VIE DI DIALOGO/6
VIE DI DIALOGO/6 SILVIA INFRANCO
VIE DI DIALOGO Comune di Rimini - Ala nuova del Museo di Rimini Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali Regione Emilia-Romagna
Centro Stampa della Regione Emilia-Romagna In copertina: kenotipia, particolare, pigmenti, ossidi, bitume e cera su tavola, cm 15x15, 2013 ISBN 9788897281825
VIE DI DIALOGO/6 Silvia Infranco a cura di Claudia Collina e Massimo Pulini
Ala nuova del Museo di Rimini
PROGETTO VIE DI DIALOGO
Comitato scientifico Davide Benati, Luca Caccioni, Claudia Collina, Claudio Leombroni, Massimo Pulini, Claudio Spadoni, Graziano Spinosi Direzione artistica Claudia Collina, Massimo Pulini Organizzazione Annamaria Benucci, Beatrice Orsini Vie di dialogo/6 Infranco - CaCO3 Rimini - Ala Nuova del Museo, 5 gennaio 2019 - 3 marzo 2019 Mostra ideata e promossa da Comune di Rimini in collaborazione con Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna Mostra a cura di Claudia Collina e Massimo Pulini Allestimento Stefano Camminiti, Maurizio Fantini, Nevio Semprini, Maurizio Succi Promozione e comunicazione Emilio Salvatori, Ufficio Stampa Comune di Rimini http://arengo.comune.rimini.it Valeria Cicala e Carlo Tovoli, Ufficio Stampa IBC www.ibc.regione.emilia-romagna.it Catalogo a cura di Claudia Collina e Massimo Pulini Fotografie Nicola Baldazzi, Daniele Casadio, Melissa Cecchini Graphic design Beatrice Orsini Stampa Centro Stampa della Regione Emilia-Romagna
INDICE
7 Una questione non banale di superfici
Claudia Collina 11 Silvia Infranco 16 Silvia Infranco. Biografia artistica 19 Opere 50 Pagina baciata
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Una questione non banale di superfici: CaCO3 e Silvia Infranco Claudia Collina
Due artisti, anzi cinque: una che presenta sé stessa, Silvia Infranco, e un artista, Massimo Pulini in uno dei suoi ruoli, il primario, che ne presenta tre, Âniko Ferreira da Silva, Pavlos Mavromatidis e Giuseppe Donnaloia, in arte CaCO3. In una complessità di sistema di relazioni definibili prossemiche e aptiche al contempo, il cui punto di convergenza e d’intersezione sono le superfici – quelle delle opere d’arte e quelle dei fogli elettronici della scrittura - la sesta edizione di “Vie di dialogo” inscena l’ultimo incontro riminese nell’Ala Nuova del Museo della città con artisti giovani, ma già riconosciuti, e il Comitato scientifico rinnovato. In un’epoca di ibridazioni e contaminazioni dei linguaggi artistici della contemporaneità, alla fine del secondo decennio del XXI secolo e sulla scena della postmedialità, gli artisti proposti in questa edizione possono essere definiti con un ossimoro: due contemporanei classici. Entrambi indagano la natura dell’arte attraverso la memoria e la luce che impressionano e trasformano lo schermo della superficie con medium diversi: Silvia Infranco con tecniche miste in cui prevale sempre la duttilità della cera e CaCO3 con tecniche musive che drappeggiano con la durezza della tessera musiva i manti dei loro spazi d’intervento.
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La summa critica con cui Foster, Krauss, Bois, Buchloh e Joselit, nel 2006, concludevano la riflessione sull’arte planetaria del Novecento individuando nell’impulso archivistico di alcuni giovani artisti la nuova ricerca d’inizio del nuovo millennio - codificandola nella “volontà di fare formazione storica, spesso persa, marginale o soppressa, fisica e spaziale”, a dimostrazione di un “complesso fisico d’informazione come pure anche una sorta di logica archivistica” che parte da un rizoma e si ramifica nell’estensione della propria attività - è un altro elemento comune alla ricerca dei due dialoganti che estraggono i soggetti delle loro opere da argomenti universali con radici antiche e profonde: per CaCO3 Aggregati come unione di parti, aggregati cellulari, insiemi finiti, o infiniti, di elementi che soddisfano una data condizione logica o matematica, aggregati architettonici o atmosferici, come le Cattedrali piene di luce, i fruscianti Soffi, i ricettacoli simili alle celletta dell’alveare delle Alveolizzazioni, i Sectili, derivanti dall’opus sectile, antica tecnica artistica che utilizza marmi e le paste vitree tagliati per realizzare intarsi, Movimenti, Raccordi e infine Impressioni e Foliazioni che, nell’ambiguità del termine che spazia dalla geologica stratificazione, alla matematica decomposizione sino alla botanica crescita del fogliame, porta alla proporzionalità diretta dell’Entropia, quanto essa è maggiore, minore è la quantità di informazione. Silvia Infranco denuncia apertamente il suo debito ispiratore nei confronti del libro scritto nel 1790 da Johann Wolfgang von Goethe, La metamorfosi delle piante, in cui il filosofo teorizza l’unità della natura, le cui componenti si sarebbero sviluppate da un’informazione archetipa originaria, un rizoma, dunque. Per Infranco l’acqua e la cera sono gli elementi organici emozionali primari da cui discendono le Idroforie, le impronte genetiche e ricche d’informazioni Kenotipie, determinanti poi la trasformazione delle arboree ornamentali Melie e Dicentre in Metaforme, la cui mutazione si traduce in spolveri che sedimentano le variazioni cronologiche della medesima forma primaria, impressioni mnemoniche sulla materia che incidono anche i Libri e le conseguenti antitetiche Asportazioni, sino agli organismi pluricellulari delle Porifere la cui funzione, basata sul mantenimento di un flusso costante di acqua attraverso i corpi per ottenere cibo e ossigeno e rimuovere i prodotti catabolici, diventa la metafora di vita elementare in una “dimensione rarefatta” (Infranco) e acquatica il cui intento è l’arresto della disgregazione.
