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I Gesti Universali di Giuseppe Penone in dialogo con gli spazi della Galleria Borghese

Le aree interne ed esterne del museo romano ospitano le opere del maestro dell’Arte Povera in un gioco di riflessi tra Storia e Natura

Fabrizia Carabelli

Si impongono nello spazio le sculture di Giuseppe Penone nel Salone di ingresso della Galleria Borghese per la mostra Gesti Universali, dedicata al maestro dell’Arte Povera, a cura di Francesco Stocchi. Appena entrati ostacolano lo sguardo sulla collezione del museo romano in una maestosità solenne, elegante ma non minacciosa, che si integra con discrezione tra le ricchezze architettoniche, pittoriche e scultoree della Galleria diretta da Francesca Cappelletti

Non si tratta di un confronto, le opere sono piuttosto scelte come un riflesso rispetto all’ambiente circostante. Ripetere il bosco, citando il titolo dell’operazione di Penone di assemblamento dei suoi Alberi, è una bella impresa in uno spazio come quello che ospita le sue opere fino al 28 maggio che, in questo caso, risulta riuscita piuttosto bene. alla sala dell’Apollo e Dafne dove, quasi come omaggio al capolavoro del Bernini, Penone presenta due griglie di ferro che contengono foglie di alloro dove, aggrappate alla superficie di ognuna, rami d’oro che si appoggiano con leggerezza. Il connubio tra antico e contemporaneo diventa qui un silenzioso dialogo di sguardi e richiami, uno sposalizio dai tratti fin troppo mimetici che rischia di sfuggire al visitatore distratto. Penone ha fatto di tutto per rispettare lo spazio trattandolo con i guanti, innestando foglie, cuoio e legni all’interno delle sale con la maestria di cui solo i grandi sono dotati.

«Il percorso – spiega la direttrice – si svolge in maniera significativa da alcune sale del museo allo spazio esterno, consentendo al visitatore di mettere a fuoco relazioni fra la materia e il gesto dell’artista e riscoprire la potenziale alleanza fra l’essere umano e la natura nel ciclo del tempo».

I materiali organici si ritrovano nella Sala degli Imperatori dove sono state collocate due opere incentrate sulla parola, sul respiro e sul contatto. In Soffio di foglie Penone ricorre a foglie vere che ammassa in un cumulo sui cui si sdraia e, ruotando il capo di lato, espira. Quando si alza, le foglie registrano l’impronta sia del suo corpo sia del suo respiro. In Respirare l’ombra, invece, un’ombra conica proiettata dal corpo umano si materializza attraverso una griglia di foglie di alloro in bronzo.

La Sala di Enea e Anchise espone invece una grande superficie di pelle, un’epidermide che, con le sue grinze, suggerisce un’esperienza tattile, oltre che visiva. Di fronte l’opera Pelle di marmo e spine d’acacia, in cui le vene e le spine rimandano alla superficie della pelle e alla sua vitalità.

Il percorso espositivo prosegue all’esterno presentando al pubblico una serie di opere in bronzo di diversi periodi e di diversa natura. Nei Gesti Vegetali è incluso un gruppo di vasi nei quali, tra i rami e il fogliame, si intersecano delle forme e silhouette: «è interessante notare – sottolinea Stocchi – come anche il bronzo sia un materiale mutevole. Così come le piante cambieranno aspetto nei prossimi mesi, anche il bronzo si scurirà o assumerà dei tratti rossastri. Si tratta sempre di materia viva e quindi di un’opera che nel tempo avrà un aspetto diverso da quello che vedete oggi». Su tutti lavori spicca però Spazio di luce, un tronco d’albero scavato e rivestito al suo interno d’oro che ripercorre longitudinalmente il cortile esterno dell’Aranciera di Galleria Borghese. Si tratta di una composizione di 8 elementi, che raramente viene presentata nella sua completezza e che in questa occasione va a creare un gioco di prospettive e di armonia con l’ambiente cir- costante di forte impatto visivo.

L’intento mimetico in alcuni casi è fin troppo riuscito, tuttavia con le opere di Penone si ha sempre la piacevole sensazione di potersi riappacificare con il mondo, l’impressione che non sia tutto perduto e che natura e artificio possano coesistere in un territorio in cui l’artista, l’uomo, possa svolgere il proprio ruolo nel rispetto degli altri esseri viventi, poiché, come afferma lo stesso Penone: «Una divisione netta tra umano e natura è una visione forzata dalla realtà». Una riflessione oggi sempre più da tenere in considerazione.

Realizzata grazie al supporto di FENDI, sponsor ufficiale della mostra, l’esposizione è accompagnata da un catalogo edito da Electa.

Info: galleriaborghese.beniculturali.it

Giuseppe Penone. Gesti universali, Installation view, Gesti vegetali, Giardino dell’Uccelliera -2, Galleria Borghese, Roma ph. S. Pellion © Galleria Borghese

Collezionista di lungo corso, Fasol da anni combatte per la trasparenza fiscale.

