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L’OPINIONE
Biomasse legnose: tramonto di un mito
Ing. Giacomino Redondi
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La legge europea sul clima, recentemente adottata in via definitiva e divenuta “Regolamento 2021/1119/UE”, sancisce formalmente l’obiettivo della neutralità climatica al 2050, nonché il traguardo vincolante per il 2030 di una riduzione netta delle emissioni di gas ad effetto sera (emissioni al netto degli assorbimenti), di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990, tramite una crescita decisamente sostenuta di tutte le energie rinnovabili. Tra le fonti di energia rinnovabile l’UE ha inserito anche le biomasse legnose, nonostante la loro combustione non sia così sostenibile come affermano le politiche dell’Unione in materia di clima ed energia. La combustione del legno costituisce infatti il 35% di ciò che l’UE considera il suo mix di energie rinnovabili per riscaldamento ed elettricità su larga scala. La percezione comune inoltre considera la combustione domestica dei prodotti legnosi una pratica tradizionale, quasi naturale e quindi innocua per la salute. Le evidenze scientifiche mostrano però un quadro molto diverso. Il motivo per cui gli Stati dell’Unione incentivano l’impiego della legna a scopi energetici, risiede nel considerare le biomasse legnose una fonte di energia neutra rispetto alle emissioni di gas serra. Anche se è vero che il biossido di carbonio (CO2) emesso durante la combustione della legna è pari a quella assorbita nel corso della vita vegetativa della pianta di provenienza, è altrettanto vero che il carbonio accumulato in anni e decenni nel legno, con la combustione viene emesso sotto forma di CO2 istantaneamente in aria, aggiungendosi a quella fossile già presente o di nuova produzione da altre combustioni. Ciò determina per l’atmosfera un aumento netto di CO2, nell’attesa della ricrescita arborea e quindi del riassorbimento dell’anidride carbonica emessa. L’inquinamento pregresso non migliora, anzi. Altre sono le strategie da mettere in campo per garantire una reale diminuzione delle emissioni climalteranti ed una “pulizia dell’at-
Certamente importante è lo sforzo intrapreso dalle imprese della filiera legnomosfera”. Una cosa è sfruttare le foreste in modo sostenibile per la bioedilizia e gli arredi, realizzando oggetti che bloccheranno per decenni o secoli il carbonio contenuto nelle piante, altra cosa è bruciarle in stufe e caldaie. Una nuova consapevolezza dell’Unione in questo ambito, anche se ancora timienergia di promuovere una da, è stata sollecitata dalle osservazioni di varie organizzazioni ambientaliste. È promettente strategia con infatti in fase di revisione la direttiva Energie rinnovabili (direttiva UE 2018/2001) l’obiettivo di ridurre del 70% nota fra gli addetti ai lavori con la sigla RED II, che di fatto ha favorito il sovrale emissioni di particolato dagli apparecchi alimentati con biomasse legnose sfruttamento delle biomasse, in particolare quelle provenienti dalle foreste naturali anche extra UE. Come ampiamente noto e dimostrato, il processo di combustione di biomasse legnose produce polveri sottili e benzo(a)pirene in quantità variabili a seconda della tecnologia di combustione, dei generatori utilizzati, della qualità dei combustibili legnosi, dello stato di manutenzione periodica su apparecchi ed impianti. Studi e rilievi effettuati in Pianura Padana confermano che gli apparecchi a legna, anche i più efficienti, hanno emissioni sia di polveri fini ed ultrafini che di composti pericolosi per la salute umana, alquanto superiori ad esempio a quelle del gas metano. Certamente importante è lo sforzo intrapreso dalle imprese della filiera legno-energia, di promuovere una promettente strategia (“Rottamare ed educare”) con l’obiettivo di ridurre del 70% in 10 anni le emissioni di particolato dagli apparecchi alimentati con biomasse legnose. Un recente rapporto (progetto Life Prepair) ha però evidenziato come la riduzione di una sola parte degli inquinanti, non sia sufficiente a determinare una variazione apprezzabile nella formazione del particolato secondario in un bacino come quello padano: è indispensabile un efficace coordinamento riguardante tutte le attività che concorrono alla produzione dei precursori. Il 2030 è dietro l’angolo e da subito sono necessarie azioni coraggiose ed incisive, come l’eliminazione di tutti i sussidi per la combustione del legno, la limitazione all’uso energetico delle biomasse nel rispetto della filiera corta e nelle zone montane non servite da reti energetiche, la reale attuazione attentamente vigilata del principio di priorità (cascading principle). RCI