plastic a la OGGI DOMANI e
4
Abbigliamento
Editoriale Sulla scia del cambiamento
6
Storia di copertina Una partnership orientata ad obiettivi di sostenibilità
8
Attualità Paolo Gasparotto nominato direttore commerciale del Gruppo Syncro
10
Attualità
Dialogo e cultura del riciclo: due pilastri per il futuro del PET
16
Attualità
Macchine per plastica e gomma: nel 2023 battuti tutti i record
18
Appuntamenti
Solids 2024 dedica un’area alle nuove tecnologie del recycling
20
Ambiente e riciclo
Il circolo virtuoso della plastica
22
Ambiente e riciclo
L’efficientamento come base per la ripartenza
26
Ambiente e riciclo
Nuovo regolamento: come cambierà l’imballaggio europeo
30
Le donne della plastica
Flessibilità e preparazione: le chiavi del successo
34
Le donne della plastica
Un partner a 360 gradi
38
Le donne della plastica ”L’impegno collettivo per sconfiggere il gender gap”
ANNO XIII - N. 2 MAGGIO/GIUGNO 2024
42
Le donne della plastica
La flessibilità come motore di sviluppo
47
Macchine
Filtrazione e compoundazione in un unico passaggio
48
Macchine
Avvolgitori automatici in costante evoluzione
50
Saldatura
Impermeabilizzazione affidabile
52
Materiali
Le relazioni al centro
55
Materiali
Soluzioni in poliuretano per packaging flessibili e riciclabili
56
Elenco inserzionisti
Sulla scia del cambiamento
Per i costruttori italiani di macchine per plastica e gomma, rappresentati dall’associazione di categoria Amaplast, il 2023 è stato un anno record. Secondo i dati consuntivi del Centro Studi Mecs l’anno scorso si è chiuso con un fatturato pari a 4,8 miliardi di euro: miglior performance di sempre. L’incremento rispetto al 2022 è stato del +2,8%.
Con gli stessi ottimi risultati si è presentata l’industria del riciclo che, in Italia, è efficace ed efficiente: nel 2022 ben 10 milioni e 400mila imballaggi hanno avuto una seconda vita mentre il recupero totale ha raggiunto l’80,5%. A renderlo noto è CONAI nella sua nuova Relazione Generale. L’Italia, così, ha già raggiunto gli obiettivi di riciclo complessivi che l’Europa chiede ai suoi Stati entro il 2025, quando ogni Paese dovrà riciclare almeno il 65% degli imballaggi ogni anno, ed entro il 2030, quando l’asticella si alzerà al 70%.
È invece in UE che la situazione non è delle migliori. Oggi, gli imballaggi dell’Unione Europea sono in aumento, soprattutto a causa dell’incremento degli acquisti online, delle consegne a domicilio e del consumo di prodotti da asporto. Secondo gli ultimi dati pubblicati da Eurostat nel 2021 ogni cittadino europeo ha generato in media oltre 188 kg di rifiuti di imballaggio.
Anche per questo i negoziatori del Parlamento europeo, della presidenza di turno belga del Consiglio Ue e della Commissione (trilogo) hanno raggiunto a Bruxelles un accordo provvisorio sulla proposta di un nuovo regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.
Secondo il testo tutti gli imballaggi dovranno essere riciclabili sulla base di criteri rigorosi da definire attraverso una legislazione ad hoc. Il packaging monouso in plastica sarà da bandire
a partire dal 1° gennaio 2030 mentre, per quanto riguarda gli obiettivi di contenimento degli imballaggi, il testo vorrebbe ridurli del 5% entro il 2030, del 10% entro il 2035 e del 15% entro il 2040, imponendo ai paesi membri di tagliare la quantità di rifiuti. Adesso, affinché il Regolamento entri definitivamente in vigore, manca l’approvazione da parte del Parlamento e del Consiglio prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale dell’UE. Quindi, il nuovo Regolamento sarà applicato automaticamente dopo 18 mesi.
Tutto questo cambiamento, che ha suscitato le proteste di molti, è anche conseguenza di variazioni evidenti nel mercato del PET. Se, infatti, “fino a qualche anno fa si poteva dire che la scena era caratterizzata dalla produzione prevalente di PET vergine e se il tema del riciclo, seppur in decisa crescita, era ancora considerato il ‘fratello minore’, adesso non è più così”, spiega Roberto Bertaggia, Direttore Esecutivo di Petcore Europe e past president dell’associazione. “Gli stessi grandi produttori di PET vergine adesso guardano al riciclo come un’opportunità e non come un ‘pericolo’, non solo pensando a quello puramente chimico ma anche a delle ‘novel technologies’ che possano offrire spunti per un impiego ulteriore del riciclato meccanico”. Ma, per procedere verso lo sviluppo c’è bisogno delle giuste tutele, di leggi su misura e di salvaguardare l’industria locale impedendo la concorrenza sleale. Questo è quindi l’auspicio dell’Europa verso il nuovo Regolamento: che sappia valorizzare l’industria del riciclo, seguendo le sue evoluzioni, senza però lasciare sole le nazioni nel loro percorso verso la sostenibilità.
Eva De Vecchisstoria di copertina
Una partnership orientata ad obiettivi di sostenibilità
Sono ormai 24 anni che Alpla si rivolge a Mewa per la fornitura di panni, tappeti assorbiolio e abbigliamento da lavoro: una collaborazione nata grazie al comune interesse per l’uso responsabile dell’energia e delle risorse.
Il sito produttivo di Alpla in Belgio: l’azienda è specializzata nella produzione di imballaggi in plastica
La filiale belga di Alpla, azienda specializzata nella produzione di soluzioni di imballaggio in plastica, si trova alla periferia della città fiamminga di Oudenaarde, a sud di Gand. Il Gruppo, con casa madre in Austria e 190 sedi in 46 Paesi, è un protagonista internazionale in questo settore. Alpla è di fatto un’azienda familiare che ha sempre posto particolare attenzione all’uso efficiente e responsabile dell’energia e delle risorse: il servizio sostenibile a 360 gradi di Mewa si sposa pertanto pienamente con la
filosofia dell’azienda.
Se si osserva dall’esterno lo stabilimento, che si estende su una superficie di circa 23.000 metri quadrati con capannoni piani e sei rampe di carico, non ci si può immaginare la frenetica attività che si svolge all’interno, 24 ore su 24, con la produzione di un’ampia varietà di tappi e bottiglie in plastica destinati a svariati settori industriali.
“Oltre a tanti altri articoli, produciamo anche imballaggi per la cura della casa, per le bevande e per gli alimenti”, ha commentato
Tamara Marto, responsabile per la salute, la sicurezza e l’ambiente dello stabilimento Alpla di Oudenaarde. “Da oltre 24 anni ci affidiamo a Mewa che con i suoi servizi a tutto tondo ci permette di concentrarci completamente sul nostro core business”.
Adatto alle esigenze dell’industria
Alla sede belga di Alpla Mewa fornisce panni, tappeti assorbiolio e abbigliamento da lavoro. Il volume dei panni è elevato, perché la lavorazione delle materie plastiche richiede una cura accurata delle macchine e degli utensili. Oltre ai panni, Alpla utilizza anche una lavapezzi ecologica: lo sporco che si deposita sugli utensili e sulle parti metalliche viene rimosso delicatamente e senza l’uso di solventi. I microrganismi contenuti nel detergente provvedono a decomporre il grasso, i lubrificanti e gli oli in modo biologico. Nelle aree produttive sono disponibili i contenitori Mewa SaCon, movimentabili su ruote, utili per stoccare e trasportare i panni pronti per l’utilizzo.
Abbigliamento da lavoro da un unico fornitore
Gli indumenti da lavoro che indossano i circa 100 dipendenti Alpla sono tutti personalizzati e riportano il logo dell’azienda. Se ci si guarda intorno, all’interno dei capannoni è presente praticamente qualsiasi capo: pantaloni e camici, magliette, felpe e gilet, tutti coordinati e caratterizzati da un look uniforme e professionale.
“La giacca invernale Combistar blu è la nostra preferita”, riferisce Marto. “È comoda, piacevole da indossare e ha tasche e passanti molto pratici”. Tutti gli abiti da lavoro
Da 24 anni Mewa fornisce ad Alpla panni, tappeti assorbiolio e abbigliamento da lavoro
vengono riposti negli armadietti, ognuno ne ha uno a disposizione, Mewa fornisce anche questi. “Tutti gli indumenti sporchi – continua Marto – vengono ritirati, lavati, riparati e infine restituiti dalla Mewa”.
Una soluzione sostenibile
Alpla si è posta l’obiettivo di diventare il produttore di imballaggi più sostenibile. L’azienda familiare investe molto nello sviluppo di
prodotti e soluzioni innovative che riducono le emissioni di gas serra e il consumo di risorse.
In questo senso svolgono un ruolo fondamentale gli imballaggi in plastica riciclabile e l’uso di materiali riciclati.
“Il servizio completo di fornitura di prodotti tessili Mewa, sostenibile e intelligente, si sposa bene con la nostra filosofia”, conclude la responsabile salute, sicurezza e ambiente di Alpla Belgium NV.
“Da oltre 24 anni ci affidiamo al servizio Mewa, in modo da poterci concentrare completamente sul nostro effettivo core-business”.
Tra le caratteristiche del sito produttivo di Alpla in Belgio:
• sito produttivo belga dell’azienda austriaca Alpla, fondata a Hard nel 1955;
• specializzata nella produzione di imballaggi in plastica;
Gli indumenti Mewa vengono personalizzati con il logo dell’azienda
I contenitori di sicurezza Mewa SaCon sono parte integrante del servizio Mewa a 360°. Si possono trasportare e impilare facilmente e i panni sporchi vengono trasportati in condizioni di sicurezza
• 100 dipendenti in Belgio, 23.300 dipendenti in tutto il mondo;
• cliente Mewa da 25 anni, dal 1999;
• i siti produttivi di Alpla in nove Paesi europei si avvalgono del servizio completo di Mewa.
Nuove collaborazioni per il riciclo di pallet nella GDO
Relicyc - realtà attiva nel riciclo delle materie plastiche e del legno, nella produzione e nel recupero di imballaggi alimentari industriali, che ha fatto da sempre della sostenibilità il suo punto di partenza e valore distintivo -, inaugura il nuovo anno proseguendo la sua crescente collaborazione con nuove aziende.
Apripista in tal senso risulta essere la GDO dal momento che, per specifici prodotti come quelli alimentari o farmaceutici e per particolari situazioni di trasporto e stoccaggio, i requisiti normativi e le esigenze di carattere igienico rendono fondamentale la scelta del pallet più idoneo.
Nella grande distribuzione, i pallet sono utilizzati per lo stoccaggio e la movimentazione dei beni di consumo. Questi imballaggi, a fine utilizzo, possono essere considerati rifiuti ingom -
branti e difficili da trattare, con conseguenze negative per l’ambiente e per l’economia. Per questo Relicyc, attraverso il ritorno di pallet da riciclare, offre alle grandi catene una soluzione innovativa e sostenibile, generando un circolo virtuoso che fa bene all’ambiente e riduce i costi, perché il sistema di recupero dei pallet in legno di Relicyc limita gli sprechi di materiale post-consumo.
Grazie all’accurato processo di ripristino e all’esperienza del personale, l’azienda assicura alti standard qualitativi, contribuendo alla salvaguardia dell’ambiente. L’ampia offerta di Relicyc persegue l’obiettivo di rispondere a qualunque esigenza: da una parte, la raccolta dei pallet in legno a fine utilizzo, la loro riparazione e la nuova immissione sul mercato come
pallet in legno rigenerati; dall’altra, il recupero di materiale plastico da cassette e pallet e la sua trasformazione in Logypal, il pallet realizzato con plastica 100% riciclata.
Snodo centrale in questo processo anche la collaborazione con Certified Recycled Plastic®, il programma tecnologico che traccia in maniera immutabile e verificabile le risorse plastiche lungo l’intera filiera del riciclo. Punto di forza è infatti la tecnologia Blockchain, che permette di raccogliere le informazioni relative ai materiali lotto per lotto attraverso QR code univoci assegnati a ciascuno lotto di pallet.
Paolo Gasparotto nominato direttore commerciale del Gruppo Syncro
Dopo due anni di sviluppo del mercato nord America dove attualmente si sta consolidando la nuova sede di Syncro Group USA, Paolo Gasparotto torna a casa con la nuova veste di Direttore Commerciale del Gruppo Syncro: 6 aziende complementari tra loro in nome dell’economia Circolare e della Mission aziendale: la Zero Waste Myssion.
Da
sinistra: Paolo Gasparotto e Gabriele Caccia“Sono onorato di essere stato scelto come nuovo Direttore Commerciale del Gruppo Syncro”, spiega Gasparotto. “Questa opportunità esprime la fiducia riposta in me e il riconoscimento del mio lavoro e del mio impegno, e ne sono profondamente grato. Sono entusiasta di guidare il nostro team worlwide in un periodo così dinamico e innovativo, e sono determinato a raggiungere tutti i nuovi obiettivi. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno dato il loro contributo durante il mio percorso, e non vedo l’ora di affrontare questa sfida
con determinazione e passione. Insieme, raggiungeremo successi straordinari”.
“Paolo fin da subito è riuscito ad entrare nel Gruppo Syncro consolidando relazioni con tutte le società”, commenta Gabriele Caccia, CEO di Syncro Group.
“In Nord America ha creato basi solide per la formazione di una rete commerciale capillare ed altamente specializzata, portando a termine il suo primo obiettivo: il lancio della nuova filiale Syncro Group Usa. Paolo ha conquistato giorno dopo giorno la fiducia dei colleghi e partners e sono sicuro che nel suo ruolo di Direttore Commerciale del Gruppo sarà il collante perfetto per il successo e il raggiungimento di tutti gli ambiziosi KPI che ci siamo prefissati nel breve-medio periodo”.
Syncro Group è uno dei principali fornitori di automazione per estrusione, sistemi di controllo qualità, movimentazione e stoccaggio dei materiali, misurazione difetti, linee di riciclaggio, linee laboratorio e pilota e deumidificatori ed essiccatori grazie all’esperienza delle società Syncro, Plasmac, Plantech-CST, Acelabs, Eurexma e Sbdry.
Perstorp realizza un nuovo impianto in India
L’innovatore svedese di specialità chimiche Perstorp ha costruito e messo in funzione un impianto all’avanguardia, certificato ISCC Plus, nell’India occidentale, per soddisfare la crescente domanda del mercato di prodotti chimici Penta. Situato a Sayakha, Bharuch, nello stato del Gujarat, l’impianto è stato inaugurato ufficialmente il 20 febbraio.
“Questo è il più grande investimento in Asia nella storia di Perstorp”, ha sottolineato Gorm Jensen, vicepresidente esecutivo di Perstorp per il settore commerciale e l’innovazione. “Rafforzerà ulteriormente la posizione di Perstorp come partner sostenibile e affidabile nella regione asiatica. Questo impianto aumenterà la disponibilità dei prodotti per i clienti attuali e per quelli nuovi, riducendo i tempi di consegna di circa il 50% per i clienti asiatici. La struttura è situata in una posizione strategica, vicino a porti, ferrovie e strade. In questo modo Perstorp potrà fornire prodotti in tutta l’India e in tutta l’Asia. A Sayakha, Perstorp produrrà un mix di pro-
dotti a base di Penta, tra cui Voxtar™, un prodotto rinnovabile certificato ISCC PLUS.
L’impianto utilizzerà materie prime di origine rinnovabile e una fonte ibrida di elettricità. Voxtar è la controparte rinnovabile di Penta, progettato per ridurre l’impronta di carbonio lungo tutta la catena del valore e per sostenere l’approvvigionamento di
materie prime rinnovabili e riciclate. Essendo chimicamente identico al Penta, Voxtar offre ai clienti la stessa qualità e le stesse prestazioni della controparte fossile. Perstorp produce già Penta in Svezia, Germania e Stati Uniti, ma questo investimento rappresenterà un significativo ampliamento della sua capacità produttiva globale. Nel nuovo sito, Perstorp è in grado di produrre annualmente 40.000 tonnellate metriche di pentaeritritolo e 26.000 tonnellate metriche di formiato di calcio.
“Siamo felici di inaugurare questo impianto di ultima generazione e di servire meglio i nostri clienti attuali e futuri”, aggiunge Vinod Tiwari, amministratore delegato e direttore generale di India. Il sito copre quasi 115.000 metri quadrati e darà lavoro a circa 120 persone.
RETHINK PLASTIC PRODUCTION
AUMENTARE LE PRESTAZIONI
DELLA PRODUZIONE NELLA FILIERA DELLA PLASTICA
Dal masterbatch alla finitura dei prodotti in plastica
Garantire la qualità della produzione nella filiera dei prodotti in plastica colorata, con un ecosistema di misurazione del colore perfettamente configurato per ridurre i costi e gli sprechi.
Dialogo e cultura del riciclo:
due pilastri per il futuro del PET
Per assicurare uno sviluppo sostenibile all’industria europea del PET ed evitare che pratiche di concorrenza sleale mettano a repentaglio il futuro del continente, è importante portare avanti un dialogo con le varie funzioni europee. Esempio ne è l’annuale conferenza di Petcore Europe che si è tenuta anche quest’anno a Bruxelles. Ce ne parla Roberto Bertaggia, Direttore Esecutivo di Petcore Europe.
di Eva De Vecchis
Il mercato del PET in Europa è cambiato. Se fino a qualche anno fa era possibile parlare di uno scenario caratterizzato dalla produzione prevalente di PET vergine e il tema del riciclo era ancora poco conosciuto “adesso, sulla spinta di cambi legislativi, ma anche per la determinazione di alcuni importanti settori della nostra industria, l’obiettivo di produrre un contenitore riciclabile e di avere una percentuale di riciclato nei contenitori è diventata realtà e si è imposto in maniera sempre più evidente”, spiega Roberto Bertaggia, Direttore Esecutivo di Petcore Europe e past president dell’associazione.
L’Italia è già avanti nel settore e possiede una
elevata capacità di riciclo meccanico del PET e tecnologie all’avanguardia per il riciclo chimico. Proprio per questo il nostro Paese, come altri, deve veicolare la sostenibilità in tutti i suoi aspetti, anche e soprattutto a livello politico. Il primo modo, fondamentale, è una comunicazione chiara e corretta.
Roberto Bertaggia, come ha accolto la sua nomina a Direttore Esecutivo di Petcore Europe?
“La nomina è arrivata ufficialmente nel novembre del 2023 nel corso della riunione del Board of Directors di Petcore Europe. L’incarico è molto stimolante per le caratteristiche che il lavoro
comporta, e cioè la necessità di abbinare le richieste dell’industria con l’evoluzione della legislazione di riferimento e le sue conseguenze.
