INSEGNAREDUCANDO. N ° 29 - ottobre 2013

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per educare un bambino

ci vuole un villaggio

N° 29 - ottobre 2013

Adulti, carovane in viaggio Cari colleghi, quest’anno il 3° seminario di Barbiana del 7/8 settembre, è iniziato con una metafora che ci ha permesso di rivisitarci da una prospettiva nuova. Monica Lazzaretto, una nostra collega abituata a lavorare in contesti difficili e di marginalità, ci ha accompagnato in un viaggio simbolico attraverso il deserto per farci scoprire la forza educativa che scaturisce dalle alleanze degli adulti che formano le carovane. Là, dove inizia il deserto, le strade hanno una dogana sorvegliata: non puoi oltrepassarla da solo anche se sei ben equipaggiato, se hai sulle spalle tante conoscenze e competenze, un fuoristrada eccellente e molte taniche d’acqua. Nonostante il tuo bagaglio, devi aggregarti ad altri, in CAROVANA. Quando questa si è formata, allora si parte. Non è facile viaggiare insieme ad altri, non sappiamo con chi e non scegliamo i compagni di viaggio; ma può essere interessantissimo. Ad esempio, possiamo scoprire, se siamo attenti, che chi viene in viaggio lo fa PER noi, ovvero ci aiuta ad attraversare percorsi impegnativi, senza perdere di vista la stella, la capacità di rispondere, di farci carico del nostro compito. L'adultità in carovana impara ad allacciare relazioni; per questo è in grado di affrontare insieme il deserto e l'incertezza. Che grande metafora! Nel deserto di oggi che chiamiamo fragilità, la Scuola rappresenta quella relazione significativa tra adulti e ragazzi che affrontano insieme un viaggio importantissimo. In questa traversata, il mondo adulto, che ruota intorno ai ragazzi, è chiamato ad assumersi un COMPITO con responsabilità:

accompagnare al meglio le nuove generazioni verso la terra dell’adultità. Per fare questo, genitori, insegnanti, educatori, scuola-famiglia-territorio devono diventare CAROVANA capace di accordarsi e creare alleanze per condurre il viaggio senza perdersi. Devono, cioè, imparare ad uscire da una prospettiva narcisistica, centrata solo sul sé, sulle proprie priorità e sul proprio progetto o programma, per rispondere collettivamente a un’ alterità che interroga. Gli adulti impegnati in questo viaggio non dimenticano che il compito è tenere aperto il futuro, quindi immaginarlo. C'è la crisi? Bene, affrontiamola! Non è la prima, non sarà l’ultima. Abbiamo forse perso le risorse, le intelligenze, le relazioni, i legami? Gli adulti insieme possono farcela! Possono attraversare la fragilità e soprattutto fare in modo che i ragazzini non perdano la capacità di intravvedere una prospettiva. Ma attenzione: iIl viaggio nel deserto non avviene “a caso”. Per riuscire nel compito, la carovana deve andare di sorgente in sorgente. Oggi esistono molte oasi per potrersi ricaricare e ritrovarsi: una di queste è Barbiana, luogo-simbolo di incontro e condivisione profonda tra adulti carovanieri. Anche questa news vuole essere un’oasi per ritrovare forza, significato e prospettiva. Per questo mette in rete insegnanti, educatori, genitori, raccoglie esperienze, rilegge criticamente alcune prassi, rilancia orizzonti e costruisce occasioni di incontro. In questo numero un approfondimento della metafora e il racconto di alcune traversate in carovana. Buona lettura e buon viaggio a tutti voi! G.L.

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La bussola

La carovana e la stella

OSSIMITÀ ABITARE È PR

La metafora della scuola e dell’insegnare. distanza Vicinanza e insieme, discrezione, cordialità e segreto comunità e inarrivabile. e rispetto. Sollecitudine are non è Il nostro abit cora, diventato an nza … non abbasta dimora. Non ancora . accoglienza Non ancora (F. Riva) La Scuola è una relazione significativa tra adulti e ragazzi che affrontano insieme un viaggio importante, verso l’adultità. Questo camminare per andare” oltre”, diventa il compito e l’obiettivo che gli adulti “accompagnatori” si assumono. Per questo essi creano carovane, sapendo che da soli non è possibile attraversare la fragilità. Come abbiamo accennato nell’editoriale, questa news diventa CAROVANA per molti educatoriinsegnanti- genitori sparsi in luoghi diversi della Penisola, accomunati da un unico interesse: non perdere di vista la stella, la direzione, il senso dell’andare, il senso dell’educare. Per questo riprendiamo alcuni passaggi interessantissimi dell’intervento di Monica Lazzaretto a Barbiana. La carovana educa. La carovana sa che educazione è liberazione. Nella nostra pratica educativa c'è un movimento liberante? Oggi assistiamo a due fenomeni che vanno in direzione contraria: 1) Tra adulti si sono create barriere, palizzate e muri difensivi; l’attenzione è alla privacy, al “segreto”. Ma il segreto è un gioco di potere camuffato, che crea isolamenti. Gli adulti carovanieri sanno di aver bisogno degli altri non si trincerano dietro vane leggi. Tengono a mente il loro obiettivo: accompagnare le creature che sono loro affidate in una traversata esperienziale che permette di apprendere, conoscere, conoscersi. Per questo obiettivo, essi si incontrano, riflettono, intessono, cooperano, condividono, lottano. 2) Oggi molte alleanze non avvengono tra gli adulti, ma sono verticali tra genitori e figli: i primi si prendono in carico la parte dei secondi come fosse propria e stabiliscono un tale presidio sui figli da non permettere loro di incontrare la vita. Perché accade questo? Abbiamo paura dei nostri compagni di viaggio. Abbiamo dimenticato che insieme ad altri è più facile attraversare la fatica. Non siamo disposti a modificare il nostro progetto personale. Eppure mai come oggi i ragazzi hanno bisogno di CAROVANE. Hanno bisogno di sentire che gli adulti ci sono e sono legati da obiettivi comuni, che insieme creano rete, un sostegno meraviglioso nella nebbia della precarietà in cui si

