitavo alla sbarra. I risultati però sono arrivati: a 15 anni ero già primo ballerino dello Spanish National Ballet”.

“Dopo la standing ovation del pubblico e le critiche entusiastiche dei giornali, il direttore del teatro voleva ingaggiarmi e mi chiese se avevo una compagnia di danza. Non l’avevo ancora, ma mentii per ottenere il lavoro. Tornai in Spagna e radunai su due piedi danzatori e musicisti. Fu la mia fortuna”.

E poi?

Non c’è mai stato un momento in cui si è pentito di aver preso questa strada?

“ A quel punto sentii che mi stavo annoiando, che lì avevo dato tutto e andai a Parigi per partecipare a un galà nel Théatre des ChampsElysées al quale partecipavano grandi professionisti della danza a livello internazionale. Ero uno sconosciuto, ma utilizzai al meglio i dieci minuti che, all’interno dello spettacolo, erano concessi a ciascun artista per esibirsi. Eseguii il mio pezzo di flamenco con tutta l’energia e la passione che avevo in corpo. Fu un trionfo”.

«Mi considero un uomo fortunato. Certo, avrei potuto fare altre cose, ma la danza è la mia vita». Cos’è per lei il flamenco? “L’arte, le mie radici. E’ un modello di vita che mi permette di portare la mia cultura, quella gitana, nel mondo” Spesso lei utilizza musica dal vivo nei suoi spettacoli...

Da lì è nato il fenomeno Cortes? “Quella è l’anima delle mie esibi-


zioni che contemplano composizioni originali. Il tema fondamentale è il flamenco che si fonde con altre sonorità”. Si rende conto di essere molto amato dalle donne? «Yo?» (finge stupore). No, no. Ci deve essere un errore ( ride, ma poi assume un tono più riflessivo). Nella vita di tutti i giorni sono una persona timida e discreta, ma quando salgo sul palcoscenico cambio pelle, mi trasformo come una farfalla”. Un sex symbol inconsapevole? “So che i miei show sono un inno alla sensualità e alla passionalità, sono apprezzati anche per questo”. Come mai ha accettato di fare il giudice in un talent? “E’ la mia prima esperienza di questo tipo, quindi è tutto nuovo. A convincermi è stata Raffaella Carrà perchè ero molto dubbioso, ma poi la curiosità ha prevalso...” Con che criterio valuta i ragazzi da selezionare? “ Sono giusto e diretto: niente sconti nè ipocrisie. Scelgo solo chi mi fa battere il cuore, chi mi emoziona veramente. Per avere successo non basta la tecnica, ci vuole un carisma speciale, irradiare luce. Solo chi possiede un’anima può riuscirci”. Cè qualcosa che manca alla sua vita in questo momento? « Mi piacerebbe sposarmi e avere dei bambini, sono abituato ad avere una famiglia numerosa; con i miei vivevamo tutti insieme in una grande casa”

Penetrating black eyes, gypsy spirit and an innate sense of rhythm: this is the calling card of Joaquin Cortes, the dancer all vehemence and sex appeal, the most famous since the time of Nureyev. This international dance champion, son of a syncretism of cultures that finds its perfect cradle in the south of Spain, has been a pioneer of fusion flamenco, a form of expression that

combines the theatrical sensuality of the typical Andalusian dance with other forms of dance. After five years of isolation, caused by the strong grief for the death of his mother who brought him to cancel all commitments and shut himself in his house in Madrid, Cortes resumed to perform in stages around the world with Calè, flamenco show that revisits his twenty-year career. Viscerally enamored of his land of which he is a personification, Joaquin also loves very much Italy where he appears in the unusual role of judge in the Rai Uno talent show Forte Forte Forte alongside an indestructible Raffaella Carrà.

When did you realize that dancing was your life? “I started dancing when I was 12. An uncle, great flamenco dancer, pushed me to enrol in a specialized school. I worked hard, dedicating myself also to classical and contemporary dance. I was dancing everywhere: in classroom, at home, so much that my grandmother scolded me because I was shaking the floor. I was so in love with dance that while my peers were playing football, I was exercising at the bar. However the results came: at the age of 15 I was the principal dancer of the Spanish National Ballet.”

participated great dance professionals at the international level. I was a stranger, but I used in the best way the time of ten minutes that was given to each artist to perform in the show. I performed my piece of flamenco with all the energy and passion that I had in my body. It was a triumph.”

loved by women?

From there the Cortes phenomenon was born?

An unaware sex symbol?

“After a standing ovation from the audience and the enthusiastic critiques in the newspapers, the theater director wanted to hire me and asked if I had a dance company. I had not yet, but I lied to get the job. I went back to Spain and I gathered very quickly dancers and musicians. That was my luck.” There has never been a time when you have regretted having taken this path? “I consider myself a lucky man. Sure, I could have done other things, but dancing is my life.” What is flamenco for you? “It is art, my roots. It is a way of life that allows me to bring my culture, the gypsy one, in the world.” You often you use live music in your shows... “That is the soul of my performances that provide original compositions. The essential theme is flamenco blended with other sounds.”

“Yo? (He feigns astonishment). No, no. There has to be a mistake (he laughs, but then takes a more reflective tone). In the life of every day I am a shy and discreet person, but when I get on stage I change my skin, I transform into a butterfly.”

“I know that my shows are a celebration of sensuality and passion, they are appreciated also for this.” Why did you agree to be a judge in a talent? “It ‘s my first experience of this kind, so everything is new. Raffaella Carrà convinced me because I was very doubtful, but then curiosity prevailed...” With what criterion do you judge the boys to be selected? “I’m right and direct: no discounts nor hypocrisy. I choose only those who make my heart beat, who really excite me. To be successful technique is not enough, you need a special charisma, to radiate light. Only who have a soul can succeed.” Is there something missing in your life right now? “I’d like to get married and have kids, I am used to have a large family; with all my kin we lived together in a big house.”

Do you realize that you are much

And then? “At that point I felt that I was bored, that I had given everything and I went to Paris to attend a gala at the Theatre des Champs Elysees to which

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Figlie dell’Islam? O Semplicemente figlie del nostro tempo?

di / by Diego Giolitti

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ossiamo parlare di arte musulmana femminile? Quanto l’identità sessuale influenza la produzione artistica e, in modo particolare, in un contesto Islamico? Nella cultura Occidentale ci sono degli stereotipi che condizionano la comprensione dell’arte prodotta da donne di religione Islamica? Queste sono solo alcune delle domande alle quali ho cercato di dare una risposta sin da quando ho cominciato i miei studi relativi alla cultura Persiana e la mia carriera di esperto d’arte contemporanea. Nell’approcciarsi a tali temi è impor-

Ghada Amer Red Diagonales 2000 Acrylic, embroidery and gel medium on canvas cm. 182,8 x 182,8

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tante prendere in considerazione i pensieri e i lavori di artisti che appartengono alla religione islamica. La loro esperienza artistica esplora un mondo contraddittorio, caratterizzato dalla sfida al fondamentalismo religioso ma, allo stesso tempo, rappresentato da un grande senso di orgoglio e di appartenenza. Shirin Neshat e Ghada Amer, per esempio, concepiscono entrambe l’arte come uno strumento di denuncia sociale e di introspezione psicologica: attraverso l’uso delle immagini, le artiste riescono a raffigurare il loro mondo interiore, le loro sofferenze e

difficoltà e il loro desiderio di ottenere un’identità globale che vada oltre le differenze sessuali, religiose e culturali. Parastou Forouhar, Sukran Moral e Shadi Ghadirian, usando un linguaggio che è a volte ambiguo, rappresentano le contraddizioni femminili in società lacerate fra modernità e

tradizione. Nella questione sulla femminilità Neshta introduce elementi relativi al canto e alla musica per espandere il dibattito sul corpo femminile inteso come mero oggetto. Artisti come Shirin Fakhim, Firouzeh Khosrovani e Majida Khattari affrontano il soggetto della prostituzione a volte usando un tono ironico e altre uno che si confronti direttamente con un certo tipo di maschilità, che implicitamente consente che la donna venga trattata come una mercanzia. Shirin Neshat Il lavoro di Shirin Neshat si batte per rappresentare le complesse forze sociali e religiose che costituiscono una parte integrante dell’identità delle donne musulmane e del loro ruolo nella società Islamica il cui carattere sovversivo è evidente sin dall’inizio della sua carriera con le opere Unveiled (svelato, senza velo) e The woman of Allah (La donna di Allah). Sono questi dei ritratti in bianco e nero di donne-soldato Islamiche, coperte da chador pesanti A una prima occhiata essi rappresentano lo stereotipo di un regime medio-orientale violento e maschile, mentre dall’altra simboleggiano le donne che reclamano un potere che è stato loro storicamente negato. Ghada Amer Ghada Amer esplora il conflitto esistente tra due identità separate: una che è influenzata da un’educazione musulmana e l’altra dalla cultura occidentale. Ghada spoglia entrambe le identità dei loro codici sociali usando un linguaggio ironico e dissacrante per evidenziare numerose contraddizioni e pregiudizi provenienti dalle due diverse culture: il modello estremamente liberale dell’Occidente e quello tipico del fondamentalismo Islamico. In Red Diagonales (2000) l’artista ispirata dalla action painting, crea immagini in cui le pennellate di

Shirin Neshat Unveiling (Women of Allah Series) 1993 RC print & ink Photo taken by Plauto Courtesy Gladstone Gallery New York and Brussels

acrilico in parte nascondono e in parte rivelano i contorni di donne nude ricamate sulla tela. Questo effetto di negazione può essere colto solo dopo un momento di riflessione L’uso di colori brillanti con la tecnica dello sfumato e l’uso del filo di cotone evoca una storia distinta di pittura, che tesse una trama di segni e di

Shirin Neshat Rebellious Silence 1994 B& W RC print & ink photo taken by Cynthia Preston Courtesy Gladstone Gallery New York and Brussels


immagini intrecciati come un prezioso arabesco. Parastou Forouhar Parastou Forouhar, iraniana di origine ma residente in Germania, esplora il tema della violenza psicologica e della repressione politica dei regimi totalitari. Forouhar mescola un forte senso di attaccamento alle proprie radici Islamiche con la denuncia del regime, un regime costituito in nome dell’Islam che ha obbligato un’intera generazione di donne al silenzio. Nella serie di fotografie Benham (2001) l’ambiguità dell’immagine gioca un ruolo fondamentale. Da lontano, chi guarda vede immediatamente una serie di segni che, dopo un’ulteriore contemplazione si metamorfizzano in una figura umana, avvolta in un chador. Mentre chi guarda si avvicina alla fotografia, diviene chiaro che la persona che veste il velo non è una donna bensì un uomo. La testa dell’uomo è rasata, donando al suo viso una qualità indefinita che, a una prima occhiata, ricorda maggiormente dei caratteri femminili. In questa opera non solo viene condannata la condizione delle donne, ma anche il “consenso” sociale che permette ai regimi Islamici di reprimere la libertà di espressione delle donne. Sukran Moral Sukran Moral, artista turca che si è trasferita in Italia per sfuggire alle persecuzioni del 1989, documenta la condizione delle donne affrontando temi quali l’esclusione dalla società, la giustizia, la religione e la prostituzione. La sua prima apparizione sulla scena artistica internazionale ha suscitato molta attenzione: nel 1994 ha creato Artista, una performance nella quale ha ricoperto il ruolo di Cristo. Ponendo se stessa sulla croce, l’artista ha rivendicato una sorta di artistica androginia, affrontando il mondo maschilista rappresentato delle istituzioni dell’Islam e del Cattolicesimo, con la loro eguale visione misogina della società. Al primo posto del pensiero di Moral ci sono le questioni sull’emancipazione femminile e il confronto dei conflitti ideologici e della guerra. Il

Sukran Moral The Artist 1994 Print On canvas cm. 200 x 180

suo criticismo alla misoginia viene espresso in Speculum (1997) nel quale l’artista usa un tavolo per visite ginecologiche in cui la vagina di una donna viene sostituita da un monitor. La storia, assieme anche alla storia dell’arte, ha sempre rappresentato le donne come un oggetto, da una parte venerate per la loro castità e dall’altra desiderate in quanto oggetto di piacere. In Speculum il piacere

maschile viene rappresentato da una visione che penetra la parte più intima di una donna, non solo fisicamente, ma anche spiritualmente. Donna che viene quindi spogliata della propria identità e ridotta a uno squallido spettacolo anatomico. I lavori di queste artiste non si rifanno a una monotona voce sull’identità sessuale, la razza o la religione. Piuttosto che focalizzarsi sulla Hijaab

è preferibile provare a comprendere il messaggio incorporato nell’arte di queste intense artiste, un messaggio che può facilmente rapportarsi alle nostre proprie vite, magari creando un flusso fresco di creatività ed esperienza. Ricordo che, durante la mia prima visita in Iran, una delle mie principali aspettative relative al lavoro delle studentesse della Iranian Academy of Arts (Accademia Iraniana per le Arti) e delle artiste Iraniane che ho conosciuto, fosse strettamente connesso alla “questione sulla condizione delle donne Islamiche”, che pensavo fosse spesso e costantemente presente nei loro lavori artistici. La realtà che ho scoperto , in realtà, era diversa. Il lavoro della maggior parte delle artiste di religione Islamica non è rivolto a un arte “basata sul genere sessuale” se così possiamo chiamarla. Ho persino notato una certa “intolleranza” nei confronti dell’aspettativa che il lavoro delle artiste Iraniane dovesse quasi unicamente trattare la “questione sulla condizione delle donne Islamiche”. Stanche di essere raffigurate con occhio occidentale con il cliché della donna calma e sottomessa, esse lottano per liberarsi da quest’etichetta che è stata loro affibbiata e da tutte le aspettative occidentali connesse all’arte femminile Islamica in generale. La produzione artistica di queste donne artiste va oltre la visione dell’artista Islamica che parla esclusivamente di donne coperte da un velo, una visione caratterizzata da cliché etnocentrici. Queste meravigliose artiste prendono parte a una discussione globale che è utile per ognuno di noi, ci aiutano a riflettere sulle nostre proprie sfide: dove siamo, a che punto ci siamo fermati e quale sia la direzione che dobbiamo prendere per poter riprendere il cammino. E’ un viaggio che deve essere fatto e queste coraggiose icone artistiche del nostro tempo hanno semplicemente offerto il loro personale contributo.

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Khosrovani and Majida Khattari tackle the subject of prostitution, occasionally using an ironic tone and at others in direct confrontation with the type of masculinity, which implicitly consents to the treatment of women as commodity.

Sukran Moral Speculum&Istanbul, 1997 Video Installation cm. 92 x 170 x 60

Daughters of Islam? Or simply daughters of our time? Can we speak of female Muslim art? How much does gender identity influence artistic production, particularly in an Islamic context? In Western culture, are there stereotypes which condition the understanding of art produced by women of Islam? These are a few of the questions I have tried to answer since beginning my studies in Persian Culture and career as an expert in contemporary art. It is important to take into consideration the reasoning behind artworks of female artists belonging to Islam, those whose artistic practice explores a contradictory world, characterized by the struggle against religious fundamentalism, whilst embodying pride to ones culture and origins. Shirin Neshat and Ghada Amer, both conceive art as an instrument of social denunciation and of psychological introspection: with the use of imagery they conceive their interior world, their inner discomforts and difficulties and their desire to obtain a global identity which goes beyond sexual, religious and cultural differences. For Parastou Forouhar, Sukran Moral and Shadi Ghadirian, the use of a language which is at times ambiguous, allows to portray feminine contradictions in societies torn between modernity and tradition. In the question of femininity, Neshat introduces elements of singing and music to expand the debate of the female body as mere object. Artists such as Shirin Fakhim, Firouzeh 76

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Shirin Neshat The work of Shirin Neshat strives to portray the complex social and religious forces that play an integral part to the identity and role of Muslim women in Islamic society whose subversive character originated at the beginning of her career in the works, Unveiled and The Woman of Allah. These black and white photographic self-portraits, portray Islamic women in arms, veiled in heavy Chuddars. At first glance, they allude to the stereotype of a violent and masculine Middle Eastern regime while contrarily symbolizing women reclaiming power historically denied to them. Ghada Amer Ghada Amer explores the conflict of two separate identities; one influenced by a Muslim upbringing and the other by western culture. Ghada strips both identities of their social codes with the use of ironic and desecrating language to highlight many contradictions and prejudices formed from the two different cultures: the extreme liberal model of the west and the typical model of Islamic Fundamentalism. In Red Diagonales, (2000), the artist, inspired by action painting, creates imagery where the brushstrokes of acrylic paint partially hide and reveal the outlines of nude women embroidered on the canvas. This effect of negation becomes clear only after a moment of reflection. The technique of using bright colours in a blurring nature together with the cotton thread evokes a distinct history of painting, weaving a plot of signs and images that are interlaced like a refined arabesque. Parastou Forouhar Parastou Forouhar, of Iranian origin but resides in Germany, explores the psychological violence and political repression of totalitarian regimes. Farouhar combines a strong sense of attachment to her Islamic roots with the denunciation of the regime, one that in the name of Islam has forced a whole generation of women into silence. In the photographic series Benham

(2001), the ambiguity of the image plays a fundamental role. In the distance the viewer immediately sees a series of marks, which upon further contemplation metamorphosize into a human figure, dressed in a Chuddar. As the viewer moves closer to the picture, it becomes apparent that the subject of the work is in fact not a woman but a man. The man’s head is shaven, endowing his face with an undefined quality, at first glance, is more reminiscent of feminine traits. In this work, not only is the condition of women condemned, but also the social ‘consent’ which allows Islamic regimes to suppress the freedom of expression of women. Sukran Moral Sukran Moral of Turkish descent, who moved to Italy to flee the persecutions of 1989, documents the condition of women in reference to themes of marginalization, justice, religion and prostitution. Her first appearance on the international art scene provoked a lot of attention: in 1994 she created Artista, a performance in which she played the part of Christ. By placing herself on the cross the artist claimed a kind of artistic androgyny, thus challenging the masculine world represented by the institutions of Islam and Catholicism with their equally misogynist view of society. At the forefront of Moral’s ideology are the questions of female emancipation, and the juxtaposition of ideological conflicts and war. Her criticism of misogyny is expressed in Speculum, (1997), in which the artist uses a gynaecological examination table replacing the monitor with a vagina. History, alongside a history of art, have consistently objectified women, on one hand venerated for their chastity and on the other desired as an object of pleasure. In Speculum, male pleasure is represented by a vision that penetrates a woman’s most intimate self, not only physically but

spiritually; the woman is thus stripped of her identity and reduced to a squalid anatomical spectacle. The works of these artists are not about a monotone voice on gender, race or religion. Rather than focusing on the Hijaab, what about trying to understand the message embedded in the art of these artists that can easily interconnect with our own lives creating a fresh flux of creativity and experience. I remember that during my first visit to Iran, one of my main expectations concerning the work of the female students at the Iranian Academy for Arts, and of the female Iranian artists that I met, was connected precisely to the ‘question of the condition of Islamic women’, which I believed would be often and assiduously present in their artistic work. The reality that I discovered, however, was to the contrary. The work of most female artists of Islamic religion is not dedicated to an art of ‘gender’, if we can define it thus. A certain amount of ‘intolerance’ towards the expectation of the work of female Iranian artists should solely reflect the ‘question concerning the position of Islamic women’. Tired of being depicted in western eyes with the cliché of the subdued and subordinate woman, they strive to shake off this image that has been applied to them and to be free from the western expectations connected to female Islamic art in general. The artistic production of these female artists goes beyond the vision of the female Muslim artist who speaks exclusively of veiled women, imbued with ethnocentric clichés. These wonderful artists take part in a global discussion that is useful for each one of us, they help us reflect upon our own individual struggles: where are we, at what point did we stop and which direction do we have to take in order to go forward? It is a journey that has to be personal contribution.

Shirin Fakhim Tehran Prostitutes, 2008 Mixed media, Life size Image courtesy of the Saatchi Gallery, London


GALLERIA TEGA AT FRIEZE MASTERS 2015 BOOTH C14

REGENT’S PARK, LONDON 14 - 18 OCTOBER 2015

KANDINSKY / Sans titre / 1917 / watercolour and ink on paper laid down on card / 31x21 cm

via senato 20 milano 20121 / tel. +39 (0) 276006473 / info@galleriatega.it / www.galleriatega.it


Luxury

MAMBRINI: FALL/WINTER COLLECTION 2015/2016 di / by Armin R. Mengs

è

sufficiente dare un veloce sguardo alla nuova collezione autunno inverno 2015/2016 Mambrini, per sentirsi subito immersi nella sfarzosa Russia della principessa Anastasia. Le nuances accese, così come i preziosi ricami, ricordano infatti i pregiati abiti delle zarine e delle delicate bambole di porcellana, simbolo per eccellenza della tradizione artigianale russa. Ed è proprio da questo magico mondo che Mambrini ha tratto la sua ispirazione. Nuovi modelli, nuovi materiali e dettagli ricercati danno forma a questa sofisticata collezione. La palette di colori spazia dal giallo al rubino, dal paprika all’ocean, dal nero al multicolor. Linea cult rimane la “Diamond”, con il suo iconico plateau a forma di taglio di diamante ed il vertiginoso tacco 13, alla quale però sono stati aggiunti dei seducenti dettagli: la

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suola totalmente glitterata ed il plateau in plexiglass, che conferisce un’incredibile sensazione di trasparenza e leggerezza. Ma è nella linea “Hanna” che ritroviamo quell’idea di folklore russo: decolletée in raso di seta, dalla punta sapientemente ricamata con cordino nero e lurex e tacco a spillo laccato, che si abbinerebbero perfettamente agli abiti di una zarina settecentesca. Ogni linea di questo nuovo mondo Mambrini racconta una storia, è ricca di particolari unici nel loro genere, ed è realizzata con materiali di grandissimo pregio: l’ayers va a rivestire il tacco di eleganti sandali in nappa; morbido lapin ricopre invece il bordo di altrettanto eleganti stivaletti in velluto, mentre sbarazzini e colorati pom-pom di volpe arricchiscono tronchetti in suede. Anche i nomi delle linee sono ispirati alle antiche bambole russe. Ecco allora Klarissa, audace stivaletto

in nappa nero ricamato con micro paillettes giallo fluo o la sofisticatissima decolletée Jasmin in delicato raso con la particolarità del tacco a spillo che ricorda lo stelo di un fiore e l’applicazione di leggere farfalle di chiffon, a ricordare il simbolo della griffe, cucite sul tallone. E ancora ballerine multicolor, polacchini in camoscio nero abbelliti da un originale ricamo in lurex oro rosa a formare delle piccole nappine dal gusto arabesque e sandali quasi ipnotizzanti per l’effetto della vernice nera che ricrea una fitta rete su uno sfondo color rubino. Riproposta anche un’altra linea iconica della Maison: la Saint Ger-

main, modernissima e romantica, di satin di raso, con applicata in punta l’impalpabile farfalla di piume. Questo il nuovo mondo Mambrini, dove l’abilità artigianale italiana si fonde con l’utilizzo di materiali pregiatissimi e con un’estrema cura nei dettagli. Un mix perfetto di lusso, stile e magia.


