INSEGNAREDUCANDO. N°27 - maggio/giugno 2013

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per educare un bambino

ci vuole un villaggio

N° 27 - maggio/giugno 2013

Tessere legami in tempo di crisi. Cari colleghi, vi siete accorti del giro di boa che sta avvenendo in ambito sociale? Questa crisi è strana: da un lato angoscia, demoralizza, sembra togliere prospettiva, ma contemporaneamente fa risorgere la vena geniale dell’Uomo che inizia a inventare di tutto e di più per sopravvivere. E così, in sordina, iniziano a circolare parole che non erano più di moda, sepolte per anni nei cassetti delle nostre teorie sociali: creatività, coraggio, gratuità, collaborazione, cooperazione, aiuto reciproco, dono. Abbiamo osservato alcuni contesti e intervistato direttamente i soggetti che lavorano in rete ed ecco cosa emerge: una fertilità inaspettata per un tempo desertico quale quello odierno. In molti luoghi è terminato il tempo delle “lamentazioni” e stanno facendo capolino strategie di sopravvivenza veramente interessanti. Anzi, potremmo dire si assiste ad un mutamento nel quale emerge la voce di chi mette al centro dell’azione sociale il CUORE a dispetto del PROTOCOLLO e sceglie l’essenziale a discapito del formalismo. In questa news vi raccontiamo alcune realtà che hanno fatto questa scelta e fondano le loro azioni sulla disponibilità relazionale, l’apertura al nuovo, il benessere collettivo, la condivisione dei saperi e delle risorse. Non è poco! Una grande speranza per chi vive in contesti chiusi e difficili. Se è possibile ad alcuni, è possibile a tutti. Bisogna volerlo e soprattutto qualcuno deve iniziare. Questo qualcuno, che vorremmo fosse un ente preposto o un’istituzione pubblica, come avrebbe ragion d’essere, in questo tempo di crisi è, invece, un semplice cittadino che inizia a “contaminare” ... un amico, un collega, un vicino, un piccolo gruppo di persone disposte a mettersi insieme per darsi una mano, posando la corazza della

diffidenza. Ecco tutto. Si parte così. Sebbene appaia incredibile, abbiamo ascoltato molte realtà e possiamo affermare che laddove le cose funzionano e si vive in armonia, pur con mezzi limitati, tutto nasce da pochi semplici gesti: chiedersi aiuto e fidarsi degli altri. Questi “passi” toccano sfere che il formalismo non conosce, potremmo dire che “toccano l’anima” della relazione e mettono individui diversi in un rapporto di stima reciproca nel quale è possibile pensare insieme e condividere sogni e fatiche. Abbiamo incontrato dirigenti scolastici illuminati, capaci di chiedere aiuto ai genitori; insegnanti così fiduciosi da essere in grado di chiedere aiuto ai propri allievi. Ci hanno raccontato di adolescenti che si attivano per sostenere scolari più piccoli a rischio dispersione; genitori umili che imparano a lavorare insieme per offrire gratuitamente alla scuola un tempo più lungo e disteso per chi è da solo fino a tardi. E ancora, insegnanti che decidono di formarsi all’integrazione andando a scuola da persone disabili; amministratori che chiedono aiuto ai bambini per educare i genitori al bene comune. Troppo semplice? No, quando si parla col cuore, si fanno miracoli. In questo tempo difficile, accade che tante inutili maschere sociali, fatte di apparenze, ruoli formali e false burocrazie, appaiano in tutta la loro stupidità. Il castello è vuoto, il re è nudo. L’adulto corazzato perde l’armatura; il bambino che lo abita vede le cose come sono davvero. Come sempre, quando si lascia aperta la mente e il cuore, il genio appare in tutta la sua semplicità e agisce con efficacia; e noi, al vedere le belle opere che è capace di attuare l’Uomo quando agisce col cuore, non possiamo che esclamare: ma era così facile, perché non ci abbiamo pensato prima? G.L.

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Sinergie educative ...

