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La storia del signor nessuno Racconti fotografici di una Milano invisibile


Master in Visual Design Corso di Computer Design Prof: Claudio Tesei Studente: Paciullo Pietro A.A. 2010/2011


Sommario 6-7 8-9 10 11 12 - 13 14 15

Il Nin’ Marianna Il Nin’ L’Orlà Bobò Pinella Pavel

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Note Bibliografia


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Che scusé, ma mi vorii cuntav d’un me amis che l’era anda a fà el bagn sul stradun, per andare all’idroscalo l’era lì, e l’amore lo colpì 1

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El purtava i scarp de tennis, el parlava de per lu rincorreva già da tempo un bel sogno d’amore El purtava i scarp de tennis, el g’aveva du occ de bun l’era il prim a mena via, perché l’era un barbun

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L’an trova, sota a un muc de carton l’an guardà, che el parèva nisun l’an tuca, che el parèva che’l durmiva lasa sta, che l’é roba de barbon

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Note 1

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L’idroscalo di Milano, come si intuisce dalla parola stessa, era nato come scalo per idrovolanti alla fine dagli anni ‘20, nelle vicinanze dell’Aeroporto di Milano - Linate. Con il declino dell’idrovolante come mezzo di trasporto, già dalla fine degli anni ‘30 l’ampio bacino è stato utilizzato come una specie di piccolo mare artificiale dai milanesi, prima per gare di canottaggio, poi per i bagni con la realizzazione di una serie di piscine e anche, in seguito, di spiagge artificiali con bar e altri locali (vedi ad esempio il film Boccaccio ‘70 del 1962, episodio “Renzo e Luciana”, di Mario Monicelli). Le scarpe da tennis, unico tipo di scarpa sportiva fino agli anni ‘60, non identificavano uno stile giovane come ora. Erano usate (oltre che per giocare a tennis, sport assai meno diffuso) dagli studenti nell’ora di ginnastica, erano di stoffa (quindi proteggevano assai poco dal freddo) in due sole combinazioni di colore: bianca e blu o tutta bianca (le classiche Superga). In giro per la città le portavano solo i poveri più poveri e i barboni. E gli studenti si cambiavano a scuola e neanche sotto tortura sarebbero andati in giro in tuta e scarpe da ginnastica o da tennis.


Bibliografia 1

Enzo Jannacci, El purtava i scarp da tennis, Milano, 1964. La canzone citata all’interno di questo libro è “El purtava i scarp da tennis” scritta da Enzo Jannacci nel 1964 che racconta la storia di un barbone di un amore mai avvenuto durante la sua vita. La canzone era inclusa nello spettacolo “22 canzoni” proposto da Jannacci nel 1965 e poi replicato negli anni successivi. Tra le altre canzoni di quello storico spettacolo (Veronica, L’Armando, Aveva un taxi nero, Sei minuti all’alba, T’ho compà i calzett de seta) questa storia amara raccontata senza alcun pietismo è stata probabilmente quella che ha avuto la maggiore fama.

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Giulio Confalonieri, Barboni a Milano, Nuova Accademia Editrice, Milano, 1962.

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ALBERTO LORENZI , I Barboni nella storia di Milano, Istituto Ortopedico Gaetano Pini, Milano, 1985.

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