INSEGNAREDUCANDO. N ° 19 - 06/ 2012

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News 19 2012 Giugno

Sommario 1. 2. 3. 4.

Scuola sotto esame: Bocciata! Come nasce un bullo... ...e la scuola diventa un incubo! Quello sguardo verticale del maestro. 5. Cercasi don Milani, disperatamente! 6. Studiare per cosa? 7. E se... cambiassimo sguardo e strategia? 8. Stainer ha ancora tanto da insegnare. 9. Dispersione scolastica: tutti contro. 10. Fare rete t’interessa?

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Dall’ult imo ra pp the Ch orto di Save ildren.. La nas . Una p cita di un bu ropost a ped llo... ag eccez ionale ogica Questo ... e altro sulla n ews di giugno . Buona lettura !

Cari colleghi, anche quest’anno veniamo bocciati! Ve lo scrivo con una tale tristezza nel cuore, che le parole mi si chiudono in gola. Avevo sperato davvero che qualcosa cambiasse, pensavo che ce l’avremmo fatta. Invece, no! Bocciati per non aver raggiunto gli obiettivi minimi prefissati: 1) saper far scuola davvero; 2) saper trasmettere amore per la conoscenza a tutti i nostri allievi; 3)accompagnare i ragazzi nell’apprendimento, attraverso la continua esplorazione, sperimentazione e riflessione delle proprie conoscenze; 4) insegnare la condivisione, il confronto, la cooperazione, la contaminazione di saperi e abilità personali, per apprendere insieme, in serenità; 5) aiutare i ragazzi a prendere coscienza delle proprie abilità e evolverle attraverso lo stimolo culturale e sociale. Le verifiche hanno dato un giudizio inappellabile: la categoria insegnanti è totalmente insufficiente in tutte le 5 discipline. L’elemento che ha maggiormente concorso alla nostra bocciatura è stato il giudizio con il quale la maggiorparte di noi ha guardato la classe, i contesti e i percorsi di apprendimento. Anche quest’anno molti di noi hanno usato il tempo ad individuare e accusare ipotetici responsabili dei fallimenti, invece di provare a reagire. Le frasi più usate sono state:

“tu non sei in grado” ,“ tu non fai abbastanza”, “voi non vi applicate”, “le famiglie non vi educano più”, “tu non ti impegni abbastanza” “tu non ce la fai”, “Tu non ti comporti bene”, “voi non ascoltate”, “voi non seguite”. Servendoci di questo linguaggio quasi quotidianamente, ci siamo convinti che la riuscita scolastica dipendesse da qualcuno al di fuori di noi e dell’istituzione Scuola. Con la coscienza alleggerita (puntare il dito permette di non riflettere su se stessi), non siamo stati capaci di attivare il potenziale che ogni insegnante ha a disposizione per cambiare la situazione. Quindi: bocciati per distrazione! Se ci fossimo concentrati, avremmo provato ancora ad incoraggiare Marta e Claudio che hanno smesso di frequentare la quinta superiore, due mesi prima della fine, convinti di non farcela all’esame; avremmo potuto aumentare l’autostima di Paolo che conclude la quinta elementare, credendo d’essere un “bullo fatto e finito” che non potrà mai andar bene a scuola; avremmo provato e riprovato a catturare lo sguardo, l’attenzione, la gioia per l’apprendimento in quegli occhi spenti e annoiati dell’ultimo banco. Avremmo potuto fare molto, migliorare , prevenire e chiudere con gioia piena questo anno, se solo avessimo compreso la bellezza dell’insegnare. G.L.

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Il binocolo

News insegnanti Gruppo Abele

Come nasce un bullo... alle elementari E’ una storia vera. Triste. E’ accaduta in una scuola bella, funzionale, attenta a “stare al passo coi tempi”. E’ una storia che insegna: forse dovremmo tornare ad essere meno “efficienti”, ma più attenti alle piccole - grandi persone che ci sono affidate!

