THe MaGazIne OF INTerIors AND conTemPoraRY DesIGN
specIale per i lettori di
LImited edition
la forza delle idee
Case
abitare contemporaneo
Bologna
Arte Fiera
Collezionismo 3_IP74_COVER_OK.indd 1
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indice
16 gennaio 2014
INTeRNI PaNoRaMa NeWS 6 La ToP TeN Ar T & DesIG n
I 10 must che raccontano l’art design 2014
appuntINTeRNI PaNORaMa 10 IL Gra nde sho w
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dal 24 al 27 gennaio la kermesse di Arte Fiera a Bologna 14 Bo lo gna c aput mundi
le mostre, gli eventi, la notte bianca durante la settimana dell’arte 16 CO LLEZIO NISTI S I NASCE ?
Giuseppina Panza di Biumo, Paolo Curti, Stefano Rabolli Pansera, Guido Mologni: quattro punti di vista sui nuovi scenari nel contemporaneo 20 Il Des ign all’incanto
Le case d’asta e l’ interesse per il design d’autore 22 par igi invita ro ber t Wilso n
La capitale francese rende omaggio al divino Bob: quattro piece teatrali e una mostra al Louvre 24 NUOVI PUNTI DI VISTA
Formafantasma: come diventare famosi in quattro mosse 26 com pro qu indi so no
Il collezionista e stilista Ernesto Esposito apre la sua nuova casa romana
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34 Il giro del mondo
Le gallerie (e i galleristi) che faranno parlare di sé 38 esc lus ivi
Tessuti, tappeti e mobili a tiratura limitata 42 l’arch itettura s pos a l’ar te
L’appartamento di Renato Preti, ad di Discipline, nel centro di Milano
Il pro ssimo sPecIaLe INTerNI uscirà il 3 APrILe 2014
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Diretto re respon sabile GILDA BO JAR DI boj ardi@mon dado ri.it
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Ar t-dire ct or Christoph Radl christoph.radl@radl.it Capored at t ore centr ale Simonetta Fiorio simonetta.fiorio@mondadori.i
In copertina, sullo sfondo, Civette, Vassoio in legno di Fornasetti. Poltrona Infl ted Wood, ideata da Zanini de Zanine per Cappellini: serie limitata composta da tre pezzi (poltrona, panca e sgabello), dalle linee curve e sinuose. Fruit of Knowledge, pezzo unico in porcellana, Antemann Dreams Collection fi mato Chris Antemann per Meissen.
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A cur a di Patrizia Catalano interniv@mondadori.it
Gr afic a Elena Mariani internie@mondadori.it Hanno col l abor at o Monica Baio Maurizio Casagrande O livia Cremascoli Valentina Croci Anita Greco Claudia Foresti Chiara Maggioni Cristina Morozzi Laura Ragazzola Valentina Raggi Henry Thoreau Segreteri a di red azione Alessandra Fossati - responsabile Adalisa Uboldi - assistente del direttore
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Tappezzerie disegnate ad hoc, e mobili eccentrici. eventi imperdibili e scuole da tenere d’occhio. Le manifatture storiche e i quartieri emergenti. di Anita Greco
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L’HoTeL
Un mago di luce nel cuore della Svizzera Alpina: l’art designer Moritz Waldemeyer noto per le sue installazioni led e per avere realizzato le laser jacket per gli spettacoli live del cantante Bono, questa volta è alle prese con la lounge dell’hotel Continental di Davos inaugurato lo scorso dicembre. Un lampadario lungo trenta metri, un’onda che produce luce calda verso il basso per un’atmosfera più accogliente e luce fredda verso l’alto, ricordando un cielo notturno stellato. Davvero magico.
la top ten art &design
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la galleria
Trecento metri quadrati in via Andrea Maffei 16 e una passione per il design scandinavo d’autore che si declina in mobili vintage, tessuti limited edition e oggetti art design: è la galleria Altea+Nicola Quadri. Quadri, interior decorator, collezionista di pezzi di modernariato del Novecento, ha inaugurato questo spazio per ampliare la sua ricerca sul crossing tra contemporaneo e vintage. Tra le proposte: riedizioni di design come le luci Turbo, disegnate da Louis Weisdorf nel 1967, rieditate da Gubi, pezzi contemporanei a tiratura limitata, complementi di alto artigianato. E per il 2014 un fitto programma di mostre e dibattiti a tema.
IL LIBro
Mari a per gay, co mplete work s 1957-2010, edito da damiani, r acco glie il lavoro dell’eclettica ar tista fr ancese. sopr a Bur eau Lo uis xv , una cr eazio ne esclusiva di Mari a Per gay per Fendi Ca sa . a lato, davo n svizz er a, ho tel co ntinental l’installazio ne di luce di Mori tz Waldemeyer.
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tappezz eri a limited editio n in canvas stampato da al tea+ni cola qu adri .
Cinquant’anni di attività di una delle più talentuose designer del Novecento: parliamo di Maria Pergay, classe 1930, artista visionara e supercreativa, che da decenni affascina clienti e collezionisti di tutto il mondo. “Maria Pergay: Complete Works 1957-2010” ( di Suzanne Demisch e Stephane Danant, edizioni Damiani, pagg. 304, 60 euro) è, infatti, il primo volume che ripercorre in modo completo l’intero lavoro della designer russa, parigina d’adozione. Maria arriva all’età di sette anni a Parigi dove vivrà e si formerà artisticamente: risale al 1957 la sua prima collezione di oggetti in argento, mentre nel 1968 aprirà nella storica Place de Vosges la sua prima galleria con il suo nome. Ancora oggi, nonostante abbia spento più di ottanta candeline, la Pergay è un’artista instancabile a attivissima: nel novembre dello scorso anno, in occasione di Design Miami, ha presentato un’eclettica collezione di arredi in edizione limitata per F endi Casa. (Laura R agazzola)
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La mosTra G randi festeggiamenti in casa Baccarat. L ’occasione, un super compleanno: quest’anno infatti sono 250 anni che la storica azienda francese produce i suoi preziosi cristalli. N ata come manifattura reale ha realizzato collezioni per i grandi del mondo: da L uigi F ilippo di F rancia, al sultano Abdülaziz, dall’imperatore giapponese Mutsuhito, all’Aga Kahn e al presidente americano R oosvelt. C on i bicchieri Baccarat hanno brindato celebrities come Aristotele O nassis, G race Kelly e C oco C hanel (quest’ultima si era fatta realizzare come pezzo unico un piatto decorato con stoffa e forbici). I flaconi di profumo Baccarat sono piccole opere d’arte: considerati oggetti di culto contano collezionisti di tutto il mondo. G li ultimi anni sono stati segnati da una forte apertura al mondo del design con collaborazioni con progettisti importanti per opere spesso di forte impegno economico.
R icordiamo Patricia U rquiola, J aime Hayon, i fratelli C ampana, L ouise C ampbell e naturalmente Philippe S tarck, autore anche del progetto della maison a Parigi, al numero 11 di Place des États-U nis. Per questo anno sfavillante una serie di eventi (tra cui il volume Baccarat Two Hundred and F ifty Years, edizione R izzoli N ew York) che culmineranno in una importante mostra che si terrà in autunno al Petit Palais nella capitale francese, con tutti i master pieces della manifattura.
Vaso spirale di Bacc ar at la manif at tura celebrerà 250 anni di a t ti vit à con una grande mos tra in a utunno al petit palais di Parigi.
il gioiello A volte i gioielli sfiorano le qualità essenziali dell’espressione artistica. O pere d’arte? In un certo senso, in quanto appartengono alla preistoria della decorazione, quando l’uomo usava ogni forma espressiva, soprattutto quella legata al proprio corpo, come un omaggio a qualche divinità (Wilhelm Worringer).
di j aqueline ra yan, la spil la in oro e smal ti, pezz o unico propos a de sign miami d al la gal leria Ant onel l a Vil l ano va.
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S pesso sottovalutati come oggetti legati alla vanità femminile, i gioielli hanno un grande potere di attrazione che va oltre il loro valore reale e sconfina spesso nell’affettività. E quindi, in quanto elemento legato alle sensorialità affettive, opera d’arte tout court. C osì perlomeno viene da pensare ammirando le belle realizzazioni che la G alleria fiorentina di Antonella Villanova ha presentato nell’ultima edizione di Design Miami Basel. U na selezione di gioielli di forte carattere disegnati da Manfred Bischoff, J acqueline R yan, Helen Britton, J amie Bennett, R ike Bartels, Peter Bauhuis e L ucia Massei.
