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delle meraviglie” Una scuola tutta d’argilla
La scoperta della “grotta delle meraviglie”
È domenica 18 dicembre. Attrezzati di tutto punto, gli speleologi salgono alla base della parete. L’aria esce sempre, chiaramente avvertibile, e i tre cominciano a rimuovere, cautamente, i sassi che ostruiscono il fondo del budello. Avanzano strisciando in orizzontale per cinque o sei metri, arrivano ad un pozzo verticale, vi si calano per una decina di metri e sbucano in quella che appare come una grande sala. A questo punto Jean Marie disse: «Questo è un colpo grosso!». «La nostra prima sensazione è stata infatti quella di un grande ritrovamento speleologico. Alla fioca luce delle pile frontali, il pavimento brillava di una miriade di cristalli di calcite, intravedevamo stalattiti e stalagmiti. Tanta era la paura di rovinare qualcosa, che ci siamo tolti gli scarponcini e abbiamo proseguito in fila indiana, con gli occhi a terra e mettendo i piedi ognuno sull’orma dell’altro. C’erano impronte e ossa di orso in quantità, e poi abbiamo visto un cranio di stambecco imprigionato nella calcite, e altri crani d’orso». Con il fiato sospeso, in silenzio, attenti solo a dove mettono i piedi, i tre esploratori oltrepassano cinque metri di parete dipinta senza neppure rendersene conto. Poi notano due segni rossi, di tipica fattura umana, e si dicono: «Ce ne devono essere altri». