News 22 mbre e/ Nove Ottobr 2012
Sommario 1. Che bello, andiamo a scuola! 2. Quando la paura fa 90! 3. La perla 4.Quando i genitori rompono... gli schemi 5. Cortili aperti ...a Roma 6. Una comuità educante per imparare davvero 8. I punti di forza della Di donato 9. La diade: la comunicazione autentica e l’istintività. 10. Direttrice, ci vogliono dividere: io non ci sto!
Che bello, andiamo a scuola!!!
coli “I mira ni og sono s ano ent che div .” luce rew Alan D
Come han no fatto Alfonsina e Gianluca, scrivete a scuola@gru ppoabele .org per indica rci la scuola comunità educante che conosc ete. Andremo a “viverla” per un giorno in p rim per poterla a persona, “racconta re” a tutti i lett ori della new s.
Cari colleghi, se andate a Roma, vicino a Stazione Termini, fate una sosta alla scuola Di Donato. Andateci alle 16, quando le lezioni a tempo pieno terminano. Alfonsina, maestra elementare e Gianluca, genitore attivissimo ci accompagnano, un giorno di ottobre. Ci sediamo sotto la tettoia che fiancheggia una parte del grande cortile di via Bixio 83 e osserviamo: piano piano arriva gente, mamme con passeggini, papà con zaini del computer, donne in abiti etnici, bimbi di ogni colore che attendono i fratelli più grandi e iniziano a correre e giocare alla "settimana", disegnata col gesso sul pavimento come si faceva 30 anni fa. Chiacchierano. I bimbi, le mamme e i papà, gli insegnanti che escono adagio, stranamente senza fretta. Nel cortile c'è spazio per tutti, si può rallentare e ritrovare quella dimensione umana delle piazze antiche, delle fiere di paese. Ci dimentichiamo subito d'essere a Roma, tra le strade trafficate dell’ Esquilino, senza spazio per fermarsi neppure sui marciapiedi. Qui siamo "altrove" e si sta bene. Alle 16,30 il grande cortile e' gremito, le voci si accavallano in un clima di festa. Arriva il primo allenatore e come per magia, senza fischietti ne' richiami, i bambini interessati gli si fanno intorno e iniziano l'allenamento. Gianluca ci accompagna a visitare gli
scantinati: stanze restituite alla luce dall'impegno volontario di tanti genitori che dal 2003 hanno creato a poco a poco questa meraviglia. Ora, al posto dei magazzini ammuffiti e inutili c’è una ludoteca, una biblioteca per il doposcuola, le palestre per la ginnastica dei bambini e dei genitori: judo, pattini a rotelle, danzamovimento, capoeira, basket, pallavolo, giocoleria... ma anche spazi per festeggiare i compleanni, per metter su un coro, i balli popolari, le lezioni di cinese, francese, inglese, le sale per incontrarsi tra donne magrebine ... Una città educativa nei sotterranei inutilizzati di un edificio scolastico, nei cortili che vivono anche dopo le lezioni, nei corridoi lunghi che paiono essere fatti apposta per condividere. Un miracolo che avviene tutti i giorni, dalle 16 alle 22, anche d'estate. Se accade in questa Scuola frequentata da 94 etnie del mondo, può accadere ovunque! Ecco perchè scegliamo di raccontarvela. Dalla caacità di ascolto e dall’apertura di un dirigente scolastico è nato questo sogno che da 10 anni continua a realizzarsi grazie ai molti volontari che offrono tempo e professionalità gratis e volentieri, perché lavorare qui è bello e non pesa. Nell’inserto della news eccovi questa perla. G.L.
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News insegnanti Gruppo Abele Cono
Quando la paura fa 90!
scete LASCU il BLOG OLACIR IGUAR DATUT TI?
E’ uno s per pe pazio aperto nsare, riflett trovare la cari ere, la buss ca e ola ad og che occorre n per ori i insegnante entare il pro lavoro a scuo prio la. E’ a cui a una finestra ffaccia rsi, lancia re i pro respirare, Una b pri sog ella p ni. visitare iazza virtuale e part ecipare da .
Lo stuzzicadenti
C’era una volta la Libertà che abitava nelle strade, nei cortili e nei campi e giocava con tutti i bambini. La Sicurezza, che guardava tutto con sospetto ed era gelosa, iniziò a imporsi su ogni cosa e instaurò il regime della paura. Gli adulti iniziarono a temere d’essere accusati, multati, incatenati e ogni notte avevano l’incubo della responsabilità. Fu così che il gioco libero venne rinchiuso nella cella del cuore, ma lì, tutto solo, s’ammalò e morì.
