Costruire le radici - un processo per il ripopolamento e il riuso di un borgo abbandonato in Abruzzo

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COSTRUIRE LE RADICI


A.a. 2016/2017 Tesi di Laurea Magistrale

Costruire le radici un processo per il ripopolamento e il riuso di un borgo abbandonato in Abruzzo

ABSTRACT

Studentessa: Irene Tartaglione Relatore: Prof. Subhash Mukerjee


"Una radice è un fiore che disprezza la fama." Khalil Gibran



INDICE Introduzione 6 1. ABSTRACT 11 2. ANALISI 21

3. PROGETTO 39 Riflessioni 102

Bibliografia, sitografia e filmografia 104


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INTRODUZIONE Il presente lavoro è un estratto del lavoro

rovine siano tutte uguali o se tra di loro

di tesi in Architettura per il progetto

siano diverse, pur essendo uguali nel loro

sostenibile. Il percorso è iniziato riflettendo

essere abbandonate.

sulle esigenze del vivere contemporaneo

Nella prima parte del lavoro verrà

e di come alcune emergenze vengano

affrontato il tema dell'abbandono in Italia e

gestite in modo virtuoso.

dell'interesse che suscita, soprattutto negli

Le rovine dei borghi abbandonati sono un

ultimi anni, in ogni campo dall'espressione

patrimonio o un problema?

artistica, nell'architettura, nella ricerca

Le rovine possono raccontare di una

sociologica... Da questo quadro

società, di un popolo, di una cultura e non

emergeranno spunti e considerazioni che

di meno possono indurre una riflessione

verranno ripresi per la proposta di progetto.

sul tempo presente. Ci si può domandare,

Il lavoro procede con l'analisi di due

ad esempio, quali siano le cause che

concetti, tra di loro correlati, che sono

hanno portato all’abbandono di un luogo

stati ripresi e trattati in svariate discipline,

abitato. Ci si può immaginare chi lo abbia

in primis nella filosofia: il concetto di

abitato e perché non lo abita più. Ci si

"cura" a cui segue il concetto di "radicarsi

può chiedere se le rovine siano destinate

stabilmente". Per avere cura non si intende

all’oblio o se ridare loro una qualche

un'azione che ha a che fare con l'emotività,

forma di vita per far sì che la memoria

ma si intende il momento in cui si riflette

non sia perduta sia un dovere a cui siamo

su un oggetto o lo si usa. Il concetto di

chiamati. Dopo aver ragionato su ciò che

radice segue il concetto di cura perché se

ha condotto un borgo ad essere rovina,

non si è legati ad un ente o non si è radicati

sarà automatico notare che sussistono

a un territorio, non possono sussistere

grandi differenze tra una certa realtà e

azioni di cura. Il radicarsi parla dell'uomo e

un’altra. È inevitabile domandarsi se le

del rapporto con la propria terra, parla di un


7 borgo e del rapporto con i propri abitanti,

La strada che sarà intrapresa parlerà

parla di memoria e di crescita futura. Molti

di accoglienza temporanea. Il progetto

casi infatti possono parlare di recupero

prenderà forma partendo dal concetto

ma, se analizzati, si può notare come siano

di radicamento e verrà declinato in tre

semplici "ricostruzioni altrove" e non siano

modalità operative che daranno vita

virtuosi per la comunità che deve abitare il

alla gestione economica del progetto,

luogo.

alla creazione di un'ipotetica comunità

La rivitalizzazione dei borghi deve

di accoglienza e a un radicamento

esplicarsi tramite la cura e la ricerca delle

architettonico pensato in rapporto ai ruderi

radici: le radici del luogo, di chi vi ha abitato

di Valle Piola.

e di chi vi abiterà. Affinché sia efficace

L'abbandono, da testimone dello

occorre partire con il considerare le

sradicamento di una comunità, diventa

risorse possedute dai borghi abbandonati.

il terreno in cui possono radicarsi nuove

È sufficiente che un borgo presenti ad

necessità e nuove funzioni.

esempio delle qualità paesaggistiche o architettoniche? Oppure che si trovi vicino ad un polo industriale e che possa garantire lavoro a chi si insedierà? Come capire quale funzione sia la migliore per un certo borgo piuttosto che un altro e come capire chi sia il migliore fruitore per un dato intervento di rivitalizzazione? Tramite queste domande si studierà il caso di Valle Piola, borgo abruzzese spopolato dagli anni Settanta.



“La nostra terra può ancora accogliere e nutrire le nostre radici, può ancora offrire un terreno fecondo su cui l’uomo può impiantarsi, può radicarsi stabilmente?” Martin Heidegger



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ABSTRACT


ABSTRACT “Il Mediterraneo è un immenso archivio e

compito preservare ogni borgo perché

un profondo sepolcro”

parte di un patrimonio.

Predrag Matvejevic’

I casi di recupero sono rari ed isolati, non fanno parte di azioni comprensive di più realtà; ciò impedisce di instaurare un fenomeno che sia in grado di riattivare a

L’Italia offre una varietà di paesaggio che è unica al mondo. La forza del nostro territorio è proprio la moltitudine di incontri, storie e ricordi a cui si può assistere percorrendo solo pochi chilometri. La realtà è molto eterogenea e a sua testimonianza si pongono, oltre che le grandi città e i piccoli paesi, anche i borghi abbandonati. In riferimento ai borghi abbandonati spesso si parla di “patrimonio”. L’accezione con cui si usa questo termine deriva dalla Convenzione redatta dall’Unesco in cui si definisce l’espressione “patrimonio dell’umanità”, cioè un insieme di beni ai quali si riserva una particolare protezione legale in quanto, per le loro caratteristiche, appartengono all’umanità intera. Tramite questa definizione parrebbe chiaro che sia nostro

livello economico, turistico, ambientale e sociale interi territori. Tuttavia emerge che queste rare realtà possiedono un potenziale di sviluppo che, se impiegato, potrebbe permettere di superare la netta distinzione tra urbano e rurale. Il lavoro di tesi che ho da poco concluso nasce sia dall’attenzione nei confronti dell’eterogeneità italiana, sia da alcune domande che mi sono posta in principio. È sempre corretto conservare tutto ciò che viene dal passato? Tutto ciò che viene dal passato deve essere considerato patrimonio e va pertanto tutelato, oppure costituisce un problema? Non è possibile considerare la distruzione stessa un avvenimento storico degno di essere ricordato? Come già detto, la situazione è complessa


1·ABSTRACT

e sfaccettata e per questo occorrerebbe

scegliere Valle Piola come soggetto del

agire secondo un metodo che chiarisca le

mio lavoro è il fatto che sia in vendita.

forze in gioco.

Esiste un’associazione che da anni cerca

Valle Piola è costituita da 13 ruderi e un

di vendere Valle Piola proponendo come

unico edificio recuperato dalla Pro Loco

funzione riqualificante quella di albergo

del comune più vicino, Torricella Sicura,

diffuso, molto impiegata oggi, collocando

e utilizzato oggi come struttura ricettiva.

dunque il recupero nell’ambito turistico.

Questo insediamento si colloca a circa

Perché non si riesce a vendere un borgo

mille metri di quota, sull’Appennino della

che presenta molte potenzialità?

provincia di Teramo, immersa nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei monti della

Altre domande mi hanno permesso

Laga a circa mille metri di quota. Valle

di confrontarmi con la questione. È

Piola ha origini antiche: le architetture dei

sufficiente che un borgo presenti delle

ruderi testimoniano una fondazione in

qualità paesaggistiche o architettoniche

epoca longobarda.

perché sia adatto ad ospitare nuove funzioni? Oppure che si trovi vicino ad

Il valore paesaggistico è alto: il borgo

un polo industriale e che possa garantire

sorge su un anfiteatro naturale da cui si

lavoro a chi si insedierà? Come capire

può ammirare lo spettacolo offerto dal

quale funzione sia la migliore per un certo

massiccio del Gran Sasso e dalla catena

borgo piuttosto che un altro e chi sia il

dei Monti della Laga. L’abbandono si

migliore fruitore per un dato intervento di

verificò negli anni Settanta a causa del

rivitalizzazione? Spesso si dà per scontato

“boom economico” che spinse gli abitanti

che la strada più efficace e rapida da

dei territori montani e rurali a trasferirsi

percorrere per progettare il recupero di

nelle città. Ciò che mi ha portata a

un borgo che presenta risorse culturali o

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1·ABSTRACT

naturalistiche, sia il turismo. Tale funzione

tre modalità operative che danno vita

può apparire vantaggiosa perché presenta

alla gestione economica del progetto,

un ritorno economico in tempi brevi. Se si

alla creazione di un’ipotetica comunità

desidera un intervento che operi a lungo

di accoglienza e a un radicamento

termine, la funzione turistica non è quella

architettonico pensato in rapporto ai ruderi

più appropriata.

di Valle Piola.

È importante considerare le risorse

Lo Sprar (Servizio di protezione per i

possedute dai borghi abbandonati, che

richiedenti asilo e rifugiati) finanzierebbe

possono essere il vero punto di partenza

la candidatura di Valle Piola tramite fondi

per un recupero.

europei; si vedrebbero benefici in termini di

Attraverso una serie di schematizzazioni

ripresa dell’economia locale, si vedrebbe lo

si comprende quale sia la funzione che

sviluppo di una comunità che inizialmente

potrebbe essere il motore per il recupero

è temporanea ma che potrebbe crescere e

di Valle Piola, quali sono i potenziali

stabilirsi e infine il riuso di edifici storici che

finanziatori, chi andrà ad abitare il borgo e

altrimenti andrebbero perduti.

quale sarà il suo futuro.

