Il Popolo, 19 gennaio 1994

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Mercoledì 19 Gennaio 1994 S. Germanico

Anno L Numero 14

L. 1.300.

113 DIREZIONE, REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE: 00186 ROMA PIAZZA CINQUE LUNE, (ARRETEL. 06/68251, POPOLO TELEFAX: 06/6868181 - 6896716 - UN NUMERO L. 1.300 DECENTRATA CONSEGNA CON SPEDIZIONE IN TRATO IL DOPPIO) - ABBONAMENTO 000 ANNUO L. 180 000, SEMESTRALE L. 95.000, TRIMESTRALE L. 52.500, SOSTENITORE 500

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L'appello di Mino Martinazzoli al varo del nuovo soggetto politico

Il Partito Popolare Italiano

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ARI AMICI, credo che abbiamo già rappresen tato i gesti che decidono e abbiamo già scritto le parole che spiegano e che significan o e quindi tocca a me una rapida postilla. Ringrazia mo i Presidenti del Senato e della Camera, voglio aggiungere un ringrazia mento particolar e per l'Istituto Sturzo che ci ha accolto, che ci ha ospitato. Non andando alla ricerca di rappresen tazioni spettacola ri e strepitose , secondo lo stile di una discrezion e che è stata forse inattuale ma è probante, non potevamo non venire qui a trarre gli auspici, qui dove non si conserva la memoria delle cose morte -De Rosa ce ne ha dato prima un esempio - ma si alimenta la tradizione che fa vivere le cose del presente e del futuro. Potremm o dire, evocando l'epigrafe dettata da Concetto Marchesi per i suoi studenti padovani caduti nella Resistenz a, "hic vivunt hic virent", qui vivqno e qui alimentan o vita, e per questo siamo venuti qui. E siamo venuti qui ad un passaggio così alto e significati vo di un viaggio dif-· ficile ed accidenta le di rinnovam ento. Non eravamo, non siamo stati nel laborator io dell'alchimista, dove operano quelli che pretendon o di trasforma re il ferro in oro. Eravamo nell'arena parlamen tare -in una condizion e straordinaria e drammati ca -eravam o lì a consentir e e a garantire che un tratto di strada della «transizione» avesse un governo e un orientame nto. Siamo stati parte decisiva di questa legislatur a così ecceziona le e tuttavia così rilevante. Siamo stati in molteplic i prove elettorali che ci hanno fatto conoscere l'amarezz a di un disconosc imento, la denuncia di un distinguo , quasi un voto vendicativ o e siamo stati e siamo ancora nel fondo di una polemica che rischia di bruciare la possibilit à stessa del nostro esistere politico. Ma ci siamo stati certo con la consapevo lezza dei nostri errori ma con l'orgoglio delle nostre ragioni_ Abbiamo cercato di rincuorar e, di non essere disperati, di essere resistenti e coraggiosi. E così ci siamo convocati a luglio in assemblea costituen te per dire non la voglia di una sopravviv enza purché sia ma la severa consapevolez za di chi, da una prova assai acerba, trae il coraggio e la capacità di ritrovare le proprie ragioni, costi quello che costi. Fu in quell'asse mblea costituen te che lanciammo agli amici della periferia la proposta del nuovo nome del partito, non una invenzione, non una civetteria , non un rimpianto , ma semplicem ente il ritorno alle nostre radici. Per noi la lettura dell'origin e non è consolatoria, ma rivoluzion aria. Quella proposta ha trovato accoglien za in un'ampia consultaz ione delle periferie ed è questa la ragione per la quale oggi noi riteniamo legittimo sanzionar la. Viviamo davvero in un passaggio cruciale. Sappiamo che l'Italia e gli italiani sono attesi a decisioni che peseranno sul loro futuro, sulla loro stessa capacità di futuro. Vogliamo esserci, per la nostra risorsa, quale che sia il ruolo che ci apparterr à.

questa presunta equivocità nel nostro essere insieme forza di moderazio ne e potenziali tà di riforma consiste nella descrizione, nella resurrezione di un passato ormai sepolto delle stesse macerie del passato. Non è così, saremo capaci di dimostrare che non è così. Ed è per questa ragione che abbiamo scritto - a suggello di questa memorabile giornata -parole che dicono prima ancora che la nostra intelligenza politica il nostro sentiment o e la nostra passione umana.

Rinnovamento morale In un tempo politico carico di destino, riteniamo giusto e doveroso rivolgerci ancora una volta «a tutti gli uomini liberi e forti» così come ~vven­ ne nel lontano 18 gennaio 1919 da parte di un gruppo di cattolici democrati ci riuniti attorno a Luigi Sturzo per lanciare un programm a di rinnovament o morale, politico, istituziona le, radicato negli ideali di libertà, di giustizia sociale, di amore di patria, gli ideali propri della più nobile tradizione cattolico democrati ca, dal Risorgimento alla Repubblic a. Quell'app ello fondò la sua forza e la sua persuasione in un partito laico di ispirazion e cristiana. Non presunzio ne, non pretesa di appropria rci

Lafor~ deOa mit eua

Passaggio cruciale Vogliamo esserci con uno stile nostro, una misura, una fedeltà, perché ci sono rischi, l'idea che magari una espulsione immotiva ta possa essere un riscatto, oppure- e le verifichiamo quotidianamente -una scena gremita talvolta più di cinismo che di verità, più di disperazio ne che di passione. Le nostre stesse cadute ci impongon o allora di credere che non basterà la sagacia politica, l'invenzio ne riformatri ce, la precisione delle tecniche e degli strumenti se anche noi non saremo protagoni sti di una grande riforma spirituale e morale della nazione italiana. Le nostre idee, a me pare, sono ancora fresche ed attuali. Quasi un secolo di storia, quasi un bilancio di tante esperienze politiche ci convincon o a credere che le nostre ragioni sono fresche ed attuali. Sono le ragioni di chi, certo non da solo, immagina che la politica ha senso se reca in sé l'ambizione di una liberazion e umana, ma sa che non c'è liberazion e senza libertà, senza una regola di libertà. Siamo venuti per questo a testimoni anza politica osando di evocare per noi lo schiaccian te aggettivo cristiano e riteniamo che oggi ancora

di un illustre passato, non opportuni smo ci spingono oggi a rinnovare un appello che nella sua ispirazion e di fondo non ha data. Ci muove la consapevo lezza, che fu allora e che è ora, della fine di un grande ciclo storico e dell'inizio, tumultuoso ed incerto come tutti gli inizi, di un altro ciclo, potenzialm ente più aperto nella dimension e nazionale e nella dimension e europea, purché consistan o orientame nti ideali e culturali capaci di pareggiar e l'altezzad ella sfida. È finita l'età·delle ideologie totalizzan ti, è finita l'età dei partiti-pro vvidenza, dei partiti-ap parato, ma proprio la decadenza , la corrosion e df quella storia lascia sul terreno una frattura profonda, in Italia, tra società civile, partiti o Stato, con il carico di rischio che pesa su qgni condizione di vuoto politico e di scadimen to dell'unità morale della còmunità. La rincorsa caotica verso soluzioni corporativo-territo riali dei problemi aperti in ordine all'assetto costituzio nale storico-un itario, lo smarrimento delle finalità proprie della politica, che pare decompor si in uno scenario gremito di maschere trasformis te, la stessa rozzezza del linguaggio politico impoverit o di ogni vitalità dialettica, sono i segni più evidenti di una crisi che va riscattata. Questo riscatto comincia con il recupero delle ragioni storiche che resero possibile e vero il costituirsi della comune convivenz a nazionale , ra-

di SERGIO MATIARE LIA

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ER QUANTO annunciato da tempo e lungamente atteso l'atto costitutivo del Partitu Popolare Italiano ha suscitato nei presenti /'emozione dei giorni importanti. Non poteva essere altrimenti, si deve dire seguendo il filo del ragionamento, eppure c'era nell'aria una nube di scetticismo alimentata ad arte, ma pur sempre fastidiosa. La composta solennità dell'atto, però, l'ha diradata. Ma più ancora l'hanno diradata le ragioni proposte dagli oratori tutte racchiuse alla fine ne/l'appello del segretario politico. Quelle parole sono le prime del tempo nuovo dell'impegno politico dei cattolici democratici. Un tempo non facile, aspro come sempre è quello che convoca gli uomini alle I /

grandi scelte; che li pone al bivio tra l'opportunismo e l'assunzione delle responsabilità che derivano da ideali largamente vissuti e sofferti eppure ancora freschi nell'animo di chi vuole leggerli senza le lenti deformanti de/l'interesse immediato. Una scelta coraggiosa che nell'ora dei trasformismi reclama le ragioni di una identità culturale che, comunque, costituisce una ricchezza per il popolo italiano. Un patrimonio ideale dalle radici antiche, tardito semmaitalvolta, ma non decaduto. Esso alimenta una linea politica che assunte su di sè le contraddizioni della crescita sociale, non per esaltarne gli esiti radicali, ma per ricompor/i in termini reali nella luce non effimera 'dei valori

umani e cristiani contenuti nella dimensione della libertà. Martinazzoli ha descritto questa impostazione facendo riaorso a due termini: moderazione e mitezza. La prima per accentuare la persuasione dell'opposizione ad ogni radicalismo; la seconda per indicare i contorni umani ad una fedeltà ideale che viene ancora prima della politica. «La politica conta -egli ha detto-ma la vita conta più della politica». li progetto d~l Partito Popolare Italiano che rinasce nel settantacinquesimo anniversario dell'appello «Ai liberi e forti» è costituito da questa consapevolezza mite di propositi di solidarietà da offrire con convinzione profonda al «domani d'Italia».

gioni riconferm ate, riconquis tate e sancite nella carta costituzio nale repubblic ana. Non si potrebbe aprire il nuovo cammino dimentica ndo quel patrimoni o di ideali, di esperienze, di sacrifici e di lotte comuni con il quale abbiamo ricostruito, mattone su mattone, risparmio su rispar- • mio, fatica su fatica la nostra identità democrati ca e civile. Noi non ricominci amo dal niente, non abbiamo alle spalle un deserto. C'è invece la storia di un grande partito di centro, temprato sul valore della libertà, animatore di un'esperie nza che ha contribuito a dare all'Italia una costituzio ne moderna, pluralista e garantista , una solida democrazia, un ruolo internazio nale, una riconosciu ta vocazione europeista . Se il nome della nostra impresa ripete quello antico del partito di Sturzo, De Gasperi, Ferrari, Meda, non è per l'abbando no del retaggio degasperiano ma è per significare la comprens ione della fase nuova in cui devono collocarsi la tradizione e la freschezza della risorsa cattolico- democratica orientata al bene comune degli italiani. Non abbiamo tante possibilità di rinascere, ne abbiamo una sola: vivificare le nostre radici, rompere i sedimenti, liberare il lievito del nostro essere cristiani impegnati per il miglioram ento della società italiana, attraversa ta da mille inquietudin i, insicura del suo futuro.

Il bene comune Ciò che si è dissipato, in politica, della responsabilità etica e civile non potrà essere riparato soltanto da un pur necessario, severo, coerente processo riformator e dell'intera struttura statale. Occorrerà ricostruire, nella società, nell'economia, nella politica, il senso di una responsabilità diffusa, di una misura etica convincente e sollecitatrice di speranze comuni. Questo, prima di tutto, ci riguarda. Ma le eredirà morali che Sturzo costituì in regola e principio della condotta politica dei popolari, non si acquisiscono per diritto successorio o non si aJimentano solo per una invenzione. È vero, piuttosto, che il seme va coltivato. Il nuovo partito vuole essere il custode, fedele e coraggioso, di questo seme, non misurando il suo tempo con il variare delle stagioni ma per la durata di una coscienza politica e per l'assunzione di una responsabilità etica e civile. La scelta della nostra collocazione nella vita politica nazionale è compiuta da tempo ed è nel solco di una sicura attitudine alla moderazione, che è tutto tranne che moderatis mo, neutralità, spirito conservatore. La parola della moderazione conosce il valore e i limiti della politica, e raffigura perciò vocazione riformatrice e capacità di tolleranza, di armonia, di equità. Significa, soprattutt o, esaltazione della libertà come espressione di verità e ordine, di autonomi a e di responsabilità, di rispetto della persona e di solidarità tra le persone. Per questo, nel farsi concreto della vicenda politica, noi rifiutiamo la logica dei blocchi, la radicalizzazione dello scontro o la scorciatoi a del trasformismo. Poichè respingiamo l'idea del partito chiuso e pensiamo invece ad una capacità interpreta tiva degli interessi e dei valori espressi dalla realtà sociale, per questo neghiamo che questa logica possa essere oggi trasferita in una più larga ma ugualmen te rigida contrappo sizione ideologica o in una artificiosa contesa di cartelli denomina ti secondo un vacuo manierismo senza promessa e senza verità. Cerchiamo, piuttosto, gli incontri coerenti con la nostra identità e con la nostra proposta nitidamen te situata nella tradizione liberal-democratica. Le alleanze di programm a, ne siamo convinti, fondano la condizione dell'altern anza democratica. Abbiamo pagato e paghiamo alti prezzi per i nostri errori. Ma il passato è alle nostre spalle e non perderemo le ragioni della nostra storia e del nostro futuro. Le difficoltà che incontriam o e incontrere mo sul cammino esigono un modo di essere nella politica quale è quello che riascoltiamo e intendiam o rivivere guardando alle scelte fondamentali che furono all'origine del popolarism o e della Dc degasperiana. Scelte di sfida edi concentrazione umana e spirituale. Intorno a questi propositi chiamiam o a raccolta tutte le energie antiche e nuove che intendano condividere l'impresa secondo una convinzione profonda, aperta, dichiarata. Se troveremo ascolto ed impegno e diffuse solidarietà, costruirem o una forza autenticam ente nuova, avremo un compito nel domani e per il domani d'Italia. Viva il Partito Popolare Italiano!


IL POPOLO

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IL PARTITO POPOLARE ITALIANO

Martinazzoli: prima di tutto e le nostr • • rag1om di FRANCESCO SA VERJO GAROFANI

MINO MARTINAZZO LI ha appena concluso il suo discorso ufficiale, l'appello che il nuovo Partito popolare rivolge ancora, settantacinque anni dopo quello di don Sturzo, agli italiani. Il segretario non nasconde la sua commozione, frutto della consapevolezza della grande responsabilità che in quel momento si assume in nome e per conto di un numero grande di cattolici democratici che guardano con speranza al futuro del nuovo partito. Ma é un momento. Poi a Martinazzoli tocca di incontrare i giornalisti. La tensione dell'ufficialità svanisce e lascia il posto alla serenità. Il segretario é disponibile, sorridente. risponde a tutte le domande con tranquillità e con altrettanta fermezza. E" sereno anche quando parla dei cosiddetti centristi e della loro scelta di dar vita ad un altro partito. «Comunque vadano le cose sottolinea Martinazzoli - non é accaduta una spaccatura tra una parte moderata e una parte progressista della vecchia Dc. Questa sarebbe un"interpretazione falsa e capziosa. La verità è che noi siamo la continuità rinnovata di una tradizione. E a chi mi dice che sono andati via i centristi e i moderati, io rispondo che non é vero, perchè io sono centrista. io sono moderato». Martinazzoli rifiuta i toni polemicf;""non vuole spargere ulteriore sale sulle ferite, su quello che continua a definire un «commiato». Ma non rinuncia alla sua posizione: «non possiamo perdere le nostre ragioni, la nostra identità per paura di perdere». Comunque il segretaJ.io chiede chiarezza: «occorrerà - dice rivolto ancora ai neocentristi -che questi amici si decidano a verificare quali erano i termini delle aUeanze che mi si offrivano». Martinazzoli si riferisce alla Lega. «Mi intersssava capire - dice ROMA - La fine della Dc era «inevitabile». L'ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, aggiungendo che, al contrario, <<non era assolutamente inevitabile» che dalle ceneri della dc nascessero due formazioni. «La fine della dc intesa come grande partito nazionale al quale i cattolici avevano dato la loro forza sociale e culturale per un compito di carattere nazionale era inevitabile - ha spiegato Cossiga - essendo venuti meno i motivi per i quali la dc specificatamente non era soltanto un partito di cattolici, ma un partito cui il cattolicesimo politico dava la sua anima, la sua cultura, la sua forza per il raggiungimento di obiettivi e per la difesa di valori che trascendevano la particolarità del cattolicesimo politico». Mancino afferma: «Sì, sono soddisfatto. Abbiamo lavorato per questo, è un bel risultato ed un bel giorno». A chi gli domandava cosa fai·à il Partito Popolare nei confronti dei centristi, mancino ha replicato: «che faranno loro semmai ... ». Laconico Ciriaco De Mita. Alla domanda se fosse soddisfatto. l'ex segretario dc ha risposto con un «Sì» ed ha poi aggiunto: «ci ho pensato

parlando della proposta Maroni - in che modo un"ipotetica alleanza si sarebbe espressa sul terreno elettorale. La risposta è stata che la Lega presenta in Lombardia i suoi candidati e il suo simbolo in tutti i collegi. In pratica mi si chiedeva di accettare la nostra sparizione nel nord del Paese. Insomma, più che · un'offerta di alleanza, un necrologio». E a chi insiste credendo di rintracciare nel Ppi posizioni diverse, come quella di Buttiglione, più disponibili verso il Carroccio, Martinazzoli risponde che «lo stesso Buttiglione ha preso atto di un'impossibilità di dialogo con la Lega. Anche il fatto che di tanto in tanto la Lega annunci di abbandonare l'unico elemento fondante della sua proposta politica, il separatismo, non è indifferente ma non può bastarci per un accordo». Il tema delle alleanze tiene banco.-A chi, facendo risalire ai nuovi meccanismi elettorali l'assoluta necessità di costruire aggregazioni, Martinazzoli risponde negando che i processi politici derivino esclusivamente dalle regole. Il segretario del Ppi critica «le modalità con cui il Pds è andato ad egemonizzare il cosiddetto polo progressista. Un errore che determina spinte specula.ii dall'altra parte. Ma io - sottolinea Martinazzoli -non accetterò di annegare in un'indistinzione la nostra originalità. Il nostro ruolo non è di accedere come una quantità trascurabile su un fronte o sull'altro». Quale strategia politica mette in campo, allora, il Ppi? Martinazzoli conferma l'interesse per Segni, per quella proposta di governo. «Non scegliamo solo la testimonianza dice - e abbiamo riconosciuto in Segni un interlocutore autorevole. una leadership pos-

sibile di governo, in un rapporto che é di parità>>. Ma, gli chiedono, e se Segni aprisse alla Lega? La risposta é inequivocabile: «Le condizioni che poniamo a noi stessi - scandisce Martinazzoli -ìe poniamo anche a Segni. Noi non siamo disponibili ad una logica bloccata, né tantomeno siamo disponibili a collocarci in un 'indistinzione, perché questa logica contro qualcuno non avrebbe con... fini». Il gioco di parole serve al segretario ad enunciare meglio e con più efficacia il suo no alla destra. Il nuovo partito, dunque, si presenta agli elettori con la propria originalità, sapendo bene di non essere erede di alcun consenso precostituito. Si presenta con un'idea dinamica del centro, con una concezione mite, moderata della politica, con uno stile sobrio, autenticamente popolare. Guardando alla gente, ai cattolici, ma non solo. A chi parla di unità politica dei cattolici, Martinazzoli replica ricordando la tradizione di una cultura, da Sturzo a De Gasperi. che ha sempre saputo distinguere tra fede e politica. «Noi non abbiamo mai preteso - sottolinea - l'unità politica dei cattolici. Ciò, tuttavia, non ci

può impedire di dichiararci un partito di ispirazione cristiana, e se ne saremo meritevoli, di guadagnarci un più di consensi cattolici. Ma il Ppi guarda ben oltre il perimetro cattolico: le ragioni umane e morali cui ci richiamiamo possono convincere molti altri cittadini di questo Paese». Poi un riferimento alle prossime tappe, ai primi passi del nuovo soggetto politico, in coerenza con quanto già stabilito alla Costituente. I traguardi prefissati sono stati tutti rispettati. «E sabato - annuncia Martinazzoli - diremo in modo più ampio la nostra proposta, il programma. L'imminenza di una competizione elettorale non ci consente di proporci un appuntamento congressuale immediato». E a chi gli domanda delle sue intenzioni future, Mino Martinazzoli risponde con grande serenità:«sarò segretario non oltre il primo congresso del Ppi». Poi aggiunge: <<non mi ricandiderò in Parlamento; é una decisione personale ma non priva, credo, di un qualche valore esemplare. Ma il prossimo segretario dovrà essere un parlamentare, perché in una democrazia parlamentare sarebbe strana una scelta di versa».