E’ appena stato pubblicato nel blog lascuolaciriguardatutti, un bellissimo post scritto da un’insegnante che ha a cuore il bene dei bambini. Non ci siamo tenuti e ne abbiamo “rubato” uno stralcio per proporvelo sulla news. Siamo grati a Marta e a chi come lei tiene la rotta dell’educare, nonostante le sbandate più o meno disastrose della politica scolastica che ha dimenticato cos’è la Scuola. Non arrampicarti! Stai fermo! Composto! Non muoverti! Attento che cadi! Guarda dove metti i piedi! Finisce che ti fai male! Occhio allo spigolo! Non camminare scalzo! A pallone non si gioca che può arrivare in faccia a qualcuno! Scendi da quella sedia! Non correre! Posa quel bastone! Non raccogliere le cose per terra! Non giocare con la ghiaia che finisce negli occhi a qualcuno! Non sederti a terra che ti sporchi! Scendi da quella staccionata! Stai in fila! Non aprire la finestra! Non giocare con le biglie che le ingoi! Non puoi girare da solo per la scuola! Non toccare! Lo sai che devi usare le forbici con la punta arrotondata! Ma se non insegniamo loro a muoversi come potremo evitare che si facciano male? La risposta è sempre la stessa nelle sue molteplici varianti: “Si muoveranno a casa con i loro genitori”, “Se i genitori non li fanno mai uscire non è colpa mia”, “A forza di stare davanti alla tv non sapranno mai muoversi nella realtà”, “Non sono autonomi, si farebbero male”, “Se fosse mio figlio lo lascerei libero di muoversi senza problemi ma sono l’insegnante e non mi assumo questa responsabilità”. Eccola lì! La parola che chiude tutto, la fedele e immancabile compagna della Sicurezza, la Re-spon-sa-bi-li-tà. Ma in Danimarca ho visto bambini muoversi liberi ovunque, da soli fin dai 3 anni, correre vicino a un lago, arrampicarsi, dondolarsi, lanciarsi e senza mai farsi male!
Sì, ma loro non hanno la responsabilità che abbiamo noi qui in Italia! Sì è vero, lo ammetto, non ce l’hanno ma non può ridursi tutto a questo. Perché la conseguenza è formare generazioni di soprammobili, pronti ad andare in frantumi al primo piccolo urto. Perché l’eccessiva sicurezza rischia di generare insicurezza. Soprammobili fragili e pure insicuri. E quando parliamo di responsabilità, di normativa, di sicurezza, siamo poi sicuri che sia tutto vero quello che ci propinano? La responsabilità penale implica l’intenzione a far male, non la casualità e quegli 8 euro di assicurazione che paghiamo ogni anno avranno pur qualche significato o no? L’epoca della sicurezza apre la porta a nuove domande, a nuove preoccupazioni, a nuove diagnosi come se già quest’ultime non abbondassero -, a nuove sigle ed etichette perché etichettare, catalogare, spiegare rassicura (ed eccola di nuovo lì che si nasconde dentro altre parole la famigerata sicurezza…) “Se mio figlio si muove troppo, in classe, potrebbe essere iperattivo?” Deficit di attenzione e iperattività (ADHD), dislessia, disgrafia, discalculia, dislalia… Epidemia. Epidemia di disturbi per negare il naturale ed istintivo bisogno del bambino di MUOVERSI, di cadere, di vivere. Marta
http://lascuolariguardatutti.blogspot.it
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La perla Prosegue il viaggio alla ricerca dell’ISOLA CHE C’E’.
L’inserto da collezione
Vi presentiamo un’altra SCUOLA - PERLA che rappresenta un esempio di pedagogia applicata da conoscere, osservare, imitare. Questa volta i protagonisti sono i genitori al fianco degli insegnanti. Vicino alla stazione Termini a Roma, nel quartiere Esquilino, dove solo 10 anni fa nessuno voleva abitare per la per l’alta percentuale di migranti, c’è la scuola Di Donato, 94 etnie di provenienza degli allievi. In questo pour pourri culturale nasce un’esperienza che va a dimostrare la tesi: “un’altra scuola è possibile, senza tante stupidaggini e teorie che vanno e vengono a seconda delle mode dei tempi storici e politici. Una scuola che fa quello che deve fare: educare, insegnando; insegnare, educando”. La Di Donato riesce a mettere in pratica i 10 obiettivi individuati per avere spazio su questa news: 1. è una vera comunità educante, dove tutti i componenti (insegnanti, genitori, operatori, dirigente, ...) operano in sinergia e benessere; 2. gli spazi, le persone, gli atteggiamenti, i percorsi sono veramente accoglienti; 3. i ragazzi ci stanno volentieri, ma anche gli insegnanti, i genitori ... 4. si impara molto perchè i saperi si “costruiscono” insieme; 5. gli allievi non sono “imbottiti” di verifiche, ma si insegna loro a valutare i percorsi fatti per programmare insieme il “da fare”; 6. si apprende dalla diversità, dalla cooperazione, dalla ricerca, dall’approfondimento; 7. l’esperienza è un valore importante per apprendere; 8.l’orario non detta legge, ma il tempo per maturare un apprendimento, sì. 9. la continuità è reale perchè i docenti “crescono” insieme e condividono davvero; 10. l’esperienza è replicabile in altri contesti.
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La perla
Quando i genitori rompono... gli schemi. Roma. A due passi da Stazione Termini. Tutto inizia 9 anni fa, quando un gruppetto di genitori chiede alla scuola uno spazio dove poter aspettare i bambini all'uscita se piove o festeggiare un compleanno, visto che nel quartiere Esquilino Da dieci a nni alla Di Donato i genitori g non ce n’è e l’unica piazza è il regno dello spaccio. estiscono il post-scuo Il Dirigente risponde: "Non vi do un'aula. Vi do un'idea! la e la manute nzione ord inaria Fondate un'Associazione Genitori e gestite gli spazi di 1000 me tri quadri d la i b oratori, co dell’edificio che vi servono. Io vi do le chiavi dell’ l'istituto!". rtili e pale st re. Questo mo dello Ora la Di Donato è un esempio di Comunità Educante, di Scuola A perta funziona e una scuola senza tempo, dove si sta volentieri. d è re plicabile.
