Per educare un bambino
ci vuole un villaggio
N° 32 gennaio febbraio 2014
Abbiamo bisogno di Maestri Suscitare o affermare? Attendere o spiegare? Far sperimentare o affermare? 3 domande che segnano un confine tra due mondi. Da un lato chi crede che la conoscenza sia un cammino bellissimo, un’esperienza indicibile e illuminante di continua scoperta di sé e del mondo, che dà gioia e che può essere esperita da ogni essere umano, anche il più piccolo, anzi, che gli spetta di diritto. L’altro, il mondo dei colti, di “chi ha imparato tanto e sa”, quindi si china ad elargire le sue conoscenze ai più, alcuni dei quali, nel migliore dei casi, avranno la fortuna di raggiungerlo. Ecco i due poli estremi. Tra l’uno e l’altro, mille sfumature di grigio…o di arcobaleno. Un tempo dentro al secondo mondo stava la maggior parte degli insegnanti, nel primo la maggior parte degli educatori. Oggi, la confusione è presente ovunque e anche i migliori ruoli istituzionali hanno perso l’anima. Semplicemente molti sanno. Posseggono la conoscenza. Non importa che siano assistenti sociali, educatori, infermieri, docenti, preti, politici o comuni cittadini; semplicemente …sono arrivati. Si chinano frettolosamente o noiosamente sul cliente, utente, caso, numero, spiegandogli le cose, nella speranza che possa non farsele ripetere. Se fossimo tutti contenti di questo approccio, non ci sarebbe da scrivere nulla. Il problema è che, al contrario, non siamo stati mai tanto male! Confusi, irosi, pieni di ansiolitici per calmare insonnie e crisi di panico. Tutta questa saccenza declamata in ogni dove, dai media come nelle strade e nelle nostre istituzioni pubbliche non ci salva dalla tristezza, anzi, chissà…ci viene un dubbio: che ne sia la causa? Il sospetto nasce quando, esplorando intorno a noi, con ben poche certezze in tasca, ci imbattiamo in un Maestro. Sapete quei Maestri delle fiabe? Quelli che avevano il dono di entusiasmare i bambini, che animavano il borgo sperduto in cui
andavano a lavorare, quelli che facevano sperimentare, confrontare, raffrontare, e si godevano gli occhietti degli allievi illuminati d’immenso per aver trovato qualcosa di grande, di non conosciuto prima di quell’apprendimento? Voi non ci crederete, ma ci sono ancora! Li abbiamo incontrati in posti impensabili, con i loro sguardi pieni d’entusiasmo, anche se in età avanzata. Non ti dicono mai cosa insegnano, perché, a detta loro, non insegnano nulla. Fanno vivere. La loro scuola è una continua esperienza, un viaggio che entra ed esce ininterrottamente dalla classe, che li porta a scoprire il mondo. Li riconoscete perchè si inventano di tutto per trasformare un armadio in un’incubatrice di pulcini, un davanzale in una serra di primizie dell’orto, un’auto sgangherata in una officina di prova, un sotterraneo dell’istituto in un coloratissimo laboratorio di cucina o di arte. Se hanno a disposizione una LIM e quant’altra magia tecnologica, si sentono come un artista ricco: organizzano gruppi in apprendimento cooperativo, chiedono ai ragazzi di usare internet sui loro cellulari e pc “cercate, raffrontate, trovare le tracce, scoprire i pezzi del puzzle da assemblare a quelli di altri gruppi di compagni”. Ecco la consegna. Alla fine tutti hanno qualcosa da insegnare e tutti imparano dalle scoperte proprie e altrui. E per magia, in classe, nasce il libro di testo scritto a più mani, online o cartaceo, che permette ottimi risultati nelle verifiche, senza bisogno di studiare per ore, perché tutti sanno di cosa parla! I Maestri sono rari, purtroppo. Noi li guardiamo dalle nostre scuole, sospirando, mentre forniamo splendide mappe concettuali già belle fatte, da studiare … praticamente a memoria. Chissà perché poi le verifiche sono deludenti… Dice il proverbio: Chi è colpa del suo mal pianga se stesso! G.L
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News insegnareducando
Lo stuzzicadenti
Preparandoci alla R.I.D.E.F.
