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Cap. IV DELLA VERIDICITA'

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Perchè il convincimento di chi vuole agire passi negli altri, occorre che egli sia veritiero. La menzogna, cioè la difformità della parola dal pensiero, e, nel caso i n esame, dal pensiero diretto all'azione, .priva di efficacia lo stesso agente, rende diffidenti i collaboratori se ingannati, li rende conniventi se partecipi alla menzogna. Vi saranno altri motivi per legarsi all'uomo che mentisce: timore, paura, interesse, capacità, fascino: ma dal punto di vista umano viene a mancare il legame più valido: la veridicità *e sincerità. C'è differenza fra chi non dice la verità perchè non l a conosce o non la dice perchè vuole occultarla, e chi invece tende per qualsiasi motivo a d ingannare. Nel.primoacaso*egli~non sarà un menzognero; nel secondo può essere moralmente menzognero per volere essere prudente, abbia o no motivi legittimi a tenere occulta la verità; nel terzo caso si tratterà d i vera menzogna, più o meno grave, ma sempre riprovevole. I n materia di menzogne, legate o no a veri inganni, si suole essere con gli uomini politici o troppo larghi ammettendone l'uso normale, ovvero rigorosi escludendola i n ogni caso. Questo problema può essere connesso con l'altro, assai più discusso, a del fine che giustifica i mezzi. È evidente che anche i teorici della distinzione tra morale e politica, non arrivano ad accettare questa seconda tesi concepita quasi come regola politica, i l che sovvertirebbe quel minimo di morale sociale (quella consacrata dai codici civili e penali di ogni stato) assolutamente necessaria a mantenere l'ordine e il diritto. - e

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