“Sono convinto che il futuro della scuola è il futuro dell’Italia. Come cittadini siamo chiamati a dare un contributo: la scuola non è fatta solo di didattica in classe, ma di spazi, di relazioni, di accoglienza, di famiglie, di territorio nel quale si è inseriti. Se pensiamo per esempio alla dispersione scolastica non possiamo certo immaginare che la scuola sia responsabile da sola e ce la possa fare da sola a recuperare i ragazzi che si allontanano e neppure che il territorio stia a guardare mentre la scuola espelle ragazzi e crea disagio sociale. La scuola è stata abbandonata a se stessa. Prima si è pensato che il cambiamento dovesse arrivare dagli addetti ai lavori, poi sono arrivati i tecnici e gli aziendalisti, ma è di-
mostrato dai fatti che tutti e due questi approcci hanno fallito... Hanno pensato di poter far da soli. L’unica via è che la scuola si apra, si confronti, dialoghi, si contamini con la società complessa (il mondo) e con il territorio vicino (il quartiere, il luogo dove è ubicata)”. Chi parla è Gianluca Cantisani, ingegnere, genitore e soprattutto uno degli ideatori del progetto CORTILI APERTI. “E’ quello che abbiamo provato a fare in questi anni alla scuola Di Donato di Roma nel quartiere Esquilino. La nostra motivazione di partenza è stata il nostro essere genitori potenzialmente impotenti di fronte al degrado della scuola e del quartiere (ricordate Piazza Vittorio 10 anni fa?). Abbiamo reagito,
Tratto da www.romacheverra.it “Scuole aperte. Un modello possibile di comunità educante. La Di Donato all'Esquilino” di Giulia Tosoni,26/9/12
“E’ necess ario pensa re a SCUOLE A P E R T E gestite in c ollaborazio ne con le riso rse di gratuità nel quartie re”.
a partire dalle piccole esigenze dei nostri figli (avere uno spazio protetto dove giocare insieme) e poi cercando di ridare dignità alla scuola ed al quartiere dove viviamo. Oggi, a distanza di dieci anni, la scuola è un esempio di buone pratiche e Piazza Vittorio, luogo simbolico del quartiere, è stata rioccupata dai bambini ed è tornata luogo sicuro e piazza di tutti. Sul sito www.genitorididonato.it è possibile avere un quadro di quanto fatto in questi anni”. Vi racconto alcune cose che ci sembra abbiano funzionato. E che ci permettono di funzionare a prescindere dai tagli e dai finanziamenti. In primo luogo la scuola deve aprirsi. La scuola è un luogo pubblico e non ha senso che sia aperta solo in orario scolastico e solo per utenti ed addetti ai lavori. E’ il luogo appropriato, simbolico, neutro, riconosciuto da tutti per costruire la comunità attraverso l’educazione dei giovani, la formazione degli adulti ed il confronto e lo scambio tra estrazioni sociali e culture diverse (all’Esquilino internazionali!). Ciò che ha funzionato da noi è stato rimettere la responsabilità in mano agli stessi cittadini con delle regole di tutela del bene comune. Nel nostro caso non solo i genitori erano interessati ad utilizzare gli spazi per e con i loro figli, ma ne hanno curato la manutenzione e ne hanno permesso l’uso in orario scolastico”. rtuna avuto la fo Abbiamo e d si re np di avere u azi dopo sp li g e ili rt erto i co p a a h e e o h c lastic l’orario sco gno con l’impe to a tr n o c in è ri; o si it ciò en anza dei g di cittadin rienza e sp e a n u ne è nata tiche, che ra p i buone d ria a in rd strao , non finisce anni li g e n si rinnova ti saldi. e fondam n a h é h rc e p
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L’isola che c’è
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La perla
Cortili aperti... a ROMA Di Donato. Una scuola a tempo “pienissimo”, 12 mesi all’anno, cortili aperti dalle 16 alle 22. C’è spazio per tutti! Le chiavi dell’Istituto ai genitori che offrono volontariamente tempo e abilità perchè i bambini possano incontrarsi e apprendere serenamente. Una esperienza piacevolissima di cittadinanza partecipata, a due passi da Stazione Termini.
L’inserto da collezione
Quando le lezioni finiscono e c’è la baraonda dell’uscita, il grande cortile della scuola diventa una piazza vivissima. Chi segue questa marea di bambini? I genitori, i volontari, i cittadini del quartiere, chi crede nella cittadinanza partrecipata. E i piccoli trovano una casa educativa dove stare bene, anche se mamma lavora fino a tardi. Noi genitori abbiamo costruito man mano una piccola comunità di riferimento proprio intorno al tempo che passiamo insieme per offrire ai nostri figli una scuola più bella. Due volte al mese convochiamo un incontro che chiamiamo assemblea. Per noi genitori è il momento delle cose pratiche da fare per tenere in ordine gli spazi ma è anche il momento per scambiarci opinioni, per progettare insieme, per dividersi i compiti. Siamo molto contenti di questa possibilità che la scuola pubblica ci offre e di aver trovato uno spazio così speciale proprio nel rione Esquilino, così povero di spazi per i bambini. Quando è necessario ripararsi dal freddo o dalla pioggia i nostri figli possono rimanere a scuola e giocare insieme ai genitori nella “ludoteca del mondo” aperta e gestita dai genitori. Quando poi arriva il momento della festa di compleanno c’è la stanza delle feste e questo è di grande felicità per i bambini e di aiuto e semplicità per i genitori.