Le reazioni del mondo politico alla nascita del nuovo partito

<<Una scelta inevitabile>> \

I consensi da Cossiga, Del Turco, Napolitano. Sprezzante la Lega prima di dirlo». Intanto per la nascita del nuovo Partito Popolare Italiano il segretario del psi, Ottaviano Del Turco, ha mandato un messaggio a Martinazzoli con «i più amichevoli auguri». «Sappiamo che sei mosso dalla volontà di riprendere il meglio del1'esperienza dei cattolici democratici nella storia d'Italia - scrive Del Turco -. Noi rivendichiamo il senso positivo che ha avuto la stagione della nostra collaborazione politica ormai definitivamente conclusa, per la modernizzazione del Paese e per l'attuazione di riforme fondamentali per la tutela del mondo del lavoro. Occorre per tutti noi chiudere un capitolo della propria storia e aprire una nuova fase che ponga nuovi fondamenti morali alla politica. L'azione che hai condotto per la creazione del nuovo partito popolare, costituisce un contributo rilevante alla.rigenerazione del paese. Uno dei padri storici della Dc, Fanfani, dice: «Spero

che tutti restino nella stessa casa, ma ci restino per lavorare insieme, per camminare e non per stare fermi. Da luglio ad oggi abbiamo già perso troppo tempo. mi auguro che non sia troppo tardi». Secondo Fanfani, bisognerebbe camminare insieme «per risolvere i problemi veri ed urgenti: pace, europa, occupazione, sicurezza dei cittadini, legalità, giustizia sociale e quindi fiscale». «È stato un momento cche realmente si può defi-

nire storico. Si è chiuso un lungo ciclo di tempo». Piccoli è soddisfatto della nascita del Ppi. Nonostante la sua lunga appartenenza alla Dc, Piccoli non è dispiaciuto del cambio: «Questa spiega - è la reincarnazione della dc che torna alle proprie radici. Poi, per gente come me, che è sempre stata fedele al partito, questo rimane il mio partito»." È, invece, molto duro con i centristi: «La grande presenza della dc sarà qui e non nel dispetto di andare a cercare a destra e a sinistra». Sprezzante, invece, la Lega. Bossi "ringrazia" Martinazzoli che rifiuta di allearsi con lui mentre Miglio afferma: «Avevo previsto che la Dc si sarebbe spaccata in due, non ho previsto la terza Dc, ma credo che nascerà anch'essa».

Pannella "a Rosa e Mino" ROMA - Marco Pannella, in un fugace passaggio all'Istituto Sturzo, non ha voluto far mancare il suo saluto ed il suo augurio a] nascente Ppi. «Cari Rosa e Mino - ha scritto Pannella di suo pugno alla Iervo]ino e a Martinazzoli - sono passato per l'attimo necessario a testimoniare la mia amicizia e il mio augurio. Anche nena memoria di don Romolo Murri, leader cattolico democratico e leader e deputato del partito radicale. Fraternamente, Marco Pannella>>.


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IL POPOLO

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Il PARTITO POP OL AR E ITALIANO ''Una pianta verde e ancora giovane ma con forte capacità di crescere perchè ha radici antiche': Dal P PI l'invito e la sfuia di "rischiare per le proprie idee"

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È IN NOI OGGI com-

mozione, oltre che convinzione, per il passo che insieme stiamo compiendo. C'è commozione nel ritrovarci qui, a 75 anni dall'Appe llo di Sturzo ai «Liberi e forti» (anche con alcuni amici che sono stati presenti a quell'avvenimento) per rinnovare un appello a quanti sono convinti che le idee-forza del popolarismo sono ancora oggi motivo ispiratore di un programma e di un agire politico capace di far sviluppare ulteriormente nel nostro Paese libertà, democrazia e giustizia.

o C'è la commozione nel constatare la persistente validità di questo patrimoni o ideale e consapevolezza del lavoro culturale e politico da compiere per trasformarlo in proposte politiche concrete, capaci di rispondere ai problemi di oggi. C'è in noi, in quanti vengono dalla Democrazia Cristiana

Il partito del coraggio e della speranza di RosA JERvoLIN o Russo

(che, per molti è stata davvero «scelta di vita» e non di professionismo politico) l'orgoglio per il c~mmino storico compiuto e la consapevolezza per i cedimenti, le non fedeltà che ne hanno appannat o l'agire e l'immagine. C'è la volontà di ricominciare davvero da capo, con il nuovo soggetto politico che oggi nasce, partendo ancora una volta dal patrimoni o ideale che è stato di Sturzo, di De Gasperi, di Moro. Continuit à ideale quindi ma nuovo modo di essere in politica. Soggetto nuovo, quindi,

nel programma, nella struttura, nelle regole, nelle persone, nell'attenzione ad un severo rapporto fra etica e politica, nel modo di far politica, nel suo essere insieme in una continua dialettica partito e società civile.

o Partito popolare che fa della ispirazione cristiana la sua ricchezza, della laicità della politica il suo stile, della realizzazione di obiettivi di libertà, solidarietà, di livelli sempre più alti di giustizia il suo scopo.

Partito che guarda alla persona umana, alla famiglia, alle autonomie come insostituibili momenti costitutivi della società civile e come fondamento delle istituzioni in un Paese democratico. Partito nazionale, impegnato nel consolidamento dell'unità europea, pròteso a costruire la pace e livelli sempre più alti di solidarietà fra i popoli. Il Partito popolare nasce oggi dopo un lungo, serio lavoro di preparazione. Nasce in un momento difficile con il Paese già impegnato nella vigilia

Il m~o inviato al presidente Scalfaro

Cronaca di ma giornata tra la Minerva el'titituto Sturzo

diDeR<&t IL CRONIST A che sia andato, ieri, prima all'alberg o

Minerva e poi all'istitu to Luigi Sturzo ha potuto vedere di persona la differenza. Quella tra la paura e il coraggio , innanzitu tto, delle proprie idee, della propria identità, della propria storia. Poi la differenz a tra l'emotiv ità, la sudditan fa al frastuono delle sirene, e la consapev olezza invece che non ci saranno sconti, nella nuova politica del Paese, per un partito ehe voglia richiamars i all'ispira zione cristiana e ai tanti dover essere che essa imporrà. Una lettura superfici ale e molto, molto strumen tale della giornata di ieri farà scrivere a tanti giornali che ieri la DC si è divisa in due. Già in serata diversi servizi televisivi , a cominciare dal TG3 hanno dato questa spregevole-ve rsione. Non è cosi, e non è possibile che malintesi interessi politici facciano velo sulla oggettiv ità delle cose e su un minimo di dignità professio nale di chi è chiamato a informar e la gente, oltretutto dai pulpiti di un servizio pubblico. Nel tempo la verità farà giustizia , speriamo , anche di questa spregiudi -

di GIUSEPPE SANGIORGI

catezza. Ma il cronista che ha assistito a entrambe le manifest azioni può, almeno in queste righe che seguono, dare testimon ianza della profonda diversità delle due manifest azioni. Del compitin o di poche righe con cui i centristi hanno riassunto il loro programma e del grande spazio, invece, che hanno concesso al problema delle alleanze elettoral i. Un 'alchimia di presenza e di collocazione tutta giocata sulla ragione elettorale. Un'orche strina pronta a suonare diversi motivi, a seconda delle convenienze. E gli orchestra li, con le facce un pò stralunat e, che pregavan o: prima i fotografi , per favore, poi le televisioni, poi i giornalis ti della carta stampat ata ... In via delle Coppelle, nelle sale dell'istituto Sturzo c'era un'altra musica. Erano più gli esclusi che gli invitati, probabilm ente. Erano più i convenuti di quanti potessero entrare nelle sale. Non si celebrav a un rito della comunicazi one ma si tracciava il quadro del partito popolare italiano. Se ne presenta va l'identità , prima della con-

tà tecnologica del 2000. Un partito, quindi, che vuole e deve essere riconoscibile per la sua proposta politica che è anche la sua ragion d'essere. Un partito però che cerca, si impegna a realizzare tutte le convergenze e le sinergie possibili in una logica che tende ad aggregare le forze politiche per realizzare obiettivi comuni. elettorale. Nasce con la volonUn partito, il Partito popotà di contribuire a far riscopriche vuole essere il partito lare, della re ai cittadini la nobiltà della speranza, coraggio, del politica intesa come impegno politica come far del gusto del per il bene comune. impegno appassionante e disinteressato. o Chiediamo di venire con noi che hanno ·coraggio e coloro a di ferma Nasce con la volontà non tradire mai la sua identità speranza, che si sentono capadi partito popolare, cioè di ci di impegnarsi e rischiare per partito che sceglie la difesa del- le proprie idee. l'uomo, dei suoi diritti, delle Una pianta verde, quindi, ancora giovane ma con forte posizioni deboli. Nella consapevolezza che capacità di crescere, perché ha questa è scelta moderna e di radici antiche, le radici del ' progresso, perché umanizza la Partito Popolare di Sturzo. logica dell'efficienza e la socie-

Il nostro impegno

per la democrazia

venienza elettoral e. Se ne descrivev ano le difficoltà, la grande storia ma anche i torti dei quali è l 'erede. Non è possibile riassume re qui le parole della Iervolino , di Gerardo Bianco, di Enzo Balboni, di Gabriele De Rosa, di Martinaz zoli. Del resto il nostro giornale oggi è monogra fico sui loro intervent i. Ma lo spirito si, quello si può riassume rlo in uno straordin ario invito alla fiducia e alla speranza . I cattolici democra tici riprendon o un cammino che nella mitezza e insieme nella forza resta un grande riferimen to democra tico del nostro Paese. Il testimon e ideale di questo passaggio l'ha dato nella sua conclusio ne De Rosa, con un impeto che ricorda i personaggi di Bernanos : «Non siamo qui per fabbricar e nuovi notabili per nuove clientele , ma per riguadag nare alla politica quelle nostre antiche ragioni abbiamo sconside ratament e che smarrito . Mettiamo celo bene in mente: oggi noi cammini amo nel vuoto; sarebbe veramen tre un suicidio se ritenessi mo di poter riempire questo vuoto solo con i giochi della cabina elettorale ».

Il nuovo Partito Popolare , ricollega ndosi alle idee del popolarism o di Sturzo e di De Gasperi, «si rivolge a tutti gli uomini liberi e forti. Chiede loro l'impegn o generoso e severo, fondato sull'esige nte rapporto tra etica e politica, teso ad obiettivi sempre più alti di libertà, di giustizia e di soli· darietà». Questo il messaggi o che gli esponent i del nuovo Partito Popolare Italiano hanno inviato nel pomerigg io di ieri al presiden te della Repubbli ca, Oscar Luigi Scalfaro. Il messaggi o è stato letto dall'on. Gerardo Bianco, nel corso della cerimoni a svoltasi nel centro don Luigi Sturzo a Roma. Gli esponent i del Partito Popolare Italiano si rivolgono al presiden te della Repubbli ca, quale rapprese ntante «del· l'unità nazionale», sottoline ando la loro volontà di «adoperarsi per servire il bene comune di tutti gli itaHani». «In un momento difficile, ma ricco di potenzia lità· prosegue il messaggi o • il nostro impegno sarà rivolto a far crescere la democraz ia che Lei, con impegno limpido e generoso, ha contribui to a costruire sin dalla resistenz a e dall'assemblea costituen te, e che oggi passa attravers o un forte rinnovam ento delle istituzion i. E ciò affinché il nostro paese possa continua re ad essere protagon ista nello sviluppo della comunità europea che ebbe in De Gasperi uno dei suoi fondatori e in ogni iniziativa che consenta il raggiung imento della pace».


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nPartito Popolare nacque e si affermiJ come partito costituzionale, partito del Parlamento, democraticamente eletto e che tale rimase sino alla fme. Con l'appello sipoteva dire chiusa defmitivamente la fase dell'opposizione cattolica allo Stato liberale contrassegnata dal non expedit

<<Un'im pres a • ta

da passione civile>> di GABRJELE DE ROSA

I. Il 18 gennaio 1919, dall'albergo di S. Chiara, a Roma, venne lanciato l'appello «a tutti gli uomini liberi e forti», con il quale fu annunciata al paese la nascita del Partito Popolare Italiano. Con quest'appello faceva finalmente la sua comparsa sulla scena politica nazionale il primo partito di cattolici democratici, laico, aconfes ionale, riformista, ispirato ai principi del cristianesimo «che consacrò la grande missione civilizzatrice dell'Italia», interprete di quell'altra Italia che era rimasta esclusa dalle scelte dello Stato liberalmonarchico. Un partito che era stato già delineato da Sturzo nel discorso di Caltagirone del 24 dicembre 1905: «Ora io stimo che sia fiunto il momento[ ...] che i cattolici[ ...] si mettano al paro degli altri partiti nella vita nazionale non come depositari della religione o cxome armata permanente delle autorità religiose[ ... ], ma come rappresentanti di una tendenza popolare nello sviluppo del vivere civile, cbe vuolsi impregnato, animato da quei principi morali e sociali che derivano dalla civiltà cristiana». I firmatari dell'appello erano di varie tendenze, ex murriani, conservatori nazionali, cattolici liberali che le speranze di rinnovamento, le attese palingenetiche delle masse che venivano dalla trincea, la convinzione che anche i cattoloici devenivano cittadini a pieno diritto dello Stato liberale strinsero attorno a Sturzo. L'appello era preceduto da una serie di analisi di Sturzo sui fenomeni degenerativi delle istituzioni parlamentari: la loro perdita di rappresentatività, anzitutto, dal momento che. era stara sottratta al Parlamento quasi tuttala «turnultaria legislazione»;il frantumarsi della vita politica in tante costruzioni «fittizie»; «l'accrescimento burocratico dello Stato». È importante rilevare che il Partito Popolare nacque e si affermò come partito costituzionale, partito del Parlamento, democraticamente eletto e che tale rimase sino alla fine. Con questo appello, si poteva dire chiusa definitivamente la fase dell'opposizione cattolica allo Stato liberale, contrassegnata dal non expedil; era recuperata la ricca tradizione moderata del cattolicesimo liberale, che aveva animato tanta parte della classe dirigente risorgimentale; era riaffermata la tradizione cattolica, da Taparelli d'Azeglio a Toniolo a Murri, delle autonomie locali e dell'antistatalismo; era rivendicato, senza privilegi e tutele di casta, l'ideale di una libertà «rispondente alla maturità civile del nostro popolo e al più largo sviluppo delle sue energie» (Sturzo); era infine avanzato un programma di riforme, che al primo punto sosteneva «l'integrità della famiglia contro tutte le forme di dissoluzione e di corrompimento»; la salvaguardia della moralità pubblica; la libertà di insegna-

mento; la fine del latifondo e la riforma agraria per il Mezzogiorno; il decentramento amministrativo e una nuova articolazione dello Stato fondata sulle Regioni: tutti punti qualificanti, specifici del riformismo popolare, che non furono recepiti allora dalla classe politica dirigente, incontrando un muro di diffidenze e timori anche all'interno della burocrazia statale, una fitta rete di interessi corporativi, che aveva facile giuco nel resuscitare lo spettro del clericalismo ultramontano, nemico dello Stato monarchico. 2. Il partito popolare era da considerarsi antegatto dalla DC o fase autonoma, propria, specifica nel ciclo della politica nazionale? Se lo era già chiesto Sturzo, nel secondo dopoguera, ma il punto che riannodava le due esperienze era la loro collocazione di centro, che prendeva corpo sul piano parlamentare, nelle scelte di governo, nelle proposte istituzionai, ispirate 4 criteri di moderazione, di temperanze e di attitudine riformatrice. Possiamo noi, oggi qui riuniti in una situazione critica sconvolgente, che consideriamo unica nella storia del nostro paese, dall'unità ad oggi, rinnovare l'appello «a tutti gli uomini liberi e forti», e confermare le ragioni storiche della nostra presenza nella vita poliica nazionale, le stesse che furono alla base del Partito Popolare Italiano? In altre parole, perché abbiamo convenuto di chiamarci Partito Popolare? Non è certo per il gusto della novità, nemmeno per un calcolo opportunistico, quasi a cancellare con il nuovo nome le degenerazioni di quel sistema di potere e di governo che dalla fine degli anni Settanta ha coinvolto anche la Democrazia Cristiana. Dobbiamo pur dirlo ad alta voce che l'assunzione

delle' nostre responsabilità non comporta una sorta di damnatio memoriae di quel partito che è stato con De Gasperi, Dossetti, Moro, Vanoni, Piccioni, Mortati e con i partiti della sinistra comunista e socialista, l'artefice di una delle più moderne costituzioni, e poi, alleato con i partiti della tradizione laica risorgimentale, il garante, con una grande scelta di civiltà, della vita democratica nel nostro paese negli anni della.guerra fredda, il convinto assertore di quelle alleanze, dalla NATO alla Comunità Europea, che hanno consentito all'Italia di uscire di minorità e raggiungere in pochi anni un alto livello di credibilità internazionale, nonostante le forti contestazioni del comunismo. Nuove classi sociali sono emerse dalle vaste trasformazioni avvenute come al Nord anche al Sud: la modernizzazione dei nostri sistemi di vita, l'accesso di grandi masse all'istruzione universitaria, la dilatazione dei consumi e l'aumento del reddito pro capite, pur con le ben note di-

varicazioni fra Nord e Sud, lo sviluppo tecnologico che ha contraddistinto la meravigliosa diffusione di infinite piccole e medie imprese in tante aree regionali, che hanno trasformato il paesaggio agrario del paese e capovolto i rapporti fra agricoltura, industria e terziario, sono dati incontrovertibili di una crescita forte che ha meritato la collocazione dell'Italia fra gli Stati più industrializzati e moderni del mondo. Sono anche fatti, scelte, acquisizioni che solo molto più ampie e decisive se rapportate alla stagione del partito di Sturzo. L'Italia di oggi non è quella del primo dopoguerra, non v'è bisogno di molte parole per spiegarlo. Ne era ben consapevole lo stesso Sturzo, quando dopo le elezioni del '48 sottolienava che la DC riscuoteva la fiducia del paese non solo perché teneva lontano il pericolo comunista, «ma anche per i fini della pacificazione nazionale, l'incremento della produzione, lo sviluppo dei commerci, la liquidazione delle passività politiche e morali della guerra e la ricostruzione del paese». Non citiamo queste parole di Sturzo per reclamare in ritardo benemerenze e riconoscimenti, che semmai spettano a quegli operatori di cultura e di produzioni economica, che hanno visto nella DC il partito che meglio garantiva la stabilità economica ed istituzionale negli anni più difficili del secondo dopoguerra. Ed è vero che la Dc ha sempre rappresentato una massa di consensi che oltrepassava la rete degli iscritti e dei simpatizzanti; massa cha andava - annotava Sturzo con quella sua attenzione sociologica che ancora oggi gli riconoscono gli studiosi dall'azione cattolica alle zone della borghesia semireligiosa, sernilaica e alle organizzazioni sindacali libere o adiste. Noi sbaglieremmo se riducessimo il confronto con il popolarismo a una rassegna delle condizioni storiche diverse in cui operarono la DC e