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Nel 1980 il grande Concetto Pozzati promuoveva a Bologna un convegno dal titolo Dell’autonomia critica dell’artista affinché gli artisti potessero rivendicare la riappropriazione e dilatazione del proprio ruolo affermate nei diritti di parola e di ruolo teorico, perché “l’artista riconosce il critico storico dell’arte contemporanea, ma rivendica il diritto all’autorganizzazione”. E in quest’occasione, ricordando il grande maestro, si è voluto riconoscere a Silvia Infranco questi diritti, pubblicando la perfetta autorappresentazione del suo lavoro esposto in questa mostra. CaCO3 sono presentati da Massimo Pulini che non disambigua la poetica e la tecnica
del loro operato ma ravvisa nell’innesto plurietnico della loro arte musiva “una sorta di pittura gemmata, seminata a grano e pettinata dal vento, una pittura tattile, acuminata e viva, eppure temprata nel tempo dalle regole di un regno minerale”. E anche quella di Silvia Infranco è una pittura tattile, aptica, scolpita dalla luce. In occasione del concorso Giovani artisti e mosaico, a Ravenna nel 2017, mi sono trovata a riflettere sul “carattere intempestivo” (Didi-Huberman, 2015) dell’arte contemporanea: la capacità di sollevamento di memoria nell’attualità non appartiene solo al lavoro razionale dello storico, ma può essere anche peculiarità di quello dell’artista che, più o meno inconsciamente, usa tecniche e contenuti dal carattere intempestivo, altamente evocativo, sia nelle poetiche, sia nelle superfici, luoghi ove si manifestano, in osmosi, sia la sostanza fisica della rappresentazione, sia i vari aspetti di relazione, contatti che per Giuliana Bruno (2016) “generano dinamiche inedite, soprattutto attraverso quella forma innovativa di materialità che è la luce, diffusa, flessibile e permeabile” che trasforma tutto, segnatamente “la sostanza fisica di un’immagine” che si manifesta su ogni superficie.
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Silvia Infranco
La mia ricerca artistica si sviluppa osservando come differenti superfici organiche rispondono ad accadimenti mnemonici. In tale dimensione, diventa primario il rapporto che si innesca tra la superficie indagata e la sua appropriazione razionalmente determinata o affidata ad elementi esterni rispetto ai quali il gesto artistico funge da elemento di connessione. Cera, carta, legno compongono superfici che, sottoposte ad appropriazione per stratificazione, o macerazione, o asportazione, o inclusione oggettuale, si impressionano, restituendo allo sguardo nuove scritture, memorie ed immagini. Attraverso questi processi, che conducono ad esiti alchemici e affioramenti segnici, si compone una nuova organicità di superficie che vive attraverso lo strato di impressioni sovrapposte o l’asportazione e la ricomposizione dello stesso strato. La natura organica dei materiali scelti (siano essi supporto o mezzo di intervento su quest’ultimo) costituisce un elemento importante nella mia ricerca artistica. L’uso della cera, pressoché costante, si connette ad una della principali caratteristiche di questa sostanza, ovvero al suo essere estremamente impressionabile e di memoria, mentre il frequente ricorso all’acqua che interviene, soprattutto, nel processo di macerazione delle carte, assume il significato di elemento connesso alla vita, alla rinascita, ma anche alla morte. L’acqua risana, feconda, purifica, ma anche decompone. Cera ed acqua sono sostanze che lego all’affettività primaria, alle esperienze elementari di tatto, di sensibilità al calore, al freddo, o anche all’idea di cancellare o del sigillare; per
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tale motivo trovo particolarmente interessante osservare gli esiti che tramite le stesse si determinano visivamente e tattilmente su differenti organicità di superficie. Una derivazione etimologica del termine cera rinvia alla parola greca κάρα, ovvero testa, volto, mentre in latino il termine caro significa carne. Numerosi sono i detti popolari in cui la parola cera viene utilizzata per rappresentare lo stato psicofisico di un individuo desunto dal volto e ciò proprio in ragione della composizione della sua sostanza impressionabile e di memoria. Lo stato di salute, l’emotività impressionano la cera dell’individuo, lasciano sulla stessa memorie di accadimento che attraverso il volto traspaiono all’esterno in forma fedele e veritiera. La cera, dunque, si fa veicolo di restituzione di interiorità al mondo attraverso impressione di memorie interne che vuoi il corpo, vuoi la psiche imprimono sulla stessa. Concepire la memoria come cera è tra le idee più antiche della filosofia del nostro continente. La stessa si ritrova nel Teeteto di Platone che la ritiene un dono fatto dalla dea della memoria Mnemosine agli uomini e in Aristotele, ma anche all’inizio della modernità in Descarte, in Diderot secondo il quale «Per spiegare il meccanismo della memoria, bisogna considerare la sostanza molle del cervello come una massa di una cera». Un altro significato particolarmente interessante