Freinet: il Maestro scomodo «Come interessare Giuseppe alla lettura e alla scrittura che lo lasciano indifferente, mentre era interessantissimo, secondo le stagioni, alle lumache che custodiva vive nelle sue scatole mal chiuse, ai suoi insetti e alle sue cicale che cantavano nel momento meno opportuno?» Celestin Freinet, di montagna 1896 in un paesino bre to nasce il 15 ot famiglia di in Francia, da una delle Alpi Marittime, contadini. ova lato ai polmoni, si ritr ma a, err Ferito di gu lie, og sp e, ros lve po le au giovane maestro in azzi, rag i o an i tradizionali affatic nelle quali le lezion . quanto lui stesso e che di elaborare tecnich ora all e Decid olmonarsi meno» e gli permettano di «sp rendimento. di rendere vivo l’app zzato ancora o dagogic è appre Il suo approccio pe nanti del ni, centinaia di inseg oggi. Ogni due an lla RIDEF ne rsi ta per confron mondo si incontrano Emilia . io gg Re a lio terrà a lug che quest’anno si
Freinet, nato nel 1896, sostenitore di un approccio pedagogico che ha molto da insegnare ancora oggi, è un Maestro scomodo. Contesta la scuola tradizionale con i suoi piani di lavoro definiti dall’esterno, con i libri di testo, i programmi e gli orari. “Il maestro stabilisce il giorno prima nel suo registro lo svolgimento ora per ora, dieci minuti per dieci minuti, di tutti i lavori dell’indomani”. Freinet mette in discussione questa impostazione che ha il merito di imporre alla scuola una tecnica minuziosa, che talvolta si crede perfino stabilita scientificamente, che tranquillizza la coscienza dei maestri, nonché dei genitori. Ma ha una piccola noia: “Questo arrangiamento dall’esterno conviene ai ragazzi?” Per Freinet la pecca sostanziale della lezione consiste nel fatto che essa è condotta dal maestro che sa, o pretende sapere, in direzione unilaterale, verso scolari che si crede ignorino invece tutto. A nessuno verrebbe l’idea di pensare che il ragazzo, con le sue proprie esperienze e le sue diverse e larghe conoscenze, avrebbe anch’egli qualcosa da insegnare al maestro. Freinet parla di cooperazione, dà valore alle conoscenze popolari e parte da saperi degli allievi per far scaturire interesse e apprendimento. La scuola deve essere per lui un grande e incessante laboratorio della parola e dell’esperienza, dove azione e riflessione si intrecciano, si consolidano a vicenda, diventano un sapere condiviso dal gruppo, documentato dal giornale di classe che si fa a scuola tutti insieme. Egli sostiene il valore di una «pedagogia popolare» che riconosca validità culturale agli interessi infantili, senza pretendere di esprimerli e sostituirli
subito con gli interessi previsti dalla ricerca teorica e imposti dai programmi ufficiali. La sua attenzione al processo di apprendimento, la cura degli spazi e degli edifici, che sollecita con forza alla istituzioni pubbliche, e la difesa della scuola laica e per tutti, lo porta ad essere messo ai margini dalla scuola pubblica francese nel 1933. Nonostante l’emarginazione, Freinet non si scoraggia: aiutato dai lavoratori della zona che la domenica andavano, come volontari, a fare i muratori, costruisce, in mezzo alla natura, i primi edifici dell' École Freinet, scuola-laboratorio, senza classi, un grande orto e molti spazi all’aperto per studiare e lavorare. Nell’autunno del 1935 la scuola è pronta per ricevere i primi bambini, tra i quali alcuni ragazzini profughi spagnoli. Purtroppo solo quattro anni più tardi, scoppiata la guerra, Celestin viene arrestato e la sua scuola chiusa. In prigionia C. Freinet abbozza le sue opere maggiori. Passano ancora diversi anni, quando, dopo essere liberato, ma ancora sorvegliato speciale, si da alla macchia e entra in contatto con le forze della Resistenza. Solo nel dopoguerra la scuola riprende. Oggi l’École Freinet a Vence è statale: i laboratori sono affiancati alle classi, il grande orto non è più coltivato e i segni del passaggio di grandi artisti nella scuola, da Picasso a Matisse, da Chagall a Braque, sono sbiaditi dal tempo. Ma l’eco di quella scuola non si è spento e "il movimento Freinet, rappresenta ancora la punta più avanzata della pedagogia democratica in Europa.