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sentono immersi. Educare significa aiutare a immaginare futuro e trovare un modo “altro” di stare al mondo e di abitarlo assieme, facendo memoria di storie di liberazione personali e collettive. Educare vuol dire aiutare a scoprire il potere di creare cose nuove. In quset’ottica ESSERE DOCENTI E’ UNA SFIDA CONTINUA e chiede di sentire il fascino dell’essere in viaggio: - essere gente di strada, abituata a presidiare i confini, le periferie, non solo dell’abitare ma anche del pensare; - trasmettere le abilità legate all’essere in viaggio: orientarsi, adattarsi, essere flessibili; - essere aperti al nuovo: facciamo strada con una carovana che conosceremo camminando; - vivere in una tenda mobile a legami profondi ma deboli e a tempo; - curare la manutenzione della rete che tiene unita la carovana legata al territorio e confrontare le diverse esperienze di attraversamento; - avere lo sguardo rivolto a cercare soprattutto “ciò che nasce”, un futuro possibile; - essere capaci di risanare parole avvelenate, fissate in una percezione sempre più televisiva e consumistica della realtà, più esibita che davvero vissuta; - rispondere allo S-PAESAMENTO delle nuove generazioni con la proposta di una comunità scolastica educante capace di legami; - diventare esperti del tempo dell’incertezza: tempo contraddittorio e fragile, tempo di esodo, tempo di resistenza e della ri-esistenza. Continua a pag. 3


perla La La bussola

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A che punto siamo della traversata? La metafora della scuola e dell’insegnare. Continua da pag. 2

Quante parole avvelenate e rabbiose inquinano l'aria, anche nelle nostre scuole! Quando in una scuola una situazione salta, non c'è davvero via d'uscita? Chiediamoci sempre a che punto siamo della traversata, quando facciamo il bilancio evolutivo. Cosa possiamo fare come adulti per accompagnare all’approdo? Quando il percorso presenta ostacoli, la carovana si ferma a riflettere e si interroga sulla direzione del cammino. Insieme si può trovare un’alternativa per proseguire il viaggio. E per finire, gli adulti devono essere capaci di “legami” e “slegami”, come tende mobili che si radicano, ma sanno anche spostarsi, lasciare andare e ridefinirsi. Nelle nostre scuole facciamo protocolli di accoglienza, ma non lavoriamo sul commiato. Perchè? Il commiato serve per definire il cammino e l’approdo. Noi, adulti in carovana, accompagniamo fin sul confine, raccontando le bellezze, le conoscenze, le prove e le fatiche che abbiamo incontrato e i desideri che ci hanno tenuti vivi, per i quali è valsa la pena vivere. I ragazzini ci osservano e vedono quello che è importante per noi, quello scopo che ci fa alzare ogni giorno e per noi ha valore. Ecco cosa accende la vita in un ragazzo: la vita che traspare dall'adulto.

La carovana non è sono esterna. Noi abbiamo dentro noi stessi altre carovane costituite dalle rappresentazioni di chi ci ha preceduto, immaginato, atteso o sognato. (La teoria delle “costellazioni familiari” , interessantissima per un approccio sistemico, ce ne dà un’idea). Le carovane presenti dentro di noi sono quelle con le quali dobbiamo fare i conti: sono i modelli educativi con cui siamo cresciuti, quello che abbiamo sentito dalle generazioni che ci hanno preceduto. Dobbiamo saperci guardare dentro e riconoscere queste formazioni che ci hanno accompagnato fin qui. In questo modo ritroviamo il legame con la nostra storia e comprendiamo perché, ogni tanto, gli appelli che sentiamo dall’esterno, ci toccano nel profondo e ci fanno muovere. Una caratteristica delle carovane è che gli adulti vegliano. La veglia è la capacità umana di “sollecitudine” che tiene a cuore l'altro. Per essere in grado di vegliare, è necessario decentrarsi. Gli adulti in carovana sanno cercare e trovare la via d'uscita e la possibilità di legame perché a loro interessa costruire contesti di ospitalità. Hanno chiara la necessità di ricucire gli strappi e sanno stare nella contraddizione, senza perdersi. Per questo cercano il senso nei gesti insensati, perché un senso esiste sempre, anche quando non lo si coglie. Per questo spiegano il significato profondo delle parole e risanano quelle avvelenate.