La filiera del PET ha investito molto nell’ultimo decennio non solo in ambito tecnologico e produttivo ma anche e soprattutto nell’ambito del riciclo, della sostenibilità e della indipendenza da un feedstock esclusivamente derivato dal “fossile”. Questa crescita evolutiva è mirata anche a incontrare le richieste della parte sociale e politica e ad ottemperare alle richieste di obiettivi concreti nell’ambito del riciclo e del riuso”.
Quali saranno i suoi obiettivi a breve termine all’interno dell’Associazione?
“Petcore Europe è un’associazione unica nel mondo del PET, in quanto raggruppa tutti i rappresentanti della filiera e non è quindi un’associazione di categoria. Questo implica farsi carico di tutte le istanze dei vari componenti dell’associazione che vanno dai produt-
tori di materia prima fino agli imbottigliatori finali, passando attraverso i produttori di contenitori, additivi, etichette, tappi e, non ultimo, i riciclatori.
I miei obiettivi si possono riassumere in tre punti fondamentali:
1. Assicurare supporto e risposte alle richieste dei nostri soci membri per quanto concerne lo sviluppo del riciclo e del suo utilizzo nell’ambito della circolarità e sostenibilità, tramite i nostri gruppi di lavoro che coprono temi come la Life Cycle Analysis, circolarità (European Bottle Platform WG e Thermoforms WG) e il riciclo chimico (PET depolymerisation WG).
2. Garantire un costante e costruttivo dialogo con le varie funzioni europee. DGs (Directorate-General), che sono preposte all’elaborazione delle direttive e regolamenti che hanno ed avranno un impatto sull’attività della nostra industria.
Roberto
Bertaggia, Direttore Esecutivo di Petcore Europe e past president dell’associazione“L’Italia deve farsi promotrice, anche e soprattutto a livello politico, di una sostenibilità a 360 gradi, che contempli non solo lo sviluppo delle industrie virtuose ma che introduca anche mezzi concreti per aiutarle e, nel contempo, combattere la concorrenza sleale nei fatti e non solo nelle parole”
3. Portare avanti le istanze dei nostri membri nei confronti delle DG e specificamente
DG Santè, DG Envi e DG Growth. L’industria europea sta affrontando sfide molto ambiziose (indipendenza da fonti energetiche non rinnovabile, la decarbonizzazione, prodotti sostenibili e riciclabili ecc.) e l’Europa è sicuramente all’avanguardia sia in termini di concetti sia in termini di obiettivi.
In questo ambito è fondamentale che i legislatori recepiscano le istanze dell’industria che sono volte, da un lato, ad un impegno sempre crescente su questi temi e, dall’altro, chiedono però che venga garantita l’assoluta parità di condizione commerciale (‘level playing field’) con operatori, principalmente non Europei, che non hanno né gli stessi obiettivi né gli stessi interessi.
Questo punto del ‘level playing field’ è fondamentale per assicurare uno sviluppo sostenibile della nostra industria ed evitare che pratiche di concorrenza sleale mettano a repentaglio il nostro futuro sia come modello industriale sia come modello di società”.
Lei è anche past President di Petcore Europe. Cosa pensa sia cambiato in questi anni all’interno dell’Associazione e, più in generale, nel mercato del PET in Europa?
“Molto è cambiato negli ultimi 8/10 anni. Per quanto riguarda l’Associazione, questa è cresciuta in maniera esponenziale sia in termini di soci sia di attività svolte. Sino a pochi anni fa i soci erano poche decine, ora sono circa 160 (di cui 9 associazioni) e Petcore rappresenta 400 società, 500 siti produttivi in Europa, 27000 persone impiegate nel settore, 4,5 mi-
lioni di tonnellate di mercato, 1,5 miliardi di euro di fatturato, più di 150 riciclatori.
L’attività si svolge per mezzo di 9 working groups che abbracciano tutti i settori di interesse, coprendo i temi di importanza primaria del riciclo e coinvolgendo tutta la nostra industria, dalle bottiglie, ai vassoi alle etichette, elaborando linee guida per facilitare il riciclo e la circolarità (‘design for recyclign and circularity’).
Anche il mercato del PET è profondamente cambiato: mentre fino a qualche anno fa si poteva dire che la scena era caratterizzata dalla produzione prevalente di PET vergine e se il tema del riciclo, seppur in decisa crescita, era ancora considerato il “fratello minore” che, in taluni casi, era antagonista al PET vergine, adesso non è più così. Sulla spinta di cambi legislativi, ma anche per la determinazione di alcuni importanti settori della nostra industria (in primis, i grandi marchi dell’industria alimentare e delle bevande) l’obiettivo di produrre un contenitore riciclabile e di avere una percentuale di riciclato nei contenitori è diventata realtà e si è imposto in maniera sempre più evidente.
Gli stessi grandi produttori di PET vergine adesso guardano al riciclo come un’opportunità e non come un ‘pericolo’, non solo pensando ad un riciclo puramente chimico ma anche a delle ‘novel technologies’ che possano offrire spunti per un impiego ulteriore del riciclato meccanico.
Questi cambiamenti importantissimi non sono scevri da pericoli: l’Unione Europea deve capire che salvaguardare l’industria locale e impedire la concorrenza sleale non è “protezioni-
smo”, ma vuol dire garantire un futuro a una società che si pone obiettivi ambiziosi e che chiede all’industria di realizzarli”.
Molte realtà in Italia stanno preferendo il riciclo chimico a quello meccanico, ci sono effettivamente dei vantaggi in termini di impatto ambientale ed economico nello scegliere l’uno invece che l’altro? E ci sono dei casi specifici in cui è meglio utilizzare il primo al posto del secondo?
“La mia formazione professionale mi ha sempre portato a cercare di dare giudizi obiettivi basati su dati scientifici piuttosto che emotivi. Il riciclo meccanico richiede un investimento sicuramente inferiore a quello richiesto dagli impianti ‘at scale’ di riciclo chimico, in taluni casi le differenze risultano importanti (anche di un fattore 10). Anche i tempi di realizzo sono dissimili, più rapidi per gli impianti di riciclo meccanico rispetto al chimico.
Parlando di impatto ambientale invece, chiaramente il riciclo meccanico, partendo dalle bottiglie post consumo come materia prima, ha una necessità di consumo energetico e di produzione di CO2 inferiore a quello di un processo di polimerizzazione di PET, che concerne sia il PET vergine sia quello da riciclo chimico.
Tuttavia, va sottolineato come il riciclo chimico, se da un lato si avvicina, come consumi, al PET vergine, dall’altro lato è totalmente indipendente da fonti non rinnovabili.
Il riciclo chimico, inoltre, rispetto al riciclo meccanico, presenta il vantaggio di poter partire da materie prime difficili o impossibili da riciclare meccanicamente (per esempio contenitori con colori coprenti o multistrato, oppure al cascame dei tessuti di poliestere, per lo meno per le frazioni più difficili). Le due tecnologie (meccanico e chimico) sono complementari non antagoniste e lo sviluppo del riciclo e della circolarità lo sta dimostrando in maniera sempre più evidente”.
Gli imballaggi in PET possono svolgere un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi europei per la neutralità climatica, soprattutto attraverso il riciclo. Quale sarà il ruolo dell’Italia in questo contesto?
“L’Italia è uno dei maggiori mercati d’Europa per i prodotti plastici e uno dei primari per quanto riguarda il consumo di PET. Il nostro paese ha una elevata capacità di riciclo meccanico del PET e tecnologie all’avanguardia nel settore del riciclo chimico.
Proprio per queste premesse l’Italia deve farsi
promotrice, anche e soprattutto a livello politico, di una sostenibilità a 360 gradi, che contempli non solo lo sviluppo delle industrie virtuose ma che introduca anche mezzi concreti per aiutarle e, nel contempo, combattere la concorrenza sleale nei fatti e non solo nelle parole. La disomogeneità che deriva dall’interpretazione delle direttive Europee è anch’esso un fattore destabilizzante dei principi del mercato di libera concorrenza, che si riflette negativamente su aziende e consumatori.
La necessità di distinguere e comunicare propriamente al consumatore i significati di ‘riciclabile’, ‘contenuto di riciclato’ e circolarità, è essenziale per garantire una comunicazione trasparente.
L’Italia, proprio per la sua conoscenza del mercato e delle tecnologie di riciclo, deve farsi parte politicamente attiva nel promuovere la cultura del riciclo e della corretta informazione: le bottiglie di plastica non finiscono in mare o nei fiumi per motu proprio ma perché manca la consapevolezza che la bottiglia post consumo è una risorsa e non un rifiuto.
Il dilagare di concetti scientificamente sbagliati come quelli relativi al rilascio di sostanze potenzialmente pericolose (come il bisfenolo A ad esempio) dalle bottiglie di PET va
combattuto anche a livello legale per la maggior tutela dell’informazione scientificamente corretta, per evitare che fenomeni simili al terrapiattismo abbiano diritto di cittadinanza. Il PET, che è approvato a livello alimentare, non rappresenta nessun rischio per la salute: non è un’affermazione mia bensì di DG Sante, la Commissione che a livello Europeo si occupa della salute pubblica e del contatto con alimenti”.
Possiamo dire che oggi essere sostenibili non è una scelta ma un dovere. Quali sono le priorità che un’azienda deve darsi per definirsi tale?
“A mio modo di vedere, le priorità sono sem-
plici, ma devono essere perseguite con costanza e determinazione e sono:
1. Una gestione dell’attività aziendale che contempli l’utilizzo di energie rinnovabili o quanto meno un piano di raggiungimento di un alto grado di indipendenza dal fossile.
2. Il riutilizzo delle risorse impiegate (per esempio l’acqua).
3. Un’attenzione ai prodotti che non sia solo finalizzata al post consumo (comunque importante) ma che prenda spunto da un disegno di prodotti sostenibili (come i contenitori pensati per facilitarne il riutilizzo e/o il riciclo).
4. Un piano di divulgazione scientifica della
cultura del riciclo, conservazione e risparmio delle risorse volto ai collaboratori ed alla società con cui ci si confronta”.
Quali sono i progetti di Petcore Europe per il prossimo futuro? E quali le sfide più complesse da affrontare?
“Il mondo moderno è in una evoluzione costante: oggi la nuova frontiera è l’uso dell’intelligenza artificiale e ci si pone l’interrogativo se questo cambiamento sia bene o male. So che alcuni non saranno d’accordo, ma io ho sempre pensato, e lo penso tuttora, che le conquiste scientifiche non siano buone o cattive, ma buono o cattivo è l’uso che se ne fa.
Le sfide che pertanto vedo per Pectore come
associazione di filiera sono nuove e antiche al tempo stesso e sono:
1. Portare un’armonizzazione maggiore all’interno dell’industria che permetta di affrontare in modo coordinato i temi della circolarità e della sostenibilità (tramite i nostri gruppi di lavoro, per esempio, nel settore bottiglie e vassoi), per permettere all’industria del PET tutta di arrivare agli obiettivi fissati dai legislatori. I nostri gruppi di lavoro sono un riferimento per l’industria e dobbiamo fare in modo che siano di continuo supporto allo sviluppo di moderni concetti di “design for circularity”.
2. Collaborare fattivamente con le istituzioni Europee nel definire le metodologie di misurazione dei risultati ottenuti e dei controlli da effettuarsi, per esempio, per le certificazioni per il riciclo (iniziativa già avviata recentemente in collaborazione con DG Sante).
3. Armonizzare gli standard di riciclo e di misurazione dello stesso all’interno della filiera. Anche questo progetto lo abbiamo appena avviato sempre in collaborazione con le istituzioni europee.
4. Abbiamo recentemente avviato progetti
di valutazione della LCA (Life Cicle Assessment) che permettano di avere una metodologia scientificamente valida per valutare i prodotti immessi sul mercato.
5. Il nuovo gruppo di lavoro sul tessile di poliestere ha un obiettivo molto ambizioso ma raggiungibile: riutilizzare lo scarto della fibra poliestere come materia prima per il riciclo chimico.
La ragione per cui Petcore Europe raccoglie sempre più adesioni è insita nella capacità di attirare le esigenze e le richieste della società e di proporre soluzioni realistiche e attuabili e questo è, e resterà, il nostro compito”.
Si è svolta anche quest’anno l’annuale conferenza di Petcore a Bruxelles, dove tutto il mondo dell’industria del PET si ritrova per discutere temi attuali (sostenibilità, circolarità, riciclo, tecnologie ecc.), confrontandosi anche con le Commissioni Europee che più sono coinvolte nel nostro mondo (DG Santè, DG Envi e DG Growth). Come è andata? “Nei giorni 7 e 8 Febbraio Petcore ha organizzato l’annuale conferenza sui temi del riciclo e della sostenibilità. Mai come quest’anno abbiamo avuto una tale affluenza: più di 300 persone da vari paesi anche extra Europei. Questo successo è indubbiamente dovuto sia ai temi trattati sia alle iniziative presentate da Petcore. Le discussioni sulle proposte dei legislatori, sia per quanto riguarda la PPWR e la SUP e sia per quanto concerne il progetto di standardizzazione dei metodi di calcolo del riciclato, hanno attirato molto interesse alla luce delle presentazioni fatte da DG Santè, DG Growth and DG Environment.
Le attività di Petcore nel 2023 si sono ampliate di molto, allargando il raggio di azione a contesti come LCA, riciclo chimico e riciclo del poliestere tessile.
L’intensa attività di Petcore, in collaborazione con altre associazioni (molte delle quali fanno parte di Petcore), ha portato ad aprire un costante dialogo con le istituzioni Europee, con il risultato che ora l’industria (tramite appunto Petcore e le altre associazioni) collabora attivamente, per esempio, nella definizione dei processi di certificazione delle attività di riciclo in modo da garantire il ‘level playing field’ e bloccare la concorrenza sleale, così come collaboriamo nei processi di standardizzazione (all’interno del CEN) relativi al riciclo. Petcore ha un ruolo primario nei gruppi di lavoro sulle bottiglie alimentari e in quello dei vassoi.
Tutte queste attività sono un potente stimolo per Petcore per perseguire gli obiettivi di circolarità che siano sostenibili per l’industria e che allo stesso tempo apportino i vantaggi attesi dalla comunità”.
Per i costruttori italiani di macchine per plastica e gomma il fatturato 2023 si è chiuso a 4,8 miliardi di euro: la migliore performance di sempre. “Ora bisogna restare positivi in uno scenario complicato”, spiega il presidente di Amaplast.
Macchine per plastica e gomma: nel 2023 battuti tutti i record
Sono ufficiali i dati consuntivi sul 2023 e il quadro che emerge dal Centro Studi Mecs che li ha elaborati è quello di un altro anno record: il settore delle tecnologie per la plastica e la gomma rappresentato dall’associazione di categoria
Amaplast ha chiuso infatti il periodo con un fatturato pari a 4,8 miliardi di euro, miglior performance di sempre. L’incremento rispetto al 2022 è stato del +2,8% e le previsioni dei preconsuntivi pubblicati a dicembre si sono quindi rivelate azzeccate.
La crescita di questi ultimi anni sta a significare il generale buon stato di salute del settore italiano, riconosciuto nel mondo come un riferimento. Non è un caso che il record derivi in primo luogo dall’export, che nel 2023 è valso 3,59 miliardi di euro, con un balzo del +10,8% sul 2022.
Frena invece il mercato interno, che vale 2,33 miliardi ma cala del -7,5% rispetto all’anno prima.
La situazione generale di incertezza raffredda un po’ gli entusiasmi: i conflitti e le tensioni in Medio Oriente, l’innalzamento dei tassi di interesse e l’instabilità diffusa prefigurano un 2024 complicato, in cui non sarà facile performare come nel 2023. Dopo la soluzione della crisi sulla supply chain, con ordini accumulati nel 2021 e nel 2022, gli analisti prevedono una situazione di sostanziale assestamento, con qualche ombra nel breve e medio periodo che già si era addensata sul finire dell’anno scorso.
La situazione dell’export
Nel dettaglio, l’export dei costruttori italiani –che continua a rappresentare una quota nell’ordine del 75% sulla produzione – risulta in progressione sostenuta verso le tre principali macro-aree di destinazione:
• Europa: +6,1%, con il distinguo però tra il contesto comunitario che ha registrato un robusto +9,2% e l’area extra-UE che invece
Massimo Margaglione, Presidente di Amaplast
ha ceduto il 4,8%
• Americhe: +20,2%, con incrementi medi a doppia cifra sia per l’aggregazione USMCA sia per l’America Latina; trend leggermente sotto la media ma comunque positivo (+5,5%) per le vendite agli Stati Uniti (primo mercato di riferimento), dove peraltro si svolgerà, dal 6 al 10 maggio, la fiera NPE, a cui Amaplast parteciperà coordinando una collettiva di 20 aziende
• Asia: +8,1%, come risultato di una forte progressione del Medio Oriente (+50,3%) e di un lieve rallentamento del Far East (-1,3%). In questo secondo ambito, però, la flessione non riguarda la Cina (+12,4%), dove dal 23 al 26 aprile si svolgerà Chinaplas, a cui Amaplast accompagnerà una cinquantina di imprese.
Anche le esportazioni verso il continente africano hanno registrato una forte crescita, che ha caratterizzato sia le vendite verso i mercati della fascia mediterranea (+36,0%) sia le de-
stinazioni sub-sahariane (+31,3%). Non a caso, proprio in questo settore geografico Amaplast sta intensificando le proprie attività promozionali a favore del settore, in particolare con numerose partecipazioni fieristiche, per supportare le aziende nell’approccio a un contesto dalle grandi potenzialità. Quanto alla merceologia dell’export di settore, si osserva una crescita a doppia cifra per tutte le tipologie di macchinari per la trasformazione primaria (con l’unica eccezione degli estrusori, che comunque hanno registrato un +7%) e in alcuni casi, come quello delle macchine a iniezione e delle termoformatrici, si è si è verificata una decisa rimonta rispetto a un trend d’inizio anno piuttosto debole.
Cresce il fatturato delle aziende
Il bilancio della sola compagine associativa è risultato in linea con quello del settore nel suo complesso – seppure con risultati meno brillanti dell’anno precedente – e la rilevazione svolta a inizio gennaio evidenzia come circa la metà delle imprese abbia chiuso l’anno in crescita rispetto al 2022, con oltre 30 aziende che hanno registrato una crescita del fatturato superiore al +20%. Il 43% degli associati ha subito una contrazione delle vendite e il 6% non ha registrato variazioni.
Sul fronte dell’occupazione, quasi il 40% dei Soci ha effettuato nuove assunzioni (con un gruppo di 24 imprese che ha rafforzato il proprio organico del 10% o più) e una quota ana-
loga ha invece ridimensionato la propria forza-lavoro.
“Siamo molto soddisfatti di questo risultato record di cui dobbiamo andare orgogliosi”, dichiara Massimo Margaglione, presidente di Amaplast. “I dati consolidati 2023, uniti al successo della nostra fiera Plast, confermano come quello delle macchine per plastica e gomma resti un segmento di punta del Made in Italy nel mondo.