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7 la scuola
IL maTerIaLe La terracotta riemerge dal recente passato, materiale povero nobilitato dalla mano di grandi scultori come Arturo Martini, Marino Marini, Lucio Fontana, Fausto Melotti. Sino agli anni Sessanta era il gioiello di famiglia nelle collezioni d’arte moderna, poi caduto in disuso e di recente tornata alla ribalta grazie a una bella esposizione che Mimmo Paladino ha costruito intorno a questo nobile materiale in quel del museo di Faenza, cui ha fatto eco la mostra, recentemente inaugurata, dedicata alle terracotte di Arturo Martini. Ma non solo gli artisti, anche gli architetti, come lo studio genovese dei 5+1AA, che nel foyer della Triennale di Milano, aiutati da Alfonso Femia, hanno realizzato una serie di modelli architettonici con questo materiale. Un ritorno giustificato anche dalla voglia di materialità che reagisce a questi anni di eccessi ‘virtuali’.
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luce de tta de ll’ange lo a for ma di po ltron a, in terr aco tta dipin ta a freddo e ne on, maurizio barberi s, co llezione la ca sa del mino tauro .
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C ontaminazioni disciplinari tra design, tecniche delle arti e nuovi media sono alla base della formazione all’accademia svizzera Head - G enève, nata dalla storica Accademia di Belle Arti del 1748, ma nella veste attuale dal 2007. Information/Fiction o Appropriation sono ad esempio programmi propedeutici, così come Trans-Médiation è uno dei master in cui, tra teoria e laboratori, gli studenti si cimentano in mostre collettive e installazioni. Fondazione Ahead li guida tra premi e assegni di ricerca, mentre l’Aehad Design Incubator fornisce la consulenza necessaria per l’avviamento nel mondo imprenditoriale. (Valentina C roci). l’Acc ade mia HEAD Genève oggi r appre sen ta un a de lle sc uo le più in terdi sci plin ari d’euro pa, a for te voc azione ar tistic a.
8 I designer
C aroline Bauer e Pier Francesco G aluppini, sono un’ originale liaison creativa svedese/spezzina. Lavorare su scale così diverse non è facile: mentre collaborano a progetti di architettura a livello internazionale riescono a essere presenti con i loro oggetti di design dalla forte componente artistica in varie gallerie, dalla milanese Luisa delle Piane al Mint di Londra con le lampade Pirouette stripe, che ricordano una trottola realizzata in preziosi marmi a righe. Senza contare la partecipazione alle fiere internazionali (saranno a Stoccolma in febbraio) dove la loro vocazione sperimentale sui materiali e la loro idea di estetica gioca in casa. La collezione di arredi presentata allo scorso Salone Satellite aveva forti richiami alla natura e illudeva con lavorazioni tridimensionali delle superfici in legno, mentre non mancano le citazione ai grandi maestri del design, come la lampada Achille, tributo all’iconica Taccia di Achille C astiglioni per Flos. (Monica Baio)
Ac hille Lampada da tavo lo, con di ffusore re alizz ato in re te metallic a ri vestita in fibr a di vetro , gal leria l uisa del le piane .
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il quartiere
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Un nuovo quartiere per Milano, o meglio, un’antica zona del centro della città, recuperata e rilanciata per il prossimo FuoriSalone. Tutto questo grazie all’intuizione di due giovani manager milanesi, Emanuele Tessarolo e Alessia del Corona Borgia, che hanno creato un format dedicato all’art-design che coinvolgerà il famoso “triangolo della Milano romana” tra piazza Affari, il Carrobio e corso Magenta. Showroom, negozi e gallerie, musei e antichi palazzi, ospiteranno per la design week un nutrito gruppo di giovani e meno giovani talenti con lo scopo di rendere questo quartiere un punto focale delle giornate più frizzanti della primavera milanese. Nel comitato promotore, la fondazione dedicata all’architetto Franco Albini e Giuseppina Panza di Biumo, erede delle sensibilità paterne. La fo ndazio ne al bini è tr a i pro motori del proget t o cinque vie , per il ril ancio del l ’ar ea ro mana a Mil ano. Nel l a foto, li br eri a v eli ero , fr anco al bini 1940, o ggi nel catal o go i maestri di ca ssina .
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l’oggetto
Il vaso è l’oggetto più semplice del mondo e al tempo stesso il più complesso. Possono essere essenziali, come certi vasi contadini, o molto elaborati come i vasi prodotti dalle ceramiche di Meissen. L a decorazione può essere strutturale, un colore, il gioco del riflesso della luce, un semplice ornamento che segue la struttura della forma, oppure, come un libro, avere la pretesa di raccontare una storia. Così questo vaso nato dalla creatività della designer danese H anne Enemark racchiude entrambe i temi. L ’estrema semplice morbidezza della forma che gioca sulle trasparenze del vetro per ottenere eleganti effetti di luminosità vive del contrasto con l’elemento metallico e sovrastrutturale della decorazione a forma di farfalla, che con un certo stile ci racconta appunto una storia poeticamente intonata alla diafana consistenza del vetro. L a Enemark è rappresentata da Artelier Courbet di New York.
vaso co n appli cazio ni di far fal l e del l a designer d anese h anne enemark , courbet gal ler y, new york .
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appuntINterNIPANorama / 11 Alcune immagini tratte dall’ultima edizione di arte Fiera Bologna 2013. A lato, Rain, di Samuel Salcedo, opera in resina, poliestere e polvere di alluminio di Samuel Salcedo, Galleria Drees. Sotto, Medardo Rosso, La conversazione in giardino, gesso, 1896: la fie a per la prima volta quest’anno apre anche all’arte dell’Ottocento nella sezione curata da Claudio Spadoni. Pagina accanto, Ma Liuming No. 2, 2012, Olio su tela, di Primo Marella Gallery, Milano.
Dal 24 Gennaio a Bologna, cultura, business e movida: con Arte Fiera, completamente rinnovata, una notte bianca e tante mostre in città.
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iL grande show
rte Fiera è a Bologna, dal 24 al 27 gennaio. Giunta alla sua 38esima edizione, con i suoi numeri e le sue partecipazioni, è la più importante e longeva fiera d’arte italiana. Le difficoltà per ‘tenere in piedi’ una macchina complessa in un momento di crisi non mancano: tutto sta nel trovare le giuste ricette. Il suo presidente Duccio Campagnoli dal 2011 al timone di Bologna Fiere, ne ha individuate almeno tre: un’iniezione di rinnovamento nella struttura fieristica con l’apertura di nuove sezioni come l’arte della seconda metà del’Ottocento e la fotografia contemporanea, un rapporto con la città e le sue istituzioni culturali e la messa a registro di una rinnovata avventura internazionale a Shanghai il prossimo autunno. “Quest’anno per noi è un anno strategico” spiega Campagnoli “la nostra è una fiera d’arte molto visitata e amata da collezionisti e direttori di musei, ma c’era bisogno di un nuovo spirito, uno sguardo aggiornato attento ai fenomeni internazionali. Arte Fiera è una fiera curatoriale, che ha scelto temi per coinvolgere, ricercare e selezionare la partecipazione delle gallerie. Una kermesse dell’arte italiana che ritrova il gusto della ricerca, della conoscenza e dell’esperienza e che cerca le sue risorse e le sue verifiche esclusivamente sul mercato, senza contributi pubblici.