Non inse gnate ai ma coltiv bambini, ate voi st essi il cuo stategli se re e la m mpre vic ente ini, date fiducia . Il resto è niente. GIORGIO GABER
Genitori a Scuola: il segreto di una comunità educante è la fiducia! Alcuni punti tratti dal Documento di costituzione del ”Comitato Genitori”
La costituzione del Comitato Genitori Scuola Di Donato ha lo scopo di costituire un nucleo di aggregazione tra gli adulti intorno ad attività rivolte ai bambini ed ai ragazzi residenti o frequentanti il quartiere Esquilino. Il Comitato si propone di favorire iniziative di carattere ludico, artistico, culturale e sportivo direttamente riferibili ai ragazzi in età scolare. Il Comitato ha come ulteriore obiettivo quello di coadiuvare le istituzioni preposte per una completa ed efficiente gestione della Scuola Di Donato, sia in orario scolastico che extrascolastico. Il fine è quello di rendere la Scuola Di Donato uno dei principali catalizzatori delle attività giovanili nel quartiere Esquilino e di innalzare progressivamente il livello di partecipazione e di socializzazione degli adulti intorno alle attività per i ragazzi del quartiere. Tali obiettivi verranno perseguiti attraverso:
alle atzi dedicati a sp i d e n zati del zazio cali inutiliz • l’organiz lo i e n i zz disponiraga tualmente tività per n e v e to a interr piano sem nato; uola Di Do c S bili nella tiche di ttività artis a i d e n o .) da tezazi usicali, etc • l’organiz m li, a tr a e la Di Dore (t della Scuo vario gene o tr a te l e d cali nersi nei lo nato; proprie one delle zi si o p is d propria a a • la mess he e della ic if c e sp ze are intercompeten per effettu to a ri ta n olo all’interno opera di v utenzione n a m la o vi cortili. icc venti di p e nei relati la o u c S ella dei locali d
I genitori della Di Donato, proprio in quanto Associazione, aiutano la Scuola in vari modi: guardate questo video: http://news.centrodiascolto.it/video/tg3/2011-07-30/questioni-sociali/tagli-alla-scuola-proteste-e-ricorso-al-tar-di-una-scuola-rom
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L’inserto da collezione
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La perla
10 scatti per raccontare ... Una comunità educante per imparare davvero
“Il co rtile d ella n o diven stra scuo la è tato una d elle p dei b ia il luo ambini d zze dove go del gio el rione, stare co in siem prote sereni in uno s e tto ed p az a ttrezz Assoc ato”. io iazion e Ge n itori S cuola Di
Dona
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Alfonsina e Gianluca pronti per i cortili aperti
Nei cortili aperti si gioca in libertà
Spazi grandi e puliti per una vera ricreazione
Porte aperte, lezioni vive, in cerchio, diversità che si incrociano, piccoli cittadini di un solo mondo, chi passa è benvenuto
Abbiamo avuto la fortuna di vedere con i nostri occhi cosa accade in questa scuola, Il cortile diventa una piazza educativa che accoglie, propone, incontra, aggrega. C’è posto per tutti: insegnanti, genitori, operatori scolastici, volontari, dirigenti, cittadini che passano da quella strada, un'esperienza che emoziona e che incoraggia nel dire "è possibile"! Ma non bisogna avere paura. Nella maggiorparte delle altre scuole si si teme l’ingresso dei genitori; gli “esterni” rappresentano un’ingerenza. Si alzano barriere dimenticando che la scuola potrebbe essere davvero il luogo ideale per crescere tutti insieme.
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L’inserto da collezione
Nei cortili ci si incontra...e ci si conosce.
La perla
... la Scuola Di Donato
Si sperimentano le regole “Per stare bene dobbiamo metterci d’accordo”. Cortili aperti
Da dove vieni? Dov’ è la tua casa? La mia casa è qui!
Espressività, arte e movimento, un mix ben calibrato che fa parte integrante delle lezioni
“Siamo convinti che i nostri figli stanno vivendo esperienze significative ed importanti, quelle che tutti i genitori cercano .... Ma siamo anche convinti che queste esperienze nascono dall’esempio che diamo, dal fatto che noi adulti genitori stiamo vivendo una esperienza straordinaria accanto a loro. Vogliamo invitare altri adulti e altri genitori, di altre scuole e di altri rioni, ad avere fiducia nel cambiamento e vogliamo dare un po’ di energia per muoersi e migliorare la propria scuola e convincerla ad aprirsi ed osare di più. Il segreto del successo è farlo insieme: insieme agli altri bambini ed insieme agli altri adulti, insieme agli insegnanti ed insieme ai presidi, insieme alle istituzioni ed insieme anche a chi all’inizio non Associazione Genitori Scuola Di Donato sembra crederci ed aspetta una spinta, una nota, un invito”.