At a very first glance at the new Fall/ Winter Collection by Mambrini, the feeling is like to be in the sumptuous Russia of princess Anastasia. Indeed, the vivid nuances, as well as the precious embroideries, remind the exquisite dresses of the tsarinas and of the delicate porcelain dolls, par excellence symbol of the artisan

Russian tradition. And it is exactly by this magical world that Mambrini was inspired. New models, new materials and refined details form this sophisticated collection. The color palette goes from yellow to ruby, from paprika to ocean, from black to multicolor. Distinctive sign remains “Diamond” with its iconic diamond-cut shape plateau and the vertiginous size 13 heel that received now some attractive details: a fully glittered sole and a plexiglass plateau, that provides an incredible sense of transparence and

lightness. But it is with the ”Hanna” collection that we find the idea of the Russian folklore: decolleté made of silk satin, showing an extremity wisely embroidered with a black thread and Lurex and a lacquered stiletto heel, that would be perfect for the outfit of a Russian tsarina from the 18th Century. Every line of this new Mambrini’s world tells a story, it is rich of unique details and was made using very refined materials: the ayers covers the heels of elegant sandals made of Nappa leather; the soft lapin covers the border of elegant velvet booties; breezy and colorful pompoms enrich ankle boots in suede. Even the names of the lines are inspired by the antique Russian dolls : Klarissa, daring bootie in black Nappa leather embroidered with fluorescent-yellow micro-sequins or the very sophisticated Jasmin, a décolleté shoe in satin that is characterized by a stiletto heel that reminds the stalk of a flower and by some light butterflies in chiffon, recalling the company’s logo, stitched on the heel.

Even more, multicolor ballet flats, high-laced boots in black suede enriched by an original embroidery in pink-golden Lurex designing small arabesque tassels and sandals that result in being almost hypnotizing thanks to the black varnish that creates a sophisticated network on a ruby background. Another iconic line of the Maison was also re-elaborated: Saint Germain, a very modern and romantic shoe, in satin, that has on the shoe point a weightless butterfly made of feathers. This is Mambrini’s new world, where the Italian craftsmanship blends with precious materials and the attention to details. A perfect mix of luxury, style and magic

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Vernissage Star of HOPE (Red/Green/Blue/Silver) 2013 Silkscreen in colors, on coventry, One of a Kind cm. 83,8 x 74,9

di / by Diego Giolitti

Non perdere la speranza M

eglio conosciuto per la sua iconica rappresentazione della parola “LOVE” (amore), Robert Indiana, il cui vero nome è Robert Clark, è stato una figura di spicco in diversi movimenti artistici di rilievo dei decenni passati, incluso l’Hard-edge, (pittura a contrasti netti) l’Assemblage e la Pop Art e ha avuto un ruolo fondamentale nell’arte americana del dopo guerra. Nei 50 anni passati Indiana ha creato un davvero singolare corpo di opere sui temi dell’astrazione, del linguaggio e dei miti americani, che si è sviluppato di pari passo con la sua storia personale. Indiana ha raggiunto la notorietà internazionale nei primi anni 60 grazie al suo stile distintivo che combina il linguaggio verbale e quello visuale in modi innovativi. Lui che si è autodefinito un “pittore americano di simboli” usa forme geometriche, numeri e lettere per creare nuovi simboli universali e messaggi senza tempo che fanno eco ai fenomeni attuali così come alla sua unica visione artistica. Prendendo ispirazione dal movimento dell’ Hard-edge painting tanto quanto

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dai segnali stradali, dalle insegne dei negozi, dai flipper a dai jukebox, trasforma il linguaggio familiare della cultura pop in sofisticate composizioni evocative. Indiana ha fornito un’importante eredità agli artisti contemporanei, i quali usano il linguaggio come loro metodo principale di espressione, ma anche a coloro che cercano di espandere la loro pratica oltre i confini convenzionali delle arti figurative e della cultura popolare. ContiniArtUK ospiterà in ottobre la personale dedicata all’artista “Don’t Lose Hope” (“Non perdere la speranza!”), che riunirà una gran parte dei quadri e sculture più emblematici della sua carriera. La mostra, che si concentrerà sul progetto di Indiana “HOPE”, al tempo stesso rifletterà sulla prima parte della sua carriera tanto quanto sulla sua produzione artistica più tarda. Ciò consente una comprensione esauriente dell’intero contributo artistico di Indiana che va al di là delle sue opere più rappresentative. Il tema centrale che ruota attorno a HOPE è controbilanciato dai capolavori precedenti che mostrano il retaggio


di vasta portata dell’artista. In mezzo ad essi, troviamo il giovane Woman on a Bus (Donna nell’autobus) del 1945, che ha fatto parte della mostra dell’anno scorso “Robert indiana: Beyond LOVE” (Rober Indiana: oltre LOVE) al Whitney Museum of American Art, in New York. La mostra esplora l’opera HOPE di Indiana sotto molti punti di vista, e , allo stesso tempo, cercherà di presentare nuovi punti di vista e una più profonda riflessione su una delle più eccezionali figure artistiche dei nostri tempi. La mostra vuole innanzitutto offrire una visone critica del tutto nuova riguardo al contributo di questo Maestro all’arte moderna e contemporanea. E’ un’opportunità per il vasto pubblico, che già conosce il famoso LOVE di Indiana, di scoprire altri aspetti della sua carriera e anche di veder suggerita una più equilibrata riflessione sull’insieme della sua diversificata e varia produzione. Più di 75 lavori provenienti da progetti e periodi diversi verranno esposti con lo scopo di circoscrivere l’eterogeneità della visione artistica di Indiana. Don’t lose Hope sarà la mostra più grande mai dedicata ai quadri e alle sculture di Robert Indiana organizzata a Londra.

Don’t Lose HOPE will be on show from 16 October 2015 until 31 January 2016 at ContiniArtUK. ContiniArtUK 105 New Bond Street London W1S 1DN www.continiartuk.com

Star of HOPE (Blue/Red/Silver/Purple I) 2013 Silkscreen in colors, on coventry, One of a Kind cm. 83,8 x 74,9

HOPE (Red/Gold) Painted stainless steel Ed. III/IX cm. 45,7 x 45,7 x 23

Don’t Lose Hope by Robert Indiana Best known for his iconic representations of the word “LOVE” Robert Indiana, whose real name is Robert Clark, has been a leading figure in several major artistic movements of the past decades, including Hard-edge, Assemblage, and Pop art and has played a leading role in American post-war art. During the past 50 years, Indiana has created a particularly singular body of works on the themes of abstraction, language and American myths, while he is likewise engaging with his own personal history. Indiana became known internationally in the early 1960’s, thanks to his distinctive style, combining

the verbal and visual language in innovative ways. The self-proclaimed “American painter of signs” uses geometric forms, numbers, and letters to create new universal signs and timeless messages that echo current phenomena as well as his distinct artistic vision. Taking inspiration from the Hard-edge painting movement as well as road signs, store signs, pinball machines and jukeboxes, he transforms the familiar language of pop culture into evocative sophisticated compositions. Indiana provided an important legacy for contemporary artists, who use the language as their primary mode of

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expression, but also for those looking to expand their practice beyond the conventional boundaries of fine arts and popular culture. ContiniArtUK will host in October the solo exhibition “Don’t Lose Hope” dedicated to the artist, bringing together a large number of the most emblematic paintings and sculptures of his career. While the exhibition will focus on Indiana’s HOPE project it will equally reflects on his earlier career as well as his latest artistic production. This allows a comprehensive understanding of the entirety of Indiana’s artistic contribution beyond his most iconic artworks. The central theme around HOPE is complemented by preceding masterpieces to display the artist’s far-reaching legacy. Among them is his early Woman on a Bus, 1945, which was included in last year’s exhibition Robert Indiana: Beyond LOVE at the Whitney Museum of American Art, New York. As the show explores Indiana’s HOPE alongside more complex themes this exhibition will seek to present new insights and a deeper reflection on one of the most outstanding artistic figures of our times. The exhibition is primarily intended to provide a new critical outlook on the contribution of this artist to modern and contemporary art. It is an opportunity for the general public,

who already knows Indiana’s famous LOVE, to discover other aspects of his career, and also to encourage a more balanced reflection on the totality of his diverse and varied work. More than 75 works from various projects and periods will be exhibited and aim to circumscribe the diversity of Indiana’s artistic vision. Don’t Lose Hope will be the largest exhibition in London ever devoted to paintings and sculptures by Robert Indiana.

Four Seasons of HOPEbook (silver) A portfolio of 4 Silkscreen Prints on coventry archival rag 2012 Ed 122/125 cm. 74,9 x 89,2

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HOPE (White/Blue/Red) Painted aluminium Ed. I/IX cm. 45,7 x 45,7 x 23


Poesie scultoree “Sono un pittore americano di segni che tracciano la via. Vorrei essere il pittore della gente, così come il pittore di un pittore”. Con questa affermazione Rober Clark (New Castle, Usa, 1928), in arte Robert Indiana, indicò una tra le varie definizioni che caratterizzano la sua vita d’artista. L’anno 1954 segnò il suo ingresso nel movimento della Pop Art, creando immagini caratterizzate da parole non lunghe e numeri. Simboli, riconosciuti e tutt’ora attuali, composti di combinazioni semplici ma altamente mediatiche. Un percorso nato quasi per caso durante i mesi pre-natalizi del 1964, quando disegnò delle cartoline d’auguri per il Moma di New York, con la parola LOVE, dalle lettere poste in un quadrato e la O inclinata. Un’iconografia che nei suoi primordi apparve per la prima

volta nel 1958 all’interno di una serie di poesie, nelle quali l’artista divise LO e VE ponendole una sopra l’altra. Fu nel 1970 che il Maestro ideò la prima scultura con parole tridimensionali sempre poste lungo due piani visivi. Nel tempo Indiana divenne uno dei più riconoscibili al mondo per un concetto espressivo inesauribile, di conseguenza ogni esposizione organizzata nel pianeta ha un successo garantito. Nel 2015 a Londra, la Galleria ContiniArtUk, 105 New Bond St, riporta “il pittore di un pittore” nel Regno Unito in una personale attraverso la quale è possibile analizzare e ammirare il suo percorso artistico che ha aperto, in anticipo sui tempi, alla globalizzazione visiva e semantica. Poche lettere riconosciute in tutto il mondo, diventano così simbolo di armonia e pace.

The artist standing in front of his 12 ft. ART sculpture at the IIIème Biennale de Sculpture Monte Carlo 1993

Body/Soul (Red/Green/Blue) 2014 Silkscreen on rising museum board Ed 15/18, Ed 16/18 cm. 101,6 x 152,4

Sculptural poems “I am an American painter of signs charting the course. I would be a people’s painter as weel as a painter’s painter”. With this thought, Robert Clark (New Castle, USA, 1928), also known as Robert Indiana, pointed one of the various definitions that characterize his life as an artist. Year 1954 marked his entry into the Pop Art movement, creating images with words, not long and numbers. Symbols, recognized still today, consist of simple combinations but highly media. A path born, almost by chance, during the pre-Christmas months of 1964, when he designed greeting cards for Moma New York, containing the word LOVE letters placed in a square by an O oblique. An iconography which appeared for the first time in 1958 within a series of

poems, in which the artist stacked LO and VE on top of one another. It was in 1970 that the Master designed the first three-dimensional sculpture with words always placed along two visual planes. Over time Indiana became one of the most recognizable for a concept expressive inexhaustible, therefore every exposition organized in the world has a guaranteed success. On 2015 in London, the Contini Art Uk gallery, 105 New Bond St, brings back “the painter of a painter” in Uk for a personal exhibition, which it’s possible to analyze and admire his artistic journey opened, in advance of time, to visual and semantics globalization. Few letters recognized throughout earth, become a symbol of harmony and peace. 83


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di / by Achille Bonito Oliva

L

a storia dell’arte ci ha abituato a considerare la sua produzione come una pratica soggettiva dell’occhio che piega a propria immagine e somiglianza il reale mediante gli attrezzi del linguaggio. L’immagine è sempre la conseguenza di una piega, di una torsione dell’occhio intorno al proprio campo visivo, di un movimento irrimediabilmente soggettivo e affettivo. La fotografia invece ha introdotto un procedimento anaffettivo, una mentalità che sembra meglio fare il calcolo delle cose e strappare alla realtà la pelle. Un luogo comune assegna alla fotografia il luogo di una crudele oggettività, il senso di una pratica chirurgica che seziona, taglia e preleva il dettaglio dalla rete di relazioni con il mondo. La distribuzione dei ruoli assegna quindi all’artista il posto dello sguardo eccentrico e al fotografo quello dello sguardo statico, all’arte il privilegio di assecondare la malattia della soggettività e alla fotografia il compito di sviluppare l’impossibile atteggiamento dell’impassibilità e della neutralità. La fotografia italiana pratica da molti anni una tangenza con il mondo dell’arte e degli artisti, capovolge questo luogo comune e introduce nell’ambito dell’immagine la torsione tipica dell’anamorfosi, che appartiene alla storia della pittura, adoperando rigorosamente gli strumenti del linguaggio fotografico. Si mette nella posizione del duello: il fotografo, di fronte al dato, non lascia scattare il dito sulla macchina precipitosamente, bensì promuove una serie di relazioni e rispecchiamenti, per cui arriva all’immagine mediante un rallentamento mentale e l’assunzione di una posizione di lateralità rispetto al proprio mezzo. La fotografia non è casuale e istantanea, non è il risultato di un raddoppiamento elementare, bensì di una messa in posa che complica e rende ambigua

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CAMERA CON VISTA LA FOTOGRAFIA DI TERESA EMANUELE la realtà da cui parte. Una torsione modifica l’immagine, nel tentativo di introdurre nell’ambito della visione l’eccentrico. Se tutto questo produce il risultato dell’oscuramento, dell’interdizione della visione frontale dell’opera, il processo esecutivo richiede il rigore della costruzione. La fotografia in questo caso spesso utilizza la visione dall’alto proprio nel senso affermato da Goethe dell’ironia che si libera nel distacco. Così noi abbiamo immagini quasi cinematografiche di interni che contraddicono la loro intimità attraverso la capacità descrittiva di una vita quotidiana fermata dalla pittura. Il distacco nasce dall’ingorgo di un linguaggio che costruisce un “assedio” alla realtà ma non si illude di potersi identificare con la vita. In questo caso la visione si sposa con quella letteraria e nello stesso tempo estremamente figurativa che descrive meticolosamente e metafisicamente una realtà quale occasione di pura catalogazione. L’uomo acquista la velocità di un immaginario che può agire a occhi aperti o chiusi. La fotografia italiana costruisce le sue camere dello sguardo, “macchine da fermo”, di uno sguardo dall’alto onnipotente e infantile capace di dominare grandi territori dove la vita pulsa nei suoi particolari e dettagli. Tali caratteri diventano la struttura visiva di un sistema astratto eppure concreto del vedere, analisi descrittiva e sintetica per qualità di uno spazio concentrato dentro i confini di una visione labirintica e nello stesso tempo familiare. Il fotografo adopera la stessa “civile ipocrisia”, utilizza materiali e convenzioni che rappresentano e nello stesso tempo negano la rappresentazione tra astrazione e figurazione. Oscilla liberamente con piacere e dolore costruendo immagini presenti e allusive vicine e

anche distanti. La vicinanza è dettata dalla scelta del materiale e dalla convenzione visiva che afferma e conferma la precisione dello sguardo. La distanza è rappresentata dalla filosofia dello sguardo stesso che conosce la sua possibilità e contiene anche la memoria di un contatto ormai impossibile da realizzare e ricostruire.

ISPIRAZIONE 2015 HANGING PAGES FROM OLD OPERA BOOKS

IN SOMNIA ATTO UNICO IN SOMNIA - Atto Unico di Teresa Emanuele dopo aver debuttato a Spoleto nella prestigiosa sede di Palazzo Racani Arroni, in occasione del 58ma edizione del Festival dei Due Mondi, approda a Roma all’Adnkronos Museum presso il Palazzo dell’Informazione. L’artista romana, con all’attivo numerose personali e collettive in Italia e all’estero, lavora prevalentemente con la fotografia in bianco e nero sperimentando il potenziale tridimensionale e cinetico della proiezione di ombre di stampe su superfici trasparenti. Debutta a teatro ad Atene nel 2013 presso l’Onassis Cultural Center, quando il suo lavoro Ecfrasi Triste fa da scenografia a Cercles / Fictions di Joël

Pommerat, diretto da Iannis Leontaris della Kanigunda Theatre Company. Ispirata dall’emozione di vedere la propria visione far da sfondo ad una piéce teatrale, l’anno successivo realizza la scenografia per il secondo atto de L’importanza di chiamarsi Ernesto diretto da Geppy Gleijeses, che debutta al Teatro Quirino di Roma per poi andare in tournée in tutta Italia. La mostra IN SOMNIA – Atto Unico è una raccolta di opere fotografiche concepite come scenografie teatrali. Da sempre appassionata di teatro, opera e balletto, Teresa Emanuele realizza plastici in bianco e nero per l’incanto fiabesco de Il Lago dei Cigni, per la tormentata passione di Rusalka, per la patetica tristezza di Pagliacci. Ancora, inserisce la malinconia dell’aggraziata Giselle in un bosco fatato, e reinterpreta in chiave siciliana le struggenti note di Norma. Il suo Don Chisciotte lotta invece contro un contemporaneo campo di pale eoliche che vibrano al vento. Il progetto Adnkronos Museum, nato nell’ambito delle attività di Adnkronos Culturalia, vuole mettere a disposizione di artisti, galleristi, musei, fondazioni e curatori uno spazio espositivo - sia fisico sia virtuale - pensato per valorizzare al massimo le produzioni artistiche. “Con Teresa Emanuele – ha detto l’amministratore delegato di Culturalia Guido Talarico - apriamo ad un ciclo di mostre dedicate alle contaminazioni: in questo caso teatro e fotografia. Adnkronos Museum nasce infatti come luogo di sperimentazione culturale e come spazio per aprire al contemporaneo le porte della comunicazione innovativa che una media company come la nostra è in grado di produrre.”


RUSALKA – THIRD ACT 2015 DURST PRINT ON PET AND MIRROR

NORMA – FIRST ACT 2015 DURST PRINT ON BACKLIT OPAL

L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNESTO SECOND ACT 2015 DURST PRINT ON PET

IL LAGO DEI CIGNI – SECOND ACT 2015 DURST PRINT ON OROGLAS

A ROOM WITH A VIEW THE PHOTOGRAPHY OF TERESA EMANUELE Art history has got us used to consider its production as an eye’s subjective practice that turns reality after its own image through the tools of language. Image is always the result of a bending, of a twisting of the eye about its field of vision, of an utterly subjective and affective movement. Photography instead has introduced an unaffective process, a mindset that seems to do better the calculation of things and to peel the skin of reality. A cliché attributes to photography the place of a harsh objectivity, the sense of a surgical practice that dissects, cuts up and takes away the detail from the network of relationships with the world. The distribution of roles, therefore, gives the artist the place of the eccentric eye, and the photographer that of the static eye, gives art the privilege to support the disease of subjectivity and gives photography the task of developing the unattainable approach of impassivity and neutrality. In Italy photography has been practicing for many years a tangency with the world of art and artists, it turns this commonplace upside down and introduces into the field of image the twisting typical of anamorphosis, that belongs to history of painting,

using strictly the tools of photographic language. It puts itself in the position of the duellist: the photographer, faced with the data, doesn’t trigger precipitately his finger on the machine, but promotes a series of relationships and mirrorings, so he reaches the image through a mental slowdown and taking a position of laterality about his device. The photograph is not casual and instantaneous, it is not the result of an elementary doubling, but rather of a posing that complicates and makes ambiguous the reality from which it comes. A torsion modify the image, in the attempt to introduce eccentricity in the area of vision. If all of this produces the result of obscuring, of obstructing the work’s frontal view, the executive process requires the rigour of construction. In this case photography often employs a view from above really in the sense that Goethe stated of irony which is set free through detachment. So we have almost cinematographic images of interiors that deny their intimacy by means of their capability of describing a daily life fixed by painting. The distance originates from the

gridlock of a language that builds a “siege” on reality but have no illusions that it can identify with life. In this case vision espouses a literary and at the same time extremely figurative one which describes meticulously and metaphysically a reality as an occasion of pure cataloguing. Man gains the speed of an imagination that may act with open or closed eyes. Italian photography builds its room of the eye, “freeze-frame”, of an almighty and childlike look from above capable to dominate large areas where life pulses in its particulars and details. Such features become the visual structure of an abstract yet concrete system of viewing, an analysis with a descriptive and synthetic quality of a space concentrated inside the limits of a labyrinthine and at the same time familiar vision. The photographer employs the same “civil hypocrisy”, he uses materials and conventions that represent and at the same time deny representation between abstraction and figuration. He swings freely with pleasure and sorrow building images that are present and allusive, near and also distant. Nearness is dictated by the choice of material and by the visual convention that affirms and confirms the eye’s precision. Distance is represented by the philosophy of the look itself which knows its possibility and contains also the memory of a contact that has become impossible to achieve an reconstruct.