Integrazioni al testo tratte da: http://www.dubladidattica.it/freinet.html
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La bussola Lo stuzzicadenti
La programmazione si fa ... con i ragazzi
Quando la scuola di Vence riapre, il giovane maestro per interessare i bambini, decide di tagliar corto. Mette da parte i testi e elabora delle “tecniche” pedagogiche diverse: invece di stabilirlo in anticipo, autoritariamente, il lavoro scolastico dei ragazzi, viene preparato il lunedì, tutti insieme, con “il piano di lavoro”. Introduce il «Testo libero», che sostituisce la tradizionale composizione in cui il bambino è costretto a svolgere un enunciato dettato dall’insegnante, invece di esercitarsi a esprimere correttamente ciò che in quel momento lo interessa più vivamente. Insieme ai ragazzi elabora il «Giornale Scolastico», con il criterio del testo libero, e la «Tipografia scolastica», la più nota delle sue tecniche, volta a saldare apprendimento, creatività , attività manuale e attività intellettuale. E poi ancora il «Calcolo vivente», che motiva l’apprendimento e l’esercizio aritmetico partendo dalla soluzione dei problemi matematici posti dalla vita di classe. Per Freinet è soprattutto importante che ognuna delle tecniche non solo impegni attivamente i soggetti, ma che le attività abbiano sempre sufficienti motivazioni. Freinet dà molto rilievo all’aspetto comunicativo e cooperativo. Soprattutto il momento cooperativo qualifica la «pedagogia popolare», una linea pedagogica che fa a meno per quanto possibile dei libri, dei programmi e in genere della trasmissione di cultura già strutturata, per rifondare un processo d’apprendimento naturale, «a tentoni», «per prove ed errori» (psicologo Edward Lee Thorndike, 1874-1949),
dove è necessaria la guida del maestro non meno di quella del gruppo dei «cooperatori». “A proposito di libri di testo, iInvece di munire gli scolari di una trentina di libri uguali per ogni materia, collochiamo questi libri – in esemplare unico – ed altri ancora, nella nostra “biblioteca di lavoro”, in modo da aver sottomano una più ampia documentazione, presentata con diverso spirito, e mutiamo la tecnica di uso dei libri. Tutto diventerà più razionale e più proficuo. Associamo i manuali a tutta la documentazione che potremo mettere a disposizione del ragazzo e il manuale potrà allora adempiere il suo compito umano e pedagogico”.
L’innovazion e più celebre dell’Ecole Fr è senza dub einet bio costituita dalla “Tipografia Sc olastica” I ragazzi app rendono a rif lettere, a leg a scrivere, a gere, verificare le b ozze di stam che corregg pa, ono con il m aestro. Nasce così l’i dea del “libro di vita. I testi elabora ti diventano oggetto di u lteriori discuss ioni, vengono esp osti e posson o offrire l’opportunità per avviare un dialogo con ragazzi di altre class i o di altre sc E’ questa un uole. a ulteriore te cnica: la “corrisponde nza intersco lastica”
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Rifondare un processo d’apprendimento naturale, «a tentoni», «per prove ed errori» dove è necessaria la guida del maestro non meno di quella del gruppo dei «cooperatori».
Integrazioni tratte da http://www.dubladidattica.it/freinet.html - a cura del gruppo di lavoro corso P.MRS, coordinato dal prof. Ferdinando Dubla - cattedra di Metodologia della comunicazione formativa - 2002
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Lo stuzzicadenti
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Osservare, Raffrontare, Verificare
L’apprendimento non è quindi una pioggia di saperi, ma una condivisione di osservazioni, ipotesi, tesi e verifiche fatte insieme. Per fare questo i maestri portano regolarmente gli alunni fuori dall’aula polverosa per farli vivere a contatto con la natura e con la realtà sociale.(…) Gli alunni possono sostituire in gran parte le loro osservazioni alle nozioni date dai libri di testo. In questo modo si conferisce dignità formale alle osservazioni fatte dai ragazzi, chiedendo loro di elaborarle in vario modo. Si comincia con le discussioni collettive su quanto si è visto. Poiché tutto questo deve assumere un’importanza tale da poter sostituire il “libro di testo”, si procede alla stesura di quello che si va via dicendo. Scrive il maestro sulla lavagna e i bambini scrivono sul quaderno, oppure scrive il maestro a macchina. Diventa quindi un testo redatto collettivamente “tecnica del lavoro di gruppo”. Non basta dunque lasciare il ragazzo libero di scrivere, occorre ispirargli la voglia, il bisogno di esprimersi. Proprio per tale ragione il vero testo libero non può nascere e sbocciare che nel nuovo clima di libera attività (…) Bisogna che il ragazzo comprenda che ciò che ha da dire importa ormai alla sua vita, alla vita della comunità, in cui deve ora svolgere una parte da uomo.