“L’esperienza matura sempre in un contesto relazionale. A questo riguardo, U. Galimberti osserva che ogni esperienza non nasce dal nulla, ma è sempre provoc ata dall’esterno del soggetto, attraverso qualcosa o qualcu no presenti nell’ambiente in cui si vive... ... il vissuto si accende di senso solo quando diventa oggetto di rifle ssione e il soggetto se ne appropria con sapevolmente” .... Grammatica dell’esperienza edu cativa, Daniele Loro, Franco Ang eli Ed. 2012

Durante questo anno scolastico, una famosa artista, Anna Seccia, ha lavorato con 60 giovani in un happening collettivo di arte partecipata per riflettere sull concetto di sinergia attraverso l’arte. Prima di inizare l’opera, ha coinvolto i partecipanti attraverso suoni, profumi, movimenti e una meditazione particolare che ha portato il gruppo in uno spazio di condivisione. La meravigliosa opera che è nata, dal titolo “Sinergie di fragmenta 100 +1” è un dipinto di mt 2x2. L’opera è stata suddivisa in 100 moduli (cm 20x20 cad.), ognuno dei quali è unico ma in relazione alla complessità del dipinto. I moduli sono stati messi in vendita per finanziare progetti di creatività nelle zone terremotate dell’Emilia Romagna. In questo modo la proprietà di un’opera d’arte per la prima volta diventa collettiva. Perché questo lavoro? “Da venti anni Anna Seccia crede fermamente in un sogno che si avvera anno dopo anno. Questo sogno si chiama arte relazionale, pittura connettiva”, scrive Massimo Pasqualone che ha curato l’evento Incontrarsi per dirsi noi. “Si tratta di un’arte che attiva processi di conoscenza e di dialogo per significare quanto l’arte sia portatrice di valori “altri”, per la ricerca dell’armonia e della verità che sconfina nella bellezza profonda della condivisione. Nelle proposte della Seccia i partecipanti-artisti-estroiettatori seguono un percorso costituito da diverse fasi.

Ci sono contesti sociali dove si sta bene con semplicità e le cose accadono con naturalezza. Al contrario, in altri ambienti “pesanti”, tutto sembra essere difficile da realizzare. Qual è l’elemento che crea la differenza? Cosa accade nell’uno e nell’altro luogo che diversifica le relazioni sociali? E’ possibile modificare un contesto difficile? Con quali attenzioni educative? Una bella esperienza d’arte relazionale suggerisce una risposta.

E’ un cammino legato alla pratica relazionale, a partire da una concezione dell’arte come “attivatore di processi”, in costante dialogo tra materia e spirito. Questo concetto si può tradurre con la metafora del colore, in un linguaggio di incontro e di condivisione di esperienze sullo spazio pittorico della tela. Su di essa, infatti, si genera un interscambio, in modo che l’opera, piattaforma aperta, non veda più un solo performer, ma una collettività di performer. Un incontrarsi per dirsi noi, dove l’io si fa tu attraverso l’opera collettiva con una energia narrante capace di dare emozioni e sensazioni”. http://www.annaseccia.it

Godetevi il video dell’esperienza realizzata nel Museo Michetti di Francavilla al Mare, durante la Giornata del Contemporaneo su http://www.youtube.com/watch?v=5GCERRbisf8

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... tra scuola e territorio.

Il Forum per l’educazione e la scuola del Piemonte

per capire come gestiscono il cambiamento strutturale e come interagiscono con il territorio. È un “viaggio”interessante, che ci permette di entrare in contatto con alcune belle esperienze da cui possiamo imparare qualcosa. Ad Alba, nelle colline del Piemonte, scuola e territorio progettano insieme da tanto tempo. Questa lunga tradizione ha permesso di maturare elementi di coesione che altri territori devono ancora scoprire. Incontriamo i dirigenti scolastici, alcuni insegnanti e genitori, il coordinatore del consorzio sociale, l’assessore della città e alcuni rappresentanti dell’associazionismo, per capire che cosa è successo in questo territorio e cosa vuol dire lavorare in sinegia. Il punto di vista del dirigente che conosce da tempo questa realtà Credo che la colpa di tutto sia di don Milani: “Lettera a una professoressa” negli anni 70 creò un forte dibattito. Si affermava che la società è chiamata a offrire servizi in risposta ai bisogni delle persone, mettendosi in ascolto delle diverse necessità. Da questo concetto è partito tutto: vedere i problemi, decodificare i bisogni e cercare di trovare insieme risposte. Si potrebbe raccontare la storia dell'associazionismo e analizzare questa tradizione al volontariato. Nonostante i tagli, in questo territorio si continua a vivere una partecipazione attiva che non si arrende di fronte alle difficoltà, ma cerca soluzioni condivise. C'è l'abitudine a chiedere aiuto e confrontarsi. Esiste una rete informale che dialoga, collabora, si dà da fare insieme per trovare risposte adeguate. Le differenze rimangono e caratterizzano, ma non ostacolano la collaborazione. Alla base delle singole realtà, c'è l'idea della comunità.