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L’inserto da collezione
Ecco i punti di forza della scuola Non deve essere facile dirigere una scuola come la Di Donato. Ci vuole apertura, capacità di condivisione, cooperazione, e molta umiltà: comprendere che da soli facciamo ben poco è una conquista che poche persone raggiungono. Abbiamo incontrato Maria Letizia Ciferri che ci racconta, insieme ad un genitore, la sua esperienza romana da Preside. Una chiacchierata con la Dirigente dell’Istituto Manin che comprende il plesso Di Donato, ci permette di mettere a fuoco alcuni punti di forza su cui si basa l’esperienza di Roma. Punto 1: farsi carico. “In questo quartiere con un forte tasso di migrazione ed etnie che vivono mescolandosi e non secondo le rimarcazioni geografiche che avvengono in altre città ( a seconda della provenienza vai a vivere in un quartiere piuttosto che in un altro) e in particolare nella nostra scuola esiste un fenomeno naturale, potremmo chiamarlo una presa in carico particolare, una cura da parte dei genitori italiani rispetto ai genitori stranieri in particolare quelli che hanno particolari problemi. Un esempio: una bimba straniera e disabile, viene a vivere qui e inizia a frequentare la terza: i genitori comprendono il disagio della famiglia nell’accesso ai servizi necessari e si mettono all’opera, di loro iniziativa: visto che il genitore straniero non aveva tutti gli strumenti per rivendicare un rapporto in deroga uno a uno all'ufficio scolastico, s'è messa tutta la scuola, non solo la classe, e ovviamente hanno ottenuto perché sanno poi muoversi e non sono sprovveduti, anzi; spesso proprio grazie alle loro svariate professionalità e innumerevoli reti, si risolvono problemi che parrebbero insormontabili”.
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Punto 2: Aprirsi al territorio “C'è sempre da migliorare, tenere il filo della complessità non è semplice, ma è proprio la rete nella sua complessità che ci permette di far funzionale così la scuola; ci sono tante e tante associazioni che lavorano con noi e funziona molto bene la rete orizzontale tra i docenti e i genitori. Io sono arrivata qui da altre scuole dove si faticava ad avere associazioni che dessero una mano e la spinta alla partecipazione veniva da me, come Preside. Qui accade il contrario. Sarà perché siamo “centrali” nella città e costituiamo una vetrina oppure perché s'è lavorato tanto da parte dei genitori che in prima persona hanno creduto, ragionato e operato per creare una scuola partecipata, di fatto oggi le Associazioni sono ben felici di lavorare con noi e noi con loro! Da soli non reggiamo, abbiamo bisogno dell'appoggio degli altri. Abbiamo Associazioni che lavorano su progetti, ma la maggior parte del lavoro e' su base volontaria e sono le Associazioni che offrono a noi un contributo concreto che noi accogliamo a braccia aperte e di cui siamo grati”. Punto 3: l’ampliamento dell’offerta formativa non dopo la scuola, ma integrata. “In alcune scuole l'ampiamento del l'offerta formativa e' in orario extra scolastico e a pagamento. Qui no. Avevamo un ragazzino straniero in grosse difficoltà e l'Associazione Genitori ha messo a disposizione lo stesso educatore che gestiva il doposcuola due pomeriggi a settimana e questo ci ha permesso di fare un buon lavoro in classe.
Così abbiamo mediatori ed interventi di sostegno. Questo e' il risultato di anni di collaborazione e scambio tra la scuola e le Associazioni del territorio, tra i docenti e i genitori. In questa scuola non ho dovuto promuovere io come Preside la collaborazione perché i genitori dell'Associazione hanno voluto e facilitato la nascita di convenzioni tra Comune e Scuola, tra Scuola e Associazioni”. Punto 4: un’Associazione Genitori “Nello Statuto dell'Associazione Genitori di Donato sono previsti anche ex genitori ex studenti ed ex insegnanti; l’Associazione è parte del POF, ha in affidamento i locali della scuola, la nostra presenza e' segno di una partecipazione di cittadinanza. Ci hanno chiamato ad un coordinamento di volontariato che si chiama "Strade nuove per l'Italia" per raccontare di questa esperienza di apertura delle scuole che, come affermano già in molti, è una scelta strategica per il futuro dell'Italia. Siamo stati chiamati a portare la nostra esperienza anche in un altro convegno, sulle Smart city a Bologna, una tre giorni di scambio e studio tra professionisti architetti e ingegneri che studiano le città del futuro. Questo legame cittadino-genitore è una cosa nuova. Solitamente la scuola attiva i genitori, ma la nostra esperienza è nata diversamente. Qui sono i cittadini genitori che si fanno carico del l'istituzione scolastica e si adoperano per migliorarla. Il grande lavoro che deve fare l’Associazione è quello di definire quali sono i limiti della nostra partecipazione: questo e'un campo di sperimentazione, non semplice ma molto interessante”.
