Viaggio da Roma a Nomento; sorgenti delle acque Labane e Monterotondo

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MONTEROTONDO

ROMA TIPOGRAFIA DI BENEDETTO GUERRA

1867

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VIAGGIO A NOMEN'I'O SORGENTI DELLE ACQUE LABANE E MONTEROTONDO NULUUIPJ‘U'LWw

Questo viaggio che può farsi in un sul giorno

riesce molto dilettevole per l’ amenità dei luoghi che si percorrono , e per l'antiche memorie che tuttora ci conservano. Si esce la porta Pia, così detta da Pio IV, che la fece fubricare con dise

gno di Michele Angiolo Buonaroti; e che ora per munifieenza del regnante Sommo Pontefice Pio IX si rende più decorosa con un prospetto ornato di colonne e di statue, colla direzione del

I’ egregio Architetto Sig. Conte V. Vespignani ; e passando quindi innanzi la villa Patrizi, l’al tra di Torlonia , e l’ osteria detta della Baracca

si giunge alla Chiesa di S. Agnese sulla via No mentana. Questa Chiesa edificata dall’lmperadore Co

stantino il Grande sopra il Cemeterio ove la rin

venuto il corpo di detta Santa, venne in seguito restaurata ed ornata da varii papi: essa presenta


__ 4 __ tuttora la forma delle antiche Chiese cristiane;

edèperciò meritevole di essere visitata. In que sta Gregoriomagno recitò al popolo due Omelie , e Clemente XI la fece parrocchia per comodo degli abitanti le deliziose vigne dei contorni; ed ora è in cura dei Canonici Regolari Latera neusi. Presso la Chiesa è l’antico monastero ,

ora risarcito , ed abbellito nell’interno con pit ture , fra le quali vi è quella , in cui vedesi e spresso il disastro quivi avvenuto il di 12 Apri le ’1855, dal quale prodigiosamentc rimasero in

eolumi il regnante Pontefice Pio IX, e quanti erano presenti. Verso la valle poi vedesi il Se polcro di S. Costanza di forma circolare , ridotto a tempio da Alessandro IV, collocando il corpo della Santa sotto l’altare: l’urna di porfido che prima lo racchiudeva, in cui sculta si vede l’ope razione della vendemmia, fu trasportata da Pio VI al Museo Vaticano, dove al presente si ammira. Annesso al tempio di S. Costanza e un sacro recinto, che servì ai primitivi Cristiani di ce meterio.

Seguendo il cammino per la via Nomentana vedesi nella valle a sinistra un rudere, volgar mente chiamato la Sediaccc'a, il quale è un a


_ 5 _ vanzo di antico sepolcro. La via quindi comincia a discendere per raggiungere il fiume Aniene , oggi chiamato Teverone , che in tortuosi giri

scorre nella pianura portando il suo tributo al Tevere. Il ponte sul quale varca la via fu di

strutto da Totila nella guerra gotica: rifatto da ' _ Narsete, fu poscia restaurato da Nicolò V 3 ed ' all’epoca di quel Pontefice appartiene la mag

gior parte della costruzione attuale. Subito dopo il ponte si vede sorgere il colle ,

ove nel 261 di Roma la plebe disgustata coi pa trizi, tumultuando si ritirò fortificandovisî : riuscì

a M. Menenio Agrippa di calmarla con quel fa moso apologo dello stomaco, e dell’altre membra

del corpo umano; ed in quella occasione ebbero origine i Tribnni, istituiti appositamente per tute lare i privilegii della plebe. Dopo seguita la con cordia , venne sul colle inalzata un‘ara a Giove

Terrifieo per incutere timore ai violatori dei giu ramenti fatti nello stabilire i patti. Da quell’av

venimento il luogo ebbe il nome di Monte Sacro. Di qua e di là della via sono due avanzi di

antichi sepolcri, incerti però a chi abbiano ap partenuto; e dopo pochi passi dirama a sinistra

una strada, che conduce a Vigne Nuove; ove al


_. 6 _ cuni vi ravvisano il luogo della villa di Faonte liberto di Nerone, in cui quell’lmperadore si diede la mor.te,'per sfuggire il furore delle mili zie , e del popolo sollevatisi contro di lui. Proseguendo il viaggio per la via Nomentana,