Se il bilancio 2023 risulta nel complesso positivo, il rallentamento manifestatosi già sul finire d’anno e la congiuntura poco favorevole del nuovo periodo preoccupano le aziende del settore ma, nonostante ciò, voglio rimanere ottimista, e la mia fiducia per il futuro non si basa su sofismi ideologici, ma sulla concreta e marmorea consapevolezza che gli italiani sono stati, nel contesto internazionale in cui ci siamo trovati nel recente passato, estremamente virtuosi”.
“Il mio ottimismo − prosegue Margaglione − nasce dalla consapevolezza che il nostro sistema economico e industriale, fatto principalmente di piccole e medie imprese, ancora una volta saprà mettere in atto eccezionali fantasie imprenditoriali - la nostra R&D è qualcosa di intangibile ma straordinario - che ci permetteranno di superare questa ennesima difficoltà.
L’approvazione del nuovo piano Industria 5.0 se da un lato è stata evidentemente accolta con favore in quanto potrà supportare i clienti italiani negli investimenti in tecnologie in ottica di transizione green, dall’altro ha scontato un lungo percorso di definizione, si è ancora in attesa dei decreti attuativi e sottende ancora al momento incertezze che non beneficiano al dinamismo che la nostra filiera ha la necessità di esprimere; questo produce un inevitabile rallentamento per tutte le nostre aziende, produttrici di beni strumentali, proprio in un momento nel quale il mercato interno avrebbe bisogno di misure di sostegno tempestive”.
Solids 2024 dedica un’area alle nuove tecnologie del recycling
Solids Parma, l’evento italiano che riunisce le aziende produttrici di macchine per la movimentazione, lo stoccaggio, l’analisi e la trasformazione dei materiali in forma polverulenta, granulare e dei solidi sfusi, tornerà a Parma il 5 e 6 giugno 2024 per la sua seconda edizione. Un appuntamento strategico per gli operatori professionali, che potranno vedere all’opera le macchine più tecnologiche e innovative e le aziende più interessanti nel settore Bulk Handling. I visitatori di SOLIDS sono infatti altamente specializzati: nella precedente edizione, oltre i ¾ ricopriva ruoli decisionali negli acquisti e nelle forniture. Una delle novità più interessanti dell’edizione 2024, richiesta a gran voce dai visitatori e dagli espositori della scorsa edizione, sarà l’Area Recycling. Questo spazio sarà dedicato all’esposizione di tecnologie e soluzioni all’avanguardia per il recupero, il trattamento, lo smaltimento e la valorizzazione
L’agenda
NPE
6 - 10 maggio 2024 Orlando, Florida npe.org
SPS Italia
28 - 30 maggio 2024
Parma www.spsitalia.it
Solids
5 - 6 giugno 2024
Parma www.solids-parma.de/it/
degli scarti di produzione. Sarà fisicamente delimitato, ma, tramite una segnaletica distintiva, includerà anche le aziende che, pur non specializzate unicamente nel recycling, offrono macchinari e soluzioni trasversali adatti al riciclo dei materiali. La combinazione tra SOLIDS e il tema del recycling offre numerose opportunità di sinergie sia per gli espositori che per i visitatori, poiché molte delle tecnologie per i solidi sfusi trovano applica -
MedPharmPlast Europe Summer Conference 2024
12 - 13 giugno 2024 Malmö, Svezia medpharmplast-europe.prezly. com
InterPlas Thailand 19 - 22 giugno 2024 Bangkok, Thailandia www.interplasthailand.com
DTK 1 - 4 luglio 2024 Norimberga, Germania dkt2024.de/
zione nel settore del riciclaggio. L’Area Recycling sarà il punto di incontro per espositori e visitatori interessati a scoprire i processi avanzati di selezione, separazione, macinazione, stoccaggio, dosaggio e trasporto dei materiali per vari settori, inclusi plastica, ceramica, agroalimentare, vetro, legno, chimico-farmaceutico, alimentare, batterie, RSU, automotive, carta, gomma, alluminio e metalli. La gestione di granulati, polveri e solidi sfusi richiede il riciclo dei materiali in modo efficace ed efficiente. Il reintegro dei materiali riciclabili nel ciclo di produzione è essenziale per un uso responsabile delle risorse, vista la scarsità di materie prime e l’inquinamento ambientale. Pertanto, sono fondamentali le tecnologie che consentano lo smaltimento, il recupero e la valorizzazione degli scarti di produzione.
A Solids Parma si terranno convegni, workshop e conferenze sui temi più caldi del settore: • Nel convegno Scorrevolezza
Interplast 13 -16 agosto 2024 Joinville, Brasile interplast.com.br
Plastic Recycling Latam 10 - 11 settembre 2024 Città del Messico, Messico plasticsrecyclinglatam.com
Plastic Extrusion World Expo
11 - 12 settembre 2024 Brussels, Belgio eu.extrusion-expo.com/
Fakuma 15 - 19 ottobre 2024 Friedichshafen, Germania fakuma-messe.de
delle polveri e fluidità, organizzato dal Dipartimento di Meccanica dei Solidi Granulari dell’Università di Padova, si parlerà dell’impatto della scorrevolezza sull’esito della lavorazione.
• Nel convegno Direttive ATEX: Sistemi di messa a terra: trasporto di polveri, ATEX Italia parlerà di installazioni in aree “Ex”.
• La tavola rotonda, moderata da Franco Canna, direttore di Innovation Post, tratterà il tema “Robotica e tecnologie abilitanti con riferimento all’AI nella manifattura e al contributo di queste tecnologie per il risparmio energetico”.
• Il Search & Tech, giunto alla sua seconda edizione, affronterà il tema del riciclo della plastica post-consumo (a cura di RePlanet Magazine) e quello del Machine learning, digital twin, gestione dati, sorting e automazione ai tempi dell’Intelligenza Artificiale (a cura di Tecnoedizioni Group).
Ecomondo 5 - 8 novembre 2024 Rimini www.ecomondo.com
Greenplast 25 - 27 maggio 2025 Milano www.greenplast.org
K 8 - 15 ottobre 2025 Düsseldorf, Germania www-k-online.com
ambiente e riciclo
Che si tratti di riciclo chimico, meccanico o biologico le previsioni parlano di un mercato mondiale del riciclaggio plastico che raggiungerà i 77,89 miliardi di dollari entro il 2031. Dall’automotive all’imballaggio, i settori coinvolti sono sempre di più.
Il circolo virtuoso della plastica
Il Trattato Globale sulle Materie Plastiche − accordo internazionale giuridicamente vincolante in corso di negoziazione tra gli stati membri delle Nazioni Unite che riguarderà l’intero ciclo di vita della plastica, dalla progettazione alla produzione fino allo smaltimento − che sarà finalizzato entro il 2024, insieme al rilascio congiunto della Dichiarazione di Sunnylands da parte di Cina e Stati Uniti inviano un forte segnale al mondo per una collaborazione globale nell’affrontare attivamente l’inquinamento da plastica.
Secondo l’ultimo rapporto di ricerca di InsightAce Analytics, si prevede che il mercato
globale del riciclaggio della plastica crescerà a un tasso CAGR del 7,71% dal 2024 e raggiungerà i 77,89 miliardi di dollari entro il 2031. Di fronte a questa opportunità i marchi di utenti finali, le aziende produttrici, le aziende di plastica riciclata e di riciclaggio stanno cogliendo l’opportunità di crescita commerciale, senza dimenticare però le loro responsabilità sociali.
Tecnologie di riciclaggio meccanico, chimico e biologico
Rispetto al riciclaggio meccanico, che ha già raggiunto una scala industriale, il riciclaggio chimico è ancora una tecnologia emergente.
TotalEnergies Corbion utilizza il riciclo chimico per produrre Luminy® rPLA (Fonte: TotalEnergies Corbion)
ExxonMobil e SEE utilizzano una tecnologia di riciclaggio chimico per trasformare i rifiuti di plastica in imballaggi per alimenti (Fonte: SEE)
Tuttavia, negli ultimi anni abbiamo assistito a continui investimenti delle aziende chimiche europee nel riciclo chimico e un numero sempre maggiore di aziende cinesi che partecipano attivamente al boom del riciclo chimico. Inoltre, anche nuove tecnologie di riciclaggio, come quello biologico, hanno iniziato a operare su scala più ampia, arricchendo ulteriormente i mezzi di trattamento dei rifiuti plastici. Grazie alle sue superiori capacità di trattamento dei rifiuti plastici e di sostituzione del greggio, molte aziende petrolchimiche e di trasformazione internazionali hanno investito sul riciclo chimico.
Genius ha sviluppato un sistema di pellettizzazione dei filamenti per il riciclo di materiali complessi nei dispositivi E&E (Fonte: Genius)
In particolare, negli ultimi anni, la Cina si è sviluppata rapidamente nel campo del riciclo chimico. Per quanto riguarda il riciclaggio biologico del polietilene tereftalato (PET), nel 2023, questa tecnologia è stata selezionata dall’Unione Internazionale di Chimica Pura e Applicata (IUPAC) come una delle “Top Ten Emerging Technologies of the Year”.
Il PET intelligente
Come fonte importante di rifiuti plastici, l’imballaggio in plastica post-consumo è sempre stato al centro dell’attenzione del riciclo globale della plastica e dell’economia circolare. In qualità di pioniere dell’economia circolare per la plastica, l’Europa ha compiuto enormi sforzi in questo settore. Germania, Francia e Regno Unito hanno emanato regolamenti per gli imballaggi in plastica per accelerare l’implementazione della gestione dei rifiuti di imballaggio. Nel 2023, l’Unione Europea ha proposto il regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio (PPWR), che stabilisce nuove regole per la percentuale di plastica riciclata negli imballaggi. Nel frattempo, marchi internazionali come Coca-Cola, PepsiCo, P&G e Unilever hanno adempiuto attivamente alle loro responsabilità sociali fissando obiettivi per l’utilizzo di plastica riciclata negli imballaggi a diversi intervalli di tempo (entro il 2025/2030), incoraggiando così la partecipazione di un maggior numero di stakeholder alla circolarità degli imballaggi in plastica a livello mondiale.
L’industria del riciclaggio delle bottiglie di PET si sta quindi muovendo verso un trattamento efficiente e intelligente. Gli imballaggi flessibili sono stati a lungo identificati come una sfida
per il riciclaggio della plastica. Negli ultimi anni, i principali marchi alimentari globali, i fornitori di imballaggi e i fornitori di tecnologie di riciclaggio hanno unito le forze per promuovere l’uso circolare degli imballaggi flessibili.
Il riciclaggio nell’automotive
Mentre la catena di fornitura automobilistica globale richiede sempre più una riduzione delle emissioni di carbonio, la tecnologia per la produzione di plastiche riciclate continua a migliorare e innovarsi, liberando così l’enorme potenziale di crescita del mercato globale delle plastiche riciclate per il settore automobilistico. Molti colossi mondiali del settore automobilistico, come Volvo, BMW, Mercedes Benz, Ford, ecc. hanno fissato obiettivi per l’utilizzo di plastiche riciclabili/rinnovabili. Ad esempio, a partire dal 2025, Volvo punta a far sì che almeno il 25% delle plastiche dei suoi veicoli provenga da materiali riciclati e Ford punta a utilizzare il
20% di plastiche riciclate e rinnovabili nei nuovi progetti di autovetture nelle sue fabbriche nordamericane ed europee. BMW punta a far sì che il 40% delle plastiche delle sue auto sia costituito da termoplastiche riciclabili entro il 2030, mentre Mercedes-Benz intende aumentare al 40% la percentuale di materie prime secondarie utilizzate nei suoi veicoli.
Nel luglio 2023, la Commissione europea ha proposto nuovi regolamenti sui veicoli fuori uso (ELV). La proposta prevede che i nuovi veicoli contengano almeno il 25% di plastica riciclata, di cui un quarto proveniente da veicoli fuori uso. Questa iniziativa incoraggerà ulteriormente le aziende automobilistiche ad adottare plastiche riciclate, soprattutto nei veicoli esportati sul mercato europeo.
In conclusione, sempre più marchi di utenti finali, sia nel settore degli imballaggi che in quello automobilistico, degli elettrodomestici e dell’elettronica di consumo, della moda e del tessile o del cibo da asporto, stanno iniziando a lavorare a stretto contatto con gli attori a monte e a valle della filiera del riciclo delle materie plastiche.
Il mercato ad alto potenziale del riciclo delle materie plastiche è un’arena che attira sempre più attori ad unirsi per accelerare lo sviluppo dell’economia circolare delle materie plastiche.
Fonte: Chinaplas
ambiente e riciclo
Tensioni geopolitiche, recessione economica e prezzi energetici elevati hanno influenzato negativamente anche il fatturato di Covestro. Ma il gruppo sta già investendo su una crescita a lungo termine e a impatto zero.
Irisultati commerciali di Covestro nell’anno finanziario 2023 sono stati significativamente influenzati da un contesto economico che permane difficile. Mentre le crisi geopolitiche hanno avuto un impatto negativo persistente sulla domanda globale e sui prezzi di vendita, i costi dell’energia e delle materie prime, soprattutto in europa, sono rimasti ben al di sopra della media storica. I prezzi di vendita inferiori alla media e la diminuzione dei volumi di vendita, dovuti alla debolezza della domanda globale, hanno portato a un calo delle vendite del Gruppo. Rispetto all’anno precedente, le vendite nel 2023 hanno registrato una flessione pari a 3,6 miliardi di euro (-20%) attestandosi a 14,4 miliardi di euro (anno precedente: 18 miliardi di euro). L’EBITDA è sceso di 537 milioni di euro (-33,2%) a 1,1 miliardi di euro (anno precedente: 1,6 miliardi di euro). Sebbene l’utile netto dell’anno finanziario 2023 sia rimasto negativo, pari a -198 milioni di euro, è comunque leggermente migliorato rispetto all’anno precedente (-272 milioni di euro). Inoltre, grazie a una gestione coerente del capitale circolante, Covestro ha nuovamente generato un free operating cash flow (FOCF) positivo di 232 milioni di euro (anno precedente: 138 milioni di euro). Il ROCE sopra il CMPC è stato pari a -6,1 punti percentuali (anno precedente: -5 punti percentuali). Le emissioni Scope 1 e Scope 2 sono aumentate leggermente, raggiungendo i 4,9 milioni di tonnellate metriche di CO2 equivalenti (anno precedente: 4,7 milioni di tonnellate metriche).
Ciò è dovuto in parte a un mix energetico ad
L’efficientamento come base per la ripartenza
alta intensità di emissioni dovuto all’acquisto di energia elettrica e vapore negli Stati Uniti e in Germania lo scorso anno.
“Il 2023 è stato per l’industria chimica uno degli anni più difficili degli ultimi decenni, segnato da tensioni geopolitiche, da una recessione economica mondiale e da prezzi energetici elevati, soprattutto in europa. A ciò si aggiungono svariati problemi strutturali, soprattutto in Germania. La debolezza generale della domanda per i nostri settori principali si riflette di conseguenza sui nostri
ricavi”, afferma il Markus Steilemann, CEO di Covestro. “Per questo motivo, nell’ultimo anno siamo stati ancora più determinati nell’attuare la nostra strategia “Futuro sostenibile”.
Stante un ricavo netto negativo nel 2023, il Consiglio di amministrazione di Covestro ha deciso di non distribuire dividendi per l’anno finanziario 2023. Questa decisione è stata presa in linea con la politica dei dividendi del Gruppo, che prevede una percentuale di utili distribuiti compresa tra il 35 e il 55% dell’utile
Lo
Le vendite del segmento materiali ad alte prestazioni nell'anno finanziario 2023 sono scese del 24,4% a 6,9 miliardi di euro
netto. Covestro ha creato un rapporto più forte con la situazione di business complessiva del Gruppo.
“Il 2023 è stato caratterizzato ancora da un’economia globale debole. Di conseguenza, pur avendo chiuso l’anno finanziario in linea con le nostre stime, vogliamo tornare a crescere, in particolare per quanto riguarda i volumi e l’EBITDA”, afferma Christian Baier, CFO di Covestro. “A tal fine, nel 2023, nell’ambito della nostra strategia di crescita, abbiamo implementato alcuni capisaldi fondamentali: contenere i costi, continuare a investire nei posti giusti, garantire che i nostri impianti abbiano capacità adeguate per fornire i prodotti e migliorare sul piano dell’efficienza”.
Nonostante lo scenario molto complesso del 2023, nell’ultimo anno finanziario Covestro si è impegnata costantemente ad ottimizzare i propri processi produttivi.
Prossimo obiettivo: neutralità climatica
Le misure di efficientamento implementate e avviate lo scorso anno hanno permesso a Covestro di rafforzare ulteriormente le sue basi per una crescita sostenibile e di compiere ulteriori progressi verso un modello di economia circolare e neutrale dal punto di vista climatico. In questo ambito, Covestro ha completato la sua strategia climatica tesa a ridurre le emissioni di gas serra. Nel 2022, Covestro ha annunciato obiettivi ambiziosi per le emissioni Scope 1 e Scope 2, mirando a rendere le proprie attività neutrali dal punto di vista climatico entro il 2035. Covestro si accinge ora a compiere il passo successivo e, come obiettivo più immediato, prevede di ridurre le proprie emissioni Scope 3 di 10 milioni di tonnellate entro il 2035.
Quarto trimestre 2023 con EBITDA e flusso di cassa positivi
Nel quarto trimestre del 2023, le vendite del Gruppo sono calate del 15,6% a circa 3,3 miliardi di euro (anno precedente: 4 miliardi di euro). Questo andamento è dovuto principalmente alla diminuzione dei prezzi nel quarto trimestre del 2023. L’EBITDA è stato pari a 132 milioni di euro nell’ultimo trimestre del 2023 (anno precedente: -38 milioni di euro). Il FOCF è stato pari a 73 milioni di euro ed è quindi positivo anche nel quarto trimestre del 2023 (anno precedente: 550 milioni di euro).
Outlook 2024
Per il 2024 è previsto EBITDA fra euro 1,0 miliardi e euro 1,6 miliardi Covestro prevede che le condizioni economiche rimarranno difficili nel 2024. Per questo motivo, nel 2024 l’azienda porrà particolare impegno nello sfruttare il proprio potenziale per migliorare ulteriormente il proprio livello di efficienza. In questo contesto, il Gruppo prevede un EBITDA compreso tra 1 e 1,6 miliardi di euro per l’anno finanziario 2024. Covestro stima che conseguirà un FOCF compreso nel range tra 0 e 300 milioni di euro e un ROCE superiore al CMPC tra -7 e -2 punti percentuali. Le emissioni di gas serra del Gruppo, misurate come CO2 equivalente, dovrebbero oscillare tra 4,4 e 5 milioni di tonnellate metriche. Per il primo trimestre del 2024 il Gruppo stima un EBITDA compreso tra i 180 e i 280 milioni di euro.