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di Patrizia Catalano
Siamo sinceramente soddisfatti dei primi risultati di questa edizione: contiamo oltre 170 gallerie partecipanti, con una crescita del 27 per cento rispetto all’ultimo anno. Questo ci consolida come la principale manifestazione d’arte moderna e contemporanea in Italia”. Nel 2014 Arte Fiera riprende la sua avventura in Cina e prepara il suo ‘doppio’ (come Art Basel che si ripropone a Hong Kong), con la nuova Bologna Fiere Shanghai Contemporary Art, in programma a settembre 2014 nella città cinese. “In vista del nostro appuntamento a Shanghai, a Bologna proponiamo un’anteprima con la presenza degli artisti cinesi nella mostra Discovering Ink, dedicata alla pratica dell’inchiostro su carta con uno sguardo rivolto alle generazioni d’avanguardia che hanno segnato gli ultimi 50 anni in Cina. Questo perché sin dalle primissime edizioni, la manifestazione si è rivolta alla comunità internazionale, non solo nazionale. Ogni anno qui si danno appuntamento non solo gli appassionati d’arte ma, con sempre maggior frequenza, i collezionisti di tutto il mondo, i direttori di musei, i critici italiani e stranieri. Questo a dimostrazione del valore dell’evento nei circuiti che contano dell’arte mondiale”. Tra le molte novità di questa edizione emerge, come già detto,
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l’apertura all’arte italiana della seconda metà dell’Ottocento che estende, con la sua presenza, il concetto di moderno ad anni tra i più trascurati dalla critica internazionale, con lo specifico obiettivo di riaffermare la centralità dell’arte italiana di quel periodo. Claudio Spadoni, direttore del MAR Museo d’arte della Città di Ravenna, è il curatore di questa particolare sezione, che raggruppa una decina di importanti gallerie italiane e svizzere: “Quando ho proposto l’apertura alla seconda metà dell’Ottocento l’ho fatto partendo dalla considerazione che se il Novecento italiano gode di grande fortuna critica a livello internazionale l’Ottocento è storicamente e in maniera non del tutto esatta, considerato il secolo dell’arte francese. Al contrario, l’arte italiana di quegli anni è rappresentata da un gruppo di splendidi artisti come i Macchiaioli, Segantini, Previati, Fontanesi, dal grande Medardo Rosso, da Adolfo Wildt, per non citarne che alcuni, autori che non hanno nulla da invidiare ai loro colleghi francesi. Certi nostri artisti, come Boldini, Zandomeneghi, De Nittis, se fossero nati in Francia avrebbero avuto ben altra fortuna critica. Insomma, per inquadrare correttamente i fenomeni artistici del Novecento è di primaria importanza partire da quegli anni italiani così densi di aspettative. La colpa di questa sottovalutazione è certamente in primo luogo di Roberto Longhi, che liquidava pittori come Fontanesi definendolo “un allevatore di piantine nane”, ma anche di certe avanguardie come i Futuristi, che troncano di netto con la tradizione artistica italiana. Se dovessi scegliere tre autori che riassumono questo interessante periodo non avrei dubbi: Medardo Rosso, con la sua carica impressionista, i paesaggisti piemontesi e in primo luogo proprio Fontanesi, e Ippolito Caffi, forse l’ultimo dei grandi vedutisti di matrice settecentesca”. Bologna punta inoltre sul collezionismo, con la presenza nel programma di Conversations 2014, una serie di incontri dedicati al mercato dell’arte di alcune importanti Corporate Collections, quali EVN Group, Lhoist, VAC Foundation, Erste Foundation, e un focus sul sistema dell’arte in Cina, cui verrà dato molto spazio in virtù
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Alcune immagini di Arte Fiera Bologna edizione 2013. In alto, Teschi di Gabriele Arruzzo, della galleria Antonio Colombo Milano e sopra, un’immagine dell’allestimento dello stand della galleria Cardi Black Box Milano. In primo piano, The Selfish Gen , di Marc Quinn, 2007 bronzo dipinto. Qui a fianc , ritratto del presidente di Bologna Fiere e di Arte Fiera, Duccio Campagnoli.
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IL GRANDE SHOW / 13
Lo stand di Galleria Continua che ha 3 sedi: a San Gimignano, a Pechino e a Le Moulin in Francia, presenta a Bologna nella scorsa edizione. In primo piano, un’opera di Loris Cecchini, moduli in acciaio autoprodotti e saldati. A lato, installazione di Willy Verginer, Adesso è più normale, adesso è meglio, adesso è giusto, materiali vari, di Boccanera Trento.
della stretta collaborazione con SH Contemporary di Shanghai. Giorgio Verzotti, curatore per il secondo anno della sezione di arte contemporanea, ha dedicato un particolare impegno nell’aprire una sezione specifica dedicata alle gallerie di fotografia: “Ultimamente si parla di un’arte che possa allargare il mercato e che costi poco, ma spesso l’arte che costa poco vale anche poco. Diverso è il discorso per la fotografia, che essendo un’arte ‘riproducibile’, consente costi contenuti pur in presenza di una qualità elevata. L’altro motivo che mi ha spinto in questa direzione è il desiderio di proporre qualcosa di nuovo, di sperimentare. Era necessario inserire un approccio specialistico e così mi sono rivolto a Flavio Castelli, curatore di MIA, Milan Image Art Fair. Così abbiamo selezionato venti gallerie che propongono la fotografia d’arte anche attraverso mostre individuali. Oltre alla fotografia, ci sono le gallerie giovani, che stanno crescendo e si pongono in modo dinamico nei confronti di un mercato internazionale, inoltre ho pensato a quello che fanno anche altre fiere, aprendo una mostra dedicata a un Paese. Noi abbiamo preferito confrontarci con un’area geografica che ha avuto un ruolo molto importante nella vita culturale europea, i Paesi dell’ex blocco sovietico”. Special guest quindi, l’Est Europeo, con un’importante mostra curata da Marco Scotini (nuovo direttore del NABA di Milano) dal titolo Il piedistallo vuoto, fino al 16 marzo al museo civico Archeologico della città, dedicata all’arte più o meno misconosciuta degli anni post sovietici. Continua inoltre il focus sui giovani artisti con Under 30, premio promosso da Euromobil, main sponsor della manifestazione, giunto oramai alla sua ottava edizione. Infine, come ogni grande manifestazione che si rispetti, ecco Art City, nata dalla collaborazione tra l’Ente Fiera e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Bologna, con una serie di iniziative cittadine che culmineranno nella Art White Night, sabato 25 gennaio, che ogni anno richiama il pubblico dell’arte per le strade di Bologna.
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BOLOGNA INCONTRA L’ARTE CONTEMPORANEA: IDENTIKIT DI UN SUCCESSO
CHI È: Arte Fiera, giunta alla sua 38esima edizione, rappresenta una delle più importanti fie e europee di arte moderna e contemporanea. Con 172 gallerie presenti (si registra un aumento del 27% rispetto all’edizione del 2013), Arte Fiera mette in scena i nomi più importanti del panorama artistico nazionale e straniero (la lista completa è online). Sono anche presenti più di trenta case editrici e librerie specializzate. QUANDO: Si svolge dal 24 al 27 gennaio a Bologna. DOVE: Presso i Padiglioni 25 e 26 di Bologna Fiera (Viale della Fiera 20) su una superficie di 10.000 metri quadrati. Ingresso: Ovest Costituzione. ORGANIZZAZIONE: BolognaFiere; Giorgio Verzotti e Claudio Spadoni sono i direttori artistici per l’edizione 2014. NOVITÁ: L’apertura alla pittura della seconda metà dell’Ottocento per esplorare l’incontro fra antico e contemporaneo e un focus sui Paesi dell’Est Europeo (con una mostra anche in città, vedi sotto) e sulla Cina (in vista anche della nuova edizione cinese di BolognaFiere Sh Contemporary nel settembre del 2014, a Shanghai). Nuova anche la sezione dedicata alla fotografia d’autore, curata da MIA Fair. ORARI: Aperta al pubblico da venerdì 24 a domenica 26 dalle ore 11 alle ore 19 (chiusura ore 17 solo per lunedì 27 gennaio). TICKET: Il biglietto giornaliero costa 20 euro (possibilità di abbonamento su più giorni e di acquisto dei ticket anche online). IN CITTÁ: Anche quest’anno Arte Fiera sbarca in città con ART CITY Bologna, in collaborazione con l’Assessorato alla cultura del Comune, che prevede un ricco calendario di iniziative culturali (visitabile online), notte bianca compresa il 25 gennaio (ART CITY White Night). In particolare si segnala la mostra “Arte Fiera Collezionismi – Il piedistallo Vuoto. Fantasmi dall’Est Europa”, allestita presso il Museo Civico Archeologico con opere provienienti dalle più importanti collezioni private italiane. PER SAPERNE DI PIÙ: tel. 051/28.21.11. www.artefie a.bolognafie e.it. (L.R)
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n fantasma si aggira per Bologna. Una mostra, Il Piedistallo Vuoto, a cura di Marco Scotini, curatore di chiara fama, che evoca lo spirito del recente passato (politico e culturale) dell’Est Europa. Un convitato di pietra chiamato a occupare un piedistallo vuoto, quello delle scelte che l’arte negli anni del regime sovietico non ha saputo o voluto fare. Quaranta autori, provenienti da venti differenti Paesi dell’ex Unione Sovietica e da diverse collezioni italiane, tutte tra le più autorevoli e importanti di questi ultimi anni. Tra queste, la
di Maurizio Casagrande
BoLoGna caPuT munDI Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, la Fondazione Nicola Trussardi, la Collezione Enea Righi, la Collezione La Gaia di Torino, la Collezione Maramotti. Gli autori, affratellati da una sorta di concettualismo apocalittico, pongono al centro della loro ricerca i fantasmi di una cultura (archeologia politica?) che si lacera tra gli esistenzialismi dostoevskijani e i revival nostalgici della mai dimenticata coppia MarxLenin. Una mostra importante, che ha l’ambizione di fare il punto su una generazione di autori perduti ma ritrovati grazie all’importante lavoro del collezionismo italiano. Tra questi Ilya Kabakov, Vyatscheslav Akhunov, Jiri Kovanda, Julius Koller, Ion Grigorescu, Nedko Solakov, Deimantas Narkevicius, Mircea Cantor e molti altri, forse più giovani, ma certamente altrettanto necessari. “Non sarà una mostra sulla nostalgia del passato – sottolinea il curatore Marco Scotini che da anni segue con interesse i rappresentanti di questa congiuntura artistica con esposizioni di ricerca– sarà invece una mostra che già dal titolo racconta un mondo ancora vivente, una potenzialità”. Il museo archeologico di Bologna dal 24 gennaio al 16 marzo sarà la cornice ideale di questa esposizione dedicata a un concetto di ‘fantasma’ che sembra evocare lo spirito, appunto, della teoria freudiana, sempre presente quando si tratta di scenari immaginari dove il passato è il soggetto che si presenta alle soglie del futuro. La mostra nasce dalla collaborazione tra Arte Fiera e l’Assessorato alla Cultura di Bologna, nella persona di Gianfranco Maraniello, direttore dell’Istituzione Bologna Musei, che coordina il programma di Art City che ha come obiettivo coinvolgere l’intera città nella settimana della fiera dell’arte.