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La bussola Lo stuzzicadenti
La Diade: la comunicazione autentica bisogno di e l'istintività. n un estremo o c lti u d oltare. a sc i a sim d a tis n o n ta o o
di Chiara Ramon
sc Incontriam oltati. Non rie si sentono asc n : o e N c . ris re e rif rla a p vece ta la diade in . Perchè? n e !” to rim e lta o sp i sc h C tito così a n . se i a m o n a dell’ascolto “Non mi so d una espert a o st ie h c o Lo abbiam
Chi prova a fare una Diade, la particolare modalità relazionale e comunicativa che abbiamo sperimentato insieme durante il bellssimo incontro di persone, insegnanti e non, al seminario di settembre di Barbiana, la prima volta si ritrova a vivere sensazioni ed emozioni a volte contrastanti. Di primo acchito è facile per qualcuno avere una sensazione di costrizione, come di essere "imprigionato" in regole che soffocano la libera espressione di sè e la libera condivisione dei propri stati emozionali. Ma se si mantiene un intento di condivisione e di apertura, dopo il primo momento di smarrimento per l'intimità relazionale inconsueta che questo modo di parlarsi stimola, capita di scorgere tra le parole qualcosa...
Quella persona seduta davanti a me, che mi guarda negli occhi e non mi risponde, che mi permette di lasciare uscire i miei pensieri e le mie emozioni, che mi ascolta cercando di comprendermi senza giudicarmi, che mi parla di sè senza coinvolgermi, lasciando quindi in quiete i miei meccanismi istintivi di difesa.... è un altro me stesso. Il contatto profondo può essere commovente. E' un contatto muto con la propria intimità che incontra lo stesso livello di intimità in Relazione con un altro essere umano. Ascoltare senza giudizio un'altra persona che parla di sè, lasciandola essere così com'è, cercando di comprenderla "nell'anima" oltre le nostre proiezioni che affiorano, ma che possiamo anche lasciare andare, rivela parti di sè a volte sepolte dietro un velo di credenze, identità, modi di essere e di interagire, mondi esterni che ci invadono confondendosi con noi stessi. L'essere è uno spazio muto, silente, da cui sgorga la libera espressione dell'individuo che spontanemente è in sintonia con le cose così come sono e accadono. Il senso di sè appare dapprima leggero, come una calda e piena carezza nel cuore che coglie di sorpresa per il senso di "casa" che porta con sè. Man mano che lo spazio intimo dell'essere riceve nutrimento attraverso l'attenzione consapevole, gli automatismi della struttura psico-fisica e
della mente reattiva in perpetuo movimento, appaiono alla nostra coscienza. E' interessante allora osservare in quanti modi accade che la nostra espressione non sia emanazione diretta dell'essere, ma consista invece in modalità relazionali in cui non siamo autentici. A volte capita infatti di essere ritirati, di non esprimere liberamente noi stessi per timore del giudizio. Altre volte succede di aggredire gli altri identificandoci con un impulso di collera. Si tratta in entrambi i casi del ben noto meccanismo di attacco/ fuga che agisce spesso malgrado noi, alcune volte giustificandoci, sulla base di esperienze pregresse che riaffiorano attraverso proiezioni su ciò e su chi incontriamo. L'etimologia delle parole istintività e autenticità chiarisce il significato e permette di intravedere il funzionamento di queste due parti interiori concomitanti che agiscono in noi e che possiamo imparare a conoscere attraverso l'auto-osservazione senza giudizio. Il termine "istintività" deriva dal latino instinctus, participio passato di instinguere: stimolare, eccitare. In: verso. Sentimento che si genera negli animali, per effetto immediato della loro costituzione, che li incita a certe operazioni per le quali si procacciano quello che loro giova o fuggono quello che loro nuoce. Si tratta di comportamenti automatici: re-azioni a un qualche impulso. Non sono frutto di apprendimento nè di scelta personale. La parola "autenticità" deriva dal latino tardo authenticus, dal greco αὐϑεντικός, derivato di αὐϑέντης : vuol dire "autore"; "avere autorità su sé stessi". La parola è composta da autòs (sé stesso) ed entòs
(in, dentro). Autentico è ciò che si riferisce alla nostra vera interiorità, oltre ciò che appare o che crediamo di essere. La ricerca dell'autentica interiorità è propria della pedagogia che si propone di far emergere con l'educazione (dal latino e-ducere, "tirare fuori") l'individuo autentico, sviluppandone le potenzialità intrinseche uniche e peculiari che ognuno racchude in sè. Come possiamo aiutare bambini, ragazzi e giovani a scoprire la verità di se stessi oltre la personalità plasmata da tutto ciò che hanno incontrato nella loro esistenza e che li fa essere così come sono, senza apparente possibilità di scelta? E' possibile scegliere come e cosa dire, agire, essere? Potremmo rispondere: "Dipende". La possibilità di essere se stessi dipende da ciò e da chi incontriamo: se il mondo che ci circonda e, in particolare, le persone che ci educano, sono completamente soggiogate dall'istintività reattiva e si rivolgono a noi vedendo solo ciò che di noi appare, allora così saremo educati e formati. Ma se abbiamo la fortuna di incontare nella nostra strada chi sa vederci oltre ciò che facciamo e diciamo, perchè è consapevole di sè oltre ciò che fa e che dice, allora un semino di coscienza di essere comincerà a germogliare in noi, perchè qualcosa di invisibile, tra una parola e l'altra, ci arriverà nell'anima.
