Interni Panorama 75 - April 2014

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IL MaGazine DeL DesiGn N. 75 3 aprile 2014

speciale per i lettori di

DesIGN

Sotto la Madonnina

Case

la parola ai protagonisti

Fuorisalone

Eventi e location

MILanoMoBILe 2_COVERdefinitiva.indd 1

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indice

3 AprILe 2014

INTeRNI PaNoRaMa NeWS 6 DESIGN WEEK IN 10 MOSSE

Succede a Milano: le mostre, i compleanni, gli eventi e le tendenze

appuntINTeRNI PaNORaMa 17 LE ZONE DELLA KERMESSE

Dal 7 al 13 aprile nei cinque design district della città: Brera District, 5vie, Milano centro, zona Tortona, Ventura

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21 I MAGNIFICI OVER SIXTY

Matteo Thun, Barnaba Fornasetti e Rodolfo Dordoni: gli intramontabili del made in Italy 24 GRAND HOTEL D’ANTAN

Dettano lo stile. Un lussuoso rétro 26 PARALLELS

Gli UVA United Visual Artists di Londra approdano a Milano con un progetto di light design 29 IMPRENDITORI CREATIVI

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Non sempre basta saper produrre. A volte bisogna trovare delle (nuove) strategie di comunicazione

IdeeINTeRNI PaNORaMa 36 VINTAGE E CONTEMPORANEO

Un appartamento a due facce: tra design d’autore e arte del Duemila

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42 POP ECCENTRICO

A Parigi si gioca su due fronti. Stile anni Settanta e opere antiquarie, un grande match 48 CREDENZE passepartout

Il mobile più eclettico declinato in sei stili 61 INTERNI FEEDING NEW IDEAS FOR THE CITY

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Per i 60 anni di INTERNI un evento tra l’Università Statale e l’Orto Botanico con installazioni, dibattiti e opere d’autore

Il prossimo sPecIaLe INTerNI uscirà l’11 settembre 2014 Direttore responsabile GILDA BOJARDI bojardi@mondadori.it Ar t-dire ct or Christoph Radl christoph.radl@radl.it In copertina, Il sistema di lampade Twee T, di Jake Phipps per Casamania, in collaborazione con Bosa. Piatto del set Kai realizzato con murrine in vetro di Murano, design Sestu & Shinobu Ito per Ercole Moretti. Sedia Gina, design Jacopo Foggini per Edra. La seduta e lo schienale sono formati da un unico ricamo prezioso di estruso di policarbonato, eseguito a mano. Loop Mirror, di Front per Porro. La cornice in legno si “annoda” per creare un anello e una mensola sporgente. Scala per interni Ladder di Gebrüder Thonet Vienna, di Charlie Styrbjörn Nilsson con la tecnica del legno curvato a vapore. Hook di Armani/Casa, vaso con decorazione a forma di granchio e fermacarte modellati in vetro di Murano nero (foto sedia Edra, Simone Barberis).

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Capored at t ore centr ale Simonetta Fiorio simonetta.fiorio@mondadori.i A cur a di Patrizia Catalano interniv@mondadori.it

Gr afic a Elena Mariani internie@mondadori.it Hanno col l abor at o Simone Barberis Olivia Cremascoli Valentina Croci Antonella Galli Anita Greco Claudia Foresti Cristina Morozzi Roberto Valden Matteo Vercelloni Henry Thoreau Segreteri a di red azione Alessandra Fossati - responsabile Adalisa Uboldi - assistente del direttore

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INterNIPANoramaNews Full immersion: dai neo-designer, ai grandi del progetto, dalle piccole aziende artigianali alle grandi imprese dell’arredo. A Milano è di nuovo kermesse.

tuffo nella creatività

Poltrona gonfiabi e in PVC airflower, disegnata da Fabrice Berrux per Roche Bobois.

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Progetti al femminile, art design in piccola scala, compleanni da festeggiare. Grandi eventi e nuovi talenti. Milano ad aprile è una città mobile.

design week in dieci mosse Archicase

a cura di Claudia Foresti

sguardo al passato Il Triennale Design Museum di Milano rinnova il suo allestimento per raccontarci una storia sull’autosufficienza produttiva e la creatività progettuale che nascono a fronte di crisi economiche e politiche. Il curatore Beppe Finessi traccia una linea continua tra autarchia del periodo fascista, austerity degli anni Settanta e la crisi congiunturale degli anni Zero, periodo che apre a forme sperimentali di produzione dal basso e all’autoproduzione. È una storia alternativa, lontana dalla grande industria, che integra figure femminili generalmente ai margini come Anita Pittoni, Antonia Campi, Gegia e Marisa Bronzini, interessate al fare ceramica e alla tessitura, o come Nanni Strada. Le ristrettezze economiche diventano, come nel caso di Bruno Danese e Jacqueline Vodoz, un diverso modo di fare impresa, legato ai piccoli numeri e alla ricerca di una nuova estetica. Attraverso episodi paradigmatici – dalla Global Tools e le avanguardie anni Settanta con i loro manifesti politici, agli Animali Domestici di Ettore Sottsass per Zabro – si arriva all’oggi che prospetta uno scenario più improntato al fare, il cui epilogo è la sezione sulla fabbricazione digitale. (Valentina Croci)

Il Palazzo della Tr iennale. su llo sfo ndo,centro tavo la in cer amica tr afilata di R o ber to Mango per S AV/Bellavista (1954).

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L’ar ch itetto M ar io B ellini h a co stru ito la pro pr ia casa attor no alla libr er ia. È u no degli 8 ar ch itetti la cu i casa sarà r acco ntata nella mo str a “dove vivo no gli ar ch itetti”. Fier a di Milano, R ho .

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Come vivono le archistar che stanno trasformando le città contemporanee? R isponde la mostra “Dove vivono gli architetti”, promossa dal Cosmit e curata da Francesca Molteni con le scenografie di Davide Pizzogoni nel Padiglione 9 di Fiera Milano a R ho. Non si tratta di repliche di ambienti domestici, quanto di suggestioni visive e sonore che riportano a diverse culture dell’abitare. “Puntiamo a coinvolgere il grande pubblico attraverso una mostra esperienziale, incentrata sul dialogo tra spazio fisico e racconto. Senza mettere in scena oggetti”, spiega Molteni. La mostra rivela anche curiosità sugli otto architetti, come Bijoy Jain (Studio Mumbai) che vive in continuità con il lavoro e l’acqua della piscina, essendo un ex nuotatore; oppure Shigeru Ban che abita a Tokio in un ambiente quasi privo di arredi dove spicca una sedia di Terragni. (Valentina Croci)

Compleanni La rivista Interni quest’anno compie 60 anni e li festeggia, anche, con la mostra evento per il FuoriSalone Feeding new ideas for the city. Anche per le aziende di design il Salone del Mobile e il FuoriSalone sono un’occasione per festeggiare i propri anniversari. Nel 2014 Boffi compie 80 anni, Zanotta e Palazzetti 60, Seletti 50 e Casamania 30. Si tratta di realtà che, nei loro rispettivi settori, si sono affermate negli anni, creando un’identità tipologica riconoscibile e che continuano il percorso intrapreso con innovativi progetti, rigorosamente made in Italy. Avvalendosi della collaborazione di significativi esponenti del design italiano e internazionale e utilizzando materiali di qualità, propongono prodotti sempre più creativi che anticipano i tempi e influenzano le tendenze.

sedu ta ver yrou nd, di Lou ise Campbell (2006), e appendiabiti Sciangai, ideato da De Pas, D’U r bino, Lo mazzi nel 1973. TU TTO della “sessantenne” zano t ta.

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Il pezzo forte Il divano torna il protagonista assoluto del living. Dopo l’evoluzione (e l’espansione) dei sistemi modulari ecco “i pezzi” eccentrici che connotano lo spazio: Verlaine, disegnato da Lievore Altherr Molina per Driade, una seduta dalla versatilità espressiva e dalla silhouette asimmetrica che rimanda a forme organiche e sinuose, e Bastardo, il divano iconoclasta ideato da Fernando e Humberto Campana per Edra, caratterizzato da un’inedita tipologia di seduta: imbottita e rivestita da una voluminosa coltre di piuma d’oca. Infine il sofà Ace, progettato da Christophe Delcourt per Roche Bobois, che ha una struttura dalle linee innovative che lo fanno apparire scultoreo ma confortevole.

il nuo vo divano Verlain e, prog et tat o da Lievo re Alt herr Mo lin a per driade .