Paolo ha finito da pochi giorni un incubo: le elementari. Quando la mamma me lo racconta, sono tentata di non crederle, ma le lacrime che le sgorgano dagli occhi mi fanno sospendere il giudizio. Inizia a raccontare col contagocce: sa che sono anch’io un’insegnante elementare e ha paura. Sì, paura, d’essere giudicata ancora una volta come buonista incompetente, incapace d’educare e dare regole a suo figlio. Inizia mostrandomi l’ultima nota sul diario, arrivata a pochi giorni dalla fine della scuola: “Gentili genitori, è opportuno che vostro figlio non partecipi all’ultimo giorno di scuola per evitare spiacevoli inconvenienti come è accaduto tutto l’anno”. Mentre le maestre consegnano a Paolo il diario con l’ennesima annotazione, aggiungono: "Da domani ti diamo 3 possibilità: ogni giorno vedremo come ti comporti e decideremo se puoi venire alla festa di chiusura della scuola oppure no”. Così, nelle pagine seguenti leggo:

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“Oggi Paolo si è sforzato di mantenere un comportamento corretto, nonostante ciò durante l’intervallo ha dato un pizzicotto alla compagna di banco … ” La mamma non ha più il coraggio di leggere. Si sente una madre fallita che ha cresciuto un mostro. Mentre noi parliamo, mi giro a guardare Paolo che spinge la carrozzina del cuginetto di nove mesi, appena battezzato. Si ferma di tanto in tanto a controllare che il visino sia all’ombra, sposta l’ombrellino e lo culla. Poi prosegue guardando dritto la stradina davanti a sé. Può essere questo un bullo? È vero che alcuni bambini sono imprevedibili, ma un insegnante che li conosce bene, riesce sempre a prevedere e sostituire la mossa con qualche cos’altro di più interessante da fare. Con i bambini è possibile. Se poi il bullo ha il cuore tenero, è ancora più facile! Allora, cos’è successo a Paolo? Anzi, cos’è successo nella sua classe? A me piace osservare la situazione da un punto di vista sistemico, quel binocolo per guardare le cose

che scelgono gli educatori che lavorano nei contesti difficili: sappiamo tutti molto bene, infatti, come sia il contesto a determinare i ruoli sociali che ognuno di noi indossa e modificando le relazioni in un gruppo o giocando altre "maschere", si modifichi il tutto. Io l’ho imparato sperimentando il gioco di ruoli col Teatro dell’Oppresso, approccio interessantissimo che, a mio avviso, dovrebbe far parte della formazione obbligatoria dei docenti. Nel contesto classe, Paolo diventa da subito, i primi giorni di prima elementare, l’unico bambino che emula un compagnetto “sui generis” che trascorre il tempo scolastico sotto il banco. Tutti seduti ed obbedienti alla maestra, meno uno, Paolo, che sperimenta come sia bello guardare il mondo dal pavimento. Dopo 3 mesi di scuola, Paolo viene spostato nell’altra classe perché la maestra ha già un disagio da gestire e due sono proprio troppi. Ma nell’altra classe il gruppo è già formato e Paolo viene presentato come “quello che non ascolta, che fa cosa vuole”. (Continua)


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Il binocolo

... E la scuola diventa un incubo! Iniziano le sottolineature: Paolo qui, Paolo là… e i ricatti: “Se fai così, allora…” E Paolo indossa la maschera che gli viene offerta su un piatto d’argento: essere diverso, disobbediente, provocatore, quello che va sgridato! Il resto è scritto nel più banale canovaccio teatrale: tutti i compagni, le mamme dei compagni, le insegnanti indossano le relative maschere per contrastare il bullo. È così che la mamma di Paolo viene attaccata dalle sue colleghe madri: una volta deve ricomprare una tuta su cui Paolo avrebbe versato un po’ di bianchetto; un’altra volta una biro, poi un quaderno, un libro… ce n’è per tutti.

La mamma si rivolge alle insegnanti per avere un conforto: è sempre Paolo che combina i guai della classe? Ma le maestre non hanno visto, sono già abbastanza scocciate dal suo comportamento durante le lezioni che di certo non possono sorvegliarlo anche fuori. Piuttosto è lei che dovrebbe insegnargli l’educazione, le regole, perché Paolo non sa cosa siano! Guardo questa signora confusa mentre Paolo si avvicina col sorriso stampato sul viso: il bimbo che ha cullato dorme profondamente. Ora può andare a giocare e lo annuncia alla mamma. Davvero uno strano bullo, penso, e sorrido a lei che ricaccia in gola il magone.

