Per una Nuova Scienza
della Nascita
Q
uesto nuovo numero di Scienza e Conoscenza è dedicato alla nascita. Il modo in cui tutti noi nasciamo è estremamente importante e ha delle conseguenze che si ripercuotono su tutto il corso della nostra vita, sia in ambito fisico, che psicologico e spirituale. Attualmente, nella maggior parte del mondo occidentale, la nascita è fortemente medicalizzata ed è passata dall’essere considerata un evento fisiologico, in grado di essere affrontato dalla donna e dalla coppia con le risorse endogene che sono loro naturalmente proprie, ad un evento potenzialmente patologico che deve essere costantemente monitorato, controllato, indirizzato e guidato dalla conoscenza medica. Ecco che, allora, la nascita viene sistematicamente compromessa da tutta una serie di interventi di routine e di protocollo (induzione del parto, somministrazione di prostaglandine per far progredire il travaglio, analgesia epidurale, episiotomia, monitoraggio costante con cardiotocografo, separazione alla nascita madre e bambino, ecc.) che interferiscono e disturbano la delicata, complessa e armoniosa danza tra madre e bambino nel momento del dare alla luce e del venire al mondo, e rendono il parto un momento traumatico e altamente stressante, sia per la donna che per il suo piccolo. La maggior parte delle donne di oggi ha una paura tremenda del dolore del parto e pensa di non riuscire ad affrontarlo, spesso non sa che questo dolore è fisiologico, non è continuo ed è funzionale al buon andamento della nascita. Il fatto di essere separate dal bambino quando questo viene al mondo, perché deve essere sottoposto a controlli medici che potrebbero benissimo essere rimandati ad un secondo momento, viene percepito come la normalità. Molte donne vivono l’esperienza di un parto orribile, lo subiscono, ma non si fanno domande: perché è così che va per tutte, è così che deve andare. Il fatto di partorire in ospedale è considerato l’unica scelta possibile. Molte persone in Italia pensano che il parto non possa avvenire in strutture extra-ospedaliere e che il parto in casa sia addirittura illegale – mentre in alcune Regioni c’è una legge che lo rimborsa, e in alcuni paesi europei, come l’Olanda, una nascita su tre avviene in casa. Eppure un’altra nascita è possibile, auspicabile e necessaria. Necessaria perché molto, tutto inizia da lì: perché si può nascere avendo come prima immagine il freddo
asettico di una sala parto, oppure il caldo nido del lettone di mamma e papà. Si può nascere dominati dagli ormoni della paura o sotto l’influenza degli ormoni dell’amore, della cura e della calma. Le donne e le coppie possono essere spettatori passivi dello spettacolo della vita, oppure protagonisti, co-creatori del proprio destino e di quello del loro bambino. Una donna che partorisce da sola, con parto naturale, forte delle proprie risorse endogene diviene un individuo più forte, più libero, più consapevole: lo stesso accade al padre e al bambino. E questa forza, questa libertà, questa consapevolezza spaventano, in un mondo che ci vuole omologati, silenti e asserviti. Tantissimi ginecologi, pediatri, ostetrici e ostetriche – come Michel Odent, Verena Schmid, Frédérick Leboyer, Lorenzo Braibanti – stanno riportando l’attenzione sull’importanza di ritornare alla naturalità del parto per curare e guarire una società che si fa sempre più aggressiva, competitiva, indiviadualista, consumista e fobica nei confronti dei legami affettivi. Custodire la nascita, fare in modo che avvenga in ambienti rispettosi dei veri bisogni fisici e affettivi di mamma e bambino è una responsabilità di ognuno di noi, perché quello che accade in quel momento è un’eredità che ci portiamo dietro per tutta la vita, non solo a livello personale, ma anche a livello di comunità globale, di civiltà. Lo stesso Bruce Lipton, che abbiamo incontrato a Rimini lo scorso ottobre e la cui intervista esclusiva è presente in questo numero 38, ha ribadito l’importanza del periodo prenatale, della nascita e perinatale nella formazione di individui consapevoli e liberi da credenze limitanti, persone nuove che possano fare la differenza e costituire quella massa critica necessaria per compiere il salto di consapevolezza di cui l’umanità ha sempre più bisogno. Questo ci conferma come il raggiungimento di una nuova consapevolezza passi attraverso la nascita e come questo tema riguardi da vicino tutti noi, senza distinzioni di sesso e di età. Buona lettura! Marianna Gualazzi e Romina Alessandri Errata corrige Scienza e Conoscenza 37
Sul numero 37, alla pagina 41, abbiamo parlato di Ida Domini come di “una grande biofisica italiana”. Segnaliamo che Ida Domini è invece una grande BIOCHIMICA italiana, insegnante di biochimica presso l’Universitò di Siena e Bologna.
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2 Scienza e Conoscenza - n. 38, ottobre/novembre/dicembre 2011
Scienza e Conoscenza è un marchio Macro Soc. Coop. Via Bachelet 65, 47522 Cesena (FC) www.macroedizioni.it
Intervista a Bruce Lipton Romina Alessandri e Marianna Gualazzi
4 Essere uno con il tutto Vittorio Marchi
Ideatore del progetto Scienza e Conoscenza Giorgio Gustavo Rosso Editore
Editing snc Direttore Responsabile Marianna Gualazzi In redazione Marianna Gualazzi Romina Alessandri Erica Gattamorta
14 Guarire la nascita per guarire il mondo Marilia Zappalà
Immagini www.shutterstock.com www.sxc.hu www.istockphoto.com Stampa Lineagrafica, Città di Castello Distribuzione in edicola Italian Press (Milano) Hanno contribuito alla realizzazione di questo numero: Vittorio Marchi Marilia Zappalà Alberto Ugo Caddeo Valerio Pignatta Clara Scropetta Elsa Masetti Daniela Gavazzi Alberto Greco Massimo Corbucci Urbano Baldari Sabrina Mugnos Autoriz. Trib. Forlì N. 21 dell’8 luglio 2002 Numero 38 ottobre/dicembre 2011 IV° trimestre
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Epigenetica nella nascita Alberto Ugo Caddeo
26 Gli effetti collaterali (taciuti) della Pillola anticoncezionale Valerio Pignatta
Comitato Scientifico Massimo Corbucci (Fisico e Medico) Valerio Pignatta (Naturopata) Corrado Ruscica (Astronomo) Gestione, grafica e ufficio abbonamenti a cura di Editing snc Tel. 0547 347627 info@scienzaeconoscenza.it
INDICE
32 Il sistema dell’ossitocina Clara Scropetta
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L’uomo e la donna per il figlio Elsa Masetti
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Il bambino e il mondo emozionale secondo l’Anateoresi Daniela Gavazzi e Alberto Greco
46 Terapia oncologica integrata Intervista a Massimo Bonucci
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Un centro pilota per la cura del ginocchio Massimo Corbucci Hai l’asma? Ti curo il Rene Urbano Baldari
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62 A spasso per la Valle della Morte Sabrina Mugnos
70 La cellulosa utilizzata per la produzione della carta su cui è stata stampata questa rivista proviene da foreste amministrate
La cellulosa utilizzata per la produzione della carta su cui è stata stampata questa rivista è sbiancata senza l’uso di cloro. Questa carta è riciclabile
Le informazioni scientifiche, sanitarie, psicologiche, dietetiche e alimenatri fornite nella rivista Scienza e Conoscenza non comportano alcuna responsabilità da parte dell’Editore e del Direttore Responsabile circa la loro efficacia e sicurezza in caso di utilizzo da parte dei lettori. Ognuno è tenuto a valutare con buon senso e saggezza appropriate. Ognuno è tenuto ad assumere tutte le informazioni necessarie, confrontando rischi e benefici delle diverse terapie. Scienza e Conoscenza non dispone di notizie o dati diversi da quelli qui pubblicati.