Il design è donna Il progetto è sempre più donna! Le designer più note e affermate o giovani emergenti, sono meno (numericamente) dei colleghi uomini ma più agguerrite e piene di idee. N ika Zupanc (nella foto) quest’anno a Milano presenta i suoi progetti onirici da Rossana O rlandi, al Museo Bagatti Valsecchi, dove espone i pezzi Love me Bed e Clock. L’iperattiva Patricia U rquiola per la prima volta è alle prese con il progetto di una cucina: ha ideato per Boffi, Salinas, rigorosamente ecosostenibile. Le giovani Front, gruppo creativo svedese, presentano una panca appendiabiti, poetica e molto ironica, per G ebrüder T honet Vienna, mentre la celebre Paola N avone allestisce il Merci Pop U p Store, dentro al quale presenta la nuova collezione ideata per Essent’ial. Infine, l’archistar Zaha Hadid lancia la sua prima collezione per la casa, ispirata alle forme iconiche degli edifici da lei progettati. la design er sloven a Ni k a Zupan c Co llabo ra, t ra g li alt ri, con Moroso , Moooi , Gorenje e Tri mo e pro du ce ogg et t i in serie limitata con il marchio La femme et la maison.

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Tendenza rétro

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Fashion

S afilo celebra i suoi 80 anni, lanciando presso la Triennale di Milano, viale Alemagna 6, una capsule collection realizzata in collaborazione con Marc Newson. L a linea di occhiali integra i valori identificanti del marchio: tradizione e innovazione, know-how e design. Tra le principali caratteristiche che uniscono S afilo e Marc Newson nella visione portante del progetto, l’utilizzo di componenti all’avanguardia, i concetti di trasparenza e trasformazione e la rilettura del passato in chiave contemporanea attraverso l’equilibrio tra il distintivo approccio del designer e l’alto standard produttivo made in Italy dell’azienda.

Marc Newso n e u n paio di occhiali del la c apsule col le ctio n idea ta per celebrare gli 80 a nni di safil o .

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Tra le novità di questa Design Week c’è la rivisitazione di pezzi del design classico. È un inno dichiarato al dandismo, per esempio, l’ispirazione della nuova collezione Visionnaire 2014: una proposta che combina i codici stilistici che connotano il marchio con un’ambientazione scenografica. L ’atmosfera onirica, al confine con il fiabesco, che propone L eonore Cavalli art director del marchio, sembra strizzare l’occhio alla L ondra vittoriana del XIX secolo: imponenti cancellate – novità della collezione – in ferro battuto nero introducono a un mondo visionario in cui arte e design dialogano. Tutto è costruito “su misura”: pezzi unici da collezionare. il nuo vo S éparé a tre pannel li duke , de sig n Ale ss andro L a S pad a per visionnaire .

IN GaLLeRIA L e G allerie milanesi di design propongono pezzi inediti, progettati da autori speciali. W illiam S awaya ha firmato per il marchio S awaya & Moroni la sedute e i tavolini della linea O ’blick. Dilmos presenta S antambrogio, una collezione di argenti combinati con il plexiglass, prodotta in serie limitata e numerata, ideati da Andrea Branzi e realizzati da De Vecchi. R ossana O rlandi, come lo scorso anno, ha articolato la presentazione di progetti sia di designer già affermati che di giovani in due eventi: uno presso la propria G alleria e uno al Museo Bagatti Valsecchi nell’ambito della mostra Untold, realizzata in collaborazione con V ionnet e Audemars Piguet. Infine Nilufar ha ideato l’allestimento Even More per la presentazione dei nuovi prodotti, firmati da numerosi designer.

la sedia O ’BLIK , de sig n WILLIA M SAWAYA per SA WAYA & MORONI .

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Li m i t e d e d i t i o n

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Acrobati, trapezzisti, funanboli e saltimbanchi. T igri e fanciulle con i cerchi. Per l’evento F uoriS alone il L aboratorio Paravicini “esce allo scoperto” e omaggia il fantastico mondo dell’ars circense. In uno dei più bei cortili della Milano romana, in via S anta Marta 21, C ostanza e Benedetta Paravicini da circa dieci anni realizzano preziose collezioni di piatti in biscotto ceramico rigorosamente dipinto a mano. Da aprile il L aboratorio propone i nuovi soggetti “soprattutto” commenta C ostanza Paravicini, “piatti non solo per la tavola ma pensati come elementi ornamentali da parete, acquistabili anche singolarmente”. (P. C.)

No n sol o arredo dura nte la set tima na del de sig n. Labora t orio P ara vicini propo ne piat ti d a col lezio ne: da appe ndere a p arete come eleme nti de cora tivi. Nel la f ot o la nuo va col lezio ne l .e. circus .

i l m at e r i a l e

il nuo vo sga bel l o Askia , idea t o da paola navo ne per baxter . la sedut a in pel le mali è graffia ta a ma no effet t o “vi ntage ”.

I nuovi arredi sono realizzati in materiali sempre più ricercati, dai più tecnologici ai più tradizionali, da quelli preziosi a quelli di recupero. C i sono aziende, come Baxter, che partono proprio dalla ricerca sul materiale nello specifico la pelle e il cuoio - oltre che sui trattamenti particolari, sulle lavorazioni più diverse e sulle finiture possibili, per creare un elemento originale, declinabile in diversi colori e abbinamenti, che i creativi possano poi tradurre in qualsiasi idea progettuale. L a selezione di pelli di alta qualità, la consulenza di maestri conciatori esperti e sapienti, la grande attenzione per ogni dettaglio e la realizzazione artigianale – cucitura e lavorazione vengono realizzate interamente a mano – conferiscono l’unicità di ogni singolo pezzo.L a nobiltà della pelle e del cuoio, unita alla tradizione, sono alla base del processo creativo che porta all’ideazione e alla realizzazione degli arredi Baxter. S uccede quindi che sia proprio il materiale a connotare un marchio.

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Mostre In Rinascente va in scena il design. Ha un respiro internazionale la Design Week del department store, che accanto ai grandi nomi del made in Italy dà spazio a idee e progetti provenienti da ogni parte del mondo. L’arte entra da protagonista: in collaborazione con la Serpentine Gallery di Londra, la Rinascente porta nelle vetrine e nel sottoportico di piazza Duomo In a state of repair, l’installazione di Martino Gamper che coinvolge direttamente il pubblico e sposta i confini del customer service per rinnovare l’atto dell’acquisto e dell’interazione con gli oggetti che possediamo. Tra i numerosi eventi, la collaborazione con Designblok – Prague Design e Fashion Week – che al Design Supermarket porta le creazioni in vetro e cristallo di Lasvit, Dechem, Bomma Crystal, Moser ed altri. La Rinascente mette inoltre in luce la creatività dei più promettenti designer spagnoli, esponendo in esclusiva 40 prodotti selezionati tramite il concorso indetto dalla piattaforma O-Cults. Ron Arad racconta il progetto della collezione di decanter e calici realizzata per Nude, nuovo brand internazionale del cristallo per la tavola, nato dalla joint-venture tra la Fratelli Guzzini e Sisecam divisione tableware.

in alto, le ve trine de la rinascente di piazz a du omo a milano e la serpentine galleries, partner del department store per la realizz az ione dell’installaz ione in a st ate of rep air di martino gamper. sopra, piatto componibile LA QÜESTIÓ IBÈRICA dello stu dio di design APARENTMENT. a lato, vaso pear di JabÜrek L ukáš per Moser . a destra, bicchiere prodotto da nude e ideato da ron arad per essere u sato da u n lato per il v ino rosso e dall’altro per que llo bianco.