“Per fortuna finisce l’incubo, il prossimo anno sarà tutta un’altra cosa”, le dico. “Mi piacerebbe fosse così, ma Paolo mi ha detto che in qualunque scuola andrà, comunque, lui non sarà come gli altri e non andrà mai bene: gli altri imparano, lui no” Ah, è vero: l’attore fatica a posare la maschera quando esce di scena! Bastava davvero poco per cambiare i ruoli, per dare un incarico a questo bullo dal cuore dolce perché potesse riscattarsi agli occhi di tutti. Bastava poco! Mannaggia agli insegnanti che danno il via a drammi che non sanno gestire e di cui, poi, non s’interessano più.

"ll nostro giusto compito come educatori è que llo di rimuovere gli ostacoli. Ogni bambino di qualsiasi età porta qualcosa di nuovo nel mondo. Ed è nostro com pito come educatori, di rimuove re gli ostacoli fisici e psichici d al suo cammin o, rimuovere gli o stacoli affinché il suo spirito po ssa manifesta rsi nella vita in pie na libertà" Rudolf Steiner

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La bussola

Quello sguardo verticale del Maestro. APPUNTI PER RIFLETTERE “Dieci anni sono niente per l’adulto che calcola in decenni la propria esistenza. Passano così in fretta dieci anni quando ne hai cinquanta! (...) Si dà il caso che per il ragazzo ognuno di quegli anni valga un millennio; per lui il futuro sta tutto nei pochi giorni a venire. Parlargli dell’avvenire significa chiedergli di misurare l’infinito con il decimetro. Se il “diventare” lo paralizza è soprattutto perchè esprime la preoccupazione e la riprovazione degli adulti. L’avvenire sono io in peggio, ecco come interpretavo le parole dei miei professori quando mi dichiaravano che non sarei diventato niente: cretino per sempre, nient’altro che mai, dove “sempre” e “mai” erano le uniche unità di misura che l’orgoglio ferito propone al somaro per sondare il tempo (...) ...Diventato insegnante, seppi d'istinto che era inutile brandire il futuro sotto il naso dei miei allievi peggiori. A ogni giorno la sua pena, e a ogni ora di quella giornata, purché in in essa sia sia pienamente presenti insieme. E io, da bambino in essa non c'ero. Mi sembrava che lo sguardo verticale del maestro fosse come uno dei raggi

venuti giù dai dischi volanti e mi strappasse dalla sedia per scagliarmi istantaneamente altrove. Dove? Esattamente nella sua testa! La testa del maestro! Era il laboratorio del disco volante. Il raggio mi posava lì. E lì veniva misurata tutta la mia nullità, dopodiché ero risputato fuori, con un altro sguardo, come un detrito, e rotolavo in una discarica dove non potevo capire né ciò che mi insegnavano, né peraltro cosa la scuola si aspettasse da me visto che ero ritenuto incapace. Questo verdetto mi offriva le compensazioni della pigrizia: a che pro darsi da fare se le massime autorità reputano che non ci sia niente da fare? (...) Quell'infanzia non è stata divertente, e ricordarla non lo è di più. Nessun avvenire. Bambini che non diventeranno. Bambini che fanno cadere le braccia. Alle elementari, alle medie, poi al liceo, ci credevo anch'io, vero come l'oro, a questa esistenza senza avvenire.

PER UNA SCUOLA MIGLIORE. Sognavo di poter un giorno fondare una scuola in cui si potesse apprendere senza annoiarsi, e si fosse stimolati a porre dei problemi e adiscuterli; una scuola in cui non si dovessero sentire risposte non sollecitate a domande non poste; in cui non si dovesse studiare alfine di superare gliesami. Solo persone che hanno una certa dote - non si tratta di una dote propriamente intellettuale, si tratta di un rapporto interiore con i bambini possono essere buoni insegnanti. Molti insegnanti vengono, per così dire,fatti prigionieri dalla scuola, vi stanno dentro da infelici e non possono piùuscirne. Ho fatto una proposta molto semplice: a queste persone, che non sono affatto peggiori delle altre, bisogna costruire ponti d'oro perché se ne possano andare dalla scuola; al loro posto verranno dei giovani che in parte sono insegnanti nati. Fino a quando molti insegnanti sono insegnanti amareggiati, amareggeranno i bambini e li renderanno infelici. Rimangono nella scuola fino al pensionamento, e tirano un sospiro di sollievo quanto la pensione arriva. Fintantoché nella scuola restano insegnanti amareggiati, che per comprensibili motivi terrorizzano i bambini - anche perché essi vengono intimoriti dai loro superiori, ad esempio dagli ispettori -, la scuola non potrà diventare migliore. KARL R. POPPER - “BREVIARIO” - a cura di Massimo BaldiniRusconi. Cap.XXIV - 1998.