PAGLIACCI - ONE ACT 2015 DURST PRINT ON ALUMINUM

IN SOMNIA ATTO UNICO Photographic stage-designs by Teresa Emanuele Based in Rome, Teresa Emanuele has already been featured in several solo and group exhibitions both in Italy and abroad. She works primarily with black and white photography, experimenting the three-dimensional and kinetic potential of projecting prints from transparent surfaces. Teresa Emanuele’s first designs for the theatre were for a 2013 production at the Onassis Cultural Center in Athens when her work Ecfrasi Triste was used as the set for Cercles / Fictions by Joël Pommerat, directed by Iannis Leontaris of the Kanigunda Theatre Company. Inspired by seeing her vision on a theatre backdrop, the following year Teresa Emanuele designed the sets for the second act of Oscar Wilde’s The importance of being Earnest. Directed by Geppy Gleijeses, the play debuted in Rome at the Teatro Quirino travelling toseveral theatres in Italy. The exhibition IN SOMNIA – Atto Unico is a collection of photographic works concieved as set-designs. Passionate about theatre, opera and ballet, Teresa Emanuele creates black and white scale models for the enchanting Swan Lake fairy-tale, for the tormentedpassion of Rusalka and the pathetic sorrow of Pagliacci. She pictures Giselle’s graceful melancholy in an enchanted forest and re-interprets the heart-breaking notes of Norma in a Sicilian key. Her Don Chisciotte fights against modern windfarm vibrating in the wind.

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FASHION

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GOLDEN GOOSE

DELUXE BRAND di / by Ilario Tancon

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SUMMER - FALL 2015

olden Goose Deluxe Brand, un viaggio infinito. Un viaggio dai riferimenti precisi: qualità, curiosità, voglia di stupire e affascinare, che si fondono con la capacità del gusto italiano di sposare gli stili del mondo. Valori e stili che si ritrovano anche nella collezione FW 15-16 dell’uomo e della donna Golden, dove il gusto raffinato, l’attenzione ai dettagli, rivisitano gli stili coniugando modernità e riscoperta dei decenni più creativi della moda. Un viaggio nel mondo, nel tempo e nelle stagioni. La collezione Inverno 2015 racconta l’evoluzione della donna Golden, partendo dalle sue origini fino ad arrivare ad oggi, dimostrando la compatibilità fra due anime, solo apparentemente contrastanti, quella vintage e quella moderna. La narrazione avviene ripercorrendo la costruzione dell’abito, dal prototipo, fino alla realizzazione sartoriale: un percorso che confluisce con l’archetipo, non inteso come punto di partenza ma come visione per il futuro. Così, giacche dal taglio over, abiti, pantaloni dal cavallo basso vengono presentati rovesciati, con tagli a vivo e cuciture solo all’apparenza non ultimate ma abbinati a forme aderenti, con tessuti pregiati. L’Archetipo diventa così protagonista, cercando di mettere in luce un diverso punto di vista da cui osservare la collezione: rovesciando l’abito e guardando al suo interno la cucitura e la rifinitura...solo così è possibile capire la vera identità del brand, da cui partire come punto di riferimento per un’evoluzione continua. Protagonista della prossima colle-

zione uomo sarà invece un viaggio nel tempo, dagli anni ’50, fino ad arrivare al futuro più prossimo. Così completi classici vengono abbinati a tessuti e lavorazioni all’avanguardia, come il neoprene, il laminato e il catarifrangente, piumini over a leggings in lycra, mantelle con stampa leopard a chino a tinta unita, il tutto accessoriato da ampi cappelli in lana, zaini in cavallino, sciarpe in tessuti pregiati utilizzate come mantelle ed infine scarpe spaziali, anticipatrici del futuro. “Back to the future” vuole essere la dimostrazione che passato e futuro, classicità e modernità, possono convivere senza risultare anacronistici, o meglio, che il cambiamento e l’innovazione passano sempre attraverso il nostro passato. Un viaggio nel tempo, tra passato e futuro, quello della dinamica azienda veneziana. Anche, un viaggio nel mondo. Per dare sempre più solidità alla propria vocazione internazionale: il brand ha attraversato l’oceano, alla conquista dell’America, con la recente apertura del Flagship Store monomarca nel cuore pulsante di New York, dopo le aperture di Milano, Seoul, Tokyo, Beirut, Amsterdam e Parigi. Uno spazio vivo e innovativo dove i valori di esclusività, ricerca e il respiro internazionale del marchio dialogano con gli elementi architettonici, creando, anche nelle imperfezioni, la giusta armonia. Situato nel cuore di Soho, uno dei quartieri più caratteristici di Manhattan, lo store trova la sua giusta collocazione tra i locali di atmosfera, le boutique e le gallerie d’arte che caratterizzano quest’angolo di città. Golden Goose Deluxe Brand, lo stile


italiano si impone nel mondo. Una crescita impetuosa, che fa della factory veneziana uno dei brand di riferimento dello stile italiano nel mondo. Un respiro internazionale che si fa ancora più forte con l’ingresso di Ergon Capital Partners nella composizione societaria. Un grande partner internazionale che aiuterà Golden Goose a rafforzare ulteriormente la sua posizione di brand di riferimento nel vasto settore della moda. Capitali internazionali, mente e creatività totalmente italiane. Una combinazione unica di stile, ricerca, artigianalità e un vero Made in Italy, unite a una comunicazione d’impatto e non convenzionale. Questi gli ingredienti di una storia di successo che continua a scrivere pagine...

Golden Goose Deluxe Brand, an infinite journey. A journey that precisely refers to quality, curiosity, desire to amaze and seduce, references that blend with the ability of Italian style to embrace trends from all over the world. Values and styles that are present also in the FW 15-16 Golden’s man and woman collection, where refined taste and attention for details revisit the styles combining modernity and the revival of the most creative

decades of the fashion industry. A journey around the world, through time and seasons. The 2015 Winter Collection tells the evolution of the Golden’s woman, since her origins to our days, showing the compatibility between two souls that only apparently look as opposite: the vintage and the modern one. Protagonist of the next man’s collection will be, on the other hand, a time travel, from the 50s to the next future. A journey through time, between past and future, this is the journey of this dynamic Venetian company. A journey around the world, indeed. To strengthen its own International vocation: the brand crossed the ocean, to conquer America, opening the new Flagship Store in the beating

heart of New York. Located in the middle of Soho, one of the most characteristic area of Manhattan, the store well adjusts with the trendy clubs, the boutiques and the art galleries that distinguish this part of the city. Golden Goose Deluxe Brand, the Italian style dictate itself around the world. An impetuous growth that makes of the Venetian factory one of the point of reference of the Italian Style around the world. An International flare that becomes

even stronger thanks to the participation of Ergon Capital Partners in the company. A great International partner that will help Golden Goose to strengthen its position as leading brand within the extended world of the fashion industry.

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Design

LE NOVITÀ FIRMATE ZALF, EUROMOBIL, DÉSIRÉE: UN MODELLO PRODUTTIVO MADE IN ITALY CON UNA VISIONE INTERNAZIONALE

All’interno di un’architettura espositiva calda e accogliente, di forte impatto scenico, il Gruppo si presenta nell’unità dei suoi tre brand: l’universo Zalf mobili – living, night, camerette bambini e ragazzi, office – Euromobil per l’area cucina e living, e Désirée – divani, poltrone, letti e complementi per proporre una soluzione Total Home Design, un progetto di arredo di casa totale in cui gli ambienti dialogano tra loro, così come i prodotti dei differenti brand che si completano a vicenda. Puntando al design funzionale, attinge all’esperienza trentennale nel mondo dell’arte per creare un progetto di industrial design che oggi è guardato come modello di imprenditoria raro e capace di attraversare la crisi del comparto.

di / by Mirko Cassani

SALONE DEL MOBILE. MILANO 2015

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Summer - Fall 2015


WHAT’S NEW BY ZALF, EUROMOBIL, DÉSIRÉE: A PRODUCTION MODEL MADE IN ITALY WITH AN INTERNATIONAL VISION

Surrounded by a warm and welcoming setup with a strong visual impact, the Group presents itself as harmonious combination of its three brands: Zalf furnishings – living, night, children and teens’ bedrooms, office; Euromobil for the kitchen and living area; Désirée – sofas, armchairs, beds and accessories; working together to offer a Total Home Design solution, a comprehensive home furnishing project where the different spaces interact with each other, just like the products of the three brands, complementing one another. Aiming at functional design, the Group draws from its thirty-year experience in the art sector in order to create an industrial design project that has now become a remarkable entrepreneurial model which is able to overcome the industry’s crisis.

LO STAND GRUPPO EUROMOBIL RICEVIMENTO CLIENTI

EUROMOBIL

DÉSIRÉE ZALF

RECEPTION

Suddiviso in due macroaree, lo spazio espositivo propone un Lifestyle di casa totale nel pieno progetto “Total Home Design”, unico e distintivo del Gruppo Euromobil. Un progetto architettonico rigoroso, elegante e rassicurante. L’architettura espositiva è accompagnata da scenografie raffinate e di forte impatto scenico, capaci di ispirare al meglio il raffinato gusto internazionale. A completare ed arricchire gli ambienti le grandi opere dell’artista Celiberti e le opere vincitrici dell’ultima edizione del “Premio Gruppo Euromobil UNDER 30” – Arte Fiera di Bologna.

Divided in two big spaces, the exhibition area displays a global home Lifestyle concept with the “Total Home Design” project, a unique distinguishing feature of Gruppo Euromobil. The architectural plan is rigorous, elegant and reassuring. The exhibition’s architecture is supported by an exquisite setting with a strong scenic impact, aiming at inspiring the refined international taste. The space is embellished and adorned with the great works of the artist Celiberti and with the winning artworks at the last edition of “Premio Gruppo Euromobil UNDER 30” – Arte Fiera in Bologna. 91


Expofactory è un percorso con installazioni ed aree espositive e commerciali. Il filo conduttore sarà il tema di Expo, mediato da una nuova grammatica visiva e dall’interazione tecnologica nel web, multimediale, al fine di unire le culture e le esperienze scientifiche, rendendole comprensibili dall’utenza quotidiana. Gruppo Euromobil per tutta la durata della manifestazione sarà presente con un’installazione progettata dall’Architetto Massimo Antinarelli con l’intervento dell’Architetto Roberto Gobbo e del team del Gruppo Euromobil, che all’interno di un container esprime il concetto di TotalHomeDesign. Un’opportunità per i visitatori di Expo 2015 di divertirsi grazie ad un gioco di specchi e di elementi d’arredo e di condividere la propria esperienza: attraverso una vetrata del container infatti è possibile scattarsi una foto ritrovandosi così inseriti nell’installazione TotalHomeDesign, condividendola poi nei propri profili social attraverso l’hashtag #totalhomedesign ed entrando a far parte di una vera e propria community!

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Summer - Fall 2015

UN’INSTALLAZIONE TOTAL HOME DESIGN AD EXPOFACTORY


Expofactory is a route with Expo themed setups, exhibition areas and commercial displays. The Expo theme is mediated through a new visual language and through the multimedial technological interaction on the web, in order to bring together the various cultures and scientific experiences and making them available to the common user. Gruppo Euromobil will participate for the whole show with a setup designed by Architect Massimo Antinarelli together with Architect Roberto Gobbo and Gruppo Euromobil team: a container that houses the TotalHomeDesign concept. The Expo 2015 visitors will enjoy its game of mirrors and furnishings and they will also be able to share their experience: it is in fact possible to take a selfie through a glass wall of the container, with the result of feeling part of the TotalHomeDesign setup. Visitors can then share it on their personal social profile with the hashtag #totalhomedesign and join in this way a real community!

EXPOFACTORY È POSIZIONATO IN AREA CASCINA MERLATA. L’ISTALLAZIONE GRUPPO EUROMOBIL SI TROVA VICINO ALL’INGRESSO DI EXPO 2015, SUL PERCORSO TRA LE RESIDENZE DEL VILLAGGIO EXPO E I PARCHEGGI RISERVATI AI VIAGGI ORGANIZZATI.

EXPOFACTORY IS SET IN CASCINA MERLATA, IN THE CASCINA AREA, ALONG THE EXPOFACTORY BOULEVARD. THE SETUP BY GRUPPO EUROMOBIL IS NEAR THE EXPO 2015 ENTRANCE, ALONG THE PATH BETWEEN THE EXPO VILLAGE HOUSES AND THE PARKING LOT RESERVED TO TOUR OPERATORS. 93


VERTICAL CITY

Projects

L

o studio di architettura Luca Curci architects presenta Vertical City, proposta progettuale di un edificio-città verticale sull’acqua. Il progetto congiunge sostenibilità e densità abitativa, puntando a costruire un edificio-città ad impatto energetico zero. La riflessione sul grattacielo contemporaneo come elemento compatto, omogeneo ed estraneo all’ambiente circostante, ha portato ad una sua reinterpretazione come struttura permeabile, aperta, dotata di spazi verdi a tutte le altezze, con luce ed aria naturali, in modo da consentire un nuovo stile di vita legato al benessere degli abitanti, al loro rapporto diretto con gli elementi della natura, ripensando il concetto di aggregazione e collettività dell’abitazione, tipico delle città. Il concetto costruttivo si basa su un elemento strutturale modulare prefabbricato ripetibile in orizzontale e in verticale. La particolare forma dell’elemento strutturale crea un reticolo tridimensionale che sostiene i singoli piani. La struttura viene avvolta da una membrana di vetri fotovoltaici che consente di generare elettricità per l’intero edificio-città, rendendolo energeticamente autonomo e consentendo di fornire energia agli edifici sulla terraferma. L’edificio-città è completamente traforato, permettendo il passaggio di aria e luce a tutti i piani ed ospitando spazi verdi e giardini verticali. Suoli verdi per tutta l’altezza della torre, luoghi di

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Summer - Fall 2015

LUCA CURCI ARCHITECTS di / by Otis

incontro e socializzazione, spazi per la comunità degli abitanti. L’edificio-città, composto di 10 strati modulari orizzontali sovrapposti, raggiunge l’altezza di 750 metri, 180 piani, con un volume complessivo di 3.750.000 metri cubi e può ospitare fino a 25.000 abitanti, con oltre 200.000 metri quadri di spazi verdi, compresa la piazza-giardino pubblica superiore, a coronamento dell’edificio. Ogni strato modulare, completo e ripetibile, è alto 72 metri, con un diametro complessivo di 155 metri, dei quali 120 metri quadri di vuoto all’interno dell’edificio. Comprende 18 piani, per una superficie coperta di 58.000 metri quadri, che ospita residenze e servizi, uffici, spazi commerciali e per la collettività, fino ad un massimo di 2.500 abitanti. Le residenze sono di diverso taglio e dimensione a ciascun piano, inclusi appartamenti, duplex, ville con giardino. La superficie esterna, che accoglie verde e giardini, è di 20.000 metri quadri. La struttura si radica al fondale con una serie di piani subacquei che ospitano, oltre a parcheggi e spazi tecnici, anche servizi per l’intero edificio, come spa, centri meditazione e rilassamento, palestre e luxury hotel, le cui stanze hanno diretta vista sottomarina. Vertical City è raggiungibile via mare, via terra e via aria. Il basamento circolare è dotato di moli esterni, interni e di tre accessi marini: le imbarcazioni di maggiore dimensione possono attraccare ai moli esterni, in modo da consentire la navigazione sul golfo interno solo ad imbarcazioni pubbliche e private di piccole dimensioni. Il collegamento terrestre avviene attraverso un ponte semisommerso, pedonale, carrabile e dotato di trasporti pubblici elettrici che congiunge la terraferma direttamente al basamento subacqueo. La torre è inoltre dotata di un eliporto connesso alla piazza-giardino superiore ed agli impianti di collegamento verticale. Vertical City è una interpretazione modulabile dell’idea di città contemporanea. E di futuri possibili. Maggiori info: www.lucacurci.com

Luca Curci architects studio presents Vertical City, a project proposal for a vertical city-building settled in the water. The project combines sustainability with population density and it aims to build up a zero-energy city-building. Starting from the analyses of the contemporary skyscraper, conceived as a compact element, smooth and alienated from the surrounding space, the project has re-interpreted it in an opened structure, equipped with green areas on each level, natural light and ventilation. This new interpretation allows its residents to get into an healthier life-style, in connection with natural elements, re-thinking the traditional concept of community and society. The building’s structure is based on a modular structural prefabricated element, which is repeatable horizontally as well as vertically. The singular shape of the structural element creates a 3-D network which sustains every single floor. The structure is surrounded by a membrane of photovoltaic glasses which provide electricity to the whole building and make it energy-independent, providing further energy for the buildings on the mainland too. The city-building is completely perforated to permit the circulation of air and light on each level, hosting green-areas and vertical gardens. Green zones are spread all over the tower, while meeting and social areas are thought for the community life. The city-building consists of 10 modular layers overlapping. It reaches the height of 750 meters, 180 floors, with a total volume of 3.750.000 cubic meters, able to host up to 25.000 people, with a green area of over 200.000 square meters, including the public garden square at the top of the building.

Every modular and repeatable layer is high 72 meters and has an overall diameter of 155 meters, of which 120 meters of empty space inside the building. It consists of 18 floors, 58.000 square meters of floor surface housing homes and services, offices, stores and other facilities for a large community of maximum of 2.500 inhabitants. Residences have different sizes and shapes for each floor, and they include apartments, duplex and villas. The outside surface, with green areas and gardens, is large 20.000 square meters. The building is settled on the sea bottom, with a series of underwater floors that host parking and technical areas, facilities such as spas, mediation centres and gym and luxury hotels rooms with underwater views. It is possible to reach Vertical City by water, by land or by air. The circular basement is equipped with external and internal docks and three naval entries: large boats can dock at the external berths, so as permitting public or private smaller boats only, to navigate in the inner gulf. The connection with the mainland is made possible throughout a semi-submersed bridge for pedestrians, cars and public electric transports, which connect the land with the basement underwater. Moreover, the tower is provided with an heliport connected with the upper garden-square and vertical linking-installations. Vertical City is a modular interpretation of the idea of contemporary city. And possible futures. More info: www.lucacurci.com


Alba Gonzales Foto: Emanuele Ruiz

www.albagonzales.com

18 Aprile 2015 - Fregene (Rm): insediamento della scultura monumentale “Chira Centaura di Enea” - Rotonda sul lungomare del Piazzale di Fregene • 18 Aprile - Fregene (Rm): riapertura ufficiale del Centro Internazionale di Scultura Contemporanea Pianeta Azzurro • 10-30 Giugno - Milano: Palazzo dei Giureconsulti - “L’Arte e il Tempo, official event di EXPO in città in EXPO 2015” a cura di Giulia Sillato e Gianmarco Puntelli, ospite il Prof. Stefano Zecchi • 12 Giugno - Roma: Lungo il Tevere...Roma 2015 - un Fiume di Cultura: “I Miti di Alba Gonzales” - con testi dell’artista • 19 Giugno - 31 Ottobre - Vareto (MB): Villa Bagatti Valsecchi - “Expo Arte Contemporanea” - a cura di Vittorio Sgarbi • 1-20 Settembre - Assisi (Pg): Pinacoteca in Piazza del Comune - “Forma e Colore” Alba Gonzales - Domenico Monteforte - Agostino Veroni • 12 Settembre - 25 Ottobre - Besana in Brianza (MB): Villa Filippini - “Artisti contemporanei in dialogo con Aligi Sassu” organizzata dall’Associazione Culturale Amici dell'Arte di Aligi Sassu e Carlos Julio Sassu Suarez


Cinema

Dieci edizioni di Cortinametraggio

di / by Alain Chivilò

THE WINNERS

C

ortinametraggio è la manifestazione, nata durante gli anni ’90, che a ridosso della primavera ha lo scopo di sensibilizzare il legame tra Cortina d’Ampezzo e il cinema. Dopo una pausa risalente al 2000, cinque anni fa il festival rinasce grazie a Maddalena Mayneri, presidentessa e direttrice. Dal 18 al 22 marzo 2015 si è tenuta la decima edizione con un fitto palinsesto di eventi e premiazioni. Tecnicamente i Corti sono dei film caratterizzati dalla breve durata tra i 30, 40 e 75 minuti (quest’ultima come da normativa nazionale). Rappresentano diversi generi cinematografici dallo stile essenziale e originale. Dagli anni ’80 esiste una rivalutazione internazionale e in quest’ottica, il cinema Eden diviene, nella conca

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ampezzana, luogo principe per la creatività prodotta in tempistiche ristrette. L’edizione di quest’anno è stata ricchissima e frizzante, tanto che possiamo sintetizzarla nell’elenco di alcune premiazioni tra le principali: Premio Goodfellas al miglior video Instagram “Uno di troppo” di Fertyliz, Booktrailer (1.000 euro) a Leonardo D’Agostini, realizzatore del “Tu e nessun’altra” di Claudia Zanella, premi Rai Cinema per la qualità cinematografica del booktrailer (1.000 euro) “La regola dell’equilibrio” di Gianrico Carofiglio, diretto da Francesco Carofiglio, Rai5 per la comunicazione del libro (1000 euro) “Settimo piano” di Lorenza Tonali, Rai4 a “Tutte le ragazze con una certa cultura” di Felice Valerio Bagnato e RaiFiction per la migliore Web-serie “Milano

Underground” di Giovanni Esposito. Premi speciali: a Margherita Buy, Laura Delli Colli e Maddalena Mayneri. Premio Fedeltà a Paolo Genovese, attore rivelazione dell’anno a Marco Palvetti, SNGCI al corto “Mala Vita” di Angelo Licata. Premi Corty Comedy: “Noi di Cortina Juniores” a “Doppia Luce” di Laszlo, “Noi di Cortina Cortinametraggio 2015” a “L’uomo senza paura” di Francesca, alla miglior colonna sonora deciso dagli Spritz for Five a “Doppia Luce” di Laszlo Barbo. Menzione speciale a “Rose rosse” di Sole Tonnini. Da come s’intuisce, anche per l’edizione del 2016 (14-20 marzo) gli appuntamenti saranno coinvolgenti e ricchi d’iniziative ad alto impatto culturale.