Chiunque arriva ad Alba viene visto come una risorsa per la comunità e ognuno sente di poter essere d'aiuto agli altri. Il punto di vista del Dirigente Scolastico appena arrivato Questo territorio presenta una caratteristica interessante che definirei "Albesità" : è un modo di vedere i problemi insieme. Quando arriva un nuovo dirigente, sente immediatamente questo supporto, questa relazione stretta tra enti e scuole diverse. C'è un tessuto che va aldilà dell'identità singola di ogni realtà. Contare tutte le reti messe in piedi in tanti anni è un'impresa ardua perché sono proprio tante. La rete non è uno spot, ma una necessità e lo si avverte: la comunicazione è costante tra le parti; ad esempio, prima ancora delle indicazioni per curricolo verticale, qui si era già sentita l’esigenza di trovare rapporti costanti tra insegnanti. Questo ha dato inizio a reti che condividono, pensano insieme e attuano progetti in continuità verticale oltre che in rete orizzontale. (continua a pag.4)

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sta intervistando tante realtà della Regione

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Ci vuole un intreccio ... à! t t i c a n u e r a c u ... per ed

omunità? società /c i d o m ia b b sociale? Che idea a stro ruolo o n l vanti? e d li o r portarlo a sapev e n p o c ri lt o a m li g ia S za come o de competen ver bisogn ra a st i o d n o la m a are Senti per verific domande le o c ic p 3 SOCIALI”. “TESSITORI

(continua da pag.3) Qualche esempio? Tutti gli istituti, sebbene abbiano una commissione che si incontra per definire il curricolo, hanno sentito la necessità di coinvolgere tutto il territorio per coordinare i percorsi di lingua inglese in rete. Anche sulla circolare BES, bisogni educativi speciali, si è deciso di fare rete col Consorzio socio assistenzaile per comprendere meglio i dati del territorio e attuare proposte condivise. Nei tavoli delle reti territoriali, si pensano insieme interventi adeguati, riconoscendo alla scuola il suo compito educativo e permettendole di inserirsi con quell’attenzione pedagogica che è propria degli insegnanti. Questo è un modo nuovo di pensare. La risoluzione dei problemi non avviene chiudendosi, ma aprendosi. Il punto di vista dell’Assessore Il termine "Storicamente" è un elemento da cui partire. C'è una storia che ha segnato positivamente questo territorio. Aldilà delle correnti politiche diverse che hanno amministrato, a monte della politica c'è sempre stata l'idea che tutto ciò che è educazione e crescita delle nuove generazioni fosse fondamentale. Storicamente c’è stato, da parte di tutti, un atteggia-

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mento molto attento e partecipato. Le varie amministrazioni hanno declinato questa sensibilità in modi diversi, ma la società civile da sempre ha mantenuto una forte attenzione all'aspetto educativo. Da questa idea sono state messe in atto condizioni particolari, proprio considerando la scuola come un servizio alla comunità. La maturazione di una società civile passa anche tramite la scuola. Un esempio. Nel 1999 il sindaco perse le elezioni per aver introdotto la raccolta differenziata. Subito dopo, nella scuola si attivò un percorso educativo sull'attenzione all’ambiente che attraverso i bambini, educò l'intera città. Quando venne riproposta la differenziazione dall’amministrazione successiva, non ci fu nessun problema. La cittadinanza aveva capito l’importanza della proposta per la tutela ambientale, a partire dal lavoro integrato tra scuola e territorio. E' importante su tanti versanti fare percorsi integrati con le scuole. In questo modo è la cittadinanza che spinge la politica. Questa capacità propulsiva, rischia di calare per la crisi: quando essa morde, nascono individualismi e egoismi. Tocca allora alla politica far capire che c'è convenienza per tutti nella condivisione.