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Dal recupero degli artisti dell’est Europa, al rilancio dell’astrattismo italiano, agli eventi sotto il segno dell’arte.
In alto, a sinistra, Julius Koller, U.F.O.-naut J.K. 1981: una delle opere esposte a Il piedistallo vuoto, la mostra a cura di Marco Scotini dedicata agli artisti dell’est Europa operanti negli ultimi decenni del secolo scorso. Al museo civico archeologico di Bologna. Sopra, Old and bald I search for a gallery, 2008 di Goran Trbuljak. All’artista – presente anche al museo archeologico – è dedicata una personale dalla galleria p420 di Bologna intitolata, GT: Monogram, Monograph, Monochrome, Monologue. Pagina a lato. In alto, Y. Meldibekov, N. Oris, Tashkent: Lenin, dalla serie Family Album, del 2008, esposta a Il piedistallo vuoto, museo civico archeologico di Bologna. Sotto, Stella d’inverno, in fusione d’alluminio, di Gilberto Zorio, 2007. In mostra da Visionnaire, lo spazio del noto brand di interior design, un’ex chiesa sconsacrata in via Farini 13 a Bologna, diventa lo scenario di Collection Privée, tratta dalla collezione della galleria lucchese Claudio Poleschi.
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Art CIty BoLogna
Il 24, 25 e 26 gennaio ritorna a Bologna Art City, articolato programma istituzionale nato nel 2013 dalla collaborazione tra l’assessorato alla Cultura del Comune di Bologna e BolognaFiere, allo scopo di affianca e, all’annuale edizione di Arte Fiera, esposizioni, eventi e iniziative culturali in ambito cittadino. Dal MAMbo, Museo d’arte moderna di Bologna, con la mostra collettiva La Grande Magia. Opere scelte dalla collezione UniCredit, ai Percorsi del magico nei principali luoghi di cultura municipali, all’omaggio a Giorgio Morandi, per i cinquant’anni dalla scomparsa, con le mostre di Tacita Dean e Rachel Whiteread; dalla mostra Il piedistallo vuoto, presso il Museo civico archeologico, all’arte dell’Ottocento presso la Pinacoteca Nazionale; da L’eredità dei Bastardini: dall’assistenza all’arte, cioè opere dal Trecento all’Ottocento scelte dal patrimonio della Provincia di Bologna a Palazzo Pepoli Campogrande, fino al e mostre presentate negli spazi espositivi di Genus Bononiae della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e dei nuovi Mast e Cubo. La notte di sabato 25 sarà – come ormai da tradizione – consacrata all’Art White Night, cioè la Notte Bianca dell’Arte, che invade ormai da anni il centro storico di Bologna richiamando in città migliaia di persone che trovano eccezionalmente aperte sino a mezzanotte tutte le gallerie d’arte ma anche parecchi pubblici esercizi. Insomma, sono numerose le occasioni per scoprire o ri-scoprire in modo orginale la città. E, a disposizione del pubblico, ci sarà, anche quest’anno, la navetta gratuita Art City Bus mentre l’Art City Map guiderà i visitatori attraverso il ricco percorso di mostre, eventi, performances e specifi he attività studiate appositamente per i bambini. Il programma completo lo si tova sul sito: www.artefie a.bolognafie e.it e www.comune.bologna.it/cultura. (O.C.)
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CollezIonIsti si nasce? L’erede che gestisce e fa conoscere, il gallerista coacher, il curatore missionario e il direttore (italiano) di una fiera che farà parecchio parlare di sé. di Patrizia Catalano
Per Giuseppina Panza di Biumo che cura la collezione del padre, grande collezionista di arte contemporanea, il dovere di chi gestisce un’importante collezione è rendere il più possibile visibili le opere raccolte. A villa Panza, oggi proprietà del Fai, è in scena fino al 2 11.2014, Aisthesis - All’origine delle sensazioni, Robert Irwin e James Turrell. Nella foto, James Turrell - Shanta (Blue), 1967. Foto di Florian Holzherr.
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Per Paolo Curti, della galleria milanese Paolo Curti e Annamaria Gambuzzi, il futuro apre a un mix di collezioni di arte e design. Qui a lato, una fotografi , Skullery III, di Christopher Broadbent, di cui si è appena conclusa la personale, e sotto, un’opera del designer Alessandro Mendini, Clarabella, del 2012 entrambi rappresentati dalla galleria.
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iuseppina Panza di Biumo curatrice archivio e collezione Panza, Mendrisio, Svizzera “Nostro padre ci ha lasciato un grande numero di opere, 2500, dedicate all’arte americana tra gli anni Settanta e il Duemila, con una particolare attenzione per gli epigoni dell’astrattismo e del minimalismo. Di queste, una parte considerevole è stata donata al Moca (The Museum of Contemporary Art) di Los Angeles e al Guggenheim a New York, mentre la villa di Varese, con duecento opere, è stata donata al Fai, che si è impegnato a gestirla mentre il nucleo più importante – 1500 opere – viene conservato in Svizzera. Noi ci muoviamo con l’obiettivo di far conoscere e divulgare le idee che stanno alla base della collezione di nostro padre, con operazioni grandi e piccole. Durante la prossima settimana del design milanese per esempio, proporremo un’opera di Richard Long al Museo Archeologico di Milano. Trovo affascinante mescolare l’antico a un’opera contemporanea come quella di Long che contiene elementi come la pietra, che permettono un dialogo con i reperti archeologici contenuti nel museo. Altro appuntamento a Ca’ Pesaro, dove a marzo, grazie all’attenzione del nuovo direttore dei Civici Musei, Gabriella Belli, esporremo un importante nucleo di lavori. D’altra parte anche noi ci consideriamo un po’ artisti. Scegliere le opere da esporre in un particolare spazio, disporle con attenzione, rispettando la logica degli artisti, richiede un vero talento d’autore!”. Paolo Curti, galleria Paolo Curti Annamaria Gambuzzi, Milano Collocata nel cuore di Brera, a pochi passi dalle collezioni dell’Accademia, la galleria di Paolo Curti e Annamaria Gambuzzi propone un interessante spaccato dell’arte contemporanea, senza particolari indirizzi stilistici, ma con una grande attenzione alla qualità delle opere, che spaziano
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dalla fotografia alla pittura, dalla ceramica al neodadaismo, proponendo autori come Micuel Barcelò, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Christopher Broadbent e molti altri. “Ho iniziato nell’84 a Brescia, città molto interessante per l’arte, dove un collezionista come Guglielmo Cavellini ha potuto accumulare un importante patrimonio di opere legate all’astrattismo e dove opera un importante gallerista come Massimo Minnini. È andata bene e ci siamo spostati a Milano, in via Pontaccio, in una zona storica per l’arte. Certo i tempi sono cambiati. Una volta era più facile avere le opere dagli artisti. Si vendeva poco, e erano tutti più disponibili. Se devo dare un consiglio a un ipotetico neo collezionista gli direi che una buona collezione richiede molta attenzione. La mia matrice, il mio personale approccio all’arte è sempre nato da una passione per l’opera, quasi un colpo di fulmine. Troppo spesso ci si dimentica che il vero connoisseur si affida più all’istinto, alla passione che al raziocinio. Bisogna raffinare il proprio gusto passando almeno molto tempo a visitare i più importanti musei del mondo. Ma i migliori collezionisti sono proprio i galleristi. Abbiamo un nutrito gruppo di collezionisti cui facciamo da consulenti, anche se facciamo solo tre mostre all’anno. Amo l’arte italiana. Gli artisti italiani sono bravissimi, anche se poco riconosciuti dal mercato internazionale, e così il collezionista
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rispetto all’edizione 2012, mi aspetto un maggior coinvolgimento dei collezionisti cinesi. Inoltre sono convinto che Shanghai sia la città giusta per aprire la Cina al mercato dell’arte: ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo importante. Per qualche strano motivo questa città sta vivendo un vero e proprio boom culturale. Entro il 2014 avremo nuovi musei di arte contemporanea e se infine sarà confermata anche una “ free trade zone”, allora ci saranno tutti gli elementi per fare di Shanghai il centro di un nuovo grande mercato dell’arte. Per quel che riguarda il mercato vale una doppia considerazione. In primis, vi è stata un’importante correzione dei prezzi e dei volumi di affari, specialmente per quanto concerne il mercato delle aste, che ancora oggi rappresenta una fetta importante degli scambi in questo settore. D’altro canto, il collezionismo e quindi l’interesse per l’arte sta crescendo tra le generazioni più giovani, che saranno il futuro del collezionismo cinese nei prossimi anni. Per quanto concerne le tendenze, è finito il momento del pop e dell’uso di icone politiche del passato. Quest’anno a Bologna ho deciso di portare una mostra dedicata all’inchiostro contemporaneo, che ha un forte rapporto con la pittura tradizionale e classica cinese, un valore che il mercato ha iniziato a riscoprire ultimamente e che sta suscitando interesse a livello mondiale. È una tendenza che stiamo seguendo da alcuni anni e che abbiamo deciso di far conoscere anche in Italia: un trend che attira il collezionismo sia locale che internazionale e lega tradizione e contemporaneità, un mix davvero interessante”.