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Cortinametraggio is the festival, born during 90s, that in spring time link Cortina d’Ampezzo to the world of cinema. After a break 15 years ago, on 2010 it reborn thanks to Mayneri Maddalena, president and director. From 18 to 22 March 2015 was held the 10th edition with a program full of events and award ceremonies. Technically short film is characterized by a duration among 30, 40 and 75 minutes (the latter as italian law). It represents different kinds with an essential original style. Since

TEN EDITIONS OF CORTINAMETRAGGIO the 80s there is a revaluation and in this focus Eden cinema, in the Ampezzo valley, becomes the main place for creativity produced in restricted timeframes. This year the festival has been rich and sparkling of events.

from left: maddalena maineri, stefano Contini and giusePPe veneziano

giorgia wurtH and enriCo ianniello

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Stampare su carta significa realizzare un’idea. Costruire un libro, una brochure, un catalogo è concretizzare un progetto e portarlo a conoscenza del mondo, dargli vita. Tutto questo, è la nostra arte.

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Print to life


Photo

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Sotto la Lente: Icone di Arte Contemporanea di / by Ulia Rabko

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Gianfranco

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100 Summer - Fall 2015

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Gorgoni 6


I

nsieme all’importante retrospettiva su Agnes Martin al Tate Modern, ContiniArtUK ha organizzato in giugno una mostra sul celebre fotografo Gianfranco Gorgoni. La mostra ha presentato una serie di ritratti dell’illustre pittrice astratta canadese-american Agnes Martin (1912-2004); in contemporanea, foto di significativi artisti del ventesimo secolo. La mostra al Tate Modern dura fino all’11 ottobre 2015 e celebra la carriera lunga cinquant’anni di Agnes Martin. Un emblematico ritratto dell’artista scattato da Gorgoni è stato selezionato per la copertina del catalogo della mostra; così come la campagna promozionale relativa alla tanto attesa retrospettiva su questa geniale e venerata figura del ventesimo secolo. Nel ritratto del 1974 di Gorgoni, Martin assomiglia a una contadina. Le fotografie mostrano l’artista con una casa di fango alle spalle, una costruzione che lei stessa ha costruito con le proprie mani quando è arrivata nel villaggio di Cuba, in New Mexico, nel 1968, dopo aver venduto tutto ciò che aveva ed essere fuggita da New York l’anno prima. Qui lavorò in una sorta di isolamento autoimposto fino alla sua morte, avvenuta nel 2004 all’età di 94 anni; senza televisione, radio o giornali. Fu da sola con se stessa , con i propri pensieri e le proprie idee. Gorgoni fu uno dei pochi ad avere il privilegio di interagire con l’artista minimalista, durante la sua sobria vita. Nato a Roma, Gianfrango Gorgoni si è trasferito a metà degli anni sessanta a Milano, città in cui ha aperto il proprio studio. Il suo primo progetto di rilievo fu un componimento fotografico riguardante il viaggio di una nave da trasporto verso l’America, un progetto che avrebbe contribuito al pagamento del suo viaggio. Nel 1968 Gorgoni arrivò a New York e cominciò a interessarsi all’ Open Theatre e al Living Theatre, con il risultato di iniziare una lunga collaborazione con il settimanale italiano L’Espresso. Dopo qualche mese, il fotografo cominciò una serie di viaggi molto lunghi, innanzitutto dedicandosi a documentare le varie comunità Hippy

americane che erano così diffuse al tempo. Questo viaggio si trasformò in quello che sarebbe poi divenuto uno dei più grandi successi della sua iniziale carriera: la foto di Jimi Hendrix che interpreta l’inno americano a Woodstock nell’agosto del 1969. Tornato a New York, Gorgoni entrò in contatto con Leo Castelli, un commerciante d’arte di rilievo del tempo, che lo presentò a molti degli artisti che rappresentava in città, come Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Roy Lichtenstein e, più tardi, Jean-Michel Basquiat. Dopo essere entrato in confidenza con artisti di questo calibro, Gorgoni cominciò a frequentare un pub che si chiamava Max’s Kansas City, un locale popolare fra giovani artisti e intellettuali. Qui Gorgoni fece la conoscenza di altri importanti artisti quali Morris, Flavin e Serra, molti dei quali egli avrebbe poi documentato con la sua macchina fotografica durante gli anni.

Gorgoni ha creato una serie di schietti ritratti di artisti riprendendo i suoi modelli in una moltitudine di modi, sia spontanei che preparati per la posa. L’intensità con cui Gorgoni presenta i suoi soggetti ha risuonato nel mondo dell’arte e ha catturato l’attenzione delle pubblicazioni più importanti a livello internazionale. Il risultato è una carriera di grande successo internazionale come fotografo-giornalista. Dalla metà degli anni ’70 in poi, le fotografie di Gorgoni hanno abbellito le copertine di riviste come Times, Life, Newsweek e New York Times e continuano a farlo ancora oggi.

Info: www.continiartuk.com Instagram e Twitter: @continiartuk

Eliseo Mattiacci Inkjet print on paper cm. 76 x 56 (print size)

1 Bruce Nauman Pasadena California, 1970 Inkjet print on paper cm. 56 x 76 (print size) 2 Mimmo Paladino Saepinum, Italy, 1974 Injet print on paper cm. 76 x 56 (print size) 3 Mario Mertz Paris, 1988 Inkjet print on paper cm. 56 x 76 (print size) 4 Robert Rauschenberg Ahmedabad India, 1975 Inkjet print on paper cm. 56 x 76 (print size) 5 Keith Haring New York, 1985 Inkjet print on paper cm. 76 x 56 (print size) 6 Andy Warhol & Giorgio de Chrico New York, 1972 Inkjet print on paper cm. 56 x 76 (print size)

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Joseph Beuys Dusseldorf, West Germany, 1971 Inkjet print on paper cm. 76 x 56 (print size)

Through the Lens: Icons of Contemporary Art 102 Summer - Fall 2015

In conjunction with Agnes Martin’s major retrospective at the Tate Modern, ContiniArtUK hosted in June an exhibition of the renowned photographer Gianfranco Gorgoni. The exhibition presented a portrait series of distinguished Abstract Canadian-American painter Agnes Martin (1912-2004); alongside photos of significant artists from the 20th Century. The exhibition at the Tate Modern runs through 11th October 2015 and celebrates Agnes Martin’s five-decades spanning career. An iconic portrait of the artist by Gorgoni has been selected for the cover of the exhibition catalogue; as well as the advertising campaign to promote the long-awaited retrospective of this genius and cult figure of the 20th Century . In Gorgoni’s 1974 portrait, Martin looks like a farmer. The photographs present the artist with a mud house as a background, a construction she built with her own hands when she arrived in the village of Cuba, New Mexico, in 1968; having sold all her possessions and fled New York the previous year. She worked there in self-imposed seclusion until her death in 2004, aged 92; without TV, radio or newspapers. She was just amongst herself, her thoughts and her ideas. Gorgoni was one of the few privileged individuals that had the chance to interact with the minimalist artist, throughout her abstemious life . Born in Rome, Gianfranco Gorgoni settled in Milan during the mid-1960s. There, he set up his own studio. His first major project concerned a photographic essay of a freight ship’s journey to America, a project that would contribute to the payment for his fare. In 1968, Gorgoni arrived in New York City and began to take an interest in the Open and Living Theatre, resulting in a long-term collaboration with the Italian weekly L’Espresso. After a few months in the city, the photographer began a long travel series, primarily concerned with documenting the numerous American Hippy communes that were so widespread at that


time. This journey resulted in what was to become one of his greatest artistic achievements of his early career, capturing Jimi Hendrix playing the National American Anthem at Woodstock in August of 1969. Back in New York, Gorgoni came into contact with Leo Castelli, a leading art dealer at the time, who introduced him to many of the artists he represented in the city such as Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Roy Lichtenstein and later Jean-Michel Basquiat. After getting acquainted with leading artists such as Warhol, Rauschenberg, Johns, Lichtenstein and Oldenburg, Gorgoni started frequenting a pub called Max’s Kansas City, a popular hangout for young artists and intellectuals. There, Gorgoni met with other important artists such as Morris, Flavin and Serra, many of which he preceded to document with his camera over the years.

Gianfranco Gorgoni

Francesco Clemente, 1984 Inkjet print on paper cm. 76 x 56 (print size)

Gorgoni created a series of candid portraits of artists by capturing his sitters in a variety of ways, both in posed and spontaneous settings. The intensity with which Gorgoni presents his sitters resonated through the art world and captured the attention of world-leading publications; resulting in a highly successful career as an international photojournalist. Andy Warhol New York, 1971 Inkjet print on paper cm. 76 x 56cm (print size)

From the mid-1970s onwards, Gorgoni’s photographs graced the covers of publications such as Time, Life, Newsweek and The New York Times, and continues to do so up to this day.

Info: www.continiartuk.com. Instagram and Twitter: @continiartuk

Donald Judd New York, 1970 Inkjet print on paper cm. 56 x 76 (print sieze)

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Opening

Frank Holliday Galleria Partners&Mucciaccia Singapore 12th September - 8th December 2015

Heart and Soul 2014 cm. 72 x 62

104 Summer - Fall 2015


di / by Tobia Donà

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i sono quadri ai quali viene riconosciuto un grande valore. Ciò accade non soltanto per l’alta qualità pittorica e neppure perché rappresentano un punto cruciale nel lungo percorso dell’arte e del pensiero. Alcuni quadri sono intrisi d’emozione, d’esperienza, di storia. Sulla loro superfice, noi leggiamo ciò che i loro autori hanno vissuto. La loro gioia, ma ancor più spesso, il loro immenso e desolato sconforto. Vite fatte di eccessi e di voglia di arrivare in alto, ma anche di paranoia e di angosce, hanno consacrato taluni artisti nell’olimpo della storia tanto da essere universalmente considerati dei miti, perché mitica, è stata la loro vita. Momenti storici, dove voglia di rinnovamento e desiderio di ribellione sono catalizzatori capaci di condensare menti fuori dal comune in un vortice di invenzione e creatività. Penso a quello che accadeva a New York sul finire degli

anni settanta, quando ad incontrarsi nella Factory di Warhol c’erano: Mick Jagger, Jean-Michel Basquiat, Keith Haring ed altri miti del ‘900. La sera poi, si andava allo Studio 54. «In una serata buona era il miglior party della tua vita» ha scritto Haden-Guest. Tutto allora stava accadendo e ad esibirsi sul palco spesso vi era una giovane e sconosciuta Madonna. Frank Holliday lo ricorda bene. Allo Studio 54 esponeva i sui dipinti insieme all’amico Keith Haring. Questo straordinario periodo lo ha vissuto da protagonista, nell’East Village, con Andy Warhol e tutti gli altri. Il tempo scorre e stratifica esperienze. Oggi la pittura di Holliday è inevitabilmente cambiata, poiché a cambiare è stato il mondo. I suoi recenti lavori esposti per la prima volta in Asia, alla Galleria Partners&Mucciaccia di Singapore (dal 12 settembre al 8 dicembre 2015), sono, come li descrive David Cohen “Opere

astratte che trasudano la sensazione del paesaggio”. Sembra che nel suo agire più recente, Frank Holliday, senta forte l’esigenza di rappresentare l’assenza, l’invisibile, ciò che non c’è o perché non lo vediamo o perché è andato inevitabilmente perduto. Una riflessione profonda che arriva dopo una lunga storia personale. In un contemporaneo nel quale, cecità ed ignoranza sfuggono la visione e la conoscenza, quasi ad avere la meglio sulle sorti del mondo, l’arte di Frank Holliday è ancora una volta geniale e rivoluzionaria. Attrae il nostro sguardo in flebili e leggerissime pennellate di luce e sembra tener in vita un barlume di speranza.

Snow 2006 cm. 48 x 72

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Some paintings are of great value. Not because of their high pictorial quality, nor because they represent a milestone for the art history. But because they are permeated of emotion, experience, history. Through them we can read what their creators have experienced. Joy and discouragement. Lives made of excess and desire for success have consecrated some artists during the years. It is the case of New York, where at the Warhol’s Factory there were Mick Jagger, Jean-Michel Basquiat, Keith Haring and some other legends of the 20th century.

106 Summer - Fall 2015

At night the appointment was at the club Studio 54. Everything was in the process to happen. Frank Holliday remembers that very clearly. He lived that period as a protagonist, together with Andy Warhol and many others. Today Holliday’s painting has changed because the world itself has changed. Its artworks, exhibited at the Galleria Mucciaccia & Partners in Singapore (from September 12 to December 8, 2015) are, as per David Cohen definition: “abstract artworks perspiring the perception of landscape”. Frank Holliday feels the need to

represent the essence, what doesn’t exist because we do not see it. Today blindness and ignorance escape vision and knowledge, almost deciding the future of the world; in this situation the art of Frank Holliday results in being, once more, brilliant. It captures the sight with very light brush strokes, keeping alive a glimmer of hope.

The Gold 2010 cm. 98 x 110



Contemporary

La complessità artistica dell’amore

di / by Alain Chivilò

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rancesco Petrarca scriveva “Amor con amor si paga, chi con amor non paga, degno di amar non è”. Una definizione della parola Amore aulica che va a toccare uno dei possibili significati all’interno di un termine molto complesso che può esser individuato in stati d’essere quali una situazione d’affetto, un’attrazione interpersonale e attaccamento, una dedizione a qualcosa, una virtù e infine una generazione di bene nei confronti di terzi. Nell’antica Grecia esistevano quattro principali manifestazioni d’amore: philia (amicizia), agape (spirito), storge (familiare e parentela), eros (desiderio romantico ed erotico). Un fenomeno emotivo che nell’uomo è sempre esistito, di conseguenza qualsiasi forma artistica che tratti un oggetto o una situazione percettiva e visibile l’ha rappresentato attraverso varie composizioni. Tutti i secoli passati hanno opere che indagano la tematica dell’amore partendo dalla figurazione antica fino alle avanguardie e alle nuove forme interpretative contemporanee. Tale complessità artistica è stata carpita dalla sensibilità culturale presente nella Galleria Farsettiarte di Cortina d’Ampezzo, che all’interno della storica sede di Largo delle Poste

Mimmo Rotella Moana allo specchio 2002 DÉCOLLAGE ON CANVAS cm. 141 x 103

108 Summer - Fall 2015


(piano rialzato) propone la mostra “Amor...Da Rousseau a Fontana” all’interno degli eventi estivi culturali 2015 della regina delle Dolomiti. Una collettiva che, dal 9 al 31 agosto, unisce i più importanti artisti internazionali dell’arte moderna e contemporanea. Nell’attenta selezione espositiva, l’iconografia scultorea di Robert Indiana “Amor” diventa l’emblema per definire una parola altamente simbolica come dimostra l’iconica opera dell’ottantasettenne artista statunitense, mentre il dipinto di Henri Rousseau “La charmeuse de serpents” (versione più piccola dalle minime varianti rispetto a quella esposta al Musée d’Orsay di Parigi) propone una donna di colore, Eva, sedotta in un mondo pre-surrealista dall’aria ancestrale fatto di natura e armonia. Continuando nella breve rassegna, la tela datata 1927 di Giorgio De Chirico “Cavalli e rovine in riva al mare” avvicina con dolcezza e soavità i due amati animali all’interno di un’aria classica costituita da resti di antichi templi, invece Marc Chagall con “La mère à la robe rouge” pone in rilievo una madre di rosso vestita che abbraccia un tenero bimbo, infondendo positività, forza, energia e dolcezza. Altre opere all’interno di un percorso espositivo altamente qualitativo, quali “Serenata” Ottone Rosai, “Passeggiata romantica” Filppo de Pisis, “La romantica” Carlo Carrà, “Nudo sdraiato (nello studio) o ragazza” Felice Casorati, “Due personaggi” Enrico Baj, “Moana allo specchio” Mimmo Rotella, Barzagli e Toxic “Uno forte”, permettono al visitatore di carpire le infinite sfaccettature, del termine Amor all’interno dell’Arte.

The artistic complexity of love

Robert Indiana Amor 1998 SCULPTURE IN POLYCHROME ALUMINUM cm. 104 x 96,5 x 50,8

Love is a complex word linked to different states of being such a situation of affection, interpersonal attraction and attachment, dedication to something, virtue and finally generation of good toward people or other. In ancient Greece there were four main manifestations of love: philia (friendship), agape (spirit), storge (family and kinship), eros (romantic desire and erotic). An emotional phenomenon existed in human being, therefore all past centuries have art works that explore the theme of love, starting from figuration to the old avant-garde and new contemporary forms of interpretation. This complexity is present in the artistic cultural sensitivity of Far-

settiarte Gallery, Cortina d’Ampezzo Largo delle Poste, that schedule the exhibition “Amor. From Rousseau to Fontana”. A collective, from 9 to 31 August, combines the most important international modern and contemporary artists. In the careful exhibition selection, the Robert Indiana sculptural iconography “Amor” becomes the symbol to define an iconic word as shown by the highly symbolic work of the American artist, while the painting of Henri Rousseau “La charmeuse de serpents” (smaller version from slight variations compared to the work in Musée d’Orsay, Paris) proposes a black woman, Eve, seduced into a world pre-surrealist from ancestral fact of nature and harmony. Continuing in brief, the canvas of

Giorgio De Chirico “Cavalli e rovine in riva al mare” 1927 approach with sweetness and gentleness the two beloved animals within a classic feeling consists of ancient temples ruins, moreover “La mère à la robe rouge” of Marc Chagall emphasizes a mother dressed in red embracing infusing positivity, strength, energy and sweetness to the tender child. Other works in high quality exhibition, such as “Serenata” Ottone Rosai, “Passeggiata romantica” Filppo de Pisis, “La romantica” Carlo Carrà, “Nudo sdraiato (nello studio) o ragazza” Felice Casorati, “Due personaggi” Enrico Baj, “Moana allo specchio” Mimmo Rotella, Barzagli and Toxic “Uno forte” allow the visitor to grasp the many facets of the term Amor inside Art. 109


CARLA TOLOMEO: TI PIACEREBBE SEDERE SU UN’OPERA D’ARTE? WoULd YoU LIKE To SIT on A WoRK oF ART?

“le Palmares” 2014 wooden frameworK, seatbaCK-sCulPture in deCorated silK velvet, witH Collages and Passementerie Cm. H 155 X l 112 X P 59 - seat Cm. H 52 X l 83 X P 43

110 SUMMER - FALL 2015


Galleria d’Arte Contini Cortina d’Ampezzo (BL) 1st August - 6th September 2015 10 a.m. - 1 p.m. / 4 p.m. - 8 p.m. Open all days

“TEAROSE POUF” 2013 Detail WOODEN FRAMEWORK TOLOMEO DESIGN, SEAT-SCULPTURE IN SILK VELVET

di / by A. C.

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a Galleria d’arte Contini ha il piacere di presentare nelle sue sedi di Cortina d’Ampezzo e di Venezia, “CARLA TOLOMEO: TI PIACEREBBE SEDERE SU UN’OPERA D’ARTE?” La metafisica della fantasia. Con questa espressione potremmo identificare le creazioni scultoree di Carla Tolomeo: le Sedie. “Metafisico” è il richiamo all’arte del suo mentore ed amico, Giorgio De Chirico, contaminato da una vivace “fantasia creativa” manifesta nei colori, nelle forme e nei materiali adoperati. Pittrice, scultrice e scrittrice Carla

The metaphysics of fantasy. An expression that could best define the sculptures created by Carla Tolomeo: the Chairs. Giorgio De Chirico’s “Metaphysics” (her mentor and friend), is evoked in her art , contaminated by a vibrant “creative fantasy” that was manifest in its colors, forms and in the material used. Artist, sculptor and writer, Carla Tolomeo is multi-talented, inquisitive and constantly searching to add innovation to her artistic creations; with her Chair-sculptures she is capable of transforming commonly-used objects into an elegant parade of sumptuous trophies. The chair, often a neglected item of everyday use, is transformed into an anthropomorphic and sensual object thanks to the exquisite materials used and its allusive forms; its decorative elements merge and

Tolomeo è un’artista poliedrica, curiosa ed alla continua ricerca di innovazione nella sua produzione artistica; con le sue Sedie-scultura è in grado di trasformare alcuni oggetti della vita quotidiana in un’elegante parata di sontuosi trofei. La sedia, spesso trascurato oggetto di uso comune, muta in un oggetto antropomorfo e sensuale grazie ai pregiati materiali utilizzati ed alle ammiccanti forme; gli elementi decorativi si fondono con la struttura stessa dell’oggetto, diventandone parte integrante. Alcune creazioni propongono tratti umanoidi, il che conferisce loro l’unicità integrate into the object itself. Certain creations imply human features, an aspect which gives them a uniqueness normally typical of a subject rather than an object. A subject/object – or the Chair – which in Carla Tolomeo’s own words becomes a portrait/self-portrait of the person who will own it, a reflection of one’s own ego. The Chair therefore is not only referential to a wait or a pause, but becomes allusive, illusive, a masque-

Galleria d’Arte Contini Venice th th 11 September - 30 November 2015 10.30 a.m. - 1 p.m. / 2 p.m. - 7.30 p.m. Open all days che solo ai soggetti (e non agli oggetti) è riconosciuta. Un soggetto-oggetto dunque, quello della Sedia, che nell’espressione artistica di Carla Tolomeo diventa un ritratto-autoritratto di chi ne entra in possesso, un riflesso del proprio io. La Sedia, dunque, non rappresenta più i momenti di sola attesa o pausa, ma allude, illude, si maschera, si trasforma, provoca, regalando emozioni e suggestioni. Le Sedie-scultura vengono meticolosamente realizzate dall’artista mediante

rade, a transformation, a provocation of emotions and feelings. The Chair-sculptures are meticulously realized by the artist who utilizes an enormous variety of materials with rich details. Her use of satins, crushed silk velvets, lampas silk, sequins and Indian fabrics immerse the visitor into a fairy-tale atmosphere

l’utilizzo di una grande varietà di materiali e ricchezza nei dettagli. I suoi rasi, i velluti froissé, i lampassi, le paillettes ed i tessuti indiani immergono lo spettatore in un’atmosfera incantata nella quale il recupero di un elemento antico, la sedia, è adoperato per la creazione di un unicum nel panorama artistico. In mostra sono esposte una trentina di sedie-scultura e una selezione di dipinti ed acquerelli.

where a renewed vision of an antique element – the chair – is applied in the creation of a sole example, unicum, of thentire artistic perspective. The exhibition will present nearly 30 chair-sculptures and a selection of oil paintings and watercolors.