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Interazioni che ... integrano!

foto tratta da: http://www.uildm.org/

Il punto di vista di un membro di Kairon Sentiamo che il bisogno educativo fa parte di tutti ed è un compito da non demandare unicamente alla scuola, ma è di ogni persona. Dal nostro punto di vista, non parliamo d’ integrazione delle disabilità, ma di fragilità in senso lato, che sono di ogni persona. Questo sottende un bisogno forte di inclusione. In quest’ottica pensiamo ad organizzare convegni che raccontano buone prassi attivate delle scuole, momenti altamente formativi che nascono dalle narrazioni. Si percepisce grandissima attenzione e apertura di tutti che acquistano maggior voglia di confrontarsi. Il punto di vista di un’insegnante Notiamo che gli insegnanti stessi considerano questo lavoro come un importante percorso di recupero della capacità relazionale degli allievi che comporta una maturazione e compensa ampiamente la percezione (erronea, che a volte emerge quando si svolgono i laboratori)di rallentamento dell'attività disciplinare. Il punto di vista di un genitore non udente Sono convinta che ci si educa a tutti i livelli tra insegnanti e allievi. E' un percorso che si integra continuamente. Gli allievi delle superiori sono stati educati nelle scuole precedenti, in un continuo ciclo educativo e diventati genitori educano a loro volta a quegli stessi valori e modi di essere che hanno respirato nella scuola e nel territorio. Una vera integrazione

parte dalle attenzioni di base alle cose essenziali. Anche strutturali. Un es.: il campanello che un non udente non può sentire…accorgersi del bisogno, parlarne, trovare insieme strade percorribili…E’ un percorso in divenire. Il punto di vista di un genitore Mi rassicura una scuola che consolida buone prassi, non legate solo al buon dirigente, al buon insegnante o alle buone occasioni. Si delinea una scuola che ha una storia ed è intrecciata a un territorio attento, col quale si costruisce un progetto educativo che ha inizio nella scuola ma è volto ad educare una città accessibile per tutti.

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Un esempio di sinergia sociale? Kairon, che significa “buona occasione” è un’interessante associazione composta da 30 partecipanti, nata al termine della positiva esperienza scolastica di Marco, un ragazzo disabile. Alla sua morte, riflettendo sulla grande accoglienza che la scuola ha saputo attivare per lui, si sviluppa l’idea di condividere con altre scuole le buone prassi sperimentate, esportandone i principi e le metodologie. Oggi l’Associazione offre molte iniziative sul territorio, con l’obiettivo di promuovere l’integrazione scolastica come arricchimento per tutti. Tra le proposte, i laboratori interattivi per le classi e, importantissima, la formazione attiva degli insegnanti che esplorano il mondo della disabilità in prima persona.

http://www.kairon.it/presentazione.html

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La lezione del CUORE A Grugliasco, nella cintura torinese, in una scuola primaria di periferia, i bambini di una classe quarta ci hanno invitato a partecipare a una lezione nella quale ci hanno insegnato a comprendere i processi mentali e ascoltare le emozioni. Da due anni questa vivacissima classe ha intrapreso un’esprienza laboratoriale che si chiama “il sentiero del cuore”. I risultati sono sorprendenti: maggiore capacità organizzativa, più rilassatezza nel gruppo-classe, abilità di supporto peer, attenzione a chi fa più fatica, aumento della concentrazione, sviluppo dell’attitudine ai processi di connessione-analisi e sintesi dell’esperienza educativa vissuta, sviluppo della capacità di responsabilizzazione personale. Un clima sereno e piacevole. Un’esperienza da diffondere! E’ difficile incontrare classi vivaci e attente allo stesso tempo. I bambini della 4°IV B di Grugliasco sono così, pieni di vita, ma responsabili e consapevoli di ciò che fanno. Loro stessi sanno spiegarci cosa accade alla loro mente e ce lo raccontano in questa rubrica.

