Il Popolo, 19 gennaio 1994

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Mercoledì 19 Gennaio 1994 S. Germanico

Anno L Numero 14

L. 1.300.

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L'appello di Mino Martinazzoli al varo del nuovo soggetto politico

Il Partito Popolare Italiano

e

ARI AMICI, credo che abbiamo già rappresen tato i gesti che decidono e abbiamo già scritto le parole che spiegano e che significan o e quindi tocca a me una rapida postilla. Ringrazia mo i Presidenti del Senato e della Camera, voglio aggiungere un ringrazia mento particolar e per l'Istituto Sturzo che ci ha accolto, che ci ha ospitato. Non andando alla ricerca di rappresen tazioni spettacola ri e strepitose , secondo lo stile di una discrezion e che è stata forse inattuale ma è probante, non potevamo non venire qui a trarre gli auspici, qui dove non si conserva la memoria delle cose morte -De Rosa ce ne ha dato prima un esempio - ma si alimenta la tradizione che fa vivere le cose del presente e del futuro. Potremm o dire, evocando l'epigrafe dettata da Concetto Marchesi per i suoi studenti padovani caduti nella Resistenz a, "hic vivunt hic virent", qui vivqno e qui alimentan o vita, e per questo siamo venuti qui. E siamo venuti qui ad un passaggio così alto e significati vo di un viaggio dif-· ficile ed accidenta le di rinnovam ento. Non eravamo, non siamo stati nel laborator io dell'alchimista, dove operano quelli che pretendon o di trasforma re il ferro in oro. Eravamo nell'arena parlamen tare -in una condizion e straordinaria e drammati ca -eravam o lì a consentir e e a garantire che un tratto di strada della «transizione» avesse un governo e un orientame nto. Siamo stati parte decisiva di questa legislatur a così ecceziona le e tuttavia così rilevante. Siamo stati in molteplic i prove elettorali che ci hanno fatto conoscere l'amarezz a di un disconosc imento, la denuncia di un distinguo , quasi un voto vendicativ o e siamo stati e siamo ancora nel fondo di una polemica che rischia di bruciare la possibilit à stessa del nostro esistere politico. Ma ci siamo stati certo con la consapevo lezza dei nostri errori ma con l'orgoglio delle nostre ragioni_ Abbiamo cercato di rincuorar e, di non essere disperati, di essere resistenti e coraggiosi. E così ci siamo convocati a luglio in assemblea costituen te per dire non la voglia di una sopravviv enza purché sia ma la severa consapevolez za di chi, da una prova assai acerba, trae il coraggio e la capacità di ritrovare le proprie ragioni, costi quello che costi. Fu in quell'asse mblea costituen te che lanciammo agli amici della periferia la proposta del nuovo nome del partito, non una invenzione, non una civetteria , non un rimpianto , ma semplicem ente il ritorno alle nostre radici. Per noi la lettura dell'origin e non è consolatoria, ma rivoluzion aria. Quella proposta ha trovato accoglien za in un'ampia consultaz ione delle periferie ed è questa la ragione per la quale oggi noi riteniamo legittimo sanzionar la. Viviamo davvero in un passaggio cruciale. Sappiamo che l'Italia e gli italiani sono attesi a decisioni che peseranno sul loro futuro, sulla loro stessa capacità di futuro. Vogliamo esserci, per la nostra risorsa, quale che sia il ruolo che ci apparterr à.

questa presunta equivocità nel nostro essere insieme forza di moderazio ne e potenziali tà di riforma consiste nella descrizione, nella resurrezione di un passato ormai sepolto delle stesse macerie del passato. Non è così, saremo capaci di dimostrare che non è così. Ed è per questa ragione che abbiamo scritto - a suggello di questa memorabile giornata -parole che dicono prima ancora che la nostra intelligenza politica il nostro sentiment o e la nostra passione umana.

Rinnovamento morale In un tempo politico carico di destino, riteniamo giusto e doveroso rivolgerci ancora una volta «a tutti gli uomini liberi e forti» così come ~vven­ ne nel lontano 18 gennaio 1919 da parte di un gruppo di cattolici democrati ci riuniti attorno a Luigi Sturzo per lanciare un programm a di rinnovament o morale, politico, istituziona le, radicato negli ideali di libertà, di giustizia sociale, di amore di patria, gli ideali propri della più nobile tradizione cattolico democrati ca, dal Risorgimento alla Repubblic a. Quell'app ello fondò la sua forza e la sua persuasione in un partito laico di ispirazion e cristiana. Non presunzio ne, non pretesa di appropria rci