LEMON’S CHAIR 2014 DETAIL OF THE SEATBACK WOODEN STRUCTURE SEATBACK- SCULPTURE IN DECORATED AND DAMASK SILK VELVET, PASSEMENTERIE

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“HYERATI CANANASSA” 2009 WOODEN STRUCTURE SEATBACK- SCULPTURE IN SILK VELVET, COVERED BUTTONS, PASSEMENTERIE, EXCLUSIVE TOLOMEO DESIGN CM. H 148 X L 132 X P 37 - SEAT CM. H 60 X L 110 X P 32

Nel 1997 è uscito il mio primo libro sulle mie Sedie, da allora tanti ne sono seguiti, e in ciascuno ho voluto intervenire con un mio scritto, quasi a voler spiegare la mia scelta, e perché al mio impegno di pittore andavo affiancando queste stravaganti sculture. Proprio all’esordio ho scritto un saggio semiserio su ruolo e sull’importanza della Sedia nella Storia dell’arte, delle culture, delle religioni concludendolo con una precisa e meticolosa ricerca letteraria, per sostenere, con ricchezza di citazioni, che nel romanzo come nella vita, la Sedia svolge un ruolo insostituibile e primario, tant’è che, quasi tutto succede nel lasso di tempo che intercorre tra il posarsi dei protagonisti su una sedia e l’alzarsene, e ho suffragato la mia tesi con citazioni da Casanova come da Manzoni, Jane Austen, Choderlos de Laclos, Alexandre Dumas, De Queiroz, Flaubert, Turgenev, Zola. In fondo scrivere mi piace quasi quanto l’inventare le mie sedie, ma è operazione più solitaria, e, dalla Sedia in poi, ho scoperto il piacere di piacere, di piacere per interposta Sedia. 112 Summer - Fall 2015

Infatti le Sedie continuano nell’opera di seduzione iniziata quasi per gioco, in un momenti in cui, avendo dovuto rinunciare a una vera opportunità che si offriva alla mia pittura, era il 1997, mi ero concessa la parentesi di un gioco, per non riflettere amaramente sui –giochi- del Destino che pareva offrirmi troppo tardi quel che avevo rincorso per tutta la vita. Ma così non era, la vera offerta, il dono della Suerte erano proprio le Sedie. La prima collezionista è stata Marta Marzotto; poi sono arrivati gli amerikani e le Sedie sono volate a New York e Dallas, poi le mie rose sono fiorite sulla scalinata di Trinità dei Monti e nelle boutiques di Blumarine nel mondo, da Honolulu a Pekino, passando per Vienna e Rio, poi, inaspettata l’avventura con Leila Menchari per Hermès, e, a ripensarci, non mi pare ancora possibile ma due anni dopo prende forma il progetto per 11 installazioni all’hotel Meurice sempre a Parigi, infine inauguro una mostra a Mosca, al Museo Puskin.

In 1997 the first book on my Chairs was released and since then, many others have followed. In each one I wanted to add something handwritten, almost as if to explain my choice and also because my commitment as a painter goes hand in hand with these extravagant sculptures. At the very start, I wrote a semi-serious essay on the role and importance of the Chair in the history of art, culture, and religion, and concluded with a precise and meticulous literary study as a backup documentation on citations used. In fiction and in life the Chair takes on an irreplaceable primary role, in fact, the same time lapse involves either sitting down on a chair or getting up from one, based on citations from Casanova, Manzoni, Jane Austen, Choderlos de Laclos, Alexandre Dumas, De Queiroz, Turgenev, and Zola. Truthfully, I like writing almost as much as I do inventing my chairs, but it’s a more solitary process, and from the Chair I have discovered the pleasure of pleasure, and how to please others through my Chairs. That the Chairs continue to be seductive is something that began

almost for fun at a time when I was obliged to renounce an opportunity that my painting would have given me. It was 1997 and I decided to take the liberty of “playing a game” rather than reflecting woefully on the trick that Destiny had played on me – the offer of something I had spent my life waiting for but was now too late to accept. However, it turned out not to be so; the real offer – a gift of good luck – would be the Chairs. My first collector was Marta Marzotto; later came the Americans and suddenly the Chairs were off to New York and Dallas. My roses next were blooming on the steps of the Trinità dei Monti and in the Blumarine boutiques around the world, from Honolulu to Beijing while passing through Vienna and Rio de Janiero. Then unexpectedly, the adventure with Leila Menchari and Hermès began. Thinking back, I would never have imagined it possible, but two years later a project was in the works for 11 installations in the Le Meurice Hotel in Paris; subsequently, I inaugurated an exhibition in Moscow at the Pushkin Museum.


Carla Tolomeo nasce a Pinerolo e inizia a dipingere a Roma dove si trasferisce con la sua famiglia; alterna studi regolari e pittura, incoraggiata da Maestri quali Guttuso, Gentilini, Attardi, Pirandello e De Chirico, che avevano notato il suo talento, ancora bambina, e a cui la Tolomeo deve gran parte della sua formazione e della sua crescita artistica. Ha iniziato ad essere conosciuta ed apprezzata in Europa con l’invito alla mostra internazionale “D’après”, a Lugano nel 1971. Da allora ha esposto le sue opere tra Vienna, Ginevra, Zurigo, New York, Londra, Parigi e in Italia con presenze qualificanti, come a Milano, a Palazzo Reale, o a Mantova alla Casa del Mantegna. Fa parte del gruppo dei “Casanoviani”, studiosi dell’opera e della vita di Giacomo Casanova, cui l’artista dedica una serie di disegni e acqueforti. Dal 1997

diventa la “Signora delle Sedie”. Le Sedie-scultura sono immediatamente recensite dalle più importanti riviste d’arte ed arredo del mondo e oggetto di attenzione, citazione e collezionismo. Attualmente Carla Tolomeo vive e lavora a Milano.

“PINEAPPLE’S TWIN” 2009 (LEFT) WOODEN STRUCTURE TOLOMEO DESIGN SEATBACK- SCULPTURE IN SILK VELVET SMOOTH, EMBOSSED, OPERATED, EXCLUSIVE TOLOMEO DESIGN, COLLAGE AND PASSAMENTERIE CM. H 190 X L 95 X P 40 SEAT CM. H 46 X L 60 X P 43

Carla Tolomeo was born in Pinerolo (Turin) and began painting in Rome where she later relocated with her family. She alternated her normal studies with painting, encouraged by important Master painters such as Guttuso, Gentilini, Attardi, Pirandello and De Chirico who had taken notice of her talent which was manifested at an early age. They greatly

“PINEAPPLE’S TWIN” 2009 (RIGHT) WOODEN STRUCTURE TOLOMEO DESIGN SEATBACK- SCULPTURE IN SILK VELVET SMOOTH, EMBOSSED, OPERATED, EXCLUSIVE TOLOMEO DESIGN, COLLAGE, SEQUINS AND PASSAMENTERIE CM. H 190 X L 95 X P 40 SEAT CM. H 46 X L 57 X P 44

influenced her formation and artistic maturity. She began to be recognized and appreciated in Europe following an invitation to participate in the international exhibition, “D’après” in Lugano (1971). Since then, she has exhibited her works from Vienna, to Geneva, to Zurich, to New York, London, Paris and Italy in prestigious locations such as in Milan at Palazzo Reale or Mantua at the Mantegna House. She is a member of the “Casanovians”, a group that studies the works and life of Giacomo Casanova, a figure to whom she dedicated a series of designs and watercolors. Since 1997 she has become known as the “Lady of Chairs”. The Chair-sculptures received immediate reviews from the most important art and interior design magazines worldwide, and are the object of attention, citations and collectors. Carla Tolomeo currently works and lives in Milan.

“SEDIA - PESCI” 2012 DETAIL OF THE SEATBACK WOODEN STRUCTURE, SEATBACK- SCULPTURE IN SILK VELVET LAMPASSO, SEQUINS AND PASSAMENTERIE

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Koen Vanmechelen Black Medusa

116 Summer - Fall 2015


Photo by Francesco Allegretto

di / by Anita Braghetta

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urata da Adriano Berengo di Berengo Studio e Dimitri Ozerkov, Direttore del Dipartimento di Arte Contemporanea dello State Hermitage Museum, questa quarta edizione dell’ormai celebre Glasstress a Venezia è un’esplorazione sugli effetti stilistici e visivi che il Gotico e i concetti medievali hanno avuto sulla coscienza e sull’arte contemporanea.

GLASSTRESS 2015 Gotika riunisce opere medievali in vetro e altri oggetti provenienti dalla collezione dell’Hermitage che mai sono stati esposti al pubblico, con opere d’arte contemporanea create in vetro nella fornace Berengo di Murano. Agli artisti invitati, provenienti da più di 20 nazioni diverse, è stato chiesto di rispondere ai concetti propri del Gotico nelle loro creazioni in vetro. “In fornace si crea e si distrugge ogni oggetto e ogni progetto. Col farsi più stabile in consapevolezza e praticità, ogni artista ha vissuto momenti di apprensione e di magia, di stupore e, anche, di frustrazione. Se ciascuno di loro aveva la necessità di voler creare qualcosa di assolutamente nuovo, il vetro l’ha concessa a tutti senza distinzioni e la loro fede nell’arte si è come rinsaldata dando il via a nuovi progetti, nuove volontà che li accompagneranno per anni o forse per tutta la vita”, ci rivela Adriano Berengo.

rinomati artisti provenienti da tutto il mondo che, per questa occasione, hanno creato nuove opere d’arte insieme ai maestri del vetro di Murano e molti di loro si sono confrontati con il vetro per la prima volta. Alcuni tra i maggiori artisti sono: Bart Dorsa, Benoit Sokal; Elmar Trenkwalder; Erdag Aksel; Erwin Wurm; Hans Op de Beeck; Ilya and Emilia Kabakov; Ivan Plusch; Jake and Dinos Chapman; Jaume Plensa; Kaneuji Teppei; Kate MccGwire; Koen Vanmechelen; Mat Collishaw; Maria Grazia Rosin; Michael Joo; Mimmo Paladino; Olafur Eliasson; Oliver Clegg; Pascale Marthine Tayou; Petah Coyne; Penny Byrne; Recycle Group; Song Dong; Studio Drift; Tony Cragg; Wael Shawky; Wim Delvoye e molti altri. www.glasstress.org

Mimmo Paladino Monolite

GLASSTRESS anche quest’anno è stata allestita sia nell’antico Palazzo Franchetti sul Canal Grande, sia nell’antica fornace di Murano, sede dell’esposizione permanente della Fondazione Berengo. Glasstress presenta più di 50

Palazzo Franchetti

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Curators Adriano Berengo of Berengo Studio and Dimitri Ozerkov, Director of the Contemporary Art Department at the State Hermitage Museum, this fourth edition of the already famous Glasstress in Venice is an exploration on the stylistic and visual effects that Gothic style and Medieval concepts have had on the contemporary moral code and art. GLASSTRESS 2015 Gotika shows Medieval artworks in glass and other objects that are part of the Hermitage collection and that have never been shown before to the public, together with contemporary art glass pieces made at the Berengo glass factory in Murano. The artists invited, who came from more than 20 countries, were requested to respect, for their creations, the concepts that reflect the Gothic. “In the glass factory - reveals Adriano Berengo – every object and project

are created and destroyed. Becoming more aware and skilled, every artist has lived moments of anxiety and magic, of wonder and frustration. If each of them had the desire to create something absolutely new, glass gave all of them, with no distinction, this opportunity and their faith on art became stronger, creating new projects, new wills that go along with them for many years if not for the rest of their lives”. Also this year GLASSTRESS was set up both at the antique Palazzo Franchetti on the Grand Canal and at the old glass factory in Murano, location of the Fondazione Berengo’s permanent exhibition. Glasstress presents more than 50 well-known artists coming from all over the world who, for this occasion, have created new glass artworks together with the Murano glass masters; many of them confronted

IN THE CENTER: Song Dong Glass Big Brother

the challenge of glass for the very first time. Some of the best artists are: Bart Dorsa, Benoit Sokal; Elmar Trenkwalder; Erdag Aksel; Erwin Wurm; Hans Op de Beeck; Ilya and Emilia Kabakov; Ivan Plusch; Jake and Dinos Chapman; Jaume Plensa; Kaneuji Teppei; Kate MccGwire; Koen Vanmechelen; Mat Collishaw; Maria Grazia Rosin; Michael Joo; Mimmo Paladino; Olafur Eliasson; Oliver Clegg; Pascale Penny Byrne Hurt Locker

118 Summer - Fall 2015

ON THE WALLS: The Hermitage Collection

Marthine Tayou; Petah Coyne; Penny Byrne; Recycle Group; Song Dong; Studio Drift; Thomas Schütte;Tony Cragg; Wael Shawky; Wim Delvoye and many others. www.glasstress.org

Tony Cragg Untitled


Fondazione Berengo Exhibiton Space on Murano

Recycle Group Stream II

Sedi / Locations Palazzo Franchetti / Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti Campo S.Stefano, 2847, Venezia; Fondazione Berengo / Spazio espositivo in Campiello della Pescheria Murano, Venezia; Date / Dates 9 Maggio - 22 Novembre 2015 / Aperto tutti i giorni 10 - 18 May 9th - November 22nd 2015 / Monday to Sunday from 10 am to 6 pm

Jake & Dinos Chapman The Same but in Glass

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Performance

Julien

Bacelon

Untitled 2009/2010 cm. 70 x 100 Oil on canvas

di / by Marco Rossi

Untitled 2013 cm. 100 x 120 oil on canvas

120 Summer - Fall 2015

“Tutto ciò che abbiamo di grande viene dai nervosi: sono loro e non altri, che hanno fondato le religioni e creato capolavori. Mai il mondo saprà quanto deve a loro e soprattutto quanto essi hanno sofferto per produrlo. Noi gustiamo le incantevoli musiche, i bei quadri, mille cose raffinate, ma non sappiamo quanto esse siano costate a coloro che le crearono in insonnie, pianti, risa spasmodiche, orticarie, asme, epilessie e in quel terrore della morte, che è la cosa peggiore di tutte...”

“Everything great that we know has come from neurotics. Never will the world be aware of how much it owes to them, nor above all what they have suffered in order to bestow their gifts on it. We enjoy the enchanting music, the beautiful paintings, thousand refined things, but we don’t know how much they had cost to those who created them: insomnia, cries, spasmodic laughs, urticarias, asthmas, epilepsies and in that terror for death that is the worst of all things...”

Alla ricerca del tempo perduto Marcel Proust

À la recherche du temps perdu (In Search of Lost Time) Marcel Proust


P

arlare di Julien Bacelon significa raccontare il mondo complesso di una vita interamente dedicata all’arte. Di conseguenza osservare la sua opera è quasi trovare un modo di essere e di esistere nel mondo. In Julien l’arte è vita, è necessità, urgenza irrevocabile. Come lui stesso afferma è aspirazione più intima dell’uomo, come unica via per superare la morte ed eternarsi. Da oltre dieci anni l’artista produce incessantemente, secondo un procedimento che lo vede impegnarsi giorno dopo giorno. Secondo Julien essere artista non significa seguire l’ispirazione di un momento o attendere che essa arrivi; essere artista è piuttosto una scelta di vita che comporta un lavoro quotidiano basato sulla massima concentrazione. L’opera nasce dunque dal fare: un fare che è curiosità tecnica e desiderio di sperimentare, ma anche coraggio di deviare dall’idea originaria dell’opera. Sebbene ogni tela di Julien infatti appaia come un violento istinto strappato dalle viscere del suo autore, è invece pensata e meditata, immaginata dall’artista prima di sostanziarsi. Si può addirittura affermare che l’atteggiamento di Bacelon dinnanzi la tela bianca sia quasi platonico. Secondo quanto afferma egli stesso, l’idea dell’opera, esistente in una dimensione altra, come in un’epifania si manifesta nella sua

In Julien l’arte è vita, è necessità, urgenza irrevocabile. Come lui stesso afferma è aspirazione più intima dell’uomo, come unica via per superare la morte ed eternarsi.

Untitled 2009 cm. 100 x 120 oil on canvas

mente, ed egli in ultimo, tramite il suo operare rende l’idea concrezione reale di colore e materia. Ciò che emerge dall’ossessione produttiva di Julien è un lavoro sterminato in cui ogni opera è derivazione della precedente. Volendo realizzare un’esposizione in ordine cronologico, ogni tela si evidenzierebbe come una variazione dell’altra, riprendendone la tecnica, i colori, o un particolare, ingrandito o estremizzato. Come spesso afferma lo stesso Julien “l’opera non finisce mai”: questo significa che la sua pittura è cambiamento ed evoluzione, da un’opera così nasce la successiva e da questa la seguente ancora e perfino l’opera più imperfetta, secondo questo modo di agire, è la più giusta, perché la più stimolante. Il gesto pittorico, che segue questo approccio all’opera, dà vita ad

una volontà inconscia, che muove affinché nulla vada perduto o dimenticato. Non le idee, non gli istinti. La creazione diviene un flusso continuo che ha un inizio consapevole, ma non conosce l’ultimo atto. Vige il principio, dunque, della trasformazione, a partire dagli strumenti che Julien usa per dipingere. Non il pennello, ma object trouvè che talvolta nulla hanno a che fare con la semantica artistica, come spugne, o custodie di cd; altre volte, invece, la trasformano: è il caso in cui vengono utilizzate dall’artista due tele sovrapposte, che diventano così strumento e medium di accoglienza dell’opera, o quando egli - che dipinge esclusivamente senza il ricorso del cavalletto, ma poggiando la tela a terra - entra in essa e usa il suo stesso corpo per imprimere il segno, per immergersi nel colore e respirare, vivere con esso.

Untitled 2008 cm. 100 x 120 oil on canvas

Il fare pittorico risulta quindi intenso, carico di un’energia forte e primordiale, e il colore invade la tela, esplodendo su di essa e trascinando lo spettatore in un mondo fluttuante e caleidoscopico, materico e luminoso.

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Talking about Julien Bacelon means talking about the complicated world of a life fully dedicated to art. Therefore, observing his work is like understanding a way to be and to exist in the world. In Julien Art is life, necessity, irrevocable need. As per his own words, Art is the most intimate aspiration of the human being, the only possible way to defeat death and become eternal. Since more than ten years the artist creates unrelentingly, on a daily basis commitment. According to Julien, being an artist doesn’t mean to be following a momentary inspiration or waiting for it to come; being an artist, on the other hand, corresponds to a choice for a life that involves an everyday effort based on the highest concentration. The artworks, therefore, come from the act of doing: an action that is technical curiosity and desire to experiment, but also courage to deviate from the original idea of the artwork itself. Although every Julien’s painting

looks to be a violent instinct ripped off from its creator’s bowels, it was thought and meditated, imagined by the artist before to exist. We could say that Bacelon’s attitude in front of a blank canvas is almost platonic. According to his own words, the idea itself of the artwork, that exists in another dimension, like an epiphany, arises on his mind and he is the one who, working, makes the idea to become real thanks to color and matter. What becomes evident in Julien’s fertile obsession is an immense effort where every single artwork comes from its previous one. If we would like to display a chronological exhibition, every painting would look like a variation of another, reminding technique, colors or a detail, either made bigger or brought to an extreme level. As per Julien’s own words “the artwork never ends”: this means that his painting is always changing and evolving; from one work of art another one is born and from that one a consecutive

Julienne II 2012 cm. 99,5 x 99,5 oil on canvas

In Julien Art is life, necessity, irrevocable need. As per his own words, Art is the most intimate aspiration of the human being, the only possible way to defeat death and become eternal. Untitled 2008 cm. 100 x 120 oil on canvas

122 Summer - Fall 2015


Amor...

Da Rousseau a Fontana Cortina 9 - 31 agosto 2015

René Magritte, L’île au trésor, 1942-43, olio su tela, cm 60 x 81

Sede PRATO, Viale Della Repubblica (area Museo Pecci) Tel. 0574 572400 r.a. - Fax 0574 574132 Succursali MILANO Portichetto di Via Manzoni (angolo Via Spiga) Tel. 02 794274 - Fax 02 76012706 CORTINA Largo delle Poste (piano rialzato) Tel. 0436 860669

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Dead bye bye Annie Chapman 2008 cm. 80 x 100 oil on canvas

one and even the most imperfect artwork, according to this way of doing, is the most correct one, since the most stimulating. The pictorial gesture that comes from this method, creates an unconscious will that acts in order not to let anything to be lost or forgotten. Nor the ideas, nor the instincts. The act of creating becomes a continuous flow that comes from a conscious beginning, but that doesn’t know the final act. Here the habit of transformation, starting from the tools used by Julien while painting. Not the paint brush, but object trouvÊ (founded objects) that have nothing to do with the artistic semantic, such

124 Summer - Fall 2015

Untitled cm. 80 x 80 oil on canvas

as sponges or CD cases; sometimes, instead, they transform it. Like when the artist uses two overlapping canvas that become instrument and medium to receive the artwork; or when the artist, who never uses an easel while painting, lays the canvas on the ground and enters in it, using his own body to ingrain a sign, to dive into color and breath it, live it. So, the pictorial act results in being more intense, charged with a strong and primordial energy; the color inundates the canvas, exploding on it and drawing the viewer into a fluctuating and kaleidoscopic, tactile and bright world.