11.11.11: Benvenuti nell’Età dell’Acquario Giorgio Gustavo Rosso e Anna Santoro (Dharma Kaur)
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are lettrici e cari lettori di Scienza e Conoscenza, chissà se vi siete accorti di essere entrati ufficialmente nell’Età dell’Acquario. Ecco cosa ha detto Yogi Bhajan: “l’11 novembre 2011 entreremo nell’Età dell’Acquario. Sarà un tempo nuovo. L’intera psiche cambierà. Dovete purificare la mente, il corpo e l’anima per essere innocenti, reali e puri. Elevatevi per essere angelici. Questo periodo, dove sarete al servizio, è un’età della consapevolezza e dell’esperienza”. Secondo la cronologia yogica, basata su cicli di oltre 4 milioni di anni, si sono succedute molte Ere nella lunga storia dell’Umanità. Oggi noi stiamo vivendo all’inizio di un’Età del Ferro (Kali Yuga), di 432.000 anni, iniziata circa 5.000 anni fa. Il nostro sistema solare impiega circa 26.000 anni a compiere la rotazione attorno al proprio asse centrale, lungo un’orbita chiamata zodiaco, divisa nei dodici segni zodiacali. Ci vogliono circa 2.100 anni per attraversare uno di questi segni, periodo che individua un’era astronomica. L’ultima, appena conclusasi, è stata l’”Era dei Pesci”, dominata dalle macchine e dalle gerarchie. Secondo Yogi
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L’Età dell’Acquario sarà prima di tutto un’epoca spirituale. “Durante l’Era dell’Acquario chi vive per sé stesso sarà poco rispettato, mentre sarà rispettato che si dedicherà ai bisogni degli altri. Imparate a sostenere gli altri per quanto i vostri mezzi ve lo permettono. Applicatevi al vostro meglio e ogni volta diverrete più bravi e l’intero universo sarà al vostro servizio: dio è dentro di voi non all’esterno” – ha detto Yogi Bhajan l’11 novembre del 1996. Nel corso degli ultimi vent’anni la Terra ha rallentato la sua velocità di rotazione e il campo magnetico terrestre ha aumentato la sua velocità di vibrazione, l’asse di rotazione si è spostato, il Sole irradia fino a 60 volte più di prima e tanti altri parametri si sono modificati. E in conseguenza a ciò anche la psiche è cambiata, e continuerà a cambiare. Sono previsti molti altri effetti conseguenti all’emergere di questa Nuova Era. Ovunque si parla di questo, facendo predizioni o sminuendo i fatti. Alcuni avvertono questo cambio di Era come un cataclisma, altri come un nuovo inizio, e ancora altri come un periodo di incertezza e di imprevedibilità. Quello che è chiaro ad ognuno è il senso di urgenza per un radicale cambiamento della società, a partire dalla consapevolezza e dalla natura della nostra
Quello che è chiaro ad ognuno è il senso di urgenza per un radicale cambiamento della società, a partire dalla consapevolezza e dalla natura della nostra percezione del mondo e degli altri
Bhajan, che ha portato lo Yoga Kundalini in Occidente a partire dalla fine degli Anni Sessanta, gli ultimi vent’anni, dal 1991 al 2011, sono stati il periodo di transizione e passaggio all’Età dell’Aquario, che sarà caratterizzata dalla coscienza, dall’informazione e dall’energia. L’acquario è un segno d’aria, e l’Età dell’Acquario è già famosa per le sue straordinarie invenzioni nell’utilizzo dei trasporti aerei, dell’elettricità, dei computer e di Internet. Oggi viaggiamo nell’aria come pesci nell’acqua e facciamo circolare le idee attraverso il mondo alla velocità della luce. 4 Scienza e Conoscenza - n. 38, ottobre/novembre/dicembre 2011
percezione del mondo e degli altri. Raramente nella storia umana il cambiamento si è manifestato con questa intensità e velocità e mai con queste intenzioni e questa vastità. Il cambiamento è improvvisamente a tutti i livelli della vita. Non è consequenziale e ordinato, né è prevedibile ciascun passaggio. E colpisce ciascuno di noi personalmente. Indipendentemente da come il cambiamento sia percepito, ogni persona sensibile deciderà cosa fare per favorire questo processo. Ognuno dovrà accettare la responsabilità di elevare e guidare il proprio stato di consapevolezza, con
costante impegno, per prendere decisioni e agire riguardo a una grande e crescente gamma di problemi. Sebbene le persone percepiscano il cambiamento in modi diversi, ci sono molti temi che tutti conveniamo debbano essere affrontati e risolti.
La scienza e la tecnologia dello Yoga Kundalini
Lo Yoga Kundalini insegnato da Yogi Bhajan è una scienza per vivere e comprendere la realtà la cui applicazione pratica si basa su una tecnologia che, utilizzando un’azione fisica, induce un movimento nella consapevolezza. Come accade questo processo? Come è possibile che un movimento specifico del corpo e un’appropriata concentrazione abbiano un impatto così significativo sui processi mentali dell’essere umano? Trovare una risposta a questa domanda è di grande interesse per tutti. L’azione fisica attuata in Asana (posture), Mudra (posizione delle mani), Dhristi (punti di concentrazione degli occhi), Pranayama (controllo del respiro) si riflette direttamente sui circuiti energetici e mentali producendo un movimento nella consapevolezza. Nell’essere umano questo spostamento di consapevolezza indotto da un’azione sulla materia, sia essa corporea o mentale, guida l’individuo nel cammino da “dove è” a “chi è”. Il carburante per muoversi da uno stato di consapevolezza dato a uno desiderato è l’energia vitale, il Prana. Lo Yoga Kundalini, definito da Yogi Bhajan la scienza della realtà, esplora l’identità vera dell’essere umano. In questa ricerca l’individuo non è trasformato in un altro: l’identità è sempre la stessa, ma l’essere umano si muove da una scarsa coerenza con la propria identità – dove è – a una totale coerenza con essa – chi è. Pertanto non acquisisce qualcosa di nuovo, ma si identifica sempre meno con la personalità per definirsi invece totalmente nella sua identità vera. Più chiaramente, l’essere umano si muove dall’essere soggiogato dai propri sensi e reagire impulsivamente ai loro stimoli, all’agire coscientemente e liberamente guidato da un’attitudine intuitiva, lungimirante e saggia.Tale attitudine è frutto di ciò che, pur essendo spesso non attivo, è però innato nell’essere umano: il sistema sensoriale del Sé.