Lafor~ deOa mit eua

Passaggio cruciale Vogliamo esserci con uno stile nostro, una misura, una fedeltà, perché ci sono rischi, l'idea che magari una espulsione immotiva ta possa essere un riscatto, oppure- e le verifichiamo quotidianamente -una scena gremita talvolta più di cinismo che di verità, più di disperazio ne che di passione. Le nostre stesse cadute ci impongon o allora di credere che non basterà la sagacia politica, l'invenzio ne riformatri ce, la precisione delle tecniche e degli strumenti se anche noi non saremo protagoni sti di una grande riforma spirituale e morale della nazione italiana. Le nostre idee, a me pare, sono ancora fresche ed attuali. Quasi un secolo di storia, quasi un bilancio di tante esperienze politiche ci convincon o a credere che le nostre ragioni sono fresche ed attuali. Sono le ragioni di chi, certo non da solo, immagina che la politica ha senso se reca in sé l'ambizione di una liberazion e umana, ma sa che non c'è liberazion e senza libertà, senza una regola di libertà. Siamo venuti per questo a testimoni anza politica osando di evocare per noi lo schiaccian te aggettivo cristiano e riteniamo che oggi ancora

di un illustre passato, non opportuni smo ci spingono oggi a rinnovare un appello che nella sua ispirazion e di fondo non ha data. Ci muove la consapevo lezza, che fu allora e che è ora, della fine di un grande ciclo storico e dell'inizio, tumultuoso ed incerto come tutti gli inizi, di un altro ciclo, potenzialm ente più aperto nella dimension e nazionale e nella dimension e europea, purché consistan o orientame nti ideali e culturali capaci di pareggiar e l'altezzad ella sfida. È finita l'età·delle ideologie totalizzan ti, è finita l'età dei partiti-pro vvidenza, dei partiti-ap parato, ma proprio la decadenza , la corrosion e df quella storia lascia sul terreno una frattura profonda, in Italia, tra società civile, partiti o Stato, con il carico di rischio che pesa su qgni condizione di vuoto politico e di scadimen to dell'unità morale della còmunità. La rincorsa caotica verso soluzioni corporativo-territo riali dei problemi aperti in ordine all'assetto costituzio nale storico-un itario, lo smarrimento delle finalità proprie della politica, che pare decompor si in uno scenario gremito di maschere trasformis te, la stessa rozzezza del linguaggio politico impoverit o di ogni vitalità dialettica, sono i segni più evidenti di una crisi che va riscattata. Questo riscatto comincia con il recupero delle ragioni storiche che resero possibile e vero il costituirsi della comune convivenz a nazionale , ra-

di SERGIO MATIARE LIA

P

ER QUANTO annunciato da tempo e lungamente atteso l'atto costitutivo del Partitu Popolare Italiano ha suscitato nei presenti /'emozione dei giorni importanti. Non poteva essere altrimenti, si deve dire seguendo il filo del ragionamento, eppure c'era nell'aria una nube di scetticismo alimentata ad arte, ma pur sempre fastidiosa. La composta solennità dell'atto, però, l'ha diradata. Ma più ancora l'hanno diradata le ragioni proposte dagli oratori tutte racchiuse alla fine ne/l'appello del segretario politico. Quelle parole sono le prime del tempo nuovo dell'impegno politico dei cattolici democratici. Un tempo non facile, aspro come sempre è quello che convoca gli uomini alle I /

grandi scelte; che li pone al bivio tra l'opportunismo e l'assunzione delle responsabilità che derivano da ideali largamente vissuti e sofferti eppure ancora freschi nell'animo di chi vuole leggerli senza le lenti deformanti de/l'interesse immediato. Una scelta coraggiosa che nell'ora dei trasformismi reclama le ragioni di una identità culturale che, comunque, costituisce una ricchezza per il popolo italiano. Un patrimonio ideale dalle radici antiche, tardito semmaitalvolta, ma non decaduto. Esso alimenta una linea politica che assunte su di sè le contraddizioni della crescita sociale, non per esaltarne gli esiti radicali, ma per ricompor/i in termini reali nella luce non effimera 'dei valori

umani e cristiani contenuti nella dimensione della libertà. Martinazzoli ha descritto questa impostazione facendo riaorso a due termini: moderazione e mitezza. La prima per accentuare la persuasione dell'opposizione ad ogni radicalismo; la seconda per indicare i contorni umani ad una fedeltà ideale che viene ancora prima della politica. «La politica conta -egli ha detto-ma la vita conta più della politica». li progetto d~l Partito Popolare Italiano che rinasce nel settantacinquesimo anniversario dell'appello «Ai liberi e forti» è costituito da questa consapevolezza mite di propositi di solidarietà da offrire con convinzione profonda al «domani d'Italia».