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il PPI, un confronto scontato, ovvio. Quando ci nella a poco a poco si è passati al partito-appariferiamo al popolarismo, ci riferiamo alle sue rato, al partito-Stato, al partito tutto-fare, delle istanze primarie, al modo di essere in politica, che correnti gestite e operanti sul territorio come Sturzo non si stancò mai di ricordare fino alla sua grandi clientele di massa, che condizionavano la scomparsa; ci riferiamo ai criteri di scelta e di vita amministrativa non solo dello Stato, ma esercizio di una costante presenza critica nella so- anche locale, realizzando ogni sorta di comprocietà, anche in una società complessa come la no- missioni anche con le imprese, le aziende, gli enstra. ti pubblici e privati e pervenendo così a una conPiù che alla lezione storica del pur prestigioso dizione di immunità, quasi una nuova genia di Partito Popolare Italiano, astrattamente intesa, intoccabili. Il costo degli apparati, trasformatisi ni a veder passare tutto, nomine, appalti, con- semplicemente giusto. Se non si mette una barSturzo si richiamava negli anni Cinquanta alle in burocrazie divoratrici di somme enormi, non corsi, attraverso una partitocrazia, che, quando riera in nome di principi saldi, sarà impossibile ragioni, alle istanze che legittimavano, per così aveva più limiti-. Non era più reato quel che si poteva, sostenuta da connivenze anche sindaca- farvi argine». Nel concetto di moralità pubblica dire, l'impegno del cristiano in politica, in qua- faceva in nome nori"Solo del partito, ma anche li, tendeva a regolare funzioni e movimenti della Sturzo comprendeva una gamma di infrazioni e lunque stagione, ieri come oggi. Le sue «predi- di questa o di quella corrente, com<( se un sottile pubblica amministrazione. Quei richami di . reati che andavano molto più in là dello sperpeche» del secondo dopoguerra non sono anacro- veleno leninista fosse penetrato a poco a poco, Sturzo ai contenuti etico-politici della ·politica ro del denaro, delle malversazioni e dei peculati. nistiche, perché investono tutta la nostra respon- negli anni più duri del confronto con il comuni- erano considerati fisime di un altro mondo, co- U catalogo degli atti di immoralità pubblica, da sabilità non di iscritti, ma di cittadini che opera- smo, anche nel comportamento di politici che si · munque sia in contrasto con le tendenze ritenu- lui redatto, merita di essere letto per la sua atno secondo quelle convinzioni che appartengo- dicevano democratici e campioni del garanti- te più moderne di uno Stato e delle sue parteci- tualità; si badi bene, reca la dta del 3 novembre no, come categorie inalterabili, alla nostra co- smo. Non sarebbe potuto bastare nessun colle- pazioni in una economia complessa, di grandi 1946: «Applicare sistemi fiscali ingiusti o vessascienza. Ed ecco Sturzo nel secondo dopoguerra gio di probiviri a correggere questo diffuso an- trasformazioni sociali, sempre più lontana dai tori è immoralità; dare impieghi di Stato o di alricordare ai democratici cristiani la responsabili- dazzo di immoralità; non c'eràno più regole, né ritmi lenti dello sviluppo delle società borghesi tri enti pubblici a persone incompetenti è immotà «di rappresentare non un semplice partito, ma giuridiche, né morali, che potessero trattenere di fine secolo. ralità; aumentare posti d'impiego senza necessiil paese nei suoi interessi vitali e il dovere di corri- in questo disinvolto uso del pubblico denaro da Se consideriamo che tra i primi articoli s.critti tà è immoralità; abussare della propria influenspondervi con onestà di metodi, con abnegazio- parte dei partiti associati alla pratica della cor- da Sturzo al suo rientro in Italia, ce n'è uno, ' za o del proprio posto di consigliere, deputato, ne, personale, con correttezza amministrativa, ruzione con certi settori della grande industria comparso su «L'Italia» (Milano, 3 novembre ministro, dirigente sindacale, nell'amministracon limpidità politica, con sincerità di intenti, che avevano così trovato il modo di assicurarsi 1946), che reca questo titolo ammonitore: Mo- zione della giustizia civile o penale, nell'esame con tolleranza verso gli avversari e rispetto dei lodei concorsi pubblici, nelle assegnazioni di apro diritti» («La Via», 4 giugno 1949): una sequela palti o alterarne le decisioni, è immoralità». altissima di doveri e di responsabilità - con in ulQualche mese dopo, siamo già alla denuncia timo quella parola tolleranza che egli ritenne fra i dello statalismo come fatto di mentalità che primi insegnamenti della sua vita - che oggi ci coinvolge anche il modo di pensare comune delinquieta solo a rileggerla, alla vista delle macerie la gente: «Quel che più disturba chi è vissuto per in mezzo alle quali camminiamo. sì lungo tempo in paesi liberi [... ] è la contestaC'è una sensazione dolorosa che non ci abbanzione che gli italiani si sono totalmente adagiati dona, quella del tempo perduto in un progressivo all'idea di uno Stato-tutto, che nessuno ha più - quasi insensibile degradare verso un pragmatiritegno di invocare provvedimenti e interventi smo politico, senza più il bruciore delle responsastatali per la più insignificante iniziativa». bilità e delle idee. Quale avrebbe dovuto essere la Non possiamo enumerare tutte le battaglie fonte, l' ispirazione che avrebbe dovuto manteneche Sturzo condusse con una intensità crescente re integro lo spirito delle origini? «Perchè la Dc e quasi in solitudine contro le corruzioni, le malsia veramente un partito italiano aperto a tutti versazioni, le manipolazioni del potere, contro coloro che vivono dello spirito italiano, -raccoquel che chiamava il fenomeno dei «capitalisti manda va ancora Sturzo - ha bisogno anzitutto del funzionalismo», contro la connessione del di orientarsi alla tradizione di libertà afferma dal potere con il possesso, contro la connessione del Risorgimento e vissuta fino al fascismo>) (ibipotere con il possesso, contro la commistione dì dem) . Sappiamo bene a quale tradizione Sturzo politico e affarismo. si richiamava: a quei testi di filosofia cristiana Nemmeno penso di indugiare suil'antistataliche egli citava nelle l~zioni al Seminario di Calsmo di Sturzo, che san:bbe erroneo ritenere tagirone sin da giovane e di cui tutti i suoi scritti come spesso ancora si dice - contrario· all'inmaggiori sono in qualche modo permeati. La tervento statale - dichiarò al Senato 1'8 giugno raccomandazione finale era per noi importan1955 - posso ammettere da ,parte dello .Stato tissima: la DC farebbe bene «a curare con magsia l'intervento propulsivo, quando manca ·giore impegno la riorganizzazione amministraqualsiasi possibilità immediata di s~rie iniziative . tiva dello Stato e degli enti locali, a rimetterla private, sia l'intervento integrativo quando l'isopr~ un piano di rigidità morale, a sfrondarne niziativa privata non è sufficiente». le, sovrastrutture statali e parastatali, a liberare E che cosa dire della sua più importante riforla burocrazia da incarichi industriali e commerma riguardante i partitì politici e le candidature · ciali, a purificare l'ambiente dello Stato da tutti alle elezioni politiche e amministrative? Citata i parassiti palesi e occulti, politici e affaristici» più volte, la legge rimase lettera morta . (ibidem). E concludeva così: «Infine, la DC faCi basti ripensare alla pubblicistica sturziana rebbe bene a rivalutare le classi intellettuali e degli anni che vanno dal 1946 al 1959, per vedemedie che formano la spina dorsale della strutre quasi attraverso un contrappunto l' altra stotura di un paese civile moderno e destinato ad ria del nostro paese, quella appunto - sarei un avvenire. Le classi medie fecero l'Italia nel tentato di dire -dell'utopia sturziana, che sbaRisorgimento; le classi medie fecero l'Italia laiglieremmo se riducessimo a un elenco delle cose ca centralizzata; le classi medie fecero purtropche avrebbero potuto farsi o che non si sono fatpo il 28 ottobre 1922; le classi medie han fatto la te, e non valutassimo invece l'utopia per quello Resistenza, il 2 giugno 1946 e il 18 aprile 1948». che fu veramente: un altro modo di essere in poliPossiamo ritenere che il grande retaggio politica, così permetato di eticità e conseguentemente tico, .culturale nazionale ed europeo di Sturzo e di responsabilità a tutti i livelli, dal più semplice e della DC degasperiana sia stato cancellato dalla modesto artigiano, al più alto intellettuale profesmemoria degli italiani e che di nuovo le classi sionista. medie abbiano optato per un altro ciclo di avProprio questo modo di essere in politica cariventure, disintegratrici delle nostre tradizioni cava il partito di un senso di responsabilità altisnazionali, nella prospettiva di un nuovo ordine sima, responsabilità nelle persone e nella scelta territoriale, che aprirebbe in realtà la vita al didei mezzi la cui utilità doveva sempre farsi nelsordine? l'ambito di una rigorosa eticità, costasse quel 3. Con il 1989, in verità, non è caduta insieme che costasse. L'esigenza di tanto rigore scaturicon il Muro di Berlino anche questa storia, che è va anche dal carattere laico del partito, espresralizziamo la vita pubblica, non possiamo non ri- sione non di un ramo della vita della Chiesa, ma storia di realtà istituzionali, economiche e socia- una nuova forma di protezionismo. li, di straordinaria grandezza, che sono sotto gli ' 4. Anche noi abbiamo ignorato Sturzo, non manere sorpresi. Non c'erano ancora gli scan- dell'evoluzione storica della società nazionale, occhi di tutti, evidenze che solo il pregiudizio solo lo Sturzo fondatore del popolarismo, ma dali, che oggi conosciamo, niente che potesse in ogni campo, politico, economico e sociale, ideologico, la rozza insofferenza verso tutto ciò anche quello dell'esilio quando con Francesco assomigliare a quella piaga di Tangentopoli ri- dell'organizzazione dello Stato moderno e delche reca, in qualche modo, il segno, l'emblema, Luigi Ferrari combatteva contro tutti i fascismi velatasi in questi anni, tuttavia Sturzo era con- l'impegno del cristiano a non compromettere la memoria della DC, possono negare. degli anni Trenta e in difesa della Società delle vinto che il problema principale di una demo- nelle agitazioni politiche la propria fede, ma a Con il 1989, è finito in realtà un certo modo Nazioni e contro il diritto di guerra, lo Sturzo crazia moderna fosse di difendersi nort solo dal viverla nel comportamento politico e civile. 5. Perchè questo nostro richiamo al popolaridi gestire la politica, facendo emergere le dege- infine delle battaglie giornalistiche del secondo pericolo dell'inquinamento della vita pubblica, nerazioni di un sistema partitico che, con una dopoguerra contro gli eccessi dello statalismo e ma anche da quello della «insensibilità del po- smo e alla lezione di Sturzo? Possiamo ritenere voracità senza limiti, ha determinato i guasti dell'assistenzialismo, lo Sturzo del ritorno in polo stesso di fronte al dilagare dell'immoralità ancora valida e impegnativa per noi la sua espeche tutti sappiamo. Dal grande partito di con- patria, che forse ci dice di più del periodo «po- nell'amministrazione dello Stato» attraverso i rienza? Infine, è possibile richiamare dentro di sensi, di convinzione, interclassista, di vocazionoi la sua storia, riappropriarsi delle sue parole, polare». Sembrò a noi molto distante il suo mo- partiti, i sindacati, le cooperative, gli enti assine centrista e moderata, che era la Democrazia del suo messaggio, della sua utopia? E' possibile stenziali e simili. do dipensare, il suo stile, la sua concezione del Cristiana voluta da De Gasperi, Piccioni e Goruolo dello Stato, ritenuta troppo liberale, tropSturzo avvertiva nell' aria i sintomi della mapo affidata al rischio di una libertà economica lattia, che come fiume sotterraneo incominciava senza la correzione dell'intervento pubblico co- a correre nelle fibre della nostra società: «C'è me attività anche sociale. Ci sembrarono un'e- tanta corruzioné in giro, ci sono tanti appetiti ai sageerazione le sue filippiche contro il sistema danni dello Stato, che non si ha più il senso della dei controllati-controllori, contro le assuefazio- misura, né il pudore di richiedere quello che è

Più che alla lezione storica delpur prestigioso Partito Popolare, astrattamente intesa, Sturzo si richiamava negli anni '50 alle ragioni, alle istanze che legittimavano l'impegno del cristimw in politica, in qua/WUJUE stagione, ieri come oggi.


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parlare di unariattualizzazione del modo sturziano «di vedere - lo rivelò Piero Go betti - in ogni fatto politico un valore morale», come, d'altra parte, sembra sia q.uesta la domanda che sale oggi dalla società civile? Chiediamoci apertamente: Sturzo ci può aiutare oggi ad affrontare le sfide di un futurocheinrealtàè già il nostro presente? Un futuro che si affaccia violentemente sulla scena di questo nostro mondo saturo di benessere e di vertigine consumistica ma che guarda, con l'orlo delle ciglia, alle nuove forme della povertà, e alle nuove barbarie di questo secolo: un futuro che si configura nella durezza d~I dramma demografico, nelle lettura passiva dei delitti più atroci dell'umanità, nelle manipolazioni biogenetiche, nei conflitti interetnici, che dolorosamente registriamo qui; ai nostri confini; nell'usura dell'ambiente. Tutto è spettacolo, orgia dell'informazione, tutto è ingoiato quotidianamente attraverso il caleidoscopio delle nostre televisioni. Anche la giustizia sembra sempre più scivolare nella recita spettacolare, nell'offerta al pubblico di nuove maschere ironiche o deliranti, che disperdono il senso e la forza del diritto. Sono questi i problemi emergenti del nuovo ciclo storico, ne abbiamo tutti una consapevolezza forse ancora confusa, ma certa. Se penso al futuro, non posso non temere per tanta parte della nostra gioventù, che rischia di consumarsi in una nuova Babele, attraversata da qualunquismo nichilistico, che sfocia nello spettacolo continuo di violenze che assumono quasi il significato di nuove ritualità. A noi tuttisem bradi avvertire, più di ieri, la fragilità dei nostri discorsi quotidiani, della nostra corsa a nasconderci nei calcoli strumentali degli schieramenti, quando ancora non siamo riusciti a

rispondere alla domanda essenziale, primaria; quale la decisione sul nostro modo di essere in politica? Abbiamo una scelta indifferenziata di possibilità da vari ti a noi? O ne abbiamo una sola? riprendere, in qualche modo, quell'antico cammino dei nostri padri, con il quale fu giustificata la nostra presenza storica nella società nazionale. In altre parole: come crediamo di potere rispondere alla folla dei tanti problemi esistenziali con i quali entriamo, con un bagaglio di tante incertezze. nel Terzo Millennio? Se ci chiamiamo cristiani, non abbiamo il diritto di abbassare la testa nel gioco banaJedi un'avventura politica di tutti i giorni. Ce lo ha recentemente ricordato Giovanni Paolo II nella lettera ai vescovi italiani. È ben lontana da me l'idea di mitizzare il passato, la cui memoria però ci serve, ci può dare ancora una ragione nel nostro essere in politica. Possiamo separarci del tutto da questo passato, possiamo negare che «il nuovo», invocato e premessoci, rischia di diventare dispersione, irrazionalità, disordine se non siamo in grado di recuperare il senso storico, esistenziale dell'essere in politica? 6. Certo, ci sono state le degenerazioni del sistema partitocratico, ce ne assun1iamo la nostra parie di responsabilità, ma quanto è avvenuto da una certa data ai nostri giorni, non può coinvolgere le nostre scelte di civiltà. La nostra crisi, che àffonda le sue radici in un logorante processo di deviazio-

Abbiamo davanti wi altro muro costituito da mezze verità, dalle emozioni e dalle rabbie che si sono abilmente coltivate sfrnttandn anche i nostri errori. Siamo qui per riguadagnare alla politica quelle nostre antiche ragioni che abbiamo S11U1rrito ne dai presupposti etici del nostro impegno politico, da una caduta della credibilità istituzionale, dallo scadimento del rapporto fiduciario fra cittadino e classe politica non ba nulla a che fare con la crisi e il crollo del «socialismo reale». È un'infamia organizzata cercare di farlo credere, centuplicata dall'uso perverso di un immaginario, che punta sull'emotività scandalistica, pur di riuscire a coinvolgere tutta la nostra storia. L'obbiettivo di questa lotta va ben oltre Tangentopoli, è finalizzata all'eliminazione di ogni possibile forza politica di centro, a ridurre la scena politica nazionale nell'ambito di uno stretto bipolarismo, che paralizzerebbe, se si realizzasse, la dialettica democratica, rendendo impossibile una corretta gover-

za dello Stato, il «disciplinamento» delle forze del lavoro, la pace con la Chiesa, anche a prezzo della soppressione delle libertà e della democrazia, la crisi degli anni Trenta, la seconda guerra mondiale e la guerra fredda. Certo, anche noi viviamo, come fu nel 1919,ma con dimensioni e responsabilità diverse, una emergenza storico-culturale-istituzionale, la cui gravità per la prima volta nella nostra storia contemporanea si manifesta come minaccia all 'assetto unitario. Dalla protesta antistatalista e antifiscalista, non nuova nella storia di Milano, almeno dall'età crispina, si è arrivati alla contestazione dell'unità nazionale a un nuovo processo al Risorgimento, all'annuncio del verbo liberista, come un Assoluto, quasi questo fosse incompatibile con l'Italia una. Per quanto ci riguarda nulla può farci dubitare dell'intangibilità dell'assetto unitario, come espressione e risultato di un secolare processo di identità culturale, fondato su affetti, sentimenti, tradizioni di lingua, confermato dalle lotte del Risorgimento e dall'indissolubilità dell'idea di patria e di libertà. La chiave di lettura del nostro comportamento sul problema dell'identità nazionale è sempre quella espressa in una sintesi efficace dalle parole di Sturzo: «N6i vogliamo cooperare a che l'unità morale degli italiani si rifaccia sulla base in tangi-

danno economico-finanziario che ci espellerebbe dalla Comunità Europea: Tutto sta di nuovo cambiando? L'insorgenza antiunitaria è stata messa da parte? Siamo al ritorno verso una razionalità politica nell'affrontare i problemi delle riforme dello Stato? Ce lo auguriamo. Ma nessun programma di riforme potrebbe attuarsi, nessuna risposta saremmo in grado di dare ai sempre più insistenti e urgenti problemi che ci pone il futuro, e che coinvolgono non solo il destino delle nostre terre ma quello dell'umanità intera, se ci mancassero la forza morale e il senso di una altissima responsabilità civile e politica, di ispirazione umanistico-cristiana, nel momento in cui ci accingiamo a dare vita al nuovo partito. Noi dobbiamo ricondurre l'etica, l'impegno morale, nelle sue forme più categoriche, dentro la politica; dobbiamo combattere e negare validità alla concezione della doppia morale, quella che si applica ai rapporti privati, l'altra che non si applica alla vita pubblica, come se questa fosse un campo neutro, dove sono possiibli tutte le scorribande di avventurieri di tutte le risme e qualità, senza scrupoli. L'impresa nostra è difficile, gigantesca, paurosa perché abbiamo davanti un altro muro costituito da mezze verità, dalle emozioni e alle rabbie che si sono abilmente coltivate sfruttando anche nostri errori, stravolgendo i rapporti fra giustizia

nabilità. Noi oggi ci riallacciamo al senso più profondo dell'appello del 18 gennaio 1919 «a tutti gli uomini liberi e forti» riprendendo qnel termine popolare che nel contesto sturziano equivale all'altro, di interclassista che divenne più usuale con la Dc di De Gas peri e che però oggi dovrebbe dirsi «società delle condizioni umane», dove i ceti sociali non sono riferiti primieramente a un rapporto economico. ma alla loro condizioni umana: femminile, giovanile, operaia, degli anziani, religiosa ecc. Importante anche per noi oggi quanto Sturzo raccomandava al partito appena nato: che gli iscritti al partito non dovessero essere «soltanto dei voti consenzienti, ma delle illuminate coscienze». Dunque, se vogliamo riprendere la strada del popolarismo, adeguarlo e rinnovarlo secondo quanto richiedono gli immani problemi di oggi, se non vogliamo che si disperda il nostro patrimonio di idee, o che a brani venga dilapidato, da una parte e dall'altra e dissociata da un centro focolare, se, infine, vogliamo impegnarci in un lavoro, che nessuno di noi può sottovalutare, di aggregazione delle «coscienze illuminate» attorno a un'opera di ristrutturazione del nostro Stato, e di programma per il futuro, fondato sulla diversità e singolarità della gamma delle condizioni umane, occorre uno sforzo comune, consapevole, per definire il nostro modo di essere in politica. 7. Non siamo nostalgici in alcun modo. Sarebbe assurdo pensare o progettare un ritorno al popolarismo del 1919, come se non ci fosse stata di mezzo la crisi dello Stato liberale, l'opzione delle classi medie verso un fascismo «normalizzato», che avrebbe dovuto garantirei' ordine e lasicurez-

