Irene Pittatore_Covid-19 isolation journal

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COVID-19 ISOLATION JOURNAL / UN VIDEO DIARIO DELLA SEGREGAZIONE, DELL’APPROVVIGIONAMENTO E DELLA DISINFEZIONE

Un progetto dI Irene Pittatore

A cura di
 Lisa Parola

Presentato da Galleria Raffaella De Chirico Arte Contemporanea

Con testi di Marco Brunazzi
 Nicoletta Daldanise Isabelle Demangeat
 Karine Lambert
 Santa Nastro

Galleria Raffaella De Chirico Arte Contemporanea
 Project room via Giolitti 52 e Home gallery via Cervino 18/b, Torino - IT
 info@dechiricogalleriadarte.it 
 +39 392 897 2581

Lisa Parola lisaparola64@gmail.com 
 +39 346 358 9941

Irene Pittatore Via Saluzzo 51, Torino - IT irene.pittatoregmail.com 
 +39 347 5367680


COVID-19 ISOLATION JOURNAL è un video-diario in 15 capitoli (ad oggi) realizzato con uno smartphone. 
 La serie è girata, nella Fase 1 dei provvedimenti del Governo italiano per l’emergenza da Coronavirus, in una vasca da bagno; quindi nel lavandino di una cucina e in una fontana pubblica con l’annuncio della Fase 2 e del processo di riapertura con distanziamento fisico. Prende avvio dalla rottura di un rubinetto della cucina nella casa delle vacanze nel ponente ligure, dimora del confinamento dell’artista.
 COVID-19 ISOLATION JOURNAL nasce e si sviluppa in stretta relazione alle suggestioni emerse in tempo reale attraverso la condivisione dei capitoli sui canali social dell’artista. Centinaia di voci di addetti ai lavori, di curiosi, di bambini hanno alimentato la prosecuzione della serie, riconoscendo al video-diario una dimensione di rispecchiamento, condivisione e resistenza all'oppressione dei mesi del confinamento: un appoggio per l'immaginario, un sollievo al quotidiano isolamento.

Premi e riconoscimenti
 Call #RaccontoPlurale della Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea CRT Manifestazione di interesse del Museo Nazionale del Cinema
 Anteprime
 Festival Jeu de l’Oie - Tout un monde à l’Arrêt. Presentazione e mostra in occasione del convegno Corps Mobilisés, Surveillés, Exposés al Mucem (Marseille) dicembre 2020
 OGR. Presentazione catalogo #RaccontoPlurale della Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea CRT - ottobre 2020 CCW / Cultural Welfare Center. Video intervento registrato - sul sito dell’ente da giugno 2020 ArtLab Matera, video intervento registrato - giugno 2020 Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, Corso di Storia dell’arte contemporanea di Cecilia Guida, presentazione del progetto agli studenti - maggio 2020 Pubblicazioni Catalogo #RaccontoPlurale della Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea CRT - ottobre 2020
 Lettre 3 de la Maison méditerranéenne des sciences de l'homme (Aix-en-Provence). Numéro spécial (dé)confinement - settembre 2020
 Artribune. Irene Pittatore racconta la propria ricerca artistica durante la quarantena - aprile 2020
 A Pick Gallery. Video-Dialogue with Irene Pittatore - sui canali social della galleria da aprile 2020


Un orizzonte argenteo di mare accompagna il collasso degli appuntamenti 
 di lavoro e l’impossibilità di spostarli su uno schermo. In casa, nessun bene 
 di particolare prossimità: solo l’equipaggiamento per un fine settimana.

Giorno dopo giorno, nella corrente di considerazioni e commenti che la pubblicazione del video-diario sul web ha generato, ha preso vita una sorta di pornografia della segregazione, dell’approvvigionamento, della disinfezione con qualche miraggio - di altre città, del lavoro dissolto, di rapporti interrotti.

Il rubinetto della cucina si rompe nei giorni delle misure di isolamento 
 più stringenti. Ha inizio la processione di stoviglie e alimenti verso l’altra fonte domestica d’acqua. Piatti e pentole prendono a galleggiare in una vasca da bagno, insaponati con le ginocchia per terra.

Un inchino a Martha Rosler e alla sua semiotica della cucina, alle estensioni corporee di Rebecca Horn; un’interrogazione degli oggetti domestici nello stralunarsi delle loro funzioni, un distanziamento dal conforto degli alimenti, nelle rivelazioni della vita sequestrata, dal ventre di sacche provvisoriamente amniotiche, fonti battesimali in cui un corpo annuncia a se stesso il collasso di ogni illusione.