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Le zone Della Kermesse

di Claudia Forestifoto di Roberto Valden

l FuoriSalone non ha una sede geografica precisa: negli anni il design si è diffuso nella città di Milano in modo capillare e con esso quindi anche i luoghi di interesse. Gli eventi – inscenati nelle location più disparate – sono sparsi in tutta la città, tuttavia ci sono alcuni quartieri che hanno assunto un ruolo da protagonista durante la Design Week, diventando vere e proprie icone. Uno degli scenari più rappresentativi è il centro della città, caratterizzato da eventi ubicati all’interno degli showroom delle aziende. Via Durini è per il design milanese, quello che via Montenapoleone è per la moda: un “polo” in cui sono concentrati i negozi più significativi del

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la milano più bella si vede, si respira e si vive durante il fuorisalone. 5 distretti, in particolare, ospitano eventi di design che “invadono”il territorio. Dall’alto, a sinistra, Casa della luce, un nuovo progetto abitativo su due

piani presentato in via Ventura 5, a cui collaborano Adele-C, Catellani & Smith, Eclettis, Fiori di Latta, Italiana Cucine, Plinio il Giovane e Purho. Living with the colors, installazione di studio’ 98, esposta nel distretto 5Vie e realizzata in collaborazione con 308, negozio di modernariato e antiquariato che ha rilevato un’azienda di laminati e formiche degli anni ’70 e ha chiesto allo studio di progettazione di reinterpretarne l’uso. Nel Brera Design District: sopra, a sinistra, concept dell’installazione We dance, ideata da Fabio Novembre. Lexus ha chiesto al designer italiano, a Nao Tamura e al MIT’s Tangible Media Group di interpretare il tema Amazing in Motion. Sotto, la scacchiera Harcourt by Nendo che Baccarat ha presentato in occasione del suo 250° compleanno. Prodotta in edizione limitata di 50 esemplari numerati e fi mati, è un capolavoro di arte e di artigianalità, che richiede 200 ore di lavoro per il solo taglio del cristallo.

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3 Aprile 2014 INTERNI•PANORAMA

In Tortona: a destra, l’ingresso del Temporary Museum for New Design di Superstudio, esteso alle due location Superstudio Più e Superstudio 13. Sotto, presso Torneria, in via Tortona 32, è esposto, in anteprima mondiale, il sofà Onyx ideato da Peugeot Design Lab, lungo 3 m e realizzato in carbonio e lava di Volvic. La seduta dal design scolpito, che coniuga un materiale ultratecnologico a un elemento natuale grezzo, è il primo elemento di arredo ideato dal laboratorio di global brand design.

settore, ma anche un simbolo, un luogo cult. Il Brera Design District è invece un’operazione di marketing territoriale che intende unire tradizione e innovazione, arte e artigianato, nel campo del design. Molto suggestive le location che il caratteristico quartiere offre per gli eventi, come la Chiesa di San Carpoforo, in cui Baccarat celebra i suoi 250 anni o il Circolo Filologico Milanese che ospita le installazioni di Lexus. Se l’ex area industriale di Tortona – il cui epicentro è il Superstudio – si è trasformata da tempo nel district del design e della moda, rigenerando l’intera zona, Ventura /Lambrate è una delle zone più in fermento negli ultimi anni per quanto riguarda la sperimentazione, la creatività e l’internazionalità degli stili, proposti da giovani e da marchi meno noti. Nuovissimo è 5Vie, un’itinerario nel quartiere più antico e più ricco di storia di Milano, che si snoda tra le fermate della metro di Sant’Ambrogio e di Cordusio, dall’alto valore artistico-culturale ma proiettato verso il design e l’innovazione. Da Nilufar, celebre Galleria, specializzata nella vendita di mobili e tappeti rari e di design contemporaneo, in via della Spiga 32, in pieno centro di Milano, Ringo, di Roberto Giulio Rida, una piccola credenza con struttura in legno laccato all’interno e piedi di bronzo tornito e patinato. Fa parte di una collezione di pezzi unici. Dal suo rivestimento in cristallo specchiato, realizzato con materiali vintage anni ‘50-’60, emergono su tutte le superfici anelli di cri tallo ottico placcati in specchio giallo-oro.

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Hanno girato la boa del sessantesimo compleanno, lavorano a Milano, dissimili nel fisico, nel carattere e nel metodo, ma tutti e tre personaggi molto speciali.

I magnifici over sixty di Cristina Morozzi

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Susanne e Matteo Thun in bicicletta all’ingresso della loro abitazione di Milano Tavolo Bricole, realizzato utilizzando le vecchie bricole veneziane, progetto di Matteo Thun e Antonio Rodriguez per Riva 1920. Collezione di vasi in vetro di Murano in edizione limitata, “Alla Morandi”, produzione Venini.

atteo Thun, architetto, laurea all’Università di Firenze, con una tesi sul volo, amerebbe ancora librarsi in aria. Da questa passione deriva la leggerezza di molti suoi progetti. Membro del gruppo Memphis, sin dalla sua fondazione, è stato uno dei primi ad abbandonarlo per seguire la sua vocazione verso creazioni ispirate dalla natura. È un maestro delle costruzioni in legno, alle quali sa donare la leggerezza, l’eleganza e la modernità delle più ardite architetture in cemento armato. Nutre nei confronti del legno una sorta di devozione, evidente nei suoi progetti per Riva 1920, dove rivela la sua straordinaria capacità nell’esaltare il DNA e le venature di tronchi millenari.

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3 Aprile 2014 INTERNI•PANORAMA

Rodolfo Dordoni ai fornelli della cucina Set di Dada. Sempre suo il divano outdoor Dandy, produzione Roda, 2014.

Rodolfo Dordoni è il classico bon vivant. Architetto, studi al Politecnico di Milano, compagno di corso di Giulio Cappellini, con il quale ha condiviso una breve parentesi di lavoro, ha scelto di dedicarsi al piacere estetico. Nei suoi progetti, sia di design, sia d’interni, trasferisce una sua idea di bellezza, sobria, capace di mettere a proprio agio. Ama vivere bene e gustare i piaceri quotidiani. Gli piace cucinare e vi si dedica spesso, soprattutto quando è in Sicilia, nella sua casa di Modica, che sta diventando il suo luogo d’elezione, dove trascorre la maggior parte del tempo. Le case dove abita sono lo specchio della sua personalità e della sua abilità nel costruire perfetti equilibri formali. Utilizzando un parallelo culinario, si potrebbe dire che i suoi progetti rivelano una perfetta mantecatura: ogni elemento e ogni dettaglio si fondono in modo naturale nell’insieme. È questa qualità che determina il successo, anche commerciale, dei suoi progetti di design e che rende longeve le sue collaborazioni con le aziende. Se Paolo Sorrentino conoscesse Barnaba Fornasetti ne farebbe il personaggio del suo prossimo film. A Barnaba basta recitare se stesso per essere un personaggio filmico. Figlio del grande Piero, di cui nel febbraio 2014 si è conclusa la retrospettiva alla Triennale di Milano, “Cento anni di follia pratica”, da lui curata. È il custode dell’immenso archivio del padre e della sua abitazione milanese, un museo abitato, stipato di pezzi simbolici. Gestisce l’ingombrante eredità, rieditando con oculatezza una selezione di oggetti storici e creandone di nuovi, con la medesima impronta. Nella biblioteca di casa c’è una consolle: la sua passione è fare il dj e si cimenta con abilità professionale, dimostrandosi musicalmente super aggiornato. È stata memorabile la festa danzante di chiusura della mostra milanese nell’ingresso della Triennale: abbigliato in frac, giacca con le code e tuba in testa, Barnaba ha mixato alla consolle musica ballabile, senza mai mollare la postazione, dalle 10,30 sino alla 1,30.

Ritratto di Barnaba Fornasetti equilibrista su una sedia della collezione, circondato da pezzi del marchio Fornasetti, sullo sfondo la iconica carta da parati che riproduce una veduta moltiplicata di Gerusalemme. Divano rivestito con tessuto mimetico effetto pietre dure, produzione Fornasetti.