Se rimp ro ha scrit verate tropp to male o il rag a , perch frasi, sc é non h zzo perché elto le a riletto sue pa appon le role, se ete un , per fin sue voto o tratto, ir u e raffred di il suo n giudizio che , gli è rotto , d’un entusia . smo, l’in Con ta canto li pratic he è po diligen ssibile fo ti com piti sco rse otte testi lib lastici, eri ma no nere Dovrem . n certo o ben g il giova ne auto uardarci dallo re ri sco “impara a scrive mproverando raggiare una fra lo dice re prim n se a di v o ler com do: v e d i h o ”; ma al con p t ra orre capito sai scri cosa h rio “va beniss vere”; a im i voluto o, imm farà pro dire”; “ gressi, a ancabilmen o ra te il rag t tali e at azz traverso traverso tenta t iv l’ sti i sperim o u s o che no scritti, eni farem p rapida o di qu mente rogredirà eanc se derci o gni tan avremo la po ora p iù t ss o acca nelle su nto a lu ibilità di see frasi, i, per a e da u l’espre iutarlo na sett ssio imana un lavo ne scritta del all’altra ro semp suo pe ns re più g radevo iero diverrà le e pro Celestin ficuo. Freinet
Integrazioni tratte da http://www.dubladidattica.it/freinet.html - a cura del gruppo di lavoro corso P.MRS, coordinato dal prof. Ferdinando Dubla - Metodologia della comunicazione formativa
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Lo La stuzzicadenti Labussola bussola
Il cavallo che non ha sete
Un giovane cittadino vo leva rendersi utile nella fattoria dove era ospite all’abbeveratoio. Ma il ca e decise di portare il ca vallo si rifiutava e voleva vallo condurre il cittadino verso in qua i cavalli comandan il prato. "Ma da quando o? Tu verrai a bere, te lo dico io!" e lo tira per la bri La bestia avanza verso l’a glia e lo spinge malamen bbeveratoio. "Forse ha pa te. ura -pensa il giovanottoPrendi..."Nulla da fare e se l’accarezzassi...? Bevi il giovane urla : "Tu bestia ! cc ia berrai " Il cavallo storce ma non beve. Arriva il co il muso e nitrisce, soffia, ntadino Matteo e gli dic e : "Tu credi che un cava bestia di qualche uomo, llo si tratti così. Ma lui è me lo sai? Tu puoi ucciderlo, no ma lui non berrà. Tempo fare allora?"Si vede bene perduto, povero te!" "Co che non sei un contadin me o. Non hai capito che il ca mattutine e ha invece bis vallo non ha sete nelle ore ogno del’erba medica. Las cialo mangiare a sazietà lo vedrai galoppare verso e dopo avrà sete. Allora l’abbeveratoio. Non asp etterà che tu gli dia il perm l’ordine delle cose: se si ess o. Non si può cambiare vuol far bere chi non ha sete si sbaglia. "Educatori, siete al bivio. Non ostinatevi nell’errore di una "pedagogia del ma orientatevi coraggio cavallo che non ha sete", samente e saggiamente verso "la pedagogia de verso l’erba medica e l’a l cavallo che galoppa bbeveratoio. Celestin Freinet
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Un altro aspetto interessante dell’approccio di Freinet è la riflessione fatta con gruppi di insegnanti. Già nel 1926 si riunì intorno a lui un gruppo d’insegnanti. Nel 1928 viene fondata la CEL (Coopérative de l’enseignement laïc) che due anni dopo contava già oltre un centinaio d’insegnanti. La pedagogia di Freinet fu ripresa in Italia nel 1951 con lo scopo di diffondere gli strumenti per le tecniche Freinet. Dopo qualche anno si trasformò nel Movimento di Cooperazione Educativa, occasione d’incontro e confronto fra esperienze didattiche innovative. Dal dopoguerra a oggi, in continuo progresso, i congressi annuali vedono la presenza crescente d’insegnanti, con larghi consensi internazionali, sia in Europa sia in Asia e in America latina. Presidente Onorario dell’Associazione è Mario Lodi.