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Daniel Pennac - Diario di scuola

La scuola dovrebbe porsi l'obiettivo minimo che ogni bambino non si sentisse mai come si è sentito Pennac e che per ognuno di loro si lavorasse per aiutarli a diventare "qualcuno". Dobbiamo vigilare per questo loro diritto. Ogni bambino che entra a scuola deve sentirsi rispettato per quello che è e deve sentire che il suo "maestro" è lì per aiutarlo a crescere e maturare, ad apprendere secondo le sue capacità e le sue potenzialità, ad aprirlo alla speranza e a credere nel proprio futuro. Questo è il più grande premio che gli possiamo dare, questo ci chiedono e vogliono da noi. Emilia De Rienzo lascuolariguardatutti. blogspot.it


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La bussola

Cercasi don Milani, disperatamente! Dispersione in aumento: l’ultimo rapporto di Save the Children parla di almeno 114.000 ragazzi dispersi da questa scuola che vuole prestazione e merito. Dall’universo virtuale un bell’articolo che interroga. 15 giugno 2012 www.ilcorpodelledonne.net

Bocciati alle elementari. Bocciati alle scuole medie inferiori. Bambini con disagi, moltissimi extracomunitari. Ma anche molti e molte bambine italiane. La 12enne a cui è morta la mamma di cancro e di conseguenza ha fatto molte assenza? Bocciata. Il bambino problematico? Non c’è più il sostegno, bocciato. Aida lavora come cameriera in centro città, vive sola con la figlia di 11 anni che frequenta una scuola in zona. Abitano lontanissimo, la ragazzina è intelligente ha solo bisogno di un po’ di comprensione: bocciata. E’ emergenza. “Noi badiamo al profitto, ai voti. Questa è una scuola esigente, sforniamo ragazzi con alte performance. Chi non ce la fa deve cercare altrove”. Dov’è l’altrove? Quasi 2 milioni e mezzo i NEET, acronimo di Not In Employment Education or Training. Cioè ragazzi tra i 15 e i 24 anni che non studiano e non lavorano. Non fanno niente. NON MI DITE CHE E’ COLPA LORO.

Non lo accetto. (...) Una scuola deve accogliere, far crescere e accudire oltre che educare, almeno fino ai 15 anni. La valutazione sulle performance non la fanno più nemmeno le aziende, che hanno capito che ci vuole anche altro. Diciamo invece che la scuola è stata fatta a pezzi, che i tagli stanno dando i risultati che vediamo. E anche considerando il problema solo da un punti di vista di costi, uno Stato farà pure un bilancio complessivo: i soldi per così dire risparmiati sbattendo fuori dal percorso scolastico migliaia di ragazzini, non dovremo poi invece spenderli per sostenere i costi sociali dei NEET? E dunque conviene occuparsi dei ragazzi e delle ragazze PRIMA che sia tardi. Questa è politica. Una scuola elitaria, siamo tornati a questo. Perchè è chiaro che andrà avanti chi è bravo certo, ma in particolar modo chi è seguito da famiglie o insegnanti per lo studio assistito.