Un ritorno a un corpo disperso, forse trasfuso nel tempo in altri corpi, nei percorsi di emancipazione e di cura attraverso la fotografia e la performance che conduco nei musei, nelle aziende o in contesti sanitari. Un corpo che ha preteso di rompere la compostezza che all’emergenza era dovuta.

Irene Pittatore, aprile 2020


COVID-19 ISOLATION JOURNAL / I CAPITOLI
 COVID-19 ISOLATION JOURNAL #1 – KITCHEN TAP / BROKEN 29 marzo 2020 1’.04” COVID-19 ISOLATION JOURNAL #2 – 2 AM TEA PARTY 1 aprile 2020 2’.36’’

COVID-19 ISOLATION JOURNAL 
 #8 – PRIMERO DE MAYO 30 aprile 2020 3’.11’’ Musica: El pueblo unido jamás será
 vencido (Inti-Illimani)

COVID-19 ISOLATION JOURNAL 
 #3 – À VOTRE SANTÉ 4 aprile 2020 1’.31’’

COVID-19 ISOLATION JOURNAL 
 #9 – TAPIS VOLANT (BERCEUSE 
 POUR FRANÇOISE) 5 maggio 2020 2’.18’’ Musica: Recording of an old wind-up 
 music box (freesound.org)

COVID-19 ISOLATION JOURNAL 
 #4 – LOVE MAP 9 aprile 2020 0’.48’’ Con la partecipazione di Pino Chiezzi

COVID-19 ISOLATION JOURNAL 
 #10 – LA LISTE (KITCHEN TAP / FIXED) 10 maggio 2020 2’.15’’ Voce: Isabelle Demangeat

COVID-19 ISOLATION JOURNAL 
 #5 – APRO LE DANZE 11 aprile 2020 1’.05’’ Musica: Be My Baby (The Ronettes)

COVID-19 ISOLATION JOURNAL 
 #11 – ANGER 15 maggio 2020 3’.21’’ Voci: Isabelle Demangeat, Françoise Vigna, Barbara Wade

COVID-19 ISOLATION JOURNAL 
 #6 – SURVIVAL SURVEY 17 aprile 2020 1’.04’’ COVID-19 ISOLATION JOURNAL
 #7 – WILD TUB (FITTING ROOM) 26 aprile 2020 0’.50’’

COVID-19 ISOLATION JOURNAL 
 #12 – DÉTACHEMENT 27 maggio 2020 3’.12’’ Voce: Françoise Vigna

COVID-19 ISOLATION JOURNAL 
 #13 – SORTIR 10 luglio 2020 3’.19’’ COVID-19 ISOLATION JOURNAL 
 #14 – CABANE HOTEL 20 luglio 2020 2’.41’’ COVID-19 ISOLATION JOURNAL 
 #15 – FIRST DATE 24 luglio 2020 0’.48’’


COVID-19 ISOLATION JOURNAL #1 – KITCHEN TAP / BROKEN

https://vimeo.com/401960697
 password: kitchentap

Le conseguenze della reclusione. Tornare al proprio maldestro corpo. Il mio pretende di rompere la compostezza che all’emergenza è dovuta. (Ognuno galleggia come può).


COVID-19 ISOLATION JOURNAL #2 – 2 AM TEA PARTY

La pornografia della segregazione continua. C’erano sette formiche nella vasca.

https://vimeo.com/403002653 
 password: teaparty


COVID-19 ISOLATION JOURNAL #3 – À VOTRE SANTÉ

Al sabato sera si riservano le emozioni dell’approvvigionamento settimanale. E la nostalgia per le famiglie di foglie e radici lontane.

https://vimeo.com/403985058 
 password: sante


COVID-19 ISOLATION JOURNAL #4 – LOVE MAP

Che giorno è? Che ora è? Si può dare la buonanotte al giorno? (Tenersi stretti alla vita).

https://vimeo.com/406163186
 password: lovemap


COVID-19 ISOLATION JOURNAL #5 – APRO LE DANZE

L’asfissia della cattività o del sopportare se stessi ventiquattro ore su ventiquattro, senza spiragli. Wish I could dance…

https://vimeo.com/406335828
 password: danze


COVID-19 ISOLATION JOURNAL #6 – SURVIVAL SURVEY 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Yes or no? Artivism from the tub. Let me entertain you.

https://vimeo.com/408803414
 password: survival


COVID-19 ISOLATION JOURNAL #7 – WILD TUB (FITTING ROOM) 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Il darsi dei fatti. La natura delle cose (una rapacità sdentata).