Nel Kundalini Yoga la cosa più importante è l’esperienza, che va diretta al cuore. Nessun’altra parola può sostituire quest’esperienza. La vostra coscienza non accetterà solo parole. Sodashan Chakra krya Kundalini Yoga è sinonimo di Yoga della Consapevolezza: il potenziale totale di una persona diviene noto alla persona che lo manifesta nelle sue attività. Per questo alle parole che precedono è indispensabile collegare un’esperienza concreta: ci sono infatti tre particolari meditazioni che Yogi Bhajan raccomanda di praticare per attraversare la transizione verso l’Era dell’Acquario con successo. Si possono trovare esposte esaurientemente nel libro di Sadhana Singh (Edizioni Centro Budokan, Roma – www.budokanin.com) Da dove sei a chi sei. Le tre meditazioni per il Sé sensoriale: Sat krya, Sodarshan chakra krya e Kirtan krya (krya è il nome delle specifiche sequenze di posizioni, mudra e mantra, e respirazioni). Oppure in rete http://www.yoga-kundalini.it/kriyameditazioni-kundalini-yoga-yogi-bahajan/ per Kirtan kriya e Sat kriya, http://www.yogibhajan.com/ybkriyas/ index.php?id=126 per Sodarshan chakra kriya. Buona esperienza! Lothar-Rudiger Lutge
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Scritto da Giorgio Gustavo Rosso e Anna Santoro (Dharma Kaur) Giorgio Gustavo Rosso è l’ideatore e il fondatore di Scienza e Conoscenza e del Gruppo Editoriale Macro di cui guida tuttora le attività editoriali e lo sviluppo internazionale. Da più di trent’anni studia e mette in pratica un modo di vivere naturale, equilibrato ed olistico, frutto della lettura di decine di migliaia di libri e articoli, e della frequenza di centinaia di conferenze e seminari. Autore di centinaia di articoli, continua a condividere le sue ricerche sulle modalità più efficaci per esprimere il potenziale umano/divino racchiuso in ognuno di noi. Anna Santoro (Dharma Kaur) pratica Yoga Kundalini secondo gli insegnamenti di Yogi Bhajan da oltre 10 anni, lo insegna da sei e sta completando il percorso per formare a sua volta insegnanti di questa straordinaria tecnologia che si propone di rendere disponibili e concretamente fruibili alcune delle più importanti e approfondite conoscenze sull’essere umano, sintesi di saggezze millenarie. Ha da poco fondato l’associazione Le Vie del Dharma. Su facebook la trovi a: yogakundalinidharma.
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Ripartire dalla
nascita
Secondo Lipton la nascita naturale non medicalizzata è lo strumento più importante per rinsaldare il senso di comunità e legame nel nostro mondo e per dare vita ad un futuro di pace e serenità su questa terra Romina Alessandri e Marianna Gualazzi
Al convegno di Rimini, dell’1 e 2 ottobre scorsi, Bruce Lipton ha concesso un’intervista esclusiva alla redazione di Scienza e Conoscenza. Bruce, nei due giorni di seminario, ci ha permesso di scoprire nuovi aspetti, inediti e emozionanti, della biologia umana.
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l sistema medico propone sempre più spesso alle donne il parto in analgesia e la stragrande maggioranza delle nascite avviene in questo modo: cosa pensi di questa “anestetizzazione”, sia fisica che emotiva, di un evento così cruciale? La scienza deve imparare che la nascita è un processo naturale, non necessita di medicine. Le persone nascevano e hanno continuato a venire al mondo milioni di anni prima delle scuole di medicina. Quando togliamo la parte naturale della nascita e la rendiamo un processo medicalizzato, interferiamo con lo sviluppo della natura. Ciò assume, ora, molta importanza, perché sappiamo che quando un bimbo nasce sta già imparando. E quando viene al mondo con l’uso di sostanze chimiche, con l’anestesia, con l’uso delle lampade che ci sono nelle sale parto, forzando la nascita in vari modi, ebbene, questo è contro natura. Dobbiamo tornare al processo naturale, che non vuole dire eliminare la medicina, la medicina deve essere alle spalle. Se c’è un problema, i dot-
tori sono pronti a venire in soccorso, ma se non ci sono problemi, nessun dottore deve essere coinvolto. Il parto deve stare al passo con i tempi della donna, non possiamo forzare la nascita come usano fare in certi ospedali dicendo: “ti diamo un po’ di ormoni per far uscire più in fretta il neonato”. Questo si chiama interferire con la natura e quel che abbiamo imparato, a questo punto, nel nostro mondo, è che siamo talmente intervenuti nella natura, che stiamo distruggendo la civiltà umana. Una parte importante di tale distruzione deriva dall’aver reso la nascita un processo medico. Dobbiamo arrivare a comprendere l’importanza fondamentale di assecondare la natura, piuttosto che combatterla. Lasciamo che la natura faccia il suo corso, che siano le donne a far partorire, che non abbiamo bisogno di un dottore quando l’evento riguarda principalmente la donna. Questo è ciò che è naturale per il corpo e per la sua vita. È sempre stato così. E ritornando alla natura, magari, così la terra tornerà a essere un posto più gioioso. Sappiamo, come dato di fatto, che quando i metodi occidentali di nascita raggiungono un nuovo paese, in un periodo molto breve c’è un crollo nella comunità, perché andiamo a interferire con il legame (bonding) naturale tra un infante e la madre, alla nascita. Interferendo con quel legame rompiamo ciò che chiamiamo comunità. Quello che dobbiamo veramente fare è onorare la madre e il bebè, e lasciare che sia la natura a guidare la nascita e a condurre lo “spettacolo”.
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Intervista a Bruce Lipton
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Siamo talmente intervenuti nella natura, che stiamo distruggendo la civiltà umana. Una parte importante di tale distruzione deriva dall’aver reso la nascita ù un processo medico
Pensi che il ritorno alla naturalità del parto e alla nascita in ambienti extra-ospedalieri possa contribuire a quel cambiamento della consapevolezza globale che auspichi nei tuoi libri? Penso che la nascita naturale sia la cosa più importante per formare la comunità nel nostro mondo, perché è il primo legame tra la madre e l’infante a dare a quest’ultimo la visione della famiglia e della comunità. Quando iniziamo a interferire interrompendo il legame, rompiamo la natura fondamentale della comunità e perciò sento veramente che ritornare alla nascita naturale sia una delle parti più importanti per contribuire a una sana civilizzazione. Incoraggio quindi con forza le donne a farlo. Inoltre vorrei che la gente riconoscesse, come testimoniano molto donne, che la nascita non è cosi dolorosa come nei film, alla televisione o nelle opere teatrali. La nascita non deve essere temuta. Lo diventa perché molte donne giovani la vedono nei film e osservano tanto dolore, urla e strazio. Invece in una nascita naturale possono arrivare ad avere quasi un’esperienza estatica, per la donna può essere eccezionale e per il bebè anche. Ma, quando iniziamo a interferire, creiamo trauma, e il trauma è molto distruttivo. Quindi il miglior consiglio che posso dare è quello di considerare un parto naturale a casa, con la famiglia, la levatrice e le donne. Lasciate che siano le donne a gestire il parto, non la comunità medica.