La debolezza della domanda globale è evidente anche nella ripartizione dei segmenti: le vendite del segmento materiali ad alte prestazioni nell’anno finanziario 2023 sono scese
Nel 2022 Covestro aveva già pubblicato i propri ambiziosi obiettivi legati alle emissioni scope 1 e scope 2, fra i quali raggiungere la neutralità climatica operativa entro il 2035
Covestro riduce le emissioni Scope 3
Covestro ha pubblicato i suoi obiettivi per la neutralità climatica relativi alle emissioni scope 3, completando la propria strategia di riduzione delle emissioni di gas serra. Come obiettivo di breve termine, l’azienda prevede di ridurre le emissioni di gas serra di 10 milioni di tonnellate entro il 2035. Questo corrisponde a una diminuzione del 30% in confronto al 2021, anno di riferimento, includendo già anche le emissioni legate alla crescita. Nel lungo termine, Covestro prevede di raggiungere la neutralità climatica a livello di emissioni scope 3 entro il 2050.
Nel 2022 Covestro aveva già pubblicato i propri ambiziosi obiettivi legati alle emissioni scope 1 e scope 2, fra i quali raggiungere la neutralità climatica operativa entro il 2035. Le prime derivano dai processi produttivi aziendali, mentre le seconde sono legate alle fonti dell’energia che viene acquistata. Le emissioni scope 3, invece, includono tutti gli altri gas serra prodotti nella filiera sia a monte che a valle. Questi compongono circa l’80% delle emissioni totali di gas serra dell’azienda. Le materie prime acquistate da Covestro sono responsabili della maggior parte delle emissioni scope 3. Per raggiungere le zero emissioni, Covestro prevede di fare investimenti mirati di diverse centinaia di milioni di euroo nei prossimi 10 anni.
Quattro leve per raggiungere l’obiettivo
Nella sua strategia per il clima, nel breve e medio termine Covestro si sta concentrando in particolare su quattro categorie legate alle emissioni scope 3. Lavorando su queste quattro categorie, che insieme fanno 21,3 milioni di tonnellate di gas serra per anno (riferite all’anno base 2021), Covestro sarà in grado di ridurre le emissioni scope 3 di 10
milioni di tonnellate entro il 2035.
La prima leva richiede ai fornitori di ridurre le loro emissioni scope 1 e scope 2. Molti fornitori di materie prime di Covestro hanno già definito i loro obiettivi per quanto riguarda scope 1 e scope 2, che possono essere considerati da Covestro per il raggiungimento degli obiettivi scope 3. Covestro sta portando avanti il confronto con i propri fornitori su questo tema, per esempio attraverso un evento a loro dedicato che si terrà il prossimo 4 marzo. In più, l’azienda ha recentemente reso esecutivo un accordo di fornitura di materie prime frutto di riciclo chimico con Encina. La seconda leva è la proficua vendita di prodotti realizzati con materie prime alternative. Covestro ha già nel portfolio prodotti soluzioni circolari raccolte sotto l’etichetta CQ, che sta per intelligenza circolare. I prodotti CQ sono realizzati con una quota minima del 25% di materie prime alternative, basate su fonti non fossili.
La terza leva di Covestro per ridurre le emissioni scope 3 sono i suoi progetti MAKE. Si tratta di progetti di investimento attraverso i quali Covestro produce materie prime alternative con una minore impronta carbonica. Questi progetti includono, ad esempio, la produzione di anilina bio-based o l’uso di tecnologie di riciclo brevettate che permettono di utilizzare materie prime riciclate. Un altro esempio di progetto MAKE di Covestro è Evocycle CQ technology, usato per riciclare materassi.
La quarta leva coinvolge un largo numero di fattori diversi che aiutano a ridurre le emissioni scope 3. Questi includono, per esempio, l’aumento delle percentuali di riciclo per ridurre le emissioni legate all’incenerimento dei rifiuti e cambiamenti alla logistica e all’estrazione di energia primaria.
del 24,4% a 6,9 miliardi di euro (anno precedente: 9,1 miliardi di euro). Questo calo è da attribuire principalmente a un livello di prezzi di vendita più basso e a volumi di vendita inferiori. A causa del restringimento dei margini di profitto, l’EBITDA è sceso del 39,4% attestandosi a 576 milioni di euro (anno precedente: 951 milioni di euro). Il FOCF è sceso del 70,2% attestandosi a 162 milioni di euro (anno precedente: 544 milioni di euro). Le vendite del segmento soluzioni e specialità sono diminuite del 15,1%, scendendo a 7,3 miliardi di euro nell’anno finanziario 2023 (anno precedente: 8,6 miliardi di euro), di nuovo soprattutto a causa del calo dei prezzi medi di vendita e dei volumi di vendita. L’EBITDA rimane ancora lievemente più basso attestandosi a 817 milioni di euro (anno precedente: 825 milioni di euro). Ciò si deve principalmente all’andamento positivo dei margini, visto che la riduzione dei prezzi delle materie prime e dell’energia ha più che compensato il calo dei prezzi di vendita. Anche il contenimento dei costi fissi e la vendita dell’attività relativa alla produzione di additivi hanno sviluppato un effetto positivo. Il FOCF del segmento è aumentato del 182,6% attestandosi a 551 milioni di euro (anno precedente: 195 milioni di euro).
È stato trovato l’accordo sulla norma UE volta alla riduzione degli imballaggi in circolazione, a partire dalla messa al bando, dal 2030, di quelli in plastica monouso. Ma, in attesa del via libera definitivo del Parlamento europeo, molte associazioni di categoria restano critiche.
di Eva De Vecchis
Nuovo regolamento: come cambierà l’imballaggio europeo
Gli imballaggi sono presenti nella nostra quotidianità. Servono per conservare meglio gli alimenti, proteggere e trasportare le merci. Nel corso degli anni la loro produzione è aumentata sempre di più fino a rappresentare, oggi, una fetta importante dell’economia UE. Per regolamentarne l’uso però, ci sono approcci normativi diversi tra i vari Stati membri, il che crea non poche difficoltà, ad esempio: le disposizioni in
materia di etichettatura, i metodi per definire gli imballaggi riciclabili o riutilizzabili, le restrizioni alla vendita di specifici formati. Per ovviare a queste difficoltà, già nel 1994 entrò in vigore la Direttiva 94/62/CE, che ha voluto rendere più armoniche le singole misure nazionali relative alla gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio, oltre che a promuoverne il riutilizzo, il riciclo e altre forme di recupero per abbracciare un approccio di tipo circolare.
In un decennio +24% di rifiuti da imballaggio
Oggi però gli imballaggi nell’UE sono in aumento, soprattutto a causa dell’incremento degli acquisti online, delle consegne a domicilio e del consumo di prodotti da asporto. Per far parlare i numeri, secondo gli ultimi dati pubblicati da Eurostat nel 2021 ogni cittadino europeo ha generato in media oltre 188 kg di rifiuti di imballaggio. Il dato comprende ogni
tipo di imballaggio: dai pacchi usati per gli acquisti online alle di pellicole o fogli da imballaggio, fino ai bicchieri per il caffè da asporto o capsule per bevande. Non solo, ogni cittadino europeo getta mezzo chilo di imballaggi al giorno. In totale, solo nel 2021 i paesi dell’UE hanno generato 84 milioni di tonnellate di rifiuti di imballaggio, il 24% in più rispetto al 2010 (https://www.consilium.europa.eu/it/policies/ packaging/).
C’era quindi bisogno di un passo in avanti. Per questo, i negoziatori del Parlamento europeo, della presidenza di turno belga del Consiglio Ue e della Commissione (trilogo) hanno raggiunto a Bruxelles un accordo provvisorio
laggi e rifiuti da imballaggio (PPWR) messo a punto dalla Commissione e, successivamente, modificato dal Parlamento. L’accordo non era però stato sottoscritto dalla Commissione UE. Già in quell’occasione si sono alzate alcune voci di protesta da parte di Marco Bergaglio, presidente di Unionplast-Federazione Gomma Plastica, secondo cui sono stati disattesi gli obiettivi iniziali di difesa dell’ambiente e violato il principio di neutralità.
“La plastica non ci sta”, ha detto Bergaglio. “L’accordo raggiunto tra Parlamento e Consiglio europeo non riesce nemmeno a sfiorare gli obiettivi iniziali di difesa dell’ambiente e le norme speciali per la plastica sono ambiental-
In totale, solo nel 2021 i paesi dell’UE hanno generato 84 milioni di tonnellate di rifiuti di imballaggio, il 24% in più rispetto al 2010
sulla proposta di regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.
L’intento è quello di modificare il Regolamento 2019/1020/UE sulla vigilanza del mercato e sulla conformità dei prodotti e la Direttiva 2019/904/UE sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente. Infine, di abrogare la Direttiva 94/62/CE sugli Imballaggi e rifiuti di imballaggio.
Un iter complesso e non privo di contestazioni
Il 4 marzo scorso i negoziatori del Parlamento e del Consiglio UE avevano trovato l’accordo provvisorio sul nuovo Regolamento su imbal-
Il 19 marzo la Commissione Ambiente del Parlamento europeo (ENVI) ha approvato con 63 voti favorevoli, 9 contrari e 3 astenuti il testo del Regolamento emendato dal trilogo. Il prossimo passo? Aspettare il voto del Parlamento europeo che si riunirà in plenaria dal 22 al 25 aprile, ultima data utile prima delle elezioni di giugno.
“Il Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio accrescerà la sostenibilità del settore, promuovendo una maggiore riciclabilità degli imballaggi, nonché contribuirà a ridurre alcune barriere al funzionamento del mercato interno, introducendo norme comuni sull’etichettatura e sulla gestione dei rifiuti”, si legge
mente e giuridicamente infondate”.
Nei giorni successivi al 4 marzo si sono tenute ulteriori riunioni per mettere a punto l’accordo prima della presentazione al Coreper (Comitato dei Rappresentanti Permanenti Aggiunti presso l’Unione Europea) che si è riunito il 15 marzo.
È stato in questa occasione che i ventisette Stati membri dell’Unione europea hanno approvato il Regolamento e la Direttiva sul dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità. Il testo sarebbe lo stesso nato dalla mediazione tra Parlamento e Consiglio europeo del 4 marzo scorso, con possibili modifiche.
in una nota del Governo italiano. “Il provvedimento impegnerà inoltre gli Stati membri a ridurre i rifiuti, lasciando, come da noi auspicato, flessibilità agli Stati ed agli operatori nella scelta delle misure per raggiungere l’obiettivo, in particolare tra imballaggi riutilizzabili e quelli monouso riciclabili, laddove questi ultimi, come nel caso del settore della ristorazione, rappresentano ancora l’opzione che offre il risultato ambientalmente migliore e per la conservazione dei prodotti agricoli e alimentari”.
Cosa prevede il Regolamento
Ma, quindi, cosa si legge nel testo provvisorio del nuovo regolamento imballaggi? Gli ambiti
Il packaging monouso in plastica sarà da bandire a partire dal primo gennaio
2030. Tra i prodotti considerati ci sono anche gli imballaggi per frutta e verdura fresca non trasformata
presi in considerazione sono molti. In linea di massima tutti gli imballaggi dovranno essere riciclabili, secondo criteri rigorosi da definire attraverso una legislazione ad hoc. Sono previste esenzioni per materiali come legno, sughero, tessuti, gomma, ceramica, porcellana o cere.
Il packaging monouso in plastica sarà da bandire a partire dal primo gennaio 2030. I prodotti considerati sono gli imballaggi per frutta e verdura fresca non trasformata; imballaggi per alimenti e bevande riempiti e consumati in bar e ristoranti; monoporzioni di alimenti come condimenti, salse, panna, zucchero; confezioni per prodotti da bagno distribuiti negli alberghi e il film termoretraibile per avvolgere i bagagli in aeroporto. Banditi anche i sacchetti monouso in plastica ultraleggeri (sotto 15 micron di spessore), salvo casi eccezionali. Per quanto riguarda gli obiettivi di contenimento degli
imballaggi, il testo vorrebbe ridurli del 5% entro il 2030, del 10% entro il 2035 e del 15% entro il 2040, imponendo ai paesi membri di tagliare la quantità di rifiuti di imballaggio in plastica.
Si è parlato anche del riuso. I negoziatori hanno fissato un obiettivo specifico di riuso per le bevande alcoliche e analcoliche (ad eccezione di vino e vini aromatizzati, latte e altre bevande deperibili), pari ad almeno il 10% da raggiungere entro il 2030. Il riuso riguarda anche imballaggi per il trasporto e la vendita e quelli raggruppati.
Gli Stati membri hanno però la possibilità di introdurre una deroga di cinque anni a determinate condizioni, ad esempio, se lo stato membro supera del 5% gli obiettivi di riciclo da raggiungere entro il 2025 e si prevede che superi del 5% gli obiettivi del 2030.
Nel regolamento si parla poi dei distributori di bevande e cibi da asporto nell’ambito della ristorazione. Questi operatori dovranno dare ai consumatori la possibilità di portare da casa il proprio contenitore e dovranno, entro il 2030, impegnarsi a confezionare almeno il 10% dei prodotti in un formato di imballaggio riutilizzabile.
Il testo mantiene gli obiettivi principali per il 2030 e il 2040 relativi al contenuto minimo di riciclato negli imballaggi in plastica. Sono esclusi quelli in plastica compostabile e gli imballaggi nei quali i componenti in plastica sia inferiore del 5% del peso totale dell’imballaggio.
La Commissione UE dovrà poi valutare, tre anni dopo l’entrata in vigore del regolamento, lo stato dello sviluppo tecnologico degli imballaggi in plastica biobased e, di conseguenza, a stabilirne i requisiti di sostenibilità.
Entro il 2029 gli Stati membri devono garantire la raccolta differenziata di almeno il 90% delle bottiglie di plastica monouso e dei contenitori per bevande in metallo. Per poter raggiungere l’obiettivo dovranno quindi istituire dei sistemi di deposito cauzionale (DRS). I requisiti minimi per i DRS non si applicano ai sistemi già attivi prima dell’entrata in vigore del Regolamento, se questi raggiungono l’obiettivo del 90% entro il 2029. Adesso, affinché il Regolamento entri definitivamente in vigore, manca l’approvazione da parte del Parlamento e del Consiglio prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale dell’UE. Quindi, il nuovo Regolamento sarà applicato automaticamente dopo 18 mesi.
ALPLA supporta progetti internazionali per la salvaguardia del Pianeta
ALPLA, azienda globale che opera nel settore degli imballaggi plastici, da anni si pone l’obiettivo di sensibilizzare i consumatori su un uso responsabile e sull’importanza del riciclo, oltre che promuovere una migliore comprensione di uno dei materiali più importanti e discussi nella nostra vita quotidiana: la plastica. Per raggiungere questo importante obiettivo, l’azienda è attiva in tutto il mondo con campagne di comunicazione ad hoc. Tuttavia, anche se le campagne di comunicazione mostrano risultati sempre più impattanti sul comportamento del singolo consumatore, risultano essere una goccia nel mare di problematiche ambientali molto complesse e diffuse a livello globale e che spesso devono fare i conti con la scarsa predisposizione di strutture per gestire un ciclo dei rifiuti, completo e sostenibile. ALPLA ne è ben consapevole e, da anni, si fa portavoce di diversi progetti internazionali che mirano a “ripulire” il Pianeta, dedicando particolare attenzione alle situazioni critiche all’interno
di nazioni che non sono ancora attrezzate con infrastrutture adeguate al riciclo dei materiali.
Tra i progetti in corso:
• The Ocean Cleanup: un’organizzazione no-profit fondata nel 2013 dal giovane Boyan Slat (inventore e imprenditore olandese che nel 2014 ha ricevuto il premio Champions of the Earth del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), che, insieme a un team di ingegneri, ricercatori, studiosi e scienziati,
si pone l’obiettivo di ripulire gli oceani dalla plastica e da altri rifiuti, oltre che impedirne l’accesso ai nuovi portati dalle correnti fluviali.
• Waste Free Ocean (WFO): un’iniziativa innovativa che mira a creare una collaborazione fattiva tra il settore della pesca, le aziende coinvolte nella produzione e nel riciclo dei materiali e tutte le parti interessate a combattere il crescente problema dei rifiuti galleggianti sulle coste, nei fiumi e nei mari.
• Alner (ex Koinpack): parte del programma Zero Waste Living Lab di Enviu, Alner (ex Koinpack) è un progetto sviluppato in Indonesia che si pone l’obiettivo di offrire un’alternativa al packaging monouso di plastica.
• Recycling NIDISI: Dare valore ai rifiuti di plastica è l’obiettivo che si pone l’iniziativa NIDISI in Nepal. La missione è quella di reintegrare i rifiuti di plastica nella catena del valore, investendo in infrastrutture per il riciclo e potenziando il settore locale.
> estrusori > dosatori > componenti > trasporto pneumatico > sistemi completi
DOSAGGIO & TRASPORTO PNEUMATICO.
PER CREARE SISTEMI EFFICIENTI.
+ Sistemi di controllo completi per impianti di movimentazione materiali
+ Comprovato leader globale nelle soluzioni di dosaggio nei processi produttivi
+ Componenti altamente qualificati garantiscono affidabilità ed efficienza nei sistemi di movimentazione materiali
+ Sistemi di controllo all’avanguardia progettati per esigenze tecnologiche esistenti e future
Montenegro S.r.l. Via Volturno, 37 20861 Brugherio (MB)
Tel: +39 039 883107
Fax: +39 039 880023 info@montenegrosrl.it
Quando si tratta di progettare un sistema di processo per garantire affidabilità, risparmio energetico ed efficienza, sulla scelta dei componenti non guardate altrove, cercate su www.coperion.com/it/componenti
le donne della plastica
Flessibilità e preparazione: le chiavi del successo
Al vertice
dell’azienda familiare
Metalmeccanica
Rossi sono le sorelle
Erica e Franca Rossi
La capacità di adattamento è una qualità importante per Metalmeccanica Rossi e per i suoi clienti. Ma sapersi adeguare alle nuove sfide è una caratteristica vincente anche per le donne che lavorano in settori a prevalenza maschile.