https://vimeo.com/412098945 
 password: fitting


COVID-19 ISOLATION JOURNAL #8 – PRIMERO DE MAYO

A tutt* coloro con cui si manifesta e si festeggia, a ogni distanza. A mia madre e mio padre, a mia zia.

https://vimeo.com/413767555 
 password: primero


COVID-19 ISOLATION JOURNAL #9 – TAPIS VOLANT (BERCEUSE POUR FRANÇOISE)

https://vimeo.com/415337840 
 password: volant

Il miraggio del lavoro e della prossimità. La Fase 2 è un duello allucinatorio, la ruminazione del metro di corda regalato alla cattività. Il paesaggio sequestrato del corpo, della voce, delle stanze dei congiunti elettivi 
 è un panorama senza orizzonte. L’assenza di malattia ancora non è salute.


COVID-19 ISOLATION JOURNAL #10 – LA LISTE (KITCHEN TAP / FIXED)

Una svolta. La Fase 2 e l’intervento dell’idraulico. Il lavandino è salvo, io un po’ meno. Voyages et hallucinations: des langues, des villes.
 Il sabato è il giorno della spesa al Winterfeldmarkt, Berlino.

https://vimeo.com/416876178
 password: liste


COVID-19 ISOLATION JOURNAL #11 – ANGER

Fase 2. A casa tutto bene. Postcards from nowhere.
 Le voci che mi vestono definiscono milch / latte, verre / vetro, anger / rabbia.

https://vimeo.com/418667850 
 password: anger


COVID-19 ISOLATION JOURNAL #12 – DÉTACHEMENT

Ho lavorato a un congedo, all’ultimo capitolo di un diario. Ci ho messo molto tempo, inutilmente forse. Non è finita.

https://vimeo.com/423382238 
 password: detachement


COVID-19 ISOLATION JOURNAL #13 – SORTIR

https://vimeo.com/439762597
 password: sortir


COVID-19 ISOLATION JOURNAL #14 – CABANE HOTEL

https://vimeo.com/440015989
 password: cabane


COVID-19 ISOLATION JOURNAL #15 – FIRST DATE

https://vimeo.com/440015989 
 password: cabane


Irene Pittatore (1979, Torino - IT) è artista e giornalista pubblicista.
 Attraverso la fotografia, la performance e la parola indaga le complesse relazioni tra arte, genere, economia e sfera pubblica. 
 Sviluppa progetti artistici dalla forte natura partecipativa per università, musei, riviste, imprese e servizi socio-sanitari in un percorso che intende l’arte come agente di emancipazione, cura e trasformazione.
 Scrive d’arte contemporanea, femminismo e identità di genere, in prospettiva intersezionale. Dal 2015 al 2017 è stata Art Contributor per MW – First Gender Neutral Magazine e Playboy. Da quindici anni, inoltre, realizza progetti di documentazione e valorizzazione del patrimonio, degli archivi e delle iniziative di Istituzioni pubbliche e private.
 In residenza per The Spur/Creative Europe a Es Baluard Museu d’Art Modern i Contemporani de Palma (Palma di Maiorca), per Resò a Capacete (Rio de Janeiro e San Paolo), a Berlino grazie al Premio Movin’ Up e a Torino per Viadellafucina Twinning Residency, ha realizzato progetti, performance, talk per Artissima, Camera – Centro Italiano per la Fotografia, Lovers Film Festival (Torino), Cittadellarte Fondazione Pistoletto (Biella), ArtVerona (Verona), Museo di Palazzo Grimani (Venezia), Arts Santa Mònica (Barcellona), Es Baluard Museum (Palma di Maiorca), Festival In&Out con la partecipazione di Villa Arson (Nice), Biennale des Jeunes Créateurs d’Europe et de la Méditerranée, 12 Bienal de la Habana OFF. Collabora con la Galleria Opere Scelte di Torino. È co-fondatrice di Impasse, associazione culturale che opera per la tutela del lavoro artistico (R-set / Tools for cultural workers) e per la promozione della sua dimensione pubblica e sociale. È parte del direttivo del Comitato Emergenza Cultura Piemonte e di Rete al femminile Torino. 
 irenepittatore.it
 youasme.it
 paradapogolotti.it
 homelessheroines.it associazioneimpasse.org
 r-set.it





https://www.artribune.com/professioni-e-professionisti/whois-who/2020/04/irene-pittatore-racconta-la-propria-ricercaartistica-durante-la-quarantena/ 


http://www.mmsh.univ-aix.fr/News/Pages/Flash-470.aspx


Ricettacolo Nicoletta Daldanise - critica d’arte e curatrice indipendente

Epidermide: strato di cellule vive, che protegge contro la perdita dell’acqua. Non fermarsi all'epidermide dei fatti, spogliarsi dell'epidermide, perdere acqua... ritrovarvi il proprio confine... Dove il mondo ha origine, cessa il contagio. Comprendere attraverso l'epidermide artistica, mescolarsi all'altro. Non trovare protezione, avvertire anche il peso dell'aria. Scarnificarsi come materiale sensibile, ricettivo, ricettacolo... Immersione...