“Nono stante il d piante remo a eserto lbe all’omb ra dei q ri, non rip uali for se os che fo eremo mai, rse non v nemm eno cr edremo e scere, ma ai c u nuove i rami ge di bam nerazioni bini po tra attacc are le lo nno ro alta lene”. Piantar Giuseppe Sto e albe ri, costr ppiglia uire lene D altaiab Macon do Libr asis, i, 2010

Monica Lazzaretto, responsabile del centro studi presso Cooperativa Giuseppe Olivotti snc, Presidente ASSCUOLAPUNTOCOM Per contatti scrivere a: insegnaticomunita@gmail.com

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Lo stuzzicadenti

5 ottobre: giornata mondiale dell’insegnante Il 5 Ottobre è la Giornata Mondiale degli Insegnanti, istituita dall’UNESCO, dedicata quest’anno al tema della "parità di genere". Come emerge dai dati pubblicati dall’Istituto UNESCO, le donne rappresentano il 62% degli insegnanti della scuola primaria a livello mondiale; ma mentre molti Paesi, soprattutto nell’Europea orientale, registrano picchi di oltre 98% di insegnanti donna, ci sono invece intere Regioni, come l’Africa Sub-Sahariana, dove la componente femminile è molto scarsa e dove le condizioni di lavoro sono in via di peggioramento. Il rapporto dell'UNESCO mette inoltre in evidenza alcune preoccupanti carenze su scala globale: mancano all’appello almeno due milioni di insegnanti per raggiungere l’obiettivo internazionale di garantire a tutti l’accesso all’istruzione primaria entro l’anno 2015, definito dagli accordi “Education for All” e dai Millennium Development Goals. L’insufficienza di insegnanti non riguarda peraltro solo i Paesi in via di sviluppo. Anche gli Stati Uniti, la Spagna, l’Irlanda, la Svezia e l’Italia, rientrano nella lista dei 112 Stati che sono colpiti da questo problema.

Una g iornata d ai Mae edicata Un’’oc s tri. casion e per c hieder ci: ESSERE IN S EG CHE C OSA S NANTI IGNIFIC A? Nella le t una do tera che seg cente u sugge e ad un r is giova ce appen ne collega a alcune assunto rifle su que sto imp ssioni ort mestie antissimo re.

Caro neo collega, quali consigli dare ad un neofita come te, dalla mia "vecchiaia" di servizio, visto che ho appena compiuto trent'anni di ruolo, pochi giorni fa, 1 settembre? Dovrei dirti 1000 cose, suggerirti strategie e dinamiche … Invece … Solo un consiglio, anzi, un monito! Quando entrerai in classe lunedì, il tuo primo giorno, ti troverai davanti un gruppo di ragazzini di 11,12 o forse 14 o 15 anni. Un gruppo non è una persona sola, un gruppo può fare paura, può dare la sensazione di un muro. È quello che succede a molti docenti. La paura in realtà è dentro ognuno di noi; quei 50 occhi che ci guardano, come volessero coglierci in fallo, ci danno la sensazione di essere incompetenti, inadeguati, limitati, perché in fondo noi stessi ci

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sentiamo così anche se non lo ammettiamo facilmente. Tutto il resto spesso nasce da questo primo sguardo e da questa emozione. Questo mestiere chiede a noi la capacità di stare di fronte ad uno specchio fatto di 50 o più occhi e saperci guardare dentro profondamente accettando che emergano le nostre ombre. Un insegnante deve ricordare sempre che ha intrapreso una strada a doppio binario: da una parte offre saperi e dall'altra fa esperienza di qualcosa di profondo di sé. Imparare a guardare quegli occhi è il segreto che può trasformare un docente qualsiasi un grande Maestro. Quegli occhi aspettano, scrutano, cercano... Che cosa? Cosa cercavi tu a 13/15 anni? Continua a pag. 5


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Ti diranno ...

Lo stuzzicadenti

Ma tu non ascoltare!

Continua da pag. 4 L'età delle medie o del biennio é l'età in cui si delineano i grandi sogni della vita. Si cerca qualcuno che aiuti ad intravvedere possibili orizzonti ed eroiche strade. Ricordo che, proprio a 13 anni, mi regalarono un libro di madre Teresa di Calcutta che rimase impressa nella mia mente come l’espressione del coraggio, della tenacia, della capacità femminile di portare a segno una grande mission. Una donna senza mezze misure. A quell'età, gli eroi che si spendono per una grande idea, attraggono. Oggi i ragazzi sono diversi, sono cambiati... Incollati ai televisori, attirati dai centri commerciali, dalle mode, dalle griffe... Oggi non c'è più nulla che li interessi davvero. Questo ti sentirai dire da molti adulti, anche da colleghi. Tu non ascoltare. Ricordati sempre di guardarli negli occhi, anche quando saranno insopportabili, altezzosi, noiosi, annoiati... Se riuscirai a reggere lo sguardo, senza paura, in quegli occhi vedrai le potenzialità che i ragazzini, presi ad imitare genitori smarriti e dai propri sconvolgimenti ormonali, non riescono neppure lontanamente ad intravvedere. I veri Maestri riescono a vedere nel futuro: guardano le piantine incerte che siedono nei banchi, riuscendo a vedere i grandi e bellissimi alberi che saranno. E quello sguardo silenzioso viene percepito dagli allievi che si affacciano alla vita.

Lo chiamano "effetto Pigmalione" da una ricerca di Rosenthal: quello che pensiamo dei bambini, lo proiettiamo inconsciamente su di loro che si comporteranno adeguandosi a quella proiezione. Una grande responsabilità. Una grande possibilità per dare loro una mano, in una fase delicatissima della crescita. Gli insegnanti, Maestri, possono aiutarli ad immaginarsi adulti veri, costruttori di un mondo migliore, a iniziare un cammino per far sbocciare al meglio le proprie potenzialità ( esse non riguardano solo i contenuti delle materie da che studiare, ma la capacità di intessere significative relazioni sociali , la cooperazione, la creatività...) Ecco cosa può fare un insegnante in poche ore alla settimana con dei preadolescenti: vedere negli occhi ancora infantili un futuro grande e meravigliarsi di fronte alla vita che cresce; parlare di grandi orizzonti da costruire perché il mondo sia più bello di oggi; chiedere azioni coraggiose per futuri “guerrieri della luce” per dirla con Paolo Choello; far incontrare maestri che parlino di cose grandi; portarli oltre il loro piccolo mondo. Dare fiducia e vedere e lodare i piccoli passi che nonostante la confusione dell'età essi riescono a fare. Ecco cosa significa insegnare, ovvero in-signire, lasciare un segno. È questa l'unica vera competenza che devi cercare di avere. Tutto il resto verrà di conseguenza e sarà una intensa, coinvolgente e avvincente passeggiata! Un’ insegnante con 30 anni di servizio