gioni riconferm ate, riconquis tate e sancite nella carta costituzio nale repubblic ana. Non si potrebbe aprire il nuovo cammino dimentica ndo quel patrimoni o di ideali, di esperienze, di sacrifici e di lotte comuni con il quale abbiamo ricostruito, mattone su mattone, risparmio su rispar- • mio, fatica su fatica la nostra identità democrati ca e civile. Noi non ricominci amo dal niente, non abbiamo alle spalle un deserto. C'è invece la storia di un grande partito di centro, temprato sul valore della libertà, animatore di un'esperie nza che ha contribuito a dare all'Italia una costituzio ne moderna, pluralista e garantista , una solida democrazia, un ruolo internazio nale, una riconosciu ta vocazione europeista . Se il nome della nostra impresa ripete quello antico del partito di Sturzo, De Gasperi, Ferrari, Meda, non è per l'abbando no del retaggio degasperiano ma è per significare la comprens ione della fase nuova in cui devono collocarsi la tradizione e la freschezza della risorsa cattolico- democratica orientata al bene comune degli italiani. Non abbiamo tante possibilità di rinascere, ne abbiamo una sola: vivificare le nostre radici, rompere i sedimenti, liberare il lievito del nostro essere cristiani impegnati per il miglioram ento della società italiana, attraversa ta da mille inquietudin i, insicura del suo futuro.

Il bene comune Ciò che si è dissipato, in politica, della responsabilità etica e civile non potrà essere riparato soltanto da un pur necessario, severo, coerente processo riformator e dell'intera struttura statale. Occorrerà ricostruire, nella società, nell'economia, nella politica, il senso di una responsabilità diffusa, di una misura etica convincente e sollecitatrice di speranze comuni. Questo, prima di tutto, ci riguarda. Ma le eredirà morali che Sturzo costituì in regola e principio della condotta politica dei popolari, non si acquisiscono per diritto successorio o non si aJimentano solo per una invenzione. È vero, piuttosto, che il seme va coltivato. Il nuovo partito vuole essere il custode, fedele e coraggioso, di questo seme, non misurando il suo tempo con il variare delle stagioni ma per la durata di una coscienza politica e per l'assunzione di una responsabilità etica e civile. La scelta della nostra collocazione nella vita politica nazionale è compiuta da tempo ed è nel solco di una sicura attitudine alla moderazione, che è tutto tranne che moderatis mo, neutralità, spirito conservatore. La parola della moderazione conosce il valore e i limiti della politica, e raffigura perciò vocazione riformatrice e capacità di tolleranza, di armonia, di equità. Significa, soprattutt o, esaltazione della libertà come espressione di verità e ordine, di autonomi a e di responsabilità, di rispetto della persona e di solidarità tra le persone. Per questo, nel farsi concreto della vicenda politica, noi rifiutiamo la logica dei blocchi, la radicalizzazione dello scontro o la scorciatoi a del trasformismo. Poichè respingiamo l'idea del partito chiuso e pensiamo invece ad una capacità interpreta tiva degli interessi e dei valori espressi dalla realtà sociale, per questo neghiamo che questa logica possa essere oggi trasferita in una più larga ma ugualmen te rigida contrappo sizione ideologica o in una artificiosa contesa di cartelli denomina ti secondo un vacuo manierismo senza promessa e senza verità. Cerchiamo, piuttosto, gli incontri coerenti con la nostra identità e con la nostra proposta nitidamen te situata nella tradizione liberal-democratica. Le alleanze di programm a, ne siamo convinti, fondano la condizione dell'altern anza democratica. Abbiamo pagato e paghiamo alti prezzi per i nostri errori. Ma il passato è alle nostre spalle e non perderemo le ragioni della nostra storia e del nostro futuro. Le difficoltà che incontriam o e incontrere mo sul cammino esigono un modo di essere nella politica quale è quello che riascoltiamo e intendiam o rivivere guardando alle scelte fondamentali che furono all'origine del popolarism o e della Dc degasperiana. Scelte di sfida edi concentrazione umana e spirituale. Intorno a questi propositi chiamiam o a raccolta tutte le energie antiche e nuove che intendano condividere l'impresa secondo una convinzione profonda, aperta, dichiarata. Se troveremo ascolto ed impegno e diffuse solidarietà, costruirem o una forza autenticam ente nuova, avremo un compito nel domani e per il domani d'Italia. Viva il Partito Popolare Italiano!


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