La fotografia nell'era della sua riproducibilità artistica... Di chi è lo sguardo? Attraverso cosa, per chi traduce? Vuole svelare, si fa manifesto, contratta. La prospettiva gli è negata, negata la sua interferenza nello spazio. 
 Resta il linguaggio, quello gli appartiene ancora. Sottratto al suo strumento, nella reclusione non trova riscontro il gesto. Inchiodato alla tastiera, si concentra nel tocco. 
 Recupera il governo del tempo attraverso lo scatto. L'immagine rivela all'altro, ma anche a se stesso. Chi è l'osservatore e chi l'osservato? 
 Complici voyeurismi dell'emergenza ritrovano composizione nell'assicurarsi testimonianza.

Emersione... Il segreto che hanno condiviso non sarà rivelato, artista e soggetto parteciperanno dello stesso mistero di creazione. 
 Una lotta fianco a fianco per un'intimità impedita. La vanità rinuncia al vezzo di essere esposta e resta al chiuso delle stanze private. 
 La vanitas si concede di riflettersi allo specchio e si accorge della sua caducità. Siamo noi la candela, il fiore spezzato, le bolle di sapone... Ma restiamo necessari, assoluti e insostituibili all'esperienza dell'arte.


Réflexions fragmentaires sur le Covid-19 isolation journal d’Irene Pittatore
 Isabelle Demangeat - Senior consultant, coach et voix du COVID-19 isolation journal 
 Génèse Surpris par le confinement, en mars 2020, Irene Pittatore et son mari sont restés bloqués dans leur résidence secondaire. Ils avaient prévu d’y passer un weekend, ils y resteront 4 mois et demi.
 À l’impossibilité de bouger, de décider de ses propre mouvements s’ajoutent la déception, l’imprévisibilité, la peur de l’infection, les craintes matérielles et économiques. Une inquiétude paralysante s’installe. Elle est tout à la fois intime, personnelle, individuelle et, en même temps, partagée par des millions de personnes. Cette réclusion, perçue comme une violence, crée un état de choc collectif. Il s’insinue pour tous, jusqu’à l’intérieur des fibres des corps. Pour une créatrice, une artiste, l’état de choc et la paralysie, en empêchant de créer, touchent jusqu’à sa raison d’être. Dans le tumulte sanitaire, dans l’enfermement physique, il fallait trouver une échappatoire pour l’intérieur psychique qui risquait d’étouffer. 
 Et c’est là que le robinet de l’évier casse ! Ironie du sort. Panne domestique qui va prendre une ampleur imprévue. 
 „La contrainte sollicite l’imagination“ écrit Claude Lelouch. C’est l’obligation de faire la vaisselle dans la baignoire qui relancera la créativité d’Irene Pittatore. En cette fin de mars 2020, il n’y avait pas que la contrainte de la vaisselle! Les contraintes étaient multiples. Dans les images qu’elle nous offre, l’imagination de l’artiste transforme les actions quotidiennes et domestiques et traduit les émotions nées de la situation de confinement, de cet état de choc partagé. 
 Les 15 vidéos produites à ce jour s’organisent et se tendent sur quelques axes ou pôles. 
 Dépassement de l’individuel 
 C’est une banalité que de dire qu’une oeuvre dépasse la situation profondément individuelle dont elle est issue. 
 La création avec les moyens techniques extrêmement limités à disposition et le choix du partage des oeuvres sur un lieu digital public sont intimement liés à la situation inouïe de la réclusion. Une communication imprévue s’installe entre le public, en grande partie inconnu, la créatrice et les oeuvres. La profusion de réactions et de messages montre que beaucoup de personnes se reconnaissent dans les gestes et les récits qu’Irene Pittatore offre au regard de toustes1. Intérieur - Extérieur 
 Le monde extérieur est en permanence présent puisque le confinement se définit par rapport au monde extérieur. Le lieu des premières vidéos est la baignoire, contenant dans le contenant. Quel en est le contenu? Dans les premières vidéos, l’espace intérieur prime: - la baignoire, plus petit espace contenant le corps dans l’intérieur, à la maison - les „activités“ deviennent absurdes par l’impossibilité de perméabilité entre l’intérieur et l’extérieur : faire la vaisselle, offrir le thé aux invités interdits (donc imaginaires), déballer les courses, la topographie de la tendresse - par le titre en première page du journal qui flotte dans l’eau, la danse est renvoyée à l’espace strictement intérieur - l’absorption physique du champagne dans „l’estomac baignoire“: passage d’un élément de l’extérieur à l’intérieur 1

Une des formes préconisée par l’écriture inclusive.


