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T. di Carpegna Falconieri

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Il verbo temere

Il verbo temere

La strada antica

La prima volta che Camilla mise i piedi sulla strada antica, lo fece per caso. Infatti la via passava dentro al suo giardino, ma era ricoperta dalla terra e nascosta dalle erbacce, dai cespugli, dagli alberi, dalle pietre e dai secoli. E dunque lei ci aveva già camminato sopra tante volte, ma senza saperlo. Dove adesso c’era il suo giardino, la strada antica correva lungo uno stagno pieno di canne e di uccelli dai molti colori. Vicino allo stagno c’era stata la casa di un mugnaio, che in seguito era diventata un’osteria, poi un granaio dei monaci e un covo dei briganti. Dopo che le città collegate dalla strada erano state distrutte, la via aveva perduto ogni importanza e si era ridotta ad un sentiero per il bestiame. Infine il lago salmastro aveva ricoperto tutto. Molti secoli dopo, la palude era stata bonificata dal nonno di Camilla, il conte Piero, che aveva costruito la sua villa all’incirca nel punto in cui un tempo sorgeva la casa del mugnaio. La villa era a due piani e aveva un porticato ad archi. Ci si arrivava per un viale di pini marittimi che la collegava alla litoranea. Accanto c’erano le stalle, i locali di servizio per la fattoria e una casetta disabitata che apriva le porte sui campi di grano. Dietro la villa si trovava un giardino circondato da un muretto. Poco più lontano, le zone incolte erano una grande macchia gialla dalla quale emergevano di tanto in tanto un pino o un eucalipto. Là rimaneva ancora qualche traccia della palude: le canne, gli uccelli, le zanzare, dei piccoli stagni…

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Tommaso di Carpegna Falconieri, La strada antica, Mondadori

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