Metalmeccanica Rossi nasce negli anni ’70 da radici famigliari ed è oggi gestita dalle sorelle Rossi, Erica e Franca. L’iniziale produzione di silos in tessuto trevira è andata consolidandosi nei decenni verso il settore dello stoccaggio e della miscelazione di materie sfuse quali polveri, granuli, scaglie, macinati, costruendo miscelatori verticali e mescolatori orizzontali, vibrovagli e componenti di impiantistica industriale. Le in -
certezze del 2023 incerto ha messo alla prova la forte capacità di adattamento dell’azienda che, grazie a questa sua qualità, è riuscita però a districarsi in maniera brillante. Hanno contribuito agli ottimi risultati anche le tante soluzioni innovative, sostenibili e su misura del cliente che soddisfano in toto anche le richieste più esigenti. A parlarne con La Plastica Oggi e Domani è Erica Rossi, CEO dell’azienda che affronta, tra le altre cose, il tema della
parità di genere in un comparto che ancora oggi è a forte prevalenza maschile, e dove l’unico modo per farsi strada è quello di “essere preparate tecnicamente, fiduciose e aperte al cambiamento”.
Erica Rossi, come è andato il 2023 per Metalmeccanica Rossi? E quali le prospettive della vostra azienda per i prossimi mesi?
Il 2023 è stato un anno eccezionale per Metalmeccanica Rossi, siamo estremamente soddisfatte dei risultati ottenuti nel corso dell’ultimo anno. Questo successo è stato il risultato di un duro lavoro, dell’impegno costante del team e della forte attenzione alle esigenze dei nostri clienti. Guardando al futuro, siamo fiduciose di poter continuare su questo trend positivo e raggiungere risultati ancora migliori nei prossimi anni. Vediamo ora un rallentamento del mercato nel nostro settore, ma la nostra capacità di adattamento ci porta a differenziare su diverse tipologie di prodotti.
Metalmeccanica Rossi ha, tra i suoi obiettivi, quello di realizzare macchinari che agevolino il trattamento dei rifiuti per garantire un riciclo sempre più ottimizzato ed efficiente. Quali sono i vostri punti di forza per ottenere questi risultati? Non siamo direttamente a contatto con il trattamento rifiuti ma costruiamo macchine che vengono utilizzate per la lavorazione di prodotti derivanti dal riciclo. Punto forte della nostra azienda è la capacità di adattamento e la personalizzazione del prodotto. Grazie al nostro team siamo in grado di diversificare la nostra presenza in vari mercati e di soddisfare anche i clienti più esigenti.
Per quanto riguarda gli impianti di riciclaggio della plastica, ha notato negli ultimi anni un incremento della richiesta, e quindi anche dell’attenzione verso il tema dell’economia circolare?
Sì, negli ultimi anni c’è stato uno sviluppo di impianti di riciclaggio della plastica e un maggiore interesse verso il tema dell’economia circolare.
Questo è stato alimentato da una crescente consapevolezza ambientale e dalla necessità di affrontare il problema dello smaltimento della plastica.
Le campagne di sensibilizzazione hanno giocato un ruolo chiave nel promuovere il riciclo e nell’educare le persone sull’importanza di ridurre, riutilizzare e riciclare i materiali. Inoltre, le istituzioni si stanno sempre più orientando verso l’adozione di
politiche e normative che favoriscono l’economia circolare e del potenziamento delle infrastrutture per il riciclaggio della plastica.
Quali sono le caratteristiche degli impianti industriali che realizzate, e in cosa vi differenziate dai competitors?
Partendo da progetti personalizzati, ci distinguiamo come costruttori che sviluppano soluzioni su misura per le esigenze specifiche dei clienti.
Testiamo i nostri prodotti con i materiali riciclati, fornitici dai clienti, direttamente sulle nostre macchine, adattandole di conseguenza. Questo ci consente di offrire soluzioni innovative e sostenibili che soddisfano in toto anche le richieste più esigenti.
La Ceo Erica Rossi: “Le giovani donne dovrebbero essere sicure di sé e assertive nel far valere le proprie opinioni e competenze. È importante non farsi intimidire dalla predominanza maschile di settore”
Nel CCNL gomma plastica 2023 si fa riferimento alla parità di genere: una piccola ma importante conquista. Quanto conta parlare di gender gap a livello legislativo e quanto ancora c’è da fare invece a livello culturale. Infine, secondo lei, su quali aspetti bisognerebbe insistere?
C’è ancora molto da fare per raggiungere la parità di genere, poiché le donne spesso si trovano ad affrontare stereotipi e aspettative
Impianto di miscelazione realizzato da Metalmeccanica
Rossi per un’azienda statunitense
culturali che limitano la loro libertà, sia nelle scelte che nelle opportunità di crescita. Queste aspettative e pressioni, radicate nella cultura fin dall’infanzia, inducono le donne a sopprimere la propria femminilità e carriera per dedicarsi esclusivamente alla cura della famiglia e dei figli. Questi stereotipi partono dalle origini. Entrando in un negozio per infanzia, noti una netta differenza: nel reparto dedicato alle bambine, trovi giocattoli in plastica in prevalenza di colore rosa e lilla, per la cura della persona e della casa. Al contrario, nel reparto dedicato ai bambini, i giocattoli di plastica sono di ogni colore, stimolando la loro fantasia a 360 gradi.
È chiaro che la parità di genere sarà sempre difficile e il cambiamento deve avvenire a livello culturale, poiché la legislazione da sola non è sufficiente per eliminare le disparità di genere profondamente radicate.
Può raccontarci della sua esperienza di donna all’interno del comparto plastico ed, eventualmente, di come ha affrontato eventi che riguardano la disparità di genere?
Nel mio percorso lavorativo, sono cresciuta in un ambiente prevalentemente maschile. Que-
Impianto di miscelazione realizzato da Metalmeccanica
Rossi per un’azienda francese
sta esperienza mi ha insegnato a navigare tranquillamente in contesti dominati dagli uomini e mi ha fornito le competenze necessarie per farlo. Non è stato facile, poiché spesso ho dovuto dimostrare il mio valore mettendo da parte la femminilità. La diversità che la natura ci ha regalato è un tesoro da proteggere e valorizzare, anziché cercare di uniformare o nascondere per essere alla pari.
Cosa consiglierebbe alle giovani donne che desiderano lavorare in questo settore?
Consiglierei alle giovani donne che desiderano lavorare in settori tradizionalmente dominati dagli uomini di seguire questi passi:
1. Studiare e prepararsi tecnicamente: acquisire una solida formazione e competenze tecniche nel settore in cui desiderano lavorare è fondamentale. Questo non solo aumenterà la loro fiducia, ma anche la loro credibilità professionale.
Miscelatori verticali mc 60
2. Essere assertive e fiduciose: le giovani donne dovrebbero essere sicure di sé e assertive nel far valere le proprie opinioni e competenze. È importante non farsi intimidire dalla predominanza maschile di settore.
3. Essere aperte al cambiamento e alla sfida: il settore potrebbe essere in continua evoluzione, quindi, è essenziale essere flessibili e disposte ad adattarsi ai cambiamenti. La capacità di affrontare le sfide con determinazione e resilienza sarà un’abilità preziosa.
+ Quality Speed Price
Viplas produces new and reconditioned screws, twin-screws and plasticization barrels for injection, extrusion and blow molding machines from dm. 40 up to 500; made of special steels: bi-metal, nitrided, tempered and powder steel. The expertise and help of state-of-the-art machines, in addition special material and treatments, contribute to the resolution of problems due to abrasion and corrosion. Viplas thus makes a high-quality product that is closely monitored by specialized personnel avaiable to you.
le donne della plastica
Un partner a 360 gradi
FAP si è affermata nella produzione di impianti di estrusione, avvolgitori e linee di laminazione, consolidando i rapporti di partnership con i clienti e puntando su sostenibilità e parità di genere.
Fondata nel 1987 da Luigi Poli, nel cuore della Brianza, FAP diventa presto un importante player nella produzione di impianti di estrusione per film espanso tecnico, avvolgitori automatici, linee di laminazione e altri macchinari per trasformazione di espanso e bolla d’aria. Nel 2020 i figli Fabrizio e Francesco Poli prendono le redini dell’azienda continuando a offrire soluzioni tecnologiche che si adattino alle esigenze di ogni cliente. Per farlo, FAP fornisce loro un supporto sia tecnico che tecnologico e investe su sostenibilità e la parità di genere. Un tema, quest’ultimo, caro alla realtà brianzola che offre alle proprie dipendenti “la possibilità di bilanciare la vita privata con quella professionale”, spiega Karina Orlova, Account Manager di FAP.
Karina Orlova, come è stato il 2023 per FAP?
“Per FAP 2023 è stato un anno interessante e pieno di novità. Tra queste: la costruzione dei nostri primi macchinari sotto il brand FAP Vela, una tecnologia acquisita da un brand spagnolo; i numerosi test eseguiti sul nostro estrusore in FAP nel centro di ricerca e sviluppo “Italian Foam Centre” in collaborazione con i clienti e i produttori di materie prime, che ci hanno portato risultati interessanti per poter continuare a migliorare la nostra offerta sia al
livello tecnico che tecnologico. Inoltre, abbiamo coronato gli ultimi mesi del 2023 con la richiesta di un cliente che ha voluto non solo rinnovare il parco macchine, ma anche ricevere un supporto a 360 gradi che comprende il lavoro sui processi produttivi e sviluppo di nuovi mercati”.
Producete linee di estrusione, avvolgitori, linee di laminazione, taglierine e saldatrici: ci sono delle tecnologie che stanno avendo maggiori richieste?
“C’è una grande differenza tra le linee e non so darle una risposta precisa sulle richieste, soprattutto perché arrivano da realtà molto diverse. Inoltre, le linee di estrusione vengono spesso vendute con un avvolgitore e un laminatore in linea, perciò, sebbene siano tre blocchi differenti, fanno parte di un’unica commessa e anche questo rende difficile fare stime precise”.
KarinaOrlova, Account Manager di FAP
Quali sono le prospettive dell’azienda per questo 2024?
“Spero sia un anno pieno di opportunità per la nostra azienda, anche perché investiamo molto nella comunicazione per far capire al nostro pubblico che non siamo un semplice fornitore, bensì un partner. A me piace molto usare questa parola perché rispecchia la realtà di FAP che non offre solo il macchinario, ma un supporto costante e un’attenzione completa al cliente. Ed è proprio questo che ci caratterizza: la capacità di saper fornire supporto sia tecnico che tecnologico. In altre parole: Beyond Manufacturing, lo slogan che ci accompagna in quest’anno di crescita. Per il 2024 abbiamo, tra gli obiettivi, quello della sostenibilità. Investendo in una linea FAP il cliente riceve supporto nello sviluppo di nuovi materiali come, per esempio, polipropilene espanso al 100% riciclabile e di varie densità, che consente di sostituire la maggior parte degli isolanti tecnici presenti sul mercato realizzati in polietilene reticolato, polistirene, lana di roccia e altri materiali difficili da riciclare. Questo argomento sarà presentato nel corso di una conferenza –“Chiusura del ciclo con materie prime sostenibili per l’espansione e vantaggi della produzione di polipropilene espanso riciclabile mediante la tecnologia di estrusione bivite” (Closing The Loop with Sustainable Raw Materials for Foaming and Advantages of Recyclable Polypropylene Foam Production by Twin-screw Extrusion Technology) – durante il Foam Expo North America, che si terrà a giugno 2024 in collaborazione con il nostro partner Borealis. Vista la sempre maggiore richiesta di sostenibilità da parte delle aziende, il nostro obiettivo è quindi di dare un valore aggiunto alla produzione del cliente finale”.
Nel CCNL gomma plastica 2023 si fa riferimento alla parità di genere. Quanto conta parlare di gender gap a livello legislativo e quanto ancora c’è da fare invece a livello
culturale. Infine, secondo lei, su quali aspetti bisognerebbe insistere?
“La legislazione ovviamente non può risolvere il gender gap. Prima di tutto devono essere fatti dei passi in avanti a livello culturale per superare questo divario e per affrontarlo in modo completo. Si tratta però di un’operazione che impegna tutti i livelli di un’azienda e che richiede tanto tempo e anche tanta costanza.
Tra gli aspetti sui quali bisognerebbe insistere penso ci sia, in primo luogo, l’accesso all’opportunità di carriera che ancora oggi è diversa per gli uomini e le donne. È quindi necessario insistere molto su politiche che favoriscano l’inclusione e l’opportunità di formazione e di crescita per tutti, senza discriminazioni. A questo aggiungo l’importanza che deve avere il work life balance, perché la vita privata, soprattutto per una donna in carriera che vuole crescere a livello professionale, è fondamentale”.
Può raccontarci della sua esperienza di donna all’interno del comparto plastico ed, eventualmente, di come ha affrontato eventi che riguardano la disparità di genere?
“La mia esperienza nel mondo di plastica coin-
cide con il mio ingresso in FAP dove sono entrata 14 anni fa. Al tempo, c’era bisogno di comunicare con alcuni clienti russi e partecipare alle fiere del settore. Cosi ho iniziato a lavorare al back office dell’azienda. Mio marito Francesco Poli, che oggi guida l’azienda insieme a
suo fratello Fabrizio, mi ha sempre supportato nel mio percorso di inserimento e crescita. Oggi seguo la parte del marketing e della comunicazione. Mi occupo inoltre della parte vendite e ho al mio fianco i miei colleghi dei reparti tecnici e di ricerca e sviluppo. Infine, rappresento anche un solido punto di riferimento per i nostri clienti.
Ciò che mi ha fatto crescere è stata la possibilità di aver sperimentato pian piano il mio lavoro e aver avuto la possibilità di evolvermi. Al raggiungimento dei miei obiettivi ha contribuito la voglia di fare: mi ritengo infatti una persona
“Alle giovani donne
consiglio di rimanere autentiche, pazienti e coraggiose nel proprio percorso professionale e non temere di perseguire sempre i propri sogni”
molto curiosa e interessata a dare di più, questo aspetto nella mia azienda viene molto apprezzato e incentivato. Ad oggi alla FAP siamo 3 donne e posso definirmi molto fortunata perché abbiamo tutte la possibilità di bilanciare la nostra vita privata e professionale, che ci consente per esempio di andare a prendere i figli a scuola. Ecco perché mi rendo conto che la situazione in cui mi trovo e le opportunità che mi dà FAP sono da prendere come esempio”.
Una realtà come Women in Plastics può fare molto all’interno del comparto plastico per far si che le donne si sentano maggiormente accolte. Come è nata questa realtà e quali sono stati i punti affrontati nel vostro ultimo incontro?
“Ho conosciuto il gruppo Women in Plastics grazie a un incontro fatto durante la fiera Plast e poi, a dicembre scorso, ci siamo incontrate al nostro primo evento organizzato a Milano per stabilire i nostri obbiettivi e capire come procedere per rendere più solida
la community. Siamo oltre 80 iscritte, alcune più attive di altre, ma siamo tutte felici di partecipare a questo progetto. L’obiettivo di Women in Plastics è appunto quello di supportare le donne del settore della plastica ancora oggi dominato dagli uomini. Il gruppo è stato attualmente frazionato in sotto-gruppi dedicati a specifiche offerte formative come, ad esempio, il corso di public speaking a cui ho partecipato che si è tenuto ad aprile. C’è poi un gruppo che organizza gli speech tematici. Il primo speech si è svolto a marzo sul tema parità del genere come motore di innovazione e crescita aziendale. Un altro gruppo dedicato alle fiere e si occupa di aggiornarci degli eventi più interessanti e dell’organizzazione dei meeting. È stato, infine, creato un gruppo dedicato alla mappatura di tutte noi, delle aziende alle quali apparteniamo con i rispettivi territori, in questo modo possiamo tenerci in contatto più facilmente tra donne della stessa regione”.
Cosa consiglierebbe alle giovani donne che desiderano lavorare in questo settore?
“Nel nostro settore c’è ancora una difficoltà nell’accettare la crescita delle donne e una loro posizione dominante in azienda rispetto agli uomini. Portando la mia esperienza, quello che mi sento di consigliare alle giovani donne è di avere coraggio e pazienza, non temere di sbagliare nel lavoro perché gli errori sono necessari alla crescita e non sono definivi. Tutto ciò ha permesso a me stessa di crescere e migliorare fino ad arrivare dove sono ora, e non ho intenzione di fermarmi.
Consiglierei loro anche di fare subito network, un’attività che è oggi possibile grazie a piattaforme quali Linkedin dove si possono trovare opportunità, relazioni professionali valide e dove si può creare la propria brand identity. Anche visitare le fiere di settore può essere un buon punto di partenza che permette di conoscere meglio le varie realtà e di individuare il percorso da intraprendere”.
le donne della plastica
Simona Fontana eletta direttrice generale di CONAI
Cambio al vertice in CONAI. Simona Fontana è la nuova direttrice generale del Consorzio Nazionale Imballaggi. Rac-
Ignazio Capuano e il consiglio d’amministrazione per la fiducia. L’Italia è un Paese virtuoso, se pensiamo al riciclo
primi posti in Europa nella gestione e nel riciclo degli imballaggi”, afferma Costarella. “Per riuscirci ogni Regione d’Italia dovrà fare la sua parte: anche per questo continuerò nel mio lavoro con le realtà territoriali da Nord a Sud. Assumere la vicedirezione di CONAI è quindi una sfida
Connessione diretta a periferiche e server
Elaborazione autonoma dei dati variabili
Integrazione diretta con SAP®
Personalizzazione a 360°
Nonostante la scarsa dinamicità del mercato nel corso del 2023, Friul Filiere è riuscita, anche grazie al suo portafoglio di soluzioni complete, a rispondere al meglio. Ma la vera chiave del successo sono la cura delle relazioni e la trasparenza del rapporto con i clienti.
di Eva De Vecchis
“L’impegno collettivo sconfigge il gender gap”
Friul Filiere vende impianti completi di estrusione in tutto il mondo. Estrusori, downstream e attrezzature progettate e costruite nello stabilimento con sede in Friuli Venezia-Giulia. Alta qualità, tecnologia e progettazione su misura definiscono l’identità dell’azienda alla quale si affidano clienti in cerca di soluzioni personalizzate. L’azienda, sempre pronta a innovarsi, crede nei rapporti duraturi con i propri clienti che coltiva attraverso la cura delle relazioni e la trasparenza. Un tema, quello del rapporto tra persone, caro anche a Luna Artico, Membro del Board di Direzione di Friul Filiere che ci parla di come “l’interesse verso l’essere umano e le relazioni mi ha permesso di creare un ambiente di lavoro armonioso e un team affiatato”. Un concetto alla base anche della parità di genere che può essere accolta
e sostenuta solo attraverso il rispetto di tutti, senza distinzione.
Luna Artico, l’aumento dei costi delle materie prime, dell’energia e della logistica connesse allo scenario di guerra, sono tutti fattori che hanno influenzato il comparto
plastico. Come è stato il 2023 per Friul Filiere e, più in generale, per il comparto dell’estrusione delle materie plastiche?