Ci racconta oggi a che punto siamo arrivati

Adriana Polveroni

Giorgio Fasol è un collezionista di lungo corso. Oltre a scoprire e a sostenere giovani talenti, tra le sue tante azioni che hanno per epicentro l’arte, c’è la battaglia per la trasparenza fiscale. Da sempre la sua idea è di abbassare l’IVA, dichiarando però guerra aperta al nero, sia per chi acquista che per chi vende. Solo così il sistema dell’arte può essere degno di questo nome, sostiene. Nel 2008, durante l’ultimo governo Prodi, insieme a un ristretto gruppo di galleristi e collezionisti, Fasol era riuscito a portare la questione al tavolo dell’allora ministro dei Beni Culturali. Sembra- va fatta, tutti d’accordo nell’abbassare l’IVA avvicinandola agli standard europei, a quel tempo decisamente inferiori alla nostra. Ma nel gennaio 2008 Prodi cade e con esso cade anche il possibile provvedimento. «Il governo cade pochi giorni dopo il nostro ultimo incontro. Sono rimasto molto deluso, avevamo fatto un discreto lavoro, e da allora non ho più cercato di discuterne con i politici. Ma i problemi rimangono», racconta Fasol.

Qual è il nocciolo della questione oggi, come forse allora?

«Vuoi sapere la mia proposta? Semplice: cancellazione dell’IVA per gli artisti il cui fatturato non supera i 18.000 euro l’anno, e anche qui poi occorre sorvegliare, perché l’artista con un provvedimento simile non può continuare a vendere sottobanco. Abbassamento dell’IVA al 5% – questa era la nostra proposta al governo Prodi, oggi possiamo pensare a un 7% – nel caso di acquisto presso una galleria straniera. E abbattimento complessivo dell’Iva al 15%, oggi da noi sta al 22%, sebbene l’IVA in Europa, dove prima alcuni Paesi ce l’avevano al 5, 7%, è aumentata avvicinandosi al nostro livello».

Pensi che ci siano margini di manovra, specie dopo la recente sentenza della Corte di Cassazione?

«Mah, vedo che Sgarbi se ne sta occupando, ma io personalmente non ho più ripreso in mano l’argomento. Certo, tutto aiuta. Mi sembra che anche l’Angamc (Associazione nazionale delle gallerie d’arte moderna e contemporanea) si stia attivando. Ed è senz’altro buona la distinzione nelle tre fasce interessate: il collezionista, chi vende occasionalmente e il mercante vero e proprio, che a volte si nasconde dietro la maschera del collezionista».

Ma come si distingue il piccolo dal grande mercante?

«È nella vendita che emerge la differenza, se io vendo una o due opere all’anno per andare avanti con la mia collezione – anch’io lo faccio, non disponendo di capitali che mi permettono di acquistare con disinvoltura – penso che l’azione rientri nella figura del collezionista. Il vero mercante è quello che vende e compra, che compra anche e soprattutto per rivendere. Ma ci sono due problemi seri sotto tutto questo».

Quali?

«Prima di tutto il fatto che in Italia il diritto non è mai certo, ma interpretativo. La differenza tra chi vende occasionalmente e chi lo fa abitualmente l’ho esplicitata io, ma la recente sentenza della Cassazione non lo dice. Non fissa dei paletti. Uno dei quali potrebbe essere il seguente: le opere acquistate dieci anni prima, se rivendute, non vengono tassate. Questo frenerebbe la speculazione immediata, quella che ricerca la plusvalenza subito e che si adopera, se ha i mezzi, anche per influenzare il mercato. E su questo incide la seconda criticità».

Che sarebbe?

«Prima c’era la data certa dell’acquisto, che emergeva dal timbro dell’ufficio postale. Ora, con il pagamento online, tutto questo sparisce. Se poi vendo e mi pagano in tre rate, come si fa ad individuare la vendita? Come faccio a dimostrare che le tre rate si riferiscono a un’unica vendita? I truffatori sono molto abili e sanno come aggirare le norme. D’altra parte, l’ambiguità del legislatore è funzionale al non prendere posizione, e questo vale specie per l’arte che interessa poco la politica».

Quindi, che fare?

«Spingere il legislatore ad esprimersi con chiarezza al momento di fare la legge. Già sarebbe qualcosa».

Giorgio Fasol, nato a Verona nel 1938, è uno dei più importanti collezionisti d’arte italiani. Dalla sua grande passione per l’arte contemporanea nasce una significativa raccolta privata: Agi Verona Collection. Nel 1988 concede il primo prestito: cinque lavori esposti in occasione di Arte Fiera Bologna, e da allora le opere appartenenti alla sua collezione non hanno più smesso di viaggiare, richieste e prestate a Musei e Fondazioni di tutto il mondo vengono esposte in mostre e rassegne dedicate al linguaggio artistico contemporaneo. Dal 2019, attraverso l’iniziativa “Contemporanee / contemporanei”, l’Università di Verona accoglie in una mostra permanente una serie di opere della collezione Agi che Fasol ha messo a disposizione di studenti, docenti e visitatori. A maggio del 2023 il progetto sarà ampliato e un’altra notevole parte della collezione andrà ad arricchire l’Ateneo.

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