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La perla
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R.I.D.E.F 2014 a REggio Emilia
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OGNI DUE ANNI, IN UNA CITTA’ DEL MONDO, GLI EDUCATORI-INSEGNANTI CHE SI ISPIRANO ALLA PEDAGOGIA DI FREINET, SI RITROVANO IN UNA GRANDE ASSEMBLEA MONDIALE CHE PERMETTE SCAMBI, CONFRONTI, NUOVE ESPERIENZE E RAFFORZA UNA RETE CHE CONTINUA A CRESCERE.
LA FIMEM, Federation Internationale des Mouvements d’Ecole Moderne, è stata fondata da Celestin Freinet nel 1957, in un’epoca di grande fervore internazionale. Il suo scopo, ora come allora, è di realizzare nei diversi Paesi del mondo le condizioni per il diritto di tutti all’istruzione, secondo i principi dell’educazione attiva, e di dotare le istituzioni scolastiche di risorse tali da consentire un’educazione dinamica e una reale ‘alfabetizzazione culturale’. L’educazione (si dice nella ‘Carta della scuola moderna’, oggi rivista e riscritta) non è indottrinamento, ma sviluppo pieno della personalità, una personalità critica e aperta al cambiamento. Fra le proprie finalità, la F.I.M.E.M. considera: - Un’apertura al mondo, non solo all’Italia e all’Europa - Una dimensione interculturale utile anche per il lavoro quotidiano nelle nostre classi e scuole sempre più multiculturali (dal confronto con scuole e insegnanti dei Paesi del Mondo sono nati gemellaggi, interscambi, corrispondenze, progetti di solidarietà…) - Un confronto, una dialettica, al fine di produrre proposte ai governi e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla democrazia partecipativa, i diritti dei bambini; per cercare insieme le risposte a una visione economicistica e neoliberista dell’educazione, che sappia opporsi alla privatizzazione della cultura, che sostenga la laicità dell’educazione, le pari opportunità… Ogni due anni, d’estate, la FIMEM organizza un incontro internazionale per gli educatori del mondo.
LA RIDEF Rencontre Internationale Des
Educateurs Freinet
E’ un incontro internazionale aperto a tutti gli educatori per vivere realmente la scuola attiva, confrontare esperienze, metod ologie, tecniche didattiche, praticare la metodologia del laboratorio, e nello stesso tempo confron tarsi sulle grandi tematiche educat ive del nostro tempo: lo sradicamento urbano, la dimensione interculturale, la scuola come contesto dem ocratico, la globalizzazione, le pari opp ortunità, i diritti dei bambini. Le ultime R.I.D.E.F. si sono svo lte nel 2006 in Senegal, nel 2008 in Messic o, nel 2010 in Francia e nel 2012 a Leon, in Spagna. Quest’anno sarà in ITALIA
A Reggio Emilia, dal 21 al 30
luglio 2014.
IL TEMA SGUARDI CHE CAMBIANO IL MO NDO. Abitare insieme le città dei bambini e delle bambine. Per iscrizioni: http://www.ridefitalia.org Per informazioni: info@ridefitalia.org
Lo stuzzicadenti stuzzicadenti Lo
95 tesi sulla scuola Annamaria Testa Insegna alla Bocconi di Milano. Si occupa di creatività e comunicazione. Ha scritto su Internazionale le sue idee sulla scuola, 95 slogan che fanno riflettere. Ve ne proponiamo alcuni, quelli che ci hanno colpito di più.
Una m come ateria è una c Damm ittà. i buon e ma e aiut ppe a esp ami lorarla .