So che nei tuoi scritti hai trattato anche il tema dell’educazione: nel tuo ultimo libro fai notare come tutti i programmi registrati dalla mente subconscia siano appresi dal concepimento ai sei anni. Che ruolo hanno i genitori in questo apprendimento? Quali riflessioni vuoi proporre ai genitori sul modo in cui rapportarsi con i bambini? I genitori devono sapere che quando nasce un bimbo o durante il suo sviluppo, i pensieri e le credenze del genitore ne influenzano il comportamento e la genetica. Quello che dobbiamo riconoscere è che quando un bimbo impara non è conscio, voglio dire, non è critico verso le informazioni, prende quel che sente e lo mette nel subconscio. C’è una tendenza dei genitori a parlare ai figli perfino se sono bebè, come se il bebè potesse capire quello che dicono o, viceversa, non sentisse quel che dicono. Un infante impara perfino quando, nella stanza, c’è della musica. Se il padre parla al feto mentre si sta sviluppando, quando il bimbo nasce, riconosce che, quella, è la voce del padre. La prima cosa di cui prendere atto, quindi, è che i neonati registrano tutto come fa un registratore, per cui se siamo attorno a loro ne dobbiamo parlare come di esseri in salute, come bellissimi e pieni di forza, perché queste parole vanno nel subconscio. Il bimbo cresce e sono queste parole che lui userà per governare la sua vita. Dobbiamo riconoscere l’effetto delle parole negative, perché vanno diritte
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Redshift: astronomia e dintorni Intervista a Bruce Lipton
nel subconscio, senza filtri, ed ora sappiamo che è da lì che scaturisce la maggior parte della nostra vita. Perfino quando è piccolissimo registra tutto, per cui è tempo che i genitori ne siano consapevoli, consci che quel che dicono, fanno e come si comportano è registrato dal bimbo. Questo li incoraggia a essere amorevoli tra loro e con il mondo che li circonda. Sono i veri insegnanti dei loro figli e questi diventeranno quello che sono i loro genitori. C’è molta responsabilità a essere genitore, perché egli determina quel che sarà il futuro della civilizzazione umana. Se abbiamo dei genitori che incoraggiano i figli, questi ultimi faranno un bel mondo per tutti noi. Il lavoro più importante su questo pianeta è essere un genitore conscio, per creare il futuro della civiltà umana. La grande pedagogista Maria Montessori ha scritto nella metà del secolo scorso a proposito del bambino, “Non dobbiamo farci seguire da lui, ma seguirlo”: come commenti? La visione della Montessori è la migliore forma di educazione. Come sappiamo, quando il bimbo è appena nato, è pieno d’amore, pace e armonia e ha l’opportunità di essere sano e felice. Perciò, piuttosto che privarlo
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sovrumana: cosa possiamo fare nel nostro piccolo, giorno per giorno, tutti i giorni? La civiltà di oggi sta cadendo a pezzi, perché la natura di quella che chiamiamo comunità è sull’orlo del crollo. E la scienza che abbiamo è stata la porta di accesso. È una scienza basata sull’individuo, che parla di ardua sopravvivenza, dei più forti, l’evoluzione supporta il migliore, e poi risulta, guardando meglio, che non è quella l’evoluzione. L’evoluzione riguarda la cooperazione e la comunità, ed è questo che intendiamo quando parliamo del giardino dell’Eden. C’era competizione in quel giardino? No, c’era cooperazione, tutti gli organismi insieme creavano un bellissimo giardino. Abbiamo distrutto il giardino che ci è stato dato (e lo stiamo distruggendo) perché ognuno compete con l’altro, e il passo evolutivo che dobbiamo affrontare è superare l’individuo, riconoscere che l’evoluzione è basata sulla visione di famiglia, su gente che si riunisce, che lavora in armonia e si supporta vicendevolmente. Non c’è un noi e un loro, siamo tutti uno, e quando impareremo questa lezione sarà un’opportunità di prendere questa terra, che è particolarmente sacra ora, e creare una svolta nella storia creando salute e armonia, trasformando questo pianeta nuovamente in un giardino.
Quando iniziamo a interferire, creiamo trauma, e il trauma è molto distruttivo
di questo, travasando in lui i nostri insegnamenti, dovremmo, come ha detto la Montessori, osservare come il piccolo si comporta. Egli è pieno d’amore e di altruismo, se possiamo imparare da lui, allora il nostro mondo sarà migliore, ma quando “immettiamo” la nostra educazione nel piccolo, sottraendogli queste qualità, interferiamo con il suo sviluppo naturale. Per questo dobbiamo iniziare un nuovo processo educativo che riconosce le qualità del piccolo e le rafforza, e prendere atto, inoltre, che tutti gli esseri umani sono nati per essere felici, amorevoli e gioiosi e se i genitori fossero in grado, coscientemente, di seguire la stessa attitudine, questo mondo sarebbe più felice e sano. Anche nel tuo ultimo libro l’abbandono delle vecchie credenze è un punto fondamentale del tuo pensiero, ma la prospettiva si sposta da quella individuale a quella collettiva: le credenze da cambiare sono quelle dell’umanità intera, se vogliamo salvare la nostra specie e il nostro mondo dalla distruzione. Detta così sembra sempre un’impresa
Dipende dalla nostra capacità d’imparare che siamo noi i portatori dei guai. Il modo per uscirne è smettere di combattere tra di noi e riconoscere che gli umani sono tutti parte di una famiglia chiamata umanità. L’umanità è l’organismo e noi siamo le cellule, ogni essere umano è una cellula nel corpo di un qualcosa di più grande, l’umanità. Il problema che affronta ora l’umanità è che le cellule continuano a lottare tra loro. Quando le cellule del tuo corpo si combattono, la malattia è detta autoimmune. Se le cellule competono e lottano si chiama autodistruzione. Lo stesso vale per gli umani: combattersi è autodistruzione, è una malattia autoimmune, è l’umanità che morirà, oppure vivrà se noi correggiamo questa direzione autodistruttiva. Siamo vicini a prendere una decisione: vogliamo sopravvivere ed evolvere o vogliamo morire? Ora non so che faremo, siamo in mezzo alla battaglia, e saremo vincitori quando realizzeremo che non è il successo che promuove la nostra evoluzione, piuttosto il riunirci in comunità ed imparare a cooperare. (continua a pagina 12...)
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Intervista a Bruce Lipton
(...continua da pagina 9) Qual è la tua risposta alle grandi domande: chi siamo, perché siamo qui, adesso che siamo qui come possiamo trarne il massimo beneficio? È molto interessante. Quando ho iniziato a occuparmi di scienza, non credevo nella spiritualità. Pensavo – come mi era stato insegnato – che il corpo è una macchina fatta di chimica e geni. Ma sono state proprio le cellule, durante la mia lunga ricerca, a insegnarmi la lezione verso la mia identità. Chi sono non è questo corpo, ma qualcosa che viene dall’alto, che chiamiamo spirito, ed è diventato molto importante per me comprendere che io non sono il corpo e dunque, se il corpo muore, la mia identità vera non muore. Sono come un televisore, lo show è trasmesso attraverso il
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percepirlo, amarlo perché tutte queste esperienze sono veicolate poi allo spirito. Ecco perché davvero credo che questo sia il paradiso. Sono qui per espandere la mia esperienza, la mia consapevolezza e per creare, creare vita, e quando lo capiamo, e ogni essere umano riconosce che questo è il paradiso ed è dove creiamo il paradiso, allora siamo tutti creatori. Se tutti lo riconoscessimo, questo luogo passerebbe dalla distruzione al paradiso, che esisteva qui all’inizio. Questo è il motivo per cui sono così eccitato nel trasmettere l’idea che possiamo trasformare questo mondo e portarlo dalla distruzione al benessere assoluto – imparando che non siamo questo corpo, siamo spirito che visita questa terra – e lo facciamo per amore, per la gioia, per la vita, ed è la cosa più bella del mondo.