che si lega a questa sostanza è quello di organicità. Dante, nella Divina Commedia, parla di «cera mortale» riferendosi all’uomo e di «mondana cera» rispetto alla materia di cui son formate le cose e ciò evoca il seme vitale insito nella sostanza animale e vegetale. La cera nasce come secrezione ghiandolare animale sotto forma di liquido vischioso che si solidifica a contatto dell’aria. Dunque, allo stato primo, la stessa è fluido amniotico, organico, traslucido che può richiamare il liquido seminale, origine vitale che plasma la materia organica umana o animale che sia. In ciò trova anche evocazione la teoria di Lucrezio del «discorde concordia feconda», secondo la quale l’umidità ed il calore, se si temperano a vicenda, concepiscono, e dalla loro fusione nascono tutte le cose. La vampa umida crea tutto, e la cera, nell’incontro con il calore generativo o indotto che ne determina la liquefazione, può essere ricondotta proprio a tale vampa, attraverso l’evocazione del seme vitale. Un altro aspetto che cerco di indagare nei miei lavori è la capacità conservativa e di
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sospensione della cera in associazione al decorso temporale, sia che lo stesso determini accumulo, sia che inneschi macerazione e consunzione. In entrambi i casi, l’uso della cera interviene travalicando il tempo ora sigillando scritture segniche, ora sospendendo e preservando una superficie ormai fragile per il suo vissuto. Il richiamo va alle varie pratiche di inclusione organica in paraffina a scopi conservativi o alle piante che trasudano sostanze cerose per proteggersi, isolandosi, dagli agenti esterni. Simbolicamente, in questa prospettiva, la cera consente di travalicare il tempo in quanto arresta il suo decorso. Quindi la stessa costituisce un elemento di raffigurazione ideale del passaggio tra la vita e la morte, in quanto, esorcizza la caducità organica della materia ed illusoriamente preserva la vita. Ma è proprio nell’osservare l’illusione di vita eterna che si svela l’effimero in essa insito. La cera plasma un eterno sospeso che però cela una grande fragilità in quanto può liquefarsi semplicemente con il calore, dunque tale sostanza finisce per essere, essa stessa, testimonianza della caducità di tutte le cose. La valenza simbolica della cera, nel passaggio inesorabilmente ciclico tra vita e morte così come sopra descritto, viene peraltro ben raffigurato dal mito di Dedalo ed Icaro narrato da Ovidio. Le ali realizzate da Dedalo per evadere dal labirinto sono assemblate con la cera e sono talmente verosimili da ingannare perfino la natura che alle stesse consente il volo. Sono dunque ali di cera che permettono di travalicare il limite del labirinto presagio di morte per i prigionieri, così come il decorso del tempo è presagio di morte per tutti gli uomini. Ma tale veicolo di fuga si svela poi salvezza effimera nel momento in cui, Icaro, invasato dall’ebrezza illusoria del volo, troppo si avvicina al sole. Le ali si sfaldano e lo conducono alla morte. La cera si dissolve e nella sua dissolvenza si ritrova, nuovamente, quella fine che essa stessa aveva contribuito ad esorcizzare. E’ anche interessante, con riferimento al carattere illusorio che la cera consente di raggiungere proprio grazie alla sua elevata capacità plastica e di resa, un richiamo al processo di metamorfosi della forma che a tale illusione conduce. Sempre Ovidio, narrando l’amore di Pigmalione per la sua statua d’avorio, associa l’illusione vitale alla cera: «Pigmalione, non appena torna a casa, si reca dalla statua della sua fanciulla e sdraiandosi sul letto accanto a lei, prende a baciarla: gli sembra di incontrare qualcosa di tiepido. Di nuovo accosta la bocca e le tocca il petto con le mani: al tocco l’avorio si
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ammorbidisce, deponendo la sua rigidità; cede sotto le dita come la cera dell’Imetto si fa morbida al sole e, lavorata dal pollice, assume varie forme e rende di più quanto più la si usa». La cera si associa qui, simbolicamente, anche all’erotismo attraverso il gesto sotto cui il corpo cede e abbandona la rigidità eburnea. Infatti, il processo di metamorfosi si sviluppa attraverso il gesto erotico che modellando la cera allude al possesso del corpo amato così plasmato. Un corpo che potrà assumere varie forme più dal gesto sarà lavorato sotto il calore da quest’ultimo infuso. La cera viene dunque scelta da Ovidio a rappresentazione di un processo metamorfico non solo fisico, ma evocativo di stati di memorie corporee ben più profonde che trovano il loro humus nel terreno della psiche da cui l’eros discende. Dunque la cera, accogliendo il ritmo temporale degli accadimenti, attraverso la sua organicità, il movimento ed il calore nella stessa insiti, definisce nuove personali organicità di superficie che affiorano per trasparenze e che possono diventare memoria di sovrapposizioni o asportazioni, evocazione dell’origine vitale e del processo metamorfico a cui quest’ultima è sottoposta, preservazione organica o illusione della stessa.