' circa quattro miglia lungi da Roma vedesi il Ca ' sale, detto dei Pazzi dalla famiglia di questo no me, a cui un giorno appartenne, unitamente alla tenuta annessa: sopra il Casale sorge una torre

altissima de’ bassi tempi, su cui scopresi una ve duta magnifica. Passato il ponte sul fosso della Cecchina , la

via è alquanto ardua sino ad un avanzo di an tico sepolcro , conosciuto dai contadini , e dai cacciatori col nome di Torraccio della Cecchina, a Torre di Spuntapz'edz'. Questo rudere di for ma quadrata è di una bellissima opera laterizia, a mattoni di color giallo e rosso; e l’interno

presenta due piani, nell’inferiore de’ quali erano quattro loculi per le olle cinerarie , e nel piano superiore quattro nicchie , forse per statue: an cora si vedono traccie delle pitture, e dei stuc

chi di ottimo gusto, che in origine lo decoravano. La via quindi percorre in un bel ripiano, ove

l’occhio può spaziare sulle campagne adiacenti,


__ 7 _ le quali benché nude e deserte, per mancanza di piantàggioni e di abitanti , non mancano di una loro particolare amenità: a queste bella corona

fanno i monti sabini, fra i quali maestoso s’ in nalza il Lucretile. Alla sinistra poi vedesi in qual che distanza il Casale della Cecchina; ed alla

destra trovasi la via detta delle Molette, che conduce alla terra di Monticelli ,' ove l’Olstenio

ed altri, vogliono che esistesse l’antica Città sa bina di Cenina, i di cui abitanti per vendicare l’ affronto ricevuto dai Romani per il ratto delle

loro donne , furono i primi a prendere le armi: accorso però Romolo-col suo esercito uccise di. propria mano Acrone loro re , li mise in fuga , ed assediata la città la prese di assalto. Poco più oltre del sudetto bivio, ed alla stessa

mano, ma alquanto nella campagna, sono alcuni ruderi di una antica Chiesa di S. Basilio, da cui l’annesso fondo trasse il nome. Andando più innanzi si vedono a sinistra i fabricati del Coazzo o S. Agata , e quindi l’Oratorio ed il Cemeterio

di S. Alessandro I Papa , che rovinati rimasero ignoti per molti secoli; ed or son pochi anni,

che scoperti, furono ridonati al loro pristino de coro dal regnante Pontefice Pio IX.


_ 3 __ Un poco più oltre si scorge una torre semidi ruta del secolo XIII, eretta sul masse di un an tico sepolcro 3 e quindi si giunge al Casale di Capobianco , poco distante dal quale si trova un

braccio di strada, che congiunge la via Nomen tana a quella già detta delle Molette. Giunti alla tenuta di Casal S. Antonio, detta

anche di Paterano, la quale trovasi lungi da Ro ma circa miglia nove , vedesi a destra il Casale con torre, edificato sopra avanzi di antiche fabri

che; e nel colle su cui sorge, girano alcune stra- ' de coperte, indizio che nei bassi tempi servi di , luogo fortificato.

Circa l’undecimo miglio trovasi la colonna, che segna il confine fra l’Agro Romano ed il Territorio di Lamentana ; e poco dopo si scorgono gli a vanzi di un’antica conserva di acqua , la di cui costruzione è di ciottoli, e frantumi di calcaria:

essa è di forma quadrata , e nel suo lato mag giore misura palmi 60 circa; ed il lato minore palmi 53: il suo interno era diviso in tre aule, che communicavano fra loro per mezzo di archi.

Sopra il colle denominato Monte Gentile, nel XIII secolo gli Orsini padroni allora di questa contrada vi fabriearono un castello , e nel 1435


__ 9 __ si ha notizia, che era popolato, e le sue memo

rie giungono sino al ’1454. Tanto la località a perta ed amena', quanto l’esistenza della sudetta conserva di acqua, fanno con qualche fondamento credere, che quivi fosse una villa di qualche an-‘

tica famiglia patrizia. Un poco più oltre vedesi una torre de’ bassi tempi, a cui danno il nome di Torre Lupara; e quindi lasciando indietro il romitorio diruto, i ristretti, e le vigne si giunge al moderno borgo di Lamentana, che ricorda l’antica città di Nomento.

Fra le città del Lazio conquistate da Silvio Latino re di Alba Longa si comprese anche No mento, in cui quello stesso re vi dedusse una colonia di Albani : Tarquinio Prisco quinto re di Roma , nella guerra contro i popoli Latini, s’impadroni di varie loro città, fra le quali, co me rilevasi dallo storico Tito Livio, vi fu anche