italiano si fida poco e non li sostiene. Peccato. Il futuro? Forse è dell’Africa”. Stefano Rabolli Pansera di Beyond Entropy, Londra “Trentatrè anni architetto nato a Brescia ma oramai cittadino del mondo con sede nella città più cool del pianeta, Londra. Questo in sintesi il mio stato attuale. Ho lavorato da Herzog & de Meuron, la coppia di architetti svizzeri che mi ha insegnato a conoscere il valore del territorio, la palestra che ho praticato nello studio H&M mi ha indirizzato verso il mondo dell’arte. E l’anno scorso alla 55esima edizione della Biennale Arti Visive il padiglione dell’Angola con l’opera dell’artista Edson Chagas: Luanda, Encyclopedic City, si è aggiudicato il premio come migliore padiglione nazionale. Per un giovane curatore come me alla sua prima performance in Biennale una grande soddisfazione, che non posso dire inaspettata: io e Paula Nascimento di Beyond Entropy, l’associazione che ha curato questa operazione e di cui siamo soci fondatori, l’abbiamo voluto e sperato moltissimo perché ci credavamo fortemente. Non mi considero un curatore nel senso tradizionale del termine: mi sento più un collezionista. Colleziono artisti che mi permettono di promuovere operazioni sul territorio con un focus che è quello della sostenibilità. Grazie al lavoro con artisti che coinvolgiamo Beyond Entropy raggiunge lo scopo che ci siamo prefissi sin dal nostro esordio: inventare nuovi modelli territoriali. Per il momento agiamo su due aree: l’Africa subsahariana e l’area che fa perno intorno a Brescia che si è sviluppata in modo disorganico, privo di qualsiasi ragionevole piano urbano. La città senza la città è un tema interessante da risolvere e lo ritroviamo in Africa tanto quanto in Europa”. Guido Mologni, direttore di SH contemporary, Shanghai “La Cina sta attraversando un periodo molto interessante in termini di cambiamento di gusto e l’arte non fa eccezione. Sicuramente nel 2014,
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A lato, l’installazione di Edson Chagas, Luanda, Encyclopedic City, curata da Stefano Rabolli Pansera e Paula Nascimento di Beyond Entropy. L’opera si è aggiudicata il Leone d’Oro all’ultima Biennale di Venezia come migliore padiglione nazionale, per la repubblica dell’Angola. A fianc , scultura dell’artista Kusama: Kei Chan, ShugoArts Gallery, Shanghai che si presenterà a SH contemporary, la fie a di arte contemporanea che si terrà in autunno a Shanghai, curata da Guido Mologni.
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A sinistra, lampada da tavolo in resina Airport lamp, design Gaetano Pesce, 1968. Accanto, veduta dell’interno della casa d’aste Piasa in rue du Bac, a Parigi. Pagina a lato, lampadario, produzione della Manifattura Muranese, lotto d’asta del 18 dicembre, nella sezione Arti Decorative del XX secolo, casa d’aste Pandolfini di Fi enze. Sotto, tavolo in legno di ciliegio e acciaio nella finitu a canna di fucile, Empty Cone, prototipo di Xavier Lust (2013), all’incanto da Piasa il 17 dicembre. Sul tavolo, vaso in ceramica, della collezione dello stilista Raf Simmons, appartenente a un lotto d’asta del dicembre 2013.
È
in corso una modificazione progressiva e graduale della disciplina del design: non una rivoluzione, né una evoluzione, quanto una involuzione, non annunciata, ma praticata nel quotidiano da un numero sempre crescente di designer. Non una regressione, poiché non presuppone un rifiuto della modernità, ma un ritorno, quasi istintivo, allo stile tardo ottocentesco delle Arts and Crafts di William Morris, che fondò in Inghilterra laboratori per produrre artigianalmente tavoli, sedie, bicchieri e altre suppellettili domestiche. I designer di talento della nuova generazione, più che adeguarsi alla lezione di Walter Gropius che, nel 1927, presentando il corso di architettura al Bauhaus di Dassau, auspicava “un design di tipo funzionalistico e collettivistico, particolarmente attento alle tecniche costruttive”, sembrano attratti da realizzazioni speciali ed esclusive. L’ambizione non è più quella di moltiplicare il proprio progetto su scala più larga possibile, quando di vederlo editato in serie limitata. Non inseguono le aziende industriali per far realizzare in serie i loro progetti, ma le gallerie di design artistico, che offrono loro la possibilità del “gesto eclatante”. La forma non segue più la funzione, ma è quest’ultima che si deve adattare a sagome che nascono come libera espressione del talento personale. È da leggersi come puntuale segnale di questa tendenza, la vendita all’asta, da parte della casa parigina Piasa, il 17 dicembre 2013, di tutti i prototipi del belga Xavier Lust, un designer industriale, con all’attivo numerose collaborazioni con aziende d’arredo, ma anche un artigiano che modella con le proprie mani i prototipi in laboratorio, accanto agli operai. Il prototipo rappresenta l’opera fatta a mano, come quella artistica, dove pare di scorgere ancora l’impronta palpitante del creatore. Unica, perciò, anche se in seguito sarà replicata, e quindi vendibile in circuiti diversi da quelli tradizionali dell’arredo. Il confine esiste ancora, ma è sempre più sottile. Cedric Morisset, responsabile del design contemporaneo di Piasa, parla di un rilancio e di un percorso inedito della nota casa d’aste parigina, creata nel 1996: nuova sede e nuova immagine, a cominciare dai cataloghi. “Le vendite all’anno sono circa una ventina”, racconta, “e di queste due sono sempre dedicate al design italiano, che sta diventando una nostra priorità. Le
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vendite sono tematiche, una sorta di monografie d’artista, come la recente di Bruno Gambone, e il contemporaneo sta diventando sempre più importante. Il design in questo periodo”, aggiunge Cedric, “sta soffrendo nei canali tradizionali. Piasa, con le sue vendite tematiche, cerca di offrire un approccio più narrativo. Vendere dei prototipi significa rendere disponibile al pubblico appassionato di design l’approccio al progetto, raccontare le tappe dell’iter che dalla ideazione conduce alla realizzazione. Ai collezionisti, persone colte e appassionate, attraverso i pezzi va proposto un racconto intelligente. Tutte le vendite sono precedute da una esposizione, sempre allestita da un noto decoratore. Il 17 dicembre, assieme ai prototipi di Xavier Lust, andrà all’asta anche una importante collezione di ceramiche contemporanee di proprietà dello stilista Raf Simmons. Stiamo cercando” conclude, “di creare un rapporto equilibrato tra vintage e contemporaneo”. Pandolfini, casa d’aste fiorentina fondata nel 1924 dal Cavaliere Luigi Pandolfini, specializzata in oggetti d’arte e arredi dell’Ottocento/primi Novecento, in anticipo sui tempi, con la consulenza di Manolo De Giorgi, raffinato esperto di design, nel 2003 aveva iniziato a mettere all’asta pezzi
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La crisi sovverte le regole. Accanto al vintage, vanno all’asta, con sempre maggior frequenza, anche pezzi di design contemporaneo e persino prototipi di oggetti di serie.