La comunità accolta contribuirebbe in modo attivo al rinnovamento dei ruderi del

L’accoglienza di migranti verrà ritenuta la

borgo tramite l’auto-costruzione.

migliore ipotesi funzionale.

L’obiettivo è quello di instaurare un circolo

Le radici del luogo, di chi vi ha abitato e di

virtuoso che porti a rendere abitabili

chi vi abiterà si uniscono per dare origine

sempre più ruderi e quindi a generare più

ad un progetto che parla di integrazione,

posti letto, ingrandendo sempre più la

storia, futuro. La radice è il denominatore

comunità. L’auto-costruzione ha come

comune tra tutte le variabili in gioco. Il

virtù il fatto di creare coesione sociale,

concept della radice viene declinato in

di far sentire chi è coinvolto nella sua


pratica parte fondamentale di un gruppo.

del luogo, di poter accogliere la diversità

La partecipazione alla ri-costruzione di

offerta dal panorama dei borghi italiani,

Valle Piola intende legare le radici lontane

facenti parte di epoche storiche diverse ed

dei migranti coinvolti con quelle del borgo

abbandonati per ragioni differenti.

abruzzese. In questo modo, l’abbandono, da testimone dello sradicamento di una comunità, diventa il terreno in cui possono radicarsi nuove necessità, nuove realtà sociali e nuove funzioni. In Italia, vi sono già casi di accoglienza virtuosi, per i migranti e per la comunità. Tra questi il più noto è quello di Riace; si tratta di un tacito patto tra chi arriva a popolare il luogo abbandonato e il luogo stesso, che rivive grazie alla soddisfazione delle esigenze delle persone. Le scommesse in gioco sono molte, a partire dal fatto che non esistono norme che regolino la pratica dell’autocostruzione in Italia. Tuttavia, ho preferito proporre un processo, non un progetto “fatto e finito” come unica soluzione possibile. L’intento è stato quello di lasciare aperte tutte le questioni legate all’unicità


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1·ABSTRACT

“La prima volta che ho fatto vedere il film fuori dall’Italia è stato a Chicago, ad un festival dove c’erano tremila persone. E io avevo paura, dicevo tra me e me “cosa capiranno questi, in America, a Chicago? I calanchi, le terre arse, i contadini, cosa capiranno? Ebbene, alla fine della proiezione piangevano tutti.” Francesco Rosi

Panoramica su Craco - fotografia di Nicola Cavallera


1¡ABSTRACT

Fotografie dell'abbandono divenuto monumento: il caso di Monterano (Roma).

L’acquedotto romano di Monterano - fotografia di Irene Tartaglione.

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1¡ABSTRACT

Fontana ottagonale progettata da Gianlorenzo Bernini a Monterano - fotografia di Irene Tartaglione.


1¡ABSTRACT

Vista della chiesa e della fontana - fotografia di Irene Tartaglione.

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ANALISI


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2·ANALISI

La Cura

“Cura, mentre traversava un fiume, trovò dell’argilla e la usò per modellare un uomo. Chiese a Giove di dargli la vita e fu accontentata. Cura, Giove e la Terra che aveva fornito l’argilla, discussero sul nome da dare alla creatura e scelsero ad arbitro Saturno, che decise che il corpo dell’uomo sarebbe appartenuto a Giove, che Cura lo avrebbe tenuto finché fosse vissuto e che il nome doveva essere “uomo” perché fatto di humus” Igino, Fabulae, I secolo a. C.


2·ANALISI

Il racconto nella pagina accanto si trova nella raccolta di brevi storie Fabulae di Igino, scritta nel I secolo a.C. L’opera comprende 277 fabulae i cui protagonisti sono gli dei e gli eroi della mitologia greca. La Cura è inserita come duecentoventesima fabula e narra della contesa tra tre figure mitologiche di un uomo modellato con la terra. Questa fabula, che di per sé offre una semplice risposta alla nascita dell’uomo e del sentimento della cura, in realtà si pone come punto di partenza per ragionamenti più ampi in tempi recenti sul concetto di “cura”. Quale correlazione tra la Cura e la questione dei borghi italiani abbandonati? Mortari afferma che per definire cosa sia la cura occorre prendere il distacco da una visione che la vuole considerare uno stato emotivo. La cura è una pratica che, indipendentemente dal modo in cui la si attua, mira a precise finalità. In questa azione prendono forma gesti e pensieri

orientati verso una precisa finalità. Per la filosofa Diemut Elisabeth Bubeck, autrice del saggio Care, gender, justice, la cura è il soddisfacimento dei bisogni di altri, un’attività che procura beneficio all’altro. Tuttavia questa definizione è riduttiva in quanto implica che l’altro si trovi sempre in condizione di aver bisogno e cioè in condizione di essere dipendente da chi intraprende l’azione della cura. Al contrario, la cura educativa mette il soggetto che riceve la cura in condizioni di imparare a badare a se stesso, rendendolo capace di decisioni, gesti e pensieri che soddisfino i propri bisogni. La cura è un elemento imprescindibile dell’esistenza umana. Tutti o tutte le cose sperimentano almeno una volta durante il corso della propria esistenza la necessità di ricevere cura, poiché nessuno può soddisfare in piena autonomia tutte le condizioni legate alla vita. Stabilire confini netti tra azioni di cura e azioni non di cura è molto difficile. Secondo alcuni pensatori è possibile capire il concetto di cura classificando tutte quelle azioni che non sono

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2·ANALISI

identificate come tali. Questo metodo però è fallace perché il concetto di cura si rivela essere ben più ampio. Un’azione di protezione, ad esempio può diventare invasiva e non rispondere più al concetto di cura o, al contrario, un’azione distruttiva non ha per forza una valenza negativa se si tratta di decostruzione di pratiche relazionali dannose per l’oggetto di cura. Quando il rapporto tra i due soggetti non è vissuto in modo individualistico, allora si tratta di un’azione di cura. La vita umana sembra dunque svilupparsi in una rete di relazioni alla cui base c’è la cura e in cui ciascuno è portato prima o poi a darne o a riceverne. Realtà diverse All’inizio vi era l’intenzione di stilare due gruppi di interventi che raccogliessero, in un primo gruppo, i casi in cui si esplicano la cura verso i luoghi e la ricerca delle radici e in un secondo gruppo i casi in cui non si esplicano. Durante lo studio dei casi, tuttavia, mi sono resa conto che una classificazione così rigida avrebbe

rischiato di incasellare gli interventi nel “buono” e nel “cattivo” tralasciandone completamente le sfumature. Si parte dunque dal presupposto che non esistano un intervento buono o un intervento cattivo, ma che esistono interventi che rispondono alle esigenze della comunità radicandola a un luogo, o interventi che ne causano uno sradicamento. Laddove non c’è una comunità preesistente a risiedere nel luogo di intervento, ma la parola chiave è l’”accoglienza”, determinate azioni possono avere effetti positivi sul la comunità in potenza o viceversa. Si è detto che una forma attiva di rapporto dell’uomo con il luogo è il presupposto perché nascano azioni di cura. La “dimenticanza” è stata identificata come atteggiamento negativo proprio per la passività con cui si esercita. Come si è visto, sia in Italia che all’estero, l’atteggiamento nei confronti dei luoghi abbandonati è duplice, sia di dimenticanza che di azione pratica. Questa azione pratica non è necessariamente un agire positivo per il luogo o per chi lo vive. Un agire po-


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sitivo mette in conto innumerevoli fattori prendendo in considerazione non solo le ripercussioni a breve termine ma anche quelle a lungo termine e, non meno importante, il benessere della popolazione che deve abitare quel luogo. Il progetto deve essere a tutti gli effetti sostenibile, che non significa “verde”, intendendo ad esempio il mero attenersi a principi di energia rinnovabile o a principi di salute e sicurezza, ma deve concatenare una serie di aspetti ed esigenze che non devono escludersi a vicenda. Questi aspetti o esigenze sono aspetti della sfera sociale, economica, ambientale, storica e molti altri. Saranno descritti diversi interventi con l’intenzione di non incasellarli in una classificazioni tra interventi “virtuosi” e “non virtuosi”. Gli “interventi virtuosi” sarebbero interventi che sono stati pensati in primis per chi vive il luogo o dovrebbe viverlo a progetto terminato, che hanno avuto cura del contesto e della storia, che si sono preoccupati della vita una volta esaurita la funzione principale prefissata. Non solamente, dunque, su un periodo breve. Insomma, un intervento

virtuoso è un intervento guidato dall’”aver cura”, da un senso di radicamento sia del luogo sia della persona che là dovrà vivere, un intervento che è preceduto da un’analisi critica e non solo eseguito come mera ricostruzione di qualcosa che non esiste più. Il buon intervento dovrebbe tenere conto delle dinamiche che potrebbero interessare il sito su un lungo periodo. Ancora più importante è comprendere le risorse messe in gioco sia dal luogo che dalla comunità stessa. Spesso alcuni interventi "imposti" e a larga scala si rivelano poco sostenibili per la comunità in primis. Questo fenomeno si verifica spesso in concomitanza con la costruzione dei "nuovi doppi", città che vengono ricostruite a pochi chilometri dalle originarie, distrutte solitamente da calamità naturali. Come si esplica il radicamento in ciascun progetto? Si analizzeranno alcuni progetti, italiani e non, con occhio critico e con una particolare attenzione all’effetto di radicamento che hanno avuto sulla comunità interessata.

