Scienza e conoscenza n. 39 - Rivista trimestrale

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Scienza e Conoscenza, Editing snc, trimestrale, febbraio 2012, n.39, Poste Italiane SPA, Sped. in Abb. Post. DL 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 art.1 Comma 1. DCB Forlì n. 67/2009


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2012...

Editoriale

per noi è solo l’inizio!

I

l due di Gennaio, di ritorno dalle feste natalizie, abbiamo ricominciato il nostro amato lavoro in redazione con una particolare (e strana) carica energetica. Questo nuovo anno, appena iniziato, si sta infatti dimostrando per quello che sarà: emozionante, vitale e di grande svolta. Sarà che siamo entrati nell’età dell’acquario, sarà lo yoga kundalini che da mesi ci ricarica e rilassa, sarà che nel nostro ufficio una nuova meravigliosa vita sta nascendo in grembo ad una di noi, insomma questo duemiladodici è e sarà davvero un anno di rinascita. Grazie a questo “stato di grazia”, che sottende il nostro spirito di rinnovamento, giorno dopo giorno si avvicinano a noi nuove emozionanti realtà: professionisti di grande calibro intellettuale ci offrono i loro contributi, le loro ricerche nel campo della medicina naturale e integrata, della biologia, della fisica dei quanti applicata e delle nuove energie. Ed è per questa (strana) energia che ci vibra addosso che il primo numero del fatidico anno duemiladodici è dedicato all’Energia, quella con E maiuscola intensa in senso lato, che a volte sembra superare le più azzardate fantasie futuristiche ma che è già – oggi – inesorabile realtà. Questo numero 39, (che la numerologia associa al 3, numero della fortuna e dell’essere al posto giusto nel momento giusto) esce davvero in un momento “giusto” di grande crisi, economica, politica ma anche culturale e di valori, per fare da apripista a un nuovo modo di fare informazione che vede la crisi non come un evento negativo, ma come un’imperdibile opportunità. Così dalla crisi economica

europea nasce l’opportunità di rivalsa dei paesi emergenti; dalla crisi politica nascono nuovi modi di fare politica più efficace, locale e decentralizzata; dalla crisi delle nostre organizzazioni sociali competitive e individualistiche nasce un nuova energia empatica di condivisione, scambio e apertura e dalla crisi energetica nasce l’opportunità di vedere applicate alla vita quotidiana nuovi sistemi per l’estrazione di energia dal vuoto quantistico e per la fusione fredda. Ecco allora che la parola crisi, prende tutto un altro tono, si eleva e si incarna nel suo significato più vero – così come tradotta dalla lingua cinese – cioè opportunità. È nostro compito e missione sfruttare al massimo l’opportunità che ci viene concessa di informarvi cari lettori, di entrare in empatia, in totale connessione con voi e con chi, prima di noi e voi, ha lasciato una traccia indelebile nella storia (e nel futuro) della conoscenza umana: per questo siamo orgogliose di presentare in questo numero anche la figura e il lavoro di tre uomini di scienza dimenticati, incompresi e a volte misconosciuti come Giorgio Piccardi, Nikola Tesla, e Pierluigi Ighina. Direi che i presupposti per vivere un emozionante 2012 ci sono tutti. E che sia luminoso, vibrante e rinnovato, con l’augurio di sentirci sempre più parte dell’unisono che comprende il corpo, lo spirito, la materia, l’energia così come tanti altri elementi ahimé ancora sconosciuti. Buona lettura! Romina Alessandri

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Il dott. Navanish Prasad medico ayurvedico, primario dell’ospedale di Bangalore (India) tiene seminari in alcuni periodi dell’anno, presso il centro Sorgente. Per informazioni dettagliate chiamare lo 0547 326238


INDICE Scienza e Conoscenza è un marchio Macro Soc. Coop. Via Bachelet 65, 47522 Cesena (FC) www.macroedizioni.it Ideatore del progetto Scienza e Conoscenza Giorgio Gustavo Rosso Editore Editing snc Direttore Responsabile Marianna Gualazzi In redazione Marianna Gualazzi Romina Alessandri Erica Gattamorta Comitato Scientifico Massimo Corbucci (Fisico e Medico) Valerio Pignatta (Naturopata) Corrado Ruscica (Astronomo) Gestione, grafica e ufficio abbonamenti a cura di Editing snc Tel. 0547 347627 info@scienzaeconoscenza.it Immagini www.shutterstock.com www.sxc.hu www.istockphoto.com Stampa Lineagrafica, Città di Castello

Nati per essere connessi A cura di Elsa Masetti Free Energy Roy Virgilio

Empatia: l’energia che muove il mondo Paolo Manzelli E-Cat: fusione fredda a portato di mano Davide Fiscaletti

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Giorgio Piccardi Uno scienziato particolare Costa, Papeschi, Larini 29 Tesla, Uomo del futuro Massimo Teodorani

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L’energia del ritmo Massimo Citro

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L’acqua e gli organismi viventi Intervista a Emilio Del Giudice Roberto Germano 42 Il Dott. Valesi risponde Vinceno Valesi

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Curarsi con l’ipoclorito di sodio Valerio Pignatta

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Depressione che fare? Urbano Baldari

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Un grande mistero geologico Sabrina Mugnos

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Distribuzione in edicola Italian Press (Milano) Hanno contribuito alla realizzazione di questo numero: Urbano Baldari Massimo Citro Mariagrazia Costa Davide Fiscaletti Roberto Germano Paolo Manzelli Elsa Masetti Sabrina Mugnos Massimo Teodorani Roy Virgilio Autoriz. Trib. Forlì N. 21 dell’8 luglio 2002 Numero 39 gennaio/marzo 2012 I° trimestre

La cellulosa utilizzata per la produzione della carta su cui è stata stampata questa rivista proviene da foreste amministrate

La cellulosa utilizzata per la produzione della carta su cui è stata stampata questa rivista è sbiancata senza l’uso di cloro. Questa carta è riciclabile

Le informazioni scientifiche, sanitarie, psicologiche, dietetiche e alimenatri fornite nella rivista Scienza e Conoscenza non comportano alcuna responsabilità da parte dell’Editore e del Direttore Responsabile circa la loro efficacia e sicurezza in caso di utilizzo da parte dei lettori. Ognuno è tenuto a valutare con buon senso e saggezza appropriate. Ognuno è tenuto ad assumere tutte le informazioni necessarie, confrontando rischi e benefici delle diverse terapie. Scienza e Conoscenza non dispone di notizie o dati diversi da quelli qui pubblicati.