nostra asco. scere la li o g n o ru c G anni di arare a nte Di N zione per imp n il mondo. a D enzione re co no l’att enta dita e o e i m s i n m le c g i e i a d scuola ttività i comp ssamento, po B della to un’a relazioni con ia IV il rila c ) ci porta la in o m e le ipale è doardo samento che o co c : siam e E t n ( o m ri n . m ” p e ia s il b ia re t ’arbitro nti: en i ab rilas Cuo o pre olo dell Ci pres simo (il ue ann lio il moment ru ingredie ità del Buon is d il d re t e a n i d lg ra d g la a lcio g “attiv ZA svo A scuo per vivere me na torta, fatt questo campo da ca NSAPEVOLEZ o t u t e u e t e m t o O o n m C u c atilde) men oi zione è a. Noi chiamia azione come ENZIONE, e la alla palla! (M a it d to lo pu e ra it T a z d T d z p o A e le La m rs im o m i ra e a ea di div a nost vere la nsapev ando h oncentrazion ) u q é e la co anche descri l’oggetto dell ere qualcosa . (Jelena) h erc ac g. 8 o è orr ce rretta, p me aiuta nell ontinua a pa o c Possiam RA), la palla o messi a rinc e attivo e feli ra u st (C RTU iana. A rend siam ella po all’APE e se ci ssa e ti tanto n lla vita quotid i la rg n ri o g i c t o , c che si a ttività ti calma re a meditare lsiasi cosa de a va ua Questa o a tutti di pro e facendo q li e ig n Io cons alsiasi posizio qu in re fa ) (Alessia scuola.

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Capaci di “addomesticare” la mente

Ci fanno sedere intorno ad un tappetone a scacchiera e si presentano, raccontandoci che cosa li rende APPAGATI; cose semplici, sotto gli occhi del quotidiano: avere una famiglia, poter essere qui con dei compagni di scuola, avere la possibilità di imparare… Non siamo abituati a guardare ciò che siamo e quando ci interpellano, restiamo un po’ senza parole: - E voi? Vi sentite appagati? Cos’è che vi appaga di più? Primo round: fermarsi a guardare ciò che ci riempie il cuore. La lezione prosegue con una spiegazione interattiva dei bambini stessi che ci fanno approdare su alcune isole dell’arcipelago mentale dove ci soffermiamo a riflettere su cosa significhi “non fare del male” e “fare del bene”. Emergono le emozioni, treni che passano veloci nelle nostre menti e sui quali saliamo senza pensare a dove ci conducono. Ascoltiamo le loro considerazioni nate da momenti di meditazione precedenti e ci lasciamo guidare verso l’ultima isola “Addomesticare la mente”. I bambini ci fanno vedere come funziona la nostra mente quando passa un treno veloce con un’emozione sopra e come calmare il flusso di pensieri che si porta dietro. Un bimbo interpreta la mente tranquilla, gli altri interpretano i pensieri che si inseriscono a poco a poco e la affollano soffocandone la libertà. Schiava dei propri pensieri, imprigionata nelle emozioni, la mente non riesce più ad ascoltare il cuore che è l’essenza, quello che siamo davvero: esseri liberi, consapevoli, sereni. Come fare?

Ce lo insegnano i bambini: seguiamo insieme a loro il nostro respiro che entra e che esce da noi. Dentro-fuori, calmo-rilassato. Così, ripetutamente, fino a ritrovare calma. A volte i pensieri riaffiorano; un gong delicato suonato da un bambino ci richiama alla concentrazione sul respiro. Le cose che ci affannavano appaiono a poco a poco nella loro vera essenza. Il respiro ci rilassa, il cuore ritrova la bellezza che esiste intorno. Dura 10 minuti questo momento, poi chi vuole condivide: qualche bimbo racconta la sua serenità, qualcun altro dice di aver sentiro vicino un compagnetto appena volato in cielo per leucemia fulminante. Il ricordo è sereno, pieno di gratitudine per averlo conosciuto e incontrato. Anche la paura della morte può essere “digerita”in questo spazio nel quale si addomestica la mente. Siamo semplicemente esterrefatti da questi bambini esuberanti che sanno acquietarsi, parlare di ciò che provano con naturalezza e consapevolezza e partecipare con calma e attenzione per quasi due ore. Bambini che sanno assumersi la responsabilità di risistemare l’aula da soli, dopo il laboratorio, mentre la maestra parla con noi. Bambini sorridenti, che tornano ad essere vivacissimi appena suona l’intervallo.