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Biografia artistica Silvia Infranco è nata a Belluno nel 1982. Nel 2007 consegue la laurea in Giurisprudenza e nel 2016 il diploma specialistico in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Vive e lavora a Bologna.
esposizioni personali 2014 2012
KENOTIPIE - Porta degli Angeli - Ferrara - curata da Enrica Manes SKENE’- Porta degli Angeli - Ferrara - curata da Enrica Manes
esposizioni collettive 2018
2017
2015
GENERATIONS - Marignana Arte - Venezia - a cura di Ilaria Bignotti; W.W.W. What Walls Want - Marignana Arte - Venezia - curata da Ilaria Bignotti; Il limite dell’imminenza - SETUP CONTEMPORARY ART FAIR - SAACI/GALLERY - Bologna - a cura di Sabato Angiero; VII Forum Internazionale della Cultura - Accademia Imperiale Russa di Belle Arti - San Pietroburgo. E la luce fu - Mostra del Premio Arti Visive S. Fedele - Galleria S. Fedele - Milano - a cura di Andrea Dall’Asta SJ e Daniele Astrologo Abadal, Ilaria Bignotti, Chiara Canali, Stefano Castelli, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Massimo Marchetti, Kevin McManus, Gabriele Salvaterra; SECONDO LIVELLO - OTTO Gallery - Bologna - a cura di Giuseppe Lufrano; #Rebus - open visit workshop - OTTO Gallery - Bologna - a cura di- a cura di Giuseppe Lufrano;
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2014
2013
2012 2011
2010
Premio Lissone 2014, Esposizione delle opere degli artisti finalisti e Sezioni ad invito - Museo di Arte Contemporanea MAC - Lissone - a cura di Alberto Zanchetta; RIGUARDO - Accademia di Belle Arti - Bologna - a cura di Luca Caccioni e Fabio Romano; Premio Nazionale di Pittura Giuseppe Gambino - Galleria Civica - Preganziol (TV) - a cura di E. Sambenini; Sankta Sango - Vuotociclo IV ed. - Castel dell’Ovo - Napoli - a cura di A. Chiusano; Tessuto Vissuto Lab/Mestiere delle Arti II ed. - Teatro Comunale - Ferrara - a cura di Emilio Fantin; Tessuto Vissuto Lab/ Mestiere delle Arti II ed. - Istituzione Villa Smeraldi - Museo della Civiltà Contadina - San Marino di Bentivoglio (BO) - a cura di Emilio Fantin; Premio Città di Fiuggi - Officine della memoria e dell’immagine - Fiuggi - a cura di Paola Rabai; Premio Arte Rugabella - Villa Rusconi - Castano Primo (MI) - a cura di Fabio Carnaghi; Art Brescia-Biennale Internazionale Arte Contemporanea - Sez. Artisti Young - Piccolo Miglio, Castello di Brescia - Brescia - a cura di A. Azzoni e V. Fabbri; Lorenzago Aperta 2011 XI ed.- Oratorio - Lorenzago di Cadore (BL) - a cura di Vito Vecelio; SATURA - Palazzo Stella - Genova - a cura di Mario Napoli; SATURAPRIZE 2010 - Palazzo Stella - Genova - a cura di Mario Napoli; micro e MACRO - Galleria Vista - Roma - a cura di Marina Zatta; MUSAE 2010-Puglia | Castelnuovo della Daunia, Palazzo Comunale, Montecorvino, Palazzo Ducale - a cura di Simone Martoccia; MUSAE 2010-Milano | Spazio MUSAE - Milano - a cura di Simone Martoccia; Allunaggio 40 anno dopo - Omaggio a Maurice Henry-Fondazione d’Ars Signorini - Studio D’Ars - Milano - a cura di Maria Grazia Chiesa; LINEE-Indagine sul disegno contemporaneo - Calcagno Art Studio - Venezia - a cura di Giulia Ongaro; A misura d’Art Studio-Calcagno Art Studio - Venezia - a cura di Giulia Ongaro;
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2009
Lorenzago Aperta 2009 IX ed. - Oratorio - Lorenzago di Cadore - Belluno - a cura di Vito Vecelio; Libera l’arte - Musei di Villa Vitali - Fermo - a cura di Traini; Astrazioni e lirismo - Sala Consiliare del Municipio - S.Stefano di Cadore (BL) - a cura di Francesca Lauria Pinter e Elisa Reolon; 2008 Artefatto 2008 Blitz Estetico - Sala Umberto Veruda di Palazzo Costanzi - Trieste - a cura di Christian Rubin; Racconti di luce - Rassegna d’arte Belluno al Cubo - Palazzo Crepadona - Belluno - a cura di Raffaella Da Ros
premi e borse di studio 2018 artista con menzione speciale - bando per Residenza d’artista delle Gallerie dell’Accademia di Venezia – Museo delle Gallerie dell’Accademia - Venezia; 2016 artista selezionata Premio San Fedele 2017 - Galleria San Fedele - Milano; 2015 vincitrice 2° premio Sezione Pittura - Premio Nazionale delle Arti “Claudio Abbado” XI ed. - AFAM, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca - Roma; 2014 artista segnalata dalla Giuria Curatoriale - Premio Ora IV ed.; artista finalista - Premio Lissone 2014 - Museo d’Arte Contemporanea | MAC - Lissone; 2013 artista visiva selezionata - Corso di formazione per giovani artisti dell’Emilia Romagna “Il Mestiere delle Arti” II ed. - Bologna, Ferrara
Silvia Infranco Opere
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Kenotipia pigmenti ossidi bitume cera su tavola, cm 120x120, 2014
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Kenotipia, particolare
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Kenotipia pigmenti ossidi bitume cera su tavola, cm 120x120, 2014
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Kenotipia 2014, particolare
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Kenotipia - solido pigmenti ossidi bitume cera su tavola, cm 454x45x45
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Kenotipia - solido, particolare
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Tracciati pigmenti ossidi e bitume su carta, cm 140x100, 2015