1. I ragazzi non devono annoiarsi a scuola: chi si annoia non impara. 2. Il contrario di “annoiarsi a scuola” non è “divertirsi”. È “essere interessati”. 3. L’interesse nasce di fronte a qualcosa di nuovo e complesso ma comprensibile: una sfida difficile ma non tanto da non poter essere affrontata. 4. Qualsiasi argomento può essere reso interessante. Però bisogna lavorarci. 5. Dammi un motivo convincente per interessarmi a un argomento e proverò interesse. 6. Il motivo non può essere “altrimenti prendo un brutto voto”. I brutti voti non sono la versione incruenta delle frustate. 7. I voti (forse) misurano, ma non motivano a imparare. 8. Cioè: i voti sono una discutibile motivazione esterna. La motivazione interna è più potente. 9. I finlandesi fanno a meno dei voti fino ai 13 anni e sono bravissimi a scuola. 10. Andare a scuola per prendere bei voti è come andare a un concerto per avere un biglietto da incorniciare. 13. L’apprendimento è un processo complicato, fatto di percezioni, ragione, emozioni, memoria, strategie, esperienza, ambiente, autostima… 14. …per questo insegnare è molto più che “dire” o “spiegare”. 15. Il come si insegna è importante quanto il cosa si insegna. Ilcome fa la differenza. 16. “Insegnare” è anche insegnare a imparare: metacognizione è la parola magica. 17. “State attenti” è un’ingiunzione paradossale. Proprio come “sii spontaneo”. 18. Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco.
19. Una materia è come una città. Dammi buone mappe e aiutami a esplorarla. 20. In aula sarebbe bello sentire di più le voci dei ragazzi. 21. Esistono modi per far parlare i ragazzi senza che l’aula si trasformi nel mercato del pesce. 22. I ragazzi capiscono prima e meglio se possono fare domande odiscutere un tema. 27. Se studio solo per l’interrogazione, è ovvio che dopo dimenticherò tutto, e amen. 28. Le competenze di base sono: leggere, scrivere, far di conto. Leggere vuol dire capire quel che si legge. Oggi, due italiani su trenon ce la fanno. 29. Vogliamo che i ragazzini si appassionino alla matematica? Facciamoli giocare coi numeri. 30. …quando sono più grandi: esempi, domande, discussione, sfide. 31. Invitiamo i ragazzi a leggere per loro piacere ogni giorno(qualsiasi cosa, fumetti compresi). 32. No, I Malavoglia non sono una buona esca per catturare un lettore debole. 42. Non darmi compiti a casa se prima non mi spieghi come organizzarmi. 43. …e poi me lo rispieghi. Se imparo come studiare, varrà per tutta la vita. 44. Comunque, fammi lavorare più a scuola che a casa. 45. Se lavoro poco a scuola, a casa non lavorerò per niente. 46. …e non lasciarmi tutto solo a casa con le cose più noiose da fare. 47. Permettimi, ogni tanto, di dirti che non ho studiato. Ma impegnami a recuperare. 48. Stabiliamo a ogni inizio d’anno un patto coi ragazzi, anche i più piccoli: poche regole di comportamento chiare. E scritte. E facciamole rispettare.
http://www.internazionale.it/opinioni/annamaria-testa/2014/01/21/novantacinque-tesi-sulla-scuola/
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L’isola che c’è lo stuzzicadenti
Resistere ... in equilibrio In chiusura di questo numero di Insegnareducando, vi proponiamo due estratti di alcuni scritti di Claudia Fanti, insegnante che collabora con diverse riviste e siti e porta uno sguardo interessante sulla scuola. te che