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Il design all’incanto di Cristina Morozzi
di design contemporaneo. Ma progressivamente sta abbandonando i mobili che, come dichiara Lucia Montigiani, coordinatrice dei dipartimenti, “presentano problemi di conservazione e difficilmente raggiungono prezzi interessanti, e si sta concentrando sull’oggettistica contemporanea”. Il 18 dicembre sono stati battuti all’asta, ad esempio, un pesce in porcellana di Giò Ponti della Manifattura Richard Ginori, un lampadario di Venini degli anni ’60, dei calici di Attilio Codognato, una coppia di vasi in ceramica di Guido Andloviz (1930 circa). Anche Sergio Montefusco, della casa d’aste Boetto di Genova, nata vent’anni fa per sovvenzionare con le vendite di arredi e oggetti la Caritas Diocesana cittadina, sottolinea una tendenza verso il design moderno, soprattutto quello storicizzato. Tra le ultime vendite, segnala il lampadario Mitragliera degli anni ’30 di Franco Albini, a ben 50.000 euro. La conferma di un deciso spostamento verso il contemporaneo arriva da Sotheby’s di Parigi che, nel febbraio 2014, metterà all’asta una serie di pezzi di Gaetano Pesce, tra i quali alcuni inediti, preceduta da una esposizione dal 4 al 15 febbraio.
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dopo l’esordio (1972) al Festival d’Automne, il divino bob torna a parigi con quattro pièces teatrali e una mostra personale al Louvre.
parigi invita robert wilson
di Olivia Cremascoli
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In questa pagina, in alto: al Théâtre de la Ville di Parigi, le star Mikhail Baryshnikov e Willem Dafoe in The Old Woman, regia di Bob Wilson, che ha progettato anche gli arredi di scena; qui sopra: sempre al Théâtre de la Ville di Parigi, Peter Pan, regia, scenografia e luci di Bob Wilson
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ella salle de la Chapelle del Louvre di Parigi, fino al 17 febbraio, Bob Wilson (Waco, Texas, 1941), l’osannato regista teatrale, mette per la prima volta in mostra parte della sua magmatica collezione d’oggetti (da una maschera del Borneo del XIX secolo a scarpette da ballo, da una testa di Mickey Mouse a un ritratto di Marlene Dietrich mentre fuma, da ceramica del XVIII secolo a una vasca da bagno di Agape) che ha raccolto a Watermill (www. watermillcenter.org), il suo laboratorio creativo aperto ai giovanissimi talenti, nonché buen retiro estivo di Long Island (stato di New York). In mostra al Louvre ci sono anche i cosiddetti tableaux vivants, tra i quali i più recenti con protagonista un’irriconoscibile Lady Gaga, che re-interpreta soggetti di celebri dipinti antichi, da Gaga-Marat (la Mort de Marat, 1793, di Jacques-Louis David) a Gaga-Caroline Rivière (Mademoiselle Caroline Rivière, 1806, di Dominique Ingres), a GagaSalomé (la Tête de Saint Jean-Baptiste, 1507, di Andrea Solario). Infine, presso l’auditorium del Louvre, sono state eccezionalmente
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In questa pagina: nell’ambito di Le Louvre invite Robert Wilson, due immagini di Living Rooms, ‘personale’ del grande regista teatrale americano, presso il museo più celebre di Francia, che ha messo per la prima volta in mostra la sua collezione di oggetti.
organizzate quattro performance in cui Bob Wilson stesso saliva sul palcoscenico per la Lecture of Nothing di John Cage, che gli ha di recente commissionato la Ruhr Triennale. Wilson ha lasciato il Texas nel 1963 per trasferirsi a New York, dove ha iniziato studi d’architettura con Sibyl Moholy-Nagy (vedova di László) e poi con Paolo Soleri in Arizona, mentre nel frattempo studiava pittura con George McNeil. Gli esiti più maturi e sofisticati sono poi quelli che vediamo oggi a Parigi, dove Wilson è stato invitato dal Festival d’Automne à Paris (www.festivalautomne.com), che gli dedica, fino a gennaio, un ‘ritratto’ a più tappe: la rappresentazione della sua nuova pièce The Old Woman, con Mikhaïl Baryshnikov e Willem Dafoe, al Théâtre de la Ville; la sua versione di Peter Pan, con il Berliner Ensemble e la musica di CocoRosie, al Théâtre de la Ville; la nuova versione di Einstein on the Beach, opera scritta con Philip Glass, per cui Lucinda Childs ha creato una nuova coreografia al Théâtre du Châtelet. Perché, come ha detto lo stesso Wilson, “The moment you think you understand a great work of art, it’s dead for you”.
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Nuovi punti di vista
di Valentina Raggi
Fare design con budello, lava, lana, cera. Studio Formafantasma è un giovane duo italiano di grido internazionale, che firma pezzi a cavallo tra arte e natura. Ancestrali e iperattuali.
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ono designer ma lavorano materiali grezzi, organici, quasi provocatori: farina, saggina, budello, pelle, lana, lava. Andrea Trimarchi, classe ’83, e Simone Farresin, classe ’80, vivono a Eindhoven, dove hanno studiato, insegnano e creano. Fondano Studio Formafantasma cinque anni fa, e quindi conquistano musei mondiali come il Victoria&Albert di Londra e il MAK di Vienna, mentre allo Stedelijk Den Bosch di ‘s-Hertogenbosch (sud Olanda) questo mese è già l’ora di una retrospettiva: “Prima Materia”, con testi di guru come la trend scouter Li Edelkoort e la scrittrice e critica Alice Rawsthorn. Definirli designer è riduttivo, anche se, per paradosso, postulano l’originario ritorno all’oggetto davvero funzionale. Ma le loro opere si chiamano Botanica, Domestica, Autharchy, Migration, e sono un mix di artigianato e antropologia, industria ed ecologia. Sono spesso edizioni limitate, non sono nei negozi, ma in
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gallerie. Qualche esempio? Craftica con Fendi per Design Miami/Basel 2012, un’elegante capsule collection di arredi realizzata con scarti in pelle, che però richiama fortemente, quasi urla, l’origine animale del materiale legandolo a suoi simili insoliti come ossa e conchiglie. Per “La Sindrome dell’Influenza”, al Triennale Design Museum di Milano fino a fine mese, il duo è tra i nuovi nomi nostrani chiamati a reinterpretare grandi marchi del Made in Italy, e firma un’installazione video per Sambonet che mixa fiction e storia. Fate un design tra natura e arte. Come trovate l’equilibrio? «La prima è un’ispirazione istintiva. Oggi si parla molto di ecosostenibilità, e i designer devono per forza tornare alla natura. Ma stavolta da un punto di vista più grezzo, capendone davvero i meccanismi per utilizzare le materie prime raffinandole poco per scoprirne nuove potenzialità. Poi, nel Modernismo, i primi designer si sono avvicinati all’industria proprio per portare l’arte nelle case di tutti. Noi oggi sembriamo concettuali solo perché creiamo serie limitate interrogandoci sull’impatto ambientale e l’inutilità della iperproduzione di massa. In realtà parliamo di attualità». Chi sono i vostri committenti? «Spesso gallerie e musei. Ma lavoriamo anche con aziende, come i tappeti realizzati per Nodus, e vorremmo aumentare le collaborazioni con i brand». Prossimi appuntamenti? «A Milano, ad aprile, con la galleria Libby Sellers di Londra presentiamo oggetti realizzati con la lava dell’Etna e dei vulcani siciliani. Per mostrare che la Sicilia non è solo un’attrazione turistica ma anche produttiva. Forse riusciremo addirittura a creare un nuovo materiale col basalto. Una preview sarà a Miart, poi la collezione completa sarà esposta durante la Settimana del Mobile». Altro che Formafantasma, la coppia è decisamente concreta.
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Un lampadario Bladder Chandelier in budello di Studio Formafantasma per la mostra The Stranger Within al MAK Museum di Vienna (foto courtesy MAK/Katrin Wißkirchen). Il tappeto Migration per Nodus, ispirato ai disegni dell’ornitologo dell’800 Jan James Audubon. Pagina a lato: Simone Farresin e Andrea Trimarchi, fondatori di Studio Formafantasma. (foto di Delfino Si to Legnani). Lo studio dei designer a Eindhoven. Un vaso della serie Botanica, in polimero naturale, acquisito dal V&A Museum di Londra (foto di Luisa Zanzani).
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Compro quindi sono di Patrizia Catalano foto di Henry Thoreau
Nell’ingresso dell’appartamento romano di Ernesto Esposito all’Esquilino, una panca originale Jean Prouvé e alla parete uno Spot Painting di Damien Hirst. La piccola scala in legno sulla sinistra porta alla cucina. Nel corridoio, mobile di Charlotte Perriand originale del 1957 e una scultura di Kiki Smith. Appliques di Charlotte Perriand; a sinistra, la silhouette dell’opera Albino Spring Ruth di Robert Rauschenberg.
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Ernesto Esposito ci apre la sua casa romana. Stilista e grande collezionista, ha acquistato Il suo primo Warhol a soli vent’anni. Tra il primo quadro e l’ultimo acquisto, un prezioso Howard Hodgkin, passano 900 opere e una fortuna investita in arte contemporanea. Di cui va piuttosto orgoglioso.