“Lavoro io al pomeriggio, non ho tempo!” rispondeva la madre adirata alla professoressa che le chiedeva di seguire i figli nello studio. L’Italia, il Paese dove tutti vanno a ripetizione, succede solo qui. A chi viene voglia o si può permettere di fare figli? Niente lavoro per le giovani ma se anche lo trovano poi dell’educazione se ne dovranno fare carico le famiglie. Mente lavorano, curano i vecchi, puliscono eccetera eccetera. Siamo poi certe che il mondo che verrà abbia bisogno di individui performanti? O di persone anche con altre qualità? Non sono una buonista, tutt’altro, ma ritengo che si possa chiedere molto a degli studenti/esse quando li si è prima aiutati a crescere nel modo migliore. Con amore oltre che con competenza. In modo maieutico: creando per loro un ambiente dove possano capire chi sono e dunque compredere cosa vorranno essere. Mi vengono i brividi quando mi dicono che una classe è composta solo da bambini bravissimi: cosa ne verrà fuori? Una elite ariana? Cosa ci sarà nel cuore di quei bambini di prima elementare bocciati? A 6 anni è anche difficile comprendere cosa mai avrai fatto perchè la mamma sia così triste, il papà arrabbiato. Sei al mondo da così poco e già ti presentano il conto? (...) Io credo che quando una società non è più in grado di proteggere gli anziani e i bambini, significa che un ciclo si è concluso e dobbiamo dare inizio ad altro. Facciamo in fretta.

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Studiare per cosa? Tre studentesse di liceo raccontano su un blog cosa pensano della scuola. lascuolaciriguardatutti. blogspot

"Il nos elabora tro obiettivo: re una che ins egni ad pedagogia ad app apprendere, re per tutt ndere a la vit a dalla v ita stes sa." Rudolf Steiner

nza” “adolesce chiamano i tt tu e h c , forto eriodo pleto scon azzo, nel p riodi di com “Ogni rag tile, e u p in a e rs e a v n cili attra pare va li g sa o semplici, fa c i iù mondi p in cui ogn re a in g a sé d imm sognare e iegano da e tutti si sp vuole solo hé”. o rc tt e tu “p i i u rs c in omanda d rio a ss ? e c in un altro e non è ne n mondo o ell’altro? Siamo in u uesto o qu q re fa a o m li agli altri? on riuscia li uni ugua g “Perché” n o non è facile m a si n o eglio unici, m o ca i, “Perché” n rs e iv ersità signifi amo d propria div ttare che si la e c ”. re c à a a it tt r ic e e n c v u Do ria é ac nella prop bra, perch da soli, soli come sem re e ss e i d (S.) accettare

“…Ritorniamo ora al problema di cosa noi ragazzi apprendiamo a scuola e di quanto questo incida sulla nostra vita. Studiamo geografia ma poi di fatto abbiamo bisogno del navigatore per poterci muovere in città. Studiamo matematica ma poi quando siamo al ristorante e vogliamo dividere una cena tra i partecipanti, dobbiamo tirare fuori il cellulare e fare i conti con la calcolatrice. Studiamo tanto italiano, ma quando scriviamo usiamo quelle orribili abbreviazioni che impieghiamo anche nel cellulare. Poi cosa importante studiamo la storia, vediamo i governi che hanno caratterizzato le varie epoche, dal l’assolutismo del re Sole alle dittature di Mussolini e Stalin…..alla democrazia semplice e quelle delle Polis. Questo non diventa parte di noi, non viene assimilato e interiorizzato per portare a rifletterci. Tutte queste conoscenze rimangono nella nostra mente giusto il tempo di essere interrogati. E’ uno dei classici apprendimenti “dalla testa”, lo so, che portano a nulla. I ragazzi non hanno bisogno di ricordare ... ma hanno bisogno di capire... Il ricordare fa riferimento a un puro apprendimento memonico, capire fa riferimento alle nostre capacità intellettuali di rielaborazione e riflessione”. (M.) di carta. ri su un foglio e m nu ri e m voti, bensì come namento goli individui sin tte così; e fa m o no c so iti del suo inseg p le e se uo rc a e sc b p le lla o e a m tt pone non tu n venia ineriana che Ovviamente esse; “…Spesso, no la scuola ste le materie st n o n c o ere c o tt e a o nt rp o o c c il in re di conosc n e ta o c c ra ia , la natura in sé e il p n o gno sono ent io , c e o ud o ic nv st c st o ni c ni lo o o zio un io arm to no tramite valorizzin un approcc n al contenu he gli alunni onalità e no rs e izi in modo c p d iu lla g a ti a re d lo o”. nti diano va non vengono orto profond he gli insegna così un rapp e in modo c instaurando (l.)