- l’interrogation existentielle de la subsistance économique : une interrogation taboue, donc très intériorisée. Les cartes historiques regardées par le couple que nous voyons (#4 – LOVE MAP) annoncent déjà l’extérieur: les pays inaccessibles. Les cartes sont anciennes: peut-être que ces pays n’existent plus? 
 Puis #7 – WILD TUB (FITTING ROOM), l’extérieur entre en scène de façon plus tangible. Tout d’abord par le végétal: le lierre, rampant, menaçant, envahissant. Ensuite, le son s’introduit petit à petit : la sirène d’ambulance et l’enregistrement de „State a casa“ qui devient injonction contradictoire : ce premier contact dans le journal avec un son venu de l’extérieur, clame la menace et souligne la violence de la réclusion. La „casa“ est-elle protection ou devient-elle signe même du danger?

Dans la vidéo du 1er mai (#8 – PRIMERO DE MAYO) l’extérieur explose à l’intérieur à plusieurs niveaux: - la langue espagnole, signal d’une altérité - un autre pays, espace devenu inaccessible - la revendication politique qui implique, induit les autres, le groupe social - la dédicace à la mère et à la tante, les proches rendues lointaines par le confinement - les regards (brefs mais si aigus) vers le hors-champ: la caméra, un.e autre, les regardeurs? Dans la vidéo du 5 Mai #9 – TAPIS VOLANT (BERCEUSE POUR FRANÇOISE) : Le son de la berceuse et les fleurs, éléments naturels de douceur et de beauté, procèdent du monde extérieur. Et un visage, un nom, une dédicace surgissent. L’autre, connue mais inaccessible devient l’Autre. Les contacts humains, bannis du quotidien, la présence dans l’absence assourdissante : tout cela conflue dans la baignoire. 
 Dans la vidéo #10 – LA LISTE (KITCHEN TAP / FIXED), tournée dans l’évier, le monde extérieur arrive par une voix (la mienne). J’énumère une liste de courses, qui semble banale. Elle arrive de l’étranger, Berlin, et elle contient des étrangetés. Cette liste est née totalement au hasard, par amusement. L’artiste la transforme et lui donne la dimension d’un ailleurs devenu inaccessible à tous les confinés. Les vidéos tournées en extérieur, après le déconfinement, semblent presque nier l’espace extérieur. Dans #13 – SORTIR, la performeuse sort en rampant d’un réduit sombre. L’inquiétude est-elle à l’intérieur ou dans cet extérieur, maintenant accessible? Heureusement, le bassin d’une vasque-fontaine rassure. Ce contenant rappelle ceux de l'intérieur. Et les actions nous renvoient au domaine des travaux domestiques: on frotte, on brique avec des écouvillons surdimensionnés2. Un activisme ménager tout aussi surdimensionné. 
 La nature, à nouveau, entre dans la vasque. Elle couvre, elle protège mais elle inquiète aussi par la taille disproportionnée des feuilles et branches. Le son envahit, l’extérieur entre en nous par l’ouïe. Pas moyen de s’en défendre. Dans une seule vidéo (#15 – FIRST DATE) - jusqu’à maintenant - le corps sort et marche. Il semble découvrir cet espace. L’action de nettoyage, familière et récurrente dans les oeuvres, comme un refrain, a un effet rassurant. Comment imaginer sortir vraiment ? Pour aller où ? Quel ailleurs ? Balayer dehors, un acte domestique qui semble essayer d’apprivoiser l’extérieur. Intérieur physique - intérieur psychique Au cours des semaine, les contraintes matérielles changent. Un plombier répare le robinet! 
 Le contenant change de la baignoire à l’évier. 
 De la salle de bain, des soins corporels, à la cuisine, aux soins ménagers.
 La situation de réclusion s’inscrit à ce moment-là dans la durée. Pour toustes. Les forces psychiques sont mises à l’épreuve. Pour toustes. Dans les vidéos-évier, je vois un passage vers la représentation de mouvements intérieurs, de forces psychiques comme expulsées.