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Air du temps: dopo la miriade d’alberghi e spa di design, torna potente la voglia degli storici hotel mitteleuropei dei bei tempi che furono. di Olivia Cremascoli

grand hoteL d’antan

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n aprile escono due attesissimi film con un vistoso tratto in comune: le atmosfere e gli interni fin-de-siècle, tipici del grand tour. The Grand Budapest Hotel è ispirato a Stefan Zweig (1881-1942), lo scrittore austriaco che tra gli anni Venti e Trenta è stato tra i più celebri, sofisticato al pari dell’inimitabile Wes Anderson, il regista americano che ha ambientato il film nell’immaginifica Zubrowka e in un illusorio albergo d’antan (i dismessi grandi magazzini Görlitzer, Art nouveau, nell’omonima cittadina tedesca), che appunto non esiste in realtà ma che, grazie a un bizantino lavoro d’interni (compresi bagni termali e sala da ballo), rievoca le peculiarità degli storici grand’hotel mitteleuropei, frequentati dai grand seigneur, che vi scendevano per oziose villeggiature termali. Invece, Clouds of Sils Maria, del francese Olivier Assayas e con Juliette Binoche, è ambientato nell’incantato

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Dall’alto e da sinistra: le locandine dei film G and Budapest Hotel di Wes Anderson e quella di Clouds of Sils Maria di Olivier Assayas. Sorto nel 1908, due interni dell’hotel Waldhaus di Sils Maria (Engadina), che è stato proclamato, nel 2005, ‘Hotel storico dell’anno’ dallo svizzero International Council on Monuments and Sites.

villaggio engadinese di Sils-Maria (www.myswitzerland.com), reso celebre da Friedrick Nietzsche, e nel verace hotel Waldhaus (www. waldhaus-sils.ch), uno storico cinque stelle che dal 1908 appartiene alla stessa famiglia svizzera, i cui strabilianti interni d’epoca sono accuratamente conservati e che nel corso del tempo hanno ospitato Carl Gustav Jung, Theodor Adorno, Thomas Bernhard, Thomas Mann, Albert Einstein, Friedrich Dürrenmatt, Herman Hesse, Joseph Beuys, Marc Chagall, Alberto Moravia ed Elsa Morante, che vi sorbivano il tè delle cinque, accompagnati da un concerto da camera dal vivo. Il leggendario Waldhaus (letteralmente: casa nel bosco) – già set di Rien ne va plus (1977) di Claude Chabrol con Isabelle Huppert – rappresenta anche l’ingresso alla minuscola e fatata Val Fex, cui s’accede solo a piedi o in carrozza a cavalli (www.engadin.stmoritz.ch),

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PAraLLeLs

Al Fuorisalone un’installazione di UVA United Visual Artists per Mini interpreta con luci e suoni il tema della connettività mobile.

di Antonella Galli

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oi e loro, le macchine; di tutti i generi, che ci circondano, e con le quali la tecnologia ha reso il dialogo sempre più intenso, complesso, sofisticato. Dal cellulare al frigorifero, dall’auto al computer, le macchine parlano con noi e tra loro, sempre di più. Lo dimostra anche la nuova Mini, in cui il dialogo tra auto e guidatore balza al centro dell’esperienza di guida: l’auto, infatti è dotata di un display centrale circolare con al centro uno schermo profilato da un anello a led, il Mini Led Ring che, illuminandosi, comunica con il guidatore. Mentre sullo schermo compaiono tutte le informazioni relative alla connessione tra guidatore, auto e mondo esterno, l’anello luminoso interpreta con i colori e il movimento delle luci il mood di chi è al volante, legge il suo stile di guida, comunica informazioni (l’avvicinarsi di un incrocio) e pericoli, interpreta la musica scelta. Uno strumento sofisticato, che spinge in avanti la relazione tra utente e mezzo meccanico attraverso la tecnologia digitale mobile. A questo nuovo dispositivo si sono ispirati gli artisti del collettivo londinese UVA United Visual Artists (Matthew Clark, Chris Bird e Ash Nehru) per creare l’installazione di luci e suoni Parallels, che Mini presenta per tutta la durata del Fuorisalone di Milano agli Ex Magazzini di Porta Genova (via Valenza 2). I tre creativi inglesi, noti in tutto il mondo per le loro performance e installazioni che coinvolgono luci, suoni e tecnologia, hanno elaborato una creazione luminosa e sonora con cui il visitatore può interagire: un anello luminoso che si modifica e assume forme e colori diversi in base ai movimenti dello spettatore, che in tal modo entra come parte attiva nell’installazione. Un’esperienza sensoriale ed emotiva, che permette di esplorare la nozione di spazio personale nel contesto della connettività mobile digitale, distillando e concentrando in un momento magico e poetico la complessità delle connessioni e delle relazioni che ci circondano, e di cui siamo parte integrante.

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In alto: l’anello luminoso mobile che costituisce il cuore dell’installazione Parallels, ideata dagli artisti del collettivo UVA United Visual Artists di Londra per Mini, in mostra al Fuoris alone presso gli Ex Magazzini di Porta Genova a Milano. Al centro: il display centrale della Nuova Mini con l’anello luminoso Mini Led Ring, con cui il guidatore interagisce: è l’elemento che ha ispirato l’installazione artistica degli UVA. S opra, le prove dell’installazione Parallels nello studio londinese degli UVA.

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Imprenditori creativi di Patrizia Catalano

Nella comunicazione, nel fare sistema, nel rileggere un materiale da un diverso punto di vista. Quattro AD raccontano cosa significa ritrovare uno slancio Innovativo. Ai tempi della crisi.

In alto, un ritratto di Stefano Seletti alla guida dell’azienda di famiglia dalla metà degli anni Novanta. Due lampade della collezione Seletti 2014, Un anno di luce, in alto, Neon Art, nasce dall’ispirazione del graffitismo qui a lato, Multilamp un progetto di Emanuele Magini che si ispira all’illuminazione di un “rito calcistico”.

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Stefano Seletti. Il nuovo pop La fabbrica di Seletti è nel cuore della pianura mantovana a un passo dal fiume Po. Viadana è un luogo mitico e surreale dove tortelli e biciclette la fanno da padroni. Stefano, seconda generazione della famiglia Seletti nata 75 anni fa, porta i capelli lunghi e ha un look informale, ricorda un cantante rock ma in realtà è imprenditore di un’azienda cult, che realizza progetti ‘popolari’ firmati da una star come Maurizio Cattelan. Il giovane Seletti ha un’aria gentile, serena (vi sembra poco oggi?) un tono di voce pacato e quando invita nella sua bella e nuova azienda ci si sente davvero un ospite di casa. Siamo alla seconda generazione di una azienda che per anni è stata completamente al di fuori del design system. Seletti padre infatti era un signore che la Cina ha iniziato a bazzicarla oltre trent’anni fa: era un semplice importatore di prodotti “quelli da mercato” sottolinea Stefano, prodotti dalla Repubblica Popolare Cinese. “Viaggiavamo per una Cina che era molto diversa da quella di oggi” racconta “più simile a quella raccontata nei libri di Tiziano Terzani che a quella dei grattacieli e dei megastore contemporanei”. Le scope di saggina, i canovacci e gli stracci per lavare i pavimenti, mastelli e piatti in latta decorati a motivi tipici della Cina comunista “Oggi i cataloghi che mio padre proponeva negli anni ’70 e ’80 hanno un che di mitico e nostalgico”. Il rapporto con la Cina non ha cessato di esistere: Stefano conosce meglio di chiunque i bravi artigiani che lavorano laggiù. Ma la visione è cambiata. Oggi Seletti è un editore che propone una ricca collezione per la casa: si va dai piatti, alle lampade, dalle docce per esterno ai mobili contenitori. Ma con un fil rouge che li connota: l’accessibilità dei prezzi e la sottile ironia che sta alla base di ogni progetto, si tratti di un pezzo ‘firmato’ come la collezione di porcellane per la tavola Hybrid disegnata da CTLRZAK “che va benissimo” commenta Stefano “un progetto che i designer avevano pensato in tiratura limitata e che abbiamo trasformato in un prodotto di larga tiratura – con un notevole vantaggio di rojalties per i designer”, sia che si tratti di un oggetto evocativo come la lampada indoor/outdoor Bellavista di Selab, una rilettura, in chiave design, delle luci da balera che popolavano l’italietta del Dopoguerra, rese celebri nei film di grandi registi come Pupi Avati.

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Massimo Orsini presidente di Mutina. Sotto, gli azulejos di Patricia Urquiola . In basso, un dettaglio di Mews, collezione progettata da Barber & Osgerby, designer fortemente ispirati dalla città in cui vivono: Londra.