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Nati per essere

connessi

La competizione e il suo modello, che ha avariato ogni settore fino alle relazioni più intime, è semplicemente una grande bufala. Noi siamo energia di connessione! Intervista a Lynne McTaggart A cura di Elsa Masetti

S

crive Lynne McTaggart – giornalista scientifica, ricercatrice e autrice – nel suo blog: “La nostra generazione ha largamente abolito il senso religioso e comunitario sostituendolo con X Factor e internet; c’è poco da meravigliarsi se i nostri figli sperimentano il vuoto morale e un certo sradicamento”. Il suo ultimo libro prende piede da un evento accaduto a una delle figlie, sostituita all’ultimo momento, per la sua parte in uno spettacolo teatrale, da un’altra ragazza che ha barato sul suo curriculum. Quando l’autrice interroga la madre sull’accaduto, riceve una semplice risposta: «È così che vanno le cose!». La domanda che si pone Lynne allora è: «È così, ma deve continuare a esserlo?». Questo tipo di mentalità, dimostra l’autrice, è poco più che medievale e si basa su una visione del mondo di cui la scienza è la prima responsabile. Le scienze di frontiera, tuttavia, sono ora in grado di sostenere l’evidenza di una storia diversa da quella darwiniana del migliore e del più adatto. Questa nuova storia ci vede connessi, supportarci gli uni con gli altri, equanimi e leali. Nel tuo ultimo libro, The Bond (Macro Edizioni, 2011) sostieni che il punto non è nella cosa (nella particella, nel singolo, nell’individuo), ma nel legame – it is not in the thing but in the bond. Questa visione non è facile e immediata da cogliere. Che cosa intendi? 6 Scienza e Conoscenza - n. 39, gennaio/febbraio/marzo 2012

Il mondo così come visto dalla scienza accademica è costituito da cose separate e autonome che operano con leggi fisse nel tempo e nello spazio. Certo, questa visione è stata poi amplificata dal lavoro di Charles Darwin, che ha spiegato che la vita si manifesta attraverso la lotta. Così egli ha creato essenzialmente un modello di scarsità, della sopravvivenza del migliore. Fu ispirato, del resto, da un periodo di esplosione della popolazione e di mancanza di risorse. È così che abbiamo acquisito una mente impostata sull’individuo, sull’individualismo e sull’individualità delle cose. Oggi le scienze di frontiera, in ogni area, dalla fisica alla biologia, dalla fisiologia all’antropologia, hanno scoperto che tra le particelle subatomiche, tra il nostro corpo e l’ambiente, tra ogni cosa e persona con cui veniamo in contatto, anche le nostre creazioni sociali, c’è un legame (bond). E per legame intendo una connessione così profonda che non si può dire dove termina una cosa e ne inizia un’altra. Quindi, affermi, che non possiamo essere senza quel legame? Noi siamo quel legame, in nessun senso del termine siamo individui. Noi siamo una relazione. Ora ti spiego usando l’esempio delle particelle subatomiche: la scienza continua a guardare a piccole, piccolissime particelle di universo, perché pensa che può spiegarlo scoprendo l’infinitamente piccolo. Prima hanno trovato gli atomi, poi le particelle subatomiche, poi


Per legame intendo una connessione così profonda che non si può dire dove termina una cosa e ne inizia un’altra i quarks i muoni e tutti questi nomi buffi, per realizzare alla fine che non si tratta di una particella, per quanto subatomica, poiché non è affatto una cosa. Esse non sono particelle, ma energie vibranti che sono scambiate avanti e indietro e viceversa, come in una partita di tennis. Quello che gli scienziati hanno concluso, quindi, è che non si tratta di cose, ma di relazioni. Guardando il nostro corpo, tendiamo a vederlo come autonomo e completamente autoformato dal suo DNA. Tuttavia gli scienziati

hanno ora scoperto che i geni sono come tasti del pianoforte e se vengono suonati o meno, dipende da svariate influenze fuori dal nostro corpo, dall’ambiente, dall’aria che respiriamo, dal cibo che mangiamo, dagli amici che frequentiamo. Le influenze esterne condizionano gli atomi dei geni, che a loro volta determinano se quel particolare tasto del DNA sarà schiacciato o meno. Quello che voglio dire è che non ci formiamo dall’interno verso l’esterno, ma viceversa. Il legame con il nostro ambiente personale, quindi,

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Intervista a Lynne McTaggart

crea le persone che siamo. Siamo creati da quel legame con l’ambiente. Sono quelle relazioni che accendono e spengono i nostri geni. Fisicamente saresti una persona diversa senza quelle specifiche relazioni. E non sto parlando del colore dei capelli e degli occhi. Gli esperimenti di epigenetica confermano pienamente l’attivazione dei geni da parte d’influenze ambientali, come il cibo che mangiamo per esempio. Riporto estesamente alcuni di questi studi nel mio libro. In che modo la tua visione si avvicina e si differenzia da quella di Bruce Lipton?

– e ci coccorrono qui svariate verifiche scientifiche. Si chiama “cronoastrobiologia” l’effetto del sole sulle cose viventi. Se prima si era scoperto che l’attività solare influenza soprattutto alcune parti del corpo umano – una di queste è il cervello – ora hanno verificato che influenza l’intero comportamento. Molte evidenze dimostrano che siamo influenzati dalle attività geomagnetiche. Esse aumentano o diminuiscono certi atteggiamenti e certi stati mentali. Di fronte a tali dimostrazioni, quindi, come possiamo continuare a pensare in termini d’individualità e non di appartenenza? Siamo piuttosto un superorganismo inter-

Noi siamo quel legame, in nessun senso del termine siamo individui. Noi siamo una relazione