“Il 2023 ci ha visti impegnati a produrre con ritmi intensi tutto ciò che era stato venduto nel 2022, anno record per la raccolta ordini. L’impennata di acquisizione di commesse è avvenuta nel pe-
riodo più critico a livello di approvvigionamento di materie prime, pertanto, ci ha costretti a dilatare i tempi di consegna da 6 a 12 mesi. La cura delle relazioni e la trasparenza nei confronti dei clienti è stata la chiave per gestire serenamente anche un periodo complesso e ci ha permesso di lavorare in modo organizzato mantenendo gli impegni. Il mercato 2023 si è rivelato, in generale, meno dinamico e ha visto spostarsi gli equilibri geopolitici come conseguenza dei conflitti. Si stanno assestando nuove dinamiche commerciali tra Europa e Asia dove, se da un lato si sono contratte le relazioni con i Paesi verso i quali esportare ora è diventato complesso, dall’altro nuovi mercati stanno emergendo per guadagnarsi uno spazio significativo nei rapporti con l’Occidente”.
Quali invece, a suo parere, le prospettive dell’azienda e del settore per il 2024? “Il mercato internazionale, seppur in un momento di contrazione generalizzato, ci dà soddisfazione; questo dipende dal fatto che ci siamo specializzati in soluzioni complete che non si limitano alla fornitura di un prodotto tecnologico ma si estendono al servizio post-vendita e ci permettono di creare rapporti duraturi con i nostri clienti”.
“Gli uomini devono diventare alleati attivi nella promozione della parità di genere, contribuendo a smantellare i preconcetti e a combattere la discriminazione nei confronti delle colleghe”
Dopo 5 anni è tornata la fiera Plast, come è andata, quali differenze avete riscontrato rispetto all’ultima edizione?
“Innanzitutto, è stato un vero piacere ritornare a partecipare a un evento in presenza, dopo l’emergenza legata al COVID-19 che ha limitato per lungo tempo le occasioni di incontro diretto. Questa edizione della fiera è stata per noi un momento significativo di rinascita e di contatto umano, di cui abbiamo sentito molto la mancanza negli anni precedenti.
La differenza più evidente rispetto all’ultima edizione è stata proprio questa possibilità di interagire nuovamente faccia a faccia con i clienti, i fornitori e i colleghi del settore. C’è un valore inestimabile nel poter condividere lo spazio fisico, scambiare idee e percepire direttamente le reazioni alle nostre innovazioni. Infatti, per l’occasione, abbiamo deciso di rivoluzionare il nostro concept espositivo scegliendo uno stand aperto su tre lati, in modo che fosse più accessibile, invitante e funzionale allo scambio e alla comunicazione con i visitatori.
Inoltre, Plast è stata anche l’occasione per presentare il nostro nuovo prodotto – Light Thermal Break – un’espressione dell’impegno costante di Friul Filiere nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni all’avanguardia. È stata una grande opportunità per dimostrare le potenzialità di questa nuova tecnologia e ricevere feedback diretti dal mercato”.
Nel CCNL gomma plastica 2023 si fa riferimento alla parità di genere. Si parla del “raggiungimento della effettiva pari opportunità tra donne e uomini nel lavoro”. Si tratta di conquiste importanti. Quanto conta parlare di questi temi a livello legislativo e quanto ancora c’è da fare invece a livello culturale, su quali aspetti bisognerebbe insistere?
“Nella realtà quotidiana delle aziende, il divario salariale tra uomini e donne rimane una problematica persistente, segno che la valutazione del merito non è ancora immune da pregiudizi di genere. L’accesso delle donne a
le donne della plastica
posizioni di leadership è un altro campo di battaglia. Troppo spesso, le donne si scontrano con un soffitto di vetro che limita la loro crescita professionale. È essenziale incentivare una cultura aziendale che non solo permetta ma anche promuova la presenza femminile nei ruoli decisionali, dimostrando che la diversità di pensiero e di gestione è un valore aggiunto per l’innovazione e il successo delle imprese.
Il coinvolgimento maschile è altrettanto cruciale. Gli uomini devono diventare alleati attivi nella promozione della parità di genere, contribuendo a smantellare i preconcetti e a combattere la discriminazione nei confronti delle colleghe.
Questo significa anche riconsiderare la distribuzione dei ruoli all’interno delle organizzazioni, assicurando che le responsabilità e le opportunità siano distribuite equamente, indipendentemente dal genere.
Per arrivare a una vera parità di genere nel lavoro, serve una trasformazione culturale profonda che inizia dall’educazione e continua con pratiche aziendali inclusive, supportate da politiche pubbliche e leggi che promuovano l’uguaglianza. Solo attraverso un impegno collettivo e continuo sarà possibile costruire ambienti di lavoro veramente equi e meritocratici”.
Può raccontarci della sua esperienza di donna all’interno del comparto plastico ed, eventualmente, di come ha affrontato eventi che riguardano la disparità di genere?
“Sono entrata in questo settore perché Friul Filiere è stata fondata da mio padre, nel 1978. Non nascondo che all’inizio ho percepito un po’ di diffidenza, non tanto in quanto donna ma per il mio background che non è strettamente tecnico. Vengo da studi umanistici che però alla fine si sono rivelati la mia forza. Il mio interesse verso
l’essere umano e le relazioni mi ha permesso di creare un ambiente di lavoro armonioso e un team affiatato. E questo si è riverberato anche verso l’esterno nei rapporti con i nostri clienti”.
Cosa consiglierebbe alle giovani donne che desiderano lavorare in questo settore?
“Consiglio di perseguire la loro passione con determinazione e fiducia, a prescindere dal settore. Ovviamente, la formazione è fondamentale, ma come dimostra la mia esperienza non è necessario che sia per forza tecnica. Ormai le aziende hanno sempre più bisogno di contributi che arrivano da vari ambiti del sapere e offrono punti di vista inediti. Quello che è davvero importante è fare un’esperienza pratica, entrare in azienda e toccare con mano la materia. In questo modo, si possono anche creare relazioni e trovare persone che siano un punto di riferimento nella crescita professionale. E poi, tenersi sempre aggiornate: questo è un settore in costante evoluzione, quindi è necessario continuare a imparare e tenersi al passo con le novità. Le donne che vogliono entrare in questo settore hanno una grande opportunità: essere di ispirazione per altre donne e diventare un modello per le future generazioni”.
Charlotte Röber è la nuova ad di VinylPlus
Charlotte Röber è la nuova direttrice generale di VinylPlus e del Consiglio europeo dei produttori di PVC (ECVM). Succede a Brigitte Dero in entrambe le posizioni. La Röber ha trascorso gli ultimi 10 anni presso la European PVC Window Profiles and related Building Products Association (EPPA), dove ha ricoperto il ruolo di Regulatory Affairs Manager e poi di Managing Director dal 2019.
Ha lavorato per l’industria del PVC per un decennio, rappresentando in precedenza gli interessi dell’industria dei profili per finestre in PVC nei confronti dei responsabili politici, degli enti di standardizzazione e di altri settori.
La sua esperienza funzionale comprende la valutazione della sostenibilità dei prodotti da costruzione, le attività di standardizzazione, la legislazione sui prodotti chimici e sui rifiuti e le relative azioni di advocacy. Charlotte Röber ha conseguito un master in diritto europeo e internazionale presso l’Università di Maastricht. Ha inoltre conseguito un Master in Business Administration presso la Vlerick Business School di Gand.
Röber succede a Brigitte Dero in entrambe le posizioni. Il Comitato Direttivo di VinylPlus, e tutti i partner di VinylPlus, esprimono la loro gratitudine a Brigitte per i suoi 12 anni di eccezionale leadership e per l’incrollabile impegno nella nostra missione in VinylPlus.
“Brigitte Dero ha svolto un lavoro eccezionale per l’industria europea del PVC durante il periodo in cui ha ricoperto il ruolo di amministratrice delegata di ECVM e VinylPlus, rappresentando e dando forma al nostro programma di sostenibilità e guidando l’industria in un ambiente normativo estremamente difficile”, spiega il presidente VinylPlus Karl-Martin Schellerer.
“Vorrei ringraziarla per questo e augurarle tutto il meglio per i suoi progetti futuri. Siamo felici di aver trovato un successore molto promettente in Charlotte Röber, che conosce già molto bene l’industria del PVC grazie al suo lavoro di successo come amministratrice delegata di EPPA, l’Associazione Europea di Categoria che rappresenta i produttori di sistemi per finestre in PVC”.
SOLIDS PARMA: ESPLORA L’INNOVAZIONE NEL BULK HANDLING
SOLIDS Parma: La fiera leader dedicata alle tecnologie dei granuli, delle polveri e dei solidi sfusi torna a giugno 2024!
Scopri la nuova area dedicata alle tecnologie del riciclo e alla valorizzazione degli scarti di produzione ed esplora le tecnologie dedicate al settore del Bulk Handling per: gomma e plastica, alimentare, agrario, chimico e farmaceutico, cosmetico, minerario, recycling!
• Dosaggio, pesatura e misura
• Miscelatori e omogeneizzatori
• Essiccatori
• Macinatori e frantumazione
• Trasporto pneumatico (in fase densa, in fase diluita, in aspirazione)
• Filtri e Depolveratori
• Sistemi di vagliatura
• Pallettizzazione e Stoccaggio
• Movimentazione
• Sicurezza e ambiente
• Tecnologie di riciclaggio e recupero
• Componenti
Visita SOLIDS PARMA!
5 - 6 Giugno 2024 Pad. 8, Fiere di Parma www.solids-parma.it
Scarica qui il tuo biglietto gratuito!
La flessibilità come motore di sviluppo
Frigosystem continua la sua espansione verso nuovi mercati, un atteggiamento attivo che si rintraccia anche nella sua attenzione alla parità di genere: “un tema sul quale l’Italia è in ritardo e deve ancora investire molto, potenziando gli strumenti di sostegno alle aziende”, sostiene Miriam Olivi, Sales Director.
Fondata nel 1970, Frigosystem-Corema produce refrigeratori e sistemi di termoregolazione per i processi industriali, con grande esperienza in sistemi ad elevata precisione e stabilità di temperatura, per qualsiasi applicazione industriale. La vasta gamma di prodotti permette di soddisfare ogni specifica esigenza, dalla piccola alla grande impresa, strutturando l’offerta al cliente in
modo personalizzato e finalizzato all’efficienza e al risparmio. La vocazione all’innovazione, la costante ricerca di nuove tecnologie e nuovi mercati, la valorizzazione dell’etica professionale sono alcune delle caratteristiche di questa azienda che crede nel futuro, segnato anche da una necessaria attenzione alla sostenibilità e alla parità di genere. Un campo, quest’ultimo, dove l’Italia “per chi come me
ha modo di confrontarsi con economie e culture di altri Paesi – spiega Miriam Olivi, Sales Director di Frigosystem – rispetto ad altre nazioni europee, è in forte ritardo e si muove con scarsa convinzione sull’obiettivo”.
Miriam Olivi, come è stato il 2023 per Frigosystem?
“Un anno intenso, effervescente, con i risultati migliori di sempre. Non siamo nuovi a superarci: Frigosystem, con la sua seconda generazione al comando, sta vivendo una fase molto positiva, che ha portato al raddoppio del fatturato in meno di 5 anni. Sono sempre più numerosi i Paesi in cui consolidiamo la nostra presenza. La dinamicità e la flessibilità che ci caratterizzano ci aprono nuove prospettive tecnologiche e commerciali, con installazione di impianti sempre più complessi e progettati ad hoc sulle esigenze degli utilizzatori. Frigosystem è un’azienda appassionata all’innovazione, che ambisce a creare sinergie con i propri clienti, sia co-
La
struttori di linee di processo che trasformatori finali. Le problematiche e le aspettative di ogni mercato e di ogni applicazione diventano facilmente fonte di ispirazione per la nostra ricerca. In sintesi, il 2023 è stato un anno che ci ha caricati di motivazione, gli esiti hanno dato ragione alle nostre strategie, anche sul medio-lungo termine. Siamo sempre più consapevoli del fatto che oggi, nel nostro mercato, siamo un’azienda di riferimento ed un partner competente e ambito”.
Quali invece le prospettive della vostra azienda per il 2024, considerando anche la recente apertura di una filiale a Chennai, in India?
“Pensiamo che il 2024 porterà, anche verso il nostro indotto, la flessione che alcuni settori già si trascinano da mesi. Il comparto europeo dell’iniezione, per esempio, ha già mani-
festato difficoltà e scarsi introiti nel corso del 2023. Il rallentamento della Germania, dove noi serviamo molti costruttori, tramite la filiale di Düsseldorf, è al centro dell’attenzione ed è sicuramente impattante su molte economie. Anche il settore del packaging e del film flessibile, dove oggi Frigosystem è specializzata, sta andando verso la stabilizzazione e la contrazione: un seguito abbastanza normale dopo un biennio di forte spinta agli investimenti e una conseguente alterazione dello scenario industriale nel periodo post-covid”. Non siamo particolarmente spaventati da questa prospettiva, siamo anzi speranzosi che, dopo una crescita commerciale così rapida, possiamo consolidarci lavorando sulla nostra organizzazione interna e sulla struttura operante a Caronno Pertusella (VA), sede della nostra produzione, così come sull’ottimizzazione dei processi, sulla standardizzazione e su un ancor più efficiente customer-care. La proattività verso nuovi mercati è per me irrefrenabile, così come l’aggancio di opportunità di consolidamento. Sto infatti ridefinendo la nostra presenza nel Regno Unito, attivando iniziative che possano avvicinarci ai clienti inglesi, superando gli scogli della Brexit, come può essere la costituzione di uno stock di macchine e ricambi in loco. Stiamo puntando molto anche alla nostra presenza nel Sud-Est asiatico, allargando le aspettative per il mercato tailandese, per cui a breve saremo presenti al Propak di Bangkok con grandi novità. Frigosystem India era un progetto in elaborazione da un po’ di tempo. Dopo Messico e Stati Uniti a Occidente, sentivamo la necessità di far base anche in Asia: la scelta dell’India non è casuale, ma fortemente sostenuta dal potenziale interno di questo Paese, dalla sua vocazione alle esportazioni verso Africa e Medio Oriente, dalla disponibilità di risorse e competenze. È sfidante trovare il compromesso di fronteggiare la competitività nel territorio, con la volontà di andare a proporre tecnologie all’avanguardia, come quelle che ci
distinguono. Non ho dubbi sul successo di questa operazione, che già a partire dalla fiera Plast Focus di febbraio a Nuova Delhi, occasione di annuncio e presentazione della nostra succursale, ha dimostrato un riscontro estremamente positivo. Sono altresì soddisfatta del team indiano che abbiamo costituito, in quanto molto competente e con ottime conoscenze del nostro prodotto e del nostro settore”.
Frigosystem porta avanti iniziative e azioni in favore dell’ambiente, sviluppando macchine con accorgimenti costruttivi che consentano un minor consumo energetico. Quanto conta oggi per un’azienda essere sostenibile?
“Essere sostenibili oggi significa costruire il proprio domani, significa prepararsi ad affrontare le sfide energetiche ed ambientali in modo saggio e consapevole, significa adottare, anche nelle aziende, un cambiamento culturale. Ritengo che la sostenibilità sia innanzitutto una questione di coerenza, perché coinvolge aspetti e processi molto diversi, costituendosi come principio trasversale del progresso.
È vero, Frigosystem è molto concentrata sull’aspetto del risparmio energetico. Soprattutto nell’ultimo decennio ha innovato molto con soluzioni che garantiscono migliori rendimenti, ovvero minori consumi di elettricità e di acqua, visto che non possiamo negare che, pur essendo accessori, i nostri impianti di refrigerazione rappresentino una quota consistente nelle bollette dei trasformatori. Ha inoltre testato e sperimentato nuovi gas refrigeranti, selezionando quelli più compatibili con le esigenze dell’industria in cui opera. Ha investito nella direzione anche del recupero di risorse che oggi vengono sprecate, quale, per esempio, il calore naturalmente generato dai circuiti frigoriferi, che può, appunto, essere recuperato come fonte gratuita per molti utilizzi.
Frigosystem è un’azienda certificata carbon footprint, si è dotata di impianto fotovoltaico da 300 kW e ha in corso un progetto di ristrutturazione degli ambienti lavorativi: una parte degli uffici efficientati sono stati messi in funzione proprio a inizio 2024. Innegabile, in tal senso, anche il miglioramento del comfort dei lavoratori in azienda. Quest’anno è in programma l’ammodernamento dei nostri impianti di collaudo, per contenere le dissipazioni anche in quella fase della produzione. Aggiungo, perché mi sembra importante, che stiamo investendo in sicurezza, in domotica, nelle nostre infrastrutture IT.
Ecco, quindi, un esempio di come la sostenibilità, per avviare un cambiamento rigenerativo delle nostre aziende, debba essere validata sia come motore delle politiche interne e del programma degli investimenti, per poi tradursi in ricerca, strategia e soprattutto proposta alla propria clientela, con prodotti e servizi inequivocabilmente sostenibili”.
Nel CCNL gomma plastica 2023 si fa riferimento alla parità di genere. Si tratta di piccole conquiste, ma importanti. Quanto conta parlare di gender gap a livello legislativo e quanto ancora c’è da fare invece a livello culturale. Infine, su quali aspetti bisognerebbe insistere?
“Legislativamente, non possiamo negare che sia in corso un importante processo di adeguamento delle norme e di introduzione di obblighi e politiche che portano finalmente in risalto questo tema, ma tale processo rimane decisamente troppo lento. Per chi come me ha modo di confrontarsi con economie e culture di altri Paesi, è evidente che, rispetto ad altre nazioni europee, quella italiana sia in forte ritardo e si muova con scarsa convinzione sull’obiettivo di ridurre le disparità di genere. Da quanto analizzato nel Global Gender Gap Report quindi considerando 146 Paesi al mondo, il nostro occupava la 63ima posizione nel 2022, ed è scivolato alla 79ima nel 2023. Di questo passo, quanto ci metteremo ad avvicinarci ai paesi più virtuosi, visto che invece
stiamo andando in direzione contraria? E dire che, numeri e statistiche alla mano, abbiamo evidenza scientifica di quanto sia benefica la presenza femminile nelle aziende e nelle istituzioni. Comincerei, quindi, a insistere proprio su questi numeri, affinché l’opinione pubblica si consapevolizzi e abbandoni gli incancreniti stereotipi di genere per lavorare attivamente sul cambiamento, a 360 gradi. I retaggi culturali condizionano ancora molto le funzioni della donna nella cura e nella famiglia, rendendoli incompatibili con professione e carriera. Partirei proprio dai fondamentali, molto c’è da fare, per esempio, nell’educazione: la parità dovrebbe essere interiorizzata attraverso la scolarizzazione, l’ambito scolastico dovrebbe essere il primo strumento di empowerment, dalle prime fasi fino alle carriere universitarie, dove si rilevano ancora ampie sottorappresentazioni di quote rosa nelle materie tecniche. Insisterei anche sulla legalizzazione di criteri per mirare alla parità salariale, sradicando il pregiudizio della dipendenza economica della donna. Andrebbero potenziati gli strumenti di sostegno alle aziende che si strutturano per la flessibilità, per l’adeguamento dei criteri di selezione, valutazione ed efficienza, che investono per facilitare il c.d. Work-Life Balance. Insomma, la lista è lunga”.