bile delle libertà costituzionali e delle autonomie locali». Non confondiamo il problema dell'identità nazionale con i problemi di un'articolazione dello Stato più efficiente e più rispettosa delle vocazioni e degli interessi locali. Problemi irrisolvibili senza l'elir:linazione del centralismo burocratico, senza una riforma della pubblica amministrazione e una politica finanziaria più rigorosa nella gestione delle risorse, tale da ripristinare i termini corretti di una competizione economica e di una produttività che ci consenta una presenza più attiva e redditizia all'interno della Comunità europea e di reggere il confronto con le altre più sviluppate economiche mondiali. Il mercato come luogo della competizione non solo economica, ma anche della comunicazione, della cultura, della progettualità, non può non essere integrato da quelle forme di solidarietà e sussidirietà verso le aree più deboli del paese, a cominciare dal Mezzogiorno dove sono ancora deficienti le condizioni per uno sviluppo, capace di condurlo ai livelli delle regioni più progredite. Chi può sostenere che non abbiamo più obblighi verso il Mezzogiorno? Chi può ritenere fondato, giusto, utile, che il Mezzogiorno faccia parte per se stesso, discriminato dalle leggi del mercato e collocato alla periferia dell'economia nazionale? Come è possibile concepire un'articolazione federalista sulla base di una gerarchia di forze economiche regionali che colloca al primo posto «chi paga di più?» Infine, come negare l'importanza che ha avuto proprio per la crescita dello Stato liberal-monarchico, per la sua identità politica e culturale, la presenza del Mezzogiorno? Fare una macro-regione del Sud sarebbe per il paese un tale

e politica, per metterci alla berlina e annullare tu tto di noi, della nostra storia e de!Ja nostra vitalità. Se non ci muovesse una forte, ansiosa passione civile e se non sentissimo in profondità un sentimento, un dovere, che è dentro di noi, impostoci dal retaggio che ci è rimesso dal passato, da quando la politica e la laicità divennero anche misura del cristiano, non esiteremmo a lasciare il campo. Certo, ne siamo ben consapevoli, c'è il problema delle aggregazioni elettorali, problema urgente, che ci prende alla gola, e che sembra contrastare con quella esigenza di raccoglimento necessaria perché il partito sia. Una cosa sappiamo di certo: che noi possiamo studiare tutte le possibili alleanze elettorai, possiamo elaborare tutte le combinazioni più avvedute per promuovere le più larghe candidature - e dobbiamo farlo -ma se non adottiamo quei criteri di scelta che ci sono peraltro suggeriti dagli esiti dei referendum, se non ci richiamiamo alle più volte ricordate ragioni essenziali del fare politca da cristiani, faremo fallimento. Non siamo qui per fabbricare nuovi notabili per nuove clientele, ma per riguadagnare alla politica quelle nostra antiche ragioni che sconsideratamente abbiamo smarrito. Mettiamocelo bene in mente: ogii noi camminiamo nel vuoto; sarebbe veramente un suicidio se ritenessimo di poter riempire questo vuoto solo con i giuochi della cabina elettorale.

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Le nove scelte essenzidi per aderire. Valori e identità SINTESI DEL DOCU.VIENTO (nel senso e con i limiti dichiarati il 18-1-1994 dal coordinatore del gruppo di lavoro sul programma, prof. Enw Balboni) Premessa: li cambiamento epocale intervenuto sia nel mondo che in Europa, che in I tali a negli ultimi cinque anni. Sue conseguenze sulla situazione politica italiana e sulla Democrazia Cristiana. Utilità e specificità di un partito di centro, ma non del centro. Significato politico positivo e morale del termine «moderazione». La terza fase della presenza dei cattolici democratici nella vita del Paese: rilanciare in un mondo nuovo l'intuizione sturziana, aggiornare l'ereditàdi De Gasper.le Moro. Corruzione della poli ti ca e questione morale. Necessità di ridare fondamento e senso al lessico elementare della politica: moralità, competenza, interesse generale, efficienza, diritti e interessi, giustizia, equità, solidarietà, sobrietà, temperanza e mitezza. Necessità di ridare senso e spessore agli atti e ai comportamenti della politica: legalità degli atti, correttezza dell'agire, efficacia dei controlli, recupero dello spirito pubblico.

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Le tre basi della nostra politica: valori e identità, costituzionalismo liberale, riformismo sociale I. li Partito Popolare si riconosce nella tradizione cattolico-democratica. Ne fa proprio il patrimonio storico e politico, culturale e sociale e intende tradurne i principi nell'organizzazione della vita quotidiana. '2. A qtlesto fine, il Partito Popolare, proprio per rispondere alla crisi dei partiti, non sarà un'organizzazione centralizzata e burocratizzata, che usa l'ideologia per giustificare in nome del fine l'uso di ogni mezzo. Il Partito Popolare sarà un'organizzazione leggera di comunicazione, raccordo e relazione fra le voci della società e i programmi che il Partito Popolare, attraverso i candidati eletti, s'impegnaa realizzare. 3. Il Partito Popolare si propòne di essere voce del bene comune, e di rappresentarlo in politica. Ciò esige limpido stile morale, coerenza nei progetti e capacità di offrire a donne e a uomini la possibilità di rispondere con credibilità e competenza alle attese del cittadinoelettore. 4. Chi aderisce 'al Partito Popolare compie nove scelte essenziali a favore: a) dell'ispirazione cristiana b) della laicità . c)dell'identitànazionale d) dell'Unione Europea come fattore di sviluppo della mondiali tà e) delle autonomie territoriali e sociali f) della difesa dei diritti umani g) della libertà e della democrazia come sua unica e compatibile forma di governo h) di uno sviluppo economico che valorizzi le capacità di lavoro, professionali ed imprenditoriali in un mercato libero i) della solidarietà intesa come tessuto connet-

Ilprogr perlanuova stagione della politica di ENZ.O BALBONI

tivo di una società a misura della persona ùmana. 5. Ispirazione cristiana. Per il Partito Popolare essa comporta un'adesione ai principi del Vangelo e al magistero sociale della Chiesa e si traduce: a) nel riconoscere la piena autonomia delle realtà terrene b) nell'assumere, riguardo ad esse, decisioni politicamente e storicamente libere e responsabili c) nel dedicarsi alla tutela e all'emancipazione della persona d) nell'agire in politica privilegiando sempre e comunque senso del dovere e di lealtà, spirito di servizio e di gratuità. 6. Laicità. Il Partito Popolare è laicamente re,s ponsabile delle proprie scelte politiche ed operative. La sua laicità si manifesta: a) nell'assunzione in piena autonomia delle responsabilità politiche assunte per servire il bene

dei diritti della persona, a cominciare dalla accoglienza della vita nascente e dal rispetto della vita morente. È necessaria un'azione di governo che sempre meglio consideri particolari identità, in specie quella femminile, mentre un'attenzione particolarissima rivolgiamo alla famiglia, alla cui tutela occorre commisurare la politica del lavoro, della casa, del fisco, della scuola, della previdenza e della salute. l l. Sul terreno dell'economia, vero cuore costituzionale degli Stati moderni, sosteniamo che sono inadeguati sia uno statalismo burocratico e centralista soffocante, sia una economia di mercato vista come <<Zona moralmente neutra», svincolata cioè dal riconoscimento delle essenziali fi~ nalità sociali cui va destinato l'impiego delle risorse. La sana conduzione dell'economia e la tecnica economica debbono avere una loro moralità

comune b) nel rispettare ogni fede religiosa e ogni orientamento politico e culturale. 7. Identità nazionale. Il Partito Popolare è un partito nazionale. Interpreta e difende la patria italiana quale società unita e unitaria, figlia di una storia comune che è sintesi delle diversità culturali e di costume radicate nelle regioni italiane. Il Partito Popolare intende salvaguardare questo patrimonio,maintendealtresìevitarechediveqti strumento di egoismi territoriali e settoriali. 8. ~uropa e mondo. Ci poniamo l'obiettivo di perseguire gli ideali di pace, di giustizia, di tutela dei diritti umani, in primo luogo riguardo all'Europa, al cui sviluppo in senso federativo siamo interessati, e poi sullo scenario del mondo intero. 9. Il Partito Popolare pone il suo fondamento nel riconoscimento e nella piena valorizzazione delle autonomie sociali e territoriali, quali componenti essenziali della convivenza. 10. Urge un grande ampliamento della carta

e funzionalità in vista di valori più alti del mero . profitto. 12. Particolare valorizzazione spetta al lavoro, la risorsa individuale che fonda l'appartenenza dei cittadini alla Repubblica. All'interno delle regole del libero mercato intendiamo muoverci nella direzione della piena occupazione e dell'economia partecipativa. 13. La solidarietà è la forma possibile di ogni rapporto umano, e quindi anche politico. Essa consente di procedere verso la meta di un Paese accogliente ed amico. Il volontariato è poi una delle forme più alte, perché libera e gratuita, di concretizzazione della solidarietà. 14. Sul piano della propostaistituzionaleil nostro programma adotta la metodologia e i fini del costituzionalismo liberale e del riformismo sociale. Questi sono i nostri referenti ideologici fondamentali capaci di situare gli obiettivi dei cittadini italiani sull'orizzonte della libertà e su quello della giustizia. Ci impegnamo a promuovere l'attuazione di

questi obiettivi attraverso l'ascolto della gente e senza chiusure nei confronti di posizioni e programmi diversi, purché finalizzati al bene comune del nostro Paese.

II Europa e politica estera l. Sulla scia del coraggio e della lungimiranza di De Gasperi acquista sempre maggior pregio il valore della collocazione europea ed occidentale dell'Italia. Poniamo le questioni internazionali al centro delle nostre priorità e rifiutiamo sia l'egoismo unilaterale e antioccidentale dell'estrema destra e le ipotesi di smembramento dell'Italia che la rimuoverebbero dalla lista delle Nazioni importanti, sia l'ipocritica atteggiamento delle sinistre che, dietro un camuffamento pacifista, si limitano ad una vaga ed incerta professione di fede negli organismi internazionali senza spiegare i costi materiali e morali che ciò comporta. Intendiamo assumerci con coraggio le nostre responsabilità nei confronti degli obiettivi dell'Unione europea, della pace e dello sviluppo. 2. Un progetto federale per una forte Europa È questo il nostro primo obiettivo, perché solo l'Europa unita può offrire una prospettiva ai paesi dell'Europa centrale ed orientale, sostenendone la marcia verso la democrazia e la prosperità fino ad integrarli pienamente. Solo un'Europa unita può mobilitare le risorse necessarie per la cooperazione allo sviluppo del Sud del pianeta e, più vicine a noi nelle regioni del Mediterraneo, per affrontare instabilità che possono investire direttamente il nostro Continente. 3. Salvaguardia della pace, sviluppo della democrazia e disegno universale dell'ONU. Per difendere la pace e sviluppare la democrazia ovunque nel mondo il Partito Popolare si schiera per il disegno universale dell'ONU, fino all'ingerenza umanitaria nei casi in cui governi autoritari aggrediscano diritti umani individuali o collettivi. 4. Una giusta distribuzione della prosperità sulla Terra. Crescita economica e più giusta distribuzione della ricchezza rafforzano la stabilità. Per questo auspichiamo un rafforzamento del GA IT e di quei fori collettivi, Nazioni Unite e Consiglio di Sicurezza, che possono favorire la risoluzione dei problemi che interessano la comunità delle Nazioni. 5. n ruolo dell'Italia nell'Unione Europea. Sullo s~:icchiere continentale ci muoveremo per la creazione di una moneta unica, l'introduzione della cittadinanza europea e la graduale formazione di un forte nucleo federativo. Per una più efficace lotta alla disoccupazione, contro ingiustificati protezionismi o la tendenza a non ampliare il numero dei Paesi aderenti. Le politiche europee agricole, commerciali, delle grandi reti infrastrutturali, della ricerca dovranno poi tendere al progressivo superamento delle disparità fra le diverse zone del territorio comunitario. 6. Agenda per un mondo migliore. Tale impegnativa agenda intende cogliere le occasioni create dalla fine della guerra fredda ed è coerente all'impegno di offrire alle generazioni future un mondo migliore.

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IL PARTITO POPOLARE ITALIANO m La libertà, i doveri, i diritti e ie istituzioni 1. L'Italia in Europa. La politica italiana è ormai, per gran parte, politica europea. Costruzione della Federazione Europea fondata sulle comuni radici culturali, senza indebolire unilateralmente gli Stati nazionali. 2. Regioni autorevoli e autonomie forti per unire il Paese. La Repubblica - una e indivisibile - è composta di forti e autorevoli istituzioni regionali e locali, parti di un vitale pluralismo. Superamento di ogni centralismo, con una attuazione moderna e progressiva del principio di sussidiarietà; interventi con fondi nazionali di perequazione e di solidarietà contro lo sviluppo diseguale. 3. Grande rilievo delle autonomie sociali e delle istituzioni rappresentative. Definizione di «codici» e statuti propri di ciascuna autonomia sociale (profilo deontologico). Centralità della rappresentanza parlamentare. Su un Parlamento autorevole potrà radicarsi una funzione di governo altrettanto autorevole, che dal Parlamento stesso tragga la sua legittimazione politica con l'investitura diretta del

Primo Ministro. 4. Un Governo autorevole; una Magistratura che agisca in piena autonomia e senza bisogno di supplenze. Efficienza e trasparenza nell'esercizio dei poteri e realizzazione di quei controlli sia in forme legali (amministrative e tecniche) sia sociali. Fine della supplenza dei giudici e delle attese di trasformazione sociale legate, non appropriatamente, al processo penale. 5. La buona amministrazione come leva del cambiamento. Impegno prioritario per una amministrazione imparziale, autorevole, efficiente e indipendente dalle pressioni dei partiti, e dei gruppi corporativi. Decisivo ruolo dei funzionari e dirigenti pubblici e, quindi, delle modalità della loro formazione e aggiornamento. Riannodare un rapporto di fiducia tra i cittadini e i poteri ed uffici pubblici, specialmente dal lato dell'erogazione dei servizi pubblici e sotto il profilo del dovere fiscale. 6. Nuovi diritti e nuovi doveri.

Superamento di ogni centralismo, con UIUl attuaziDne moderna e progressiva del principio di sussidiarietà; interventi con fondi nazionali di perequazione e di solidarietà contro lo sviluppo diseguale

Oltre ai diritti economici, sociali e politici consolidati: diritto alla vita «nascente» e «morente»; diritto all'identità genetica; diritto alla tutela della salute (in forma ampia), alla privacy, all'informazione (giornali, radio, televisioni, pubblicità). Nuovi doveri: per la salvaguardia dell'ambiente; accoglienza generosa della vita e cura

degli anziani; assunzione di responsabilità amministrative locali e politiche; apertura all'immigrazione e alle culture diverse; uso equilibrato delle risorse private e collettive; uno stile di vita sobrio. 7. Connessione tra sistema dei valori ed istituzioni democratiche. Occorre stipulare un <<nuovo patto di cittadinanza» che evidenzi una leale disponibilità dei consociati a rispettare diritti e doveri reciproci. Al di là della democrazia come mera procedura; in tale quadro si precisa il ruolo dei partiti, dei gruppi sociali e del volontariato. 8. Sviluppo della legalità, autonomia della Magistratura, funzioni del C.S.M. e ruolo del P.M. Essenziale capacità espansiva e conformatrice del principio di legalità. Lotta forte contro le strutture della criminalità organizzata: mafia, camorra, 'ndrangheta ... Trasparenza dell'azione dello Stato in ogni campo con esclusione di qualsiasi forma di collusione. Azione necessaria e prioritaria di approntamento di una giustizia civile, penale e amministrativa pronta ed equa, capace di tutelare i diritti e gli interessi dei cittadini e quelli fatti vale: re dallo Stato a difesa della società. Grande importanza dei modi di reclutamento, formazione, aggiornamento e carriera dei

magistrati. Difesa dell'indipendenz a dell'intera Magistratura e del ruolo del C.S.M., ma senza scorie corporative e consentendo alla separazione delle carriere del giudice e del Pubblico Ministero. 9. Per una riforma del diritto penale sostanziale e del sistema delle sanzioni. Consapevolezza della gravità e dell'allarme sociale causato dai reati contro la pubblica amministrazione. Sanzioni adeguate, compresa l'inibizione a ricoprire incarichi pubblici, oltre naturalmente alla restituzione del maltolto e a pesanti pene pecuniarie. La lotta alla criminalità non può essere tutta e soltanto gestita sul piano processuale-penale, con priorità verso gli impegni culturali e sociali per la prevenzione. Potenziamento delle sanzioni amministrative alternative a quelle penali. 10. Informazione, mass-mass media e televisione: un problema per la democrazia. Pluralismo effettivo nel sistema dell'informazione; normativa anti-trust che impedisca posizioni dominanti. Salvaguardia del servizio pubblico radio-televisivo - caratterizzato dall'imprescindibile dovere della comple~ezza ed obiettività dell'informazione - ma con ruolo, compiti e qualità adeguati. Tutela di un equilibrato processo formativ0 della gioventù. Diritto di ciascuno - cittadini ed operatori - ad informare o ad essere informati con obiettività e senso di responsabilità; tutela di tutti coloro che possono divenire «oggetto» di informazione manipolata o sensazionalistica.

IV Politica economica e fiscale 1. Riconoscere i valori positivi della competizione. E' positivo il valore attribuito alla concorrenza per l'espressione che essa dà al libero confronto e per le opportunità che offre a tutti i soggetti. Riaffermazione dell'«economia sociale di mercato» e ridefinizione delle regole e delle responsabilità del mercato, dello Stato e del terzo settore. 2. Relazioni tra mercato, Stato e società civile. Il mercato è un'istituzione sociale da sostenere, progettare e regolare in funzione della società. Ampliamento della base imprenditoriale del Paese e privatizzazione di significative quote di proprietà pubblica, con una attenzione particolare ai casi di difesa dell'occupazione. 3. Uno Stato limitato, uno Stato garante. La presenza dello Stato nell'economia prevede la fissazione di un sistema di regole a tutela tanto degli interessi indeterminati e diffusi quanto della libertà e della concorrenza. La domanda crescente di beni e servizi «rela-

zionali>> realizzati e scambiati (anche per il tramite del volontariato) impone l'espansione e l'incoraggiament o da parte dello Stato del settore del privato-sociale. 4. Funzione propulsiva deUo Stato e politica strategica dell'ambiente. Lo Stato non può ridursi a rete di sicurezza che affianca il mercato ma si deve caratterizzare come trampolino di lancio per una nuova economia mista. L'ambiente va considerato, in una visione più ampia, riserva strategica e critica per l'umanità e parametro deUo sviluppo sostenibile. 5. Forte impegno per il lavoro e l'occupazione. Il superamento della concezione del lavoro come merce e l'affermazione del suo ruolo per accrescere la dignità umana portano ad incrementare tutte le forme di occupazione e tutti gli spazi lavorativi. Affermazione. di una nuova politica dell'occupazione che cerchi occasioni di attività anche fuori del mercato grazie alla forza propulsiva del terzo settore. 6. Politica economica europea ed internazionale. L'economia mondiale presenta una crescente interdipendenza che richiede maggiore integrazione e la riduzione degli squilibri tra economie. Orientamento verso politiche nazionali non improntate al protezionismo, bensì all'apertura internazionale. Perseguimento dell'integrazione europea con inclusione delle aree più deboli. 7. La questione del bilancio; la risalita dalla voragine del debito; il taglio delle rendite improduttive; il rafforzamento della competitività deUe im-

prese. Si impone una politica di rientro dal debito pubblico, che rappresenta un deteriore patto sociale e determina una iniqua distribuzione interna del reddito del Paese. Centralità della riduzione del debito pubblico in una corretta politica di sviluppo e di crescita per il Paese. 8. Questione fiscale, politica dell'entrata e «fe- . deralismo fiscale». Lo Stato è chiamato a bilanciare, nella legislazione e nell'amministrazione, il rigore dell'azione impositiva al rispetto delle regole di equità, lealtà, efficienza. Promozione del «federalismo fiscale» come riduzione del npmero e accrescimento della responsabilità dei centri di spesa. Revisione della politica fiscale verso il sistema produttivo per favorire sviluppo, ricerca e innovazione. Perseguimento degli obiettivi di abbassamento delle aliquote, di ampliamento della base imponibile e di lotta all'evasione.