Il suo lavoro è totalmente focalizzato sull’epigenetica. La mia ricerca si apre a molti altri aspetti. Indago soprattutto – con il sostegno della scienza di frontiera – su ciò che noi pensiamo sia l’individualità, sulla storia che è stata creata intorno al fenomeno chiamato individuo. Un aspetto per me molto toccante della tua ricerca è quello relativo all’appartenenza, al bisogno di appartenere. Vuoi dire qualcosa a proposito? Ci hanno detto che siamo nati per essere egoisti e che abbiamo necessità di essere degli individui separati. Il mio argomento nel libro è: no. Ogni aspetto del nostro comportamento sociale mostra che siamo cablati (hard wired) per condividere, prenderci cura ed essere equanimi, cablati per connettere. Il nostro bisogno sopra ogni cosa è appartenere e siamo molto deboli se questo senso di appartenenza viene a mancare. A questo proposito possiamo guardare alla scoperta di uno dei tuoi compaesani: Giacomo Rizzolatti, il neuroscenziato che, lavorando con le scimmie, ha scoperto i neuroni specchio, ovvero la condivisione dei circuiti neuronali. Ora, partendo da questa sorprendente scoperta, valida anche per l’uomo, vediamo che gli stessi neuroni attivati dall’esecutore durante l’azione o l’insorgere di un’emozione, vengono attivati anche nell’osservatore delle stesse. La credenza che i nostri pensieri, quindi, siano completamente individuali cade: i pensieri sono nostri quanto di quelli che ci circondano. Per comprendere le persone che ci circondano dobbiamo stimolarle mentalmente e in un certo senso fonderci con esse. Guardiamo per esempio il comportamento del sole 8 Scienza e Conoscenza - n. 39, gennaio/febbraio/marzo 2012

galattico. Siamo totalmente interdipendendi e interconnessi. Questo dimostra di nuovo che la natura ci ha progettati non per competere, ma per connettere. Tuttavia, la storia che finora ci hanno raccontato, ha reso la competizione scontata, ovunque nel mondo. La competizione è il motore delle relazioni. Il modello imperante dice che se vuoi vincere, qualcuno deve perdere. Nel mio libro dico che dobbiamo cambiare questa credenza, in questo modo il mondo non può più andare avanti. Penso che siamo alla fine del periodo in cui tale credenza può sopravvivere. Ora, molto di ciò che ha funzionato, si dimostra disfunzionale e sta saltando in aria. Tuttavia abbiamo dovuto attraversare questo malinteso storico-scientifico, se così vogliamo chiamarlo. Avremmo potuto evitarlo? Non tutte le società conoscono la competizione allo stesso modo. Non tutte le culture sono competitive. Alcuni gruppi tradizionali, e anche i nostri antenati, hanno dimostrato che all’interno del gruppo poteva esserci una larga cooperazione. Ma se guardi a cosa ci è successo negli ultimi 300 anni vedi bene che c’è stato un movimento per rafforzare e definire una mentalità avversativa e competitiva tra singoli. C’è stata la rivoluzione scientifica che ci ha definito quali individui. Ricorda che all’inizio abbiamo dovuto creare la struttura, la storia che ci portasse a credere che siamo singoli, individualmente separati e la più grande influenza sull’uomo contemporaneo probabilmente è da attribuire proprio alla scienza. Il concetto di singolo, d’individuo è nato nel 1700 e Darwin con L’origine della specie ha completato l’opera. Da allora


Redshift: e dintorni Intervistaastronomia a Lynne McTaggart

è anche nato il concetto del migliore, del numero uno. E questo ha giustificato molte delle strutture culturali, sociali, economiche dominanti che oggi conosciamo. Nel sistema finanziario, per esempio, i pochi non hanno pensato ai molti, ma un gruppetto di persone selezionate ha creato strumenti finanziari instabili che hanno portato il sistema vicino alla distruzione. In molti dei cammini spirituali, e a misura dell’evoluzione attraverso i diversi livelli di coscienza, appare la necessità di cristallizzarsi prima nella nostra natura individuale per poi eventualmente dissolversi di nuovo in un campo più grande, più vasto. È questo il processo che anche la scienza sta attraversando? Credo di comprendere quello che vuoi dire. Non sto argomentando contro persone che vanno attraverso una scoperta individuale e spirituale della loro natura. Di fatto, nel libro parlo molto di come ognuno di noi abbia bisogno di imparare a vivere in modo più olistico e di cambiare la modalità d’entrare in relazione. Quello che intendo è: siccome ci autodefiniamo così tanto, costantemente focalizzati sul me, crediamo che la competizione sia necessaria per guidare il mondo e l’abbiamo esportata in ogni area della nostra vita.

Certo, esattamente. Ho scritto questo libro per offrire alla gente una storia diversa e dire che viviamo secondo una teoria sbagliata e questa è la nuova, che, di fatto, è antica, ma trova ora supporto in molta della nuova scienza. È recuperare terreno su quello che molti maestri spirituali hanno detto in migliaia di anni. Con questa nuova storia riconosciamo che quando condividiamo la nostra cura ed equanimità, “cresciamo” e quando non lo facciamo, quando entriamo in competizione, siamo deboli. Prima è necessario mostrare una nuova storia, poi arrivano i “nutrienti” per recuperare la connessione. E questo ci spinge a imparare a vivere in modo molto più olistico. Nel pensare esclusivamente a ottenere per me e nel guardare alle singole cose, ci viene a mancare la chiave sottile e la connessione tra le cose. E non tutte le culture – come dico nel libro – la vedono in questo modo. Qui, in Occidente, siamo abituati a focalizzarci sulla cosa, sull’oggetto centrale e questo è il modo con cui vediamo le relazioni. Ci è stato insegnato costantemente a guardare a noi stessi come singoli, a metterci al primo posto. Dobbiamo imparare che esistono molte versioni della realtà. Ci è stato insegnato che la nostra via è l’unica e che nessun’altra conta. La nostra visione deve essere la verità. Porto un esempio.

Gli esperimenti di epigenetica confermano pienamente l’attivazione dei geni da parte d’influenze ambientali, come il cibo che mangiamo per esempio Abbiamo modelli altamente competitivi nell’educazione, la concorrenza è il motore centrale negli affari, nell’economia e spesso tale motore è presente anche nelle semplici relazioni, le quali diventano avversative in quanto basate sul modello del “se io voglio vincere tu devi perdere”. Se vinco deve essere a tue spese. Ora, l’altro aspetto di questa mentalità è: uffa, chi se ne importa, mi prendo cura di me e solo di me Questa attitudine è molto pervasiva, per questo nel mio libro insisto sul fatto che questo schema mentale vada cambiato, perché ci sta uccidendo: toccheremo il fondo di quel tipo di vecchia mente visto che ci sta spegnendo come l’acqua il fuoco, spingendoci in una direzione contro natura. La natura ci connette spontaneamente l’uno all’altro. Siccome lo ignoriamo e abbiamo creato credenze sociali che ci vogliono l’uno contro l’altro, ora siamo nei guai, siamo deboli. Comprenderlo significa anche cominciare a soffrire di meno?