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Tracciati , particolare
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Tracciati pigmenti ossidi e bitume su carta, cm 140x100, 2015
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Tracciati, particolare
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Tracciati pigmenti ossidi bitume su carta, cm 16x11, 2015
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Tracciati , particolare
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Tracciati pigmenti ossidi, bitume su carta applicata su legno di riuso, cm 30x30
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Tracciati, particolare
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Dicentra metaforma V ossidi pigmenti cera, cm 150x150, 2018
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Dicentra metaforma V, particolare
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Dicentra - metaforma IV pigmenti ossidi cera, cm 70x70, 2018
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Dicentra - metaforma III pigmenti ossidi cera, cm 70x70, 2018
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Porifera - metaforma II ossidi pigmenti cera su carta, m 3x2, 2018
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Porifera - metaforma II, particolare
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MelĂŒa ossidi, bitume, argilla, cera, cm 24x35x17, 2018
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Asportazione bitume e cera su tavola, cm 15x15, 2016
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Asportazioni, allestimento
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Carattere per sottrazione libro grafite, cm 21x30, 2014
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Carattere per sottrazione, particolare
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Idroforia pigmenti ossidi cera, cm 20x52x52, 2018
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Idroforia, particolare
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Idroforia, Installazione Museo della Città – sezione del cinquecento ossidi pigmenti cera, cm 40x45x40, 2018
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Idroforia, particolare
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VIE DI DIALOGO Comune di Rimini - Ala nuova del Museo di Rimini Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali Regione Emilia-Romagna
Centro Stampa della Regione Emilia-Romagna In copertina: Alveolizzazione n12, Gesso, ossido colorante, pannello in fibra di legno e cemento, cm 60x60x5, 2018 ISBN 9788897281825
VIE DI DIALOGO/6 CaCO3 a cura di Claudia Collina e Massimo Pulini
Ala nuova del Museo di Rimini
PROGETTO VIE DI DIALOGO
Comitato scientifico Davide Benati, Luca Caccioni, Claudia Collina, Claudio Leombroni, Massimo Pulini, Claudio Spadoni, Graziano Spinosi Direzione artistica Claudia Collina, Massimo Pulini Organizzazione Annamaria Benucci, Beatrice Orsini Vie di dialogo/6 Infranco - CaCO3 Rimini - Ala Nuova del Museo, 5 gennaio 2019 - 3 marzo 2019 Mostra ideata e promossa da Comune di Rimini in collaborazione con Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna Mostra a cura di Claudia Collina e Massimo Pulini Allestimento Stefano Camminiti, Maurizio Fantini, Nevio Semprini, Maurizio Succi Promozione e comunicazione Emilio Salvatori, Ufficio Stampa Comune di Rimini http://arengo.comune.rimini.it Valeria Cicala e Carlo Tovoli, Ufficio Stampa IBC www.ibc.regione.emilia-romagna.it Catalogo a cura di Claudia Collina e Massimo Pulini Fotografie Nicola Baldazzi, Daniele Casadio, Melissa Cecchini Graphic design Beatrice Orsini Stampa Centro Stampa della Regione Emilia-Romagna
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7 Una questione non banale di superfici Claudia Collina 11 Massimo Pulini 15 Biografia artistica 19 Opere 50 Pagina baciata
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Una questione non banale di superfici: CaCO3 e Silvia Infranco Claudia Collina
Due artisti, anzi cinque: una che presenta sé stessa, Silvia Infranco, e un artista, Massimo Pulini in uno dei suoi ruoli, il primario, che ne presenta tre, Âniko Ferreira da Silva, Pavlos Mavromatidis e Giuseppe Donnaloia, in arte CaCO3. In una complessità di sistema di relazioni definibili prossemiche e aptiche al contempo, il cui punto di convergenza e d’intersezione sono le superfici – quelle delle opere d’arte e quelle dei fogli elettronici della scrittura - la sesta edizione di “Vie di dialogo” inscena l’ultimo incontro riminese nell’Ala Nuova del Museo della città con artisti giovani, ma già riconosciuti, e il Comitato scientifico rinnovato. In un’epoca di ibridazioni e contaminazioni dei linguaggi artistici della contemporaneità, alla fine del secondo decennio del XXI secolo e sulla scena della postmedialità, gli artisti proposti in questa edizione possono essere definiti con un ossimoro: due contemporanei classici. Entrambi indagano la natura dell’arte attraverso la memoria e la luce che impressionano e trasformano lo schermo della superficie con medium diversi: Silvia Infranco con tecniche miste in cui prevale sempre la duttilità della cera e CaCO3 con tecniche musive che drappeggiano con la durezza della tessera musiva i manti dei loro spazi d’intervento.