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Casi diversi Il modo di considerare “non virtuosa” una realtà piuttosto che un’altra è del tutto convenzionale. Questa deriva infatti dall’influenza della lettura di opere che denunciano determinate realtà che vengono considerate dannose alla civiltà o al senso di comunità. Anche il metodo per stabilire che queste realtà siano positive o negative nei confronti di qualcuno o qualcosa è del tutto convenzionale e basato sull’esperienza diretta di un’utenza che ha avuto problemi scaturiti da alcune scelte imposte. Quello che possiamo definire un “problema di radicamento” è diffuso senza limiti geografici e spesso si esplica con lo spostamento forzato di una comunità per motivi molto gravi, come ad esempio calamità naturali o guerre. Lo si chiama problema di radicamento perché esprime un movimento indotto e non naturale, al contrario invece, abitare per decenni un luogo e prendere con esso confidenza, conoscerlo, dando un senso al proprio

vivere in quel luogo tramite la tradizione, il lavoro, la cultura è da considerarsi un processo di radicamento. Questo processo non è dato tanto dal tempo ma piuttosto da un rapporto con il luogo che viene a crearsi senza prescrizioni o senso di dover radicarsi perché non ci sono altre scelte, non ci sono altri luoghi per farlo. Nei secoli l’uomo ha scelto i propri luoghi secondo le proprie necessità da soddisfare, che siano esse state strategiche piuttosto che commerciali... Quello che emerge da questa analisi è che imporre un luogo abitativo è uno sradicamento. Koolhaas in Cronocaos ha effettuato un lavoro critico sulla conservazione. Egli afferma che non tutto sia meritevole di conservazione e che spesso si tende a far cadere in oblio le architetture legate a determinati periodi storici, che in realtà sono testimonianza di un'approfondita sperimentazione nel campo dell'abitazione sociale. Alcuni studiosi italiani che si occupano dell'argomento possiedono una visione molto definita circa la conservazione:


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condannano infatti ogni tentativo di trasferimento della comunità in un altro luogo che non sia quello originario preferendo dunque una ricostruzione in loco del borgo distrutto al posto del trasferimento della comunità altrove. Tra gli esempi riportati nel capitolo precedente si riscontrano differenze che dividono i casi in positivi o negativi per la comunità e la memoria storica. A compromettere la buona riuscita delle nuove città doppie risulta essere in larga maggioranza la scarsa qualità costruttiva degli edifici nuovi, che ignora spesso aspetti bioclimatici fondamentali, specialmente se si tratta di luoghi poco temperati. Anche la scelta di ricostruzione e la scelta del luogo risultano imposti a chi dovrà abitarli e il nuovo parco non riesce a sostituire quello dell'insediamento abbandonato per questioni affettive benché sia nuovo e abbia più comfort del precedente. A questo si aggiunge la perdita di identità della comunità e il fatto che spesso, per problemi di natura amministrativa o burocratica, le opere restino incompiute. In che modo una

nuova costruzione può essere positiva? Occorre soltanto innalzare la qualità dei nuovi manufatti costruiti? Quali sono gli elementi connotativi da riproporre in un nuovo intervento che prenda in considerazione le persone prima del luogo, la comunità. innalzando la qualità costruttiva? Dal punto di vista progettuale dovrebbe sussistere un approccio più critico che va al di là dell'equazione: conservazione = ricostruzione. Potrebbe esserci modo di giustificare una demolizione o un trasferimento altrove di una comunità e che questo non porti necessariamente ad uno sradicamento? Si cercherà di fare in modo che tutto ciò sia riflesso al momento della progettazione.

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Cronocaos

Un lavoro che si pone domande in merito a come venga intesa la conservazione, insieme con i suoi presupposti e conseguenze è Cronocaos. Organizzata da Rem Koolhaas e Shohei Shigematsu insieme all’Oma (Office for Metropolitan Architecture), la mostra Cronocaos è allestita in due stanze contigue su dei pannelli, alla Biennale di Venezia 2010. La domanda che fa da sfondo all’intero allestimento è: La conservazione è diventata una mania pericolosa? Sta distruggendo le nostre città?

Nel 1981 Portoghesi, tramite la mostra intitolata “Presence of the past”, portava all’attenzione il tema della “conservazione”, che fu poi dimenticato nelle successive Biennali di Venezia fino al 2010, l’anno di Cronocaos. Il 2010 è una perfetta intersezione di due tendenze in campo architettonico: l’obiettivo globale imposto della preservazione per salvare e conservare più territori possibili nel mondo e la rabbia distruttrice che vorrebbe eliminare tutte le tracce in eredità dal periodo della Seconda Guerra Mondiale. Per questo motivo Koolhaas e i suoi collaboratori affermano che ci troviamo in un periodo di “Cronocaos”. Tramite la mostra viene espressa la simultaneità di preservazione e di distruzione che conduce all’annullamento di ogni concezione di tempo inteso come lineare. Le aree sotto tutela e conservazione stanno crescendo esponenzialmente. Circa il 12% della superficie terrestre oggi è dichiarata “intoccabile” da enti, tra i quali ad esempio l’Unesco, che si


2·ANALISI

trovano nella condizione di dover gestire o impiegare,per una funzione o un uso, aree vastissime. Questo ha delle conseguenze. Nel 1900 la maggioranza dei beni conservati si trovava in Europa, oggi la tendenza è cambiata e si considera che ogni continente abbia ugual diritto a preservare dei beni che fanno parte della sua identità culturale. Con la proclamazione di così tanti siti protetti Unesco si instaura un circolo vizioso: il possedere beni culturali causa un drastico aumento del turismo e quindi un inevitabile sviluppo (infrastrutture e strutture per l’accoglienza di un numero così alto di visitatori) che non può che danneggiare il patrimonio stesso. Di conseguenza aree che hanno ospitato le civiltà più antiche diventano le più moderne. L'accezione che il termine "moderno" assume è in questo caso negativa. Al presente viviamo un climax di azioni conservative che conducono a situazioni ambigue e contraddizioni. A ciò si aggiunge che l’età degli edifici che vengono marchiati come da conservare, continua a restringersi e

vengono presi in considerazione solo alcuni periodi storici. Negli ultimi anni del Diciannovesimo secolo, solo i monumenti classici ed antichi ricevevano protezione legale. Nel 2007 viene rivista la Planning and Policy Guidance of the Historic Environment e viene stabilito che non c’è limite temporale per gli edifici da prendere in considerazione: edifici con meno di 30 anni possono essere dichiarati Patrimonio. A questo fenomeno si aggiunge un’altra tendenza: la demolizione selettiva di tutti gli edifici appartenenti all'edilizia sociale del secondo Dopoguerra, negli anni Sessanta e Settanta. Secondo Koolhaas sono progetti ambiziosi di ricerca abitativa che testimoniano l'ultimo periodo in cui gli architetti erano chiamati a lavorare su progetti pubblici di vasta scala. Lo stile di queste costruzioni è stato marchiato come mostruosa espressione del Modernismo e quindi meritevole di essere distrutta e dimenticata. Le strutture del secondo Dopoguerra, sono il prodotto di un cattivo gusto o di una cattiva ideologia?

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Koolhaas definisce “Architettura del Buco Nero” l'edilizia sociale tra gli anni Cinuanta e Settanta per enfatizzare il suo fallimento nel creare città o periferie vivibili. La sua natura è quella di una propositiva sperimentazione sociale che è fallita. La conseguenza è un astio diffuso verso l’utopia stessa, perché fa troppe domande. Koolhaas porta l'esempio del Palast der Republik, in Germania, i cui uffici amministrativi, ristoranti e locali erano un tempo il cuore della vita sociale della Germania Ovest, testimoni di un periodo che si intende dimenticare. Allo stesso modo la torre costruita da Kisho Kurokawa’s nel 1972, che costituisce uno degli esperimenti abitativi più radicali nel Dopoguerra giapponese, versa in uno stato di abbandono e degrado. Per gli autori della mostra Cronocaos questi esempi sono testimoni di un periodo nella storia dell'architettura che è sottoposto a una forma di censura guidata da motivazioni più ideologiche che estetiche. Questa commistione di conservazione e distruzione causa la rimozione delle linee

Kisho Kurosawa, Nakagin Capsule Tower, Tokyo, 1972 -fotografia da www.artribune.com

evolutive che l'edilizia e l'architettura hanno assunto nel corso del tempo e che si può notare osservando le diverte età degli edifici che compongono un nucleo urbano. Quella che si crea è una frattura culturale e temporale: un Cronocaos. Ciò che è in stato di decadimento, viene visto dagli accademici conservatori come una potenzialità per la