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La perla

Imparare la democrazia... Si chiama “PROFESSIONE CITTADINO” il percorso di cittadinanza che gli insegnanti del Presidio Scuola di Libera Perugia hanno pensato di attivare durante questo anno scolastico. Il loro modo di lavorare in gruppo è davvero molto interessante e “democratico”: pur operando in Istituti Scolastici sparsi sul territorio umbro, riescono ogni anno a condividere obiettivi e programmazioni anche a distanza. E’ così, guardando questi adulti protagonisti di una rete educativa allargata che stimola il territorio in modo attento, critico, creativo e responsabile, gli allievi imparano la democrazia, quella vera. Eccovi la loro programmazione perchè serva da spunto a tutti voi per lavorare in team, anche a distanza. E’ un invito rivolto in particolare ai partecipanti di Barbiana affinchè sviluppano il progetto abbozzato in cooperative learning l’ultimo giorno del seminario. Cari partecipanti all'evento Barbiana, come vi abbiamo comunicato nel nostro intervento al seminario, lavoriamo insieme ogni anno alla condivisione di un percorso di cittadinanza attiva con Libera. Ve lo vogliamo presentare per fornirvi uno spunto o uno stimolo per dare gambe al progetto che avete abbozzato nel lavoro cooperativo di Barbiana e che speriamo andrete costruendo da qui ad un mese, sulle tematiche che avete scelto durante il nostro laboratorio. Ricordate che è possibile costituire rete anche online, utilizzando skipe o altri strumenti. Non perdiamoci di vista e teniamo come data il mese di ottobre per cominciare a contarci a livello nazionale. Grazie per la vostra attenzione e le vostre grandi disponibilità e competenza.

Amici d i Barb

iana: a vete fa tto il co Inviate mpito? i vostri p ?? rogetti Libera a Presid Perugia io : anton ella.gu Scuola G. Rec errini@k atama hichi, il.com

Il Presidio Scuola di Libera "G.Rechichi" Perugia.

“Professione cittadino: imparare la democrazia” Finalità generali Il presente progetto mira a: • fornire strumenti di lettura e analisi critica della realtà territoriale; • contribuire alla formazione di cittadini informati, responsabili e capaci di pensiero critico e propositivo; • favorire l’acquisizione del concetto di cittadinanza, di giustizia sociale e di legalità nelle sue accezioni Continua a pag. 7 profonde.

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...dagli adulti

Obiettivi generali

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1. Costruire percorsi di conoscenza del proprio territorio: analisi delle potenzialità e delle problematiche. 2. Cogliere la complessità del sistema mafioso che attira in modo particolare i giovani limitando la libertà personale e lo sviluppo sociale. 3. Mettere in luce i valori che fondano le azioni propositive della società civile nella difesa dei diritti che la presenza criminale mette in crisi. 4. Conoscere le leggi che difendono i diritti dell’eguaglianza sociale dei cittadini e le Istituzioni che ne garantiscono la pratica e la difesa. Si struttura in tre tematiche: 1. TROVARE LA VIA: protagonismo giovanile: volontariato, partecipazione civile attiva attraverso la condivisione di esperienze e pratiche. Obiettivo: Costituzione di un Presidio degli studenti di Libera. (Martedì 21 Gennaio 2014) 2. GAP: LA VITA IN GIOCO Obiettivo: stimolare comportamenti consapevoli rispetto all’uso del denaro e al rischio delle dipendenze da ludopatia. (Venerdì 21 Febbraio 2014) 3. MEMORIA: QUANDO LE DONNE SI RIBELLANO Obiettivo: conoscere la storie, i percorsi ed il coraggio delle donne che si sono ribellate alle mafie. (Sabato 15 Marzo 2014)

A chi ci rivolgiamo AGLI STUDENTI Biennio e triennio delle Scuole superiori di Secondo grado. Si consiglia di seguire tutto il percorso formativo costituito dai tre incontri. AGLI INSEGNANTI È auspicabile perseguire gli obiettivi generali e specifici del progetto attraverso la discussione e l'approfondimento in classe sulle tematiche proposte e possibilmente favorire un coinvolgimento dei Dipartimenti Disciplinari e dei Consigli di Classe. Ciò presuppone la costruzione di un percorso didattico da condividere con il Presidio della Scuola di Libera che potrà concludersi con un prodotto didattico e/o con la partecipazione attiva alle 3 giornate. QUANDO Gli incontri si svolgeranno nei mesi di Gennaio Febbraio - Marzo nell’ambito dell’anno Scolastico 2013-2014. DOVE Perugia - Sala Capitini ore 9.00 ATTESTATI Verranno rilasciati attestati di partecipazione agli studenti presenti ad ogni incontro.

ici di rcorsi scolast e p re a tt e g e pro te con altri Ti piacerebb inanza, in re d ta it c lla a educazione iuseppe insegnanti? io Scuola “G d si re P l a lio nella nsig ferente Anto Chiedi un co e (r ria b m U Libera com Rechichi” di ini@katamail. rr e u .g lla e n Guerrini) anto