azioni avere inform d a ti a ss re te Se siete in del cuore: sul laboratorio scrivete a aglia Grazia Ronc @email.it lia g a grazia.ronc

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I DSA sono in aumento: si moltiplicano i casi di allievi incapaci di attenzione. E’ sempre più difficile chiedere a ragazzi di concentrarsi e controllare le proprie emozioni. Quante richieste d’aiuto da parte di insegnanti in difficoltà a gestire classi impossibili! E sono in aumento le diagnosi e le certificazioni. Cosa è successo? Siamo diventati tecnologici e sapienti di molte discipline, ma incapaci di conoscere e insegnare i meccanismi mentali che ci accadono di fronte ad un’emozione. Ascoltiamo i bambini di Grugliasco che hanno imparato a capire come funziona la mente e sanno “addomesticarla” per “essere presenti” a ciò che fanno.

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stuzzicadenti Lettera a unaLo professoressa. La perla

Tenere a bada paura e aggressività

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Concentrarsi e studiare meglio. Ecco un importante risultato del laboratorio del cuore. E poi conoscere se stessi, saper scegliere e stare con gli altri. Vi sembra poco? I bambini ci raccontano cosa imparano in questo laboratorio.

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(Continua da pag. 6) Uso la mia capacità di attenzione quando devo studiare, e se mi accorgo che mi sono distratto, ritorno con l’attenzione al libro!! (Danilo) A me serve quando devo iniziare un combattimento di judo, perché mi calmo e mi centro. (Filippo) Per me è utile nelle situazioni di panico, per alcune verifiche o quando sono triste o arrabbiata! (Matilde) Quando arriva la rabbia, se te ne accorgi per tempo, puoi non salire sul treno delle emozioni distruttive, che ti fa fare e dire cose di cui poi ti penti. ( Gaia) Quando vedo arrivare in stazione il treno della rabbia, mi calmo ascoltando il respiro e così facendo sto addomesticando la mia mente! (Edoardo) Per me si tratta di un’isola di pace, nel senso che sono sola con il mio respiro e sento che c’è una parte che va oltre me stessa: la consapevolezza. (Martina) Mi aiuta a sentirmi unita agli altri, ad ascoltarli, e so che tutti sono contenti di ricevere ascolto! La pratico quando litigo con le mie amiche, nelle interrogazioni, per studiare, e quando mi sento agitata. (Alessia) La usiamo per concentrarci nel fare i compiti e durante le verifiche, e quando litighiamo con qualcuno. Ci permette di essere attenti alle nostre azioni. (Enrico, Sara e Sofia) Io credo di essere riuscita a inserirla nella vita di tutti i giorni, perché sono consapevole di ciò che faccio e delle conseguenze delle mie azioni e delle mie parole.

Quando suono in concerto, uso questo mezzo per tranquillizzarmi e gestire le emozioni. (Diego) Per me è utile quando ho paura, perché so che questa emozione è solo il frutto della mia mente, e che è solo un pensiero di passaggio che lascio andare via senza trattenere. La utilizzo anche quando sono “sotto pressione”, quando ho una verifica o per affrontare le difficoltà. (Marco) Io consiglio quest’attività a tutte le persone nervose, agitate, studenti e maestre: addomesticare la propria mente e saper leggere il proprio cuore e quello degli altri è utile a tutti! Io consiglierei quest’attività ai bulletti di tutte le scuole, perché siano consapevoli di come agiscono sui bambini più deboli. (Enrico) Noi la consiglieremmo ai bambini che sono agitati e poco attenti a scuola, e ai genitori sempre di fretta stressati per il lavoro. Se imparano a guardare la loro mente, correranno di meno e si concentreranno in modo rilassato, senza fatica e troppo sforzo. (Sara e Simona) Tutti i calciatori dovrebbero praticarla, perché vedo che entrano in campo completamente agitati, con troppa voglia di vincere, e questo li porta a commettere falli e irregolarità. In campo, quando mi alleno o in partita, faccio un enorme respiro e poi mi butto a parare il tiro! (Continua a pag.9)