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"gentrificazione" delle città, ossia un quartiere popolare viene trasformato ad esempio in una zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni. Oppure lo stesso quartiere può essere devoluto al settore del turismo, normalmente per una classe di viaggiatori sofisticati. L'argomentazione di Koolhaas riguardo questi atteggiamenti è che non potrebbero che alienare l'uomo rispetto al passato e generare un'"amnesia storica". In tutto il mondo i centri storici delle città vengono rimaneggiati e risanati non appena mostrano i segni di decadimento. Questa pratica non permette altro che far perdere senso di identità che gli edifici hanno assunto con il passare degli anni. Sia le facciate che gli interni vengono ripuliti e allestiti secondo un gusto minimalista che ha il muro bianco come principale elemento caratteristico. Anche i dettagli vengono rimaneggiati in modo che assumano un aspetto di perfezione a-temporale. I nuovi edifici invece, vengono disegnati e costruiti in uno stile che richiama

il passato soprattutto negli elementi decorativi, non permettendo, agli occhi dei più, la distinzione con gli edifici realmente storici. Koolhaas parla a tal proposito di “low-grade, unintended timelessness": La mostra inoltre fa riflettere sul ruolo di chi pratica architettura in un mondo in cui l'architettura non è più vista come la forza principale nella costruzione degli ambienti. Cronocaos è usata anche per riflettere sul ruolo contemporaneo dell'architetto: questa figura è diventata così statica e sfruttata che ha bisogno di essere rivalorizzata tramite il binomio conservazione/distruzione? Oppure la mostra incolpa astutamente la conservazione" di essere la responsabile del declino della figura dell'architetto? La forma in cui la mostra è allestita suggerisce che la conservazione è un concetto che si esprime, oltre che in termini architettonici, anche in termini politici e storici. La mostra reinventa il termine "conservazione" in relazione al clima architettonico contemporaneo. Infatti il concetto di conservazione non viene più applicato a quanto di antico

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Pannello in Coronocaos - slide da presentazione catalogo mostra su www. oma.eu

esiste ma a qualcosa di nuovo, non solo in opposizione alla conservazione stessa ma per comprendere la figura dell'architetto nella nostra epoca. Il binomio architetto\conservazione diventa un modo per parlare di una nuova professione, che ha occupazioni molto più ampie. Koolhaas insieme all'OMA offre dunque uno spunto per una riflessione circa il diritto di conservazione delle opere di un periodo piuttosto che

un altro, affermando come il ruolo dell'architettura si faccia di giorno in giorno meno preponderante circa le questioni che interessano la città. Il periodo del Cronocaos è sancito dal rapporto conflittuale che abbiamo con il passato e ciò può essere applicato al caso italiano, in cui convivono dicotomie come abbandono ed emergenza abitativa, demolizione e ricostruzione pedissequa.


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Riace

e l'accoglienza

Intervista a Claudio Gabriele Ho avuto l’occasione di poter discutere insieme al produttore italiano del cortometraggio Il Volo. Tra le domande che ho desiderato porre mi sono concentrata sul significato che per le parti coinvolte ha assunto l’esperienza de Il Volo. In particolare desideravo sapere se si fosse creato un rapporto tra i cittadini coinvolti e la troupe del film e se fosse nata qualche forma di legame in seguito alle riprese. Gabriele ha spiegato che inizialmente, il progetto si sarebbe dovuto trattare di uno spot di 9’ per promuovere la tecnologia 3D, la sperimentazione per

un nuovo linguaggio cinematografico che fronteggiasse la crisi del cinema durante gli anni 2000. Wim Wenders fu scelto come regista dai produttori perché interessato alla sperimentazioni e alle nuove possibilità che la tecnologia 3D poteva offrire. Il tema del corto fu proposto da Claudio Gabriele e il regista accettò subito. La sceneggiatura fu tratta dall’opera di un autore bolognese che parlava di Riace. Le riprese incominciarono e alcuni stranieri residenti a Riace furono assunti come comparse. Ben presto però, la situazione subì una svolta: durante una pausa delle riprese si creò l’occasione di un dialogo tra il regista e tre bambini kurdi, tra di loro fratelli, che svolgevano il ruolo di comparse. Bastò sentire le loro storie di lutti e fughe dai paesi d’origine perché Wenders si rendesse conto che la storia che stavano raccontando non fosse neanche lontanamente potente quanto la realtà delle vite di quei giovani profughi di guerra. A detta di Wenders, le storie sono più importanti dei luoghi. Bastarono dunque poche ore perché la storia cambiasse e Wenders divenisse


2·ANALISI

voce narrante del film e i protagonisti fossero i bambini stessi. Quanto accade ed è accaduto in Calabria trova il suo punto di forza nella figura di Domenico Lucano, l’allora sindaco di Riace. Con lungimiranza vide i barconi di curdi che negli anni Duemila che si avvicinavano alle coste della sua cittadina come una risorsa e non come un problema. Il paese versava in uno stato di abbandono, non c’erano più giovani e le scuole erano chiuse. Fondò l’associazione “Città Futura” e iniziò a studiare sul piano istituzionale quali aiuti avrebbe potuto ottenere per un progetto di integrazione e accoglienza. Ottenne la possibilità di contattare le persone che negli anni precedenti avevano abbandonato il paese e si fece dare il permesso di dare le loro case disabitate ai migranti. Il fatto storico più importante fu il vero e proprio lavoro tramite cui Lucano, insieme con l’associazione, coinvolse i cittadini: un percorso basato sul dialogo che rafforzasse in loro lo spirito di accoglienza. Il risultato riuscì molto bene, non si verificarono episodi

di rifiuto e l’ospitalità verso i nuovi arrivati fu totale. Questo può stupire laddove si parla di una realtà anziana e normalmente poco aperta alle novità. L’assunto su cui si basò il dialogo rivolto ai cittadini fu quello delle emigrazioni storiche che non risparmiarono gli italiani, nei secoli precedenti. Quello italiano è storicamente un popolo di emigranti. La memoria, il ricordo della richiesta di aiuto già inoltrata dai nostri avi alle terre che avrebbero dovuto accoglierli. I volti dei padri e dei nonni emigrati sono stati il punto fondamentale su cui discutere per capire il fenomeno e per capire quale fosse la risposta più corretta possibile. “Non vedo cosa ci sia di strano se una persona ti chiede aiuto e tu glielo dai”, sintesi potente che non chiede nulla in prestito a teorie antropologiche ma semplicemente riguarda l’umanità. Gabriele conferma che il paese ora vive, metà della popolazione è composta dai rifugiati, le scuole sono aperte; sono stati organizzati dei laboratori in cui si insegna la lingua. La moneta in loro possesso è locale e quindi permettono

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36

2·ANALISI

all’economia della cittadina di tornare a funzionare. Si tratta chiaramente un meccanismo non applicabile a una metropoli ma nel caso dei borghi può funzionare. Per molti rifugiati è una condizione temporanea in cui stare in attesa di muoversi verso altri familiari o altri luoghi in Europa. La convivenza pare comunque funzionare ed avere molti risvolti positivi. Il film è tutt’ora in lavorazione, perché diventerà una pellicola di un’ora e mezza. Questo per l’enorme eco che ha avuto nel mondo della critica e per i numerosi inviti a festival del cinema in tutto il mondo. Il formato di 32’, infatti, ha una distribuzione limitata e impedisce che venga riprodotto nella sale cinematografiche, pertanto è stato un passo naturale quello di rielaborarlo perché divenisse un vero e proprio film. Claudio Gabriele ha raccontato infine un episodio curioso e indicativo di quanto l’esperienza di Riace sia stata incisiva per tutti i soggetti coinvolti, primi tra i quali il regista. La troupe

autrice del cortometraggio, insieme con Wim Wenders venne invitata a Berlino in occasione della commemorazione della caduta del Muro, un evento che intendeva sollevare questioni chiave del vivere moderno tra i quali l’ambiente, la povertà. Alla presenza di istituzioni e personalità tra i quali alcuni premi Nobel, Wenders, tedesco per nascita, esordì nel suo discorso affermando che secondo lui “la vera utopia non è la caduta del Muro ma ciò che accade in Calabria”.


2¡ANALISI

Momenti di vita e integrazione a Riace - fotografie da www.linkiesta.it

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3

PROGETTO


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3·PROGETTO

Le risorse

Belle Addormentate - alla scoperta di un'Italia dimenticata le descrizioni delle visite a ottantadue città fantasma italiane. Le ottantadue città sono state scelte sulla base delle loro caratteristiche e sulle peculiarità che hanno assunto in determinati ambiti come ad esempio la notorietà mediatica legata ad un qualche avvenimento specifico, le peculiarità paesaggistiche o qualche leggenda popolare che li ha resi noti.