Untitled 2011 cm. 100 x 120 oil on canvas


Red Evageration 2014

struttura in legno design Tolomeo Schienale: scultura in velluto di seta cm h 174 x 120 x p 67 - Seduta Ovale: cm h 50 x 110 x p 61

CARLA TOLOMEO:

TI PIACEREBBE SEDERE SU UN’OPERA D’ARTE? 1 agosto - 6 settembre 2015 Piazza Franceschi, 7 - Cortina d’Ampezzo CORTINA D’AMPEZZO Piazza Silvestro Franceschi, 1 Via Roma, 2 tel. +39 0436 867400 cortinaitalia@continiarte.com

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Artworks

Alba Gonzales WITH SPHINX Varedo 2015 Expo Arte Contemporanea

di / by Alain Chivilò

Alba Gonzales Quarant’anni d’Arte Scultorea Fourty years Sculptural Art

“L’Arte è quando testa, mani e cuore lavorano insieme”. Con quest’aforisma la scultrice romana Alba Gonzales sintetizza l’agire artistico lungo quarant’anni di carriera. L’esordio avvenne nel 1975 con la personale al Cavalieri Hilton di Roma esponendo una serie di figure danzanti. Proprio la danza classica, ispiratrice di tali lavori, fu studiata con l’etoile Attilia Radice accostando successivamente un percorso dedito al canto lirico. Ricerche artistiche che, dal passato alla contemporaneità, hanno sempre condotto la Gonzales ad aprirsi alla proporzione e all’unione: la concordanza tra elementi diversi che provoca piacere all’interno di una corrispondenza di suoni e assonanza di voci, ossia l’armonia. 126 Summer - Fall 2015

A livello creativo da un’impostazione iniziale vicina all’Impressionismo per le celebri ballerine di Degas molto vicine al suo modo di sentire la danza, la scultrice ha successivamente approfondito modelli contemporanei riscontrabili in artisti quali per esempio Brancusi, Arp e Moore. L’evoluzione successiva porta la Gonzales a rielaborare il “sarcofago degli sposi” attraverso un’interpretazione nata prettamente dal personale vissuto ricco di sentimen-

Shut up BRONZE, 2014 PIANETA AZZURRO VERSILIA GALLERY Pietrasanta


ti. Dall’arte Etrusca, la creatività della scultrice si è aperta lungo tre percorsi che in sintesi si possono così identificare: ideazione di figure antropomorfiche che uniscono gli antichi miti con la contemporaneità sempre all’interno di una dialettica compositiva; amori e miti in cui la cultura del bacino del Mediterraneo si fonda con la sopraffina personale sensibilità; sfingi e chimere dove la figurazione indaga il lato oscuro caratterizzante l’essere umano. Una bestia recondita creata all’interno di composizioni originali. Alba Gonzales, dal passato attraverso il presente proiettandosi nel futuro, ha interiorizzato una cultura antica dedita alla scultura dagli alti significati per ideare nuove forme in sinergia e sintonia con il modo

contemporaneo di percepire realtà e sentimenti. Il percorso espositivo del 2015 avvalora quanto indicato con i seguenti eventi: il 18 aprile scorso è stata inaugurata sul lungomare di Fregene (Rm) la scultura pubblica monumentale “Chira, Centaura di Enea”. Milano, Expo Universale 2015: “L’Arte e il Tempo” Expo in Città, Palazzo dei Giureconsulti (piazza dei Mercanti) ed “Expo arte contemporanea” a Villa Bagatti Valsecchi di Varedo (Mb). Sempre in Lombardia “Artisti contemporanei in

“Sensualità-potere” (FRONT) And “mela violata” (BACK) Lungo Il Tevere 2015 PHOTO by Emanuele Ruiz

dialogo con Aligi Sassu” nella Villa Filippini di Besana in Brianza. Tra giugno e agosto “Lungo il Tevere ...” a Roma, ad agosto “Forma Mentis” a S. Maria dei Laici di Gubbio, a settembre “Forme e Colori” alla Pinacoteca Comunale di Assisi.

“L’Arte è quando testa, mani e cuore lavorano insieme”

Arte Expo In Città - L’arte e il Tempo Palazzo Giureconsulti, Milan

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“Dietro l’ultima nota irraggiungibile” (FRONT) AND “Sfidando il sogno di essere farfalla” (BACK) Italian Fine Art Gallery Positano, 2015

three main topics: - creation of anthropomorphic figures that combine already ancient myths with the contemporary always in a dialectic of composition; - love and myths in which the culture of the Mediterranean merges with the finest in personal sensitivity; - sphinxes and chimeras where figuration investigates the dark side of characterizing the human being. A beast was hidden inside of original compositions. Alba Gonzales, from the past through the present projecting into the future, has internalized a culture devoted to ancient sculpture meanings high to devise new forms in synergy and harmony with the contemporary way of perceiving

“Art is when head, hands and heart work together.” With this focus Alba Gonzales sculptor summarizes the action along four decades of artistic career. His debut came in 1975 with the exhibition at the Cavalieri Hilton in Rome exposing a series of dancing figures. Just ballet, inspiring such works, was studied with the etoile Attilia Radice continuing with studies to opera singing. An artistic research, from past to contemporary, has always led Gonzales to open up to proportion and union: the correlation between different elements that causes pleasure inside a matching similarity of sounds and voices called harmony. From the beginning she inspired by Impressionism, for Degas famous dancers very close to the way she felt dance. Subsequently the sculptress developed interest to contemporary artists as for example Brancusi, Arp and Moore. The next evolution brings Gonzales to rework the “Sarcophagus of the Spouses” through interpretation born purely from personal experience rich in her feelings. From Etruscan art, her creativity opened along

128 Summer - Fall 2015

INTERVIEW TO ALBA GONZALES WITH HER ARTWORK CENTAURA DI ARES Lungo Il Tevere 2015 PHOTO BY EMANUELE RUIZ

reality and feelings. The 2015 exhibition supports her history as indicated by the following events: 18th April as inaugurated in Fregene (Rm) the monumental public sculpture “Chira Centaura di Enea”. Milan World Expo 2015: “Art and the Time” in Expo City, Giureconsulti Palace (Piazza dei Mercanti) and “Contemporary Art Expo” at Villa Bagatti Valsecchi in Varedo (Mb). Also in Lombardia “Artisti contemporanei in dialogo con Aligi Sassu” at Villa Filippini of Besana in Brianza. Between June and August “Lungo il Tevere ..” in Rome, in August “Forma Mentis” at S. Maria dei Laici of Gubbio, on September “Forme e colori” at Municipal Gallery of Assisi.

“Art is when head, hands and heart work together.”



Venice Art experience by vetreria bisanzio Gallery L

Christopher Baer

130 Summer - Fall 2015

a tradizione del vetro unita alla potenza evocativa dell’arte contemporanea. Materia, luce e colore mescolati a formare delle sculture uniche, dalla lucentezza inarrivabile. Venice Art Experience è la nuova sfida della vetreria Bisanzio, storica bottega artigiana di Murano che, nata nel 1816 come azienda artigianale a conduzione familiare, nel corso dei decenni ha saputo affermarsi come una realtà di eccellenza internazionale, capace di sinergie con creatori d’arte noti come H. Sobotta, B. Lindstron, F. Bianconi, V. Marzi, ed altri meno conosciuti. Questa volta la voglia di sperimentazione di Leone Panisson e Stefano Serto ha incontrato le geometrie e i colori di Cristopher Baer, maestro riconosciuto nel campo dell’espressionismo astratto. Da questo incontro nasce Venice Art Experience, una serie di sculture su vetro ispirate ai dipinti dell’artista americano. Il

di / by S. C.

Untitled (inspired by the line theory series), 2015 fused Murano glass cm. 91 x 61


risultato è una serie di opere dallo stile ricercato e inconfondibile, dove i colori tipici delle serie “Palisades” e “Line Theory” di Baer acquistano la lucentezza propria del vetro. Sculture uniche, dove la materia più antica, plasmata sapientemente dalle mani dei migliori vetrai artigiani di Murano, si fonde in maniera perfetta con la contemporaneità e l’esplosione cromatica delle linee pittoriche.

Palisades

Ogni singola scultura nasce da un disegno che ne traccia le prime linee, chiedendo, spesso, anche giorni di prove per entrare dentro lo spunto artistico: per noi, insomma, il vetro e l’arte sono bellezza e unicità».

Untitled (inspired by palisades version 03), 2015 vetro di murano fuso cm. 91 x 61

Venice Art Experience è un ulteriore tassello nel mosaico della storia della Vetreria Bisanzio: «Negli anni, il nostro desiderio di produrre cose belle è sempre rimasto lo stesso – spiega Leone Panisson -. Lo spirito che ispira i nostri maestri vetrai è rimasto immutato nel tempo e la collaborazione con alcuni tra i più importanti vetrai di Murano e vetrai internazionali ha lo scopo di creare una continua ricerca della profondità emotiva delle forme, dell’armonia dei colori, della qualità dei cristalli.

The glass heritage together with the evocative power of contemporary art. Matter, light, color, mixed together to create unique sculptures characterized by an unreachable shininess. Venice Art Experience is the new challenge for Vetreria Bisanzio, historical artisan company from Murano that, founded in 1816 as family workshop, in the passing of decades has become an Internationally renowned enterprise. This time the desire for experimenting of Leone Panisson and Stefano Serto has encountered the layouts and colors of Cristopher Baer, prominent Master of the abstract expressionism. Exactly from this encounter was born Venice Art Experience, a series

Untitled (inspired by the line theory series), 2015 Fused Murano glass cm. 61 x 91,4

of glass sculptures inspired by the American Artist’s paintings. The result is a series of works with a refined and unique style, where the typical colors of the Palisades and Line Theory series by Baer obtain the unique sparkle of glass. One of a kind sculptures in which the most antique matter, wisely shaped by the hands of the best Murano masters glass-blowers, fuses perfectly with the contemporaneity and the chromatic explosion of the pictorial lines.

Untitled (based on Palisades #023), 2015 Murano glass cm. 55,8 x 76,2

Untitled (Inspired by the line theory series), 2015 Fused Murano glass cm. 71 x 45,7

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FURNISHING

di / by Ilario Tancon

Lightness and Comfort

POLIFORM

L

eggerezza e comodità, essenzialità ed eleganza. Sono gli elementi caratterizzanti MAD, il progetto firmato dal designer Marcel Wanders per Poliform, l’azienda lombarda, radicata nel territorio della Brianza, che è icona del made in Italy. Con MAD, Poliform e Marcel Wanders danno vita ad una collezione caratterizzata da un’estetica libera da ogni limite della materia. Un progetto, MAD, che si amplia. Dopo Mad Chair, presentata al Salone del mobile 2013, la collezione si arricchisce di numerosi elementi: poltrone alte e basse (Mad king e Mad queen), tavoli e sedie (Mad dining table e Mad dining chair) e tavolini (Mad coffee tables), tutti accomunati da dimensioni ampie e morbide ma rese più leggere dai piedini di minimo spessore. Un’intera collezione dedicata all’area living con l’obiettivo puntato sul comfort e sull’eleganza, sempre in linea con la filosofia creativa che da sempre contraddistingue Poliform, ovvero interpretare gli spazi abitativi in maniera esclusiva. Per Poliform, arredare una casa significa scegliere come vivere. Ma anche interpretare ed anticipare le tendenze dell’abitare. Ecco perché

132 SUMMER - FALL 2015

l’azienda lombarda da sempre si avvale della collaborazione dei maggiori designer internazionali nell’ideazione delle proprie proposte di arredo. Proposte in grado di esplorare un’ampia gamma di approcci estetici e diventare parte di un “home project” totale, nel quale ogni elemento di arredo si fonde alla perfezione in un progetto di interior design fortemente unitario. Una filosofia vincente, che caratterizza l’azienda da oltre 40 anni e che costantemente fonde lo stile e l’artigianalità italiane con la continua attenzione alla ricerca e all’innovazione. Con MAD, grazie alla collaborazione con il designer Marcel Wanders, Poliform arricchisce la propria collezione esplorando le potenzialità della tecnologia applicata a materiali naturali come tessuto, pelle e legno per creare una struttura armonica dalle forti suggestioni. Elementi essenziali per esportare il concept di Poliform in un mondo sempre più globalizzato, dove l’eleganza senza tempo è un fattore decisivo di successo.


Lightness and comfort, essentiality and elegance. These are the distinctive elements of MAD, project signed by the designer Marcel Wanders for Poliform, company from Lombardy, in the middle of the Brianza territory, icon of the made in Italy. With MAD, Poliform and Marcel Wanders create a collection typified

by an aesthetic free from every limit of the matter. A project, MAD, that expands. After Mad Chair, presented at the Salone del mobile in 2013, the collection is enriched of several elements: tall and little armchairs (Mad King and Mad Queen), tables, chairs (Mad dining table and Mad dining chair), side tables (Mad coffee table), all showing large and soft dimensions made

lighter thanks to feet of minimum thickness. A whole collection dedicated to the living area that aims to comfort and elegance, always in line with the constructive philosophy that identifies Poliform: interpreting the living areas in an exclusive way.

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music

GIOVANNI ALLEVI -

GENIO E ROMANTICISMO

GENIUS AND ROMANTICISM di / by Barbara Carrer

S

e cortesia e umiltà sono indici di grandezza, Giovanni Allevi, già eccellente per talento, lo è anche dal punto di vista umano. Compositore, direttore d’orchestra e pianista, l’eterno ragazzo dai riccioli scomposti e corvini, diventa il protagonista di un video di animazione sulle note di “Loving You”, singolo estratto dal suo ultimo album per pianoforte solo “Love”, uscito il 20 gennaio e registrato nei celebri Abbey Road Studios londinesi. Si tratta della nona fatica musicale dell’artista marchigiano che arriva a quattro anni di distanza dal Disco di Platino Alien e dopo l’esperienza sinfonica di Sunrise. “Loving you” è una coinvolgente ballad che esprime tutta la dolcezza e insieme l’intensità dell’amore romantico per il cui videoclip, il Maestro ha scelto un delicato cartoon, ideato e diretto da Marco Pavone, allievo dell’Accademia Disney. Fil rouge di questa storia animata è

134 Summer - Fall 2015

una piantina che viene gettata via, ma diventa testimone di slanci di umanità, passando di mano in mano, di realtà in realtà, fino ad incontrare l’amore di cui, nonostante tutto, gli uomini sono ancora capaci.

Da cosa nasce questo suo messaggio di ottimismo e speranza? “In un’epoca in cui l’odio sembra aver preso il sopravvento per motivi ideologici, è importante tornare alla nostra umiltà. Dobbiamo scrollarci dalle sovrastrutture e dalle verità in tasca, solo così potremo amare l’altro nella sua diversità” A chi dedica il suo “Love”? “Affido a queste note la mia dichiarazione d’amore per le persone che mi sono vicine, per la Musica, per la mia vita folle“.


Do you recognize to music, therefore, a therapeutic effect?

Che cos’è per lei la Musica? “La mia dannazione: attraverso di essa posso entrare in contatto con il mio lato oscuro, ma allo stesso tempo cercare in inseguire una luce”

“This is the reason why I am here: for the salvific, cathartic effect of music, benefits that I hope to convey to the public.”

In quale genere musicale si ritrova maggiormente?

You told publicly and with great honesty to have experienced a dark period of depression, how did you come out?

“ Un genere diretto, che sia emanazione dell’anima, senza filtri, che mi permetta di sentirmi al mondo”. Le riconosce, quindi, un effetto terapeutico? “E’ questo il motivo per cui sono qui: per l’effetto salvifico, catartico della musica, benefici che spero di trasmettere anche al pubblico”. Ha raccontato pubblicamente e con grande onestà di aver vissuto un periodo buio, di depressione, come ne è uscito? “Non so se mi sono ancora salvato, ma finchè rimarrò in contatto con la mia fragilità allora sarò in grado di inseguire una luce” Lei ha presentato il videoclip di “Loving you” in occasione di San Valentino sul palco dell’Ariston... Le è piaciuto il Festival di Carlo Conti che, tra l’altro, l’ha voluta nella Commissione Musicale della kermesse? “Sono orgoglioso di aver partecipato a questo grande spettacolo che ha messo realmente la musica al primo posto. Mi hanno colpito soprattutto i giovani per la loro sincerità e la capacità di raccontare storie e stati d’animo in modo tormentato, ma anche poetico”.

If kindness and humility are signs of greatness, Giovanni Allevi, is not only excellent for talent, but just as much from the human point of view. Composer, conductor and pianist, this eternal boy with curly, ruffled and raven-black hair, is the star of an animation video on the notes of “Loving You”, single taken from his latest album for piano solo “Love”, released on January 20 and recorded in the famous Abbey Road Studios in London. This is the ninth musical effort by the artist from the Marches, it comes four years after the Alien Platinum Disc and after the symphonic experience of Sunrise. “Loving You” is an engaging ballad that expresses all the sweetness and the intensity of romantic love; for the video clip, the Master chose a graceful cartoon, created and directed by Marco Pavone, student of the Disney Academy. The leitmotif of this animated story is a little plant that has been thrown away, but becomes witness to impulses of humanity, passing from hand to hand, from situation to situation, until it meets the love of which, in spite of everything, men are still capable.

To whom do you dedicate your “Love”? “I entrust to these notes my declaration of love for the people who are close to me, for music, for my crazy life.” What is Music for you? “It is my damnation: through it I can get in touch with my dark side, but at the same time trying to chase a light.” In which musical genre do you identify most?

“I am not still sure if I saved myself, but as long as I will stay in touch with my vulnerability I will be able to chase a light.” You presented the video of “Loving You” on the occasion of Valentine’s Day on the stage of the Ariston Theatre... Did you like the Festival hosted by Carlo Conti, who, among other things, has wanted you in the Music Commission of the event? “I am proud to have participated in this great show that has really put the music first. Young people especially impressed me for their sincerity and the ability to tell stories and moods in a troubled, but also poetic way.”

“A direct one, an emanation of the soul, with no filter, which allows me to feel alive.”

Where does this message of optimism and hope arise? “At a time when hate seems to have taken over for ideological reasons, it is important to go back to our humility. We must shake the superstructures and the monopoly on the truth, just so we can love each other in our diversity.”

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Wines

di / by Daniela Bianca Dama

Monroe Overdry

Italian social bubbles conquering the United Kingdom.

136 Summer - Fall 2015


N

ell’ormai affollato panorama dell’offerta bubbly – per dirla all’inglese – c’è un brand indipendente che ha fatto della dimensione social più che un veicolo promozionale, una vera e propria mission. Parliamo di Monroe Overdry Prosecco DOC, un marchio che si distingue già a partire dal nome. Monroe Overdry, infatti, è volutamente, una denominazione originale, di pura fantasia e che appartiene, per così dire, ad una “ terra di mezzo” sospesa tra italiano e inglese, pur

non avendo una corrispondenza puntuale in nessuno dei due idiomi. E’ un nome che evoca freschezza, bellezza ma è anche sinonimo di un luxury pret a porter, e che ha già in se’, di default, il concept di “Pro –Secco” (Over-dry). E’, inoltre, un’etichetta ideata per un consumo quotidiano, informale, caratterizzato dal piacere di stare insieme, perché bubbly richiama l’idea di festa, brio, la gradevolezza di condividere un piacere del palato dalle note frizzanti e indimenticabili. Una leggerezza che il marchio trevigiano ha deciso di proporre anche nella sua comunicazione, visiva, immediata e potente e, soprattutto, quasi esclusivamente basata sui social network. Cercare e trovare Monroe Overdry Prosecco DOC su Instagram (https://instagram.com/ monroeoverdry/), Pinterest (https:// www.pinterest.com/monroeoverdry/) e Twitter (@monroeoverdry) significa entrare in contatto con un punto di vista completamente nuovo e differente su cosa significhi produrre

e raccontare un vino di qualità. Ma non lasciatevi trarre in inganno perché, anche se tutta questa presenza social potrebbe apparire una semplice frivolezza o, forse, un puro divertissement, sul fronte della qualità Monroe Overdry Prosecco DOC non scherza per nulla. Composto al 100% di uve Glera di provenienza trevigiana, il Monroe Overdry Prosecco DOC è uno sparkling italiano, ideato per il mercato britannico, dal perlage fine e persistente e dal gradevole retrogusto fruttato. Delizioso da

consumare assoluto alla temperatura di 4 o 6 gradi o in cocktails come il classico Spritz con Aperol o Campari, o arricchito - come consigliano i bartender più esperti per esaltarne il gusto - da uno splash di Angostura o di Orange Bitter. Caratteristiche che hanno conquistato anche gli esigenti professionisti del settore vinicolo nella recente London Wine Fair 2015, dove 11mila tra retailers, sommelier ed esperti hanno apprezzato Monroe Overdry Prosecco DOC come una delle novità dell’anno, grazie all’originalità del design e alla solida qualità della sua produzione.

Within the already crowded panorama of the bubbly proposals, there is an independent brand that made of the social dimension something more than just a marketing media, that is a true mission. We are talking of Monroe Overdry Prosecco DOC, a brand that distinguishes itself starting from its name. Monroe Overdry, indeed, is intentionally an original, imaginative title that represents a “Middle Earth”, suspended between English and Italian, but with no exact correspondence in none of the two idioms. It is a name that evokes freshness and beauty, but it’s also a synonymous of accessible luxury and it carries deep inside the concept of “Prosecco” (Over-dry). A lightness that the brand from Treviso decided to offer on its communication too, which is visual, immediate and powerful and, above all, almost exclusively based on social networks.

Searching and finding Monroe Overdry Prosecco DOC on Instagram (https://instagram.com/monroeoverdry/), Pinterest (https://www.pinterest.com/monroeoverdry/) and Twitter (@monroeoverdry) means to contact a completely new and different point of view on what producing and telling about high-quality wine means. But, please, do not be fooled by all this presence on socials that could appear like a simply frivolousness or, maybe, a pure divertissement, because ,for what it concerns quality, Monroe Overdry Prosecco DOC doesn’t play around at all.