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La summa critica con cui Foster, Krauss, Bois, Buchloh e Joselit, nel 2006, concludevano la riflessione sull’arte planetaria del Novecento individuando nell’impulso archivistico di alcuni giovani artisti la nuova ricerca d’inizio del nuovo millennio - codificandola nella “volontà di fare formazione storica, spesso persa, marginale o soppressa, fisica e spaziale”, a dimostrazione di un “complesso fisico d’informazione come pure anche una sorta di logica archivistica” che parte da un rizoma e si ramifica nell’estensione della propria attività - è un altro elemento comune alla ricerca dei due dialoganti che estraggono i soggetti delle loro opere da argomenti universali con radici antiche e profonde: per CaCO3 Aggregati come unione di parti, aggregati cellulari, insiemi finiti, o infiniti, di elementi che soddisfano una data condizione logica o matematica, aggregati architettonici o atmosferici, come le Cattedrali piene di luce, i fruscianti Soffi, i ricettacoli simili alle celletta dell’alveare delle Alveolizzazioni, i Sectili, derivanti dall’opus sectile, antica tecnica artistica che utilizza marmi e le paste vitree tagliati per realizzare intarsi, Movimenti, Raccordi e infine Impressioni e Foliazioni che, nell’ambiguità del termine che spazia dalla geologica stratificazione, alla matematica decomposizione sino alla botanica crescita del fogliame, porta alla proporzionalità diretta dell’Entropia, quanto essa è maggiore, minore è la quantità di informazione. Silvia Infranco denuncia apertamente il suo debito ispiratore nei confronti del libro scritto nel 1790 da Johann Wolfgang von Goethe, La metamorfosi delle piante, in cui il filosofo teorizza l’unità della natura, le cui componenti si sarebbero sviluppate da un’informazione archetipa originaria, un rizoma, dunque. Per Infranco l’acqua e la cera sono gli elementi organici emozionali primari da cui discendono le Idroforie, le impronte genetiche e ricche d’informazioni Kenotipie, determinanti poi la trasformazione delle arboree ornamentali Melie e Dicentre in Metaforme, la cui mutazione si traduce in spolveri che sedimentano le variazioni cronologiche della medesima forma primaria, impressioni mnemoniche sulla materia che incidono anche i Libri e le conseguenti antitetiche Asportazioni, sino agli organismi pluricellulari delle Porifere la cui funzione, basata sul mantenimento di un flusso costante di acqua attraverso i corpi per ottenere cibo e ossigeno e rimuovere i prodotti catabolici, diventa la metafora di vita
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elementare in una “dimensione rarefatta” (Infranco) e acquatica il cui intento è l’arresto della disgregazione. Nel 1980 il grande Concetto Pozzati promuoveva a Bologna un convegno dal titolo Dell’autonomia critica dell’artista affinché gli artisti potessero rivendicare la riappropriazione e dilatazione del proprio ruolo affermate nei diritti di parola e di ruolo teorico, perché “l’artista riconosce il critico storico dell’arte contemporanea, ma rivendica il diritto all’autorganizzazione”. E in quest’occasione, ricordando il grande maestro, si è voluto riconoscere a Silvia Infranco questi diritti, pubblicando la perfetta autorappresentazione del suo lavoro esposto in questa mostra. CaCO3 sono presentati da Massimo Pulini che non disambigua la poetica e la tecnica
del loro operato ma ravvisa nell’innesto plurietnico della loro arte musiva “una sorta di pittura gemmata, seminata a grano e pettinata dal vento, una pittura tattile, acuminata e viva, eppure temprata nel tempo dalle regole di un regno minerale”. E anche quella di Silvia Infranco è una pittura tattile, aptica, scolpita dalla luce. In occasione del concorso Giovani artisti e mosaico, a Ravenna nel 2017, mi sono trovata a riflettere sul “carattere intempestivo” (Didi-Huberman, 2015) dell’arte contemporanea: la capacità di sollevamento di memoria nell’attualità non appartiene solo al lavoro razionale dello storico, ma può essere anche peculiarità di quello dell’artista che, più o meno inconsciamente, usa tecniche e contenuti dal carattere intempestivo, altamente evocativo, sia nelle poetiche, sia nelle superfici, luoghi ove si manifestano, in osmosi, sia la sostanza fisica della rappresentazione, sia i vari aspetti di relazione, contatti che per Giuliana Bruno (2016) “generano dinamiche inedite, soprattutto attraverso quella forma innovativa di materialità che è la luce, diffusa, flessibile e permeabile” che trasforma tutto, segnatamente “la sostanza fisica di un’immagine” che si manifesta su ogni superficie.
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Massimo Pulini
Forse voleva dirci qualcosa di diverso, ma Jannis Kounellis sosteneva che la Pittura avesse due soli soggetti, una Madonna col Bambino e un nuovo modo di dipingerla. Attraverso questo paradosso, che trovo condivisibile, credo volesse intendere che in campo artistico il Cosa (cosa dipingere, cosa rappresentare), sia quasi sempre offerto dal canone, dalla norma o dal committente, mentre al Come resti il vero compito dello stile, la variabile individuale propria della creazione. Ma se affermassi che i soggetti della Scultura sono essenzialmente due, Corpo e Materia, non incorrerei in un altro evidente paradosso, tanto risulta eccezione trovare, lungo i secoli, una scultura che raffiguri un paesaggio, così come non c’è una statua che rappresenti una natura morta o un’impressione di settembre. Entrando al Tempio Malatestiano di Rimini qualche paesaggio di pietra lo si può incontrare, ma i bassorilievi eseguiti da Agostino di Duccio sono una sorta di scultura disegnata, un disegno fatto lievitare quel poco da raggiungere lo stiacciato donatelliano e forse bisogna attendere la Land Art per parlare di paesaggio o la Pop per trovare una natura morta in scultura e comunque anche quelle opere non si sottraggono ai conti con il Corpo o con la Materia.