Per proporre un modello o piano di recupero occorre focalizzarsi su quanto presenta il luogo. Solitamente i processi di riattivazione di un luogo abbandonato trovano il loro punto di forza nelle caratteristiche e nelle peculiarità del luogo. La seguente analisi intende capire quali siano le occasioni propizie affinché avvenga l'interesse da parte di un promotore di instaurare un processo di riattivazione. In seguito si cercherà di capire chi sono gli effettivi promotori di un processo di riattivazioni e quali sono le forze che mettono in campo. Antonio Mocciola riporta nel libro Le

È possibile associare a un determinato impulso un intervento di una certa natura piuttosto che un'altra? Il finanziamento privato sfocia necessariamente in un intervento a sfondo turistico o comunque di gestione privata? L'autogestione si vedrà per forza contrapposta al volere della pubblica amministrazione? Si è scelto di utilizzare i borghi descritti da Mocciola come base per un campione poiché la loro ubicazione è distribuita su tutto il territorio italiano, le loro caratteristiche sono molto diverse e si potevano facilmente reperire informazioni sul web, oltre

Processo di

radicamento


3·PROGETTO

che desumerle dal lavoro dello stesso Mocciola. Le caratteristiche sono rappresentate dal valore che i borghi hanno e che potrebbe essere tra i presupposti che alimentano la nascita di un processo di riattivazione. Per valore si intendono le peculiarità che rendono il luogo unico e che possano porsi come basi per un processo di sviluppo. Dai numeri emerge che il 5% dei borghi non può essere recuperato; il 19% non presenta risorse, di qualunque genere esse siano, che possano fornire lo spunto per un processo di riattivazione e che quindi possano potenzialmente attrarre un qualsiasi tipo di finanziamento, che sia privato o pubblico o l'ibrido tra questi due. Il 79% dei borghi possiede risorse. Tali risorse esprimono l'unicità del borgo stesso tramite valori particolari propri solo di quel luogo. Il 34% dei borghi che hanno risorse non sono parte di alcun intervento o iniziativa che li coinvolga ai fini di un recupero o ri-uso. Questo ultimo dato è indice del fatto che una percentuale non bassa di borghi può

essere rivitalizzata in quanto costituisce un patrimonio. Per attivare un processo di radicamento dunque occorre capire su cosa intervenire, quali sono le risorse che il luogo offre, e sulla base di queste capire quali sono i promotori più adatti. Non è detto che da un determinato promotore si abbia per forza una data tipologia di intervento, però è naturale che alcuni impulsi non possano dare origine a certi risultati. L'associazione che scaturisce tra pubblico e privato determina forme di riattivazione ibride che possono generare interventi multifunzionali e complessi. Sono stati riassunti in quattro categorie i valori principali presentati dai borghi: • valori ambientali; • valori culturali; • valori sociali; • valori economici. La nascita dei processi di riattivazione dipende quasi interamente dalle risorse che i borghi presentano prima di un ipotetico sviluppo progettuale. Il processo che potrebbe portare a desumere quale sia il miglior progetto per una data situazione dovrebbe

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42

3·PROGETTO

cominciare con la visualizzazione dei valori che il caso singolo presenta. Successivamente si passa alla visualizzazione di quale sia il progetto migliore a seconda dei valori presenti. I progetto possibili sono stati elencati secondo le categorie di valori in precedenza. A seguito dell'individuazione del progetto occorre ricercare il finanziamento più adatto alla persecuzione dell'obiettivo. Non si esclude che qualora il processo avvenga all'inverso il sistema possa funzionare. Vale a dire se avviene una proposta di investimento che porta con sé un'idea progettuale. Questo modello di processo per il recupero intende coinvolgere ogni ambito possibile ed ogni borgo abbandonato. Per questo sono contemplate le possibilità di ogni genere di ri-uso o recupero, con l'unica limitazione che è data dal "filtro" delle risorse necessarie in partenza. Si può ragionare sul fatto che una sola risorsa non sia sufficiente per far partire un processo di rivitalizzazione. Oppure

potrebbe risultare che vi sono risorse che giocano ruoli più rilevanti nella definizione di un processo rispetto ad altre. Ad esempio il fatto che un borgo abbia una grande rilevanza culturale perché formato da una rocca medievale duecentesca potrebbe essere una risorsa sufficiente per decidere di valorizzarlo. Invece un borgo che presenta soltanto un valore sociale dato da una comunità che si ritrova tra i ruderi per il cineforum in estate potrebbe non avere caratteristiche sufficienti.


3¡PROGETTO

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RISORSE REALI SU UN CAMPIONE DI 80 BORGHI 5% Borghi non recuperabili 19% Borghi che non presentano risorse adatte allo sviluppo di un progetto 76% Borghi che presentano risorse adatte allo sviluppo di un progetto

10% Borghi recuperati 32% Borghi che fanno parte di progetti o iniziative

34% Borghi che non fanno parte di alcun progetto o iniziativa


Romagnano al monte

Roghudi Vecchio

(RC)

(SA)

terremoto 1980

emigrazione

M

Castiglioncello di Firenzuola Castelpoto Savogno Morrea Senerchia

(FI) (BN) (SO) (AQ) (AV)

bombardamento/isolamento terremoto 1962 spopolamento 1967 spopolamento 1956 terremoto

C ? M

Gairo Vecchia (OG) alluvione 1951 Scoppio (Scopulus) (TR) terremoto 1950 Galeria Antica (Roma) epidemia 1809 (misteri/fughe) Aquilonia (ex Carbonara) (AV) incendio 1860 e terremoto 1930 Gibellina Vecchia (TP) terremoto 1968 Palcoda (Tramonti di Sotto) (PN) emigrazione Buonanotte (CH) frana ed emigrazione inizio 900 Campomaggiore Vecchio (PZ) dissesto idrogeologico 1885 California (BL) alluvione e piogge acide Cavallerizzo di Cerzeto (CS) frana 2005 Col di Faville (LU) emigrazione anni '60 Saletta di Costanzana (VC) emigrazione Conza della Campania (AV) terremoto 1980 Frattura Vecchia (AQ) terremoto 1915 Curon Venosta (BZ) posizionamento bacino/lago 1980 Borgo Schirò (PA) emigrazione anni '70 Lollove (NU) emigrazione fine secolo XX Elcito (MC) abbandono in corso Rocchetta Alta (IS) abbandono da 1844 e bombe 1944 Bussana Vecchia (IM) terremoto 1887 Cerreto Castello (RN) ? Alianello Vecchio (MT) terremoto 1980 Cirella Vecchia (CS) guerra contro francesi 1808 Castelnuovo dei Sabbioni (AR) emigrazione per frana 1994 Poveglia (isola) (VE) guerra e dismissione manicomio Melito Irpino Vecchio (AV) alluvione 1949 + terremoto1962 Taranto Vecchia (TA) Spopolamento Borgo del Canto, Pontida (GB) emigrazione per lavoro anni '50 '60 Celleno (VT) erosione e terremoti fine XIX Moggessa Di Qua - Moggessa di là (UD) emigrazione Casevecchie di S. Anatolia (RI) terremoto 1915 Machaby (AO) guerra e superstizione Craco (MT) emigrazione per frana 1963

M

M/C V C M C M C/P M M C/V C C M P M M M P V M M M/C P M C/P C/P I C I P C C M/C M M/C

peculiarità

iniziative esistenti

quale valore

valore

ubicazione

causa di abbandono

provincia

3·PROGETTO

nome

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Leggende popolari Valore storico/culturale Rifugio di valore storico

castello/valore storico Oasi WWF

alcune

valore storico/culturale Parco Naturale Museo

artigianato e val. storico(partigiani) Progetto in corso Khilgren ex stabilimento minerario per vetro tradizione tessile iniziative cadenza annuale valore architettonico/leggenda valore storico valore paesaggistico valore storico e paesaggistico architettura razionalista (anni '40) fondazione medievale valore storico (rustico) valore storico abitata da artisti valore paesaggistico antica necropoli valore storico architettura industriale (mineraria) valore storico/lazzaretto e manicomio valore storico testimonianza storica di borgo rurale valore storico/epoca medievale percorsi sportivi valore popolare/leggende/santi forte militare/luogo noto per miracoli castello/location cinematografica

Opera land art CLS

sì sì sì sì lago

sì sì

caso unico

sì (finanziam.) sì (idee) sì/ vendita molte

caso unico

alcune percorsi location cinema

M=alta montagna; M/C=montagna/collina; C=collina; P=pianura; V=valle; I=isola =sì; =incerta


Scurati Reneuzzi Calitri Nardo di Pace Vecchio Fabbriche di Carreggine Casacca San Severino di Centola Triora Bosa Monterano Roscigno Vecchia Monte Ruperto Maratea Castello Noto Antica Rocca Calascio Cà Scapini Castelnuovo di Auditore Pentedattilo Tocco Candio Vecchio Castiglione della Valle Consonno Ninfa Castel D'Alfero Poggio Reale Vecchio Argentiera Fumegai Pozzuli Rione Terra Narbona Gessopolena Vecchia Rovaiolo Vecchio Civita di Bagnoregio Rebecchi Balsorano Vecchia Pozzis Apice vecchia Balestrino Stramentizzo San Pietro Infine Toiano Accadia