Nomento. Tarquinio il Superbo dopo essere stato scacciato da Roma, per ricuperare il trono, sol

levò a suo favore trenta popoli del Lazio, ed in questo numero vi furono i Nomentani: essendo però stati vinti presso il Lago Regillo, ottennero con

gli altri la cittadinanza romana. ’1‘106

Aricz'ni,


_ 10 __ Nomentanique , et Padani eodem jure quo La nmn'm'z' in civit‘atem accepti. Così Livio. In se guito pugnarono più volte in favore dei Romani

collegati con altri popoli latini. Non può adunque revocarsi in dubbio, essere

stata Nomento città antichissima e cospicua del vecchio Lazio; e solo dopo la divisione fatta dell’Italia in provincie , vedesi annoverata fra i

popoli sabini. Sotto l’impero si manteneva ancora fiorente, e nel suo agro, sia per l’amenità e sa lubrità della sua posizione , sia per la vicinanza a Roma, vi furono edificate molte ville; cosicché

l’Ughelli nella sua Italia Sacra parlando di La mentana, così si esprime. Conspz'cz'untu-r undique praeterea hinc ingentz'a dirutarum , quas ad a mim' voluptat‘em, atque delicz'as emtruarerum pro

ceres Romani villarum rudera. E certo che i poeti Ovidio e Marziale, ed il filosofo Seneca vi ebbero le loro ville: Columella , scrittore con

temporaneo di quest’ ultimo dice , che nell’ agro nomentano era famosa la contrada, in cui Se neca aveva la sua villa , per aver dato ogni ju gero di vigna spesse volte otto cullei di vino. Un culleo conteneva venti anfore , ed ogni an

fora ragguaglia circa boccali quattordici dei no


_ 11 _. stri 3 un jugero poi corrisponde approssimativa mente alla settima parte del rubbio romano at tuale. Una tal fecondità sembra incredibile , ma altri esempi si leggo-no ancora in Catone , ed in Varrone. Ciò doveva dipendere, dalla scelta dei

vitami , dall’accurata coltivazione, e dal guidare le viti su gli alti gioghi. Lo stesso Columella di ce , che dopo le viti aminee venivano le no menlane , per bontà e generosità di prodotto; e

Marziale ne loda il vino. Ebbero rinomanza an cora le sue melagrane , e le nocipersiche. La città di Nomento fu frequentata sopratutto per le acque minerali Labanc , che scaturivan'o nelle sue vicinanza , come vedremo. Nella decadenza dell’ impero mantenevasi

an

cona, di modo che, venuta al Cristianesimo ebbe i suoi vescovi; e l’ Ughelli nell’Italia Sacra ne dà la serie da Urso nel 415 dcll’e. v. sino a

Giovanni nel 964; e quindi non si sa per quali vicende rimanesse deserta. Carlomagno nel ve nire in Roma a ricevere la corona imperiale, ten ne la via della Sabina, ed il Papa Leone III lo andò ad incontrare a Nomento, dove desinarono insieme, e nel di seguente mossero verso Roma, e. giuntivi, furono ricevuti con grandi dimostrazioni


__ 12 _ di giubilo dal Senato, dal Clero , e da tutte le corporazioni. Ciò avvenne nel Novembre dell'an

no 800 dell’ e. v. Sulla fine del secolo X si rese famoso Crescenzio cittadino nomentano , il quale essendo Console , s'impadrònì del dominio di Roma, e lo ritenne per varii anni; ma final mente assediato in Castel S. Angelo dalle truppe

imperiali di Ottone III , preso, ebbe tronca la testa; ed il Papa Gregorio V poté liberamente tornare alla sua sede. La città primitiva probabilmente fu sul colle, che dalla parte di oriente domina il moderno borgo di Lamentana; e forse gli abitanti super stiti per stabilirsi in una situazione più comoda e vantaggiosa, fabricarono case ed alberghi lungo la via che percorre nel piano, estendendosi nella parte occidentale, in cui fu edificato anche il castello o palazzo baronale. La costruzione delle case presenta due epo che; la più antica è del secolo XIII, che si

vede anche nella parte primitiva del palazzo ba ronale, che si vuole essere stato edificato dagli

Orsini. L’altra costruzione è più recente ed ap partiene al secolo passato; questa seorgesi nella maggior parte dei fabricati che fiancheggiano a


__ 13 _. dritta e sinistra l’ampia via retta, che segue l’an damento dell’antica; cosicché a questa parte può darsi il nome di borgo nuovo. Contigua al pa

lazzo è la Chiesa con campanile dedicata a S. Nie cola di Bari. Una piazza è avanti alla medesima,

come un’ altra ve ne è al palazzo. Fra i molti frammenti di marmi, di cui abbonda Lamentana,

vedesi nella piazza un alto rilievo antico di gran dezza naturale , a cui quei del luogo danno il nome di S. Giorgio; e presso la porta del ca’ stella osservasi una statua togàta. Sotto il cam panile poi della Chiesa, dal lato che guarda sulla via principale, vedonsi cinque massi di marmo, su cui sono scolpite alcune iscrizioni appartenenti a qualche sepolcro , ed in queste si fa menzione della Gente Erennia , e della Brutia. Dall’ altra

parte della via, osservasi un bassorilievo con tre protome rappresentanti tre individui della Gente