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i nuovo Ernesto Esposito. Lo ritrovo dopo circa quindici anni: la volta scorsa eravamo a Napoli e il set era la sua casa pubblicata poi su “Casa Italiana” (ed Rizzoli New York, ndr), non avevo mai visto una collezione così puntuale di arte pop americana come quella sapientemente collocata in casa sua. La scena ora è tutta romana ed Ernesto ci apre il suo nuovissimo appartamento nella capitale: al quartiere Esquilino, in un ex convento ristrutturato, a un passo dall’auditorium di Mecenate identificato come la villa di Mecenate sul colle Esquilino. Esposito nella vita fa lo stilista di scarpe, belle e lussuose, con un suo brand – ma ha disegnato ed è tutt’ora consulente per moltissimi marchi super top della moda. Il mondo dell’arte contemporanea invece, lo riconosce come uno dei più autorevoli collezionisti, un uomo d’intuito che in quarant’anni di scouting ha scoperto e acquistato grandi talenti quando erano ancora poco più che ignoti: si vanta di aver comprato la sua casa napoletana 260 metri quadri in un palazzo storico del centro vendendo un Gerhard
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Un primo piano della libreria in salotto. Scaffali di Dieter Rams per De Padova, lampade di Luigi Caccia Dominioni, sedia Les Arcs di Charlotte Perriand, alla parete due foto di Robert Mapplethorpe. Pagina a fianc , poltrone in cuoio e acciaio, divano Roberta e Basta, etageres 1932 di Le Corbusier, olio su tavola Moss di Howard Hodgkin, lampade da parete di Serge Mouille, poltrone Jean Jeanneret 1952, scaffali industriali anni Cinquanta, acquistati su ebay. Dettaglio della zona pranzo con lampada di Arteluce.
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“Appena ventenne ho scoperto Warhol a Parigi. Il café de Flore è stata la mia palestra: lì ho conosciuto David Hockney, ma anche Karl Lagerfeld, i Lalanne, Pierre Bergé e Yves Saint Laurent”.
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“Fra qualche anno venderò tutto e mi comprerò un Picasso cubista e lo metterò davanti al letto: voglio morire con quello di fronte”. Richter che pagò 7 milioni di lire (3.500 euro) e che il primo dei suoi molti Warhol – alcuni dei quali visibili fino al 2 febbraio a Palazzo Blu di Pisa, all’interno della mostra “Andy Warhol una storia americana”–, fu acquistato a rate dal grande gallerista partenopeo Lucio Amelio: 30mila lire al mese, praticamente quindici euro. “Lei ritiene che si possano ancora fare certi affari come il suo primo acquisto quando era poco più che ventenne?”. Ci pensa un attimo: “Non credo così vantaggiosi, a quei tempi – mi riferisco agli anni Sessanta – l’arte contemporanea allora era davvero una cosa esclusiva, nelle città italiane esistevano poche gallerie che facevano mostre bellissime e importanti. Oggi la scena è cambiata, c’è un po’ più di consapevolezza da parte del pubblico e un’offerta maggiore dei galleristi: però bisogna avere intuito nel scegliere un emergente e fidarsi di chi te lo propone”. Chi ha avuto la fortuna di vedere la sua mostra, circa un anno fa al Mambo di Bologna, “Cara Domani”, curata da Caroline Corbetta, può intuire che Esposito ha comprato arte perché è un vero ‘pasionario’ del genere contemporaneo: lo conosce, lo apprezza, se ne
Lampada da terra anni Cinquanta, Nico portrait di Andy Warhol, poltroncine vintage acquistate su ebay con tessuto originale anni Cinquanta, tavolo di Gae Aulenti per FontanaArte.
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Mobili vintage originali degli anni ’50 e ’60 accompagnano la collezione di foto d’autore.
Fotografia di Candida H fer, mobile danese anni Sessanta e lampada anni Cinquanta. Pagina a lato, in camera, letto basic con coppia di librerie di Franco Albini 1957, e, a lato, una grande foto di Thomas Ruff.
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impossessa, lo metabolizza. Le sue case privilegiano la relazione tra lo spazio, l’opera e il furniture design. “Ogni casa ha un’anima diversa che va rispettata. In quella romana ho privilegiato tonalità calde, un parquet a pavimento, colori tenui alle pareti, grigio perla, verde salvia, tortora uniti al bianco che non può mancare, anche i colori saturi dei tendoni alle pareti, giallo becco d’anatra, verdone, avio fanno parte di un ‘progetto ad arte’. Porte bianche, che danno risalto e mobili d’autore degli anni Sessanta e Settanta”. Attenzione, si tratta di pezzi originali mai di serie e quindi assolutamente allineati alle scelte delle opere. Tutte superlative, a partire da Damien Hirst, Robert Rauschenberg, Kiki Smith, Thomas Ruff, Ilya Kabakov e, l’ultimo importante, un Howard Hodgkin acquistato poco prima che il grande artista britannico mancasse.
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Una ricognizione alla scoperta di gallerie specializzate in serie limitate dalla Svizzera all’Australia, dall’italia al Libano.
Il GIro DeL monDo di Cristina Morozzi
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Veduta della mostra “Colonial” a Sydney, presentata dalla galleria di Melbourne Broached Commissions. In primo piano, pezzi della serie Hawkesbury, creati in esclusiva da Max Lamb. Serie di vasi Soundplotter, creati dai designer tedeschi Shapes in Play, in 3D printing, proposti dalla galleria Swing di Benevento nella mostra inaugurata il 14 dicembre, 2013.
n ideale giro del mondo alla ricerca del design artistico è fonte di sorprese. Le gallerie si stanno moltiplicando a tutte le latitudini, riuscendo, comunque, grazie alla personale passione dei titolari, a differenziare la loro ricerca. C’è qualche nome che ricorre, ma la sorpresa è che vari sono gli artisti autoctoni e molti gli inediti. La filosofia, soprattutto delle gallerie più giovani, è di puntare su nomi nuovi, su vere e proprie scoperte, cercando di qualificarsi come talent scout. Questo è l’approccio di Angela da Silva, anima della galleria Swing di Benevento. Formazione nell’arte contemporanea e approdo al design per attrazione, poiché la sua molla è la curiosità,
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Angela riconosce che Benevento, la città dove vive, è una piazza difficile. Ma non si perde d’animo. È convinta che la singolarità e validità delle sue scelte siano servite a farla conoscere rapidamente in Italia e all’estero. Ha aperto nel 2011 e già è stata invitata a partecipare a art Dubai. Con il piglio della pioniera, poiché non si può permettere le star, cerca progetti di nuove leve, dotati di dimensione narrativa. E si compiace del riscontro nell’ambito dei creatori, raccontando che tanti si spingono sino a Benevento per mostrarle i loro lavori, tra questi anche Garth Roberts, canadese, giramondo, residente, saltuariamente a Berlino. In febbraio presenterà Jugin Lee, una coreana che vive a Londra e alla fine di marzo sarà per la seconda volta al Miart, piattaforma che ritiene molto interessante. La galleria Broached Commission di Melbourne sottolinea l’appartenenza al continente, proponendo collezioni legate ad eventi della storia australiana, ma tra i suoi designer compare anche qualche figura trasversale, come l’inglese Max Lamb e la cinese Naihan Li. La Carwan Gallery di Beirut, creata da Pascale Wakim e Nicolas Lecompte, ha inaugurato la sua nuova sede permanente il 22 novembre 2013 con una installazione dei food designer Charbel El Hachem e Carlo Massoud. Ospite speciale la designer francese India Mahdavi con la sua serie Landscape, in esclusiva per la galleria. L’obiettivo di Carwan è di stabilire, mediante la realizzazione di pezzi speciali, relazioni ravvicinate tra il design contemporaneo e
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l’artigianato tradizionale libanese. Talents Design di Tel Aviv, fondata nel 2008 da Gal Gaon, titolare e art director, propone pezzi esclusivi, alti di gamma, commissionati a designer/artisti israeliani e manufatti da artigiani locali. Tutti i pezzi, possiedono un carattere originale e fortemente iconico. Demosmobilia di Chiasso, fondata nel 1995 da Demetrio Zanetti, 1300 mq di showroom e oltre 3000 pezzi, è forse il più ampio spazio europeo dedicato al design da collezione, classico e contemporaneo. Grazie alla ventennale esperienza e alla colta selezione, Zanetti è considerato uno dei massimi esperti europei di design contemporaneo. Serge Bensimon, creatore di art de vivre con i suoi negozi di moda, accessori, arredi e oggettistica Autour du monde di Parigi e con la sua libreria di design Artazak, sempre a Parigi, nel 2009 ha chiuso il cerchio con l’apertura di una galleria d’arte in rue de Tourenne nel Marais, diretta dal colto e appassionato Francois Le Blanc. L’idea è di presentare un melange accessibile, firmato da designer/artisti giovani, provenienti dai quattro angoli del mondo. Le mostre, con cadenza trimestrale, sono sempre tematiche e propongono pezzi inediti, fabbricati, in serie di 30, solo in Europa. Alla base della ricerca ci sono i viaggi e gli incontri. La filosofia dell’universo Bensimon è la trasversalità, garantita dalla personalità carismatica di Serge, capace di tenere insieme con efficacia le varie anime.
