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Ho visto un’aquila A. Petrosino

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Il verbo temere

Il verbo temere

Ho visto un’aquila

Quella mattina siamo salite fino a Cogne, a 1534 metri di altitudine. Cogne è davvero un bel paese. Stefi ha voluto fare una passeggiata: circa tre chilometri in un percorso pianeggiante tutto nel bosco. Di lì ho potuto vedere le cascate che d’inverno ghiacciano. «Pensi che vedremo gli stambecchi nel Parco?» ho chiesto a Stefi. «Forse. Questi animali sono abbastanza coraggiosi e se vedono un uomo non scappano subito». «E le marmotte? È vero che le loro tane sono come un labirinto sotterraneo?». «È vero. I rifugi dove le marmotte stanno in letargo sono un intreccio di cunicoli, che le proteggono dal freddo durante l’inverno». Ma siamo state sfortunate: non abbiamo visto né stambecchi, né camosci, né marmotte! A un certo punto, però, mi è sembrato di vedere volteggiare in cielo un’aquila reale. Così ho attirato l’attenzione di Stefi. «Era lei?» le ho chiesto dopo che è scomparsa. «Penso proprio di sì». L’aquila per me rappresenta la libertà. E io amo la libertà. Nella mia vita voglio coltivare tanti sogni, incontrare tanta gente e conoscere mille e mille cose.

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