(TP) (AL) (AV) (VV) (LU) (PR) (SA) (IM) (OR) (ROMA) (SA) (PG) (PZ) (SR) (AQ) (PR) (PU) (RC) (BN) (TE) (LC) (LT) (FC) (TP) (SS) (BL) (NA) (CN) (CH) (PV) (VT) (SS) (AQ) (UD) (BN) (SV) (TN) (CE) (PI) (FG)

emigrazione anni '50 C spopolamento e delitto 1963 M terremoto 1964 + frana 1980 M alluvione 1783 M diga 1946 V leggende? P emigrazione 1977 M leggende 1588 M emigrazione 1962 P guerra + epidemia XIX secolo C dissesto idrogeologico anni '2000 V emigrazione 1971 C guerra XIX secolo C terremoto 1972 C terremoto 1703 + Guerre Mondiali M eccidio nazista + sopolamento M/C emigrazione 1990 C/V spopolamento M/C terremoto 1980 M/C spopolamento M frana + fallimento recupero C epidemie XIII sec. + spopol. XVIII sec. P spopolamento anni '70 C terremoto 1968 C/V fine attività mineraria 1943 C spopolamento anni '70 M bradisismo+terremoto 1970 P (mare) spopolamento 1962 M fine cava +eccidio nazista 1944 M frana 1960 M frane (restano 12 persone) M/C spopolamento da XIII secolo (1 abitante) C terremoto 1915 M guerra + sisma 1976 M/C spopolamento + terremoto anni '70 C frana 1963 M/C sommerso per motivi economici 1956 M bombardamento 1943 M spopolamento M terremoto 1927 M

grotta borgo rurale castello/borgo medievale misterioso luogo di culto borgo 1200 sommerso valore storico borgo medievale borgo industriale/concerie storiche valore storico luogo storico/borgo XVII sec. valore storico/exclave valore storico (medievale)/paesaggistico valore storico valore storico/borgo medievale (rocca)

peculiarità

iniziative esistenti

quale valore

valore

ubicazione

causa di abbandono

provincia

nome

3·PROGETTO

uso festività uso concerti interessamento alcune+restauri museo alcune percorso parco

caso unico recupero in corso

valore storico/borgo trecentesco alcune (locali) valore storico/naturalistico locali ed artisti recupero in corso valore storico/borgo medievale (saraceno) medievale ex borgo medievale/luna park caso unico valore storico/paesaggistico oasi WWF valore storico/borgo duecentesco restauri valore storico/architettonico (barocco) villaggio industriale per estrazione valore storico/borgata alpina valore storico/insediamento pre-romano restauro recupero turistico valore storico/borgata alpina valore storico (medievale)/memoria valore architettonico/borgo rurale spontaneo alcune valore architettonico/paesaggistico visite caso unico valore storico/castello quattocentesco alcune/film festival valore storico/castello medievale alcune per turismo leggende popolari valore storico/convento francescano(1200) valore storico/castello medievale caso unico borgo montano/set cinematografico location cinema valore paesaggistico/architettonico(XI sec.) valore storico/antropologico festival musicali

M=alta montagna; M/C=montagna/collina; C=collina; P=pianura; V=valle; I=isola =sì; =incerta

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3·PROGETTO

RISORS E

AMBIENTALE

CULTURALE

- RIFUGIO - INSERIMENTO IN ITINERARIO NATURALI STICO - INIZIATIVE SPORTIVE - PERCORSI DI TREKKING/ BICKING - INIZIATIVE DI TIPO SCIENTIFICO/NATURALISTICO (MUSEO, EDUCAZIONE AMBIENTALE) - PARCO NATURALE/AREA PROTETTA - INSERIMENTO IN - PROGETTI PER L’EDUCAZIONE AMBIENTALE - ITINERARIO ESCURSIONISTICO - OSPITALITÀ TURISTICA - ...

- RESTAURO, CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE DI BENI ARCHITETTONICI (SACRI, STORICI...) -CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE TRADIZIONI LOCALI - PERCORSO STORICO - PERCORSO GASTRONOMICO - PERCORSO CULTURALE (TRADIZIONI...) - MUSEO O SPAZIO ESPOSITIVO - SPAZIO EDUCATIVO - INSERIMENTO IN ITINERARIO CULTURALE - OSPITALITÀ TURISTICA - ...


3·PROGETTO

E PROGETTO

SOCIALE -INIZIATIVE MUSICALI - CELEBRAZIONI E RICORRENZE LOCALI - INIZIATIVE GASTRONOMICHE - SPAZI PER ASSOCIAZIONI CITTADINE -ESIGENZE COMUNITÀ -OSPITALITÀ TURISTICOPROFESSIONALE - ACCOGLIENZA TEMPORANEA DI RICHIEDENTI ASILO - AUTO-COSTRUZIONE - ...

ECONOMICA -ACCOGLIENZA SOVVENZIONATA PER RICHIEDENTI ASILO - POSSIBILITÀ DI LAVORO - INSERIMENTO IN RETE DI PRODUZIONE BENI ARTIGIANALI - AUTO-COSTRUZIONE - ...

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3·PROGETTO

ATTIVAZIONE

finanz pubblico

Unione di cittadini (Pro Loco, U.n.p.l.i.)

Ente governativo (S.p.r.a.r.)

Accoglienza temporanea • Opportunità di lavoro • Base temporanea per richiedenti asilo

Accoglienza • Finanziamento privato di abitazioni • Auto-costruzione

In

• Ev • Eve • enog •C •Auto


3·PROGETTO

DEL PROGETTO

ziamento privato

i )

niziative locali

venti sportivi enti musicali • Eventi gastronomici Celebrazioni o-costruzione

Imprenditore privato

Iniziative culturali

Iniziative turistiche

• Museo • Percorso naturalistico

• Albergo diffuso • Rifugio • Centro benessere o sportivo)

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3¡PROGETTO

NASCITA DE

Borgo

Quali risorse?

1

Qu possib

2

Risorsa = peculiaritĂ che il borgo abbandonato deve possedere progetto di sviluppo, che sia esso di recupero o di inserimento


3·PROGETTO

EL PROGETTO

uali bilità?

2

Quale progetto?

Quale finanziamento?

3

4

e sulle quali sia possibile tracciare un in una rete più ampia.

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3·PROGETTO

La chiesa di San Nicola, Valle Piola - fotografia di Irene Tartaglione


3·PROGETTO

Valle Piola

Per giungere a Valle Piola occorre lasciare la strada statale che da Teramo conduce ad Ascoli Piceno e inerpicarsi sui pendii in direzione di Torricella Sicura. Dopo circa venti minuti di salite e tornanti ci si trova di fronte a una strada bianca lunga circa 4 km, al termine della quale si troverà il borgo. Durante il percorso il panorama si fa ogni chilometro più ampio, sino agli ultimi tornanti che offrono uno scenario suggestivo ed incantevole. Appena giunti nel borgo si è accolti dalla piccola chiesa di San Nicola, datata XIII secolo. In tutto si trovano quindici edifici in pietra locale, dei quali tre sono di recente costruzione; l’area totale è di 4400 m2.

Valle Piola si trova a un’altitudine di 1013 metri sul livello del mare ed è adagiata sul versante Nord-orientale del monte Farina; quest’ultimo fa parte della catena dei Monti della Laga, interamente compresa nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei monti della Laga, a cavallo tra Lazio ed Abruzzo. La località ha una naturale forma ad anfiteatro che offre la vista sui monti della catena del Gran Sasso. Di fondazione longobarda, Valle Piola è menzionata per la prima volta in un documento risalente all’anno 1059. L’abitato nacque e rimase un “borgo rurale”, ossia un insieme di edifici adibiti a viverci e a praticare tutte le attività adatte a un completo sostentamento. Questa natura è data in primo luogo dall’isolamento dei borghi appenninici, un tempo scollegati dalle città se non tramite lunghi sentieri percorribili a piedi o a cavallo. Ogni casa aveva una stalla annessa in cui allevare bovini, suini, ovini, equini e un appezzamento di terreno nel quale coltivare. Le principali colture che si riportano sono quelle della patata e dei legumi. Data

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3·PROGETTO

Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.


3·PROGETTO

la natura scoscesa del terreno, spesso le coltivazioni si trovavano su dei terrazzamenti, testimoniati oggi dalla presenza di muri costruiti a secco ormai in rovina. Il “comune rurale” godeva dunque di una propria indipendenza e di un proprio assetto sociale e politico. Nell’anno 1152 si evidenzia uno spopolamento dei territori montani causato dallo spostamento degli abitanti a Teramo. La lingua parlata all’epoca era un dialetto di derivazione longobarda e la popolazione era analfabeta ad eccezione della figura del parroco e, agli inizi del Novecento, del maestro. I collegamenti alla reti elettrica e telefonica arrivarono negli anni 1955 e 1956. Nonostante questo ammodernamento, la popolazione aveva cominciato a lasciare il borgo nei decenni precedenti per andare alla ricerca di condizioni di vita più agevoli a valle. Non distante da Valle Piola si trova una frazione costituita da pochi ruderi, Case Menghini. Dall’analisi di quanto resta degli edifici si può desumere la

distribuzione delle funzioni all’interno dell’abitazione: vi erano un camino e una piccola fornace in laterizio adiacente il focolare per la cottura dei cibi, una scala a pioli per raggiungere la zona notte sul livello superiore. Le abitazioni presentavano talora un loggiato ed erano unite tra di loro con passaggi voltati in pietra locale. Il materiale da costruzione impiegato per erigere le case che compongono i borghi è la pietra locale, nello specifico la pietra sponga. La pietra sponga è un travertino litoide caratterizzato da una consistenza spugnosa ad ampie vacularità. A questo si deve il termine derivato dal latino spongia, spugna. Molto utilizzata come materiale da costruzione nelle zone dell’Appennino Centrale proprio perché di facile lavorabilità appena estratta, la pietra sponga acquista durezza e compattezza con l’esposizione all’aria. La vita era dunque dura e sempre esposta a pericoli quali la rigidezza del clima ma non solo, il brigantaggio era molto diffuso; a testimoniarlo è la presenza di una grotta non lontano da Valle Piola che si narra fosse rifugio

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Inquadramento Strada bianca comunale Torrente Rio della Valle Valle Piola