Una realtà come Women in Plastics può fare molto all’interno del comparto plastico per far si che le donne si sentano maggiormente accolte. Come è nata questa realtà e quali sono stati i punti affrontati nel vostro ultimo incontro?
“Nella realtà dei fatti, a farci incontrare sono state due iniziative: alcune interviste in occasione dell’8 marzo e un pranzo a Plast 2023. A vedere però quello che si è mosso in questo gruppo in pochi mesi, direi che a metterci insieme è stata la voglia di solidarizzare, di condividere sia esperienze che fatiche ed entusiasmi, di attivarci per sostenerci, di lavorare in prima linea affinché anche il nostro
comparto possa aprirsi alla considerazione e al cambiamento. Il nostro primo incontro, avvenuto in un grigio e stranamente nevoso pomeriggio dicembrino a Milano, è stato un momento molto utile per presentarci ufficialmente, per conoscerci di più, per individuare le nostre comuni aspettative, ma anche per rimuovere eventuali scetticismi, derivati sia dalla naturalezza e velocità con cui questo gruppo si è composto, sia dal suo alto grado di inclusività (da allora, la community ha raddoppiato la sua dimensione). La riunione generale di dicembre ha visto la creazione di alcuni sottogruppi di lavoro e la programmazione di una serie di attività: con concretezza, ci siamo messe subito all’opera. Faccio parte del team ‘Speech Tematici’ che lo scorso 21 marzo ha indetto il suo primo webinar proprio su parità di genere, su UNI/Pdr 125:2022 e relativa certificazione; ma opero anche in quello denominato ‘Meeting in fiera’, che si occupa di monitorare eventi del settore affinché possano diventare occasioni di incontro e confronto in presenza. Ai recen-
ti Chinaplas e NPE, è stata Amaplast ad ospitare Women in Plastics Italia presso il suo stand, all’interno delle collettive, per un momento di convivialità: trovo che questa apertura e questa accoglienza, da parte della nostra primaria associazione del settore, siano molto significative e corrispondano all’intento di avviare un dialogo costruttivo su obiettivi in cui entrambi le realtà associative credono.
Invito le professioniste del comparto plastico a unirsi a questa voce e a questo gruppo, per sentirsi accolte e importanti. Ma invito anche i colleghi uomini a sostenerci perché abbiamo bisogno di convinti ambasciatori: credo nelle potenzialità delle donne tanto quanto credo che i migliori risultati arrivino quando sappiamo unire le forze senza guardare al genere”.
Può raccontarci della sua esperienza di donna all’interno del comparto plastico ed, eventualmente, di come ha affrontato eventi che riguardano la disparità di genere?
Nella mia dedizione ai mercati internazionali e all’export, mi sono trovata in situazioni discutibili in contesti culturali diversi dal nostro e ancor più chiusi od ostili. Ne sono uscita toccata, ma non ferita, e convinta a puntare allo scopo che mi ero prefissata, cercando di rispettare le posizioni, pur senza condividerne gli assunti. Tempo (pazienza) e fatti.
2024 con i colleghi di Frigosystem India
“A questo settore devo tutta la mia carriera professionale e devo, a grandi figure maschili, tutto quello che ho appreso e sono diventata. In sintesi, sulla mia bilancia, essendo una persona fondamentalmente positiva, prevale la considerazione che ho avuto, la stima che ho recepito, il valore di cui sono stata investita e il rispetto che mi è stato garantito. Se parliamo di opportunità, non posso dire di non averle inseguite, chieste e infine ottenute.
Se in una società più evoluta e paritaria, avrei risparmiato delle fatiche e velocizzato la mia arrampicata, non lo so dire con certezza: gli stereotipi di genere, che tanto vogliamo divellere, hanno condizionato la mia storia come un dato di fatto, come un radicamento culturale contro cui sapevo di dover per forza impattare, qualsiasi strada avessi deciso di intraprendere. Ne ero conscia, quasi preparata. Partendo da questo presupposto, mi è forse andata meglio del previsto.
Nella disparità sotto un’altra chiave di lettura, sono felice che oggi si stia lavorando per sostenere le donne nella loro multifunzionalità sociale, perché quello che ricordo con maggiore emotività è la difficoltà di conciliare i miei ruoli apicali con quello di madre, in anni in cui ricadevano (non sono certa di poter usare un verbo al passato!) sulla madre la totalità delle aspettative di cura e di gestione della famiglia. L’ambito rurale da cui provengo, dove gli stereotipi di genere permeano il quotidiano e dove nessuno sapeva, magari, che in famiglia ero anche la ‘bread-winner’, non mi venivano risparmiati segnali, con la sottintesa accusa di trascurare il mio ruolo in casa, su quanto fosse inappropriato il mio lavoro in sede distaccata e con frequenti trasferte”.
Cosa consiglierebbe alle giovani donne che desiderano lavorare in questo settore? “Questo è un settore bellissimo, con un futuro promettente e dinamico; quindi, il desiderio di lavorarci va assolutamente coltivato.
Al centro delle mie raccomandazioni, metterei la formazione per i propri obiettivi. Lo studio deve essere continuativo, non sentitevi mai arrivate: imparate, approfondite, siate curiose. Non limitate le vostre conoscenze e le vostre esplorazioni al mercato nazionale: spingetevi oltre, allargate gli orizzonti tecnici e umani, osservate, apritevi culturalmente e mentalmente. Siate altresì determinate ma umili, ambiziose ma concrete, appassionate e consapevoli. Nelle difficoltà, non isolatevi: fate squadra. E credete sempre in voi stesse e nella differenza che davvero, anche in questo settore, potete fare, insieme a me e a molte altre”.
Filtrazione e compoundazione in un unico passaggio
La macchina ZSK FilCo di Coperion per compoundazione con filtrazione permette di raggiungere una elevata qualità di prodotto e ridurre i consumi energetici del 50% nel riciclaggio di PCR e polimeri.
Coperion ZSK FilCo RGB 300dpi
I rifiuti di plastica vengono alimentati nell’estrusore
ZSK sotto forma di rimacinato, pellet di fibre, fiocchi di pellicola o agglomerati e vengono fusi, omogeneizzati e devolatilizzati nell’estrusore stesso insieme a tutti i loro componenti
Per il riciclaggio di materie plastiche di consumo (PCR) o di qualsiasi polimero contaminato, Coperion ha sviluppato il sistema ZSK FilCo, un’innovativa macchina per compoundazione con filtrazione che permette di effettuare filtrazione e compoundazione con un solo passaggio.
Con il sistema ZSK FilCo, i rifiuti di plastica vengono alimentati in un estrusore bivite ZSK dove vengono fusi, omogeneizzati e devolatilizzati. La massa fusa è successivamente convogliata in un filtro per eliminare tutte le sostanze contaminanti prima di fare ritorno all’estrusore ZSK, per essere miscelata con rinforzi o riempitivi.
Rispetto alle linee di produzione a due fasi – fino ad oggi la norma nel settore – il nuovo ZSK FilCo di Coperion si contraddistingue per la configurazione molto più lineare delle apparecchiature. Il consumo di energia e le emissioni generate dal processo di estrusione risultano ridotti di oltre il 50%. Il ZSK FilCo è inoltre in grado di raggiungere una qualità del prodotto molto più elevata. Le rimiscelazioni possono
essere prodotte molto più rapidamente e i dosatori gravimetrici garantiscono la massima precisione durante l’incorporazione degli additivi per un risultato ottimale.
Sistema semplificato e ingombro ridotto
Negli impianti di riciclaggio convenzionali, il PCR e i polimeri contaminati devono dapprima essere fusi con l’ausilio di un estrusore monovite o bivite, quindi devono essere filtrati e pellettizzati. Affinché le materie plastiche possano essere riutilizzate, la massa filtrata viene successivamente convogliata in un estrusore bivite separato, dove viene nuovamente fusa e miscelata con l’ausilio di additivi, materiali di rinforzo e riempitivi prima di essere pellettizzata. In questa configurazione di produzione, l’energia per la fusione deve essere alimentata due volte. Oltre all’elevato consumo di energia, il materiale riciclato è soggetto a un’elevata sollecitazione termica che, a sua volta, si traduce in una maggiore degradazione, in un accorciamento delle catene polimeriche e, di conseguenza, in una minore qualità del prodotto finale.
Il nuovo ZSK FilCo permette di fondere, filtrare, miscelare e pellettizzare il riciclato in un unico sistema di produzione. I rifiuti di plastica vengono alimentati nell’estrusore ZSK sotto forma di rimacinato, pellet di fibre, fiocchi di pellicola o agglomerati e vengono fusi, omogeneizzati e devolatilizzati nell’e-
strusore stesso insieme a tutti i loro componenti (tutti i polimeri, PE, PP, PA, PS, PC/ABS, ecc.). Successivamente, la massa fusa viene fatta passare attraverso un filtro integrato che elimina tutti i contaminanti. La massa viene quindi reimmessa nella sezione di processo dell’estrusore ZSK, dove vengono aggiunti materiali di rinforzo come vetro, legno e fibre di carbonio, oppure riempitivi come talco, CaCO3 o PEX macinato. Infine, la massa così rimiscelata viene pellettizzata.
L’ingombro del sistema ZSK FilCo è inoltre più ridotto. Tutti i flussi di prodotto vengono aggiunti al processo secondo il principio gravimetrico e senza fluttuazioni. Il riciclato deve essere fuso un’unica volta. Per questo, ZSK FilCo raggiunge livelli qualitativi del prodotto finale costantemente più elevati rispetto ai sistemi multi-fase normalmente utilizzati per questo processo di riciclaggio.
Una soluzione per risparmiare energia
Inoltre, con la nuova soluzione il consumo di energia e le emissioni generate dal processo di estrusione risultano sensibilmente ridotti. Grazie all’elevata quantità di energia meccanica applicata dall’estrusore bivite, il processo di fusione è più efficiente dal punto di vista energetico rispetto a quanto avviene con un estrusore monovite. Inoltre, nella soluzione ZSK FilCo il secondo processo di fusione per la compoundazione viene totalmente eliminato e anche la pellettizazione dei composti intermedi viene meno.
“Il sistema ZSK FilCo è ancora una volta il risultato dei nostri sforzi mirati per ottimizzare il riciclaggio delle materie plastiche e aumentare ulteriormente la sostenibilità dell’intero processo”, commenta Marina Matta, Team Leader Process Technology Recycling di Coperion. “L’eccellente efficienza energetica dell’ZSK FilCo e l’elevata qualità raggiunta nel prodotto finale sono vantaggi importanti che, ancora una volta, renderanno il riciclaggio di PCR e polimeri più interessanti per molte aziende”.
Avvolgitori automatici in costante evoluzione
Continuare a migliorarsi è un mantra per FB Balzanelli che, dagli anni ‘80, offre proposte innovative che rispettino le esigenze del mercato degli avvolgitori automatici. Un esito di questa evoluzione è l’avvolgitore Maxi Coil.
Negli anni ‘80, il fondatore della FB Balzanelli, Vincenzo Balzanelli, era leader nella produzione di guaine elettriche. Insoddisfatto della mancanza di avvolgitori automatici disponibili sul mercato in quel momento, sentì l’esigenza di progettare e costruire i propri avvolgitori automatici, puntando su velocità, affidabilità e garanzia di un imballaggio di alta qualità.
Dal 1994, quando costruì il suo primo avvolgitore automatico, è iniziato un processo di sviluppo e di crescita nello stabilimento di Fano (Italia), che ha portato FB Balzanelli a diventare una realtà di riferimento nel mercato degli avvolgitori automatici e semiautomatici.
Maxi Coil è una macchina che riunisce diverse soluzioni tecnologiche sviluppate nel corso dei quasi 30 anni di attività di FB Balzanelli
Il cuore della mission aziendale sono la costante ricerca tecnologica e il continuo miglioramento: possibili grazie agli oltre 100 avvolgitori automatici prodotti e installati ogni anno in tutto il mondo. FB Balzanelli è in grado di soddisfare le nuove esigenze dei clienti e di essere pronta ad affrontare un mercato in continua evoluzione con soluzioni innovative. L’azienda è sempre stata innovativa nelle sue proposte per il mercato degli avvolgitori
automatici, dalle bobine affiancate, all’integrazione di un legatore completamente pneumatico, fino allo speciale traino per ridurre l’ovalizzazione del tubo.
La soluzione 100% automatica per bobine di lungo metraggio
Una delle novità dell’anno di FB Balzanelli è Maxi Coil: una macchina che riu-
nisce diverse soluzioni tecnologiche sviluppate nel corso dei suoi quasi 30 anni di attività. Questa soluzione è dedicata alla produzione di bobine di tubo corrugato di lungo metraggio e ha il vantaggio di essere un avvolgitore completamente automatico dotato di unità di bloccaggio, avvolgimento, taglio automatico, legatore singolo o doppio con 12 regge finali e possibilità di avere regge intermedie ed espulsione completamente automatica.
L’avvolgitore Maxi Coil può gestire bobine fino a 120” / 3000 mm di diametro esterno, 92” / 2400 mm di larghezza, un peso della bobina fino a 1500 lbs / 680 kg con una velocità di estrusione fino a 140 ft/min (43 m/min).
Oltre al know-how, FB Balzanelli offre un eccellente servizio di assistenza, che ascolta le esigenze produttive dei clienti. L’azienda è stata la prima del settore, 15 anni fa, a introdurre un catalogo online per i ricambi e la connessione remota per rispondere il più rapidamente possibile a qualsiasi richiesta dei clienti. Con FB Balzanelli i clienti sono sicuri di trovare sempre la soluzione migliore sia in termini di efficienza di lavorazione che di rapido ritorno dell’investimento nella gamma di avvolgitori offerti.
Oggi l’azienda offre la più vasta gamma di avvolgitori automatici del mercato e sistemi di pallettizzazione automatici. È inoltre in grado di seguire i propri clienti durante l’intero progetto produttivo con la soluzione migliore e più appropriata.
Impermeabilizzazione affidabile
Un tecnico esperto di Tekta, azienda specializzata negli interventi di impermeabilizzazione, spiega perché gli elettroutensili e i macchinari di Leister sono le soluzioni ideali per ottenere una saldatura affidabile e di qualità.
Tekta è un’azienda dalle radici campane ma molto apprezzata in tutta Italia per l’elevata qualità dei suoi lavori di impermeabilizzazione e per la preparazione e competenza dei suoi tecnici. Dalla Sicilia alla Lombardia gli specialisti di Tekta hanno eseguito accurate e resistenti impermeabilizzazioni in situazioni anche molto diverse fra loro: coperture di negozi e centri commerciali, siti di stoccaggio di detriti e rifiuti, aeroporti e ospedali, per citare solo alcuni degli esempi più recenti.
La versatilità di Tekta è dovuta alla capacità di eseguire saldature impeccabili con membrane termoplastiche e guaine di diversi spessori e materiali, dalle poliolefine al polietilene, al PVC e altri ancora. Capacità che deriva dalla combinazione di due fattori: l’abilità dei tecnici
e la validità degli strumenti impiegati. Quali sono le armi segrete dei professionisti di Tekta? Ne abbiamo parlato con Raffaele La Volla, esperto di impermeabilizzazioni civili, industriali e ambientali presso Tekta. “Nel corso della mia attività lavorativa ho provato elettroutensili di diverse case produttrici e, dopo averle confrontate, posso dire con convinzione che la mia preferenza va a Leister: l’affidabilità delle soluzioni di questo fornitore non teme confronti”.
Soluzioni per situazioni diverse
L’operatore che si occupa di impermeabilizzazioni può trovarsi davanti a molteplici situazioni, ciascuna delle quali può essere gestita al meglio con utensili dalle caratteristiche diverse.
“La gamma Leister è ampia e comprende svariate soluzioni, ciascuna adatta a un particolare frangente, ma tutte sono accomunate da qualità e affidabilità fuori del comune”, spiega La Volla. “Se con un altro elettroutensile può capitare di rimanere in panne a metà del lavoro, con Leister questo non mi è mai successo, nemmeno nelle applicazioni più impegnative. A meno di errori umani gravi, se utilizzati nelle condizioni previste e con le dovute accortezze i macchinari Leister funzionano sempre”.
La Volla fa l’esempio di Geostar, saldatrice a cuneo caldo che ha utilizzato per saldare membrane in HDPE in diverse occasioni, dall’impermeabilizzazione e capping di discariche alla realizzazione di bacini.
“La macchina è facile da usare, la si può gestire con una mano sola; l’impugnatura è comoda, è leggera rispetto alle prestazioni e non richiede complessi interventi di manutenzione”, spiega La Volla. “Ma soprattutto è molto veloce: se prendiamo, ad esempio, un HD-PE da 2 mm di spessore, la velocità di saldatura può raggiungere i 5 metri/minuto. E questo permette di completare il lavoro in un tempo molto minore rispetto ad altri macchinari equiparabili”.
La velocità, prosegue La Volla, non va a discapito della qualità. “In fase di collaudo, le
Impermeabilizzazione canale
idrico con manto sintetico TPO
saldature hanno retto benissimo: le prove di resistenza alla trazione eseguite con EXAMO hanno dimostrato la perfetta conformità del lavoro agli stringenti requisiti dei committenti, così come le prove di tenuta delle saldature in pressione eseguite con manometro e ago di verifica”.
Per superfici grandi e piccole
L’ampiezza della gamma Leister è stata apprezzata da Raffaele La Volla anche nell’impermeabilizzazione di tetti di diverse dimensioni. “Ho provato UniDrive 500, saldatrice semiautomatica, per tetti piccoli e nonostante le dimensioni contenute sono rimasto sorpreso dalle sue prestazioni”, commenta l’esperto.
“È maneggevole come un saldatore manuale ma è tre volte più veloce”.
A seguito di questa esperienza positiva, quando si è trattato di impermeabilizzare superfici più estese, La Volla non ha esitato a rivolgersi nuovamente a Leister. “Per coperture più grandi nulla batte Uniroof 700”. Adatta per superfici fino a 5.000 metri quadri e con pendenze fino a 30 gradi, permette di controllare i parametri di saldatura (temperatura, volume d’aria e velocità di avanzamento) e di documentarne con precisione la qualità grazie al sistema Leister Quality System (LQS).
“Per le chiusure a terra dei teli posizionati in verticale, con le apparecchiature di altri produttori devo prevedere una sovrapposizione delle membrane di almeno 25 cm, mentre con Uniroof 700 sono sufficienti 10 cm con un evidente risparmio di materiale”, aggiunge La Volla.
Saldatura
semplice e veloce
Pareri positivi da parte di La Volla arrivano anche per TWINNY S, saldatrice ad aria calda maneggevole e leggera, studiata per le impermeabilizzazioni in galleria, per la quale l’esperto di Tekta ha scoperto altre qualità.