Nel numero precedente della NESW abbiamo presentato la DIADE. Chi volesse un approfondimento può scrivere a Chiara Ramon: educarericerche@libero.iti
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stuzzicadenti... Lettera a unaLo professoressa
Direttrice, vogliono dividerci... Io non ci sto! Un ragazzino di seconda media, di fronte all'ipotesi di dividere la sua classe a causa di alcuni scolari che danno fastidio e disturbano le lezioni, reagisce! Prende carta e penna e scrive una petizione da far firmare ai suoi compagni. Prima, però, la invia alla sua ex direttrice, una persona speciale che ha permesso alla scuola di sentirsi “comunità educante” in tutti i sensi. "Direttrice, per i soliti problemi della nostra classe hanno pensato di dividerci e noi non siamo d'accordo. Ho scritto questa lettera da far firmare a tutti, che ne pensi? Noi alunni della 2° B, firmiamo questa lettera per precisare quanto segue: Ci siamo certamente resi conto anche noi che nella classe ci sono dei seri problemi comportamentali che compromettono il buon andamento delle lezioni. Sicuramente ci sono alcuni ragazzi che non riescono ad avere un comportamento corretto ed educato verso compagni, insegnanti e personale scolastico. Ci dispiace molto di questa immagine di scorrettezza che è venuta fuori da questa classe, ma ci dispiace anche di vedere che anziché impegnarci tutti a trovare una strada che possa risolvere il problema senza escludere nessuno, come in questa scuola ci hanno sempre insegnato, si decide di dividerci. Ma dividendoci il problema sarà risolto? Non crediamo che chi non si comporta bene lo fa solo in questa classe e in un’ altra sarebbe diverso. Perché non si è mai pensato di parlare tutti insieme (alunni insegnanti e dirigente) per capire come si può risolvere il problema? Crediamo che chi ha questo comportamento forse vuole attirare l’attenzione e sentirsi importante facendo il bulletto, se magari gli si offrisse un ruolo importante durante la lezione il suo comportamento sarebbe certo diverso, perché se fosse impegnato in qualcosa che lo appassiona e lo interessa (ovviamente qualcosa di educativo), non avrebbe certo il tempo di disturbare gli altri. Certamente fare una lezione diversa dal solito non sarà semplice per un insegnante che non è abituato, e noi non vogliamo certo insegnare agli
insegnanti a fare lezione, ma dato che voi insegnanti ci spingete sempre a fare qualcosa di nuovo, volevamo invitarvi noi per una volta a provare a fare lezione in modo diverso.........magari facendovi aiutare alla cattedra proprio da coloro che disturbano: magari messi davanti a tutti si sentiranno importanti nel modo giusto. Secondo noi, spiegando solo a chi segue e lasciando indietro chi non segue, si fa l’esatto opposto di quello che abbiamo sempre imparato da Don L. Milani in tutti questi anni. Non era forse lui che diceva : FARE PARTI UGUALI FRA DISEGUALI E’ SOMMA INGIUSTIZIA (non tutti abbiamo le stesse capacità di attenzione e di interesse);
LA SCUOLA CHE PERDE GIANNI NON E’ DEGNA DI ESSERE CHIAMATA SCUOLA (.... e noi a chi non ci piace lo cacciamo?); UNA COSA NON IMPARATA OGGI SARA’ UN CALCIO NEL CULO DOMANI (...... e chi viene lasciato indietro quanti calci avrà domani?); SE SI PERDONO I RAGAZZI PIU’ DIFFICILI, LA SCUOLA NON E’ DEGNA DI ESSERE CHIAMATA TALE. E’ UN OSPEDALE CHE CURA I SANI E RESPINGE I MALATI ( possiamo provare insieme a curare questi malati?); I CARE: a noi interessa, e a voi?" Domenico F., 2° B Scuola Media Lamezia Terme
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News insegnanti Gruppo Abele
Lo stuzzicadenti La collezione
Io non tacerò. La lunga battaglia per la giustizia. Maria Grimaldi, scrittrice. Abbiamo avuto la fortuna di ascoltarla e di condividere insieme tante riflessioni durante la tre giorni del seminario di Barbiana. Ci racconta Caponnetto, magistrato e soprattutto uomo di straordinaria sensibilità e alla e sguardo educativo. sempr o n o s i Cosa ha che fare l’impegno di un giudice con la scuola? Facciamo attenzione ad un elemento importante: le parole. Le parole significano, fanno immaginare, riflettere, rifiutare, accogliere; potremo dire che le parole pensano per noi. Le parole sono usate dalla scuola. Le parole sono usate dalle mafie. Cos’è successo negli ultimi decenni? Abbiamo assistito passivi a molti notiziari nei quali il magistrato diventava persecutore e il criminale era visto come un perseguitato. Ecco il punto: la mafia opera uno svuotamento delle parole e una ridefinizione. A noi quindi a poco a poco vengono a mancare le parole. Si entra in confusione, la notte e il giorno, il bene e il male, l’onestà e l’inganno...è tutto incerto. Un esempio di confusione di significati? La Costituzione doveva essere affissa ai muri di ogni palazzo pubblico. Ma non fu così e l’educazione alla cittadinanza fu sempre una materia minore, norme aride che nulla avevano a che vedere con la vita dei ragazzi che la dovevano studiare. Intanto assistemmo all’'attacco crescente e costante alla Costituzione fatto ad hoc da parte dei media: si parlò di modifiche urgenti e necessarie alla limitazione che la Costituzione creava. In altre parole, la Costituzione venne piano piano presentata come causa di limitazione. Per fortuna il Referendum non permise le modifiche. L’impegno educativo di Caponnetto iniziò proprio per tentare di arginare
z ri. I ragaz ca di Maest ! ricer li glie Diamo
Per tre volte una raccolta di firme popolari lo candidò senatore a vita. Nel dicembre del 2002 nessun rappresentante del Governo partecipò ai suoi funerali. questo dramma silente: la morte del significato delle parole della cittadinanza. Il suo impegno nelle scuole d’Italia fu elevatissimo: spiegava ai ragazzi d'essere vigili e cercare di comprendere i meccanismi sottili che vengono messi in atto per smontare il diritto tutelato dalla Costituzione e infiltrare il dominio della criminalità nella gestione politica della Stato. Nel libro dedicato a lui da Maria Grimaldi si legge: “Era un galantuomo, Antonino Caponnetto. Fatto all’apparenza di cartavelina, eppure sempre in prima linea nella lotta alla mafia”.