Massimo Orsini. Il design che fa la differenza L’edificio progettato da Angelo Mangiarotti uno dei maestri dell’architettura italiana del Novecento è il biglietto da visita di Massimo Orsini la mente imprenditoriale di Mutina oggi da molti riconosciuta come un’azienda che, nata solo otto anni fa, ha dato un contributo altissimo al design della superficie ceramica. Ha fatto riscoprire la bellezza di un materiale straordinariamente duttile, capace di costruirsi come un rivestimento di pregio, di arricchire le architetture più semplici e di rafforzare i progetti più complessi. Dopo otto anni Massimo Orsini comincia a tirare le somme: “La forza del nostro progetto consiste nell’aver portato i designer a lavorare nel mondo ceramico. Con contributi forti, molto personali, talvolta difficili ma che hanno ripagato noi e il settore. Patricia Urquiola, è stata la prima che ha creduto a questo progetto” spiega “confesso, non è stato facile, ma il suo contributo eclettico, femminile e colto è stato fondamentale”. Seguono altri personaggi tutti outsider di questo settore e con una loro visione molto autoriale: “i Raw Edges, giovane coppia israeliana con base a Londra, gli inglesissimi Barber & Osgerby e Ronan e Erwan Bouroullec, due fuoriclasse del design”. Con Orsini la ceramica ritrova un carattere perduto, il valore della materia e quello del decoro: non dimentichiamoci le belle architetture moresche rivestite di maioliche dei palazzi andalusi, i decori degli azulejos di matrice portoghese, via via fino al Liberty delle stazioni metropolitane parigine. Progetti? Orsini ha le idee chiare in merito “dobbiamo per un paio d’anni continuare questo percorso tracciato con i designer”, ma la sua passione per l’arte e per la fotografia (di cui è un noto collezionista) non lo fermerà e ha già in mente nuove strade da tracciare con Mutina: avranno forse a che vedere con l’arte? “Sì perché tutto ha a che fare con l’arte”.

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Lina e Pietro Maria Bo Bardi. La Bardi’s Bowl Chair, è una poltrona che fu disegnata dall’architetto italo brasiliano Lina Bo Bardi nel 1951 in Brasile. Claudio Feltrin AD dell’ azienda di design Arper ha deciso di rieditarla in tiratura limitata a 500 pezzi. Parte del ricavato verrà devoluto a sostenere la fondazione Lina Bo Bardi.

Claudio Feltrin: comunicare emozioni Se Lina Bo Bardi è in questo momento al centro dell’attenzione internazionale con una mostra itinerante che porta la sua filosofia organica e modernista nelle grandi capitali del mondo, lo deve certamente anche a Claudio Feltrin amministratore delegato di Arper, una delle aziende più dinamiche nel campo del design, promotore della mostra “Lina Bo Bardi: Together”. Feltrin ha scoperto la potenza progettuale della progettista italiana naturalizzata brasiliana (scomparsa nel 1992) a seguito di un viaggio in sud America. “Sono rimasto colpito dal suo talento e dalla staordinaria sensibilità verso le tematiche sociali del ‘suo’ territorio, il Brasile”. Feltrin figlio del Veneto operoso ma con una visione internazionale del fare impresa, decide di sposare il progetto espositivo curato da Noemi Blager, e produrre in edizione limitata a 500 pezzi la Bardi’s Bowl Chair, la poltrona icona che Lina disegnò nel 1951. Un’operazione intelligente segnata da un forte progetto di comunicazione: “Le aziende italiane producono troppo” spiega Feltrin “io credo che oggi, anche semplicemente per un motivo di sostenibilità, dobbiamo campionare meno ma comunicare meglio quello che stiamo producendo. La comunicazione è il fattore predominate, noi dobbiamo creare oggetti speciali: la forma deve essere gradevole ovvio, la resistenza meccanica è un elemento imprescindibile per parlare di qualità industriale ma se dobbiamo proporre un nuovo oggetto nel mondo, allora deve avere un’anima, e questa è la cosa più difficile”. E a proposito di filantropia, il ricavo delle vendite della Bardi’s Chair verrà in parte devoluto all’Instituto Lina Bo e Pietro Maria Bardi di San Paolo.

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34 / IMPRENDITORI CREATIVI A lato, ritratto di Giorgio Cattelan con i figli orenzo a sinistra e Paolo a destra. Sotto tre prodotti di Cattelan. Tavolo Spyder Wood con base in acciaio verniciato e piano in noce canaletto; accanto, sedia Athena in faggio tinto e seduta e schienale in cuoio. Libreria Wally componibile o su ruote in MDF laccato bianco, nero, graphite o oyster goffrato fin . Sedia Isabel design Paolo Cattelan, con struttura in acciaio rivestita in tessuto, ecopelle o pelle. I cuscini possono essere rivestiti in tessuto, ecopelle o pelle.

Giorgio Cattelan: La passione per le cose che contano La passione per la famiglia, per le nuove idee, per ogni progetto che diviene un complemento e per tutto quello che è simbolo di una realtà in evoluzione. Questo e tanto altro hanno animato la storia di Giorgio Cattelan, fondatore nel 1979, insieme alla moglie Silvia, dell’azienda veneta, oggi tra i leader mondiali della produzione e distribuzione di complementi d’arredo. “La casa è il simbolo delle cose care – ama ripetere – un mondo dove ognuno si circonda di elementi accoglienti nella forma e nella sostanza, perché per me il bello è legato alla funzione”. È una storia fatta di slanci, premiata da un fatturato che registra un incremento del 26% con un aumento a doppia cifra anche nel mercato italiano. “Con l’acquisizione di Arketipo Firenze nel 2011, abbiamo aggiunto un valore di grande pregio che ci consente la diversificazione per target e posizionamento”. Alla guida di Arketipo c’è il figlio Lorenzo, creativo dell’immagine e grande comunicatore. La produzione Cattelan Italia è interamente frutto dell’indotto veneto. “Trent’anni fa dovevi andare altrove, ad esempio per lavorare il cuoio, oggi possiamo realizzare qui qualsiasi progetto”. Giorgio e il figlio Paolo sono, a tutti gli effetti, i fautori del design che contraddistingue l’azienda. Tra i designer che collaborano con Cattelan Italia e Arketipo: Andrea Lucatello, Giuseppe Viganò, Gino Carollo e Mauro Lipparini. “Un giorno qualcuno mi ha definito un commercial designer – afferma Giorgio Cattelan – e ne vado fiero. Credo che sia fondamentale oggi avere la testa sia nel design, che nel mercato”. Stiamo vivendo una fase importante del nostro sviluppo industriale e commerciale e credo che sia venuto il tempo di dare più visibilità e più valore a Cattelan Italia. Tra i progetti futuri, anche uno showroom a Milano. Il tutto senza stravolgere la semplicità che ci appartiene”.

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vintage e contemporaneo foto di Roberto Valden testo di Matteo Vercelloni

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Quadri astratti. grandi fotografie e mobili vintage firmati dai protagonisti del design italiano. A Milano adesso usa cosĂŹ: a tinte forti.

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Arredi d’affezione, pezzi dei maestri del design italiano e opere d’arte dell’avanguardia contemporanea propongono un dialogo continuo all’interno delle stanze della casa. Il divano di Luigi Caccia Dominioni è sovrastato da una tela di Beatriz Milhazes.

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P

er Rosanna Monzini l’architettura degli interni, soprattutto se si tratta di uno spazio domestico, è modellata sui modi di vita del fruitore. Un modo di progettare gli spazi che segue un’idea di abitare declinata nel tempo, in maniera tanto rappresentativa quanto informale, che nell’ascolto delle esigenze iniziali sa assecondare i cambiamenti, la crescita, le modifiche del nucleo familiare. Per la propria casa, frutto dell’unione di due appartamenti contigui, che in un palazzo della Milano ottocentesca si aprono su un prezioso giardino interno, con stanze ricche di tracce del passato e di segni di una modernità declinata tra il design dei maestri italiani del secondo Dopoguerra e opere d’arte contemporanea, Rosanna Monzini ha delineato un doppio ritratto. Il proprio, rappresentato da una ristrutturazione misurata e asciutta con arredi d’affezione e di amici designer (da Caccia Dominioni a Ignazio Gardella), di pezzi storici firmati da Gio Ponti e Achille Castiglioni, e quello della figlia, la seconda padrona di casa, appassionata collezionista d’arte contemporanea. Così la “casa come ritratto dell’anima”, secondo la

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famosa dizione di Mario Praz, si risolve in questo caso come un curioso profilo bifronte, che in un serrato confronto tra opere d’arte, fotografie di grande formato, sculture, il tutto specchio dell’arte d’avanguardia contemporanea internazionale, oggetti e pezzi di design, sa offrire un’atmosfera non solo molto personale, ma ricca di stimoli e di figure in grado di generare un dialogo fatto di rimandi, affinità, contrappunti. Il confronto tra arte e design si distribuisce in modo continuo in una successione di zone giorno tra cui emerge quella di riferimento, con il grande camino secentesco di pietra e la vetrata aperta verso il verde interno con una grande veranda che si affaccia sulla terrazza da cui osservare, come una vera e propria stanza en plein air, il disegno all’inglese del giardino sottostante. Il generoso soggiorno centrale è affiancato da una zona cucina, essenziale e funzionale, e sull’altro lato da un vestibolo che anticipa la zona notte. Da qui si sviluppa la parte dell’appartamento dedicato alla figlia, caratterizzato dall’impianto storico delle stanze in successione aperte una sull’altra.