Il lavoro più importante su questo pianeta è essere un genitore conscio, per creare il futuro della civiltà umana
corpo. Che cosa ho imparato da questo? Ho imparato la lezione più importante. Se c’è un Bruce fisico e uno spirituale, perché ci sono entrambi? La risposta giunse dalle “mie cellule” e mi chiesi, indagando, perché hai un corpo e uno spirito Bruce? Se tu fossi solo spirito che sapore avrebbe la cioccolata? Se tu fossi solo spirito a cosa assomiglierebbe un tramonto? Che cosa sarebbe essere innamorato? Le sensazioni vengono dal corpo fisico che le trasmette al “mio spirito”, per cui il punto di essere vivo, è fare esperienza attraverso il corpo in questo pianeta. Arrivare qui e sentirsi bene, essere in amore e avere del buon cibo, gioire della vita. Avere un corpo, quindi, aggiunge qualcosa al mio spirito, le sensazioni. Quando muoio, avrò memorie, ma non potrò più creare sensazioni perché esse sono del corpo. Usa il corpo per toccare il mondo, per sperimentarlo, Bruce Lipton Steve Bhaerman
Evoluzione Spontanea Come raggiungere il futuro positivo che ci attende Macro Edizioni 2010 Cercalo su: www.scienzaeconoscenza.it - libri di collana
Cambiando argomento... recentemente al Cern di Ginevra hanno dato notizia di una misura relativa al superamento della velocità della luce da parte dei neutrini: se la notizia verrà confermata, che conseguenze potrebbe avere sul cambiamento di paradigma che auspichi? La nuova scienza forse rivelerà che Einstein aveva sbagliato, forse sì, forse no, lo stiamo ancora verificando. Quello che conta è che gli esseri umani evolvono diventando più consapevoli. Ogni volta che abbiamo più consapevolezza, creiamo una più ampia comprensione del mondo in cui viviamo. Quando abbandoniamo le nostre credenze limitanti e ci apriamo al fatto che ci sono forze più vaste, ciò apre alla possibilità di vivere in un modo molto diverso su questo pianeta. Posso avere un pensiero e qualcuno dalla parte opposta del globo lo percepisce a una velocità maggiore della luce. Lo sappiamo dagli esperimenti, ma fatichiamo a comprendere come ciò possa accadere, perché il nostro limite è di andare solo alla velocità della luce. Oggi, però, la nuova scienza ci dice che forse quella vecchia credenza non è vera. E se potessimo lavorare con questa nuova scienza, grazie alla quale siamo in grado, istantaneamente, di cambiare il mondo con i nostri pensieri, questa sarebbe una grande e potente risorsa, perché il mondo ha bisogno, ora, di cambiare velocemente. Sono molto eccitato nel prendere atto delle nuove scoperte scientifiche, perché ogni volta che esse accadono, significa che abbiamo più consapevolezza. La consapevolezza è conoscenza e la conoscenza è potere, così con più
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Intervista a Bruce Lipton
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Sono molto eccitato nel prendere atto delle nuove scoperte scientifiche, perché ogni volta che esse accadono, significa che abbiamo più consapevolezza
conoscenza diventiamo più “forti” ed è quello di cui abbiamo bisogno in questo momento, in cui tendiamo a sentirci esseri molto deboli in un mondo che sta crollando. Come sarebbe se diventassimo tutti più forti? Ci sarebbe l’opportunità di cambiare il mondo virtualmente, in un istante, ecco perché ho chiamato il mio libro Evoluzione Spontanea, a seguito della recessione immediata e spontanea della malattia. Quel tipo di evoluzione che mi permette di passare spontaneamente dall’essere un ammalato terminale all’essere sano, all’istante. Penso che il mondo che vediamo sia un malato terminale, ma che ci sia l’opportunità per una nuova conoscenza che permetta un recupero istantaneo e faccia ritornare questo pianeta di nuovo all’Eden, così come l’abbiamo trovato. Queste ultime due domande le abbiamo selezionate tra le tante che ci sono pervenute dai nostri lettori via mail. Eccole... Leggendo i tuoi libri, sembrerebbe chiaro e relativamente semplice mettere in atto le strategie suggerite per migliorare la propria vita; in realtà non è così. Qual è, a tuo avviso, l’ostacolo più grande, quello che non riusciamo a vedere o di cui non riusciamo a essere consapevoli, che ci impedisce di ottenere risultati concreti? Il più grande ostacolo alla nostra evoluzione è che crediamo di condurre la nostra vita con la mente conscia, che sia la mente conscia a leggere i libri, a ricevere le informazioni. La mente conscia guida solo per il 5% la nostra vita, mentre la mente subconscia guida il restante 95%. Il problema è che possiamo educare facilmente la mente conscia, mentre è molto più difficile farlo con la subconscia, per cui dobbiamo imparare modi migliori per travasare informazioni dalla nostra mente conscia creativa, alla mente abituale e meccanica, detta subconscia. Questa è la limitazione nell’ottenere cambiamenti istantanei. Una volta che la gente impara a cambiare i programmi della mente subconscia, e ci sono ora dei metodi validi per farlo, una volta che cambiamo tali programmi, allora abbiamo il potere di cambiare molto velocemente. Ma se non cambiamo i programmi subconsci, allora andremo avanti a ripetere la stessa vita. Questo è il maggior problema che abbiamo. In che modo la matematica dei Frattali può aiutare l’Umanità?
La gente si preoccupa della matematica perché pensa alla fatica e difficoltà della matematica scolastica. Quella frattale, rivela la natura della struttura, la geometria, cioè come poniamo la struttura nello spazio, come strutturiamo la natura in questo mondo. La geometria frattale è un tipo molto semplice di matematica in cui usi un’equazione, la risolvi, prendi la risposta, la reinserisci in un’equazione similare e così via. La struttura è la stessa a ogni livello dell’organizzazione, perciò se capisco la struttura di una cellula di base, capisco la struttura dell’umano e se capisco l’umano comprendo la struttura della civilizzazione umana. Per averne una comprensione immediata, possiamo tornare al noto detto “come in alto così in basso”, che diventa vero nella geometria frattale, ed è parte della stessa dal momento che la natura è fatta da geometrie frattali. Diventa quindi una forma d’istruzione. Se si vuole comprendere una qualsiasi cosa della natura, si può studiarne una parte e avere un’intuizione per capirne un’altra. Perciò non dobbiamo studiare tutto, possiamo procedere per parti del tutto, prendere l’insegnamento ed applicarlo ad altri livelli. Come ho detto, posso capire gli umani e come funzionano studiando la cellula, e dunque l’informazione su come vivere in questo mondo si rende disponibile guardando come vivono altri sistemi nello stesso mondo… Il mistero di questo mondo diventa più chiaro con la geometria frattale. Abbiamo realizzato questa intervista in occasione della venuta in Italia di Lipton lo scorso 1 ottobre 2011. Ringraziamo Elsa Masetti per la traduzione del materiale dall’inglese.
Intervista a Bruce Lipton Bruce H. Lipton è un’autorità mondiale per quanto concerne i legami tra scienza e comportamento. Biologo cellulare per formazione, ha insegnato Biologia Cellulare presso la facoltà di Medicina dell’Università del Wisconsin e si è dedicato in seguito a ricerche pionieristiche alla School of Medicine della Stanford University. È stato ospite di decine di programmi radiotelevisivi ed è un conferenziere di primo piano. Le sue rivoluzionarie ricerche sulla membrana cellulare hanno precorso la nuova scienza dell’epigenetica e hanno fatto di Lipton una delle voci più note della nuova biologia.