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Sculptures

ORIANO GALLONI

Silent Souls di / by O. Bertoloni

Q

uando si analizza la produzione di un artista si tende a suddividerla in diverse fasi. Ciò è vero, ad ogni modo, solo quando tali diversi momenti sono realmente esistiti e non sono stati delle semplici rivisitazioni o sviluppi. Un cambio nell’orientamento artistico indica l’abbandono delle fondamenta. In questo caso, Anime Silenti, sono un inevitabile punto di arrivo. I segni erano già visibili nei primi lavori dell’artista, sia per quanto riguarda il loro contenuto che i loro aspetti morali. Nella prima fase di Galloni (che potremmo chiamare “classica”) il suo punto di riferimento sia per la scultura che per la pittura è stato il Rinascimento. Per il suo nuovo lavoro, sente il bisogno di spingersi persino oltre, cercando una fonte più primitiva e un archetipo da cui trarre essenza e trasformarla in spirito. Personalmente penso che i kouroi ionici ci possano aiutare a comprendere una di queste matrici. Avendo già superato le grandi innovazioni del periodo dorico arcaico, gli artisti ionici hanno instillato la scultura greca di un nuovo e sorprendente elemento: la spiritualità. Ciò risulterà più tardi affievolito dall’esplosione formale dell’epoca Classica, con i suoi precisi canoni sulla proporzione e da Prassitele, il padre fondatore della grande scultura occidentale (con una tendenza alla perfezione tecnica). Il nostro scultore eleva il suo lavoro alla fase ionica. Egli comprende che le proporzioni formali e il virtuosismo non sono sufficienti a rilasciare l’energia intrappolata nella massa, che si

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ORIANO GALLONI

consuma e cresce ancora in un circolo vizioso. L’artista deve muoversi in direzione di quanto scoperto, poiché egli non ha più necessità di dimostrare un’esasperata abilità tecnica. Egli vuole rapportarsi direttamente con il mondo delle sensazioni per trasformare il suo lavoro in uno strumento attivo, un’antenna metafisica che catturi deboli segnali e restituisca suoni potenti. L’artista racconta di aver udito, in quel profondo silenzio, la sublime vitalità che emana dagli alberi. Egli li vede come i recettori della negatività umana, a volte come dei filtri, pronti a restituire elementi positivi. In tutto ciò, egli riproduce il processo fisiologico delle piante, che inalano anidride carbonica e restituiscono ossigeno. Le sculture che abbiamo davanti sono degli alberi spirituali, presenze forti ma rassicuranti, come un faro per marinai alla deriva. L’uso del legno per la parte principale di queste opere non è una scelta casuale. Ciò permette a queste flessuose sculture di generare sensazioni fisiche, di assorbirle e di respirarle per purificarle. Gli elementi in marmo, visi, braccia, piedi, mantengono uno stretto legame con l’iniziale abilità scultorea. Essi simboleggiano, con il loro candore, l’intrinseca purezza di questi servi dello spirito. Alcuni di loro hanno ali: sono angeli o messaggeri che All photos by Paola Tazzini Profumo, 2011 Previously worked stone from Lunigiana Valley, Italy, white Carrara marble, black Belgian marble and steel base cm. 82,6 x 27,9 x 30,5 / Base: cm. 36,8 x 41,9


invitano il mondo a innalzarsi sopra le bassezze. Le sculture sono splendide in gruppo: con la loro vigile presenza irradiano le difficili sfide della vita quotidiana. Il legno offre una variazione di colore grazie a un intaglio spettacolare ma non artificioso. La luce non affonda nelle linee, ma scivola dolcemente sopra di esse, raccogliendo energia dalle superfici perfettamente modellate. Le uniche ombre provengono dalle loro masse compatte, come in una

meridiana vivente. L’apparente immobilità è lo strumento per slegare profondi impulsi dinamici, così come le culture della pura meditazione ci insegnano. Con solo un pizzico di attenzione ci rendiamo conto che esse potrebbero darci qualcosa di positivo, se solo avessimo la forza di ascoltare. Forse, esse hanno semplicemente una sola parola da offrire; spesso è una singola parola a tenere in mano la chiave dell’esistenza. info@rosenbaumcontemporary.com

Anima Silenziosa Il Piccolini 5, 2014 White Carrara marble, wood and stainless steel

White Tree

Le Metamorfosi Della Luna 1, 2014 Wood and brass, cm. 62 x 62

When discussing an artist’s body of work we tend to subdivide it into phases. This is true, however, only when those stages truly existed and were not instead small re-visitations and renewals. A change of artistic direction indicates an abandoning of the foundations. In this case, the Anime Silenti are an ineluctable arrival. The signs were already present in the artist’s earliest works, in both their content and moral aspects. In Galloni’s first phase (which we might term “classical”), his point of reference for both sculpture and painting was the Renaissance. For his new work, he feels the necessity to push even further back, resear-

ching a more primitive font, and an archetype from which to draw substance and transform it into spirit. Personally, I think that the Ionic Kouroi can help us understand one of these matrices. Having already surpassed the great innovations of the Archaic Doric period, Ionic artists infused Greek sculpture with a new and surprising element: spirituality. This will later become diluted by the formal explosion of the Classical epoch, with its embrace of precise canons of proportion, and Praxiteles, the founding father of great Western sculpture (with a tendency towards technical perfection). Our sculptor brings his work up to the Ionic phase. He understands that 139


formal proportions and the virtuosity are not sufficient to release the energy wrapped in the mass, which is consumed there and grows again in a closed loop system. The artist must move towards discovery, as he no longer has the need to demonstrate an exasperated technical ability. He wants to compare himself directly with the world of sensations, to transform his work into an active tool, a metaphysical antenna that catches weak signals and returns strong sounds. The artist recounts to have heard, in that profound silence, the sublime vitality emanating from the trees. He sees them as receptors of human negativity, something like a filter, ready to restitute positive elements. In this, it mirrors the scientific process of plants, which breathe in human waste and give back oxygen.

The sculptures we have before us are spiritual trees—strong yet reassuring presences, like a lighthouse for lost sailors. The use of wood for the main part of these works is not a casual choice. This allows these lithe sculptures to generate bodily sensations, to absorb them and respire them purified. The marble elements—faces, arms, feet—maintain a tight link with the original capacity to carve.

Fusione Degli Elementi, 2014 Mixed media, wood and Bardiglio marble cm. 59 x 53 Il Silenzio di Marte, 2011 White and gray Carrara marble, aluminum, stainless steel and black Belgian marble; Height: cm. 223,52 / Base: cm. 99,06 x 78,74

Cammino Nell’Universo, 2014 Mixed media on canvas cm. 150 x 100

The Song of Butterflies, 2014 Canvas, acrylic, oil and multimedia cm. 306 x 244

They symbolize, with their candor, the intrinsic purity of these servants of the spirit. Some of them have wings; they are angels or messengers who ask the world to rise above baseness. They are stunning as a group; with their presence they radiate a steady challenge to quotidian life. The wood provides a variation of colors thanks to the spectacular, but not affected, carving. The light doesn’t dig into the shape, but slides lightly over it, gathering energy from the perfectly modeled surfaces. The only shadows 140 Summer - Fall 2015

come from their compact masses, as if on a living sundial. The apparent immobility is the instrument for unleashing profound dynamic impulses, as the cultures of pure meditation teach us. With just a minimum of attention we realize that they can give us something positive, if only we had the strength to listen. Perhaps they only have one word to offer; often it is a single word which holds the key to existence.


Ph Diego Gaspari Bandion

Grand HotEl SAVoiA CortinA d’AMpEzzo Cultura del vivere, vivere nella Cultura.

É bello quando si torna a casa! E tornare al Grand Hotel Savoia Vi darà la stessa sensazione di esclusiva familiarità, di lussuoso calore, in una struttura completamente rinnovata. Sul comfort non siamo scesi a nessun compromesso, abbiamo pensato solo a quello che poteva farvi stare bene, con camere e suite di grande pregio, il ristorante Savoy, il bar Giardino d’inverno, il Cigar Bar, spazi per mostre d’arte ed eventi musicali, il centro benessere Messeguè e il centro congressi, storico punto di incontri della cultura, donato nuovamente a Cortina d’Ampezzo. Grand Hotel Savoia, il nuovo hotel a 5 stelle di Cortina d’Ampezzo: è qualcosa di meglio, ed è bello poterlo scegliere!

grand hotel savoia via Roma, 62 - 32043 Cortina d’ampezzo (Bl) tel. 0436/3201 - Fax 0436/869186 info@grandhotelsavoiacortina.it - www.grandhotelsavoiacortina.it


exclusive

a Summer made of events and glamour U n’estate di eventi e di glamour, di località esclusive e di novità importanti. E’ l’estate di Bartorelli Gioiellerie, la realtà italiana che dal 1882 è sinonimo di esclusività. Alla propria selezionata clientela Bartorelli ha dedicato una serie di appuntamenti imperdibili che sono stati altrettante occasioni per presentare le collezioni più prestigiose.

«Sono felice di aver potuto regalare queste occasioni ai miei affezionati clienti – afferma Carlo Bartorelli, presidente del Gruppo -. Si è trattato di opportunità

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importanti per far conoscere le novità da noi proposte e rafforzare i legami tra noi e la nostra clientela. Serate all’insegna del glamour e dell’esclusività ma anche del piacere di stare insieme per condividere la bellezza di luoghi e oggetti unici»

di / by Ilario Tancon Bartorelli Pesaro 25th Anniversary Il 20 giugno il Gruppo Bartorelli Gioiellerie ha celebrato i 25 anni della boutique di Pesaro proponendo una serata davvero esclusiva al Lido dell’Hotel Excelsior della località marchigiana. “In passerella” Rolex, Cartier, Bulgari, Chopard, Iwc, Tudor, Pomellato, Gucci, Longines: i più importanti brands internazionali del lusso hanno reso omaggio al gruppo presentando un estratto delle novità delle proprie collezioni. Accanto a loro, le preziosissime creazioni di alta gioielleria griffate Bartorelli Rare and Unique: diamanti purissimi certificati, perle e pietre di colore, dal design raffinato ed esclusivo, emblemi dello stile, del design e della lunga esperienza gioielliera Bartorelli.


PATEK PHILIPPE E BARTORELLI A RICCIONE Altro evento esclusivo, quello andato in scena a Riccione il 27 giugno. Alla boutique del lusso Bartorelli, in esposizione l’alta orologeria e, in particolare, le novità delle collezioni Patek Philippe. Una serata speciale dedicata in particolar modo agli appassionati di alta orologeria che hanno avuto anche la possibilità di confrontarsi con un esperto tecnico orologiaio.

HUBLOT BARTORELLI SUMMER LEAGUE Anche lo sport è stato protagonista dell’estate Bartorelli. Lo è stato il 4 luglio, in occasione dell’Hublot Bartorelli Summer League, avvincente torneo di beach soccer svoltosi al bagno Annetta di Forte dei Marmi. A sfidarsi, otto squadre formate da giornalisti e rappresentanti delle maggiori case editrici italiane, calciatori, vip e personalità. Le squadre Hublot, i cui nomi richiamavano quattro tra i modelli di punta della maison (King Power / Master Piece / Classic Fusion / Big Bang), hanno dato battaglia a quelle di Bartorelli sulle cui divise capitanava il nome delle città dove sono presenti alcuni tra i punti vendita del gruppo (Cortina / Forte dei Marmi / Riccione / Milano Marittima). Partite intense e finalissima all’ulti-

mo respiro che ha visto opposte la squadra All Stars capitanata da Stefano Tacconi, storico portiere della Juventus, alla squadra Bartorelli Forte dei Marmi. Alla fine, sovvertito ogni pronostico: a vincere, infatti, sono stati i Bartorelli nonostante di fronte avessero una rosa che schierava, oltre a Tacconi, anche altri calciatori o ex di altissimo livello come Moreno Torricelli, Samuele Della Bona, Valerio Bertotto e Riccardo Meggiorini.

PANERAI BARTORELLI FORTE DEI MARMI La Versilia protagonista anche dell’evento svoltosi il 25 luglio per presentare un altro dei brand di punta del gruppo. Un party esclusivo che al bagno Franco Mare ha offerto l’occasione per presentare le collezioni di Officine Panerai, orologi che sono la naturale combinazione di design italiano, tecnologia svizzera e passione per il mare.

CHANEL BARTORELLI A MILANO MARITTIMA L’allure della maison Chanel è sbarcata a Milano Marittima per una serata esclusiva, quella dell’11 luglio, che il Gruppo Bartorelli Gioiellerie ha voluto dedicare alla propria clientela proponendo un’esposizione di eccellenza assoluta. Un evento davvero speciale che ha permesso

ai selezionati invitati di immergersi per una sera nell’atmosfera parigina di Mademoiselle Coco e godere della presentazione delle novità della maison orologiera sulle note profumate di Chanel n°5. PATEK PHILIPPE BARTORELLI A FORTE DEI MARMI Il Bagno Annetta Forte dei Marmi è stata la location anche di Patek Philippe Bartorelli Summer Party, andato in scena il 18 luglio. La località più glamour della Versilia per una serata nella quale sono state presentate, a cura della famiglia Bartorelli e di Laura Gervasoni, direttore generale Patek Philippe Italia, le novità delle collezioni di alta orologeria Patek Philippe e di alta gioielleria Bartorelli Rare and Unique. A incantare gli ospiti, in particolare, l’esclusiva collezione “B Rare and Unique”: gioiello pezzo unico con pietre purissime e design raffinatissimo. 143


A summer made of events and glamour, of exclusive locations and important news. This is the summer by Bartorelli Gioiellerie (Bartorelli Jeweller), the Italian enterprise that, since 1882, is synonymous of exclusivity. To its selected clientele, Bartorelli dedicated a series of unmissable events that have been also important occasions to present the most prestigious collections: from Pesaro to Forte dei Marmi, from Riccione to Milano Marittima, together with the most important International brands. “I am glad - says Mr. Carlo Bartorelli, president of the Group - to have been

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able to donate such occasions to my loyal customers. It was an important opportunity to present our latest products and reinforce the relationship with our clientele. Events in the sign of glamour and exclusivity but also of the pleasure of being together to share the beauty of unique places and objects�


Damien Hirst, Beautiful Hostile Painting, 2007, smalto su tela, Ø cm. 152,4

ROMA Largo della Fontanella Borghese, 89 - 00186 Tel. +39 06.69923801 Fax +39 06.69200634 segreteria@galleriamucciaccia.it www.galleriamucciaccia.com

CORTINA D’AMPEZZO Piazza Pittori Fratelli Ghedina, 18 - 32043 Tel. +39 0436.5546 cortina@galleriamucciaccia.it www.galleriamucciaccia.com

SINGAPORE PARTNERS & MUCCIACCIA Blk 6 Lock Road #02-10 Gillman Barracks Singapore 108934 info@partnersandmucciaccia.com www.partnersandmucciaccia.net


Foundations

MACKE AUGUST VIER BADENDE MIT LEBENSBÄUMEN 1910

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Braglia Foundation An impressive collection di / by Andrea M. Campo

U

na lunga passione nata nei salotti jazz dell’Italia post bellica quando tra i calici di rosso delle cantine milanesi capitava di incontrare artisti del calibro di Roberto Crippa e Lucio Fontana. Un impegno costante, prestando orecchio alle rapide evoluzioni di un mondo dell’arte in fermento, che ha condotto Gabriele e Anna Braglia a realizzare un’imponente collezione di oltre duecento opere d’arte moderna, che tracciano un personalissimo percorso lungo le decadi del Secolo Breve. Fulcro della collezione, che prese le mosse nel lontano 1951 con un tempera di Mario Sironi, è costituita da sessanta opere di Maestri quali Paul Klee, Wassily Kandinsky, Emil Nolde, August Macke, Heinrich Campendonk, Lyonel Feininger, Alexej von Jawlensky e molti altri, cui si sono aggiunte nel corso degli anni, 45 opere di Zoran Music e, successivamente, un nucleo di oltre cento opere, fra oli, acquerelli, disegni e bozze di grandi altri nomi del Novecento come Picasso, Modigliani, Mirò, Basquiat, Depero. “Ogni opera – racconta Gabriele Braglia – è stata acquistata perché destava in me e mia moglie emozione e curiosità: lo abbiamo fatto per noi stessi e non per il nome inciso sulla tela. Tutto ciò è stato possibile grazie anche ai consigli di amici galleristi italiani come Stefano Contini e Frediano Farsetti e svizzeri come Reto a Marca”. La prestigiosa collezione privata troverà giusta collocazione presso la Fondazione Gabriele e Anna Braglia che aprirà i battenti il 1° ottobre in

un nuovo spazio espositivo affacciato sul lago di Lugano (Riva Caccia 6a, 6900 Lugano, Ticino, Svizzera). La sede, ristrutturata secondo i dettami delle più innovative tecniche per la fruizione e la sicurezza delle opere, ospiterà nei due piani la mostra “Nolde, Klee e der Blaue Reiter” (dal 1° ottobre al 7 Novembre) a cura di Michael Beck: il percorso è concepito attraverso lo sviluppo di tre nodi focali; da un lato le opere degli artisti del gruppo ‘Der Blaue Reiter’ che offre una panoramica sul secondo cartello – in ordine di tempodell’Espressionismo tedesco e, dall’altro, raccoglie i tracciati individuali delle sperimentazioni di Paul Klee e dell’esotismo cromatico di Emil Nolde. La Fondazione Gabriele e Anna Braglia ospiterà con cadenza semestrale esposizioni concepite sulla stessa raccolta di proprietà della Fondazione ma anche su temi specifici nell’ambito dell’arte internazionale del ventesimo secolo. In occasione dell’inaugurazione della Fondazione Gabriele e Anna Braglia (24 settembre, ore 18) sarà presentato il catalogo realizzato in collaborazione con gli editori tedeschi Hirmer e Beck & Eggeling International Fine Art. Il libro trilingue (tedesco, inglese ed italiano) raccoglie testi sulla collezione realizzati, tra gli altri, da Volker Adolphs, curatore della Collezione del Kunstmuseum di Bonn) e da Christian Ring, curatore della Nolde Foundation a Seebüll.

WEREFKIN Marianne (von) Das Duell 1933

PECHSTEIN Hermann Max Das gelbe Haus 1919

JAWLENSKY Alexej (von) Abstrakter Kopf 1925

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KLEE PAUL BURGLANDSCHAFT MIT DEM SCHWARZE BLITZ 1920

KLEE PAUL ERMÜDUNG IN EINER WEITLÄUFINGEN STADT 1915

ANNA And GABRIELE BRAGLIA

A constant commitment, paying heed to the rapid evolution of an art world in turmoil, which led Gabriele and Anna Braglia to achieve an impressive collection of over two hundred works of modern art, which trace a very personal path along the decades of the Short Century. The cornerstone of the collection, that started in 1951 with a tempera by Mario Sironi, consists of sixty works by representatives of Expressionism such as Paul Klee and Wassily Kandinsky, and oils, watercolors, drawings and sketches of the great names of the twentieth century as Picasso , Modigliani, Miro, Basquiat, Depero, Music. The prestigious private collection will find its rightful setting at the Foundation Gabriele and Anna MÜNTER GABRIELE BAUERNHOF-MURNAU 1908 CA.

FEININGER Lyonel Mann vor Hohen Felsen 1913

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Braglia which will open its doors on October 1, 2015 in a new exhibition space overlooking the Lake of Lugano (Riva Caccia 6a, 6900 Lugano, Ticino, Switzerland). The building, renovated according to the dictates of the most innovative techniques for the enjoyment and security of the works, will host the two-story exhibition “Nolde, Klee and der Blaue Reiter” (from October 1 to November 7, 2015) curated by Michael Beck. A catalog produced in collaboration with German publishers Hirmer and Beck & Eggeling International Fine Art, will be presented at the inauguration of the Foundation Gabriele and Anna Braglia (September 24, 2015, at 6PM).



Brand

di / by Otis

Dom edizioni

Knowledge of Craftsmen

I

l disegno e i materiali, il lavoro artigianale e la raffinatezza, naturalmente, made in Italy, non conoscono crisi. E continuano ad affascinare il mondo, sorprendendo, stupendo, incantando ad ogni latitudine. Disegno e materiali, lavoro artigianale e raffinatezza sono, anche, i segni distintivi di DOM Edizioni, giovane realtà che nel giro di pochi anni ha saputo diventare punto di riferimento internazionale, al fianco dei migliori architetti e interior designer al mondo, nell’arredare abitazioni private, yacht e luxury hotel. Proprio in quest’ultimo ambito, la realtà guidata da Domenico Mula è stata selezionata, grazie al design e alla filosofia che la contraddistingue, come fornitore qualificato, del Four Seasons Hotel Abu Dhabi, nell’isola

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di Al Maryah, struttura di 34 piani e 190 camere. «Questa fornitura è un’ulteriore concretizzazione della nostra filosofia d’arredo – spiega Domenico Mula -. L’arredamento si unisce all’architettura e, così, ogni ambiente acquista eleganza e calore». Il lusso dei materiali e l’armonia della collezione hanno reso DOM Edizioni una scelta raffinata per progetti in tutto il mondo: nella Aria Wedding Chapel di Las Vegas, all’Hilton Park Lane di Londra, al Radisson a Zurigo come al Ritz Carlton di Jakarta, il respiro della voluttà e della calma della filosofia di Domenico Mula crea ambienti personalizzati e mai banali. Un percorso appassionante che vede la sinergia tra DOM Edizioni e i migliori professionisti al mondo. «Il nostro obiettivo è proprio questo

– dice ancora Mula -. E riusciamo a raggiungerlo grazie alla collaborazione con architetti e interior designer di tutto il mondo. Rapporti che nel corso degli anni si sono consolidati in maniera importante, riuscendo a dare concretezza e visibilità al nostro slancio creativo». Con le proprie creazioni, DOM Edizioni sempre più si sta affermando come una realtà che sposa il design alla

materia, regalando a quest’ultima un’anima. Un respiro vitale che nasce, innanzitutto, dalla passione. «Appassionarsi ai materiali da lavorare e scoprirne sempre di nuovi, significa scoprirne tutte le potenzialità. È una sfida perenne per i creatori» afferma ancora Domenico Mula. Il traguardo cui tendere è quello che si potrebbe definire architettura (e


design) emozionale. «A chi lavora e collabora con DOM Edizioni piace pensare alla casa, o comunque ai diversi ambienti dove le persone vivono o soggiornano, come a un organismo che deve crescere insieme alle persone stesse – spiega ancora Mula - Insieme agli interior designer compiamo un appassionante percorso, mi piace definirlo sfida, che non consiste mai nella sola committenza

o fornitura dei mobili, ma principalmente in uno scambio relazionale di vedute, di esperienze professionali di reciproco stimolo». Sfida che da sempre rappresenta il tratto caratterizzante di DOM Edizioni. Fin dalla sua nascita, infatti, DOM Edizioni ha lavorato sullo slancio creativo abbinato allo studio scrupoloso e maniacale dell’oggetto e alla sua valorizzazione. Un lavoro che

si è basato, intelligentemente, sul sapere degli artigiani, 100% made in Italy, assecondando un mercato sofisticato e ricercato che richiede elevati standard di qualità, oggi più che mai reperibili solo nella grande tradizione dell’artigianato, che è arte, del Bel Paese.