Conosco una persona che lavora come mediatore di pace e usa viaggiare in regioni dove ci sono forti conflitti sociali. Si trovava in terra palestinese, nei territori occupati. Stava lavorando con un’organizzazione che includeva entrambi: israeliani e palestinesi. A un certo punto ha sollevato una domanda: «Com’è possibile che lavoriamo così bene insieme?». E gli altri hanno risposto: «Perché abbiamo imparato a vivere con il paradosso». E lui ha aggiunto: «Che significa?». «Bene, ti faremo un esempio: i palestinesi scriveranno il paragrafo del conflitto narrando della lotta, dei morti, della fatica per creare i loro rifugi, dei disagi e dell’orrore di rimanere senza tetto. Gli Israeliani scriveranno lo stesso paragrafo raccontando della mortificazione, dell’estorsione della loro indipendenza, che di fatto gli era stata affidata alla fine dell’ultima guerra, e di quanto terribile sia non poter vivere in pace nella loro unica terra». E la “tragedia” è che entrambe le storie sono vere. (continua a pagina 12...)

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Intervista a Lynne McTaggart

C’è sempre almeno un’altra versione della realtà e anche questo significa imparare a essere olistici. Questa è la prima cosa. La seconda è come cambiare il modo di entrare in relazione, gli uni con gli altri, cessando di utilizzare l’altro per giochi personali e focalizzandoci davvero sulla relazione – letteralmente lo spazio tra di noi – in modo da conquistare un diverso tipo di prospettiva e fare il necessario per andare incontro all’altra persona. In che modo l’idea scientifica d’indeterminazione – il fatto che non puoi mai conoscere pienamente tutto su una particella subatomica – s’interfaccia con lo sforzo enorme, in risorse umane e denaro, intrapreso da chi persegue il modello standard, per cercare proprio quel tutto? Arrivo a una risposta in modo indiretto, poiché mi rendo conto che è necessaria una parentesi sui luoghi comuni della scienza. Pensiamo alla scienza come a un qualcosa di assolutamente vero: di fatto ogni nuova scoperta rende quella a monte dubitabile e talvolta obsoleta. Così, la fisica quantistica è una delle spiega-

zioni accettabili. Tuttavia, sebbene i fisici quantistici diano per buono il concetto d’indeterminazione, non puoi sapere niente su una particella quantistica finché non procedi a una sorta di misurazione e, solo a quel punto, diventa qualcosa di reale, non solo un potenziale. Così, il mondo scientifico intorno alla fisica quantistica, in questo momento, crede che la particella sia, in concreto, inconoscibile perché non è ancora in atto, è soltanto in potenza. E magari, in futuro, scopriremo che è sbagliato e qualcosa d’altro prende il suo posto e avremo a quel punto una comprensione migliore. Tuttavia questo è ciò che sappiamo ora. Anche il modello standard è solo una cruda approssimazione di ciò che c’è. Prendi per esespio la materia oscura. Gli scienziati dicono che non sappiamo praticamente niente del 95% dell’universo o qualcosa di simile. Ora, questo è straordinario: siamo appena agli inizi. Quindi è oscura, poiché è davvero oscura, nel senso che non sappiamo niente a proposito? Esattamente – (ridendo).

C’è sempre almeno un’altra versione della realtà e anche questo significa imparare a essere olistici

Libri di Lynne Mc Taggart The Bond Il Legame Quantico esistenza La mappa per cambiare la tua vita e vivere in armonia con gli altri e la natura Macro Edizioni, 2011 La Scienza dell’Intenzione The intention experiment. Come usare il pensiero per cambiare la tua vita e il mondo Macro Edizioni, 2008 Ciò che i Dottori non Dicono La verità sui pericoli della medicina moderna Macro Edizioni, 2005 Cercali in libreria o su www.scienzaeconoscenza.it - Letture consigliate 12 Scienza e Conoscenza - n. 39, gennaio/febbraio/marzo 2012

Scrivi nel tuo ultimo libro: «mi auguro di risvegliarti a chi sei veramente!». Devo supporre quindi che tu sia risvegliata. Lo sei? Beh, io sono solo una messaggera, (non affermo un mio risveglio o come perseguirlo), segnalo un certo tipo di lavoro che andrebbe fatto per uscire dal vecchio tipo di mente. Offro due cose in The Bond: una è una nuova porta scientifica e l’altra è una blue print dell’area in cui io penso sia necessario cambiare. Penso a un approccio più olistico, a come relazionarci più olisticamente, a come allargare la visione di ciò che pensiamo di essere, a come avvicinare le persone verso un obbiettivo più grande (vedi capitolo 11) e anche a come trasformare il nostro scopo, così che non sia cosa c’è qui per me o come ottenere per me, ma come posso essere al servizio, come posso essere il cambiamento che è in corso. Quello che davvero suggerisco nel libro è come cambiare il nostro disco rigido interno. Il nostro hard drive ora è basato sulla visione di essere un individuo e dal paragonarsi. Questo è il programma in atto, e io dico che va cambiato. Sto lavorando insieme a molti altri per cambiare tale programma e quello che cerco di fare con il mio ultimo


Intervista a Lynne McTaggart

C’è dell’energia trattenuta, qui e là, e noi siamo quei nodi di energia nel grande campo, nella grande ragnatela libro è capire ciò che, a mio avviso, stiamo sbagliando e in quale diversa direzione penso si debba andare. Il solo scrivere il libro mi ha trasformata interiormente, come anche scrivere The Field. È affascinante seguirti nel tuo chiarire e documentare scientificamente che di base la materia invece che essere una piccola, piccola particella è una relazione tra due energie e il campo di fondo. Assomiglia al modo in cui veniamo alla vita nella carne. Ti pare? Inoltre, secondo te, questo qualcosa arriva a essere percepito da una connessione nello spazio tra una grande ragnatela (web) d’energia di fondo e un piccolo nodo d’energia. E solo ciò che è osservato viene alla luce. Potrebbe facilmente apparire che la materia-carne è illusoria e che vivere sia un semplice nodo d’energia che attende di sciogliersi nella grande ragnatela? Si, è così, siamo energia subatomica, siamo fondamentalmente la stessa cosa. Tuttavia percepiamo noi stessi, ci sentiamo reali, non penso che possiamo dire che la materia-carne sia illusoria. La carne non è semplicemente illusoria, ma il nostro senso di separazione lo è. Poiché non vediamo tutte le vibrazioni delle particelle sub atomiche, fuori e dentro di noi, fatichiamo a comprendere che c’è dell’energia trattenuta, qui e là, e noi siamo quei nodi di energia nel grande campo, nella grande ragnatela, come dici tu.