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Il Corpo, nudo o vestito che sia, è dunque il tema principe della Scultura, con le sue infinite forme ed espressioni, mentre la Materia offre allo scultore la sfida dell’enfasi o della sublimazione, il confronto con la sostanza, nel suo peso specifico o nel suo illusorio superamento. Malgrado la Scultura vanti una dimensione in più della Pittura si può convenire che quella perdita di peso e di spessore, vale a dire di Materia, abbia permesso alla Pittura di volare in maggiore libertà, spaziando anche nel terreno dell’evocazione, dell’onirico o dell’impalpabile. Questa legge non scritta ha invece vincolato a terra la Scultura e talvolta bisogna andare a indagare i confini tra le due arti, come appunto il bassorilievo, l’Ornato architettonico o il Mosaico per trovare occasioni di riscatto. A pensarci bene il Mosaico è, storicamente, una forma di pittura ancorata alla Materia, al mondo minerale, ma è la sua natura spaziale, la sua estensione nella superficie, fosse parietale o pavimentale, a fornirgli una propensione al racconto naturale, al fiorire dell’immagine e del simbolo. Ho steso questa premessa sperando che, attraverso l’orizzonte plurale delle discipline artistiche, risultasse più facile parlare del singolare caso dei CaCO3, ma ora non ne sono più sicuro. Nelle loro opere, certi temi che di solito consideriamo pittorici, ci appaiono tradotti in lingua scultorea, ma si può dire che anche il percorso inverso venga attivato. Come se il segno acquistasse fisicità e divenisse portatore di materia e, sovente, di luce, mantenendo tuttavia quella propensione al ritmo che è propria della pennellata, anche una volta raggiunto il nuovo stato di tessera musiva.
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Alcuni pazienti lavori sembrano trattenere le energie un attimo prima del rilascio, come fa una calamita con un pulviscolo ferroso, ma è nella solida malta che quel movimento implode e si fissa. Questo innesto restituisce una sorta di pittura gemmata, seminata a grano e pettinata dal vento, una pittura tattile, acuminata e viva, eppure temprata nel tempo dalle regole di un regno minerale. Si può pure osservare questo armistizio delle discipline dalla postazione scultorea, allora si dovrà parlare di una frammentazione del corpo fino all’immaginario biologico, di una vocazione chimica di queste opere che finisce per distribuirle entro il perimetro di un quadro, come dire una scultura sottoposta agli assi cartesiani. È in questa reciproca perdita di sovranità dei generi artistici che i CaCO3 trovano la loro formula più efficace. Come una band musicale lo stesso collettivo artistico deriva da una formula chimica. Giuseppe Donnaloia, Âniko Ferreira da Silva e Pavlos Mavromatidis sono elementi diversi, anche per geografia di provenienza, ma il laboratorio in cui l’esperimento di fusione ha trovato successo non poteva essere più appropriato: Ravenna. Il carbonato di calcio è il sale di calcio dell’acido carbonico, calcare, travertino e marmo sono, ad esempio, composti in massima parte da CaCO3. Allora la formula e il progetto poetico, in qualche misura, coincidono e fanno di questo trio una delle realtà più pulsanti dell’intero panorama contemporaneo. Il loro è un presente che ha trovato, a Ravenna, concrezione nella storia. Tutti e tre partono da una prima formazione artistica rinnegata a favore di un secondo investimento nel campo del restauro, ma, come succede ai migliori ricercatori scien-
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tifici, è giusto attendersi il fallimento dei primi tentativi per giungere alla decisiva scoperta. La lingua madre dell’arte, innestata al rigore del restauro, ha forse fornito un’etica e una misura allo sguardo. Credo sia vero che, arrivati ad un certo punto, sia più importante l’immaginazione della conoscenza, come disse Albert Einstein, ma è quando le componenti si sommano nella giusta proporzione che l’esperimento riesce. Massimo Pulini
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Biografia artistica CaCO3 è un gruppo artistico fondato nel 2006 da Âniko Ferreira da Silva (Ravenna, 1976), Giuseppe Donnaloia (Martina Franca, Italia, 1976) e Pavlos Mavromatidis (Kavala, Grecia, 1979). Il gruppo lavora a Ravenna. Principali mostre personali 2017 THE OTHERS ART FAIR, rappresentati da Gallerie Migranti, a cura di D. Torcellini, Ex Ospedale Regina Maria Adelaide, Torino, Italia 2016
CaCO3 o della persistenza dell’oggetto, a cura di D. Torcellini, in Critica in Arte,
MAR-Museo della città di Ravenna, Ravenna, Italia
Funzioni/Finzioni, a cura di I. Biolchini e M. Zattini, Galleria Comunale d’Arte, Faenza, Italia CHROMA, a cura di Les 3R, Chapelle Saint Eman, Chartres, Francia 2015
CaCO3 Variazioni Parametriche, a cura di D. Torcellini, Ninapì Nesting Art Gallery, Ra-
venna, Italia
2013 Soffio, a cura della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Ravenna, Museo Nazionale, Ravenna, Italia 2012 Histoires naturelles, a cura di M comme Mosaique, Tour Saint Nicolas-Musée du
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Hieéron, Paray le Monial, Francia 2011 Immersione, a cura della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Ravenna, Battistero degli Ariani, Ravenna, Italia 2009 L’organico inorganico, a cura della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Ravenna, Museo Nazionale, Ravenna, Italia Principali mostre collettive 2018 Fato e destino. Tra mito e contemporaneità, a cura di R. Casarin e L. Molino con M. Zurla, Palazzo Ducale, Mantova, Italia NOMAD Monaco, rappresentati da Charles Burnand Gallery, Villa la Vigie, Roquebrune-Cap Martin, Montecarlo 2017 Montezuma, Fontana, Mirko. La scultura in mosaico dalle origini a oggi, a cura di A. Panzetta con D. Torcellini, MAR-Museo della città di Ravenna, Ravenna, Italia COLLECT, rappresentati da Officine Saffi, Saatchi Gallery, Londra, Inghilterra 2016 PAD London Art+Design, rappresentati da Clara Scremini Gallery, Berkeley Square W1, Londra, Inghilterra BRAFA Art fair, rappresentati da Clara Scremini Gallery, Tour & Taxis, Bruxelles, Belgio