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9. Un sistema tributario moderno ed europeo. Un moderno Stato democratico deve dotarsi di strutture e procedure della macchina fiscale degne di una società civile, cosa che oggi non è. Revisione del numero dei tributi e valorizzazione delle autonomie locali tramite il potenziamento della loro potestà impositiva. Uniformazione del nostro sistema impositivo alle direttive dell'Unione Europea. Obiettivo finale di restituzione al Fisco del valore di strumento di redistribuzione del reddito tra ceti, categorie, zone geografiche e settori produttivi. 10. Raccordo tra politica economica fiscale e politiche sociali. La politica economica deve avere positivi riflessi sullo sviluppo delle politiche sociali. Centralità della coordinazione tra l'ottimizzazione del rapporto risorse-risultati-efficienza e la promozione della solidarietà.

V. Le politiche sociali 1. Diritti inviolabili delle persone. La promozione dei diritti inviolabili dell'uomo deve fronteggiare le nuove sfide del progresso in tutti i suoi aspetti (bioetica, manipolazione genetica, ecc). lmpegn0 per l'affermazionè di una «cultura della vita», dal suo inizio alla fine naturale, imperniata sull'effettiva solidarietà umana. 2. I principi di una nuova politica sociale: solidarietà, sussidiarietà, responsabilità. Accanto alla risposta all'«istanza etica» rappresentata dal principio di solidarietà emerge ' l'esigenza di risposte all'istanza della regolazione dei rapporti all'interno dell'ordinamento. Promozione del principio di sussidiarietà, inteso in senso moderno e promozionale, come strumento per avvicinare le decisioni ai cittadini e, conseguentemente, del principio di responsabilità di tutti i soggetti. 3. Una nuova idea di cittadinanza.

tà del prodotto salute. 7. Una moderna politica della previdenza e dell'assistenza. Lo Stato è chiamato a garantire e controllare il rapporto di solidarietà tra generazioni viventi e future. Promozione di forme di assistenza privata integrativa, di fondi di pensione e dei cosiddetti fondi chiusi. 8. Lotta alle emarginazioni. Si impongono sempre più interventi di solidarietà perché tutti coloro che vivono nel nostro Paese e si trovano in condizione di «debolezza» - per età, condizioni sociali, stato di salute possano essere riconosciuti come persone in tutta la loro cop:ipletezza. Affermazione dell'appartenenza ad una società amicale e dell'integrazione. 9. Salvaguardia dell'ambiente e sua valorizzazione. L'ambiente nella sua accezione ampia si presenta ancora come la più preziosa «risorsa naturale» del Paese. Di qui l'esigenza di riforme capaci in concreto a valorizzare il patrimonio ambientale, paesaggistico, artistico e culturale. 10. Educazione e scuola. L'educazione costituisce oggi un bene indispensabile e costitutivo di una società umana capace di crescita, di creatività e di rigenerazione civile. Perseguimento dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, in grado di elaborare, in maniera anche differenziata, domanda e offerta del servizio, nel rispetto del diritto dei genitori a scegliere, in piena libertà, il percorso educativo per i loro figli.

parole sono quelle di chi è stato portavoce di un gruppo di lavoro, formato prevalentemente da intellettuali, che ha avuto il compito fiduciario - ma limitato - di predisporre il telaio e la prima trama di un te.ssuto programmatico per il partito e per le competizioni elettorali. Un programma che dovrà essere compiutamente elaborato e discusso nei congressi e nei consigli nazionali, negli ambiti provinciali, nelle sezioni tornate a nuova vita, e soprattutto dovrà cercare e trovare alleanze elettorali ed approvazione dal voto degli elettori. Dunque, come ci competeva, un lavoro che è ancora agli inizi e per il quale è apparso utile proporre un nucleo identificativo, ragionato e organico, che rendesse chiare e confrontabili le strutture portanti e le nervature del nostro impegno politico. In secondo luogo, non dimentico - e qui utilizzo un pensiero di Sturzo - che «i programmi non si scrivono ma si vivono» e che dunque, come è giusto, da adesso in poi saremo valutati e giudicati non tanto per le nostre parole e per i propositi dichiarati, ma per i nostri comportamenti e per i fatti di effettivo, radicale cam_bia·

Il Partito Popolare si mette oggi su una strada di rinnovata azione culturale, di una formazione civica adulta, di una chiamata alla responsabilità e di una pedagogia della cittadinanza che potrà dirsi realizzata soltanto con l'accrescimento, visibile e verificabile, della moralità dei comportamenti individuali - e dunque con il rifiuto dei machiavellismi - e in positivo con l'individuazione efficace e responsabile delle azioni collettive e politiche che favoriscano il benessere e il progresso umano di tutti i cittadini e con una selezione rigorosa di una classe dirigente che ritorni ad aver l'orgoglio del servizio al Paese. Per far questo appare opportuno affidarsi di più alla sapienza cristiana, ovviamente con piena maturità laicale. E confidare altresì sulle grandi virtù umane della giustizia e della prudenza e mitezza. La giustizia non è solo la virtù che conserva i rapporti giusti tra gli uomini, ma è un valore costruttivo, che crea dignità, e nella nostra tradizione non va mai disgiunta dall'amore. La giustizia, tuttavia, senza la prudenza, non si potrebbe realizzare: di essa anzi è la virtù modera-

nrifutto di W10 statalismo bwocratico e centralista, ma. anche di wz mercato come «zona moralmente neutra». L'affermazione della «cultura della vita» imperniata sidla effettiva solidarietà umana

Accanto alla cittadinanza statuale. si afferma quella «societaria» della società civile come insieme di formazioni sociali. Nuova concezione della cittadinanza come complesso di diritti e doveri dei singoli espressi attraverso le loro formazioni sociali. 4. Soggettività del1a famiglia e politica familiare. La cittadinanza della famiglia assume un ruolo particolare nella prospettiva della «cittadinanza societaria». Valorizzazione sul piano istituzionale e normativo delle regole e dei comportamenti ispirati al principio di solidarietà. Assunzione, quanto meno attraverso aiuti economici e sgravi fiscali, del compito del superamento di malesseri e patologie sociali, fino ad ora gravanti quasi esclusivamente sulle famiglie. 5. Rilancio dello Stato sociale e ruolo del volontariato. Le risorse di solidarietà della società civile richiedono una gestione non da Stato burocratico e assistenziale, ma da Stato sociale. Rivalutazione delle associazioni del volontariato e delle organizzazioni senza scopo di lucro nel riconoscimento pieno della loro autonomia. 6. Diritto alla tutela della salute. La crescente domanda di servizi sanitari è la conseguenza dell'affermazione del diritto alla tutela della salute in tutti gli stadi. Centralità del controllo della politica per realizzare la giusta mediazione tra bisogni della popolazione, potenzialità della scienza e disponibilità delle risohe. Ampio spazio tuttavia ad una gestione efficiente ed aziendale e alla quali-

Trasformazione della scuola - servizio al quale hanno diritto tutti i cittadini ed in modo compiuto - verso una maggiore qualificazione anche nella prospettiva europea. 11. Sistema fonnativo, università e ricerca scientifica. Il riconoscimento del diritto allò studio come espressione dello sviluppo di una società complessa non si realizza in un mondo dell'istruzione superiore che appare oggi incapace di elaborare e diffondere un alto livello di cultura. Esigenza della crescita culturale é spirituale del Paese attraverso investimenti qualitativi e quantitativi nella scuola, nell'Università, nella ricerca. Quelle che ho appena enunciato sono le linee programmatiche di un partito di ispirazione cristiana, laicamente responsabile delle sue scelte politiche, caratterizzato dai valori del personalismo, dello sviluppo delle autonomie sociali e dalla solidarietà, operante secondo i canoni istituzionali del costituzionalismo liberale e del riformismo so,ciale e che ha l'ambizione di indicare a tutto il popolo italiano obiettivi politici che si situano sull'orizzonte dei diritti e su quello della giustizia. Detto questo certo nori dimentico che le mie

mento che sapremo indurre e che riguarderanno, in definitiva, il miglioramento della qualità della vita degli uomini del nostro Paese che saremo in grado di secondare nel perseguimento del bene comune. In terzo luogo non voglio di~enticare -sempre sull'insegnamento di Sturzo - che i partiti - ed anche il nostro --debbono avere l'umiltà e l'intelligenza di rientrare al loro posto. Sapendo riconoscere il confine che corre tra politica e amministrazione, tra direzione, regolazione e gestione dei fatti economici, cessando in specie l'opera di occupazione e controllo di una pubblica amministrazione che deve semplicemente ritornare ad essere imparziale ed efficiente. Lo Stato, in particolare, da interventore sovente non necessario e dilapidatore delle risorse di tutti, deve riposizionarsi come Stato che pone le regole generali, che attua ogni giorno l'interesse pubblico in Patria e fuori, che previene e sanziona gli illeciti e le deviazioni. I partit\ politi'1l. che sono oggi tutti in crisi per il fatto di essere strutture e immagini speculari del potere, sono chiamàti ad essere voci autentiche e spontanee della società, riducendo il loro peso e la penetrazione particolaristica nelle istituzioni.

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trice. Nella lezione di un nostro grande maestro, Giuseppe Lazza ti, la prudenza è saper vedere da lontano; è saper pensare rettamente; è agire con , animo mite, senza timidezza e rassegnazione ma anche senza temerarietà, spavalderia, settarismi, sopraffazioni. Quanto sarebbe bello e giusto che il Partito Popolare si meritasse sul campo il nome di Partito della mitezza, della riflessività e, in questo senso, della moderazione! E come sarebbe nuovo che in un mondo in cui tanti sguaiati urlatori si sbracciano per reclamare rivendicazioni e propiziare fratture, noi ci facessimo alfieri della convivenza mite costruita sul pluralismo dei valori civili, sulla interdipendenza delle culture, e sulla integrazione degli stili di vita. Da lì verrebbe il lievito per la costruzione della città dell'uomo a misura d'uomo. È questo il nostro compito. Noi prendiamo questo impegno.


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Linee e contenuti del Partito·Popolare. Lettera aperta a Mino Martinazzoli La fzmzione dei partiti va sviluppata e recuperata selezionando kl classe dirigente. I partiti devono conquistare nuJJva credwilità in zm quadro di coerenza etica che può realizzarsi se si onora sempre ilprincipio di verità

Caro segretario noi ti

che...

So no tre i pu nti per definire l'identità del par tito Ispirazione cristiana, programma e persone per iniziare questa nuova avventura Pubblichiamo la lettera inPiata al segretario Mino Martinazzo li da esponenti del mondo politico e sociale sui contenuti del Partito Popolare.

Caro segretario , ci siamo trovati, con esperienze di differente 4!tensità politica e sociale e con diverse biografie, a riflettere e a concordare su alcuni punti che riteniamo decisivi per la identifica zione del nuovo Partito popolare: essi riguardan o l'ispirazione, il programm a, le persone. L'ispirazi one cristiana è, per noi, risposta laica alla domanda di umanizza zione espressa dal messaggio evangelic o e dall'inseg namento della Chiesa. Non copre perciò posizioni che tradiscono il popolo- titolare del bene comune e della sovranità che lo determina concretamente - ed in esso di quanti vivono condizion i di disparità sociale o culturale o subiscono si tuazioni di ingiustizi a; né copre i delitti ed i vizi del potere e la pretesa di giustificarli con una ragione di stato o di classe o di partito. Il programm a identifica il partito se esprime la «differenza popolare» rispetto alle tendenze sto:riche in atto. Queste sono og·gi rappresen tate - è la nostra analisi -dal prevalere delle spinte etniconazionalis tiçhe sul piano internazio nale e delle chiusure particolar istiche, settoriali e individualistich e su quello interno. La comune accettazione dell'econo mia di mercato non può contrabbanda re la mortifica zione delle attese della povera gente. Consegue ntemente riteniamo che: 1. La riduzione dello squilibrio tra aree sviluppat e ed aree arretrate a scala mondiale è la via necessaria per una prosperità diffusa in un quadro di sviluppo sostenibil e. Per l'Unione europea, si fa obbligo la scelta «euromed iterranea» come la dimensione necessari a della sicurezza e della cooperazi one nella interdipen denza e come cornice di un efficace governo degli stessi flussi migratori su tutto il continent e. Su questi temi la politica torna ad interpellare l'economi a, il cui risanamen to non può ridursi ad operazion i, pur necessarie, di pareggio dei conti interni, che ormai determina no inaccettab ili

cano quanto dichiarato . Al riguardo il Ppi si farà promotor e dei necessari adeguamenti legislativi . Tanto sosteniam o perché convinti che i partiti vanno scacciati dai territori indebitam ente occupati nella società civile e nelle istituzioni, ma che la loro funzione va recuperata e sviluppat a in ordine alla specificazione programm atica e alla selezione e garanzia della classe dirigente. I partiti debbono conquista re una nuova credibilità come promotor i di partecipaz ione democrat ica e di crescita civile in un quadro di coerenza etica che può realizzarsi se si onora sempre il principio di verità. A noi sembra che quanto abbiamo condensat o in questa lettera configuri - in una prospettiv a di elaborazio ne culturale che guarda oltre il 2000 -una piattaform a di coerenza per identifica re il nuovo soggetto politico. Avremmo preferito che nell'estat e 1993 si fosse lavorato per avere già fin dall'autun no una trac- . eia di programm a. Pensiamo che una caratterizza zione esplicita sia ancor più indispensa bile in presenza di confuse operazion i di assemblag gio sotto insegne e preambol i che riproduco no, nello schema maggioritario, molti dei vizi che si denunciav ano in quello proporzio nale. Concorreremo a creare una forza politica che, non soffrendo all'origine di inibizioni paralizzan ti, sia in gTado di coltivare ragionevo li ambizioni . Ma prima abbiamo voluto farti conoscere la nostra opinione su quello che vorremmo fossero le ragioni sociali del nuovo partito; il quale dovrebbe dunque operare per far converger e su di ed apporti piuttosto che consensi esse stesra candidatu la o consiglian che za impiego un con e ale striale e commerci oni preventiv e di assicurazi concedere sa. produttiv o di molti giovani. Solo una abili se intaccainsopport ità, disponibil quanto a amplia In particolar e, in aggiunta tendenza alla piena occupazio ne . popolare» a «differenz la no già previsto dalla legge e dai codici la base fiscale e contribut iva e consente iamo, nel dirivendich In ogni caso, di dare seguito non demagogi co alle deontolog ici, il candidato dovrà certifipiepopolare, partito nuovo prelievi del non dei di e battito to riduzione di appartenu e aspettativ care di non aver na cittadinan za per le idee che ti abbiapubblici; appartene re a sette massonich e o a ragmo esposto con franchezz a pari all'amigruppame nti incompat ibili con gli idea3. Lo «stato sociale» va reso invulnera situazione una cizia con cui incoraggi amo, anche in avere di partito; del corruzioli bile dalla speculazio ne e dalla questa circostanz a, la tua difficile impersonale , familiare ed economic a che ne e decisame nte corretto dove alimenconflitti di e ricatti di presa. elimini il timore ta spesa senza efficacia, ma va salvadi interesse; di accettare una verifica guardato e perfezion ato come strumenBuon lavoro, periodica della propria condizion e ad to di garanzia paritaria della vita, della opera di un apposito comitato di perso-· salute, dei servizi sociali, della istruzioGabriella Ceccatelli, Sandra Codazzi, ne indipende nti e di favorire l'acquisine, della tutela delle fasce deboli: condiLuca Danese, Benedetto De Cesaris, zione di informazi oni sia da parte di orzioni tutte di un accesso non formale alFabrizio Molina, Domenico Rosati gani di informazi one sia da parte di la cittadinan za. gruppi di cittadini o comunità che per La valorizzaz ione della famiglia avetiche perseguan o funzioni di finalità viene dentro un contesto di solidariet à gio; di considera rsi automamonitorag · ente ulteriorm scarichi non sociale che ticamente dimission ario dal mandato sui nuclei familiari doveri e compiti delLefotodapa g. 2apag. IO sono di elettivo qualora emergano , in sede prola collettivi tà, come accadrebb e se veEnrico Oliverio contraddi che e pria, fatti o circostanz nissero accolte alcune istanze referen-

costi umani; 2. Il problema del lavoro è il nucleo decisivo della questione economic a ed esige priorità assoluta. Il mercato impone un impiego razionale di tutte le risorse; non può escludere o sprecare quella umana. Va riproposto, in termini aggiornat i, l'obiettivo della piena occupazio ne, sapendo che il rilancio degli investime nti non comporta una corrispon dente crescita delle occasioni di lavoro. Si impone un impulso di governo che dia vita a grandi imprese, private e pubbliche , tecnologi camente dotate o rigorosam ente gestite, in grado di realizzar e-in tempi definiti-e ssenziali intervent i di risaname nto e di prevenzione dei disastri sul territorio e di rendere economic amente produttiv e le risorse culturali e ambiental i, con ritorni positivi nei settori agricolo, indu-

darle; 4. Ogni processo di riforma, dal campo istituzion ale a quello economic o e sociale, è valido ed accettabil e se: non restringe gli spazi di partecipaz ione dei soggetti sociali alla gestione e al controllo delle funzioni pubbliche ; riduce gli ostacoli che impedisco no la parità di fatto dei cittadini (art. 3 della Costituzione); persegue l'interesse generale e non l'appagam ento delle istanze corporative degli addetti ai lavori, burocrazi e o profession i. Quanto alle persone, la nostra opinione è che il Partito popolare debba esso stesso farsi garante della competen za e della moralità di coloro che candida alle assemblee elettive. Per ogni candidato , il Ppi presenter à una scheda biografica sottoscrit ta dall'interessato davanti ad un notaio e contenente i dati di competen za e di esperien-


Mercoledì, 19 Gennaio 1994

di EMANUELA FRANCHINJ

ROMA - Sturzo mai avrebbe pensato che, proprio nel 75° anniversario del suo appello, ben due sarebbero stati i partiti a nascere. Lo stesso giorno, a sole poche ore di distanza, tutti e due reclamando l'eredità del prete di Caltagirone. Radici comuni con approdi diversi. Se all'Istituto Sturzo nel pomeriggio c'é stato il battesimo ufficiale del Partito popolare italiano, i centristi hanno giocato d'anticipo1annunciando, in mattinata, lanasèita di una nuova formazione politica. Nome: Centro cristiano democratico. Simbolo: una vela bianca, con un piccolo scudo,crociato, in campo azzurro con una banda tricolore. Per il momento ci sono solo i promotori regionali, la dirigenza (Casini, Mastella, D'Onofrio e Lega), mentre circola il nome di D'Onofrio come presidente di un futuro Gruppo del Ccd alla Camera. Quanto al resto, tutto da stabilire, compresa la definizione del patrimonio che affideranno, pare proprio oggi, a un ricorso alla procura. Lo "strappo" è ufficiale, ma non è una scissione. Lo dicono i centristi e lo ripete anche Martinazzoli, che parla, semmai, di «defezione». Certamente «amareggiato», il segretario del neo-Ppi assicura che non esistono due anime nel partito: «Non c'è nessuna spaccatura: è una visione falsa e capziosa, perchè noi siamo la continuità rinnovata di una tradizione». Ma agli «amici>> che se ne vanno chiede di <<Verificare i termini delle alleanze che mi venivano offerti». Ed eccoli li, i centristi. Tutti schierati all'hotel Minerva, proprio a due passi dallo storico albergo S. Chiara, che 75 anni fa vide !'"appello ai liberi e forti". I 17 promotori regionali e la dirigenza spiegano le ragioni di questo <<parto gemellare» che verrà sancito ufficialmente in una contro-convent ion do-

IL POPOLO

~INTERNI~

Centro cristiano democratico èil nome pr~lt~

I ClDfrSi deragliano RN EiO D dal Domenica la contro-convention per il varo ufficiale

a D 'Onofrio La lettera di Bianco _ ciale. Disgiungere questi due «Caro Francesco, scrivo a te in momenti, dividerne le anime, quanto mio diretto collaborasignifica forse disperdere le ratore del gruppo parlamentagioni stesse della nostra autore»: così inizia la lettera che noma presenza nella vita polil'on. Gerardo Bianco ha inviatica italiana. to all'on. Francesco D'Ono«Non può essere - scrive frio, a «poche ore» dal momenBianco a D'Onofrio- il manto in cui «si darà vita a un nuocato rispetto di regole di demovo cammino dell'esperienza crazia interna, critica che posstorica dei cattolici democratiso anche condividere, una raci». «Disperdersi per riunirsi gione sufficiente per spaccare alla vigilia delle elezioni non mi una comunanza di posizioni e pare corrispondere nè alla logidi idee sul "modello" di società ca aristotelica nè alla saggezza politica», continua Bianco e e di sistema politico. E poi vorsottolinea che «c'è un elemento rei farti una dom~nda: non ti sembra oltremodo contradditessenziale alla natura del nostro movimento ed è la coniu- . torio allontanarsi da chi vi è più vicino, per cultura e critegazione della cultura liberalrio politico, da l:oloro appunto cattolica con l' ispirazione so~

Scalfaro agli studenti: <~mif~dim~

con i quali avete combattuto decennali battaglie per riaffermare valori di libertà e rifiutare innaturali alleanze consociative per cercare, invece, accordi con altri gruppi e persone lontani da sempre ed estranei alla tradizione politica che sostenete di voler continuare?». «Avrei' ancora tante çose da dirvi - conclude Bianco - ma spero che questo possa accadere ancora nei luoghi comuni di incontro e non per reciproche ambascerie che danno ùn lacrimevole spettacolo e favoriscono ciò che invece si dice di volere evitare: il successo di quella mistura politica che si profila a sinistra. Pensaci, Francesco».