intervistato ( Abbiamo Lynne Mc Taggart Brillante conferenziere, giornalista e scrittrice di fama internazionale, Lynne McTaggart è esperta di scienze di frontiera e di medicina alternativa. Dirige insieme al marito l’associazione “What the Doctors Don’t Tell You” ed è conosciuta per la pubblicazione di importanti libri, riviste e saggi di salute e spiritualità. Attualmente Lynne McTaggart vive in Inghilterra insieme al marito e alle due figlie.

Quale sarebbe nel tuo cuore di madre il più grande augurio/speranza per le tue figlie? Oh mio dio, questa sì che è una grande, grande domanda. Il mio più vibrante pensiero per loro è che siano in grado di entrare in connessione con lo spazio del cuore verso tutti e tutto ciò che le circonda, libere da qualsiasi senso di competizione. La mia più grande speranza per loro penso sia che possano essere pienamente loro stesse, perché sono entrambe due ragazze straordinarie, in modi molto diversi, e spero che possano realizzare ciò e incoraggiare a loro volta la connessione, sperimentandola veramente nella loro vita. Gioire del senso di connessione. Il mio migliore augurio è che crescano in un mondo migliore di questo ed entrino in sintonia con l’immensa responsabilità di un mondo più felice, perché sono due ragazze, insieme a molte/molti altri, in un mondo in crisi.

A cura di Elsa Masetti Elsa Masetti facilita sessioni individuali e di gruppo di costellazioni familiari. Ha inserito questo tipo di approccio sistemico in un percorso chiamato “relazionarsi con amore”: www.elsamasetti.it. Collabora a Cesena con il poliambulatorio Kimeya, che propone dal 28 ottobre un corso serale sull’“educazione alla genitorialità”, utilizzando principalmente la sistemica delle costellazioni familiari. Info: 0547 610024. Collabora inoltre con l’associazione Essenzia. Il percorso qui proposto si chiama “Relazionarsi con Amore”. Esso prevede una serie di weekend che includono la sistemica di Hellinger, il mindfulness, l’indagine di credenze limitanti, la neobioenergetica e altri strumenti utili per imparare a riconoscere l’amore, di fatto sempre presente, seppure perso di vista, “interrotto”, mascherato. Per info: 3343828029, info@essenzia.org.

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Free Energy L’energia dell’universo a disposizione dell’uomo

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Roy Virgilio


Free Energy

L

a nostra società è basata sul sistema della scarsità. La scarsità serve per mantenere in vita l’apparato commerciale, serve per dare un valore economico alle cose. Più una cosa è scarsa e più può valere. Per questo, chi riesce a controllare l’abbondanza di un bene ne può, di fatto, scegliere il prezzo commerciale. Siamo così assuefatti a questa realtà che persino l’acqua, uno tra i beni più disponibili sul nostro pianeta, è stato fatto diventare scarso, imbottigliato e venduto

a prezzi che consentono enormi profitti. Attenzione, il prossimo passo potrebbe essere l’aria… In questo contesto, ecco che un altro bene per eccellenza, l’energia, è mantenuto in uno stato di scarsità cronica. L’uso massiccio di una fonte esauribile e non rinnovabile, quale i combustibili fossili, e la profonda convinzione che sia insostituibile, mantengono il mondo intero schiavo di una condizione in cui l’energia è scarsa, inquinante e costosa. E se da un lato il messaggio che passa è quello di consumare meno energia possibile, dall’altro i bisogni indotti spingono a non poter fare a meno di questa energia. Così facendo, la responsabilità dello spreco e dell’inquinamento viene trasferita sull’utilizzatore ultimo, la gente comune, e tolta da chi questo sistema lo crea e lo mantiene. Ma è vero che l’energia (in grandi quantità) è estraibile solo da risorse finite e inquinanti? Non esiste un qualche tipo di energia talmente abbondante da poter essere considerata illimitata e, soprattutto, pulita e a basso costo? Sempre più spesso, soprattutto nel mondo di internet, si sente parlare di Free Energy. Questo termine, che letteralmente vuol dire “Energia Libera” in realtà raccoglie in sé diversi significati, potenzialità e speranze. Ma è vero che può esistere una fonte energetica che possegga queste caratteristiche? È solo una chimera irraggiungibile, un “Santo Graal” che si ricercherà a vuoto per sempre o ha delle basi scientifiche che ne supportano e accolgono la possibile esistenza? Per cercare di scindere i desideri dalle concrete possibilità, iniziamo la nostra ricerca nella fisica quantistica. Senza scendere in particolari difficilmente comprensibili o che richiederebbero almeno un libro per essere descritti, cercherò di fornirvi le basi scientifiche che consentono l’esistenza della free energy e del suo eventuale sfruttamento a scopo energetico.