2

Ces écouvillons sont le fruit d’une rencontre absurde: ce sont les premiers objets que l’artiste a vus quand elle a pu, pour la première fois, aller sur un marché. Ironie du hasard.


Et les voix arrivent dans cet univers reclus. Les voix d’autres personnes, dans d’autres langues. Elles rendent présentes d’autres géographies, d’autres absences.
 Ce passage est une autre injonction contradictoire entre intimité / être (salle de bain) où sont représentées des activités, et fonctionnalité / faire (cuisine) où ce qui est exprimé est du domaine de l’intériorité, des pulsions, de l’émotionnel. Le peignoir de bain devient personnage. Il est le trait d’union entre un contenant et l’autre, entre l’intimité de la salle de bain et la fonctionnalité de la cuisine. Fonctionnalité pour le foyer. Le contraste ironique entre le peignoir et la liste de courses fait partie de ces touches d’absurdité, comme des coups de pinceau, qui donnent du relief au visuel. Les titres, déjà, sont du domaine de l’émotionnel: #11 – ANGER nous montre la colère qui amène à la destruction. Le danger physique du verre cassé fait écho au danger du dehors qui oblige à la réclusion. Le verre et le lait sont tous les deux détournés de leur rôle premier. Le verre devient un contenant brisé. Le lait est dispersé, jeté sur le visage ou craché au lieu d’être bu. Le corps même qui se met la tête à l’envers. Les voix énoncent en trois langues (français, allemand, anglais), sur un ton impersonnel, des définitions. Leur neutralité fait d’autant mieux ressortir l’expression de La colère, cette émotion immanente. La colère de l’enfermement réveille-t-elle d’autres colères enfouies? Dans la vidéo #12 – DÉTACHEMENT la nature devient extension du corps, des végétaux deviennent doigts. Le corps aspire-t-il tellement à entrer en contact avec l’extérieur qu’il le corporise? La lutte entre ces éléments végétaux et le corps, à chaque fois que je la regarde, crée en moi des émotions fortes qui ne souhaitent pas devenir explicables. L’extérieur entre dans l’oeuvre à nouveau par des voix qui, en français et en anglais, sur un ton très neutre conjuguent des verbes qui expriment le mouvement physique ou intérieur. Voicì une des manifestations de l’axe physique / psychique. Les éléments sont tangibles mais la lutte est intérieure. La pression du confinement fait imploser l’intérieur. Pour toustes. Le dépassement du féminin par son exacerbation La réclusion dans l’espace domestique et les travaux domestiques renvoient d’une façon automatique au féminin. Cet automatisme, en soi assez odieux, pourrait être renforcé par les accessoires et les actions choisis, presque entièrement dans le domaine domestique3. Cependant, légumes, casseroles, éponges et autres produits de nettoyage, au lieu de faire corps avec le foyer, y semblent étrangers, surréels et absurdes.
 Aucun des éléments n’est, en lui-même, absurde. Il le devient par la récurrence, par la distanciation (Verfremdung) créée par la mise en image et l’usage qui en est fait : le thé est servi à … personne, la fourchette devient peigne, les légumes sont rangés dans l’égouttoir à vaisselle ou ornent le corps, la passoire devient couvre-chef. Le corps lui-même, exposé, transformé, mouvant porte le double message de l’exacerbation et du dépassement. 
 Irene Pittatore a écrit qu’avant le „Covid-19 isolation journal“, elle ne travaillait plus en utilisant son corps. Est-ce son corps qui est là? Oui, comme „matériau artistique“ c’est aussi et surtout son dépassement. Il est corps, sujet, émotions, message et regard sur lui-même : „female gaze“4.
 Dans chaque vidéo, la distanciation est un choix, technique, artistique, esthétique. Cette distanciation ouvre une dimension bien au-delà de la dimension individuelle. L’artiste ne se filme pas en tant que personne, mais comme un instrument. Ce n’est pas en tant que femme répondant à l’ordre établi. C’est en tant qu’individu qui partage dans sa chair le choc d’une situation violente, inédite.
 
 Pour clore ce regard
 Les oeuvres nées des performances montrent les états partagés de ces millions de personnes confinées dans plusieurs de leurs facettes. Leurs manques, leurs doutes, leurs colères, leur humour, leur tendresse, leurs passions. Leur humanité.

3

Il y a des exceptions: la carte de géographie ancienne, le lierre et les confettis et bougies, par exemple.

4

Le terme „female gaze“ a été introduit par Jill Soloway en réponse à la théorie du „male gaze“ de Laura Mulvey https://www.youtube.com/watch?v=pnBvppooD9I.