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Esposizione collettiva presso la galleria Carwan di Beiurt (dicembre 2013). Da sinistra console Gradient Mashrabiyah di Misher-Traxler, serie di vassoi e sgabelli di Philippe Malouin e Baz Kilims di Taher Asad- Bakhtiari. Cassettiera disegnata da Franco Campi e Carlo Graffi Home, 1950 e due diavolini in fusione di ottone di Walter Bosse, Austria, 1950, in vendita nella galleria Demosmobilia di Chiasso. Pouf/tavolino Wood Origami, in legno, con effetto diamante, design Roni Cnaani, galleria Talents di Tel Aviv (photo Gal Gaon). Tavolino basso Cloud black edition, design Bel Shalom, galleria Talents di Tel Aviv (photo Gal Gaon). Pagina accanto, veduta della galleria Bensimon di Parigi durante la mostra “Upcycling: Etat (S) de la matière” del collettivo Wiithaa, svoltasi dal 29 maggio al 9 giugno 2013.
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EscLusivi di Claudia Foresti
Rigorosamente LIMITED: pezzi unici o editati in copie numerate e/o firmate. Tessuti, oggetti, tappeti, arredi PREGIATI. Sopra, piatto in terra cotta Theatre Du Cap D’Ail dell’esclusiva collezione che Roche Bobois ha dedicato a Jean Cocteau nell’anno del 50° anniversario della sua morte. Serie limitata a 1000 esemplari. Pagina a fianc . Rotating-glass shelf, progetto di Nendo per Dilmos in collaborazione con Lasvit. Shelves in multistrato di betulla con applicazioni di dischi “rotanti” in vetro soffi to. Limited edition 8 pezzi. Tessuto Dedar con ricami hautecouture realizzati da Vermont, nell’ambito di un progetto speciale di collaborazione tra l’azienda italiana e la Maison parigina. Collezione composta da tavolini – in marmo nero Marquina o bianco di Covelano vena oro – dalle forme organiche, realizzata da Zaha Hadid per Citco. A lato, poltrona Infl ted Wood, ideata da Zanini de Zanine per Cappellini e realizzata mediante l’impiego di legni brasiliani ricavati dalle demolizioni di vecchie case e fazendas. Si tratta di una serie limitata di tre pezzi (poltrona, panca e sgabello) in 5 copie ciascuno, dalle linee curve e sinuose. Sotto, tavolo in acciaio e vetro della linea Arborescence, ideato da Ora Ito in edizione limitata 20 pezzi per Christofl .
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Dall’alto, vassoio in legno Civette di Fornasetti. Stampato e laccato a mano. Ne vengono realizzati meno di 10 pezzi all’anno. Poltrona Kuki in fusione di bronzo patinata blu elettrico, ideata da Zaha Hadid per Sawaya & Moroni. Edizione limitata 24 pezzi. Vaso Battuti in vetro soffi to, progettato da Carlo Scarpa per Venini, lavorato a mano e rifini o da fit e molature orizzontali. Edizione numerata. Fermacarte Serpent di Saint-Louis, realizzato in cristallo chiaro, con la tecnica “millefiori . In edizione limitata di 75 esemplari numerati e certific ti.
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Dall’alto, tappeto annodato e cardato a mano Lune Lune, creato da Carla Tolomeo per la collezione Limited Edition di Illulian. Scultura in resina colorata Dreamy children – Spidey di Xiang Jing per X+Q Art. Edizione limitata di 999 esemplari numerati e fi mati dall’artista, distribuita da EntrataLibera. Credenza La Silenziosa di Mimmo Paladino e Alessandro Mendini per Cleto Munari. Laccata lucido con decori in ferro verniciato e scultura in bronzo. È realizzata in edizione di 49 pezzi. Fruit of Knowledge, pezzo unico in porcellana della Antemann Dreams Collection fi mata Chris Antemann per Meissen.
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L’ architettura sposa l’arte nel centro di Milano, un sapiente mix tra quadri, fotografie e arredi limited edition. Benvenuti a casa di Renato Preti, maestro di ospitalità. di Anita Greco foto di Henry Thoreau
La casa di Renato Preti e Giorgiana Ravizza accoglie opere d’arte e oggetti a tiratura limitata. Nella foto, un dettaglio della zona d’ingresso, pareti in legno zebrano e una nicchia che ospita vasi e piccole sculture.
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Nell’ingresso, un tavolo scultura originale degli anni Trenta, in acciaio e cristallo, alle pareti opera damascata di Rudolf Stingel e un Karl Marx di Vik Muniz. Nella pagina a lato, tavolo in cristallo nero e sedie in pelle e legno bruciato del designer olandese Maarteen Baas. Alla parete, opera del cubano Carlos Garaicoa. Un dettaglio della scala che unisce i tre piani della casa. A parete, fotografia di funambolo in orizzontale dell’artista sudamericano Orozco.
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na grande casa, bella, elegante quanto basta, in uno dei quartieri ‘importanti’ di Milano. Gli ospiti, Renato Preti, ‘neo imprenditore’ prestato dalla finanza al design, e Giorgiana Ravizza, raffinata press agent legata da sempre al mondo della moda, sono anche noti per l’interesse che da sempre li lega all’arte contemporanea, oggetto di un impegno collezionistico che si mostra in bell’evidenza sulle pareti della loro dimora milanese. Ettore Spalletti, Maria Grazia Toderi, José Clemente Orozco, Paola Pivi, Serse, e non solo arte ma anche bei pezzi di design, Marteen Baas e Marcel Wanders, sono alcuni degli autori che fanno da testimoni nel grande e ospitale appartamento di via dell’Annunciata, progettato e realizzato dallo studio m&a_ Mutti&architetti, che ha sconvolto per l’occasione, scenograficamente, tutte le regole compositive della ‘villa classica’. Perché, come in
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Come una villa classica, l’appartamento è su tre piani, e l’ultimo, il più magico, è il salone delle feste una villa, la casa si dispone su tre piani: il primo dedicato alla zona notte, la parte più privata, il secondo piano destinato all’accesso, un ampio ingresso dominato dalla bella foto della Todari, e un ultimo grande piano strutturato come la tolda di una nave con ampie vetrate e terrazzamenti che si affacciano sul magnifico skyline della città, particolarmente magico nelle ore notturne, e interamente dedicato al living, e alla zona pranzo e alla cucina. I tagli sono particolarmente audaci, una scultorea scala interna costituisce la spina dorsale della casa e consente una lettura immediata degli spazi domestici, così come le finestrature del soggiorno che, nella bella stagione, trasformano il gioco illusionistico del grande spazio ‘navale’ in una vera barca aperta ai venti e alle fragranze delle serate milanesi. La cucina poi, separata da una sottile parete, dalla lunga tavola da pranzo affiancata da una
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In alto, il salotto. Tra le due lampade costanza di Luceplan, una fotografia di aola Pivi: Filicudi. Sopra, una visione generale del salotto: le grandi fine trature sul fianco lun o e la terrazza sullo sfondo consentono un panorama unico su Milano. Alle pareti quadro astratto di Ettore Spalletti e disegno a matita di cielo e nuvole, di Serse. A lato, un dettaglio del vano scala e sullo sfondo poltrone di Maarteen Baas.
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teoria di sedie carbonizzate dal sulfureo designer olandese Maarteen Baas, si affaccia, grazie a una vetrata di notevoli dimensioni, in parte sui tetti della città e in parte condivide una piccola ma accogliente terrazza giardino, arredata con proprietà e competenza dai padroni di casa. Certamente le scelte professionali di Renato Preti, legate com’è noto al marchio Discipline, presentato a Milano in occasione del Salone del Mobile del 2012, hanno avuto un certo peso nelle decisioni stilistiche, se così si può dire, che determinano la particolare intonazione di questo articolato appartamento. Potremmo definirlo come il risultato di una certa sobrietà creativa, mood particolarmente adatto alla scena milanese, poco incline a barocchismi semantici e ad artifici eccessivamente elaborati e lussuosi. Con uno sguardo certamente rivolto più al Nord Europa che alle esuberanze latine. Infine, se vi capita per una sera di accettare l’ospitalità di Renato Preti e Giorgiana Ravizza, non vi mancherà sicuramente l’occasione di una partita a calcetto al bigliardino di famiglia, sport preferito dai padroni di casa.
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L’ARCHITETTURA SPOSA L’ARTE / 47
Pareti chiare e parquet di legno. Il tocco eccentrico? Un prezioso bigliardino in radica per le serate di convivialità
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