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Una sapiente raccolta di pezzi del design storico italiano, da Albini a Caccia Dominioni dialogano con l’arte contemporanea.

Sopra, nella sala da pranzo, insieme al tavolo laccato nero realizzato da Luigi Caccia Dominioni negli anni Quaranta, foto di Vanessa Beecroft e opera di Long Jin. A sinistra, scorcio di uno degli spazi living con la sedia Catilina, di Luigi Caccia Dominioni per Azucena. Nella pagina a fianc , scorcio del soggiorno principale aperto sulla terrazza affacciata su un giardino all’inglese. Sotto la fine tra, una consolle di Gio Ponti.

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L’impronta progettuale di Rosanna Monzini, sempre attenta alla valorizzazione della fonti di luce naturale e incline a una misurata e attenta interpretazione dei canoni dell’abitazione borghese, dove il giusto equilibrio tra tradizione e innovazione, tra memoria e modernità, definisce spazi improntati da un disegno uniforme e controllato, emerge anche per la propria casa. Qui, forse con più libertà, gli oggetti e gli arredi raccolti in una vita, dalla poltrona e dal divano ‘di memoria’, ai pezzi del design dei maestri italiani (in gran parte milanesi), si affiancano, in un contrasto solo apparente, alla collezione d’arte contemporanea in divenire che fa da dinamica cornice, per una casa che oscilla tra passato, modernità e presente, in grado di accogliere nuove figure e di rappresentare al meglio personalità e cultura delle sue dinamiche ospiti.

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Grandi tele impaginano gli arredi creando delle sorprendenti scenografie domestiche. E i dettagli hanno sempre un tratto ricercato.

Confronto tra arte, design d’affezione e contemporaneo. Caratterizza questa zona relax, l’angolo dominato dalla grande tela: una donna orientale con poltrona dell’artista Iris Schumacher. A lato dettaglio di pappagallo in ceramica.

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Il grande soggiorno-living della casa parigina, con, al centro, un grande lavoro di Damien Hirst, un Colour Splash Picture del 2002 e una serie di sedute anni Cinquanta alla maniera di Pierre Gauriche e Pierre Paulin.

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Pop Eccentrico Partiture in gesso a soffitto e boiserie alle pareti. Parquet con grandi tappeti. Ma quel che conta sono le opere d’arte e gli arredi a dir poco curiosi.

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di Anita Greco foto di Roberto Valden

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n grande appartamento nel V arrondissement, vicino ai giardini del Lussemburgo, in un bell’edificio anni Cinquanta, filologicamente perfetto per lo stile che questo collezionista francese ha scelto per accompagnare le opera d’arte che arredano la sua casa. Un’aria davvero insolita domina l’apparente eclettismo delle scelte del padrone di casa, scelte motivate dal desiderio di far convivere l’antico e il moderno in un’armoniosa disposizione di spazi e oggetti, una sequenza che, apparentemente caotica, dimostra invece una grande sensibilità e una sicurezza tutta parigina per il métissage. Le atmosfere evocate da pezzi di arredo alla Pierre Gauriche, mobili che richiamano alla memoria gli interni di Pierre Paulin, sono continuamente contaminate da riferimenti alla cultura pop degli anni Settanta e Ottanta, creando un effetto di piacevole disorientamento, aumentato da un vorace senso di accumulo di oggetti, sculture, dipinti, elementi architettonici, delle epoche e dei materiali più disparati, assemblati con l’unico scopo di ottenere un effetto sorprendentemente ‘estetico’, una sorta di Wunderkammer continua, che evoca nell’ospite il senso di un’opera d’arte sinesteticamente totale. La capacità di far coesistere modelli estetici e stilistici così differenti, testimonia appunto di un gusto che si è formato, senza inibizioni o pregiudizi, sia nelle stanze dei musei d’arte, come nei ricchi ‘Marché aux puces’ parigini,

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poP ECCENTRICO/ 45

La camera da letto con baldacchino baroccheggiante e una piccola scultura di Sandro Chia in primo piano. Sullo sfondo, una fotografia in bianco e ne o anni Trenta, nello stile di George Hoyningen-Huene. Un angolo del living, con una serie di gessi neoclassici, un unicorno e appoggiati sul cassettone anni Cinquanta, una serie di disneyani nanetti di gomma. Nella pagina accanto: uno scorcio della zona relax, con la dormeuse in primo piano, ricoperta con un tessuto psichedelico anni Settanta. Alle pareti, una serie di fotografi di autori contemporanei.

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La capacità di far coesistere modelli estetici differenti, è testimone di un gusto formato tra le stanze dei musei d’arte e nei ricchi Marché aux puces parigini.

dove il bric a brac, la capacità di mescolare i sapori, i gusti, le sensazioni per ottenere un effetto finale del tutto soddisfacente, costituisce la vera sfida che il padrone di casa ha affrontato. Un lungo corridoio si affaccia sulla luminosa sala da pranzo, controllata da un gesso neoclassico che raffigura una divinità greco-romana, una cerere, che dialoga con quattro coloratissimi ritratti di Andy Warhol che raffigurano i Beatles in versione psichedelica, un grande tavolo in rovere e due colonne rostrate fine Ottocento in legno scuro. Seguendo il corridoio si entra nell’ampio living, su cui si affacciano altre due stanze, la bella camera da letto-boudoir, con letto a baldacchino dominato da una grande fotografia in bianco e nero anni Trenta nello stile di un Edward Steichen o di un George Hoyningen-Huene, e una stanza più piccola dedicata ai momenti di riflessione del padrone di casa. Nel grande soggiorno si mescolano gessi antichi, opere di autori contemporanei, pezzi classici vintage, come il divano in velluto rosso, alcuni pezzi di Pierre Gauriche e un grande lavoro circolare di Damien Hirst. L’effetto Alice in Wonderland è garantito, e l’impressione finale di trovarsi in un grande acquario tropicale, pieno di coloratiìssimi pesci esotici, contribuisce in maniera fondamentale al misterioso fascino di questa eccentrica dimora parigina.

La stanza da pranzo, dominata da un calco in gesso neoclassico raffi urante una Cerere. Al centro, un grande tavolo in radica e, sullo sfondo, due colonne in legno scuro fine Ot ocento.

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Credenze passepartout di Patrizia Catalano foto di Roberto Valden

Il mobile PIĂšeclettico che segna lo stile di una stanza. Dandy, eclettico, natural, modernista, super cromatico e minimal. A ciascuno il suo.

Dandy metallico.

Al centro il mobile dei fratelli Campana, Scrigno di Edra, con ante a specchi e finitu a argento. Sul mobile, tessuto cangiante di Dedar, lampade da appoggio Apollo di St. Louis, servizio da tè in acciaio Fruit Basket di Alessi, vaso di Jaime Hayon per Baccarat. A sinistra, tavolino Donghia. A terra, Cuscino in maglia metallica di Visionnaire, sandali Versace. A destra, poltroncina Alaska in acciaio inox design Emilio Nanni per Cattelan, cappottino Dsquared2.

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CREDENZE PASSEPARTOUT/ 51

Minimal.

Tre elementi per il mobile contenitore modulare e componibile Grado°, disegnato da Ron Gilad per Molteni, appoggiato sull’anta del primo modulo, un telo bagno verde di Society. Accanto, LC14 Tabourets disegnati da Le Corbusier e rieditati da Cassina, lampade bouché al neon in vetro colorato e legno di Seletti, borsa e sandali di Marni, cuscino Society. Pagina accanto. Naturale. Al centro mobile Cafè Creme in rovere decapato di Fratelli Boffi; a sinistra i sassi in poliuretano espanso dell’artista Piero Gilardi per Gufram; nell’armadio, coppia di vasi in bianco e nero di Visionnaire, pochette Trousse portaprofumo Candy di Prada, scatola in legno di sucupira grigio chiaro di Romeo Sozzi, teiera con decoro fin o legno color rosso ceramica del Laboratorio Paravicini, profumo con rivestimento in legno di Dsquared2, sandali Marni, tessuto e cuscini Dedar.