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Diventare consapevoli. (Continua da pag.8)

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Litigare è normale, ma ti agita molto: quando mi capita acquieto la mia mente attraverso la meditazione. Dopo riesco dare alle cose il “giusto peso”. (Serena) Anche quando voglio chiedere scusa ad un familiare, ma è difficile: prima mi sdraio sul letto e respiro profondamente. (Giorgio) La consiglierei a ragazzi e ragazze che sono spesso infelici, perché per me è utile per non sentirmi separata dai miei compagni. (Ilaria) Io la consiglierei a tutti, di qualunque religione, perché non ha a che fare con la religione, ma con la PERSONA. Tutti abbiamo bisogno di saper essere attenti, consapevoli e rilassati. (Ludovica) Consiglierei la meditazione anche agli adulti perché si godano di più il momento presente e perché imparino a rilassare la loro mente, liberandola da tutti i pensieri che li distraggono, impedendo loro di essere presenti. Rilassandosi saranno più “leggeri” e avranno più CHIAREZZA in tutte le faccende domestiche e lavorative che affronteranno. (Riccardo)

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stuzzicadenti... Lettera a unaLo professoressa

Cari ragazzi di Terranova di Pollino... Ci è giunta questa lettera da alcuni studenti della Toscana che rispondono ad un’altra lettera, proveniente dalla Basilicata, pubblicata a gennaio. E’ bello che su questa news si incontrino ragazzi che non si conoscono, accomunati dalla stessa passione per l’I CARE e l’approccio milaniano. Questo t collett esto nasce c iva, il m ome s cr e don M ilani pe todo utilizza ittura to da r scrive "Letter a re utilizza a una profe ssoress ndo g li scritt duran i dei b a", te ambin un po’ un corso di i catec specia hismo le. Sono sta partec ti forniti lor o, ip concr azione a esp insieme all ete, m a erienze at affront ati affin eriali sugli a rgome ché pe liberam nti rc e immag nte esercita hé potesser o re la lo inazion ro e e il lo ro pen siero. Il sogg et plurale to che scriv e è ve ; in qu ramen e di sele te zionare sto modo si è evita consid le idee t o erate m igliori o più ge niali. Per ap profon dire: h ttp://w w

Cari amici di Terranova di Pollino, abbiamo letto la vostra lettera sul numero 24 di questa news: è molto bella, intensa e interessante. Avete avuto molta iniziativa a realizzare, insieme ai volontari, la scuola I CARE. Noi non saremmo stati in grado di fare lo stesso e quindi avete dimostrato una "grande mente": imitare la scuola di don Milani. Siete stati bocciati perché, secondo noi, eravate circondati da un mare di pregiudizi: non eravate ricchi e perciò venivate isolati dalla società. Invece noi e i nostri compagni siamo dei privilegiati, anche se fino a un certo punto. Non facciamo le fatiche terribili che dovete fare voi, sebbene alcuni di noi hanno un bel da fare nella scuola, perché hanno sentito come ingiustizie alcuni atteggiamenti dei professori. Siamo i ragazzi della scuola attiva I CARE di Ramini, un paese tranquillo circondato da campi di vivai nella pianura di Pistoia, ma ci sono anche ragazzi dei paesi vicini, come Bonelle e Case Nuove di Masiano. L'importante è che abbiamo tutti gli stessi problemi e condividiamo lo stesso terreno. Proveniamo perlopiù dalla Scuola Media "Raffaello", ma il nucleo importante che ha dato impulso all'iniziativa della scuola attiva, appartiene al gruppo pre-cresima che ha frequentato l'anno scorso il catechismo nella canonica della