docen può fare un sa o c ra llo A segnare, e di dover in n ie i? rit ra o c n a ontraddizion e dentro le c c is g a e m o c lle proprie ntare tutto su u p i d iornaa rc e C prio autoagg ro p l su e ze competen : e a se stesso a mento, e dic che hai la tu o n n lu a i n g o i sciati resisti, fai d i, seguilo e la le i/ lu su ta forza, pun dagogica. tua storia pe lla a d re a id u g il tuo a serenità e tu la , re ia b b Non ti arra accogliere. rviranno per equilibrio ti se tri da lsi, Bes, regis va In i d re ra Non ti cu oni virtuali, rogrammazi compilare, p he non ... tecnologia c ne in un vere le perso tazione Pensa a far vi tilizza la valu u , so n se i d contesto per far le discipline vita, formativa e rielaborare la , re e tt le rif , che hai ragionare i ragazzo/a n g o i d ze n le esperie icoltà, di fronte, ti alle loro diff n va a d re ili non ti avv modo che e con loro in usale insiem ui partire materia da c divengano la he stai c alla materia per dar senso . insegnando dorme, iovanni che G i d i rg o c , fermati Se ti ac , se Luisa urla é h rc e p il li chiedig erché... e chiedile il p ggior ifficile, a ma d e ss la c a n Se hai u ento l'apprendim ragione usa vituperato , usa il tanto cooperativo ica me una tecn si aiutino "copiare" co e le ragazze i zz a g ra i é affinch sizione a vicenda, ettiti a dispo m , ro lo n o c studia menti, ateriali e stru per fornire m on loro, problemi commenta c ggio di testi e a ss a p i n g o ifico e spiega lessico spec o n o sc o n o c se non e insegni, disciplina ch sintassi della ello di alizzare del liv non ti scand li, dei vocabo conoscenza sso, sai che è ba lare. ti allora fallo vo Claudia Fan la o u Sc Educazione& ia_Fanti
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e http://www
ttivo.it/Claud .funzioniobie
Sono contraria ai voti e in particolare credo vincente elminarli per stimolare apprendimenti duraturi e profondi che contrasterebbero l’analfabetismo di ritorno e li eliminerei da tutto il sistema, fin dalla prima classe della primaria. Bambini e bambine educati ad apprendere per apprendere, acquisiscono l’abitudine alla ricerca per la ricerca, fioriscono sia in curiosità verso il sapere sia nella relazione con i compagni. Non si pongono mai nell’ osservazione del proprio lavoro con l’occhio di chi misura, si pongono con l’occhio di chi valuta, diventano perfino pignoli nella critica costruttiva del proprio operato, imparano ad autocorreggersi e provano una soddisfazione tale che si evince proprio dai loro gesti, dalle espressioni del viso più o meno compiaciute. Chiedono spiegazioni approfondite, non si accontentano, si pongono in modo dubbioso, scelgono percorsi anche PIU’ complicati di quelli che sceglierebbero per arrivare a un sei o a un sette per accontentare l’adulto. Insomma, non ci sono attriti, i conflitti cognitivi diminuiscono, c’è in classe un clima di fiducia reciproca e di gioiosa fatica, sì proprio di fatica positiva. Cari colleg hi, Cosa ne p ensate? R iuscite a R Siete anch ESISTERE? ev pedagocic oi portavoce di una proposta a di senso che GRIDA dell’esperi enza scola il valore pro stica? fondo Scriveteci per racco ntarlo su IN SEGNARED UCANDO.
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News insegnanti Gruppo Abele
Agorà Lo stuzzicadenti
Una Scuola che accompagna la crescita La costruzione delle identità a Scuola: esperienze di accompagnamento Venerdì 14 MARZO 2012 dalle ore 9,00 alle ore 13,30 presso la sede del Gruppo Abele Torino, Corso Trapani 91 ore 9: SALUTO E PRESENTAZIONE DEL SEMINARIO ore 9,15: “PERCORSI ALLA RICERCA DI SÉ: LO SVILUPPO DELL’IDENTITÀ DI GENERE FRA OMOLOGAZIONE E DIFFERENZE” Mauro Martinasso, psicoterapeuta centro Ulisse ore 10,15 – 13,15: “ACCOMPAGNARE LA SOFFERENZA NELLA SCUOLA” Laboratorio interattivo Daniela Muggia, Tanatologa, Associazione TONGLEN ore 13,15: Saluto e conclusione Iscrizioni: info@andispiemonte.it
Come si previene la dispersione scolastica.
Le mafie nel quotidiano,
Un team di professionisti, insieme a Cesare Moreno promuove un calendario di attività formative in materia di dispersione scolastica ed inclusione sociale in otto città d’Italia Calendario seconda fase Corso M.E.T.I.S Roma
21-22-23 FEBBRAIO 2014
Cosenza
7-8-9 MARZO 2014
Bologna
14-15-16 MARZO 2014
Genova
21-22-23 MARZO 2014
Milano
28-29-30 MARZO 2014
Napoli
11-12-13 APRILE 2014
Info: http://www.maestridistrada.net
Giornata della Memoria delle Vittime delle Mafie LATINA, 22 MARZO 2014 9