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Free Energy Collisione di due onde solitarie di Rortewag-deVries (tratta da fisica.uniba.it)

Il “Vuoto” è pieno

Partiamo dalla base, dallo spazio che ci circonda ovunque. Bisogna sapere che è stato ben verificato che il “vuoto”, il vuoto quantistico, non è per nulla vuoto. Come l’atomo, che letteralmente significa “indivisibile”, è invece frazionabile in nucleo ed elettroni e in altre decine di particelle più piccole, così il vuoto continua a chiamarsi vuoto solo per ragioni storiche, ma è esattamente l’opposto del suo significato. È un continuo ribollire di particelle ed energia che fluttuano, appaiono, si annichilano e scompaiono al “livello zero” di tutto l’universo. Il vuoto quantistico è in effetti un supporto per tutte le altre particelle, come il mare è il supporto per qualsiasi corpo o nave che vi galleggi sopra. E questa fluttuazione, questa vibrazione, è sempre presente, anche allo zero assoluto (-273,15°C) quando tutto dovrebbe essere congelato e immobile. Da qui il nome di “energia di punto zero”. Quindi il vuoto è ovunque, ma non è vuoto. Possiede una sua quantità di energia e interagisce con tutto ciò che esiste nell’universo. Fin qui il concetto è assodato scientificamente. Ma, per tornare alla Free Energy, la domanda fondamentale è: possiamo sfruttare quest’energia per fargli fare del lavoro utile? Possiamo rendere organizzata questa forma di energia altamente caotica e sfuggente? Se riusciamo a imbrigliare l’energia del mare (in verità ancora quasi per niente!!) potremmo fare la stessa cosa con il vuoto? Per cercare di rispondere, voglio portare alla vostra attenzione due particolari effetti fisici già dimostrati che, se sfruttati opportunamente insieme, sembrano poter aprire delle possibilità interessanti.

L’onda solitonica

Vi è una particolare equazione sviluppata dal matematico premio Nobel Erwin Schroedinger (1) che permette un risultato molto interessante. Infatti consente che un’onda si possa auto-sostenere e propagare senza scambiare energia col mezzo che attraversa (quindi senza perdere energia nel tragitto). Nella pratica tali onde sono state osservate e successivamente descritte matematicamente nel 1895 da due matematici olandesi, Korteweg e De Vries che, grazie a equazioni non lineari, misero su carta le seguenti particolarità delle onde solitoniche: • vi è una dipendenza diretta tra la velocità e l’ampiezza dell’onda; • sono onde non dispersive, la loro forma rimane inalterata nella propagazione (possono attraversare enormi distanze con minima perdita di energia); • hanno comportamento particellare (infatti quando due onde singole collidono, esse non si disperdono o rompono, ma si attraversano reciprocamente acquisendo soltanto una variazione di fase). 16 Scienza e Conoscenza - n. 39, gennaio/febbraio/marzo 2012

La validità di queste teorie viene confermata nel 1993 da ben due esperimenti. Il primo è effettuato dai laboratori “NTT” (Nippon Telegraph and Telephone Corporation) che hanno trasmesso un solitone per 180 milioni di chilometri in fibra e il secondo dai laboratori “Bell Labs” negli USA che, usando un sistema solitonico, riescono ad inviare 10 miliardi di bit/sec. lungo 20.000 km di fibra. Col solitone, l’onda anomala che si propaga indefinitamente senza decadere, ecco che anche la trasmissione d’energia senza fili a distanza, come nei casi legati alle esperienze di Tesla, potrebbe essere possibile economicamente (elevato rendimento), e senza avere controindicazioni (inquinamento elettro-magnetico).

L’effetto Aharonov-Bhom

Come ben sappiamo i campi elettrico (E) e magnetico (B) influenzano tutte le particelle non neutre che attraversano la regione di spazio ove è attivo il campo stesso. Nel 1959 Yakir Aharonov e David Bhom pubblicarono su ‘Phisical Review’ (2) una teoria secondo cui il solo potenziale vettore (A) può influire sulle particelle senza che sia presente nessun campo e hanno dimostrato con esperimenti pratici che ciò è possibile (3). In due parole, ciò significa che in una zona dove non è presente nessun campo elettrico E né magnetico B (E=B=0), il potenziale vettore A può essere diverso da 0, modificando quindi il comportamento delle particelle che passano in quella regione. Pertanto, usando le equazioni d’onda di Shroedinger, si possono ricavare dei potenziali (ovvero delle quantità sfruttabili). Successivamente, Aharonov e il fisico J. Anandan si spinsero ancora più avanti, affermando che la modifica di fase è libera da costrizioni adiabatiche (cioè lo scambio di energia è ammesso) anche se legata esclusivamente al mondo particellare. Le particelle possono essere dei semplici elettroni,


Free Energy Schema semplificato di sfruttamento principio Aharonov-Bhom

Il vuoto: un continuo ribollire di particelle ed energia che fluttuano, appaiono, si annichilano e scompaiono al “livello zero” di tutto l’universo come quelli sparati nei tanti esperimenti che hanno confermato questi effetti quantistici o, come abbiamo appena visto, anche delle onde solitoniche, che hanno comportamento particellare. Ed ecco che creando un circuito elettromagnetico con una giusta combinazione di magneti permanenti, bobine, nucleo microcristallino e impulsi solitonici, qualcosa di affascinante accade. Infatti il campo magnetico creato dal solitone, che si muove quasi alla velocità della luce, crea una tensione indotta nella bobina (E=-dA/dt). La bobina non ha un valore induttivo ma è comunque un circuito chiuso sul nucleo (quindi soddisfa l’effetto AB). Il solitone che trova nella sua strada la bobina, per di più quando esiste un potenziale vettore A costante (fornito dal magnete), fa emergere una tensione (equazione di Schroedinger per effetto AB) che sarà proporzionale al numero di anelli della bobina, al valore energetico del solitone e al valore di A dato dal magnete permanente. A questo punto, usando due bobine di controllo, si possono creare dei solitoni opposti e, trovando la frequenza di risonanza adatta, il rendimento salirebbe. In questo modo il potenziale d’uscita raggiunto potrebbe essere rafforzato sia dalle bobine di controllo, sia dallo stesso effetto AB, creando così più tensione sulla bobina. Si va a creare un effetto a catena che, lavorando come una pompa ad alto potenziale, potrebbe “estrarre” energia dal vuoto grazie al mantenimento di uno stato di disequilibrio energetico, che l’universo tenderebbe a colmare per raggiungere lo stato di minima energia. Queste potrebbero essere alcune condizioni di base adatte ad estrarre l’energia libera contenuta nel vuoto quantistico, rendendola disponibile per uno sfruttamento reale (4).

Overunity e C.O.P.