“TWINNY S è imbattibile per la saldatura di balle di rifiuti”, spiega la Volla. “Questo tipo di lavoro implica un susseguirsi di operazioni di taglio e saldatura, svolte dall’operatore mentre è sospeso a mezz’aria: una combinazione di affidabilità della saldatura e maneggevolezza dell’apparecchio è fondamentale per poter eseguire questi lavori senza difficoltà e in tempi rapidi”.
Una scelta conveniente
“Le macchine Leister si rivelano più che competitive anche sotto l’aspetto della convenienza, senza che sia necessario riferirsi al lungo periodo per ottenere un ritorno dall’investimento”, spiega La Volla fornendo un esempio pratico riferito al TRIAC AT, il saldatore manuale smart da sempre fra i best-seller di Leister.
“TRIAC AT può reggere a un utilizzo intensivo per sei mesi di fila senza alcuna manutenzione, nemmeno la sostituzione della cartuccia. Ho provato altre pistole ad aria calda ma non ne vale la pena; a fronte di un investimento iniziale leggermente inferiore, mi sono trovato a dover sostituire nel giro di pochi mesi il regolatore, la resistenza, la cartuccia. Sommando le spese per le riparazioni, ho raggiunto rapidamente una cifra che mi permette di affermare che Triac si ammortizza in tempi rapidissimi”.
Le relazioni al centro
Con il suo ruolo centrale nella distribuzione di materie plastiche, Arcoplex Group sviluppa da sempre relazioni di qualità con produttori e trasformatori, mettendo a disposizione della filiera competenze e informazioni. E, con la seconda generazione alla guida, guarda al futuro puntando su digitale e sostenibilità.
di Alessandro Bignami ed Eva De Vecchis
La qualità delle relazioni all’interno di una filiera specializzata ed esigente come quella delle materie plastiche è essenziale. Ecco perché Arcoplex Group ha cercato con continuità e impegno di consolidare i rapporti sia con i fornitori di materiali sia con i trasformatori a valle, nel segno della massima trasparenza e della condivisione delle informazioni e talvolta delle strategie. È anzitutto questo ampio sguardo di apertura verso i mercati che il Ceo Giacomo Scanzi ha voluto trasmettere alla seconda generazione, già da alcuni anni ai vertici dell’azienda con Giulia Scanzi, General Manager, e Carlo Scanzi,
Sales Manager. Il Gruppo sta a sua volta facendo proprio il loro contributo innovativo, che punta sulla digitalizzazione e la sostenibilità dei processi aziendali.
Arcoplex Group, che dal 2018 ha accentrato le proprie attività nell’headquarter di Pontirolo Nuovo (BG), opera nella commercializzazione e distribuzione di materie plastiche: compound, tecnopolimeri, commodities e biopolimeri. Offre un servizio di consulenza specializzato, prodotti di prima scelta e, soprattutto, un’accurata assistenza pre e post-vendita.
L’azienda è in grado di individuare il prodotto migliore per ogni singolo campo applicativo,
con un equilibrato rapporto qualità-prezzo. Dispone di un efficiente sistema previsionale degli andamenti della domanda, finalizzato a garantire ai propri fornitori internazionali un adeguato flusso informativo e riordini regolari, formulati con tempi di anticipo corretti e allo stesso tempo volto ad assicurare un processo di approvvigionamento di magazzino calibrato.
Abbiamo incontrato il Direttore Generale Giulia Scanzi per raccogliere le sue riflessioni sull’andamento del settore e sulle attuali strategie del Gruppo.
Giulia Scanzi, qual è, dal vostro osservatorio, la situazione del settore delle materie plastiche ad alte prestazioni?
“In Italia il mercato delle materie plastiche continua a essere molto importante e può contare su competenze, tecnologie di trasformazione e capacità produttiva di alto livello. Lo conferma l’interesse di molti attori, non solo italiani, a entrare nel mercato nazionale: pen-
so a nuovi distributori, compoundatori, ma anche agli stessi trasformatori finali. Tutto questo in un tessuto produttivo che continua a basarsi su una diffusione capillare nel territo-
“La
seconda generazione, composta da me e da mio fratello Carlo Scanzi, sta portando avanti i valori tradizionali dell’azienda, ma anche introducendo temi di ‘rottura’, come la digitalizzazione e la sostenibilità”
rio di tante piccole e medie imprese: un contesto del resto simile a quello degli altri settori industriali del Paese”.
Quali sono le maggiori esigenze che emergono dai trasformatori?
“L’esigenza primaria è sempre quella di presentarsi sul mercato in modo competitivo, e per farlo sappiamo quanto siano decisivi gli approvvigionamenti. Sul tema della competitività, credo che il 2022 abbia rappresentato un anno di svolta. In quel periodo, le aziende sono state messe di fronte a un’urgente sfida energetica, che ha causato un forte aumento dei costi produttivi. Anche i trasformatori minori o meno energivori si sono trovati a dover razionalizzare i consumi di energia. Per i trasformatori diventerà quindi ancora più importante avere al proprio fianco dei partner con una struttura solida – e con la disponibilità di
un grande ed efficiente magazzino – da cui farsi supportare nella pianificazione degli approvvigionamenti e con i quali sviluppare una relazione di alta qualità. Oggi i trasformatori hanno diversi strumenti per ottenere – in tempo reale e senza la mediazione del fornitore –tante informazioni: come l’andamento dei prezzi, la disponibilità dei monomeri, il posizionamento dei player sul mercato. Questa indipendenza stimola la costruzione di un rapporto di maggiore qualità e profondità fra trasformatore e distributore, basato sulla fiducia reciproca e sulla capacità di studiare insieme una strategia commerciale vantaggiosa per entrambe le parti. In conclusione, la buona relazione di lungo termine tra distributore e trasformatore, insieme all’affidabilità del magazzino, sono tra i fattori chiave per garantire competitività e presenza sul mercato”.
Forti relazioni devono essere coltivate lungo tutti i passaggi della filiera: tra produttore dei materiali e distributore, tra distributore e trasformatore finale… Con la vostra attività di distribuzione, siete dunque un anello centrale di questa catena.
Esatto. Le buone relazioni non sono solo valori di principio, ma incidono profondamente sulle attività quotidiane. Basti pensare che il produttore di materie prime oggi non si spinge a produrre un chilogrammo in più rispetto alle vendite previste dal proprio distributore. Ecco perché una relazione trasparente e di qualità diventa necessaria anche per la basilare programmazione dei budget per gli anni successivi. In questo senso Arcoplex, già con mio padre Giacomo Scanzi, ha sempre immesso grandi sforzi nelle relazioni, in termini soprattutto di trasparenza e di condivi-
sione delle informazioni strategiche raccolte sul mercato. In tal modo contribuiamo a colmare la distanza che nel tempo si è creata fra produttore e trasformatore. Il produttore di materiali ha sempre meno personale tecnico destinato alla raccolta di idee per lo sviluppo di nuovi prodotti e per il supporto al trasformatore, demandando buona parte di questi servizi a distributori come noi, che abbiamo avuto così la possibilità di assumere un ruolo sempre più centrale”.
Se la relazione di qualità è uno dei cardini che vi è stato trasmesso dalla tradizione di Arcoplex, c’è qualcosa di nuovo che la se-
essere al passo con i tempi. Fuori c’è un mercato che si muove a una rapidità spaventosa. È impensabile per un essere umano poter seguire o interpretare questi cambiamenti senza il supporto di strumenti digitali avanzati”.
Passiamo al secondo tema di “rottura”: la sostenibilità…
“La sostenibilità si trova al centro di una serie di azioni e di investimenti da parte di Arcoplex, a partire dalla costruzione di due impianti fotovoltaici tra il 2016 e il 2020 che oggi soddisfano tutto il nostro fabbisogno energetico. Nel 2023 abbiamo accelerato su questo virtuoso
conda generazione, composta da Lei e da Suo fratello Carlo Scanzi, sta portando in azienda?
“I due temi di ‘rottura’ su cui abbiamo deciso di insistere sono la digitalizzazione e la sostenibilità. La digitalizzazione oggi la consideriamo una sorta di collega, tanto forti e visibili sono la sua presenza e il suo aiuto all’interno della nostra organizzazione, attraverso una serie di strumenti operativi fondamentali per
percorso, aggiungendo la certificazione ISCC PLUS all’ormai storica ISO 9001. Dei nostri progressi daremo concreta evidenza con la pubblicazione del primo report di sostenibilità entro il 2025. Sono tutti segni concreti che comunicano ai partner la nostra competenza e idoneità nel posizionamento dei prodotti dell’economia circolare. In questa logica si inserisce l’aggiunta della UNI/PdR 125, la linea guida sul sistema di gestione per la parità di
genere, tema che fa parte dell’attenzione alle risorse umane, ovvero uno dei pilastri dei criteri ESG”.
C’è qualche mercato particolarmente dinamico fra i settori a valle a cui vi rivolgete?
“In linea generale tutti i mercati fortemente influenzati dai cambi normativi e dall’obbiettivo ‘impatto zero’ stanno cambiando in tempi rapidi. Per citarne uno il settore dell’imballaggio alimentare è forse il miglior esempio”.
In questa fase ci sono delle richieste specifiche da parte dei trasformatori?
“Più che altro riguardano competenze di alto livello e soprattutto di ampio respiro, quindi in grado di abbracciare tutti gli aspetti, tra cui qualità del prodotto, competitività del prezzo e affari regolatori. Questi ultimi sono diventati preponderati nella quotidianità del lavoro: molti trasformatori ci chiedono consulenze specifiche per destreggiarsi fra normative e documenti per la conformità. Arcoplex può contare su un’area dedicata esclusivamente a questa attività, ma soprattutto su un bagaglio storico di esperienze tecniche che possiamo mettere a disposizione di partner e clienti. È un patrimonio aziendale che ci consente di fare la differenza e che teniamo a trasmettere alle nuove leve assunte in azienda”.
Come è andato il 2023 e quali prospettive avete per il 2024?
“Il 2023 è stato per noi un anno interessante e in grado di proseguire un trend stabile, pur senza exploit e con una domanda abbastanza debole. Grazie, comunque, alla nostra capillare presenza sul territorio, alla costante ricerca di soluzioni innovative e di nuovi clienti, i volumi di vendita sono stati soddisfacenti, tanto da superare persino l’ottimo 2022. Nel 2024, per quanto ancora difficile da decifrare, proseguiremo la nostra strategia di investimenti nella digitalizzazione, nella sostenibilità, nei giovani e nelle relazioni”.
Soluzioni in poliuretano per packaging flessibili e riciclabili
gli inchiostri a base nitro con inchiostri a base poliuretanica, che consentono di ottenere, nella fase di riciclo, dei granuli cristallini e trasparenti utilizzabili per ogni tipo di applicazione”.
C.O.I.M. Spa, multinazionale italiana che produce specialità chimiche dal 1962 e che opera in tutto il mondo attraverso diciannove società produttive e commerciali, sta investendo in diversi progetti di ricerca e sviluppo per arrivare a proporre una gamma intera di soluzioni per il packaging flessibile riciclabili a base di poliuretano, tra cui gli inchiostri.
“Si sta lavorando alla possibilità di ottenere il riciclo meccanico dell’imballo flessibile in plastica senza passare attraverso il downgrade dei materiali dovuto al processo di riciclo, che oggi costringe a riutilizzare la plastica riciclata per applicazioni meno nobili di quelle originali, quali la produzione di panchine e di sacchetti di plastica”, spiega Ivo Sensini, Division Manager Flexible Packaging Inks di COIM. “Questo, infatti, non è un processo veramente sostenibile. Stiamo quindi lavorando all’obiettivo di sostituire
Per rispettare gli obiettivi UE che puntano a un packaging flessibile interamente realizzato con soluzioni compatibili con il riciclaggio, COIM investe su prodotti a base di poliuretano come coatings, adesivi e inchiostri. In alto: lo stabilimento di C.O.I.M. a Offanengo (CR)
Oltre a quella del riciclo, gli inchiostri a base poliuretanica devono fare fronte alla necessità di ottenere una qualità di stampa sovrapponibile a quella attualmente disponibile nel settore del flexible packaging. L’intero settore ha infatti lavorato a lungo per mettere a punto tecniche di stampa che forniscono una qualità eccellente, anche di immagini molto complesse, per rispondere agli standard estetici particolarmente elevati dei packaging europei. COIM sta lavorando anche per garantire, con gli inchiostri a base poliuretanica, la stessa stampabilità degli inchiostri attualmente in uso.
Riciclabilità approvata da Recyclass “COIM è impegnata nell’identificazione di soluzioni riciclabili non solo in ambito inchiostri, ma anche per quanto concerne coatings e adesivi per il flexible packaging, in linea con il nostro approccio strategico del “3 in 1”, che ci consente di fornire ai nostri clienti soluzioni complete per il packaging flessibile”, spiega Luca Gianzini, Marketing and M&A Manager. “Recentemente, ad esempio, Recyclass ha approvato l’adesivo COIM Novacote® NC 560 A + CA 101’ come pienamente compatibile con lo stream di riciclo del polietilene flessibile in Europa”.
Novacote® NC 560 A + CA 101’ è un adesivo per laminazione alifatica a base solvente, utilizzato nella produzione di film multistrato in PE per imballaggi flessibili alimentari e farmaceutici. Come comunicato da Recyclass “i test scientifici dimostrano che, a differenza di molti altri adesivi per laminazione, la tecnologia COIM ha un effetto molto lieve sul colore dei riciclati finali. Questa approvazione per la riciclabilità sottolinea l’importanza dell’innovazione nel superare alcuni dei problemi di progettazione comunemente riscontrati negli imballaggi in plastica. Inoltre, rafforza il lavoro del gruppo di lavoro RecyClass Laminating Adhesives, di cui COIM fa parte, nel generare conoscenze sull’uso degli adesivi per laminazione”.
In questo numero abbiamo parlato di... (in nero sono indicate le inserzioni pubblicitarie)
ANNO XIII NUMERO 2
MAGGIO/GIUGNO 2024
DIRETTORE RESPONSABILE: Simone Ghioldi
plastic a la
OGGI DOMANI e
REDAZIONE: Alessandro Bignami (a.bignami@interprogettied.com), Eva De Vecchis (e.devecchis@interprogettied.com)
GRAFICA: Studio Grafico Page Vincenzo De Rosa, Rossella Rossi - www.studiograficopage.it
INTERPROGETTI EDITORI S.R.L.
Via Roggia Borromea, 16 - 22060 Carugo (CO) Redazione, vendite e abbonamenti Tel./fax +39 031 3665163 www.interprogettied.com
DIRETTORE COMMERCIALE: Marika Poltresi VENDITE: Simone Ghioldi (vendite@interprogettied.com)
AMMINISTRAZIONE: amministrazione@interprogettied.com
SEGRETERIA COMMERCIALE: Raffaella Sepe (raffaella@interprogettied.com)
©Copyright Interprogetti Editori Srl
Le rubriche e le notizie sono a cura della redazione. È vietata la riproduzione, anche parziale, di testi, fotografie e disegni senza autorizzazione scritta.
TARIFFE ABBONAMENTI:
Italia: spedizione ordinaria € 45,00, contrassegno € 48,00
Estero: spedizione ordinaria € 60,00, spedizione prioritaria Europa € 70,00
Spedizione prioritaria Africa, America, Asia € 85,00
Spedizione prioritaria Oceania € 100,00
Una copia: € 10,00
L’Iva sugli abbonamenti nonché sulla vendita dei fascicoli separati è assolta dall’editore ai sensi dell’art. 74 primo comma lettera C del 26/10/72 n. 633 e successive modificazioni e integrazioni. Pertanto non può essere rilasciata fattura.
Registrazione Tribunale di Milano n. 315 in data 03/06/2010
Direttore Responsabile: Simone Ghioldi
Finito di stampare il 16/5/2024 presso Aziende Grafiche Printing S.r.l. Via Milano, 5 - 20068 Peschiera Borromeo (MI)
Informativa ai sensi dell’art. 13 d. leg. 196/2003. I dati sono trattati, con modalità anche informatiche, per l’invio della rivista e per svolgere le attività a ciò connesse. Titolare del trattamento è Interprogetti Editori S.r.l.Via Maggiolino, 34F - 23849 Rogeno (LC). Le categorie di soggetti incaricati al trattamento dei dati per le finalità suddette sono gli addetti alla registrazione, modifica, elaborazione dati e loro stampa, al confezionamento e spedizione delle riviste, al call center, alla gestione amministrativa e contabile. Ai sensi dell’art. 7 d. leg. 196/2003 è possibile esercitare i relativi diritti tra cui consultare, modificare, aggiornare e controllare i dati, nonché richiedere elenco completo ed aggiornato, rivolgendosi al titolare al suddetto indirizzo.
Informativa dell’editore al pubblico ai sensi del decreto legislativo 30 giugno 2003, n° 196 e dell’art. 2 comma 2 del Codice deontologico relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica. Interprogetti Editori - titolare del trattamento - rende noto che presso i propri locali siti in Rogeno (LC) vengono conservati gli archivi personali e di immagini fotografiche cui i giornalisti, praticanti e pubblicisti e altri soggetti (che occasionalmente redigono articoli o saggi) che collaborano con il predetto titolare attingono nello svolgimento della propria attività giornalistica per le finalità di informazione connesse allo svolgimento della stessa. I soggetti che possono conoscere i predetti dati sono esclusivamente i predetti professionisti, nonché gli addetti preposti alla stampa ed alla realizzazione editoriale della testata. Ai sensi dell’art. 7 d. lgs. 196/2003 si possono esercitare i relativi diritti, tra cui consultare, modificare, cancellare i dati od opporsi al loro utilizzo, rivolgendosi al predetto titolare. Si ricorda che, ai sensi dell’art. 138 d. lgs. 196/2003, non è esercitabile il diritto di conoscere l’origine dei dati personali ai sensi dell’art. 7, comma 2, lettera a), d. lgs. 196/2003, in virtù delle norme sul segreto professionale, limitatamente alla fonte della notizia.
Insieme, nel futuro che stiamo già percorrendo.
Insieme, nel futuro che stiamo già percorrendo.
Sviluppiamo soluzioni innovative e ad altissime prestazioni per il settore automotive . Scopri, attraverso il nostro tool di navigazione 3D , come i materiali RadiciGroup possono fare la differenza e guidarti in una mobilità sempre più sostenibile
Sviluppiamo soluzioni innovative e ad altissime prestazioni per il settore automotive . Scopri, attraverso il nostro tool di navigazione 3D , come i materiali RadiciGroup possono fare la differenza e guidarti in una mobilità sempre più sostenibile
Esplora RadiciGroup AutoInsight su www.radicigroup.com
Esplora RadiciGroup AutoInsight su www.radicigroup.com