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CREDENZE PASSEPARTOUT / 53 Cromatico.

Mobile contenitore Homage to Mondrian di Shiro Kuramata per Cappellini, rotoli a strisce di carta da parati di Jannelli & Volpi, sandali e borsa di Emilio Pucci, coppe gelato Big Love di Miriam Mirri per Alessi, robot in porcellana dorata di Seletti, lampada da terra a led Ilio di Artemide, poltrona Grande Papilio di Naoto Fukasawa per B&B Italia, Cestino Mirri per Alessi e abito e corpetto di Dsquared2.

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Modernista.

Al centro madia a due ante di Poliform, a sinistra tavolino in acciaio di Donghia; sull’armadio, borsa in pelle di Prada, flacone Coco Mademoiselle eau de toilette di Chanel e profumo Candy di Prada, cuscini Dedar, poltrona in rovere naturale di Lema. Nella pagina accanto. Eclettico flo eale. Al centro, armadio con farfalle di Fornasetti su cui poggiano piatto Serpi del Laboratorio Paravicini, borsa Emilio Pucci, teschio in cristallo di Visionnaire; a sinistra, tavolo di Meret Oppheneim, Simon International, sul tavolo, coppia di cuscini ispirazione Jean Cocteau di Roche Bobois, abito di Versace e bicchieri St. Louis.

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CREDENZE PASSEPARTOUT / 55

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Eventi interni feeding / 61

Interni Feeding

new ideas for the city di Antonella Galli

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ome un essere vivente e vorace, la città contemporanea chiede di essere nutrita di idee, bellezza, progetti, tecnologia: più le metropoli crescono, sempre meno è possibile abbandonarle a una pianificazione improvvisata e appiattita. Da queste constatazioni ha preso vita il nucleo tematico della mostra evento di Interni per il Fuorisalone 2014 (Feeding new ideas for the city, 7-18 aprile 2014) che compone una rassegna di idee, visioni, architetture di affermati protagonisti del progetto, con contributi delle aziende più avanzate in termini di materiali, tecnologie, ricerca.

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Le installazioni si dispiegano tra l’Università Statale (sopra, l’ingresso e il Cortile d’Onore) e l’Orto Botanico di Brera, in un quadro progettuale multiforme e vivace. Il richiamo al tema della nutrizione non è casuale: Interni ha scelto di collocare le installazioni della mostra nel grande percorso ideativo e operativo di Expo2015, con cui promuove, nel contesto di Feeding new ideas for the city, esposizioni, iniziative e incontri tra i protagonisti del nostro tempo intorno al tema Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita.

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Beauty seed Paola Navone

La designer e architetto di origini torinesi, nota in tutto il mondo per le sue creazioni rigorose e poetiche, ha ideato una micro-architettura multicolore che raffi ura un grande seme, generatore di bellezza per la città del futuro. Fantasia e colore sono territori creativi in cui Paola Navone si muove da sempre, e con disinvoltura; come ha fatto anche nell’ideazione di Beauty Seed, seme a motivo camoufla e, posizionato nel Cortile d’Onore della Statale e vestito con i colori degli ombretti 24Ore Silk di Deborah Milano. L’azienda, grazie a cui è stata realizzata l’installazione, si occupa di cosmetici da quattro generazioni e ha scelto la sfera del design per caratterizzare l’identità dei suoi prodotti. A Beauty Seed ha contribuito anche Gruppo Pozzi.

Speech Tchoban& Kuznetsov

Fondato dagli architetti russi Sergei Tchoban e Sergey Kuznetsov, lo Studio è autore, con la collaborazione dell’architetto Agniya Sterligova, dell’installazione U_cloud, una nuvola di schermi led con video e immagini che campeggia al centro del Cortile d’Onore. È l’emblema della città, da sempre punto di incontro del capitale umano ed economico e snodo delle informazioni e delle comunicazioni, oggi trasferite nella dimensione virtuale. U_cloud, realizzata con Velko 2000, gruppo russo che produce e installa facciate per edifici e ri estimenti con pietre naturali alleggerite, è la proiezione visiva della forza vitale delle città.

U_cloud

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ENtreePIC Nemesi& PARTneRS Gli architetti Michele Molè e Susanna Tradati di Nemesi&Partners fi mano ENtreePIC, microarchitettura che evoca un sistema vegetale realizzata grazie a Italcementi Group e Styl-Comp Group. ENtreePIC è una composizione scultorea connotata da una trama ramific ta realizzata in cemento di colore chiaro, un premiscelato organico la cui composizione di inerti è studiata per restituire una matericità calda e vibrante. L’intrecciarsi di linee ricorda un’architettura vegetale entropico-morfic , come a immaginare una foresta, il cui disegno anticipa la fi uratività primitiva e insieme hi-tech della “pelle” di rivestimento del Padiglione Italia per Expo 2015, di cui Nemesi&Partners è autore.

dRMM

Gli architetti britannici Alex de Rijke, Sadie Morgan e Philip Marsh, fondatori dello studio dRMM, hanno progettato l’installazione Scale Infini e, in legno di latifoglia lamellare a strati incrociati, realizzata con Ahec-American Hardwood Export Council: è la versione site-specific di Endless Stair, un loro lavoro esposto al London Design Festival del 2013. La composizione modulare di sei rampe, sapientemente assemblata per offrire un effetto ottico di continuità, si innalza nel Cortile d’Onore nello stile delle costruzioni impossibili di Maurits Cornelis Escher: intende valorizzare i pregi strutturali del legno di tulipier (Liriodendron Tulipifera).

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Daniel libeskind

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Marina Abramovic

Interni per expo 2015 La città del Fuorisalone sarà lo scenario e il motore operativo dell’Esposizione universale Nutrire il Pianeta, Energia per la vita (in basso il masterplan). Sin da ora si innescano sinergie e collaborazioni tra Milano, centro propulsivo del progetto, ed Expo 2015, a partire dall’evento di Interni, in cui trovano spazio mostre e appuntamenti che introducono ed esaminano argomenti attinenti al grande appuntamento planetario. Nella Hall dell’Aula Magna saranno esposti i modelli dei nove Cluster di Expo (sopra), i padiglioni che raggruppano varie realtà nazionali intorno ad aree tematiche o a filie e alimentari. Nei giorni dell’evento di Interni sono, inoltre, previsti in Università Statale diversi incontri che coinvolgono personalità come l’archistar Daniel Libeskind e l’artista Marina Abramovic, impegnati in un confronto sul tema del cibo (a sinistra, il progetto del tavolo di Libeskind per l’esercitazione artistica Rice Counting ideata dalla Abramovic).

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AgustaWestland

Flydeas for the city

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Con il workshop internazionale Flydeas for the City AgustaWestland, leader globale nella produzione di elicotteri commerciali, si è accostata al mondo del progetto di design coinvolgendo in un concorso creativo dieci studi e designer under 40, a cui è stato chiesto di ideare gli interni del nuovo elicottero vip bi-turbina AW169 (nella foto) , in attività nel 2015. Lo ha fatto sotto l’egida di Interni e con la partecipazione di Giulio Cappellini, coinvolgendo i partecipanti in un’officina c eativa a stretto contatto con l’Ufficio Sti e dell’azienda. Il vincitore è annunciato, durante la conferenza stampa dell’evento di Interni, dall’amministratore delegato AgustaWestland Daniele Romiti, mentre la mostra dei progetti è allestita nel Cortile d’Onore dell’Università Statale per tutta la durata dell’evento.

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INTERNI•PANORAMA 3 Aprile 2014

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Walter Maria de Silva

Tra i più noti progettisti del settore automotive, per Volkswagen Group si è occupato di Seat, quindi di Audi e di Lamborghini ed è oggi è Capo del Design del gruppo tedesco. Per Audi De Silva ha ideato primarchitettura, spazio incentrato sugli aspetti architettonici del design dell’auto: è un padiglione dalle pareti lineari e candide, che instaura un dialogo con la cornice aulica della corte; il fronte è rivestito da una quinta traforata secondo un motivo derivato da un software parametrico, che genera effetti di movimento. L’interno invita alla scoperta di uno space-frame sperimentale sospeso, che mette in evidenza il cuore strutturale dell’auto; il frame si riflette nelle pareti specchianti, a significa e la riproducibilità dell’oggetto di design industriale.