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La collezione

E se... cambiassimo sguardo e strategia? Stainer la chiamava “Pedagogia Curativa Antroposofica”. Era il 1924. Nelle sue esposizioni parlava di bambini e adulti bisognosi di “cure dell'anima”. L'essere umano deve essere considerato nella sua unicità individuale: il ragazzino, trovandosi in difficoltà ad esprimere la sua stessa unicità tramite un corpo fisico non correttamente sviluppato, ha bisogno di un sostegno esterno per portare ad espressione le proprie potenzialità. “Individualità meravigliose e particolari possono celarsi dietro lo specchio appannato di un deficit corporeo o mentale (o di un disagio): sta all'amore del pedagogo nel sapersi avvicinare con un atteggiamento creativo ed artistico, al calore dell'anima che si saprà sviluppare nella famiglia e nell'ambiente sociale che circonda tali individualità, la chiave per velare il mistero di queste esistenze”. Sono passati molti anni: purtroppo pochi hanno compreso la forza di questa proposta pedagogica eccezionale e le indicazioni ministeriali sono orientate in tutt’altra prospettiva. La pedagogia Waldorf mira a sviluppare individualità libere, in grado di continuare ad imparare dalla vita, cercando di riconoscere, coltivare e portare a manifestazione le potenzialità di ciascun bambino, rispettando i tempi della sua evoluzione fisica e interiore. Il bambino è un essere in divenire e importanti trasformazioni sono in relazione a diverse fasi di sviluppo. Queste sono legate ad un ritmo di settenni. L'approfondita conoscenza dei processi di sviluppo permette all'educatore di coglierli e accompagnarli con interventi pedagogici adeguati. Per un sano sviluppo del bambino è necessario cercare un equilibrio dinamico, in altre parole un "respiro", tra due correnti: • Da un lato devono essere educate le capacità di accogliere e comprendere il mondo esterno attraverso un affinamento dei sensi e, successivamente, la conquista di un rigoroso pensiero riflessivo. • Dall'altro bisogna curare nel bambino tutto ciò che lo rende attivo: l'attività motoria, la fantasia, l'espressività, la creatività, l'iniziativa. Sono infatti questi ultimi aspetti che nell'epoca contemporanea dominata dalle informazioni, dalle macchine e dalla realtà virtuale, rischiano di venire trascurati; il che può com portare un impoverimento dell'esperienza del

bambino e, soprattutto, pregiudicare la formazione di una sana e forte capacità di iniziativa autonoma. Si accompagnerà il bambino a sviluppare sempre armonicamente l'attività delle mani, del cuore e della mente. Proprio su questo equilibrio poggerà la sua capacità futura di divenire un uomo libero, fiducioso in se stesso e capace di contribuire allo sviluppo della comunità umana. Viene riconosciuta pari dignità alle materie intellettuali, artistiche e manuali, con la consapevolezza che dita abili producono abilità di pensiero. La sana formazione di corpo, anima e spirito è l'intento principale della pedagogia Waldorf. Gli allievi sono stimolati ad esprimere le loro abilità traendone soddisfazione personale, e ad interessarsi anche a quelle dei compagni, rendendo viva l'esperienza di armonia del gruppo in classe. Se il mondo di domani potrà essere un luogo in cui la pace, i diritti umani, la democrazia, la tolleranza, la multiculturalità avranno maggior spazio di oggi dipenderà in massima parte dall'educazione, ed è proprio agli aspetti sociali che l'educazione Waldorf dedica una particolare attenzione.

www.rudolfsteiner.it

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La collazione

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Steiner ha ancora molto da insegnare Insegnare = conoscere a fondo i processi evolutivi e saperli accompagnare. "La vita stessa è la grande scuola di vita e si potrà uscire dalla scuola nel modo giusto soltanto se dalla scuola si porta con sé la capacità di imparare a conoscere la propria vita dalla vita." Rudolf Steiner