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Essere Uno
con il Tutto In un universo che è Campo di Coscienza Universale, interamente vivo ed intelligente, non c’è posto per la nascita e la morte come noi le intendiamo, ma solo spazio per passaggi o transizioni da un piano di esistenza ad un altro
Vittorio Marchi
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a uno studio approfondito risulta (ed è possibile dimostrarlo) che a differenza della concezione delle dottrine cattolica ed evangelica, la dottrina della rinascita faceva parte del cristianesimo delle origini. La professavano molti padri della Chiesa: Agostino, Girolamo, Tertulliano, Sinesio, Origene e lo stesso Gesù, come si può ricavare da una analisi in S. Matteo dei capitoli XI, XVII ed altri. In tempi diversi e molto più lontani, la stessa dottrina fu proclamata da Indù, Buddisti, Egizi, Greci, Ebrei, Esseni, Etruschi, Indiani d’America, aborigeni austra-
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secolo seppero precipitarla. Diceva Baruch Spinosa nel XVII secolo: Deus sive Natura (Dio, ovvero la Natura). Dio è Natura che si fa Natura. Natura naturans coincidente con la Natura naturata. Il razionalismo, il positivismo, il dogma scientista ci hanno troppo allontanato dalla ruota delle esistenze, dalla life map (la pista della vita). Diversamente, con un come back spettacolare, noi dovremmo tornare al nostro biodromo universale, ove Bios e Tanatos si succedono all’infinito, secondo un processo circolare. Sviluppato simbolicamente, esso fu espresso dallo “O” (zero) dei Maya, che simtropicamente rappresentava
L’uomo comune non conosce tutte le cause e le conseguenze delle cose, ed è per questo che egli vede le cose stesse nascere e morire: vede le cose sub specie temporis
liani… Nei Veda se ne trovano tracce, 2.000 anni a.C. Sennonché, neppure Voltaire, lo scettico degli scettici, nonostante la sua sorprendente affermazione – “Non è più sorprendente il fatto di essere nati due volte invece di una, dal momento che tutto in natura è resurrezione” – fu capace con queste parole di resuscitarla dall’ abisso in cui gli antichi vescovi della Chiesa del VI
sia il Nulla che la Matrice del Tutto. Ecco il punto. L’uomo comune non conosce tutte le cause e le conseguenze delle cose, ed è per questo che egli vede le cose stesse nascere e morire: vede le cose sub specie temporis. Il suo schema mentale e il suo pensiero sono lineari. Hanno un’origine ed una fine. Il realizzato invece conosce tutte le cause e tutte le conseguenze delle cose,
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Scienza dello spirito
in quanto presenti nel suo pensiero, e dunque vede le cose sub specie aeternatatis. Il suo pensiero è circolare. Per lui le cose non nascono, né periscono, non sono collocabili nel tempo (inessente), ma sono eterne. Sulla ruota dell’Infinito questi due aspetti esistono sempre e comunque, indissolubilmente e contemporaneamente co-presenti.
Reincarnazione e resurrezione
A questo proposito esiste nel mondo una grande confusione. C’è chi parla del passaggio dell’uomo dal cielo alla terra (incarnazione) e chi invece parla di passaggio dell’uomo dalla terra al cielo (resurrezione). Cosicché i tre quinti (60%) dell’umanità credono
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Vita) è un mito. Finalmente sono caduti i miti, e ora si possono spiegare. Il fatto è che gli uomini hanno voluto dare il nome di Dio, Padre, Assoluto, ad un Ente locale, Creatore e talvolta antropomorfo, invece che ad una Divinità, Coscienza Cosmica, non-locale, Increata. Vergine, Immacolata concezione, perché non mai partorito, in quanto unica. E ciò è potuto accadere per millenni e millenni perché da sempre il fatto che la materia sia intessuta in modo così straordinariamente perfetto, fino a manifestare un’intelligenza del più alto livello ed in modo così stupefacente, ha finito per implicare nella mente degli uomini la presenza di Un Grande
Creandosi il mondo si osserva e osservandosi si crea
nella reincarnazione, un quinto (20%) crede nella resurrezione ed un quinto (20%) crede nella morte definitiva. Il 90% delle dottrine del mondo dichiara questo, perché tali religioni sono duali. E ciò ha come immediata conseguenza che una simile immaginazione causa una visione di morte, perché la radice di tutto ciò che appare come morte, deriva dalla limitazione dell’illimitato (limen). La mente umana – invece di afferrare il cerchio ciclico della trasformazione in due aspetti della vita materiale (carne corporea, incarnazione visibile) e spirituale (carne incorporea, resurrezione invisibile), come l’una l’eterno coronamento dell’altra – preferisce parlare di reincarnazione e resurrezione per contrapposizione. Così l’Oriente ha scoperto la Reincarnazione e l’Occidente la Resurrezione. Ma, al di là della foresta degli stupori che la cosa può sollevare, non è stato afferrato il principio così mirabilmente esposto dal grande iniziato Victor Hugo: “La tomba per l’ uomo è il guardaroba dove “Dio” (il Tutto dell’ Esistente o Uno) viene di volta in volta a cambiarsi d’abito”.
Scienza e Misticismo
Scienza e misticismo sono come due gambe che consentono all’uomo di avanzare verso la stessa meta. E la meta si chiama verità. E la verità si chiama verità, non perché non è falsa o perché sia il contrario del vero, altrimenti si cadrebbe nel dualismo e nella contrapposizione, ma perché è unica. Per rendere meglio l’idea, c’è una potente metafora, ignorata da tutti i canoni religiosi del mondo: un giorno Gesù disse che tutto l’Universo è figlio di una donna sterile. Dunque la Creazione è un mito. Dio stesso è un mito. La Verginità della Madonna (simbolo della
Progettista, di Un Grande Orologiaio distaccato, di Un Grande Orchestratore esterno, di Un Grande Architetto costruttore, Super Direttore dell’Universo. E ciò è avvenuto nonostante la ricerca abbia ormai dimostrato largamente che tutti i sistemi viventi (dato che neanche un atomo è materia inerte) sono in grado di assemblarsi da soli in maniera strabiliante, a seguito di una trasformazione auto-organizzzata (auto-arrangiata) che lascia sbalorditi. L’uomo è solo l’adulto della cosiddetta creazione, mentre le pietre sono i bambini. Ovviamente questa conclusione, (oltre quella che esista solo l’Increato, senza forma e dimensioni e che di conseguenza Generante e Generato, padre e figlio, si rigenerano reciprocamente, invertendo i loro ruoli all’infinito, intercambiandoseli, come il seme e l’albero, in cui l’uno produce l’altro, pur rimanendo sempre UNO), suona come una blasfemia agli occhi di una qualsiasi istituzione religiosa. Eppure, viene in mente Dante, altro iniziato, quando dice: “Vergine (Vir-agens, forza agente) Madre (la Vita Infinita, di cui Eva/Madonna è simbolo), figlia di tuo figlio” (XXXIII Canto del Paradiso). Se il verso fosse preso alla lettera, anziché nel suo profondo significato, come ciò potrebbe essere possibile? Ciò spiega, come afferma la fisica quantistica, che una lunghissima evoluzione, durata miliardi e miliardi di anni, ha portato l’Universo Organico, l’Osservato (detto Dio o Padre, una struttura naturale interamente intelligente) a configurarsi fino al punto di assumere lo stesso corpo del suo stesso Osservatore (detto Figlio). “Il suo Fattore si fece sua Fattura” dice ancora Dante (XXXIII Canto del Paradiso). Questo significa che ex duo unus: creandosi il mondo si
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L’informazione primordiale totalizzante e onnipervadente annulla il concetto di separazione tra Materia e Spirito
osserva e osservandosi si crea. Ciò che esiste dunque è soltanto un Campo Unificato ed Informazionale totale, di cui la pietra, il fiore, l’insetto e l’uomo sono soltanto il risultato, in termini di un ego emergente, che ne conserva memoria, ciascuno al proprio livello coscienziale, vibrazionale ed energetico. Pertanto l’informazione primordiale totalizzante e onnipervadente annulla il concetto di separazione tra Materia e Spirito. Ecco perché le indagini condotte dal CERN di Ginevra hanno ormai appurato che la nuova sostanza primordiale, base della formazione dell’Universo (e dell’uomo, sua manifestazione tangibile), non è la materia, ma l’Informazione. Per cui la Fisica stessa oggi sta ormai affermando che lungi dall’essere riducibile ad una semplice interazione meccanica, la Materia stessa sembra assomigliare sempre di meno ad una sostanza solida, rigida, inerte e sempre di più ad un Campo di Pensiero vivo ed intelligente, detto Coscienza cosmica. Questo campo ci rimanda con il ricordo al Dr. Robert Monroe, un ex dirigente radiofonico e televisivo di una nota emittente radiofonica americana, che narrava la sua esperienza di confine (NDE, Near Death Esperience), in uno stato di flatline, in una dimensione fuori del corpo, dello spazio e del tempo. Egli non ha potuto negare di essersi trovato a passare
attraverso oggetti solidi e di poter percorrere enormi distanze in un batter d’occhio, semplicemente pensando di essere là dove immaginava di essere: “Mi trovavo istantaneamente Ovunque in modo ubiquitario. Pensare significava avere un corpo, e avere un corpo significava essere una struttura di pensiero”. Il che significa che quel mondo naturale, che si credeva solido e intangibile, sta svanendo sotto i nostri occhi nella evanescenza della sua inconsistenza materiale, per trasformarsi in pura e semplice Coscienza o Informazione. Un Campo di Coscienza Universale, interamente vivo ed intelligente, ove non c’è posto per la morte, ma solo spazio per passaggi o transizioni da un piano di esistenza ad un altro. Ciò è quanto emerge anche negli studi condotti a partire dal 2008 dall’Università di Southampton nell’ambito del Progetto Coscienza Umana per il lancio dello studio AWARE, il più grande studio scientifico del mondo su ciò che accade quando si muore, una collaborazione internazionale con la partecipazione di scienziati (e medici) che richiedono di unire le forze per studiare il cervello umano, la coscienza e la morte clinica. In particolare in questo programma la focalizzazione della questione viene fatta ricadere sulla conoscenza durante il processo di rianimazione. Tutto questo conferma quello che la nostra scienza,
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Scienza dello spirito
in ogni suo aspetto, vuole sottolineare per una mente occidentale, la quale non è portata tanto facilmente ad arrendersi all’invisibile realtà, ma vuole delle prove concrete, che siano fornite in modo scientifico.