Nei suoi ultimi, intensi dieci anni, dall’uccisione dei suoi “figli, fratelli, amici”, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, fino al 2002, il giudice Caponnetto ha smentito l’idea secondo cui vi sia un’età per andare in pensione dall’impegno civile. E ha attraversato il nostro Paese in maniera capillare e ragionata. In mille scuole e in cento piazze ha insegnato la Costituzione italiana, l’etica della responsabilità, ha parlato di educazione alla legalità, di solidarietà, di pace, di diritti, ha raccontato un’idea di informazione libera e di giustizia possibile.
Per contattare l’autrice Maria Grimaldi o inviarla a presentare il libro di Caponnetto: maria@rete3.net Il libro è reperibile presso: Melampo editore Ufficio Stampa: 02.23002401 e-mail melampo@melampoeditore.it
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News insegnanti Gruppo Abele
L’isola che c’è C’è posta per...
La Scuola ha bisogno di questo! C’è un movimento in Italia che s’interroga, non s’arrende e continua a cercare i modi e i mezzi per raggiungere ogni allievo, per portare alla luce quella curiosità nascosta negli occhi annoiati e far appassionare alla conoscenza chi non ha neppure la domanda dentro di sè. Mission impossible? Perenni illusi? Noi abbiamo deciso di accompagnare gli insegnanti che non demordono. Quelli che ancora scrivono: I CARE! A loro, una nota da ricordare: non siete soli. E neppure in pochi. Insieme è più facile!
Buongiorno, sono un'insegnante e sono rimasta 'affascinata' nel leggere il notiziario di settembre con il report del convegno a Barbiana... che ricchezza di idee e di esperienze! La Scuola ha bisogno di questo!! La Scuola di Oggi ha davvero bisogno di passi in questa direzione: la consapevolezza!! Sono molto interessata a conoscere vostre notizie in modo più approfondito, che cerchèrò anche su internet, ma intanto volevo chiedere se, ora avendo la mia mail, potete tenermi aggiornata sulle iniziative e i corsi di formazione che la DIADE propone e quant'altro si riferisca al mondo della scuola. Resto in attesa e vi saluto con la gioia di avervi incontrati!!! Daniela R.
Insegnareducando o educareinsegnado Cari colleghi, a volte giungono in redazione messaggi che ci incoraggiano a continuare nella direzione intrapresa tempo fa: essere motore di incontro, riflessione e contaminazione per ritrovare insieme il senso profondo della Scuola. A Barbiana lo scambio di professionalità e saperi ha permesso di comprendere un elemento necessasio per poter insegnare con efficacia ai ragazzi di oggi: solo “il contagio” di due parole proprie della nostra professione, educazione e insegnamento, permette l’individuazione di percorsi di apprendimento che funzionano e accendono il desiderio della conoscenza. Insegnareducando o meglio, educareinsegnando lascia il segno. Le due parole si fondono, si condizionano, influenzano insieme lo sguardo del docente che decide di “offrire” il suo tempo e la sua persona ( ciò che è prima ancora di ciò che sa) per accompagnare un cammino di scoperta dei saperi che entusiasma sia il discente sia il docente. Questo sguardo illuminato lo incontriamo spesso in giro per l’Italia, negli occhi di insegnanti vivi, a volte stanchi per l’impegno profuso, ma col ben-essere nel cuore. Una bella qualità della vita che si distingue da quella di chi ancora, come 100 anni fa, sceglie di proporre “saperi” (ma quale saperi, poi?) freddi e calati spesso con prepotenza, in perenne lamentazione per tutto ciò che i “bamboccioni” della classe non apprezzano! Per fortuna possiamo scegliere quale docente essere.
Cari colle ghi, vi sa accorti c rete he abbia mo apert una nuov o “lettera a a rubrica: una profe ssoressa”. E’ uno sp azio ape rt ai ragazz i che han o dirci qua n o da lcosa anzi, che di importante, hanno vo g di insegn arci qualc lia osa.
Sulla prossima news un’esperienza straordinaria di recupero della dispersione scolastica in un angolo d’Italia sconosciuto ai più: Terranova di Pollino. A prestissimo!
Scrivete le vostre riflessioni o testimonianze di scuola attiva a: scuola@gruppoabele.org
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