Apuleja, come appreudesi dalla sottoposta epigrafe. Una via dalla parte orientale del borgo conduce al convento degli Angeli dei PP. Biformati di S. Francesco; i quali ebbero nei tempi andati un convento più prossimo al borgo; ma essendo posto in luogo basso e malsanolo abbandonarono. Il fabricato tuttora si conserva, e serve ad altri


_ 11, _ _usi , e porta il nome di conventino, e vedesi

nell’andare a quello degli Angeli. Il territorio è di sua natura ferace, ed i vini prodotti dalle sue vigne sono in pregio; come anche gli olii che si ricavano dagli oliveti. Vi si fa qualche coltivazione di canape oltre quella dei cereali; né mancano macchie cedue. Nei con torni poi del borgo si veggono varii belli e co modi casini , specialmente nei luoghi più elevati ed ameni, talmente che l’ occhio ne rimane ap

pagato. Fra i più deliziosi annovcrasi quello detto del Principe , ove già fu la villa della famiglia Borghese proprietaria dell’ex feudo, e l’altro

del Poggio di S. Lorenza o Vigna Cruciani. Sa rebbe desiderabile che il Principe proprietario , ben noto per il suo animo caritatevolc e benefico, promovesse l’agricoltura nelle sue terre, cosi Lamentana aumentando in popolazione, colla in dustria crescerebbe ancora in prosperità.

Alquanto lungi dal caseggiato , dalla parte di settentrione, vi è una piccola Chiesa dedicata alla Vergine posta fra due strade , una delle quali , cioè quella a sinistra , conduce alla vicina terra di Monterotondo , l’altra a destra è l’antica via Reatina, che si rannoda alla moderna presso


_ 15 __ Monte Libretti. Per visitare il luogo ove scatu riscono le minerali acque Labane, prendasi la via a destra, e passando per Gattaceca , dopo due miglia circa di cammino, si giunge a Grotta Ma rozza. Questa contrada è da circa sei secoli che

ritiene una tale denominazione, derivatagli da una grotta ineavata nel tnfa, in cui scaturiscono le acque minerali sulfuree, che sono le Labane, ricordate e commendate dagli antichi scrittori. Esse si resero famose per le loro qualità igieni che, e formarono uno dei migliori pregi di No mento, e contribuirono a renderne il suo sog

giorno piacevole, ed accetto ai doviziosi cittadini di Roma. Strabone paragonava queste acque, per le °qualità medicinali, a quelle dette Al hule , che scaturiscono nel territorio tiburtino ,

giovevoli in diverse malattie, o bevendole, o col bagnarvisi. Se con queste salubri acque si riattivassero comodi, ed eleganti bagni , gran vantaggio ne verrebbe , tanto alla publica igiene , quanto per mettere a profitto della popolazione di Lamentana i tesori concessigli dalla natura. Da Grotta Marozza si può andare a Monte rotondo, terra che siede sopra un colle elevato;


_ 15 _. ove nel secolo XIII gli Orsini vi fabricarono un magnifico palazzo , che quindi fa dei Barberini, poi della famiglia del Grillo; ed ora ne è in possesso il principe di Piombino. Questo palazzo

è ornato di buone pitture, e sul medesimo s’in nalza una torre altissima , spesso percossa dal fulmine. Del tempo dei Barberini sono le mura

castellano e le porte: le case della parte vecchia, generalmente sono di opera saracinesca del se colo Xlll. Fuori di porta romana, 0 di S. Rocco

fu edificato un borgo, e le case di questo si di stinguono per la recente costruzione, e costi

tuiscono la parte più bella e salubre di questa terra. Nella Chiesa Colleggiata dedicata a S. Maria Maddalena, il quadro rappresentante i 55. Filippo e Giacomo protettori di Monterotondo è del Ma ratta 3 il Salvatore e di Ciro Ferri; ed il purga torio viene reputato della scuola del Zampicri. Nella Chiesa parrocchiale di S. Ilario, il quadro ove è espresso il martirio di S. Stefano è del Mantegna.

La risorsa maggiore degli abitanti consiste principalmente nella coltivazione delle vigne, dalle


__ 17 _ quali è rivestita una gran parte del suo territorio, che danno eccellenti vini. Il luogo ove oggi è Monterotondo formò parte dell’ agro nomentano , e probabilmente sarà stato occupato da qualche villa , essendo amenissima la sua posizione. Sortendo da porta Canonica , o dall’altra di

Palazzo, prendasi la via che passa avanti il con vento dei Cappuccini, la quale conduce a La mentana , che n’è distante meno di due miglia.

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IMPRIMATUB

Fr. Raph. Arch. Salini O. P. S. P. A. M. Socius IMPBIMATUR Petrus De Villanova Castellacci Arch. Petra

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ROMA - 1867 TIPOGRAFIA DI BENEDETTO GUERRA

Piazza dell‘ Oratorio di S. Marcello 50


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