Campo Unificato Totale e Forma
Oggi noi sappiamo che l’Energia si offre ai nostri occhi di osservatori come particella, mentre in sua assenza si comporta come onda. L’osservazione trasforma l’onda in corpuscolo per una interferenza fotonica, inevitabile quando si osserva qualcosa. Non solo, ma le particelle sub-atomiche, comunque le si frantumi, non possono essere suddivise in parti
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che tutto pervade e che si manifesta in una miriade incommensurabile di aspetti (visibili e invisibili) e che trova la sua massima espressione nell’uomo. Non bisogna infatti dimenticare che l’origine del termine uomo lo rivela molto significativamente. Il termine uomo infatti deriva dal sanscrito manava, a sua volta derivato da manas, che vuol dire pensiero o coscienza empirica. Per questo noi siamo creatori dell’Universo e, nello stesso tempo, materiale plasmato dell’Universo stesso. E allora ha ancora senso parlare di nascita, morte e resurrezione nelle forme in cui questi processi vengono intesi nelle religioni e nelle filosofie moderne? O non ha più senso concludere col dire che
Quel mondo naturale, che si credeva solido e intangibile, sta svanendo sotto i nostri occhi nella evanescenza della sua inconsistenza materiale, per trasformarsi in pura e semplice Coscienza o Informazione
sempre più piccole all’infinito. Oltre un certo limite si ottiene sempre lo stesso risultato: le parti più piccole non sono mai più piccole di quelle originarie, ma hanno le stesse dimensioni. Il che significa che ogni particella contiene già in sé un’analoga particella, di fatto inseparabile. Per cui ogni particella ne genera un’altra e da questa viene generata, indivisibilmente. E questa è un’altra prova che l’intero campo informazionale intelligente – denso e non denso o sottile, fatto di particelle subatomiche che poi diventano atomi, mentre gli atomi si trasformano in molecole, le molecole in catene sempre più complesse fino a costruire virus, batteri, piante, animali e uomo – è indivisibile da se stesso. E quindi vive sempre sotto qualsiasi forma o aspetto esso possa assumere. Si tratta di una vera e propria coscienza cosmica o Coscienza dell’Infinito, come affermava lo stesso Max Planck, padre della fisica quantistica, nel 1944. È evidente che nella sua manifestazione questa architettura cosmica assuma una forma. Ma che cos’è la forma? La forma è solo un’area del Campo Unificato Totale da cui sembra separata e distinta solo per la sua maggiore densità vibratoria in quella particolare zona del campo. La forma è come il ghiaccio rispetto all’acqua. L’essenza è la medesima. Se si vuole: una goccia rispetto all’oceano, per usare una metafora, un coagulo di latte rispetto al latte stesso. Solo in questo senso è da concepirsi che la coscienza è un’essenza cosmica fisicamente mentale e intelligente,
nella logica della sua unicità, l’Uni-verso ha senso, e noi con lui, solo se lo si considera un circuito a specchio che si riflette sempre e infinitamente su se stesso?
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Letture di Vittorio Marchi L’Uno detto Dio Alla ricerca delle chiavi della nostra esistenza Macro Edizioni, 2006 La Scienza dell’Uno La Chiave dell’Universo Nascosto Macro Edizioni, 2007 Mirjel, il Meraviglioso Uno La funzione terapeutica della conoscenza Macro Edizioni, 2009 Noi e l’Infinito (DVD) Scopri la coscienza del mondo Macro Video, 2009 Cercali su: www.scienzaeconoscenza.it - Letture consigliate -
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Ha ancora senso parlare di nascita, morte e resurrezione, nelle forme in cui questi processi vengono intesi nelle religioni e nelle filosofie moderne? O non ha più senso concludere col dire che nella logica della sua unicità, l’Uni-verso ha senso, e noi con lui, solo se lo si considera un circuito a specchio che si riflette sempre e infinitamente su se stesso?
Noi oggi continuiamo a parlare di aldiquà e di aldilà solo perché ci troviamo con il nostro punto di osservazione in una di queste due zone. Non riusciamo ad elevarci al di sopra di essa. Mentre in realtà, cosa dovremmo fare? Dovremmo comportarci esattamente come si comporta un astronauta. Da un satellite che orbita intorno alla Terra noi potremmo vedere la luce in America e la notte in Europa, contemporaneamente. Con un colpo d’occhio unico, ci accorgeremmo che le due polarità coesistono in uno spazio unico, perché particolarmente ampio. Ma questa visione si annulla quando lo spazio diventa stretto e quando lo sguardo passa dall’osservazione del totale a quella del particolare. Se rimanessimo nel Campo (informativo) dell’osservazione totale allora ci accorgeremmo (da accorgersi, metanoin, lett. cambiare il proprio modo di pensare, espressione usata da Gesù) che l’Esistente è un singolo Organismo, una Univivente Realtà Organica, fatta di compartecipazione congiunta tra Chi osserva il Tutto ed il Tutto dell’Esistente che viene osservato. Altrimenti rimarremo estranei a noi stessi, intrappolati nella visione dell’Altrove anziché in quella dell’essere l’Ovunque e nell’Ovunque, e non vedremo niente e non sapremo nulla di noi stessi. Ipotesi, tesi, filosofie, metafisiche e altro continueranno a rimanere sovrani/e e a tessere il fascino del mistero. A nulla servirà neppure l’esperimento eseguito a Ginevra, in Svizzera, che porta persino alla formulazione del concetto di Entanglement: due fotoni (e noi siamo fatti di quelli), separati tra loro e avviati in un circuito a fibre ottiche a 14 miglia di distanza (22 Km circa) l’uno dall’altro, rimangono sempre gemellati e in comunicazione, anche quando viene loro imposto di fare una scelta, cosa che essi fanno simultaneamente, come se fossero uniti. E come i fotoni, i quark, i bosoni o i muoni si comportano tutti gli elementi dell’Universo, i quali rimangono al telefono tra di loro 24 ore su 24. Si può
dunque dedurre che se tutto è collegato, o meglio, che se nulla del tutto è stato mai disgiunto, siamo davanti ad un Continuum, in cui anche un elettrone ha una tendenza mentale (Nobel Carlo Rubbia), al pari di un unico Organismo Universale, in cui istanti, momenti, periodi, durate, distanze, lontananze, vicinanze (che non siano apparenti) non esistono. Secundum, Tertium o Plurimum non datur.