7/14 anni: il rapporto col mondo Adolescenza: la ricerca dell’ideale Nel secondo settennio il bambino ricerca il rapporto con il mondo e con chi lo abita, acquista quindi importanza l’educazione dei sentimenti attraverso l’esperienza del bello. Nei primi tre anni di scuola sono fondamentali il ritmo e l’immaginazione, che porteranno successivamente al risveglio di un pensiero più logico. Il maestro come autorità amata diventa la porta che si affaccia sul mondo, in una relazione che muterà di pari passo ai mutamenti del bambino. Ogni Classe inizia il suo percorso con un maestro che la accompagnerà come figura di riferimento per tutto il ciclo di 8 anni, affiancato, nel corso del tempo, da altri insegnanti specializzati nelle singole materie. Suo compito è presentare le lezioni nel modo più artistico possibile, e armonizzare i vari talenti e temperamenti dei ragazzi in modo da suscitare simpatia, tolleranza e senso sociale. "Il metodo della scuola Waldorf cerca di adattare completamente il piano di studi ai principi di sviluppo, alle forze di sviluppo del bambino secondo le diverse età. Fino ai nove anni è necessario parlare delle cose del mondo, di piante e animali, di monti e fiumi come nelle fiabe, appellandosi di preferenza alla fantasia; piante, montagne e sorgenti gli devono parlare e venire incontro dal mondo esterno con lo stesso linguaggio che egli conosce già in se stesso. Quando raggiunge l’età caratterizzata fra i nove e i dieci anni, lo conduciamo alla botanica che fa parte dell’intelletto, ma dell’intelletto mobile, vivente e alla zoologia che conduce al rafforzamento della volontà."

Alle soglie della pubertà il ragazzo manifesta nuovi bisogni di conoscenza e di relazione, i suoi pensieri e le sue esperienze lo orientano verso ciò che gli appare come un ideale da raggiungere: il sapere del maestro, la chiarezza del pensatore o l’opera, la capacità creativa dell’artista. Gli stati d’animo dell’adolescente oscillano tra mille contrasti e contraddizioni: i ragazzi anelano all’autonomia e alla libertà ma ancora non hanno conquistato la loro sicurezza interiore. Hanno sete di sapere, di trovare risposte agli interrogativi sulla vita e sul mondo attivando il loro pensiero. Per dare risposte agli interessi più profondi degli adolescenti, un gruppo di insegnanti maggiormente specializzati sostituisce il maestro di Classe nel guidarli e nell’indirizzare in modo responsabile le loro forze individuali e la loro autonomia di giudizio. Grande importanza acquista l’approfondimento delle materie scientifiche che stimolano l’esercizio dell’osservazione diretta del mondo e del pensiero logico-razionale: fisica, chimica, biologia, topografia, economia, forestazione, e così via, vengono affrontate in modo sperimentale e vivo. Lo studio delle materie umanistiche ha il compito di educare ad un atteggiamento oggettivo rispetto alle emozioni, al superamento di simpatie ed antipatie grazie a solide basi conoscitive. Parsifal e la sua ricerca sono il simbolo di questo periodo. Le materie artistiche continuano ad affiancare le altre, aumentando di numero. www.rudolfsteiner.it

rado di essere in g d e re e p ensì: cosa eve sa ià esiste; b re: cosa d g e d o st ie e h u c q e dev sviluppato , perché " Non ci si può essere ine sociale sa rd o rze o c l’ r e e o p o uman sociale di fo fare l’uom nell’essere ire l’ordine Alh o . c st ti ic n o rr e p a is sc d ile gli adole e rà possib vi è di pre d sa e o n a d o ti o zi a m esto i, entr genera in lui? In qu e gli uomin ienti dalla h n c e v e a n it ro v e p g la e ov mpre ia della sempre nu e ci sarà se zare; ma non si facc in so rd e o n o o zi st e za organiz no realiz n lora, in qu le ra a u p tt sa a , l’ a vuole di ess ti ciò che fare parte iner adolescen li g e d Rudolf Ste e n razio ciale."

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CO NVE

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GN O

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Dispersione scolastica: tutti contro!

Oggi 114 mila giovani, secondo l’ultimo rapporto di Save the Children (o 500mila, secondo altre indagini) finiscono per abbandonare la scuola. La scuola non riesce ad agganciarli o peggio li allontana. Enti e Associazioni che lavorano da anni contro la dispersione, tappano i buchi di una istituzione pubblica carente e tuttavia il problema si ripropone e i dati della dispersione continuano ad aumentare. Che fare? Noi crediamo che la dispersione scolastica si possa contrastare davvero. Le esperienze di seconda opportunità hanno raggiunto grandi risultati, ma stanno chiudendo i battenti per motivi economici. Siamo di fronte ad un’occasione unica che ci obbliga a riflettere, raccogliere gli elementi fondanti di queste esperienze (che hanno permesso a molti ragazzi di recuperare percorsi scolastici interrotti o prevenire fallimenti ripetuti) e provare a ri-portare l’ attenzione educativa dentro la scuola di prima opportunità.