COVID-19 isolation journal. La vistosa elusività di una quête Marco Brunazzi, Vice Presidente Istituto di studi storici Gaetano Salvemini

Impedita di rientrare a casa dall’improvviso lockdown, consegnata in una imprevista residenza esterna resa più disagevole da incidenti domestici che la situazione data non consentiva di fronteggiare, l’artista ha cercato una via d’uscita o meglio, di farsene una ragione irragionevole nella forma di un’allegorica messa in scena di cui lei stessa era parte. Appena al di sotto dell’evidenza delle immagini si coglie un’implicita struttura narrativa, una sorta di inquietante, imprevedibile quête dall’incerta traccia e trama. Un video-diario che è “una pornografia della segregazione, dell’approvvigionamento, della disinfezione”, secondo le parole dell’artista. Benché di uso relativamente recente, il termine pornografia è qui impiegato in senso più ampio e complesso, sulla scia di un lessico, soprattutto femminista, che intende segnalare accezioni comuni e traslate che coinvolgono gli svariati e sorprendenti ruoli di genere, denunciando le gerarchie di potere che ne derivano, persino in contesti di casalinga domesticità. Del resto, la segregazione imposta d’autorità con la motivazione emergenziale della pandemia prefigura una sottesa, appunto, pornografia simbolica della pratica sociale, a partire proprio dalla sottrazione della “nuda vita”, dalla imposta indisponibilità dei corpi stessi a mantenere una loro autonoma determinazione, dalla loro manipolazione per uso medicale e di sorveglianza, dal dispiegarsi insomma di un potere sovrano che si autoafferma appunto in quanto controllo assoluto dei corpi, proprio come fa lo Stato in guerra con i corpi dei soldati e quelli dei civili ridotti a possibili “danni collaterali”. E infatti, il controllo assoluto dei corpi è l’ideale di ogni delirio di onnipotenza sessuale, tanto più quando esso si associa a un ruolo servile, appunto come quello di “governo e ri-governo” della cucina. Accade dunque, in questa video-performance, che l’indisponibilità del lavello obblighi a servirsi, per il lavaggio delle stoviglie, della vasca da bagno. Ma immersa nell’acqua si muove la stessa performer-casalinga. Compaiono come protagoniste tre “forme” narrative, con una intensa modalità di compenetrazione reciproca:
 - la persona, “agita” con tutte le implicazioni, movenze, suggestioni, allusività, grazia, situate in quelle paradossali situazioni. Situazioni che sono il vero filo della vistosa ed elusiva insieme struttura narrativa. Una persona che si pone in una dimensione ironica, grottesca, persino stralunata (tipo fratelli Marx) e che sembra suggerire l'insopportabilità della situazione di clausura e il desiderio di fuoriuscirne. Ma questo è soltanto il primo strato, che si dà nell'illusione di una naturalistica definizione, celandone molti altri. Simbolici, ma anche iconografici, quasi ad esprimere un sotto-testo onirico.
 - I luoghi. Della vasca da bagno le prime impressioni: sono quelle di liquido giaciglio, culla amniotica, sepolcro aperto su cui galleggiano i fiori della novella Ofelia. D’altra parte, la vasca consente una maggiore libertà di movimento, dove si può situare un misterioso frammento di narrazione colta nel suo darsi, senza riferimenti al prima, al dopo e a chi. Il lavello è più inquietante. Al suo interno tutta la persona interagisce in altro modo rispetto alla vasca. È come la porta all'improvviso spalancata della stanza segreta di Barbablu... Ricordi assillanti e confusi, dal Doppio sogno di Schnitzler a scorci inaspettati nel Processo di Kafka. Del resto, l'infrazione corporale che si pone all'ovvia tradizione di utilità funzionale quotidiana del lavello si integra con gli oggetti messi in scena. - Gli oggetti. Prescindendo dagli indumenti personali, anch'essi spiazzati (e spiazzanti) dal contesto in cui si muovono, si possono distinguere in due tipi: stoviglie e verdure. Qui è stata scelta una clamorosa, dissacrante messa in scena tramite fuori scena. Alla lettera "oscena" (ob-scena, secondo la libera etimologia di Carmelo Bene) che scaraventa quegli oggetti, creduti sinora innocui nella loro funzione d'uso, in un contesto non solo improprio, ma anche fitto di simboli, allegorie, metafore suggerite con i movimenti del corpo.