La differenza tra Ego ed Io
La differenza tra Ego ed Io è enorme. L’Ego ha, l’Io è. L’Ego pensa di morire, l’Io vive in eterno. Quando tu, come essere umano, assumerai la consapevolezza di essere nell’Io o un Io, allora avrai raggiunta la massima consolazione, quella di sapere che tu sei e non che tu hai un dio. Questo significa essere Uno con il Tutto. Essere è Uno (intero, integro, intatto, vivente). Avere è Due (spezzato, rotto, infranto, morto). Quando tu sei”, non hai più… (bisogno di nulla).
Scritto da Vittorio Marchi Insegnante di Fisica e ricercatore, è nato a Roma il 30 luglio 1938. Negli anni della sua maturità, 1968, ha conosciuto l’ingegnere compagno di stanza e di studi di Enrico Fermi alla Normale di Pisa. È stata la svolta della sua vita, il cui “cursus honorum” ha preso una direzione extra-accademica. È stato spettatore di fenomeni che lo hanno reso responsabile dello sviluppo, della diffusione e della comunicazione delle potenzialità della macchina umana; capacità che sono di gran lunga superiori a quelle delle macchine, pur fantastiche, dell’attuale tecnologia moderna. Da molti anni ha orientato i suoi studi e le sue indagini scientifiche verso il tema dello spirito, oggetto di discussione delle sue numerose pubblicazioni e dei suoi frequenti incontri con autorevoli personalità del mondo delle scienze e della cultura.
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Guarire la nascita per
guarire il mondo
Riscoprire la fisiologia della nascita e il rispetto delle necessità della madre e del bambino per curare le nostre società, basate sull’aggressività e la dominanza Marilia Zappalà
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Fisiologia della Nascita
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l bambino sta per uscire dal canale del parto, già si vedono i capelli, ancora poche spinte spontanee e tutto il suo corpo sguscia fuori dal ventre della madre e atterra sul morbido cuscino posto sotto la donna accovacciata. La donna lo vede e per un attimo non crede a suoi occhi, poi tende una mano incerta verso di lui, lo sfiora con un dito, quasi con un timore reverente... Ancora qualche frazione di secondo e qualche migliaio di espressioni che si dipingono sul suo volto, poi la donna, la madre, lo ri-conosce: ma certo, è proprio lui. È il suo bambino, quello che ha portato in pancia per nove mesi e di cui ha già conosciuto i contorni, i ritmi, i movimenti, il carattere: ora che può vederlo si accorge che sapeva già com’era fatto, non poteva che avere questo viso, questo corpo. Istintivamente lo prende tra le braccia e lo avvicina al seno, come per riunirsi a lui, guardando i
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del primo legame e, come per la fuoriuscita della placenta, come per la suzione del colostro dal capezzolo della madre, completa e sancisce il processo della nascita. Come le femmine dei mammiferi del nostro Pianeta riconoscono di aver messo al mondo un cucciolo dall’odore che questo emana e che provoca in loro un’ondata di istinti all’accudimento che durerà fino alla sua completa autonomia, anche le madri umane e i padri umani hanno bisogno di questo primo contatto esclusivo col proprio piccolo per mettere in moto l’istinto materno e paterno e vivere in seguito con sicurezza e competenza il ruolo di genitori: è la memoria arcaica, quella legata all’istinto della procreazione e alla sopravvivenza della specie che si risveglia, e ci si accorge di fare e di provare con naturalezza gesti e sentimenti che si credeva di non conoscere, ricevendone un grande piacere e un senso di appartenenza.
Fa notare Odent che in tutte le società basate sull’aggressività e la dominanza, come la nostra, il neonato viene subito preso, lavato, manipolato, visitato, misurato, valutato e soprattutto separato dai genitori
suoi occhi, i suoi occhi che si aprono e si fissano nei suoi. In quello sguardo così indefinibile, intenso, antico, così amoroso, la madre misura in un attimo la distanza incredibile che entrambi hanno dovuto superare per incontrarsi. Anche il padre, che ora si è unito a loro in quello scambio di sguardi, si lascia sopraffare dall’immensità di quel prodigio nel quale ora, forse per la prima volta in nove mesi, riesce a sentire con orgoglio che grande parte ha avuto. Un momento come quello forse non si ripeterà più nel corso della loro vita futura, ma non lo scorderanno mai, perché da quel momento saranno tutti e tre indissolubilmente legati in un vincolo spontaneo e naturale di reciproco amore, di reciproca pre-occupazione, di reciproca assistenza. Un vincolo fatto di gioia, di responsabilità e di attenzione che proteggerà la vita e il benessere del bambino e il senso dell’essere genitori nei due adulti. Un legame sì, ma ricco di soddisfazioni come quella grande che provano adesso, di aver messo al mondo un essere completo, perfetto, che già dà segni di comprenderli e di riconoscerli e che con il suo sguardo attento comunica intelligenza e fa sentire più intelligenti. Un legame, certo, ma anche un’esperienza fondamentale, un primo modello di relazione per quel bambino destinato a crescere e, un giorno, ad accogliere e proteggere anche lui un figlio della sua specie.
I bonding: il primo legame tra genitori e figlio
Questa magia di sguardi e di sensazioni, il cui avverarsi dovrebbe essere garantito per diritto costituzionale a tutti i neonati e a tutti i neo-genitori è il bonding, la nascita
Anche il piccolo, del resto, è arrivato col suo bagaglio di memorie arcaiche e si aspetta di essere accolto proprio così, di ritrovare nel calore delle braccia e nel nutrimento del seno, un senso rassicurante di continuità con ciò che provava dentro la pancia. Non si aspetta certo di essere messo da parte, solo, in una culla fredda e ferma, troppo grande, o di essere manipolato da mani estranee di cui non riconosce l’odore. Ma spesso accade proprio questo e il neonato si ritrova solo, mentre i genitori si ritrovano a mani e pancia vuoti, e in tutti e tre resta un senso di stupore che non è meraviglia, un senso di disagio sottile e di estraneità che sarà difficile superare e che renderà più duro diventare genitori e figlio. Disagio che nasce anche dal fatto che questa mancanza il più delle volte non è neanche vissuta consapevolmente, perché certe credenze e procedure protocollari l’hanno mascherata dietro parole come sicurezza, igiene, prevenzione, controllo, ma che invece ha un nome solo: separazione. Cominciare una nuova vita insieme da separati è un controsenso che può portare, in alcuni casi, anche a conseguenze molto negative nel futuro: malessere, depressione, insofferenza, difficoltà di relazioni, ne vale la pena? Ma restiamo alla situazione ideale, quella dell’incontro non interrotto, del legame non interferito, quella naturale. È favorita certo dalla libertà, da un ambiente rispettoso, da un contesto sociale che ne riconosce il valore, ma anche da quei nove mesi vissuti assieme prima della nascita, nove mesi in cui il contatto fra nascituro, madre e padre ha avuto tanti momenti per essere vissuto e espresso, da quando la mamma ha cominciato ad avvertire i
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