Sul Web impazzano video e foto di sistemi meccanici e magnetici, che dichiarano di essere riusciti in questo “miracolo” e di ottenere più energia in uscita di quanta ne necessitano in entrata, ovvero, sfruttando l’energia di punto zero, di conseguire la tanto agognata “overunity”. Intanto c’è da fare un chiarimento: di per

sé l’overunity non è nulla di fantascientifico. Esistono in commercio decine di sistemi overunity, ovvero che emettono più energia di quanta ne richiedono. Dalla semplice “pompa di calore” che fa funzionare il nostro frigorifero o impianto di riscaldamento (in genere emettono dalle 2 alle 4 volte l’energia richiesta), al pannello fotovoltaico che addirittura possiede un C.O.P. (Coefficiente di performance) che è infinito, visto che crea energia senza essere alimentato. Se non sapessimo che capta ed emette l’energia ottenuta dal sole penseremmo di aver trovato un sistema che violi il principio di conservazione dell’energia. Ma ovviamente nessuno si sogna di affermare questo né per i pannelli fotovoltaici e né per nessuna pompa di calore o altri apparati overunity oggi accettati. Perché invece questi fantomatici sistemi “Free Energy” sono visti come bufale senza speranza? Semplicemente perché cercano di ottenere l’energia dal vuoto quantistico, l’energia di “Punto Zero”. Cosa che fino ad ora, almeno che si sappia, nessuno è mai riuscito a fare almeno in maniera replicabile. Questo però, come abbiamo visto, non vuol dire che sia impossibile. Certamente l’approccio molto casereccio, spesso troppo superficiale degli apparati presentati sul web e la mancanza di solide basi scientifiche dei ricercatori che si cimentano in queste scoperte di confine, produce l’effetto di danneggiare tutto il settore e così quasi sempre l’argomento è trattato con un atteggiamento di discredito e incredulità. Ma nella marea di accrocchi effettivamente inutili, si nascondono progetti, prototipi e persone molto valide.

Gli apparati esistenti

Nel mio percorso di ricerca delle energie di confine mi sono imbattuto in molti sistemi banali e inconcludenti, ma anche in progetti molto interessanti. A partire dal sistema a moto perpetuo di Finsrud (5) una vera opera d’arte che sembra realizzare il moto perpetuo (senza però possibilità di ottenerne energia), al M.E.G. (Motionless Electromagnetic Generator) (6) coperto da due brevetti negli USA, al sistema

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Free Energy

L’approccio molto casereccio, spesso troppo superficiale degli apparati presentati sul web e la mancanza di solide basi scientifiche dei ricercatori che si cimentano in queste scoperte di confine, produce l’effetto di danneggiare tutto il settore

Prototipo di M.E.G. realizzato a cura del sito Progettomeg.it

Letture Consigliate Roy Virgilio Biocarburanti Fai Da Te Conoscere, produrre, e utilizzare i combustibili vegetali per la propria auto AAM Terra Nuova 2007 Lynne McTaggart Il Campo del Punto Zero Macro Edizioni, 2008 Giuseppe Zella Wireless Tesla Elettricità senza fili Sandit, 2009 Cercali in libreria o su www.scienzaeconoscenza.it - Letture consigliate 18 Scienza e Conoscenza - n. 39, gennaio/febbraio/marzo 2012

“O.R.B.O.” della società Steorn (7) che nonostante diversi problemi e ritardi continua ad essere sviluppato mostrando anomalie difficilmente spiegabili. Probabilmente questi ultimi due sistemi potrebbero fornire una prima valida strada per l’estrazione dell’energia di punto zero, ma attualmente nessuno dei prototipi che ho analizzato e seguito ha di fatto avuto successo nel suo compito. Per adesso. Ma ogni passo effettuato in questa direzione è un tassello in meno da dover scoprire affinché il quadro complessivo delle conoscenze riesca a fornire il primo estrattore di Free Energy. Inoltre lo studio e l’applicazione pratica di questi principi scientifici porta a strade parallele non previste. È il caso, ad esempio, del motore elettrico che sfrutta il principio del “Parallel Path”. Grazie a costanza, condivisione delle conoscenze e una buona dose di manualità e competenza elettronica due ricercatori romani, che inseguivano il sogno di realizzare un congegno Free Energy, hanno ottenuto non un motore overunity ma uno con un’altissima efficienza, una semplicità costruttiva notevole (quindi bassi costi di realizzazione), e delle proprietà tecniche interessantissime che potranno aiutare il settore dell’automotive elettrico a superare i problemi di bassa autonomia. Il prototipo, sviluppato in libera collaborazione sul forum Energeticambiente.it (8), una volta raggiunta una certa maturità è stato portato per dei test e verifiche presso l’università di Tor Vergata, dove ha suscitato estremo interesse per le sue peculiarità. Oggi il motore è in fase brevettuale presso l’Università e in sviluppo per produrre un motore hub per scooter elettrici. Questo è un esempio di come le scoperte o i miglioramenti tecnici possano davvero nascere negli scantinati e crescere sul web grazie alla grandissima forza di interazione e condivisione delle informazioni di questo canale. Se le persone che sviluppano questi sistemi lo fanno con onestà e posseggono le basi fondamentali per affrontare i problemi con cognizione di causa e competenza, ecco che non ci sono limiti all’intuizione e alle scoperte possibili. Quello dello sfruttamento dell’energia di punto zero è un prossimo traguardo che la fisica stessa ci dice possibile da raggiungere e


Free Energy

Quello dello sfruttamento dell’energia di punto zero è un prossimo traguardo che la fisica stessa ci dice possibile da raggiungere e che metterà a disposizione dell’umanità un’energia pressoché illimitata che metterà a disposizione dell’umanità un’energia pressoché illimitata, disponibile ovunque e a bassissimo costo. La strada è tracciata, la struttura teorica è presente. Manca solo la chiave di volta. Chi la troverà potrà cambiare il destino dell’umanità. Buona ricerca a tutti!

Ancora dubbi sulla FUSIONE FREDDA?

Note (1) http://it.wikipedia.org/wiki/Erwin_Schr%C3%B6dinger (2) Physical Review Vol. 115 n. 3 del 1 agosto 1959. (3) http://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_ Aharonov%E2%80%93Bohm (4) Per approfondire: http://www.progettomeg.it/specifiche12. htm (5) www.progettomeg.it/finsrud_progettomeg.htm (6) Per approfondire: www.progettomeg.it/tecnica2006.html (7) Per approfondimenti: http://www.energeticambiente.it/ apparati-meccanici/14715902-steorn-vivo-e-sembra-facciasul-serio.html (8) le diverse discussioni che racchiudono la storia e lo sviluppo di questo prototipo sono raggiungibili nella sezione Parallel Path di energeticambiente.it: http://www.energeticambiente.it/parallel-path

Scritto da Roy Virgilio Si occupa di Energie Rinnovabili classiche e di confine da più di dieci anni. È fondatore del sito Progettomeg.it che analizza fonti energetiche poco conosciute quali la Fusione Fredda, e del principale Forum italiano sulle energie pulite EnergeticAmbiente.it. È socio fondatore dell’associazione ONLUS “EnergoClub” per la riconversione energetica del pianeta. È autore dei libri Biocarburanti Fai Da Te (AAM Terra Nuova) e Fusione Fredda: cos’è e come funziona.

