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Uno zio speciale B. Masini

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Il verbo temere

Il verbo temere

Uno zio speciale

Niente da fare. In famiglia c’è una vena di stramberia. È una delle frasi preferite da papà quando intende riferirsi a zio Remigio. A me, invece, lo zio piace così com’è. A lui non importa dei vestiti e s’infila addosso la prima cosa che trova a portata di mano: il pullover a rovescio, la camicia che esce dai pantaloni, il cappello schiacciato come una focaccia. Un tipo strano? Certo, se essere strani vuol dire battere tutti a biglie, costruire un mulino a vento con qualche legnetto e due turaccioli, conoscere decine di giochi con le carte, tutti diversi. Lo zio Remigio è proprio speciale: è un asso del computer, e quindi immagini che sia precisissimo, invece casa sua sembra un campo di battaglia: pile di libri ammucchiati qua e là, scatole di biscotti abbandonate per terra, piante secche che nessuno innaffia da mesi e mesi. Insomma, quando c’è lui, noi bambini non vediamo nessun altro, come dice la mamma. Credo proprio che il papà sia un po’ geloso di un tipo tanto speciale.

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Beatrice Masini, Mio tuo nostro, De Agostini

Qual è una delle frasi preferite dal papà, quando vuole riferirsi allo zio Remigio?

Come si veste lo zio Remigio? Cosa sa fare Remigio?

Conosci una persona che tu consideri speciale, con «una vena di stramberia»? Descrivi le sue caratteristiche. Cosa ama fare? Cosa ti colpisce di tale persona?

stramberia: stranezza, particolarità. turaccioli: tappi di sughero.

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