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. os calmo a c n u è no “Il Sosteg estiere”. m io b m a c E io non e evole ch rr o , c s ro b aneddoti Un li o rs e v ra att racconta roccio pp come l’a amento all’insegn i l’efficacia. in ne determ te di sostegno n a Un insegn e ci rivela ta si raccon to nte segre l’ingredie re: na semp io z n fu e ltà, ch le diffico re ra e azzi p per su che i rag . o ll e u q a ssante partire d no intere a v o tr e sanno di il principio e h c n a lo E così, contrerà in e d e e. im Arch ella class d o it p ra sguardo

“Ogni corpo immerso in un liquido riceve una spinta verticale, dal basso verso l’alto, uguale per intensità al peso del liquido spostato. Martini posso sapere dove ti trovi? A cosa stai pensando? A te non interessa il principio di Archimede?” Non so a cosa stesse pensando Martini, l'alunno dell'ultimo banco. Posso però osservare con sicurezza che, quella volta, lui non era l'unico in classe a pensare agli affari suoi mentre la professoressa di scienze spiegava. Anche questo è un episodio accaduto diversi anni fa, in una classe di scuola media nella quale ho lavorato. Non si tratta di episodio come gli altri, però, perché grazie ad Archimede, a Martini e ai suoi compagni e a quella professoressa di scienze, ho capito una cosa molto importante: è facile facilitare. “Carlo dimmi tu come posso fare a farmi ascoltare. Come si fa a interessare questi ragazzi. Ogni volta che devono aprire il libro di testo sembrano cadere in catalessi!” disse la prof rivolgendosi a me. Una regola, semplice banale, conoscevo allora. Una sola, ma che di solito funzionava bene. Partire da quello che i ragazzi sanno e da quello che trovano interessante per superare le difficoltà. Considerando però gli alunni della classe come un gruppo dinamico di apprendimento e non come semplici individualità distinte. La prof di scienze mi passava la palla, mi lasciava la regia del gioco. Io non mi feci sfuggire l'occasione.

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E’ facile FACILITARE ...

Attaccai con il nastro adesivo tre grandi fogli bianchi da imballaggio su tre pareti diverse dell'aula. Già questo bastò a risvegliare Martini e un paio di suoi compagni dallo stato di catalessi. Poi annunciai che avrei letto il testo, le due pagine del libro che parlavano del principio di Archimede, e che l'avrei fatto due volte di seguito. Ma prima di iniziare scrissi “Già lo so!” su uno dei fogli attaccati alle pareti. Altri due o tre alunni, fino ad allora trasferitisi con la mente sono altro pianeta, riatterrarono al loro posto in classe. “Mi interessa!” ed “E’ difficile!” scrissi su gli altri due. Dissi poi che durante la mia seconda lettura del testo chiunque poteva alzarsi, prendere uno dei pennarelli che tenevo sulla cattedra e scrivere sui fogli se già sapeva qualcosa, oppure se qualcosa lo interessava particolarmente, o ancora se c'erano delle parti che non capiva o gli sembravano particolarmente difficili. Iniziai la lettura del testo, mentre tutti gli alunni della classe apparivano ben presenti e decisamente svegli. Finita la prima lettura mi guardai intorno. Qualcuno già era pronto ad alzarsi per scriversi foglio attaccati alle pareti. Dissi di aspettare e iniziai a leggere il testo per la seconda volta. Lo feci molto lentamente, facendo una pausa tra una frase e l'altra. Dopo un po’, molti erano in piedi e si spostavano da un foglio all'altro per scrivere quello che sapevano già, o che gli interessava particolarmente, o che gli risultava difficile.


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E io non cambio mestiere! Il sostegno è un caos calmo E io non cambio mestiere Carlo Scataglini Erickson 2012

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Alla fine mi alzai pure io e mi avvicinai ai fogli per vedere ciò che avevano scritto. Sul grande foglio del “Già lo so!” c'erano scritte un sacco di cose. C'era addirittura un disegno con un sasso, legato a un elastico e immerso in una bacinella piena d'acqua. Anche sul foglio che avevo contrassegnato con “E’ difficile!” c'erano scritte molte cose. Tra queste lessi ad alta voce “spinta idrostatica”. Allora rivolgendomi alla classe, chiesi “Chi ha fatto il disegno del sasso legato l'elastico?”. Martini, proprio lui, alzò subito la mano. Poi spiegò “Mi ricordo ‘sta cosa dalla scuola elementare. L'acqua dà una spinta verso l'alto alle cose che vengono immerse. Credo che questa si chiami proprio spinta idrostatica”. Feci allora notare ai ragazzi che molto spesso, nella classe, le difficoltà di alcuni si possono risolvere con le risorse degli altri. Cosi iniziammo a cercare tutte le soluzioni possibili ai dubbi che alcuni avevano scritto sul foglio “E’ difficile!” e immancabilmente, le trovavamo negli altri due fogli, quelli del “Già lo so!” e del “M'interessa!”. Il suono della campanella ci avvisò che l'ora di Scienze era finita. Sarebbe dovuto iniziare quella di aritmetica, con la stessa insegnante. Fu proprio lei, però, a dire che dovevamo continuare con quel lavoro sul principio di Archimede e a prendere in mano la situazione. Divise la classe in gruppi da quattro, facendo bene attenzione a mettere insieme ragazzi con caratteristiche e abilità diverse. “Bene ragazzi” disse poi “credo che abbiate fatto un ottimo lavoro fino questo momento. Ora in ogni gruppo realizzate qualcosa che serva a spiegare ancora meglio il principio di Archimede. Fatevi venire un'idea brillante e immaginate di spiegarlo a qualcuno che non sa nulla su questo argomento”.