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menica alla Fiera di Roma. Fontana chiarisce che .n problema è di «metodo prima ancora che di linea politica o di alleanze». Secondo Fausti hanno lavorato <<per la modifica unitaria della linea politica, ma prendiamo atto che non è stato possibile». Mastella insiste sul fatto che la legge elettorale impone la ricerca di intese con altri. Cioé, il dialogo con la Lega e Berlusconi. Dice Casini: l'obiettivo è «una grande alleanza popolare moderata per governare il Paese» e pensa ad intese nel campo «moderato, popolare e riformista». In pratica, sintetizza il documento letto dalla Fumagalli al termine della riunione dei promotori, dove si ribadisce l'ispirazione al cattolicesimo liberale e popolare di questo polo moderato alternativo alla sinistra che favorisce la convergenza tra cattolici e laici. Gli ex compagni di strada, intanto, commentano. Martinazzoli è amareggiato, Rosy Bindi è drastica, constatando come il passaggio fosse «inevitabile. Vorrà dire che ci rapporteremo a un altro partito». Ma Buttiglione non crede a una scelta definitiva, perchè «nella vita non bisogtna mai dirsi addio per sempre». Spera, quindi, in un riavvicinamento e cita Elliot: «In un attimo c'è tempo per una spaccatura e per una ricomposizione che l'attimo dopo può ribaltare». Fa cenno all'eredità della Dc e alle pretese spartitorie dei centristi, Castagnetti, convinto che in un contenzioso del genere dovranno accollarsi anche i debiti della Dc. Intanto, quando abbastanza prevedibilmente il leghista Maroni guarda al Ccd come a un possibile partner e il missino Gasparri vede con favore la migrazione, il pattista Mi'chelini è tutt'altro che soddisfatto. Una frattura non è mai positiva e lui sperava che si potesse ricomp0rre, «addirittura immaginando un'aggregazion e più ampia di quella attuale intorno al Patto». Lega compresa.

Dichiarazioni spontanee del ministro dell'Interno al Tribunale dei ministri

Sisile

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avrei impedito le elezicD> Mancino: disinformazione diffamatoria Decreto del governo: vota anche il 28faw aDe 22 si,

ROMA- «Se mi fossi dimesso avrei impedito le elezioni>>. Il presidente della Repubblica, Oscar Lugi Scalfaro, è visibilmente scosso mentre risponde ad una studentessa di Lettere - che, cambiando a sorpresa il suo intervento, gli ha chiesto di dimettersi - nel corso dell'inaugurazione dell'anno accademico della Terza Università di Roma. In ~erata il Consiglio dei ministri ha "deplorato" l'episodio che ha inopportunatamente investito la figura del capo dello Stato. E proprio il governo, dopo che in matti- nata i presidenti di Camera e Senato avevano riscontrato un'ampia disponibilità dei gruppi parlamentari a prolungare di un giorno le operazioni di voto, ha varato un decreto legge stabilendo che per le elezioni politiche si voterà il 'Z1 e 28 marzo.fino alle ore 22 in modo da permettere anche alla comunità ebraica di andare alle urne. Una risposta puntuale quella del capo dello Stato, uno sfogo trattenuto da tempo di fronte alle accuse "false" di cui è stato fatto oggetto nelle ultime settimane. Una replica appassionata che fa seguito alle provocazioni e alle ''voci ed insinuazioni". Accuse false che sono ora al centro dello spezzone dell'inchiesta Sisde che riguarda l'ipotesi di reato previsto dall'articolo 289 del codice penale (attentato agli organi costituzionali e alle prerogatìva del -capo dello Stato) contestate a Malpica, Broccoletti e Galati. «lo mi sono trovato - ha detto Scalfaro - in una realtà nella quale si è fatto di tutto sul piano politico e personale per impedire che si giungesse alla firma dello scioglimento». E Scalfaro spiega che sarebbe stato molto più facile dimettersi dalla presidenza della Repubblica per poter rispondere a queste accuse "false" che risalgono «a fatti avvenuti prima dell'inizio del settennato». «Non si può far nulla e quella che si chiama l'immunità mette una persona nel tritacarne senza la possibilità di esercitare un proprio diritto perchè si deve stare attenti a non turbare l'istituzione che si incarna», ha dichiarato il capo dello Stato. E quindi, silenzio doveroso e niente di-

memoria scritta. Le dichiaramissioni, per non cadere nella di RAFFAELLA CASCJOLT zioni di Mancino, giungono trappola dei tanti che temeproprio all'indomani dell'invano la fine della legislatura e principalmente <<per ubbidire ROMA - Poco più di due ore terrogatorio del capo della poal principio costituzionale di di dichiarazioni spontanee da- lizia Vincenzo Parisi da parte rispettare le leggi e la volontà vanti ai magistrati del Tribu- dei magistrati della procura di popolare». Nell'evitare le di- nale dei ministri. Argomento Roma, che gli hanno contestamissioni in quel momento, trattato: presunte coperture to il reato di favoreggiamento Scalfaro ha fatto solo «il pro- politiche ai "furti" degli 007. ascoltandolo anche come ·teprio dovere di fronte alla Re- Inizia cosi una giornata impe- stimone per lo spezzone delle pubblica» e continuerà a farlo. gnativa per il ministro dell'IÌJ.- indagini che riguarda il comQuesto anche se «sarebbe sta- terno, Nicola Mancino, per il plotto contro il presidente delto più consono» al suo carat- quale già da tempo la procura la Repubblica. E anche Parisi tere sbattere la porta al primo di Roma ha chiesto l'archivia- ha parlato di complotto constormire di fronde» ed andar- zione nell'ambito dell'inchie- tro le istituzioni respingendo sene alla presidenza della Re- sta sul Sisde. Una giornata che la tesi di presunte consultaziopubblica: «un compito che non pèr Mancino si conclude con ni per una versione ''ufficiale" ho chiesto a nessuno e per il qualche amarezza per <<l'opera sullo scandalo Sisde. E Manciquale in tutti gli organigram- di disinformazione diffamato- no è andato ieri negli uffici di mi politici pensabili il mio no- ria» attuata nei suoi confronti Piazza Adriana dopo che luneme non è esistito mai». In so- da «alcune testate della radio e dì il prefetto Lauro, giàcapo di stanza, Scalfaro ha implicita- della televisione di Stato». E, gabinetto dei ministri Scotti e mente confermato che non in- infatti, il titolare del Viminale Gava le cui posizioni sono al tende sottrarsi, anche a Ca- ha precisato di non essere stamere sciolte, ai propri doveri to «nè indagato nè inquisito nè costituzionali. «Sentivo la co- sottoposto ad inchiesta», sotscienza ed il dovere di non an- tolineando di aver reso «una darmene cosi facilmente otte- spontanea dichiarazione esclunendo il risultato di impedire sivamente su questioni riguardanti eventuali - e per me, per lo scioglimento». Tutte le altre strade, com- altro, inesistenti - coperture alcuni prese le dimissioni, sarebbero politiche a ruberie di In soquindi state, per Scalfaro, una funzionari del Sisde». ribadisce che difesa della sua persona a dan- stanza, Mancinopubblico ci si no delle istituzioni. «Certo -ha «da un setvizio dell'inforl'obiettività attende c'è non aggiunto Scalfaro sua deformanulla di più duro di dover mazione, non la D'altro canto, Mancino mantenere dentro di sè ogni zione». ascoltato reazione e di proseguire a ha chiesto di essere coperture policompiere il proprio dovere». sulle presunte tiche denunciate dalle spie inUno stimolo ed un invito ad quisite al tribunale dei miniandare avanti ~ella ricerca di stri ha eanche consegnato una valori, quali la lealtà, perduti dentro l'animo di molte persone. Al discorso del capo dello Stato ha fatto eco la solida- ROMA - Vi sarebbe la cri- Operazione della Dia rietà immediata dei politici minalità organizzata veneta presenti, nelle parole del pre- dietro alcuni degli attentati sidente della Camera, Giorgio dinamitardi compiuti a Paapolitano, del ministro della dova nel dicembre scorso, ricerca scientifica Umberto due dei quali rivendicati dalColombo e del sindaco di Ro- la sigla 'Blues Brothers' diema, Francesco Rutelli. Sem- tro la quale si era ipotizzato pre ieri, intanto, Sca1faro ha poi rivelato di aver dato l'a- si nascondesse un gruppo vivallo già domenica al voto il cino all'autonomia veneta. Questo il risultato delle in- 29, 34 e 2.6 anni, ed un pregiu28 marzo (aveva chiesto che i dicato, ritenuto legato alla dagini della direzione inveseggi restassero aperti «fino alle 22-~ per non stcy>zzare il stigativa antimafia, coordi- criminalità organizzata, Rotempo per coloro che sono nate dalla dda di Venezia, berto Leccese, di 30 anni. Gli vincolati fino al tramonto») sulla base delle quali il Gip attentati attribuiti ai quatpur sottolineando che <<Su que- del tribunale di Padova ha tro sono quelli contro la sede sta faccenda ci sono state spe- emesso ordini di custodia dell'lnps e quello, fallito, al culazioni inaudite». «Forte cautelare che hanno portato quotidiano 'Il Mattino di Paapprezzamento» per le decisono menzionati sioni in merito alle elezioni, in prigione quattro persone. dova'. Non attentati, quello due altri gli fratelli tre sono arrestati Gli è Ciampi, e Scalfaro da prese della Lega sede la contro MassiSandro, incensurati, stato espresso dal segretario mo e Katiuscia Righetto, di Nord e quello contro il palazdel Pds Achille Occhetto.

Perle bombe di Padova quattro anOO

vaglio del Tribunale dei ministri, è stato ascoltato da questi stessi magistrati. Mancino conclude annunciando di «aver dato incarico al mio legale di chiedere ai giudici la tutela piena della mia onorabilità» e spiegando di aver ottenuto dal Tribunale dei ministri «di poter liberamente deporre come persona informata sui fatti delle vicende del Sisde». Il legale del ministro, avvocato Gaito, ha infatti auspicato una rapida soluzione della vicenda perchè, in vista delle elezioni, il Viminale ha un ruolo centrale nell'organizzazione dell'apparato. Intanto, i magistrati della procura sono intenzionati, nel giro di pochi giorni, a rinviare a giudizio per peculato le spie infedeli: da

zo di giustizia, compiuti nello stesso periodo. Oltre agli arresti sono state perquisite le sedi di alcune emittenti radiofoniche private di cui sono titolari alcuni degli inquisiti. All'identificazi one dei quattro e all'accertamen to delle loro responsabilità, gli investigatori della Dia sono giunti indagando su di uu traffico di armi. Gli episodi al centro delle \ indagini della direzione investigativa antimafia sono avvenuti il 31 dicembre e il primo gennaio scorso. La notte dell'ultimo giorno dell'anno una esplosione aveva infranto due vetrate della sede dell' Inps.

Broccoletti a Malpica, da Galati a Di Pasquale, dalla Sorrentino alla Martucci, all'ultimo latitante Galati. Per questo la procura potrebbe chiedere al Gip la proroga del termine di carcerazione nei confronti della Sorrentino, termine che scadrebbe domani. Il legale di Di Pasquale, invece avreb0e çhiesto un incidente probatorio per la perizia contabile sugli oltre 18 miliardi che il suo assistito avrebbe sottratto, secondo l'accusa, al servizio. E proprio oggi in un servizio pubblicato sul settimanale Epoca si torna a sostenere che sono state messe a verbale nuove dichiarazioni di Broccoletti e Di Pasquale su un presunto intervento del senatore dc Saporito. Gli 007 -che nei giorni scorsi avevano già parlato di un incontro con Saporito il quale insieme a Mancino ha smentito nei giorni scorsi il suo coinvolgimento nella vicenda - sarebbero tornati a parlare di una seconda 'riunione' per arginare la vicenda Sisde a casa del senatore. Per il settimanale vi sarebbe un testimone, un agente del Sisde autista di Saporito. Tuttavia, alla procura fanno sapere di non avere agli atti le dichiarazioni delle spie. Intanto, ieri si è riunito a Palazzo Chigi il Otis alla presenza di Ciampi, dei ministri Difesa Fabbri, Gallo, Andreatta e del segretario del Cesis Tavormina.

A tutti i Deputati dc L'assemblea del gruppo è convocata per oggi, mercoledì 19 gennaio alle ore 10, presso la sala «A. Moro» alla Camera, in videll' Assemsta blea nazionale del Partito.

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Mercoledì, 19 Gennaio 1994

IL POPOLO

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Spadolini interviene sul compito dei cattolici in politica

Il presidente del Senato, Giovanni Spadolini, pftrla del ruolo dei cattolid in politica

And1e il centro, ansi, èmUocato Martinazzoli, può esserepoln alternativo enon soln di, mediazione ROMA - «Durante la storia complessa e travagliata della Dc ci sono stati assalti di integralismo e clericalismo. Ci sono stati momenti amari nelle relazioni fra le due Rome, ma non direi che la dc come tale possa essere identificata con un partito confessionale». Lo afferma il presidente del Senato, Giovanni Spadolini, in una lunga intervista per l'Europeo sul tema della presenza dei cattolici nella politica italiana. Spadolini sottolinea che la caduta del muro di Berlino «ha cambiato tutti i termini della questione, sottratto alla Dc la rappresentanza del fronte anticomunista, rianimato una dialettica che non poteva non ridimensionare il partitci dei cattolici, obbligandolo ad una trasformazione interiore». Secondo Spadolini la legge maggioritaria «si fonda sulla democrazia dell'alternanza ed obbliga i cattolici a scegliere il loro campo». <<Ma la Dc - osserva il presidente del Senato - comprende insieme una sinistra e un centrodestra che si sono intrecciati in modi diversi sia durante l 'effimera e pur generosa

esperienza del Partito Popolare sia durante questi decenni repubblicani. Oggi la formula del centro, cui si ancora Martinazzoli, rispecchia esattamente la coscienza di questa bipolarità dell' orizzonte cattolico, il futuro non potrà non essere divero dalle esperienze che abbiamo vissuto». Spadolini dopo aver osservato che «l'intuizione cristiana della vita si fonde, e talvolta si confonde, con l'intuizione illuminista>> aggiunge: «il liberismo incontrollato, il darwinismo sociale, lo yuppismo incalzante non possono in nessun caso identificarsi con l'idealità cattolica. Ma il sistema maggioritario - prosegue - può imporre anche alleanze fra forze diverse per una comune gestione del potere». Secondo Spadolini in base alle regole del sistema maggioritario «anche il centro diventa una posizione alternativa ad un'altra, non più una posizione di pura mediazione o combinazione di forze. Il centro - sottolinea Spadolini - può essere, come in Francia, al ternativo alla sinistra e la Francia ci insegna che il centro può segnare

un confine netto verso la destra che non si riconosca negli ideali liberal-democratici». Ad una domanda sul ruolo dei cattolici nel dopoguerra, Spadolini risponde: «la scelta che veramente consacrò il ruolo della Dc fu quella atlantica ed europeista, Una scelta in cui parte determinante ebbe il mondo laico, non a caso il ministro degli esteri di De Gasperi fu Sforza>>. A questo proposito Spadolini ha ricordato che una parte dei "sacri palazzi" era «contraria all'alleanza occidentale e puntava ad un'Italia "cittàaperta" fraidue blocchi». Spadolini parla di un <<neutralismo terzaforzista» che «riceveva considerevoli incrementi dal Vaticano» e sottolinea che la scelta della Nato fu una scelta che «non corrispondeva nè alla maggioranza del partito dei cattolici, nè, forse, alla maggioranza degli italiani in quel momento». Alla domanda sugli interventi del Vaticano negli affari italiani, ·

Il pentito Cancemi ha perm~ il recupero di una ~ miliardaria

In SWAnt il tesoro di Riina Milioni di dollari sotterrati in campagna ROMA - In Svizzera il "tesoro" della mafia: ma non in banca, bensì nella terra. Alla luce infatti della normativa sull'antiriciclaggio a cui le banche svizzere sono assoggettate, 'cosa nostra' preferisce affidare alla terra il proprio patrimonio. È stato infatti disseppellito in Svizzera parte del "tesoro" di lliina. Milioni di dollari rinchiusi in una cassa a tenuta stagna recuperata in aperta campagna. Proprio come i "filibustieri" di altri tempi custodivano in mare i forzieri sottratti ai galeoni, cosi i mafiosi avrebbero disseminato il Canton Ticino di casse stagne contenti il fratto dei loro traffici illeciti. Ad indicare il luogo è stato un pentito di rango: quel Salvatore Cancemi della famiglia di Porta Nuova, la stessa

del cassiere della mafia Pippo Calò, consegnatosi in luglio alle forze dell'ordine. Cancemi, pentito d'eccezione perchè appartenente alla cupola mafiosa, hà sempre detto di essersi costituito perchè aveva paura ili essere ucciso in quanto deposto dai corleonesi. Dubbi sul suo pentimento erano stati sollevati da più parti soprattutto perchè si è pensato che il boss si fosse costituito al fine di screditare i collaboratori della giustizia e negare l'esistenza della cupola in modo da far cadere l'impianto stesso del maxiproces-so. Cancemi si è sempre limitato a dichiarare di essere "capodecina" all'interno della struttura gerarchica di cosa nostra e, proprio per questo, la sua collaborazione era sembrata fin dall'inizio incomple-

ta e doppiogiochista. L'indicazione della cassa miliardaria da parte di Cancemi - giunta solo dopo che in ottobre il pentito ha ammesso la sua partecipazione alla strage di Capaci - potrebbe così contribuire a fugare i dubbi dei magistrati sul pentito. Secondo il procuratore aggiunto Luigi Croce «Cancemi ha fornito le -precise indicazioni che ci hanno consentito di trovare l'ingente quantitativo di dollari, anche se sono state fornite in un contesto ancora particolarmente confuso». Cancemi, trasferito nei giorni scorsi da Palermo al Canton Ticino, avrebbe fin da venerdi indacato agli inquienti il luogo preciso dove era possibile rinvenire la cassa. La notizia del ritrovamento, però, è trapelata solo ieri. So-