Case Menghini Molino De Amicis

10 0

50 m 20


3·PROGETTO

per pastori e briganti e che ora è stata resa oggetto di valorizzazione da parte degli enti locali in accordo con l’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Ancora oggi non ci si è liberati completamente della piaga del “brigantaggio” in quanto la chiesetta di San Nicola è stata spogliata delle opere pittoriche e degli affreschi di cui era ornata, risalenti al XIII secolo. Quello della chiesa non è stato l’unico edificio vittima di razzie ma anche gli altri edifici negli anni sono stati depredati di suppellettili e arredi. Anche alcune sculture che ornavano le mura esterne delle abitazioni sono state trafugate, tra cui una pietra a forma di volto che si trovava sulla chiave di volta di un portico. Il nucleo più antico di Valle Piola ha forma a U e i passaggi tra gli edifici erano coperti. Un elemento tipico che rende chiare le origini longobarde del borgo è il balcone denominato “gafio”: una struttura interamente lignea che s’inseriva nel muro in pietra tramite delle travi, di norma quattro, poste a sostegno del piano di calpestio, anch’esso in

legno; il gafio era infine coperto da una tettoia di legno supportata da pilastrini agganciati alla ringhiera. Il nome “gafio” deriva dal longobardo waifa, termine che indicava uno spazio che appartiene a nessuno, spazio non privato. Nelle architetture longobarde era appunto uno spazio aperto, rialzato, posizionato sulla parte anteriore delle case contadine. Nel teramano era conosciuto con il termine di yeifa. Ci sono due gafii ancora visibili, uno è parte dell’edificio restaurato dalla Pro Loco di Torricella Sicura e l’altro si trova nel non distante abitato di Case Menghini.

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3·PROGETTO

Fienile, Valle Piola - fotografia di Irene Tartaglione


3¡PROGETTO

Copertura della chiesa di San Nicola, Valle Piola - fotografia di Irene Tartaglione

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3¡PROGETTO

Edificio restaurato dalla Pro Loco di Torricella Sicura, Valle Piola - fotografia di Irene Tartaglione


3·PROGETTO

Edificio, Valle Piola - fotografia di Irene Tartaglione

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3¡PROGETTO

Edificio restaurato dalla Pro Loco di Torricella Sicura, Valle Piola - fotografia di Irene Tartaglione


3·PROGETTO

Rudere di Valle Piola - fotografia di Irene Tartaglione

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3·PROGETTO

NASCITA DE

Valle Piola

1

Ambientali

Parco Naturale del Gran Sasso

Culturali

Architettura longobarda

conoscenza del territo e miglioramento de collegamenti

valorizzazione dell’architettura e divulgazione storico artistica

Quali 2 possibilità?

Quali Risorse?

Sociali

Economici

iniziative Pro Loco

accessibilità e ospitalità per event


3¡PROGETTO

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EL PROGETTO

orio ei

itinerario escursionistico, rete di servizi

e o-

ti

finanziamento pubblico

recupero e riuso edifici, percorso-itinerario

3

Quale progetto?

Quale 4 finanziamento? rete di servizi strutture per ospitalitĂ turistica o accoglienza (auto-costruzione)

finanziamento pubblico + privato

finanziamento privato


STATO DI FATTO - PIANTA DEL PIANO TERRENO

N

1:500 0

5

10

20


STATO DI FATTO - PIANTA DELLE COPERTURE

N

1:500 0

5

10

20



0 1

5

STATO DI FATTO - SEZIONE AA

10



0 1

5

STATO DI FATTO - SEZIONE BB

10


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3¡PROGETTO

CARATTERISTICHE EDIFICIO

STRUTTURA

STATO ATTUALE

Struttura portante in pietra sponga, travi in legno coppi in cotto

Rudere; ex abitazione

Struttura portante in pietra sponga, travi in legno coppi in cotto

Rudere ; ex abitazione con ďŹ enile

Struttura portante in pietra sponga, travi in legno coppi in cotto

Rudere; ex abitazione

Struttura portante in pietra sponga, travi in legno coppi in cotto

Rudere; ex abitazione

Struttura portante in pietra sponga, travi in legno coppi in cotto

Rudere; ex abitazione

Struttura portante in pietra sponga, travi in legno coppi in cotto

Rudere; ex abitazione


3¡PROGETTO

Struttura portante in pietra sponga, travi in legno coppi in cotto

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Rudere; ex abitazione

Struttura portante in laterizio, intonaco esterno in calce o gesso

Deposito

Struttura portante in laterizio, Intonaco esterno in calce o gesso

Abitazione non piĂš utilizzata e non in stato di rudere

Struttura portante in pietra sponga, travi in legno coppi in cotto, intonaco in calce o gesso

Rudere; ex abitazione

Struttura portante in pietra sponga, travi in legno coppi in cotto

Chiesa in stato di rudere

Struttura portante in pietra sponga, travi in legno coppi in cotto

EdiďŹ cio restaurato dalla Pro Loco di Torricella Sicura. Funzionante: ospitalitĂ e organizzazione eventi.


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3·PROGETTO

METRATURE

115 m2 82 m2

180 m2

70 m2

252 m2

244 m2

160 m2 56 m2

15 m2

198 m2

110 m2 131 m2

140 m2


3·PROGETTO

Il radicamento

Il progetto fa del radicamento il suo cardine. Si sceglie come funzione quella di accoglienza poiché fornisce la possibilità di un duplice approccio: riutilizzare i ruderi come terreno per elevarsi con le nuove abitazioni e costruire una comunità che abbia la possibilità di espandersi senza limiti e ripopolare la montagna. L'idea progettuale è dunque quella di una catena di persone che si offrono di radicare ai ruderi un intervento di semplice realizzazione, composto da materiali reperibili in loco. Il disegno di progetto non sarà che una proposta tra le tante possibili; se il processo fosse applicato ad altri casi italiani,

la tipologia processuale sarebbe la stessa ma le definizioni dei caratteri più formali dovranno scaturire dalle risorse del contesto, sia in termini di materiali impiegati che nella rielaborazione del radicamento architettonico al patrimonio edilizio esistente. Il radicamento tramite cui prende forma il progetto può essere definito sotto tre aspetti principali: • gestione: reperimento dei fondi necessari all'avvio del progetto e al rispetto delle norme necessarie all'abitabilità; riferimento a progetto Sprar per standard e norme: Valle Piola si candida come progetto di accoglienza che prevede come metodo di integrazione la creazione di una comunità che auto-costruisce le proprie abitazioni e i servizi necessari. • comunità: l'uso dell'auto-costruzione attraverso un processo che intende legare i nuovi cittadini, alla terra che abiteranno. A piccoli gruppi, le persone accolte, grazie ai posti letto messi a disposizione dalla Pro Loco di Torricella Sicura si occupano

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3·PROGETTO

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di un edificio alla volta. Finita la ricostruzione di un primo edificio il numero di posti letto aumenta e si è in grado di ospitare un altro piccolo gruppo di persone che ripetano il processo. A seconda delle metrature degli edifici, è possibile installare da 3 a 4 persone e spazi per attività di loisir. iI metodo dell'auto-costruzione permette un abbattimento del 4060% oltre a rafforzare o creare un forte senso di appartenenza. forma: A livello compositivo, quello del radicamento è un gesto forte che ha a che fare con la profondità e la compenetrazione tra elementi. L'elemento radicatosi avrà la possibilità di entrare nel "terreno" (il ridere) e quindi crescere. Il varco per il passaggio della radice si è trovato inizialmente nelle aperture del rudere e poi in altre aperture praticate in seguito.Le pietre, i coppi e i mattoni che compongono i ruderi sono impiegati direttamente nella nuova costruzione. Questi vengono spostati dalla loro posizione originale e precaria per ricomporre il nuovo

volume. (Il riferimento principale da cui deriva questa concezione del materiale riutilizzato sullo stesso edificio deriva dall'architettura da Wang Shu, primo architetto cinese ad aver vinto il Premio Pritzker, nel 2012.) Sebbene si tratti di un'emergenza abitativa, il progetto desidera abbracciare uno studio sia formale ed estetico che conferisca completezza e qualità generali al progetto. L'obiettivo è quello di ripopolare la zona e facendo scaturire una complessa catena di benefici a breve e lungo termine.


3·PROGETTO

MODALITÀ PER RADICARSI SUL TERRITORIO

RADICAMENTO GESTIONE

RADICAMENTO COMUNITÀ

RADICAMENTO FORMA

attivazione economica e gestione dell’intervento

attaccamento al luogo

rapporto tra rudere e architettura nuova

condivisione di esperienza di costruzione

connessione e espansione della “radice”

S.p.r.a.r. e fondi europei

77


1

Pro Loco

+ richiedenti asilo

2

3

+

4

+

5

+

6

[...]

+

+

+


PROCESSO DI RADICAMENTO DELLA COMUNITÁ

= 160 m2

= 115 m2

+4x

+3x

= 131 m2

+3x

= 50 + 70 m2

+4x


80

3·PROGETTO

ESPLORAZIONI VOLUMETRICHE VERSO IL CONCETTO DI RADICAMENTO Integrazione con il rudere

Integrazione con il rudere tramite il volume che ospita la funzione abitativa. La facciata del nuovo volume è costituita dal rudere. L’incastro fisico tra i due elementi avviene nelle aperture della parte antica.