Fu un attimo. In ogni gruppo i ragazzi presero a parlare fitto fra loro, sottovoce e con grande concitazione. Martini uscire di corsa dall'aula senza chiedere nemmeno il permesso e noi lo lasciamo fare. Lo sentimmo poi nel corridoio ringraziare la bidella e lo vedemmo rientrare con una bacinella piena d'acqua che poggiò sui banchi del suo gruppo. Due ragazze di un altro gruppo presero dall'armadio di classe due grandi cartelloni e pennarelli. Altri alunni ci chiesero di poter andare nella aula di sostegno dove c'era un computer con la stampante e tornarono dopo un po’ con dei fogli stampati che contenevano del testo scritto e alcune immagini- Altri ancora deciso di incollare dei fogli bianchi tra le pagine del loro libro di testo sui quali presero scrivere qualcosa. La prof di scienze e io guardavamo i ragazzi: erano entusiasti, eccitati, frenetici nella loro attività. E discutevano, quasi litigavano per affermare le proprie idee. Da non credere: stavano litigando sul principio di Archimede per trovare la migliore modalità per spiegarlo in modo chiaro, ancora meglio di come facesse il loro libro di scienze. Alla fine ci sedemmo alla cattedra per ascoltare i ragazzi che ci spiegavano con orgoglio quello che avevano realizzato. Una dimostrazione nell'acqua della bacinella, uno schema riepilogativo su dei cartelloni, una ricerca illustrata e perfino un glossario incollato tra le pagine del libro di testo. La prof di scienze, quando finì l'ora, fece i complimenti ai ragazzi per quello che avevano prodotto. “Le cose più importanti, però, sono stati il vostro entusiasmo e la voglia di collaborare fra voi” concluse. Entusiasmo e collaborazione, l'ho imparato quella volta, sono indispensabili. Così diventa veramente facile facilitare. Carlo Scataglini - Erickson 2012

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Lo stuzzicadenti Agorà

Cambiare. Per costruire quale scuola? Benvenuto Cambiamento! Questo il titolo della IV conferenza del FORUM per l’educazione e la scuola che ha permesso un confronto tra 400 operatori delle Scuole della Regione Piemonte. Dirigenti, insegnanti, educatori hanno rifletttuto su possibili processi di innovazione reale, non proclamati ma agita attraverso buone prassi attivate in tante realtà della Regione che rilanciano alla politica un monito: La scuola non è un optional: proteggetela, abbiatene cura!

Innovazione, parola interessante e ambigua. Innesca movimento, nuovi obiettivi, ma attenzione! Non perdiamo di vista il mandato costituzionale che rende la Scuola Pubblica un’Istituzione finalizzata all’inclusione e alla promozione sociale.

Innovare, parola interessante e ambigua. Innesca movimento, nuovi obiettivi, ma attenzione a non perdere di vista il mandato costituzionale che rende la Scuola Pubblica un’Istituzione finalizzata all’inclusione e alla promozione sociale. Promuovere. Non pensate all’allievo, alla sua valutazione e “pagella”. La Scuola è chiamata a promuovere bel altro! Ecco la confusione che genera vari problemi che vanno dalla dispersione scolastica alla frammentarietà data da assurdi proiettifici che non hanno prospettiva. Siamo chiamati alla promozione sociale! Che significa? La IV conferenza del FORUM ha provato ad interrogarsi, compiendo un viaggio itinerante in 25 Istituti scolastici piemontesi che hanno messo in atto innovazioni, attivando cambiamenti. In ogni istituto si è attivato un focus attorno al quale hanno conversato con calma e profondità le varie componenti di una comunità scolastica: insegnanti, dirigenti, genitori, personale ATA, amministratori, volontari, privato sociale… Dai report di queste esperienza, è nato un quaderno e una conferenza all’inizio di questo anno scolastico.

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Il punto nodale di questo incontro collettivo è stato sempre lo sfondo costituzionale dal quale è possibile, anzi è doveroso, agire dei cambiamenti perché la scuola non deluda il suo mandato. Qui la parola INNOVAZIONE è stata lanciata ben oltre il significato che alcuni danno alle scuole 2.0. Si realizza RINNOVAMENTO laddove nasce una comunità educante che opera in rete; il cambiamento profondo diventa promozione sociale, sostegno all’integrazione, occasione di apprendimento e di recupero scolastico, promozione all’uso di linguaggi plurimi, in contesti aperti che offrono stimoli e occasioni “altre” che aprono orizzonti. E diventa laboratorio che tiene a cuore i percorsi di crescita dei bambini e degli adolescenti, durante tutto il periodo della loro crescita evolutiva, affinché possano imparare ad esercitare il loro diritto-dovere di cittadinanza. Nella pagina seguente riportiamo alcuni passaggi importanti di questa riflessione, che trovate sul quaderno che potete consultare al seguente link: http://nuke.forumscuolapiemonte.it/LinkClick.aspx?fil eticket=EaWsZRVwB2c%3d&tabid=466&mid=1581 Continua a pag. 11


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Lo stuzzicadenti Agorà

Scuola: laboratorio di democrazia.