Ascoltati i pg di Milano e Firenze Catelani e Tonni

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Sulle tensioni tra le due pnxure ~tito il sureq)focuratore Sidari ROMA - Il procuratore generale di Firenze, Luciano Tonni, e quello diM.ilano, Giulio Catelani, sono stati sentiti ieri mattina dalla prima commissione referente del Consiglio superiore della magistratura in merito alle recenti polemiche intercorse tra le procure delle due citta'. Ciascuno dei magistrati ha parlato per circa un'ora. L 'incontro, svoltosi a porte chiuse nell'aula delle sedute plenarie, si e' focalizzato sugli interrogatori cui e' stato sottoposto il pentito Maimone nell'ambito dell'inchiesta condotta sulle infiltrazioni ffiafiose nel capoluogo lombardo attraverso l'autoparco di Via Salomone.Le tensioni tra le due procure sono state provocate da due circostanze: il pentito ha dichiarato che la magistratura fiorentina gli avrebbe posto, fuori verbale e fuori registrazione, domande sui rapporti tra gli inquirenti milanesi e i gestori dell'autoparco; inoltre avrebbe parlato di inchieste rallentate da alcuni sostituti milanesi. La procura del capoluogo lombardo ha reagito smentendo qualunque ritardo e accusando, nella sostanza, i colleghi fiorentini di comportamento scorretto. Due successivi incontri tra il procuratore di Milano Borrelli e quello di Firenze Vigna, svoltisi dinanzi al procuratore nazionale antimafia Si-

clari, non hanno cambiato di molto i toni della polemica, che si e' concretizzata in un fascicolo trasmesso, per competenza territoriale, alla procura di brescia perche' valuti le dichiarazioni del ìientito. A suo tempo il pg tonni ebbe a spiegare che i colleghi della procura fiorentina "hanno ricevuto notizia di presunte attivita' non propriamente istituzionali svolte dai magistrati milanesi" e che compito della procura di Brescia e' stabilire se maimone ha detto il vero o il falso. "Nella missiva inviata al procuratore di Brescia - preciso' Tonni - non sono contenute accuse nei confronti dei colleghi milanesi; e' stato solo informato il giudice naturale perche' valuti se vi siano addebiti da muovere ai colleghi di Milano o se si possa ipotizzare il reato di calunnia". "Non voglio fare polemiche - ha dichiarato sabato scorso il magistrato, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario -ma dell'autoparco milanese se ne parla dal 1984, Firenze ha iniziato ad operare nel luglio/qttobre del '92 e a gennaio le indagini erano gia' chiuse". Ieri pomeriggio lo speciale organismo ha ascoltato il procuratore nazionale antimafia Bruno Siclari e il procuratore di Brescia Lisciotto.

prattutto perchè altri "tesori" potrebbero essere stati sepolti dalle cosche in terra elvetica. La polizia, in collaborazione con la polizia cantonale e con il nuovo procuratore generale della Confederazione Carla Del Ponte (che già aveva collaborato con Giovanni Falcone), ha così iniziato a scavare nelle campagne intorno a Lugano rinvenendo una cassa stagna con circa due milioni di dollari frutto di un traffico internazionale di stupefacenti gestito dai corleonesi. Il "tesoro" sarebbe infatti stato prima depositato in una banca svizzera, poi prelevato e sotterrato. Ottenuta la rogatoria internazionale, i magistrati della dda palermitana e gli uomini del Ros dei carabinieri sono ora al lavoro per recuperare il resto del bottino. Ra C.

Spadolini ha risposto: «da quando la guerra fredda è finita e l 'intesa nucleare ha riunito le superpotenze, il quadro è del tutto cambiato. E gli effetti dell'interventismo della Chiesa sull' opinione pubblica sono certamente minori. Ma la dimensione politica o partitica - conclude - non è quella che si adatta a questo Pontefice, il quale, con lo slancio di un sacerdote polacco, persegue un suo sogno di universalismo cristiano con una intransigenza assoluta sul piano dei principi. Intransigenza che esclude piccoli compromessi e piccole transazioni».

Nasce in Vaticano l'Accademia delle Scieme Sociali «Piena libertà», promette il Papa CITTÀ DEL VATICANO Sarà rispettata la totale autonomia scientifica dei sociologi, degli economisti e dei politologi chiamati a far parte della nuova accademia delle scienze sociali fondata in Vaticano da Giovanni Paolo II. «Si tratta di una accademia pontificia - ha spiegato mons. Renato Dardozzi, che ne dirigerà la cancelleria - in quanto i risultati del lavoro scientffico, quali che siano, verranno messi a disposizione del magistero, ma gli accademici lavoreranno in modo totalmente autonomo. Il Papa tiene molto a questa autonomia e sostiene che ognuno deve fare il proprio lavoro». Nasce dunque libera la Pontificia Accademia delle Scienze ed il "Motu Proprio" che la istituisce proclama: «Il Concilio Vaticano II ha prese chiaramente posizione

Il piano sangue alla conferema Stato-Regioni

FOOerfanna: no ag1i emoderivati in fannada ROMA - La Ferderfarma non è disponibile a rivedere i margini di guadagno attualmente fissati sulla vendita dei prodotti in farmacia. Un ''no" alle richieste avanzate · dai Politrasfusi che chiedevano di continuare a distribuire in farmacia gli emoderivati, riducendo dal 25,5%all'8% la quota per i farmacisti. La proposta dell'Api (Associazione politrasfusi) avev~ torvato favorevole il ministro della Sanità, Mariapia Garavaglia. «Convdividerie questa linea - aveva detto la Garavaglia - perché la farnracia è capillarmente diffusa sul territorio e dà forti garanzie sul piano psicologico, anche se dal punto di vista del rifornimento -aveva continuato il ministro-e emofilici e talassemici conoscono le loro

necessità e potrebbero comunque procurare scorte sufficienti ai loro bisogni anche servendosi degli ospedali». Secondo il ministro della sanità ottenere questo tipo di sconti dai farmacisti avrebbe valorizzato la stessa rete delle farmacie. Intanto giovedi prossimo sarà presentato il piano sanitario nazionale sangue alla Conferenza Stato-Regioni. Lo ha annunciato lo stesso ministro della Sanità la quale ha aggiunto che «in questo modo avendo già approvato il piano sanitario nazionale e il progetto obiettivo aids, aggiungendo anche questi due provvedimenti ci sarebbero più garanzie nell'organizzazione dei servizi e nella predisposizione di finanziamenti certi».

in favore della relativa autonomia delle realtà tenene, la quale oltre alla considerazione teologica è oggetto delle scienze sociali e della filosofia. Questa pluralità di a pprocci non contraddice in alcun modo gli enunciati della fede. Tale legittima autonomia dovrà pertanto essere tenuta nella debita considerazione dalla Chiesa e soprattutto dalla sua dottrina sociale». Il presidente della Bundesbank, Hans Tietmeyer, farà parte del gruppo di economisti, giuristi, sociologi, chiamati dal Papa. L'istituzione sarà presieduta dall'economista cattolico francese Edmond Malinvaud, ed avrà sede nella casina di Pio IV insieme alla Pontificia accademia delle scienze: vi lavoreranno una quarantina di studiosi di fama internazionale, tra i quali Rocco Buttiglione, provenienti da tutte le parti del mondo, di varia impostazione culturale e religiosa.

Il.POPOLO

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Mercoledì, 19 Gennaio 1994

IL POPOLO

ECONOMIA FINANZA LAVORO

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La crisi del lavoro porta al 7,7o/o le famiglie in difficoltà

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Japovertà Prodi: è decisiva la scuola. Le incognite della sinistra sui titoli di Stato di FABIO CoMTNI

se ad impieghi economicamente più efficaci. Il problema sorge a proposito delle modalità. «Per definizione - ha sottolineato Prodi un elevato debito pubblico è fonte di disparità. Per questo la forte riduzione dei ta.ssi d'interesse maturata sinora è uno dei pochi elementi in questa congiuntura che produce equità». Si calcola che in Italia più del 50% del debito pubblico è nel portafoglio delle famiglie (il 35,5 per cento possiede in media quasi I 9 milioni di titoli); ma sono dati che scontano una ampia " reticenza"

una politica compatibile tra ricerca di maggiore equità e il rientro del debito pubblico». Non sono infatti un mistero le proposte avanzate in passato dal responsabile della Cgil di una imposta patrimoniale sul debito pubblico che di fatto si tradurrebbe però in un aumento del "premio di rischio" a carico dello Stato, in un conseguente aumento dei tassi d'interesse e quindi delle disparità di reddito. Per Patriarca, a quanto pare, si tratta invece di trovare una qualunque soluzione alternativa alla

ROMA - Disoccupazione e debito pubblico sono le cause scatenanti dell'aumento della povertà in Italia nel periodo 1992-93. Rispetto ad una percentuale del 6,4% nel 1991 , laquota !elle famiglie che sopravvivono al di sotto della linea di povertà (calcolata in 13 milioni annui) è salita al 7,7%, pari a circa I .600.000 nuclei familiari (250 mila in più). Con il secondo rapporto sulla distribuzione dei redditi in Italia, i dati sono stati presentati ieri al Cnel dal presidente Giuseppe De Rita, dall'economista Renato Brunetta e dal responsabile economico della Cgil Stefano Patriarca, alla presenza del presidente dell'Iri, Romano Prodi . Alla luce delle "drastiche" azioni di governo volte al risanamento delle finanze pubbliche, laconclu- · DOVRÀ ESSERE rivisto al rialzo il deficit pubblico nel sione del Cnel è tuttavia precisa: 1994. Lo ha detto ieri il Ragioniere generale dello Stato, disuguaglianza e povertà «non soAndrea Monorchio, sottolineando che l'obiettivo dei preno direttamente attribuibili alla visti 144.200 miliardi non è raggiungibile a causa di una reformulazione della politica ecocessione economica nel '93 più grave del previsto. nomica e sociale» introdotta nello Quest'anno si produrrà insomma un effetto di trascistesso arco di tempo. mento legato al fatto che il Pil del '93 mostrerà una variaCiò non toglie, però, che con la zione negativa invece del prefigurato aumento, ancorché più recente manovra economica il minimo, dello 0,5%. Cnel stima nel triennio 1994-96 Fin qui, ha ricordato Monorchio, nulla di nuovo: un preun'estensione dell'area della povertà che potrebbe coinvolgere alvedibile scostamento di origine recessiva era già stato intre 20 mila famiglie, per un totale dicato dai ministri del Bilancio e del Tesoro i quali hanno di 50 mila persone, nella misura in comunque rimandato alla Relazione trimestrale del proscui si incide sulle prestazioni sosimo marzo. ciali e quindi sui segmenti "margiQualche seria perplessità sorge invece quando Monornali" della popolazione. Anche se chio ha parlato del recupero di questo squilibrio paventanle radici profonde vanno in realtà ricercate nei vincoli strutturali dell'economia italiana: come detnelle rilevazioni dell'attività fiammissione che aumentare la speto, la crisi occupazionale e recessinanziaria dei nuclei familiari. sa pubblica in deficit non avrebbe va e il debito pubblico. Quest'ulticomunque una grande influenza mo in particolare si risolve in una Per questo è sempre inquietante nel cambiare lasituazione. E non a partita di giro con lo Stato e in una soprattutto il tono con il quale Pacaso, non è difficile trovare nel rarendita "cieca", .. improduttiva e triarca ha ribadito il concetto d1 gionamento del sindacalista una fonte di squilibrio. «convertire la ricchezza patrimoevidente simmetria con la recente Tutti d'accordo dunque sulla niale e immobiliare in investimenproposta del Pds di espropriare di necessità di trasferire queste risorti produtth:i così da consentire

Pochi impatti dal risanamento, ma rischiano soprattutto le categorie marginali

Conti pubblici, solo la r~one non potrà ridiiOOere nuove misure do addirittura la necessità di dover far ricorso a nuove entrate, come se le tasse non fossero già troppo elevate. Infatti, va ricordato che secondo gli impegni di risanamento finanziario assunti con l'Europa, l'eventuale divario prodotto da una recessione più acuta può non essere "compensato" tramite altre misure restrittive che aggraverebbero in realtà l'economia. Il discorso sarebbe diverso se invece lo scostamento derivasse da un impatto poco efficace delle misure adottate su sanità, pensioni, politica fiscale e pubblica amministrazione soprattutto. Nel caso, sarebbe effettivamente necessario raddrizzare i conti. Ma, anche se non sono mancati e non mancano interrogativi a questo riguardo, al momento - per stessa ammissione di Monorchio -neanche la Ragioneria dello Stato è grado di dare un responso chiaro e definitivo. fatto il patrimonio immobiliare degli enti previdenziali autonomi. Inoltre, il rischio è che si trascurino !'oltre iniziative ben più strategiche delle "tentazioni" straordinarie alla Cgil-Pds, o delle sem plici richieste di nuovi stanziamenti nel bilancio pubblico.

È stato proprio Prodi, allora, a rilevare l'importanza addirittura decisiva degli «assetti economici istituzionali», a cominciare dalla formazione. «Esiste una stretta correlazione - ha sottolineato il presidente dell'Iri - tra struttura scolastica e reddito: riformare la

scuola secondaria superiore è oggi la chiave di volta della.politica redistributiva». Un concetto subito ripreso da Brunetta ilqualeha sottolinetao che mentre in Italia si discute ancora di inalzare da 14a 16 anni l'obbligo scolastico, «nei paesi industriali maturi questo limite è già a 18 anni». E inoltre, gli anni di scolarizzazione della nostra forza lavoro sono circa la metà dei maggiori paesi concorrenti. Poca meraviglia, dunque, se oggi appare molto diffusa un'area reddituale nascosta che è possibile quantificare, ha detto Brunetta, in 3 milioni di posti di lavoro sommersi, cioè "in nero". «Un dato che condiziona drammaticamente la distribuzione del reddito»; poca meraviglia se il risanamento finanziario finisce dunque per provocare anche «una ulteriore sommersione dell'economia di lavoro aut-Onomo e dipendente». Qualunque manovra di politica economica, infatti, «va ad impattare con questigap strutturali».

Forum Confcommercio: per uscire dalla r~ione il boom delle esportazioni µon basta

Lo "shock'' dei consmni frena ravvio della ripresa Proposta una riduzione della p~ione fiscale. L'economista Baldassarri: consolidare i progressi su inflazione ed export di ERNESTO DIFFIDENTI

ROMA- La crisi economica colpisce anche il terziario. Il settore non riesce più a svolgere funzione di ammortizzatore sociale: non solo non riesce più ad assorbire la manodopera in esubero dall'industria, ma a sua volta espelle lavoratori. Sono di ieri i dati dell'Istat, secondo i quali l'occupazione nel periodo gennaiosettembre '93 è diminuita dell'l,4%. La Confcommercio, allora, ha chiamato a raccolta illustri economisti per discutere sulla recessione: quali sono i fattori scatenanti, come combatterla, quando passerà? Secondo i responsabili dell'Iscom (Istituto per gli studi sul commercio, turismo e servizi) e del Ceis (Centro internazionale di studi sul-

l'economia) l'aumento delle esportazioni, da solo, non è in grado di stimolare una ripresa immediata e intensa dell'economia che invece non può prescindere da una ripresa della domanda interna. Per uscire dalla recessione occorre, quindi, che la politica fiscale assuma un ruolo più attivo, per evitare che lo "shock" dei consumi perduri. In sostanza, è stato rilevato, «sebbene la crescita delle esportazioni sia esplosiva, la caduta della domanda interna è cosi imponente da annullarne i benefici», mentre il protarsi dél calo dei consumi ritarderà la ripresa economica. Per l'economista Mario Baldassari, invece, occorre consolidare i risultati sin qui ottenuti sul fronte dell'inflazione e delle esportazioni. Per questo ha suggerito il blocco degli aumen-

Una proposta di legge per tutelare il territorio ROMA - Il presidente della Cia, Giuseppe Avolio, ha depositato presso la Corte di cassazione la

proposta di legge di iniziativa popolare per ristrutturare il territorio e potenzi.are l'agricoltura. «Nella proposta - ha affennato Avolio - sono previsti due strumenti nuovi: l'elaborazione, da i;mte di un comitato scientifico nazionale, di una 'carta' per l'util.iZlBZi.one del suolo, che dovrà disegnare l'Italia del :ml; la

costituzione di una autorità ga. rante incaricata di valutare le com:IX:ttibilita' dei princii;nli interventi sul territorio con l'esigenza del riequilibriO>>. Non si tratta di un piano nazionale già definito sull'uso del teÌ'rltor:io, ma di uno schema di rnas&ma <<che - ba spiegato Avolio - deve indicare alla pubblica ammin:lstrazi.one il dovere di ricercare le coerenze necessarie nella politica economica per ar-

monizmre le esigenze dei diversi comparti produttivi, agricoltura, industria, commeroio, artigianato, terziario, in modo da stimolare un armonico sviluppo economico, sociale e culturale in un territorio vitale e produttivo». La «carta>> è quindi concepit.a <<eome una guida che aiuta a scegliere i percomi più idonei che i comuni, le regioni e lo stato possono seguire per giungere al traguardo di un'Italia più bella». La Cìa invita dunque gli enti locali a pronunciarsi sulla validità della proposta, che verrà illustrata nelle prossime setti.mar ne in una serie di incontri e dibatti.ti nella varie regioni.

ti nominali dei contratti del pubblico impiego (vicina la trattativa per il loro rinnovo), favorendo nel contempo, lo sviluppo delle infrastruttùre e di quei benefici dei quali hanno goduto le aziende con la svalutazione della lira. La medicina suggerita dall'Iscom e dal Ceis è quella di adottare una nuova disciplina fiscale, che consenta il raggiungimento di un tasso di crescita del Prodotto interno lordo più elevata e di ottenere la stabilizzazione del rapporto debito/Pil. In questo modo l'economia sarà ancorata ad un mix di politiche monetaria e di bilancio, aventi per obiettivo di ridurre l'entità dell'avanzo primario stabilizzante attraverso un aumento del tasso di crescita. La ripresa risulterà più rapida e stabile, si accrescerà la fiducia generale del paese, sia

degli operatori economici che dei cittadini. Di conseguenza riaquisterà slancio la domanda interna, che secondo le previsioni dei due Istituti già nel '94 dovrebbe aumentare dell'l,5% e del 2,9% nel '95, a fronte di un aumento del Pil del 2,15 nel '94 e del 3% nel '95. Sarebbe invece errato - hanno sostenuto gli economisti dell'Iscom e del Ceis, Paganetto, Felli e Scandizzo -continuare con una politica che affida alle esportazioni il compito di trainare l'Italia fuori dalla crisi e interpretare il vincolo della stabilizzazione come la necessità di generale cospicui avanzi primari. Un'azione del genere prolungherebbe la depressione economica del Paese. In questo caso le previsioni danno per il '94 una ulteriore contrazione della domanda interna dello 0,6% e solo nel '95 un amento dell'l,5%.

Fatturato industria: a settembre 3,3o/o

dell'l,7% rispetto allo stesso periodo del '9'2, con un rallentamento della caduta. Il dato è frutto del -10,4% della domanda interna e del + 18,2% di quella - estera.

ROMA - Aumenta il fatturato dell'industria, che a settembre è

cresciuto del 3,3% rispetto allo stesso mese del 'fil Lo ba reso noto l'Istat, che per il periodo gennaio-settembre m indica una crescita del fatturato del1'industria dell'l,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. L'aumento è frutto del miglioramento del fatturato rivolto all'estero che ba più che controbilanciato il calo di quello

sul mercato interno.

A settembre gli ordini all'industria sono però cresciuti del 5,6% rispetto allo stesso mese del '00, con un aumento sia di quelli dal mercato nazionale (+1,6%) sia di quelli dall'estero (+14,2%). Questa crescita della domanda interna, sottolinea l'Istat, è il primo risultato positivo che si registra dall'agosto del 'fil Nei primi nove mesi del '00 gli ordini banno segnato un calo

A settembre il fatturato industriale rivolto all'esportazione è cresciuto del 18,2°/o rispetto al settembre del '9'2, a fronte invece di un calo dell'l,1% di quello destinato al mercato nazionale. Nel periodo gennaio-settembre le variazioni sono, rispetti.va,. mente, del + 15,6% per l'export e del-2,5% per il mercato interno. Ad agooto il fatturato dell'industria era cresciuto del 12,9% rispetto allo stesso mese del 'fil


~ECONOMIA FINA NZA LAVORO~

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IL POPOLO

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Protestano gli operai deila Sevel di Pomigliano

Fiat: è emergetmt,

interverrà Ciampi? I sindacati premono sul governo. D 'Antoni: «non bastano le telefonate» ROMA - Continua a salire la tensione tra i lavorator i della Fiat dopo la rottura, la scorsa settimana , delle trattative e si alimenta un intenso dibattito sindacale incentrat o sulla necessità di riaprire il dialogo con Corso Marconi. Ieri alcune centinaia di operai della Sevel di Pomiglia no d'Arco hanno bloocato nei due sensi l'autostra da Napoli-Ba ri. I manifesta nti hanno protestat o contro la decisione dell'azien da di chiudere lo stabilime nto entro la fine di :marzo -dove sono occupati 1041 addetti- trasferend o la produzione nell'impia nto di Val di Sangro.