Ecco perché incontrarci! Questo convegno propone un laboratorio per andare oltre” la seconda opportunità e ragionare su alcune CONDIZIONI DI BASE che permettono ad una scuola di lavorare davvero contro la dispersione, Per questo motivo, Il Gruppo Abele, i Maestri di Strada di Napoli, L’Associazione Icaro I Care di Reggio Emilia invitano le organizzazioni e le scuole che lavorano su uno o più caratteristiche salienti della lotta alla dispersione scolastica (in elenco qui di seguito), per discutere e fissare alcuni punti condivisi in un documento che verrà proposto agli organi istituzionali. 1.Rapporto tra apprendimenti formali e informali: non si apprende solo dai libri … 2.Star bene a scuola: basta con la frammentazione di orari e materie che triturano l’esperienza dei ragazzi anziché facilitarne un’educazione integrata. 3.Sinergie tra docenti e figure sociali: la scuola dei soli docenti non funziona.

4.Didattica laboratoriale e cooperazione: apprendere a cooperare creandone le condizioni: Il valore della cooperazione è un obiettivo primario, è l'essenza dell'apprendimento. 5.Genitori - soggetti della scuola: che fine fanno in un progetto di recupero scolastico? I genitori non sono un “danno collaterale” ma i "committenti" e laddove sono parte attiva diventano valore aggiunto. 6.Co-docenza . Importante la figura l’educatore in classe: non è il tutor, ma un educatore sociale a tutto campo che facilita la dimensione relazionale nell’apprendimento, stimola la vera autonomia, ovvero la capacità di stabilite relazioni per apprendere insieme gli uni dagli altri (professori-allievi, allievi-allievi, allievi genitori, genitori-insegnanti). La due giorni ci darà l’opportunità di confrontarci e definire alcuni punti fermi che caratterizzano un’esperienza scolastica educativa l’unità della persona anziché per la sua dissociazione e/o dispersione culturale, relazionale e sociale.

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La collezione

? a s s e r e t n i t’ Fare RETE PROGRAMMA Lunedì 16 Luglio - Mattino: h.10/13 Accoglienza e presentazione obiettivi dell’incontro - Gruppo Abele Esiste ancora la dispersione scolastica? - i dati di Save the Children Volti storie prospettive a partire dalla dispersione – Cesare Moreno, Maestri di Strada Napoli Pomeriggio: h 15/19 Bocciare la scuola che boccia: la dispersione sommersa e le strategie inefficaci della Scuola – Guido Tallone Gruppi di confronto sugli elementi caratterizzanti una proposta scolastica anti dispersione: 1) Continuità nel tempo: la scuola non ha memoria, ma si va a collegare al prima e dopo del percorso di apprendimento del ragazzo

2) Continuità nello spazio - la scuola, la “casa” e la vita devono collegarsi e contaminarsi. 3) Continuità metodologica : • apprendimento informale e formale si contaminano • gruppo-individuo, le due dimensioni dell’apprendimento devono intrecciarsi. Martedì 17 Luglio: h: 9/13 Educatori a scuola contro la dispersione: perché funziona? – Icaro I care La scuola è una sola ed è per tutti - Cesare Moreno Costruiamo una rete anti dispersione - Icaro I Care, Maestri di Strada, Gruppo Abele... Conclusioni e prospettive – Gruppo Abele.

Informazioni e iscrizioni: Insegnanti Gruppo Abele - scuola@gruppoabele.org Presso Certosa di Avigliana (TO), via Sacra di San Michele, 51. Quota d’iscrizione 20 euro. Vitto e alloggio 60 euro

Cari colleghi, Finire un anno scolastico è una impresa eroica! Poi le forze vengono meno... La pausa estiva è un’occasione per rigenenrarsi e trovare spazi aperti e sani dove aprire la mente all’essenziale. Ecco per voi qualche piccola riflessione e un invito per un incontro speciale alla Certosa di Avigliana, un luogo di pace e tranquillità. Vi aspettiamo con le vostre idee e i vostri suggerimenti per condividere e dare voce a quello che “ci sta a cuore” dell’educare. Buona pausa rigenerante a tutti!

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