Continua da pag. 10 - La scuola, nell’infanzia e nell’adolescenza, è innanzitutto il laboratorio della convivenza democratica. - I motivi all’apprendimento sono commensurati ai bisogni formativi e di vita propri dell’età e non al fare adulto. - La scuola non è finalizzata alla selezione bensì alla formazione culturale per la cittadinanza. - La scuola dell’infanzia e dell’adolescenza è così importante nella vita di ciascuno da obbligare la Repubblica a garantirla a tutti, mettendo a isposizione le risorse necessarie. - Si va a scuola per imparare e la soddisfazione di imparare per crescere e migliorare è più forte dei premi e delle punizioni. È un’illusione velleitaria pensare che mettere in concorrenza i bambini e i ragazzi, per classificarli e selezionarli, possa aiutarli a imparare meglio. - Nella scuola dell’infanzia e dell’adolescenza non ci sono somari; ci sono bambine e bambini che stanno crescendo e incontrando la cultura degli adulti

- A scuola si va per ascoltare MAESTRI CHE ASCOLTANO, per cooperare con dei pari con cui si condivide l’esperienza formativa e per essere riconosciuti nella propria individualità che si sta costruendo in una dimensione di forte socialità. - Nella scuola dell’infanzia e dell’adolescenza non ci sono graduatirie, competizioni. La valutazione serve a capire dove si è arrivati, per rivedere le strategie di insegnamento e di studio. LAPRESSIONE DEL VOTO E SFAVOREVOLE ALL’APPRENDIMENTO. Il seminario conclusivo del 5 settembre è stato la sintesi delle narrazioni raccolte nei focus svolti nei territori e ha permesso di far emergere un pensiero condiviso, maturato nella rilettura dei percorsi affrontati; non quindi un “dover essere”, ma una proposta. Le scuole hanno sollevato il bisogno che la politica si dimostri all’altezza dei problemi, ma hanno soprattutto fatto emergere, nonostante tutto, l’impegno virtuoso messo in gioco per cercare di garantire al bambini e ai ragazzi la scuola che hanno diritto ad avere.

http://nuke.forumscuolapiemonte.it/LinkClick.aspx?fileticket=EaWsZRVwB2c%3d&tabid=466&mid=1581

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Lo stuzzicadenti Il binocolo

C’era una casa molto carina ... Ci sono lughi in cui l’I CARE milaniano è prassi quotidiana. MI STAI A CUORE, MI INTERESSI. Ecco cosa muove questa esperienza che dal 2007 opera a TORINO per sostenere le bambini e famiglie che incontrano la malattia. Torino, corso Moncalieri 262, all’interno del giardino pubblico Gianni Rodari, senza recinzioni e cancelli, una struttura in legno e pannelli solari, ambiente semplice, colorato, molto abitato. È CASA OZ, per bimbi e ragazzi malati, i loro fratelli e sorelle, i loro famigliari, ma non solo… Un luogo in cui sentirsi semplicemente “ a casa”. Aperto dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 19 questa casa accoglie famiglie in cui vi siano bimbi che incontrano la malattia, qualunque essa sia: fisica o psicologica, temporanea o cronica, una malattia che costringe a fare i conti con l’angoscia, la solitudine, la cura, i ricoveri, oltreché la marginalizzazione e la sconfitta… Casa Oz vuole essere per tutti loro – grandi e piccini, malati o sani – casa e famiglia allargata, per tutto il tempo necessario, regalando “normalità”, declinata in ciò che la costituisce: gioco e tempo libero, laboratori e attività varie, pranzi e merende, compiti e aiuti specifici… Casa Oz vuole essere anche un luogo di sostegno concreto alle famiglie: qui i genitori possono trovare persone per il tempo di un caffè, di una chiacchierata, di un pranzo insieme; possono lavare gli indumenti e asciugarli, fare una doccia, sostare nella stanza della quiete perché un volontario sta in ospedale col figlio. Possono anche trovare spazio e tempo per confrontarsi sui problemi che stanno affrontando, burocratici o scolastici, psicologici o quotidiani essi siano. Casa Oz offre accoglienza e ospitalità, accompagnamento e sostegno allo studio, laboratori di teatro, musica, lavorazione della creta, cucina, cucito, bricolage, fotografia, scrittura creativa, cinema e altro ancora per favorire ogni giorno la creatività e l’imparare insieme. E poi ancora feste, gite, escursioni al mare e ai monti, estate ragazzi.

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In collaborazione con A.I.R. Down, a Casa Oz si vive un percorso di autonomia abitativa per ragazzi con sindrome di Down dai 17 ai 25 anni. 3 educatori professionali, 1 assistente sociale, uno staff di segreteria, gestione, organizzazione e promozione, tanti volontari, persone con ruoli diversi che ogni giorno cercano di animare Casa Oz con giochi, sfide, iniziative, allegria e attenzione alle specifiche esigenze di ogni ospite, invogliando il territorio, le scuole, i compagni degli ospiti a interagire, per favorire l’incontro tra chi è in difficoltà e chi non lo è, per imparare insieme, per creare uno spazio aperto in cui tutti possano riconoscersi un po’. Accanto all’attività istituzionale, Casa Oz offre anche ospitalità notturne alle famiglie che arrivano da fuori Torino per curare i propri figli presso le aziende ospedaliere della città o della prima cintura. All’interno della sede sono stati creati quattro mini-appartamenti con ingresso autonomo, dotati di angolo cottura e bagno, arredati e completi di accessori. Durante la giornata, le famiglie possono usufruire degli spazi e di tutti i servizi e attività che la Casa offre. Tramite la News INSEGNAREDUCANDO, vogliamo far conoscere questa realtà, che collabora col Gruppo Abele, perché tutti coloro che pensano di averne bisogno possano contattarci. Visitate il sito: www.casaoz.org Scrivete a casaoz@casaoz.org Appuntatevi i nostri numeri: 011/6615680 – 3285427175 – Fax: 011/3178507 Contattateci: proveremo insieme a sostenere le vostre necessità. Se poi qualche scuola volesse collaborare con noi sarebbe molto interessante. Scriveteci cosa ne pensate. Grazie! Daniela Panero Docente in comunità al Gruppo Abele – Casa Oz