3·PROGETTO

Integrazione con il rudere

Integrazione con il rudere tramite il volume che ospita la funzione abitativa. Il “terreno” su cui va ad ancorarsi il nuovo volume è costituito dal rudere. L’incastro fisico tra i due elementi avviene sia nelle aperture della parte antica che tramite nuove aperture nel rudere.

81


82

3¡PROGETTO

Completamento del rudere

Completamento del rudere tramite il riempimento delle aperture e delle crepe. Il volume con la funzione abitativa si attesta all’interno del perimetro .


3¡PROGETTO

Creazione di una base ed incastro del nuovo volume

La superficie perimetrale del rudere viene abbassata e diventa la base su cui va ad incastrarsi il nuovo volume. Il punto di stacco rimane visibile.

83


84

3¡PROGETTO

Incastro parziale di un volume

La superficie perimetrale del rudere viene abbassata e diventa la base su cui va ad incastrarsi il nuovo volume.Vengono creati altri punti di incastro. Il volume del nuovo intervento ha superficie minore di quella del rudere.


3·PROGETTO

Possibilità di espansione verticale

[...] La possibilità di espansione può avvenire qualora ci sia la necessità di spazi più ampi ma sempre collegati. La prima integrazione che si era unita alla base diventa base essa stessa per accogliere una nuova integrazione che permette di espandersi in senso verticale.

85


86

3¡PROGETTO

PossibilitĂ di espansione laterale

[...]

Anche per l’espansione laterale, la prima integrazione che si era unita alla base diventa base essa stessa per accogliere una nuova integrazione che permette di espandersi.


3·PROGETTO

Due elementi non sono stati presi in considerazione nelle esplorazioni volumetriche: il materiale e la struttura interna del rudere. La materialità del rudere è data dalla pietra, che lo compone (in stato di imminente crollo). La struttura delle pareti interne invece conferisce l'abilità al volume, spartendo gli spazi e creando dei sotto-volumi. Si prosegue dunque nello studio formale del radicamento considerando anche questi due caratteri fondamentali che compongono il "terreno" da cui partire per radicarsi ed elevarsi.

87


88

3·PROGETTO

RADICAMENTO ARCHITETTONICO TRAMITE MATERIALE E FORMA Il ragionamento parte dai materiali e dalla forma dell’edificio allo stato di rudere. Il rudere si presenta senza copertura con pareti, sia esterne che interne in pietra sponga.

Viene asportato il materiale sino ad una certa quota. Ciò che è stato asportato verrà riutilizzato per il nuovo intervento.


3·PROGETTO

+

In corrispondenza delle aperture vengono asportate le pietre fino alla base del rudere. Si aggiungono altre aperture nel perimetro. Queste aperture servono affinché il nuovo si radichi nell’antico tramite gli stessi materiali. Le pietre asportate vengono riutilizzate per la nuova struttura. Lo stacco è visibile tramite una fascia che permette l’appoggio delle nuove pietre.

89


90

3¡PROGETTO

Il rudere diviene il terreno per il radicamento della parte nuova che può crescere


3¡PROGETTO

distribuzione servizi cucina soggiorno camera singola camera doppia Piano terreno

Piano primo

91


92

3·PROGETTO

Serramenti


3·PROGETTO

93

Per i serramenti si considera di utilizzare quanto reperibile in zona. Le finestre potranno essere in legno o in metallo e per le ringhiere dei balconi è possibile utilizzare materiale di recupero o, qualora non disponibile, le ringhiere verrebbero progettate appositamente sempre tenendo conto della disponibilità di attività e materiali in zona. L’aspetto generale è quello dato dalla diversità.

Wozoco Apartments by MVRDV - Amsterdam


RADICAMENTO ARCHITETTONICO TRAMITE MATERIALE E FORMA PIANTA PIANO TERRENO

+3.50m

N

0

1

2

5m


PIANTA PIANO PRIMO

+3.50m

N

0

1

2

5m


DETTAGLIO DI FACCIATA

0

1

2

5m


3·PROGETTO

Dal prospetto dettagliato emerge l'eterogeneità dei materiali che compongono il nuovo intervento. Lo stacco tra il vecchio e il nuovo è segnalato da un sottile strato più chiaro, realizzato in malta o cemento, che fornisca la base per l'appoggio delle nuove pietre e segnali la differenza tra rudere e nuovo intervento. I serramenti sono diversi fra di loro poiché rispondono alla logica progettuale secondo cui i materiali sono reperiti il più vicino possibile al luogo, il loro costo dia basso, pur rapportato a buone prestazioni termiche, e secondo le tempistiche dettate dall'urgenza di intervento.

97






102

RIFLESSIONI Il presente lavoro è frutto di un percorso

il materiale con cui realizzare i manufatti.

di conoscenza che è cresciuto attraverso

Questo infatti deve essere reperibile il più

più passaggi. Gli obiettivi che si erano

vicino possibile al sito di costruzione ed

posti all'inizio erano quelli di capire

essere a buon mercato. Non vi è dunque la

se le città deserte italiane fossero da

prescrizione di radicare gli edifici tramite la

considerarsi un patrimonio o piuttosto un

sola pietra e i soli materiali presenti a Valle

problema e dunque capire quali fossero

Piola, ma anzi, la materialità dell'intervento

gli scenari di rivitalizzazione più adatti ai

è declinabile secondo i materiali che si

singoli casi, presupposto che ci si trova

trovano nel borgo da rivitalizzare.

davanti a situazioni molto diverse tra loro.

Dal punto di vista formale, la volumetria

Partendo da questa analisi, si è arrivati alla

dell'intervento è data dal rudere stesso che

formulazione di un progetto. Tale progetto

ne definisce la base e i contorni e pertanto

si pone come processo, non come unica

riguardo a questo ambito non è possibile

soluzione possibile.

stabilire delle linee guida che valgano per

Il territorio montano in cui si colloca Valle

ogni intervento.

Piola è esso stesso sia una potenzialità che

Dal punto di vista strutturale occorre

un limite al progetto. Potrebbe non essere

tenere presente che non è stato effettuato

sufficiente la manodopera fornita dai futuri

alcuno studio e che pertanto, trattandosi di

componenti della comunità soprattutto per

costruzioni in pietra, occorrerebbe valutare

la natura sconnessa delle strade bianche

attentamente la sismicità dell'edificio.

che portano al borgo, sarebbe pertanto

Inoltre sul piano della sostenibilità

doveroso predisporre un accesso migliore

energetica, ci si riferisce sempre alla

e più agevole per i mezzi che dovrebbero

disponibilità di materiali per l'isolamento

trasportare i materiali.

termico, ad esempio. Il progetto di per sé

Ciò che è veramente site specific è proprio

risponde a criteri di sostenibilità sociale, i


103 materiali impiegati sono a km 0 e il metodo

L'intervento puntuale e unico può riuscire

di lavoro dipende da una filosofia "del

solo nei casi in cui il luogo possiede

minimo" e si prevede una realizzazione

un'attrattività forte e che possa permettere

dei manufatti che sia quanto più possibile

rivitalizzazioni di tipo turistico. Questo

simile al sistema dell'auto-costruzione.

approccio progettuale aperto vuole

Un altro limite è riscontrabile nel fatto che

mostrare quanto sia vario il ventaglio

l'auto-costruzione, come già visto non è

di opportunità dato dalla diversità dei

normata in Italia. Questo può essere un

borghi stessi e vuole fornire input per uno

impedimento in quanto non vi sono norme

sviluppo di progetto flessibile e adattabile a

che regolino i parametri metrici e spaziali

una moltitudine di casi.

o le modalità tramite cui effettuare lavori di

Il riflesso di tale rivitalizzazione sarebbe

questo genere, diversamente da altri paesi

avvertito in ambito ambientale, economico,

europei.

storico, culturale... La riscoperta di questi

La fluidità del progetto permette dunque

scenari oggi marginali può condurre ad

che ci siano solo delle linee guida generali

una nuova centralità dei luoghi deserti.

a regolare le tipologia di radicamento che

Grazie alla forza dell'accoglienza ha origine

danno vita al processo ma che le azioni

un tacito patto tra chi arriva a popolare

più concrete prendano vita a partire dalle

il luogo abbandonato e il luogo stesso,

figure e dai luoghi coinvolti.

che rivive grazie alla soddisfazione delle

Infine, è possibile notare come un

esigenze delle persone.

intervento simile, ma come in generale tutti gli interventi di rivitalizzazione di zone abbandonate, sarebbero da considerarsi riusciti se inseriti in una rete di interventi simili che possano sostenersi a vicenda.


BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA

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FILMOGRAFIA •

Il Volo, regia di Wim Wenders, durata 20', Italia, 2006;

Café Waldluft, regia di Matthias Kossmehl, durata 79', Germania, 2016;

Case abbandonate, regia di Alessandro Scillitani, Mirella Gazzotti, durata 86', Italia, 2011.



Mathilda: "Ami la tua pianta, non è vero?" Léon: "È la mia migliore amica. Sempre felice, niente domande ed è come me, vedi? Senza radici." Mathilda: "Se l'ami davvero, dovresti piantarla in mezzo ad un prato in modo che le metta le radici." Dialogo tra Natalie Portman e Jean Reno - Léon, regia di Luc Besson, 1994


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