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chiesa di Ramini e che quest'anno si prepara alla cresima. Abbiamo poi continuato a giugno, perché non volevamo stare soli, abbandonati a noi stessi durante l'intera estate. E' stata un'esperienza bellissima, divertente e emozionante con tante attività, una vera alternativa al non far niente. Abbiamo imparato e giocato, insomma un'esperienza indimenticabile che vorremmo rifare. Ci sono stati momenti di studio, gite, incontri con esperti, proiezioni e anche giochi. Alla fine tutte le attività sono state riassunte in una mostra. A ottobre abbiamo ricominciato sempre nella canonica, con il doposcuola per alcuni giorni della settimana, il martedì e il giovedì. E' stato organizzato dai volontari del Centro don Milani: Elettra, Federica, Mauro e Uliviero insieme al parroco, don Massimo Biancalani. Siamo una ventina di ragazzi, facciamo soprattutto i compiti, ma questo stare insieme ci fa essere sempre più uniti e incontrare nuove amicizie, anche se delle volte ci sono dei litigi. Abbiamo un buon rapporto e toni scherzosi e amichevoli con i volontari, in particolare con Federica e con Uliviero, ma ormai è diventato molto stretto con tutti, perché si interessano veramente a noi, cercano sempre di aiutarci e ci fanno anche divertire. Hanno anche


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Lettera a una professoressa ... Lo stuzzicadenti organizzato incontri con persone straordinarie, Yolande Mukagasana, una donna sopravvissuta al genocidio del Rwanda che ci ha raccontato questo fatto terribile, e con Loris Capovilla, il segretario di papa Giovanni, che ci ha parlato di lui durante la gita a Sotto il Monte. Sulla scuola statale, non abbiamo critiche particolari, forse qualche professore è un po' troppo severo. Non è molto bella, ma ha il suo fascino, anche se non sempre la capiamo al massimo e per questo a qualcuno non piace. All'inizio ha rappresentato una novità con tante materie e con tanti professori, ma ci sembra che nel complesso il nostro gruppo si sia integrato bene. Tutta la nostra scuola attiva è ispirata alla figura di don Lorenzo Milani, un prete che ha lottato sempre per la giustizia, per questo ci sentiamo di condividere le sue azioni. Nella stanza più grande del doposcuola abbiamo messo un bel poster con don Lorenzo e i suoi bambini. Alcuni di noi sono stati in gita a Barbiana, hanno visto la sua piccola scuola, i luoghi dove ha vissuto con i suoi ragazzi, per i quali è stato un vero amico. Ha dato sempre importanza alla cultura e all'istruzione che daranno chiarezza alla nostra crescita e con le quali faremo un passo avanti nell'affrontare i problemi della vita. I ragazzi della scuola attiva I CARE di Ramini - Pistoia

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L’isola che c’è lo stuzzicadenti

Appuntamenti da NON perdere! : o 2013 ’OPPRESSO li g lu 0 DELL 19, 2 , O 8 R 1 T , A i 7 1 OL TE ni ragazz n C i a I d i R 0 p 3 O T i up ). ANIMA vani dai 17 a lavora con gr atori di strada dalA L O i c a SCU per gio e unica per chime armi, edu hé esso suscit aci

r n fic rc ccasio gnanti alle p ascinato pe cevoli ed ef o ’ n u e rà aff pia ola sa hie, ins e resta ce modi più n La scu rci, parrocc io c pproc ggeris ,A i. (Scout nta questo a rofonda e su si con gli altr r na rg erime riflessione p bele.o r relazio Chi sp a e o a p p n u p o gru l'intern cuola@ s i: n io criz ioni e is z a m r o A Per inf CATIV U OSTO D G E A E 3 ION LIO / ARRAZ 28 LUG N I D . A etrio ambito socialenarratori, SCUOL m A e N D U : io na in ie NTARE n Ducc itori, volontari i con testimon in una settima O o C c C A R en ntr ersi atori, g oratori, inco ti di immerg c u d e b n ti, e. egnan ti teorici a la ai partecipa divisione. rrazion n a n per ins o n o e n c a m n ll e o a m tter nto a de eranno che perme olto, confro ucativ n .org r d e e lt e a n Si oabele as c zio nzio i p n e d u il p f s u a r s a e @g a sull inten giate rstrada e ologic iv d passeg n o t u e mail em 073 | lession 1 if r 4 8 a 3 n U l. 011 ioni: te iz r c is ed azioni m r o f e 2013 FORUM in Per tembr l

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