Episodio straordinario è quello scandito dal tema della virtuale metamorfosi della protagonista, #12 – DÉTACHEMENT. Quella sorta di subdoli artigli vegetali ormai attaccati alle sue mani. Lei che si dibatte tra ripulsa e percezione angosciosa della sua trasformazione (cfr. un copioso filone letterario e cinematografico, da Kafka a Mani-di-forbice, ecc.), tentando di strappare con i piedi quei prolungamenti che hanno cominciato ad attecchire su di lei e in lei, in quell’ambiente di surreale banalità domestica. È come se la storia si inarcasse su una curvatura esistenziale molto più esplicita. Come resistere nell'ordinarietà dell'esistenza all'incalzare di imprevisti e ineluttabili mutamenti esterni (appunto il virus e la conseguente clausura)? E come fronteggiare la sfida di un mutamento che ormai è dentro di lei (e forse da sempre)? E come resistergli nel momento in cui deve allora resistere anche a se stessa? Mentre è ancora, nonostante tutto, la stessa di prima? Una riflessione particolare merita l’episodio #11 – ANGER, non diverso ma più "autonomo" dai precedenti, a partire dall'apertura, con la "discesa" nel nuovo “averno” da cucina. Il lavello non può accogliere al modo della vasca, è un luogo da assoggettare. Le posture corporali, nonostante lo spazio ristretto, variano dall'indolente abbandono, come su un triclinio antico, alla genuflessione quasi sacrificale, quando appunto comincia il rito di infrazione del vetro. La rottura dei bicchieri è parte del rito nuziale ebraico (con il suo simbolismo freudiano), ma qui i vetri ostinati a infrangersi sembrano alludere, una volta rotti, alla potenziale lama di un coltello sacrificale. Per un attimo si teme che potrebbero essere rivolti contro se stessi, al modo di Marina Abramović. Questo capitolo riprende il filo del "racconto" degli episodi precedenti, ma con un ruolo più attivo e determinato da parte della protagonista. L’ironia può farsi anche malinconica rabbia. Una metafora esistenziale e di genere che inquieta, per mano di una donna che rompe con tenace determinazione un bicchiere sino a ridurlo all'essenzialità della sua distruzione (ovvero alla trasformazione "magica" in altro da sé). Infine liberata dal lockdown, la protagonista si misura con la persistenza di una sorta di irresistibile attrazione-coazione a ripetere una situazione claustrofobicamente già vissuta. Ed ecco allora l’episodio della fuoruscita da una antica fontana pubblica di un paese del Ponente Ligure (#13 – SORTIR). Addirittura come in una fiaba (lo spazzacamino? Babbo Natale o la Befana? Un irriducibile Poltergeist?) ecco la donna discendere da una porticina di uno spazio di servizio collocato sopra la fontana e adagiarsi nella vasca. C’è un inedito confronto con strumenti di pulizia, rami e grandi foglie sempre sovrapposti e agiti sul corpo come fossero anche parte dello stesso. Segue un rito di svestizione e di repentina vestizione che pare segnare la conclusione del rapporto particolare con quella fontana. E dove i rumori, dal gracidio delle rane al traffico automobilistico, sollecitano connessioni “naturalistiche” per scene così poco naturali. A me pare che tutti gli episodi costruiscano una tenace, personale quête. Ricerca e inchiesta per raggiungere qualcosa che neppure si è certi se esista davvero, ma che è assolutamente vitale tentare di trovare. Dai cicli arturiani della letteratura cortese sino a Moby Dick, la sfida esistenziale è quella di sfuggire al destino universale di morte, inseguendo se stessi verso un orizzonte inarrivabile come un miraggio, che coincide con la propria soggettiva realtà. Si tratta dunque del filo di una ricerca, personale, estetica, sentimentale che prova a misurare questo destino che è tanto esclusivo quanto universale. Come appunto sanno fare i poeti e gli artisti, senza bisogno di contesti magniloquenti. Al contrario, partendo dall’assurdità del quotidiano per trasferirlo in una più ampia “confessione” di inquietudine esistenziale. Qui l’artista riesce a tenere insieme un doppio registro (dall'ironia grottesca all'incombente tragedia di ogni vita, non tanto come ineluttabile esito biologico, ma per insondabilità di senso) e lo fa con una misura e una vastità di immaginazione che sembra richiedere a lei pochi fulminanti gesti e densità di strutture simbolico-narrative dissimulate nella esibita semplicità delle forme. Una ricerca tanto sommessa quanto coinvolgente, nella sua tacita urgenza: una voce segreta, un pensiero nascosto, un sogno ricorrente e mai del tutto interpretabile né interpretato che ci sta davanti “come una lettera non letta” (secondo gli antichi chassidim) che non lascia più di interpellarci.


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