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Design and materials, craftsmanship and subtlety, naturally, made in Italy, do not know crisis. And continue to fascinate the world, surprising, astonishing, enchanting at any latitude. These are the distinctive signs of Dom Edizioni , International point of reference in making decors for private houses, yachts and luxury hotels. Thanks to its creations Dom Edizioni is affirming itself as an enterprise that combines design and matter, giving this last one a soul. Since its birth, indeed, this company located

in Cesena has worked on the creative impulse together with a meticulous and obsessive studying of the object and its value. An effort that was based, intelligently, on the knowledge of craftsmen, 100% made in Italy, supporting a sophisticated and refined market that requires high standards of quality that, now more than ever, could be found only in the great craftsmanship tradition of the Bel Paese, that is art.

Info: www.domedizioni.com

152 SUMMER - FALL 2015



Texture

di / by Andrea M. Campo

ANIMA VAGULA

STEFANO CURTO vibrant texture of crystals 154 Summer - Fall 2015


EVOLUTION INVOLUTION (DETAIL)

N

el pulviscolo della scrittura pareidolica di Stefano Curto, la superficie levigata del plexiglass esalta la texture vibrante di cristalli, pietre e minerali che dialogano con ogni sorgente luminosa restituendo un’ampia gamma cromatica. La luce valorizza la figura – di volta in volta un’immagine sacra, un coleottero, una figura geometrica- in un gioco di volumi e superfici dove si annulla la distanza fisica tra l’oggetto e lo spettatore che, dal suo punto di vista, può trovarsi alternativamente dentro la figura o perso nell’ indeterminatezza dello sfondo. Dal 22 luglio al 20 settembre 2015, le opere di Stefano Curto, che espone presso la Bugno Art Gallery (S.Marco 1996/d - 30124 Venice (IT) Ph: +39041-5231305 Fax: +39-041-5230360) saranno esibite presso il Palazzo Todesco di Vittorio Veneto (Treviso) per la mostra U-topos. Tra spazio e luce” a cura di Stefano Cecchetto. “In ogni lavoro di Stefano Curto- spiega il curatore - c’è la narrazione di una storia: c’è l’antefatto di una genesi e l’eco percepito di una fine, alfa e omega di ogni possibile esistenza; c’è la dichiarazione di un abbraccio, o meglio ancora di una fusione, che libera l’abbraccio nel vincolo dei sensi”.

HOME 00000200900000 (detail)

In the fine dust of the written pareidolia by Stefano Curto, the polished surface of plexiglass enhances the vibrant texture of crystals, stones and minerals that dialogue with every light source, returning a wide chromatic array. Light appraises the figure - each time a sacred image, a beetle, a geometric figure – in a game of volumes and surfaces where it is canceled the physical distance between object and viewer, who, from his/her point of view, can be alternately in the image or lost in the indeterminateness of the background. From July 22 to September 20, 2015,

the artworks by Stefano Curto, who exhibits at the Bugno Art Gallery (San Marco 1996/d - 30124 Venice (IT) Ph: +39-041-5231305 Fax: +39-0415230360) will be exhibited at Palazzo Todesco in Vittorio Veneto (Treviso) in occasion of the U-topos. Tra spazio e luce exhibit, curator Stefano Cecchetto who explains: “In every work by Stefano Curto there is a story: there is the backstory of a genesis and the echo of an end, alpha and omega of every possible existence; there is the declaration of an embrace or, even more, of a fusion, that brings the hug in the world of sensations”.

Il Custode Dei Desideri

EVOLUTION INVOLUTION green (DETAIL)

Il Distruttore Del Falso

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EXHIBITIONS AND EVENTS

Quaranta appuntamenti, al ritmo di uno o due incontri con l’autore al giorno, nel cartellone della XII edizione di Una Montagna di Libri a Cortina d’Ampezzo. Sino al 21 settembre sono in programma dibattiti e presentazioni di libri con importanti protagonisti della letteratura, dell’arte e del giornalismo, dagli scrittori Susanna Tamaro, per la prima volta a Cortina, e Mauro Corona ad Antonia Arslan. Ci sarà anche Oliviero Toscani, il fotografo che accusò i veneti di amare un po’ troppo il vino, ma il gran finale sarà affidato all’ultimo libro di Azar Nafisi, autrice del libro “ Leggere Lolita a Teheran”. Da cinque anni responsabile della manifestazione è Francesco Chiamulera, presidente onorario è Vera Slepoj. Varie le sedi degli incontri, dall’Alexander Girardi Hall di Cortina e il Cinema Eden al Palazzo delle Poste e il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi.

Lo splendido ex-villaggio Eni di Corte di Cadore, fatto costruire negli anni Sessanta dal grande Enrico Mattei ai piedi dell’Antelao e di fronte al Pelmo a 15 km da Cortina d’Ampezzo ( 260 chalet d’autore ora tutti di proprietà privata), dallo scorso anno è diventato la sede operativa di DC, Dolomiti Contemporanee, manifestazione d’arte di valenza internazionale. Terraformazione il titolo di questa quinta edizione. Nella gigantesca ex-colonia del villaggio il gruppo Minoter-Cualbu, attuale proprietario del sito, ha messo a disposizione laboratori e residenze per artisti italiani e stranieri che realizzano in loco le loro opere. Un progetto di pregevole interesse, che si traduce in mostre e installazioni sia a Corte di Cadore sia in altri spazi già collaudati a Casso, in Friuli, zona Diga del Vajont, e nell’ex-cantiere di Vas. Sino al 26 settembre. Non tutte le località turistiche hanno l’intelligenza di capire che agli ospiti bisogna offrire anche arte e cultura. Segnaliamo quindi con piacere una importante mostra a Caorle, la prima di un programma estivo annuale. Nel centro culturale “ Bafile” è allestita, sino al 25 ottobre, la rassegna “ Bell’Italia. La pittura di paesaggio dai macchiaioli ai neovedutisti veneti 1850-1950”. “Una mostra del sentimento” l’ha definita

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a cura della redazione by the editorial staff

il curatore Stefano Cecchetto, che ha selezionato 120 opere di artisti famosi, da Boldini, Fattori, Signorini e Caffi a Ettore Tito, Wolf Ferrari, Gino Rossi, Moggioli, Guidi, Carena e molti altri. La mostra è organizzata dall’amministrazione comunale in collaborazione con le Fondazioni “Terra e Acqua” e “ Santo Stefano” e il museo del Paesaggio di Torre di Mosto.

A Venezia, in piazza San Marco, il Florian, il più antico caffè d’Europa (1720) dal 1988 è diventato anche sede di mostre d’arte, proposte nelle sale un tempo frequentate da Carlo Goldoni e da Giacomo Casanova, che qui invitava le sue future conquiste.

Il vero successo in arte è saper convincere di essere originali. True success in art is being able to persuade to be original. Cristian Contini “ specchiati” sui quali sono stati scritti aforismi famosi. Sino al 30 ottobre. Importante riconoscimento per Enzo Fiore, giovane e ormai famoso artista che fa parte delle scuderie delle Gallerie Stefano Contini di Cortina e Venezia e Contini Art UK di Londra. Fiore è stato invitato alla Biennale Italia-Cina, in corso sino al 4 ottobre al Mastio della Cittadella di Torino e all’Arca di Vercelli. Arte e solidarietà a Venezia. Si tratta del progetto “ Venice Art House: Move without Moving” che è stato dedicato dal curatore Andrea Chinellato alle malattie che causano disturbi al movimento. Un gruppo di artisti italiani e stranieri ha soggiornato a Ca’ Zanardi, dimora storica veneziana del XVI secolo, dove

W W W . S E R Y O L U X . C O M E al Florian, uno dei simboli di Venezia nel mondo, nel 1893 venne lanciata l’idea della Biennale Arti Visive. Dal 1988 si sono susseguite mostre di artisti importanti, da Ceccobelli, Mimmo Rotella e Plessi a Tirelli e Omar Galliani. Ora è il turno del noto artista cinese Qiu Zhijie (1969) che ha inciso sugli specchi disegni ispirati a Lord Byron e, a rovescio, come Leonardo, frasi di Goethe,

Dickens, Hemingway e altri celebri frequentatori del Florian. “ Così non andremo più vagando” il titolo della mostra per la XIII edizione di “ Temporanea. Le realtà possibili del caffè Florian”, curata da Stefano Stipitivich che sottolinea in catalogo come la grafia a rovescio fa diventare l’intervento di Qiu Zhijie uno “ strumento che specchia la nostra immagine facendoci divenire parte integrante dell’opera”. Spettacolare la sezione all’esterno, con 99 tavolini

ha realizzato quadri e sculture che verranno esposti in una mostra a partire dal 3 settembre. E’ prevista la partecipazione, nella duplice veste di pittore e musicista, di Tony Esposito, che si esibirà in una performance musicale con il pittore Mark Kostabi ( buon pianista). Il 25 settembre cena di gala con asta per la vendita delle opere. Il ricavato sarà devoluto a favore di Maria Elena e Marta, due bambine che soffrono di tetraparesi spastica. A Londra mostre in appartamenti dal 14 al 17 ottobre, nel periodo di “Frieze Art Fair”, una delle più qualificate fiere di arte contemporanea internazionali. In nove appartamenti dislocati nei quartieri più di tendenza (da Chelsea a Islington, da Notting Hill a Hackney) verranno esposte le opere di nove giovani artisti, sette dei quali donne . “Soggiorni d’arte: 9 artisti in 9 salotti” è il titolo di questo evento organizzato da “Numero Tre Discover”, società di gestione ed intermediazione immobiliare londinese che opera prevalentemente sul mercato italiano e veneto in particolare. Il concept dell’iniziativa è di Laura Bertollo, imprenditrice padovana da quindici anni a Londra, appassionata d’arte. Attraverso un insolito tour londinese

nove taxi porteranno gli ospiti di casa in casa, dove si potranno incontrare gli artisti e le loro opere: Hilde Bloch, Enrica Casentini, Lidia Crisafulli, Pietro Dente, Anna Laurini, Nathaniel Moiane, Massimo Chioccia, Olga Tsarkova, Valentina Schivardi e Claudia Vanni. La serata sarà allietata da aperitivi-buffet offerti da primarie aziende venete della ristorazione presenti sul mercato londinese e dalle musiche che accompagneranno le voci di due giovani cantanti, la veneziana Barbara Reggio (jazz) e Arianna Miolo (Pop soul). L’oro di Venissa. E’ il titolo di una insolita e suggestiva mostra allestita ( sino al 20 novembre) fra i vigneti dell’isola di Mazzorbo, nella laguna veneziana. Vi espongono Bluer (Lorenzo Viscidi), con opere improntate a forme e colori e con l’utilizzazione di materiali vari, in prevalenza vetro e plexiglass, e Baroldi&Bisetto. Vale a dire Piergiorgio Baroldi, artista ormai noto, che si ispira a Gustav Klimt e all’oro dei mosaici veneziani, e Gabriele Bisetto Trevisin, progettista del verde paesaggistico e che da tempo ha incominciato una collaborazione artistica con Baroldi nell’ambito della land art. La mostra è organizzata da Art&fortE in collaborazione con la Tenuta Venissa. Ricordate l’imbiancatura per errore della Porta di Duchamp? ( vicenda finita poi in tribunale). E’ uno dei tanti episodi curiosi e spesso inediti ricordati da Angelo Bacci nel suo nuovo libro “Sottosopra – La Biennale di Venezia”, pubblicato dalla casa editrice El Squero. Angelo Bacci, laureato in architettura, dal 1969 al 2006 ha ricoperto importanti incarichi nei vari settori della Biennale, venendo a contatto diretto con artisti e personaggi vari di tutto il mondo. Di grande interesse, ma anche talvolta divertenti, i “frammenti” di storia della Biennale che ci racconta. Bacci fu anche un pioniere dell’audiovisivo ( “ Il ragazzo dell’audiovisivo”, lo ha definito Carlo Ripa di Meana, uno dei suoi presidenti). Commovente il ricordo che ne fa nella prefazione il regista Maurizio Scaparro, l’inventore negli anni ’80, del Carnevale del Teatro. “ Devo a te e al tuo prezioso libro – scrive Scaparro – il piacere grande di avermi fatto rivivere emozioni e ricordi legati ad anni straordinari della Biennale, cogliendone anche inedite verità”. Come videoartista Bacci ha partecipato, per la Fondazione Bevilacqua La Masa, alla mostra “Sguardi a Nordest” al Palazzo dei Diamanti di Ferrara ( 1986). Shombit Sen Gupta, in arte Sen, è un personaggio dalla vita travagliata e avventurosa. Nato nel 1954 in un campo profughi dal



EXHIBITIONS AND EVENTS

Bangladesh vicino a Calcutta, nel 1973 riesce a raggiungere la Francia senza soldi e documenti. Sopravvive facendo umili lavori poi, grazie al suo Dna verso l’arte, riesce alfine a trovare una buona occupazione in una agenzia pubblicitaria, diventando un apprezzato designer. Continua però a dipingere e nel 1994 crea a Parigi la Gesturism art ( significa spatolate irregolari). Dopo varie mostre in Francia e in altri Paesi, Sen esporrà i suoi quadri astratti a Venezia, a Ca’ Zanardi, sino a fine novembre, nell’ambito di SELF, Liquid International Art Show. Forty appointments, at the rate of one or two meetings with an author a day, are in the program of the twelfth edition of A Mountain of Books in Cortina d’Ampezzo. Debates and book presentations of important protagonists of literature, art and journalism, from writers Susanna Tamaro, for the first time in Cortina, and Mauro Corona to Antonia Arslan are scheduled up to September 21st. There will be also Oliviero Toscani, the photographer who accused the Venetians to love wine a bit too much, but the grand finale will be left to the latest book by Azar Nafisi, author of “Reading Lolita in Teheran”. For five years Francesco Chiamulera is in charge of the event, Vera Slepoj is honorary president. The locations of the meetings are various, from the Alexander Girardi Hall in Cortina and the Cinema Eden at the Palazzo delle Poste to the Museum of Modern Art Mario Rimoldi. The beautiful former Eni village of Corte di Cadore, built in the sixties by the great Enrico Mattei at the foot of Antelao and in front of Pelmo mountains, 15 km from Cortina d’Ampezzo (260 art chalets now all privately owned), has become since last year the seat of DC, Contemporary Dolomites, art event of international importance. The title of this fifth edition is Terraformazione. In the gigantic former camp of the village the Minoter-Cualbu group, current owner of the site, has provided studios and residences for Italian and foreign artists who create their works on site. It is a project of remarkable interest, which results in exhibitions and installations both in Corte di Cadore and in other qualified areas in Casso, Friuli, area Vajont dam, and at the former construction site of Vas. Until September 26. Not every tourist resort have the wit to understand that they must offer their guests also art and culture. Therefore we are pleased to report an important exhibition in Caorle, the first of an annual summer program. The exhibition “Bell’Italia. Landscape painting from macchiaioli to venetian neovedutistas 1850-1950” is staged at the cultural center

158 SUMMER - FALL 2015

a cura della redazione by the editorial staff

“Bafile”up to October 25. “An exhibition of feeling” according to its curator Stefano Cecchetto, who selected 120 works by famous artists from Boldini, Fattori, Signorini and Caffi to Ettore Tito, Wolf Ferrari, Gino Rossi, Moggioli, Drive, Hull and many others. The exhibition is organised by the municipality in collaboration with the Foundation “Earth and Water” and “Santo Stefano” and the museum of Landscape of Torre di Mosto. In Venice, in Piazza San Marco, the Florian, the oldest coffee shop in Europe (1720) since 1988 has also become home to art exhibitions, offered in the rooms once frequented by Carlo Goldoni and Giacomo Casanova, who was used to invite here his next conquests. And at Caffé Florian, one of the symbols of Venice in the world, came up in 1893 the idea of the Biennale of Visual Arts. Since 1988 there has been exhibitions of important artists, from Ceccobelli, Mimmo Rotella and Plessi to Tirelli and Omar Galliani. Now it is the turn of the famous Chinese artist Qiu Zhijie (1969) who engraved on the mirrors drawings inspired by Lord Byron, and back to front, like Leonardo, sentences by Goethe, Dickens, Hemingway and other famous regular clients of Florian. “Così non andremo più vagando” (So we will not wander anymore) is the title of the exhibit for the XIII edition of “Temporanea. Le realtà possibili del caffè Florian” curated by Stefano Stipitivich who highlights in the catalog how handwriting back to front makes the action of Qiu Zhijie a “tool that reflects our image making us become part of the work”. The outdoor section is spectacular, with 99 “mirrored” tables on which famous aphorisms have been written. Until October 30th. An important recognition for Enzo Fiore, young and now famous artist who is part of the stable of the Gallerie Stefano Contini of Cortina and Venice and Contini Art UK of London. Fiore has been invited to the Biennale Italy-China, running until October 4 at the Mastio della Cittadella in Turin and at the Arca of Vercelli. Art and solidarity in Venice. It is the project ‘Venice Art House: Move without Moving” that has been devoted by the curator Andrea Chinellato to the diseases that cause movement disorders. A group of Italian and foreign artists stayed at Ca’ Zanardi, historical Venetian residence of the sixteenth century, where they created paintings and sculptures that will be presented in an exhibition since September 3. It is scheduled the participation of Tony Esposito, both as a painter and a musician, who will perform at a musical show with the artist Mark Kostabi (good pianist). On September 25, a gala dinner will take place with an auction for the sale of the works. The proceeds will be donated to Maria Elena and Marta, two children suffering from spastic tetraparesis.

In London there will be exhibitions in apartments from 14 to 17 October, during the “Frieze Art Fair”, one of the most qualified exhibitions of international contemporary art. The works of nine young artists, including seven women will be exhibited in nine apartments located in the trendiest districts (from Chelsea to Islington, from Notting Hill to Hackney). “Art stays: 9 artists in 9 living rooms” is the title of this event organized by “Numero Tre Discover”, management and real estate brokerage company based in London which operates mainly in the Italian market and particularly in Veneto. The event concept is by Laura Bertollo, entrepreneur from Padua for fifteen years in London, passionate about art. Through an unusual London tour nine taxis bring guests from house to house, where you can meet the artists and their works: Hilde Bloch, Enrica Casentini, Lidia Crisafulli, Peter Tooth, Anna Laurini, Nathaniel Moiane, Massimo Hen, Olga Tsarkova, Valentina Schivardi and Claudia Vanni. The evening will be delighted by the appetizers-buffet offered by Venetian catering companies leading on the London market and by the music that will accompany the voices of two young singers, the Venetian Barbara Reggio (jazz) and Arianna Miolo (Pop soul). The Gold of Venissa is the title of an unusual and evocative exhibition (until 20 November) among the vineyards of the island of Mazzorbo, in the Venetian lagoon. Bluer (Lorenzo Viscidi) will exhibit his works built by shapes and colors and using various materials, mainly glass and plexiglass, and Baroldi & Bisetto. That is to say Piergiorgio Baroldi, now known artist, who is inspired by Gustav Klimt and the gold of Venetian mosaics, and Gabriele Bisetto Trevisin, landscape designer who long ago began an artistic collaboration with Baroldi in the context of land art. The exhibition is organized by Art&fortE in partnership with Tenuta Venissa.

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Do you remember Duchamp’s Door that was whitewashed by mistake? (story then ended up in court). It is one of the many strange and often unpublished little events told by Angelo Bacci in his new book “ Sottosopra – La Biennale di Venezia”, published by El Squero. Angelo Bacci, graduated in architecture, from 1969 to 2006 held important positions in various sectors of the Biennale, coming in direct contact with artists and many personalities around the world. The “fragments” of the Biennale history he tells us are very interesting, and sometimes even funny. Bacci has also been a pioneer of audiovisuals (Carlo Ripa di Meana, one of its presidents, called him “the boy of audiovisuals”). The director Maurizio Scaparro, inventor of the Carnival Theatre in the ‘80s, depicts a moving memory of him in the preface. “I owe you and your precious book - writes Scaparro - the great pleasure of making me relive emotions and memories related to extraordinary years of the Biennale, catching even unpublished truths”. As a video artist Bacci participated, for the Fondazione Bevilacqua La Masa, in the exhibition “Looks to Northeast” at the Palazzo dei Diamanti in Ferrara (1986). Shombit Sen Gupta, also known as Sen, is a personality who lived a troubled and adventurous life. Born in 1954 in a camp of refugees from Bangladesh located near Calcutta, in 1973 arrived in France with no money nor documents. He survives accepting menial jobs and then, thanks to his artistic DNA, he could finally find a good job in an advertising agency where he became a respected designer. Nevertheless, he keeps painting and in 1994 he creates in Paris the Gesturism Art (it refers to “unregular brush strokes”). After several exhibition in France and other Countries, Sen will exhibit his abstract paintings in Venice, at Ca’ Zanardi, until the end of November, within SELF, Liquid International Art Show.



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