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primarchitettura

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3 Aprile 2014 INTERNI•PANORAMA

Alberto Torsello

Architetto e designer veneziano, specializzato in progetti per edifici torici e interior design, realizza l’installazione Materia Informata con Abimis, produttore di cucine professionali in acciaio per ambiti domestici. L’acciaio inossidabile di alta qualità è il materiale pregiato che caratterizza le isole dedicate alle fasi del cucinare: conservare, preparare e cucinare il cibo sono riti e azioni quotidiani sottesi, come trame intense e vitali, al tessuto delle città. Torsello applica il suo stile rigoroso e pulito agli strumenti che supportano questi riti: l’acciaio è valorizzato nei suoi pregi di sostenibilità – la totale riciclabilità – e per gli aspetti performativi, come igienicità e durabilità.

Materia Informata

Acheloo Carlo Dal Bianco

L’architetto e designer vicentino, autore di Acheloo, si ispira frequentemente ai temi fi urativi classici: l’installazione racconta la lotta tra l’eroe del mito greco Eracle e la divinità fluvia e Acheloo, in cui la vittoria del primo sul secondo simboleggia la capacità dell’uomo di imbrigliare la forza delle acque. I pannelli, realizzati da Mosaico+, sono composti da seicento vassoi in abs ricoperti da micro-tessere musive.

Consorzio la trentina

Applicare al lungo percorso della mela, dal frutteto alla tavola, la fresca creatività dei designer: questo l’obiettivo dell’edizione 2014 del concorso internazionale Adesigner Aday indetto dal Consorzio la Trentina. Ai giovani partecipanti (under 35) è stata chiesta l’interpretazione di un aspetto dell’universo mela: tra i sette vincitori, in mostra nel Cortile d’Onore, si alternano progetti virtuali – come un portale sulla mela attivato dai QR Code – a oggetti concreti, come Melacolta, espositore in legno per le mele, con la forma del Trentino (sotto, di Lucia Cattalani-Foroofficina .

The moon exception

Adesigner Aday

Italo Rota e Domus Academy

Con lo spirito pionieristico delle missioni lunari, The Moon Exception presenta i progetti di tre studenti selezionati dal workshop ‘The Third Place’ di Domus Academy, realizzato con Cosentino Group. Nell’installazione, ideata sotto la direzione artistica di Italo Rota e realizzata grazie a Cosentino Group, sono esposti i tre progetti Reverse City di Jihye Kim, Oasis in a loop of the day di Ksenia Titova e Slow Motion di Peeranat Urairat. I progetti propongono idee per ridefini e gli spazi pubblici (il ‘terzo luogo’ del workshop) e poggiano su Dekton® by Cosentino, innovativa superficie ult acompatta.

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3 Aprile 2014 INTERNI•PANORAMA

Torafu Architects

Sliding nature

Studio fondato a Tokyo nel 2004 dagli architetti Koichi Suzuno e Shinya Kamuro, si è distinto per progetti innovativi che spaziano tra design, architettura, arte, teatro e cinema. Con Panasonic realizza una doppia installazione (nel Cortile dei Bagni e nel Loggiato Ovest) incentrata sull’equilibrio tra tecnologia e impiego delle risorse naturali. Nel Cortile dei Bagni, Torafu Architects propongono un modello di abitazione in cui convivono stilemi antichi e innovazione high-tech. La struttura richiama una casa con le classiche porte-pareti scorrevoli: nel momento in cui queste si aprono, la casa respira di luce e aria e i led del soffit o si accendono in relazione con i giochi

Stone forest Kengo Kuma & associates

Dal legno al marmo, due materiali naturali e di grande tradizione in architettura, il passaggio non è scontato: ma l’equazione è possibile, e ha provato a svolgerla Kengo Kuma nella creazione dell’installazione Stone Forest, una struttura di moduli in marmo di Carrara realizzata dall’azienda Salvatori, prestigioso produttore di marmi e prodotti lapidei. I moduli sono composti secondo le antiche tecniche costruttive giapponesi basate sull’utilizzo del legno. Kengo Kuma ne ha riprodotto la struttura a maglia, studiando la calibratura dei moduli, affin hé la composizione risultasse efficace dal punto di vista strutturale e visivo. Stone Forest è realizzata anche con il contributo di Asahi Building-Wall, Kajima, Obayashi, Shimizu, Taisei, Takenaka e con Ferragamo Parfums.

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MVRDV

Fondato da Winy Maas, Jacob van Rijs e Nathalie de Vries, lo Studio di architettura e urbanistica con sede a Rotterdam è celebre per le soluzioni sperimentali sui problemi delle metropoli contemporanee. Per l’installazione The Vertical Village gli architetti hanno preso spunto dallo sviluppo incontrollato delle metropoli asiatiche, in cui torri e grattacieli immensi sorgono a vista d’occhio, annientando i piccoli villaggi tradizionali, custodi di uno stile di vita umano e rispettoso. MVRDV propone, per contrasto, un modello di crescita urbana che tenga conto delle necessità relazionali e della qualità della vita: un villaggio sviluppato in verticale, riprodotto nella Hall dell’Aula Magna grazie a una composizione di imbottiti multicolori.

The vertical village Atelier Bow-wow

Gli architetti giapponesi Yoshiharu Tsukamoto e Momoyo Kaijima dello studio Atelier BowWow, fi mano l’installazione Windowscape, incentrata sul ruolo delle fine tre in architettura e realizzata in collaborazione con YKK AP, azienda giapponese di serramenti per l’edilizia. Windowscape è un tunnel composto unicamente da fine tre, che ne mette in evidenza il ruolo di soglia: all’interno le immagini e la luce vengono scomposte e movimentate dal passaggio dei visitatori.

Windowscape Archea

È un network di oltre 80 architetti, fondato da Laura Andreini, Marco Casamonti e Giovanni Polazzi, a cui si è associata anche Silvia Fabi; ha fi mato Nutrire la Terra, installazione composta da dieci grandi coni a forma svasata realizzati in bambù lamellare e legno. Allineati su due fi e, disegnano una solenne navata naturale che richiama gli archi acuti delle cattedrali gotiche, ma anche l’intreccio delle chiome nelle foreste. Sono realizzati grazie ad atelier-a, azienda che produce arredi in legno e fib e naturali, tra cui bambù e palma. La riflessione progettuale di Archea ruota attorno al ciclo naturale e sul continuo scambio tra gli elementi dell’ecosistema. I moduli sonori dell’istallazione sono di Architettura Sonora.

Nutrire la terra 3_IP75_61_76_EVENTO .indd 72

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3 Aprile 2014 INTERNI•PANORAMA

Ferruccio Laviani

Architetto e designer di chiara fama, ha ideato e realizzato l’installazione Virus con C&C Milano, storico e prestigioso produttore di tessuti per la casa: una cascata di sfere rivestite con i tessuti multicolori dell’azienda ricopre le cornici dei portali bramanteschi dello scalone d’Onore, sperimentando l’impiego architettonico dei tessuti. Virus si collega all’allestimento Wundergarden nella sede milanese di C&C Milano e nel Giardino degli Atellani.

Virus

Diciannove tra i principali progettisti cinesi riuniscono i loro lavori nella mostra Designing China coordinata da Yang Dongjiang. L’excursus presenta aspetti di notevole interesse rispetto a un universo creativo ancora in parte sconosciuto. Il fi o conduttore è il termine mandarino Yù, dai molteplici signific ti, attorno a cui ruota il concetto stesso di progetto: Yù signific , infatti, ‘progettazione riuscita’, ma anche ‘atteggiamento adeguato a un incontro’, ‘habitat’, ‘località’ (a destra, Hulu di Yung Ho Chang; sotto, Empty mountains Incense Dish di David Jia).

designing china Lissoni Associati

Lo Studio fondato da Piero Lissoni ha dato vita al progetto en plein air Giardino Geometrico, che interpreta e arreda gli spazi suggestivi dell’Orto Botanico di Brera, in collaborazione con Laminam, produttore di innovative lastre ceramiche, e con Living Divani, azienda di imbottiti e complementi. Nella straordinaria cornice storica e naturalistica dell’Orto Botanico Lissoni ha ideato un vero e proprio percorso di design a cielo aperto: lungo i viali, lastre ceramiche Laminam che riproducono pietra, onice e marmo delimitano un labirinto; nell’area del giardino un padiglione etereo, costituito da un’architettura temporanea leggera e aperta, ospita alcuni pezzi icona e le novità outdoor di Living Divani.

Giardino geometrico

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