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Agorà Lo stuzzicadenti

La comunicazione sensibile. Cari colleghi, a grande richiesta riproponiamo uno stage di COMUNICAZIONE SENSIBILE con le tecniche del Teatro dell’Oppresso. Come instaurare relazioni efficaci? Come farci capire dagli altri? Come comunicare col gruppo classe? Come attivare relazioni significative con linguaggi non verbali per chi opera con la disabilità? Il 16 e 17 Novembre 2013 Paolo Senor ci aiuterà a individuare attenzioni e strategie per comunicare efficacemente. Per ricevere informazioni o iscriversi, inviate una mail a scuola@gruppoabele.org entro il 30 ottobre.

Una Scuola che educa è una Scuola che nutre. Le mafie nel quotidiano, la Scuola come dispositivo che educa alla crescita civile. 1) Torino -Certosa di Avigliana 11/12/13 Ottobre 2013 2) Roma, 22/23/24 Novembre 2013 3) Messina - LUdE (Libera Università dell’Educazione) 20/21/22 Settembre 2013 Abitare i Margini, appuntamento nazionale di formazione e confronto per docenti delle scuole di ogni ordine e grado. Sarà l’occasione per confrontarsi sulla scuola come "dispositivo educativo civile" , approfondendo il suo rapporto con il territorio, studiando la dimensione del patto educativo; la promozione di pedagogie liberanti orientate alla crescita della coscienza civile dei giovani; le didattiche possibili tra educazione e formazione. Per info: http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/8390

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L’isola che c’è C’è posta per ...

Più in là dell’ I Care : WE CARE ! Al ritorno dal 3° seminario di Barbiana ci sono giunte alcune lettere. Per noi sono un feed back importante, per capire se la metodologia scelta è stata utile o va “aggiustata”. Riportiamo una lettera particolarmente affettuosa (scusateci!) che ci ha chiarito un elemento importante: è la relazione tra pari, in una dimensione accogliente di attenzione all’altro che crea quel setting indispensabile per apprendere gli uni dagli altri. “Star bene insieme”, sentirsi “comunità”, il segreto da tener presente anche quando siamo in classe. il mio vorrei il dare 'io h c n a i, ic Carissimi am Barbiana 3! visto così feedback su reside mi ha p ia m la o ntare al Al mio ritorn rmi di racco e d ie h c a d Nanni il entusiasta, dell'I.C: Di ria a n le p inuti!). collegio in massimo 5 m (in o n g ve n o c interro"succo" del bbligato ad o a h i m a st di BarLa sua richie mi è piaciuto te n e m ra ve per un garmi: cosa significativo i d ire d sa mpo, a biana? Co minuti di te 5 in ti n e c o collegio d osì intensi? due giorni c i d ivendo to si o p ro p orso il tutto, riv rc e rip o h te quartiere Mentalmen calarmi nel i d i n o zi o m ilino, nelle anche le e ia o all'Esqu p m a Sc i d ltà (con delle Vele , nelle Diffico ità n u m o c lle carceri, ne )... e per le D maiuscola di gratitudin so n se n u io, dove i Ho provato in cui lavoro " tà ili c a "f i d iusta per condizioni gliati all'ora g e sv o n o g n ccompabambini ve ove sono a d , la o u sc "facilità" andare a he spesso la c to sa n e p i, questa è gnati... Ho Cari collegh LICITA'...ma FE i r, d o rmina qui. e im ... n s a o olo di apertu profond esta new te u iù non è sin q p ra o c a con l’artic n e a lin e . n a in , io ric n ss re a o e le c d ric di una mia rif Per conclu on si può rac iccola oasi” ne tto questo n offra una “p rario o vi ri S e dispersio o o BE m fu i d ria to e o comunque tu a sp m tiv re o e m tt e a d tr ra p ssi ollegio numero remo alcune te n tare ad un c o Sul prossimo c c ra o tt ra... soprattu e più di di quasi un'o scolastica e che ciò ch to za liz a ntrastarla. la re r ta o è sta ivate pe co sa tt ...e poi h a a c a esperienze: ta a o port vostre belle lore le va i c l e te i lettori! u e q riv è tutto mi son Sc nto per tutti lavoro, e i d im h c IA te ic G n rr a a LO i i voi. onost METODO saranno d iaggio” a tutt re insieme n “v ra n o vo u la b le l r e e e d p ro aggiunto Buon lavo iverse, vuoi ppo Abele. a, ndamente d fic ra g o e g nanti del Gru realtà profo g ra se ltu in u li c G i, alunn nze che età degli uola...differe sc lla e d " ia otenzialità... "gerarch generano p re ra a p se i a una invece d ppartenere a i d o tit segnante è Ho sen Per Informazioni e contatti: NTE dove l'in A C U ED ho ’ A e IT , re to a c COMUN u d DS o dell'e miei al pari del Corso Trapani 91/b Torino gurare ai u a vo le vo e h otto c m il ve o d pensato Ufficio insegnanti o ic anno scolast RE di A C I ll' e colleghi un d 3315753853 ra più in là siamo è h rc e vada anco p WE CARE, arovana... Don Milani: scuola@gruppoabele.org ppo, siamo c ru g o m a si , nte è e ilm ib d comunità re c no finiti e in I 5 minuti so ... n appaluso! aglia scrosciasto u Grazia Ronc , o tt e 14 ff a Con


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