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Mosaic Abroad, a cura di MAAJ, Orie Art Gallery, Minato-ku, Tokyo, Giappone 2014 ECCENTRICO MUSIVO. Young Artists and Mosaic, a cura di L. Kniffitz e D. Torcellini, Mar-Museo d’Arte della città di Ravenna, Ravenna, Italia OPEN 17. International Exhibition of Sculptures and Installations, a cura di P. de Grandis e C. Scarpa, Isola di San Servolo, Venezia, Italia Scultura et mosaico. Da Fontana a Pietro d’Angelo, a cura di A. Panzetta, Il Cassero per la scultura italiana dell’Ottocento e del Novecento, Montevarchi (Ar), Italia 2013 Riccardo Licata e i maestri del mosaico, a cura di G. Granzotto e A. Ranaldi, Museo Nazionale, Ravenna Italia 2012 Selvatico. spore. [due], E bianca, una parola diversa per dire latte, a cura di M. Fabbri, Chiesa del Pio Suffragio, Fusignano, Italia Ti desidero, a cura di L. Maggio, Fondazione Akhmetov- Musivum Gallery, Mosca, Russia 2011 GAeM Primo premio internazionale Giovani artisti e mosaico, a cura di L.Kniffitz, Mar-Museo d’Arte della città di Ravenna, Ravenna, Italia R.A.M. 2011- Abecedario della storia sotto il tappeto, a cura di Associazione Culturale Mirada, Mar-Museo d’Arte della città di Ravenna, Ravenna, Italia
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Premi 2015 Vincitore Premio PM Dupuy, Salon des Artistes Français, Parigi 2011 Vincitore premio GAeM – Primo premio internazionale Giovani Artisti e Mosaico, Ravenna, Italia Vincitore sezione mosaico premio R.A.M. 2011- Abecedario della storia sotto il tappeto, Ravenna, Italia Principali Pubblicazioni 2018 I.Bignotti, Cattedrale, in Fato e destino. Tra mito e contemporaneità, catalogo mostra, Silvana Editoriale, Milano, Italia 2017 I.Bignotti, Le germinazioni metafisiche di CaCO3, in Montezuma, Fontana, Mirko. La scultura in mosaico dalle origini a oggi, catalogo mostra, Silvana Editoriale, Milano, Italia 2016 D. Torcellini, CaCO3 o della persistenza dell’oggetto, in Critica in Arte, catalogo mostra, Mar – Museo d’Arte della città di Ravenna, Ravenna, Italia I. Biolchini, La tradizione è morta: non è mai stata così viva, in Finzioni/Funzioni, catalogo mostra, Il Vicolo Editore, Cesena, Italia 2015 P. Bolpagni, Modulazioni della materia. Il mosaico contemporaneo del gruppo CaCO3 in CaCO3 Variazioni Parametriche, catalogo mostra, Marte Edizioni, Ravenna, Italia
CaCO3 Opere
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Aggregato n7 Malta, mdf, ferro, cm 49x50x5
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Aggregato n3 Malta, legno, ferro, cm 81,5x4, 2016
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Cattedrale n42 Vetro, malta, ossido colorante, pannello alveolare, ferro, cm 80x130x4
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Cattedrale n42, particolare
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Entropia n2 Calcare, malta, pannello alveolare, cm 48,5x38,5x3,5, 2016
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Entropia n2, particolare
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Aggregato n6 Malta, pannello alveolare, ferro, cm 50x50x4 ,2016
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Soffio n14 Pasta vitrea con foglia d’oro, ossido colorante, malta, pannello alveolare, ferro, cm 31,5x26x4, 2016
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Soffio n14 , particolare
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Spray n2 Vernice, calcare, ossido colorante, malta, pannello alveolare, cm 45x130, 2015
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Trittico_Movimento n27-n28-n29_ Calcare, malta, pannello alveolare, ferro, cm 50x90x5
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Aggregato n8 Olio, malta, mdf, ferro, cm 49x50x4, 2017
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Alveolizzazione n13 Gesso, pannello in fibra di legno e cemento, cm 60x45x5, 2018
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Impressione n5 Inchiostro, malta, legno multistrato, cm 68x68x3,5, 2018
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Foliazione n2 Malta, legno multistrato, ferro, cm 70x70x4, 2018
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Foliazione n3 Malta, legno multistrato, ferro, cm 70x70x4, 2018
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Impressione n1 Inchiostro, malta, legno multistrato, cm 21,5x26x1, 2018
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Impressione n3 Inchiostro, malta, legno multistrato, cm 21,5x26x1, 2018
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Cattedrale n54 Vetro cattedrale, ossido colorante, malta, pannello alveolare, ferro, cm 60x60x4, 2017
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Sectile n1 Marmi policromi, malta, pannello alveolare, ferro, cm 120x100x4, 2018
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Movimento n100 Vetro, ossido colorante, malta, pannello alveolare, ferro, cm122x102x5, 2016
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Movimento n100, particolare
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Soffio n1 Calcare, terre, malta, pannello alveolare, ferro, cm 200x128x6, 2012
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Soffio n1, particolare
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Soffio n15 Calcare, malta, pannello alveolare, cm 60x60x6, 2016
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Soffio n19 Calcare, malta, pannello alveolare, cm 80x130x4,5, 2017
VIE DI DIALOGO/6 CaCO3