Richiedici Scienza e Conoscenza n. 33! Ecco alcuni argomenti Fusione Fredda: ovvero la grande opera moderna - di Luca Picco La coerenza del plasma: nuova energia dal nucleo - di Domenico Cirillo Discredito Patologico sulla Fusione Fredda - di Roberto Germano Sonofusione: la fusione in un bicchier d’acqua intervista a Walter Bonivento Gli esperimenti del Quantum Rabbit Lab - di Edward Esko Ciack si fa fisica: esce il film sulla teoria del Vuoto Quantomeccanico - di Massimo Corbucci

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Empatia

l’energia che muove il mondo Sintonizzarsi Empaticamente con l’arte e la scienza Paolo Manzelli

L

a regolazione delle emozioni condivise è un processo fondamentale nella nostra vita sociale ed economica. La possibilità di regolare le proprie emozioni mediata dall’apprendimento cosciente delle funzionalità dei neuroni specchio, puo essere indotta ed appresa socialmente dalla capacita innovativa dell’arte e della musica di sviluppare un’empatia estetica e musicale risonante con le necessità di sviluppo. La crescita di forme di empatia rispecchianti le necessita di solidarietà sociale, economica ed ambientale fa parte dell’ambizioso progetto di R&D (ricerca e sviluppo) del gruppo Quantum Art Italy, che si è proposto di sperimentare una strategia internazionale di innovazione basata sugli studi e sulle ricerche relative all’emancipazione del ruolo dell’arte nella futura società della conoscenza empaticamente condivisa.

Premessa

L’empatia è quel tipo di induzione reciproca di un sentimento che stimola a immedesimarsi negli stati d’animo del prossimo e che consente di imparare per imitazione. Le recenti scoperte nel campo delle neuro-scienze hanno messo in luce l’attività dei Neuroni Specchio che sono sensibili ad interpretare sensazioni inter-soggettive comunicate a distanza, che determinano le capacita di vita sociali tra le specie viventi piu evolute. Tale recente scoperta scientifica ha messo in dubbio la tesi che l’uomo sia determinato geneticamente quale essere naturalmente egocentrico e quindi poco adatto a relazionarsi con gli altri in maniera empatica, percependone i sentimenti di amicizia e di amore, così da divenire 22 Scienza e Conoscenza - n. 39, gennaio/febbraio/marzo 2012

capace di emularne i comportamenti, ivi compresi quelli di solidarietà e di altruismo che sono necessari a determinare un futuro comune e condiviso. L’empatia (da: En=dentro e Phatos= sentimento) è pertanto l’espressione di un’attività neurologica inclusa nella naturalezza biologica del cervello umano, la quale pertanto potrà trovare una sua maturazione nel divenire sociale in un mondo globalizzato. Ciò potrà di fatto avvenire solo e soltanto modificando sostanzialmente la cultura e l’apprendimento, al fine di determinare un rinnovato sviluppo economico e sociale definito in termini di Empatia Sociale, finalizzata nel trovare corrispondenza verso una nuova neuro-economia, fondata sulla solidarietà e sulla cooperazione internazionale, così come oggi risulta storicamente necessario per favorire una cultura adeguata all’evoluzione cerebrale dell’uomo e della donna nella nostra epoca della globalizzazione dei mercati. Alla luce di questo nuovo approccio, Jeremy Rifkin propone una radicale rilettura dell’economia meccanicistica che è stata propria dell’epoca industriale, oggi in netta fase obsolescente, per sostituirla con una nuova concezione delle Scienze della Vita, proprio in quanto l’era della globalizzazione si associa ad una potente transizione che è quella dell’era dell’informazione interattiva, la quale, per risolvere gli attuali problemi dei limiti dello sviluppo, dovrà fondarsi sull’empatia, ovvero sulla capacità di immedesimarsi, con uno spirito egualitario, nelle esigenze, così come nelle situazioni e negli stati d’animo, degli altri popoli della Terra, in modo da definire nuovi paradigmi inter-culturali ed economici più rispondenti alla sostenibilità e solidarietà sociale ed ecologica, in un mondo di condivisione globale delle conoscenze.


L’empatia è quel tipo di induzione reciproca di un sentimento che stimola a immedesimarsi negli stati d’animo del prossimo e che consente di imparare per imitazione La Scienza dell’Empatia

Le basi scientifiche della empatia, viste in relazione alle attività neurologiche della percezione, sono state prese un considerazione dagli studi e ricerche sull’evoluzione neuronale prodotte e diffuse dall’Associazione Telematica di Ricerca & Sviluppo Egocreanet, allo scopo di produrre strategie di innovazione utilizzando delle potenzialità di integrazione cognitiva tra arte e scienza. In tale contesto di studio ci siamo resi conto di come l’empatia sia una delle più potenti emozioni, che la societa e la scienza putroppo hanno voluto ignorare, proprio per il suo effetto di azione simultanea ed a distanza di percezioni condivise, per certi aspetti simili alla “telepatia”, che riguarda la comunicazione simultanea del pensiero.

Per esplorare la realtà dell’interscambio simultaneo di informazione, sia che siano di senzazioni empatiche che quelle di maggiore complessità che riguardano il pensiero, bisogna innanzitutto porsi il problema di giustificare il concetto di simultaneità di un’azione, già presa in considerazione nell’antica filosofia Greca come empatheia. Se infatti abbiamo come costante riferimento paradigmatico un mondo euclideo, strutturato in coordinate cartesiane (xyz,t), con tre componenti per lo spazio (xyz) e una sola componente lineare per il tempo (t), allora la simultaneità degli eventi è possibile solo come occasione casuale, che pertanto non può avere un’intezionalità di azione condivisa tra due entità distanti, siano esse uomini o cose che interagiscono. Pertanto l’Empatia, come

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