Intanto le prime 110 lettere di cassa integrazio ne a zero ore sono giunte ad altrettan ti impiegati dello stabilime nto del1'Alfa-Lanc ia di Pom.iglia no d'Arco. Proseguo no le iniziative sindacali. Oggi sono in programma 4 ore di sciopero dei metalmeccanic i a Milano. Alla manifestazio ne -che si svolgerà per le vie del capoluogo lombardo-par teciperan no tutti i lavorator i delle aziende collegate in qualche modo alla Fiat e tutti i lavorator i delle aziende metalmec caniche della zona. Il mondo del lavoro è in fermento. Le lettere di cassa integrazione arriveran no anche a 00 operai di Cassino. A Torino oggi e domani si svolgeran no assemblee in tutti i reparti della Fiat. Venerdì sono previste due ore di sciopero a Rivalta e Mirafiori. In questi giorni poi, si svolgerà un incon-

tro tra Fim, Fiom Uilm e Fismic per «decidere ulteriori inziative di lotta» per la prossima settimana . I sindaci di Torino, Milano e Napoli saranno ricevuti domani da Ciampi. I sindacati premono per una ripresa del negoziato . La Oisl con D'Antoni ha sollecitat o nuovame nte un intervent o di Ciampi. Il president e del Consiglio, ha detto D'Antoni in un'interv ista concessa ad un quotidian o, «ha telefonato anche a me, ma le telefonate non bastano». Il segretario generale della Cisl esige che il governo «si faccia avanti con decisione e prenda in mano la vertenza>>. La Cgil sembra ora ottimista, a dire di Trentin. L'intesa tra Fiat e sindacati non è im-

possibile, «quando si vuole gli spazi per trattare ci sono sempre>>. Così il segretario generale della Cgil è intervenu to tre giorni dopo la rottura (o interruzione) del confronto fra la casa automobi listica torinese e i sindacati metalmec canici in una intervista concessa ad un quotidian o. Il leader di Corso d'Italia ha sottolinea to che «quando si vuole gli spazi ci sono sempre. Ma bisogna rivedere le proprie posizioni di partenza alla luce delle proposte dell'interl ocutore, e soprattut to bisogna volere che la situazione sociale non si deteriori» . Dal canto suo Larizza, commenta il colloquio telefonico dell'altro giorno tra Ciampi, Trentin e Romiti. Se le «consultazioni », afferma polemica-

Il ministro Giugni mentre firma l'intesa Olivetti

mente, non sono «semplice propaganda>>, con «spirito unitario» la Uil è disponibil e a delegare al president e del Consiglio, al leader della Cgil e aldelegato l'ari1mini stratore della Fiat l'incarico di risolvere la vertenza più spinosa del decennio.

Intanto ieri a Milano si è svolto un incontro fra il direttore delle Relazioni esterne della Fiat, Cesare Anni.baldi, il president e della Giunta regio- · nale lombarda Fiorella Ghilardotti (Pds) e l'Assessor e regionale al Lavoro Guido Galardi. La riunione ha dimostrat o

Ba.retta, segretario della Fim-CisL non comprende l'improvviso ottimismo di Trentin

<<Non ci sono le condizioni per ripartire>> ROMA - <& le posizioni della Fiat e dei sindacati sono rimaste invariate non ci sono le condizioni per riprendere il confronto>>: Pier Paolo Baretta, segretario nazionale della Fim-Cisl, è pessimista, non ritiene possibile una ricucitura immediata della trattativa e per questo non comprende il motivo per cm Trentin, in una intervista rilasciata ad lll1 quotidiano, d'improvviso sostiene che <~ i>ossono trovare spazi per ripartire>>. Ci diee Baretta: «Non abbiamo simulato la rottura>>. «Certo -aggiunge- si dovrà arrivare ad lll1 accordo anche se sono siclll"O che la Fiat covava da tempo la decisione di prore-

dere mrilaterhnente con la ~ integrazione>>. L'azienda infatti, a parere del rappresent.ante dei metalmeccanici cislini, «avrebbe voluto dare un segnale a tutti della gravità della situazione finanziaria in cm si trova, lll1 segnale di drammatiZl.azione». Quanto alla possibilità di un intervento di Ciampi, il sindacalista avanza qualche riserva pur apprezzando lo sfono del governo e l'attenta mediazione di Giugni. «Non capisco -sottolinea-che cosa si JlO:!&l fàre di piil>>. Tornando alle dichiarazioni del leader della Cgil, Baretta insiste: «In due giorni non è successo niente e allora Trentin deve

spiegare che cosa ha in mente>>. Il segretario della Cgil ha avuto un colloquio telefonico, ieri l'altro, con Ciampi, «ma i contenuti sono ignoti>>. Per Baretta, <~ idee chiare si corre il rischio di illudere i lavoratori». La Fim-Cisl ribadisce il timore di una «politici72.azione della vertenza>>. «Anche se Trentin fosse in buona fede -rileva- sta di fatto che la campagna elettorale si è aperta». Alla fine, aggiunge, <<dovrà prevalere il buon senso». Puntuale, in serata, Trentin ha replicato alle "accuse" di Baretta. S.T.

che <<le posizioni sono molto lontane, nel senso che la Fiat, per ora, non modifica assolutamente nulla del suo piano». A quanto si apprende Anni.baldi avrebbe detto che prima o poi la trattativa riprender à. Oggi invece ci sarà un faccia a faccia all'Union e industrial e di Torino sul nuovo piano di riorganizz.azione dell'Iveco che sarà l'occasion e per un primo contatto fra i dirigenti della Fiat e le organizza zioni sindacali dopo la rottura delle trattative. Si è rasserena to il clima intorno all'Olivet ti grazie all'accordo raggiunto ieri l'altro. La positiva conclusio ne della trattativa dimostra, secondo i sindacati, come il nuovo sistema di relazioni industria li -nato dall'accor do del 23 luglio scorso sul costo del lavoro- sia da considerare vincente. L'accordo all'Olivet ti piace al Vescovo di Ivrea, mons. Luigi Bettazzi, per l'accoglie nza data ai contratti di solidariet à. «Un accordo -dice il vescovo- è sempre positivo perché toglie le ansie a tante famiglie>>.

~tCOMPANY

EST RAT TO CON TRIB UTIV O INPS . DA OGG I, PAS SAT O, PRE SEN TE E FUT URO SON O SOT TO IL VOS TRO CON TRO LLO . UNA GARANZ IA PER IL DOMANI DAL NOVEMB RE 1993 L'INPS HA DATO IN.IZIO AD UN'OPER AZIONE CHE INTERESS A 30 MILIONI DI LAVORATOR I DIPENDE NTI E AUTONOM I: L'INVIO A DOMICILIO DI UN ESTRATT O CONTRIB UTIVO CHE INDICA LE RETRIBU ZIONI DICHIARA TE DAL DATORE DI LAVORO O I REDDITI PER I LAVORAT ORI AUTONOM I E I CONTRIB UTI DI TUTTA LA VITA LAVORAT IVA.

BASTA CONTRO LLARE L'ESTRAT TO CONTRIB UTIVO CONSENT E LA VERIFICA COMPLET A DELLA POSIZION E PREVIDE NZIALE FINO AL 31 DICEMBR E 1990 ED È UNO STRUMEN TO PRE· ZIOSO PER LE SCELTE PERSONA LI IN VISTA DEL PENSIONAME NTO. SE Cl SONO DATI INESATTI O INCOMPLETI, BASTA SEGNALA RLI ALL'iNPS CON LA CARTOLl NA DI RITORNO INSERIT A NELL' ESTRATT O CONTRIB UTIVO, DOVE SI TROVERA NNO ANCHE UNA SERIE DI NUMERI TELEFON ICI A CHIAMAT A GRATUITA PER INFORMA ZIONI O PER FISSARE UN APPUNTA MENTO CON I FUNZION ARI INPS. I LAVORAT ORI POSSONO RIVOLGE RSI ANCHE AGLI ENTI DI PATRONA TO CHE FORNIRA NNO GRATUITA MENTE LA LORO ASSISTEN ZA.

FINO ALL'AU TUNNO 1994 L'INPS HA PROGRAM MATO DI INVIARE CIRCA 3

Ml-

LIONI DI ESTRATT I CONTRIB UTIVI AL MESE, INIZIANDO DAI LAVORAT ORI PIÙ VICINI AL PENSION AMENTO, IN MODO DA CONCLUD ERE L'OPERA ZIONE ENTRO L'AUTUN NO DEL 1994. L'ESTRAT TO VERRÀ INVIATO ANCHE A CHI NON È PIÙ ASSICURA TO PRESSO L'INPS, COMPRES O CHI NON È PIÙ IN VITA( IN QUANTO PUÒ ESSERE COMUNQ UE UTILE PER I FAMILIARI CONOSCE RE LA POSIZION E PREVIDE NZIALE DEL CONGIUN TO. E' UN'INIZIA TIVA DI DIMENSIO NI VASTISSI ME: L'INPS CONFIDA NELLA COMPREN SIO-

NE DEGLI INTERES SATI PER EVENTUA LI DISGUID I.

INSIEME , UNA PENSIO NE RAPIDA PER LA RIUSCITA DELL'OPE RAZIONE L'INPS CHIEDE LA COLLABO RAZIONE DEI LAVORAT ORI E DELLE AZIENDE PER RAGGIUN GERE UN OBIETTIV O CHE È NELL'INT ERESSE DI TUTTI: LA SICUREZ ZA, PER

INPS

Istituto Nazionale Previdenza Sociale

OGNI LAVORAT ORE, DELL'ESA TTEZZA E DELLA TEMPESTIVIT À DELLA PENSION E.

MILIO NI DI LAVOR ATORI . ESTRA TTO CONTR IBUTIV O INPS. AL DOMIC ILIO DI 30


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IL POPOLO

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Ancora nuove dimissioni nella "squadra riformista" russa

Le tentazioni

diunaR~ia

Eltsin con il premier Cernomyrdin. /I loro incontro sul rimpasto del governo, dopo/e dimissioni di Gaidare Fyodorov, non ha raggiunto l'intesa. Efada sfondo ai gravi problemi di politica interna, un paese alle prese con la battaglia quotidiana per la sopravvivenza

più <<forte>> Riappare i/fantasma della "Panrussia"? SEGNALI CHE SI intrecciano, ma che sembrano indicare, sia pure nella confusione e nell'incertezza: in Russia si sta sfaldando l'ala riformista del governo, si rafforza la componente nazionalista, ricompaiono segni di un militarismo di ritorno, mentre l'economia frana, e nella gente si diffonde la sensazione che sia necessaria una presenza 'forte' al governo. Per quanto riguarda la situazione interna, dopo un incontro durato sei ore e mezza il presidente russo Boris Eltsin e il primo ministro Viktor Cernomyrdin non sono riusciti ieri ad accordarsi sulla composizione . del nuovo governo. Le divergenze tra Cernomyrdin, favorevole a un'attenuazion e delle riforme economiche, e Eltsin, che continua ad assicurare il proseguimento della sua linea, si sono acuite dopo le dimissioni del vice primo ministro Egor Gaidar, architetto del piano per la liberalizzazione dell'economia, e l'annuncio non ufficiale di quelle del ministro delle finanze Boris Fyodorov. Intanto il leader ultranazionalis ta Vladimir Zhirinovski non ha mancato di esprimere la sua "soddisfazione" per le dimissioni di Gaidar e Fyodorov. «Ora non resta che eliminare gli altri due ministri riformisti», ha detto Zhirinovski riferendosi a responsabile degli Esteri Andrei Kozirev e a quello delle Privatizzazioni Anatoli Ciubaisd, due elementi chiave della squadra di El tsin. Il nuovo fatto del giorno, dunque, sono state le nuove clamorose dimissioni di un altro ministro riformista, Fyodorov, appunto. Dopo due giorni di incertezza, in cui Fyodorov aveva chiesto, senza ottenere garanzie, di potere proseguire nel programma di riforme, in particolar modo poteri eqùivalenti a quelli di un vice premier, la notizia è giunta proprio mentre El tsin era impegnato a discutere con il pren1ier Cernomyrdin del rimpasto di governo. A negare le richieste di Fyodorov, che comprendevano l'allontanamen to dercapo della Banca centrale, Viktor Gerashenko e del vice premier responsabile dell'Agricoltura, Alexander Zaveryukha, e' stato proprio il premier, confermando cosi' la sua intenzione di rallentare il corso delle riforme economiche in Russia. L'incertezza sul futuro della politica go-

vernativa ha provocato poi un nuovo scivolone del rublo dopo quello di due giorni fa. Nell'odierna asta valutaria interbancaria, il dollaro è stato quotato a 1.504 rubli, con un aumento di 102 punti sulla quotazione di lunedì quando la parità, dopo le dimissioni dal governo di Egor Gaidar, era passata da 1.335 a 1.356 rubli per dollaro. Da venerdì la valuta russa si è deprezzata di quasi il dodici per cento. E il movimento 'Russia democratica', che finora aveva sempre sostenute) la linea seguita dal presidente e dal governo, ha annunciato di essere passato all'opposizione e ha indetto per il 22 gennaio prossimo a Mosca una prima manifestazione di protesta contro la politica del governo guidato da Viktor Cernomyrdin. In una dichiarazion~ Òiffusa dall'agenzia Itar-Tass si sottolinea fra l'altro che la Russia si sta allontanando dal corso delle riforme, fatto testimoniato dal rifiuto di Gaidar di entrare a far parte del nuovo governo. «L'uscita di Gaidar è comprensibile e conferma la generale tendenza a una deviazione nel corso di riforme del paese», si legge nella dichiarazione. 'Russia democrfttica' - che aveva sostenuto la candidatura di Eltsin nelle elezioni presidenziali del 1991, mantenendosi da allora

nel campo dei sostenitori del presidente e del governo - ha quindi annunciato una campagna di manifestazioni popolari di protesta, la prima delle quali è stata convocata nella capitale per sabato prossimo. E segnali ancora più inquietante del cambiamento della politica al Cremlino dopo la recenti) affermazione elettorale delle forze comuniste e ultranazionalis te. Il ministro degli Esteri russo Andrei Kozyrev incontrando ieri gli ambasciatori di diverse re-

pubbliche ex sovietiche ha affermato che per tutelare gli interessi della Russia, Mosca ha bisogno di mantenerè "una presenza militare" nei baltici e in altri ex paesi sovietici. Kozyrev ha detto che le truppe russe devono rimanere in quello che e' diventato territorio straniero per riempire "un vuoto di sicurezza". Mentre dunque le dimissioni di Gaidar e quelle di Fyodorov hanno rafforzato i timori di un ridimensionam ento della politica riformista di Eltsin, le dichiarazioni di Kozyrev gettano ombre anche sulle future scelte di politica internazionme. «Non dovremmo ritirarci da quelle regioni che sono state per secoli la sfera degli interessi russi e non dovremmo avere timore di dirlo», ha detto il ministro degli Esteri. Un "vuoto di sicurezza" emergera' appena le truppe russe si saranno ritirate dal territorio ex sovietico e quel vuoto, ha affermato Kozyrev, <<Sara' inevitabilment e colmato da forze che spesso non sono amiche e in molti casi sono ostili agli interessi russi». Affermazioni ancor piu' sorprendenti visto che a farle e' un esponente dello schieramento riformista filo-occidentale ostile alla retorica nazionalista di figure come Vladimmir Zhirinovsky. Successivamen te la portavoce del ministro, Galina Sidorova, ha voluto minimizzare tali dichiarazioni e al corri,spondente dell'Associated Press ha detto che la Itar-Tass aveva male interpretato quanto detto daKozyrev. R.E

Dodici mesi segnati da alti e ba§i, da vittorie e sconfitte per il capo della Casa Bianca

Clinton un anno dopo, tma presidema in cerea di leadership Tra contestazioni e critiche in politica interna, contraddizioni e successi in politica estera di IVANA T ANGA

UN ANNO FA, il 20 gennaio 1993, il democratico William (Bill) Jefferson Clinton, prestava giuramento come 42° presiden te degli Stati Uniti. Un anno difficile, intenso, segnato da vittorie e sconfitte, da luci ed ombre per il giovane governatore dell'Arkansas, la cui popolarità, in questi dodici mesi, ha subito notevoli alti e bassi. Se la politica interna è stata quella a riservagli maggiori amarezze, Clinton si è potuto rifare con la poli ti ca estera. In questo campo, la sua amministrazione si è dimostrata veramente "iperattiva", intervenendo, non sempre con la dovuta chiarezza ed adeguatezza ( come nei casi della Somalia e della Bosnia), ovunque nel pianeta si sia presentata una situazione di cri-

Ilpresidente Clinton

si. Ma, proprio per essere intervenuta ovunque (una "necessità necessitata", questa, dal momento che gli Stati Uniti sono l'unica superpotenza rimasta sullo scenario internazionale ) molto spesso la linea non è stata sempre chiara e coerente. Facciamo l'esempio della Somalia. In un primo tempo, Washington aveva scelto la "linea dura", poi, dopo le prime vittime americane, la "conversione" al dfalogo pacifico . Laddove, invece, come la Bosnia, sarebbe stato necessario un intervento veramente incisivo, gli Stati Uniti hanno tenuto un comportamento di estrema prudenza, quasi a non volersi invischiare nell'inferno balcanico. Per quanto riguarda la crisi haitiana, dopo aver promesso di porre fine al rimpatrio forzato dei profughi (uno dei cavalli di battaglia della propaganda elettorale), il demo-

cratico Clinton annuncia di voler invece seguire la politica del suo predecessore, George Bush. L'unica area nellà quale l'amministrazione americana è intervenuta, in qu esti mesi, in maniera positiva è quella mediorientale. Dopo un inteso lavoro diplomatico, durato diversi mesi, il 13 settembre, la storica stretta di mano tra il premier israeliano Rabin e il leader dell'Olp Arafat, nel parco della Casa Bianca. In dicembre, il presidente Clinton firma l' accordo per la creazione del "Nafta", l'accordo di libero scambio commerciale tra U!:ia, Messico e Canada. In Gennaio, il capo della Casa Bianca mette a segno un altro punto a suo favore, presentando. al vertice Nato di Bruxelles, l'iniziativa per l'Est europeo denominata "partnership per la pace". Subito dopo, a Mosca, nuovo successo di

Clinton, che, con i presidenti di Russia e Ucraina, firma un accordo per lo smantellamen to delle armi nucleari in Ucraina. Dopo la Russia, a Ginevra, il presidente americano si incontra con il presidente siriano Hafez el Assad. Clinton convince il "leone di Damasco" a riprendere il negoziato con Israele, fissando anche la data per la ripresa delle trattative di Washington, il 24 gennaio prossimo. Ma i successi internazionali non smorzano le polemiche in patria a proposito di quello che oramai viene definito lo scandalo "Wbitewater". Clinton cede alle pressioni del suo partito e accetta la nomina di un: magistrato indipendente che indaghi sulla società di cui il presidente e la moglie Hillary erano per metà proprietari.


Mercoledì, 19 Gennaio 1994

IL POPOLO • Eredi di una tradizione che vogliamo rinnovare

De Rosa: «L 'assunzinne delle nostre responsabilità non comporta W1il sorta di damnatin menwriae di quel partito che è stato con De Gasperi,

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IL POPOLO

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Dossetti, Moro, Vanon~ Piccinni, M orlati... l 'artefzce di W1il delle più moderne costituzinni... ». Immagmi di W1il storia che non dimentichianw


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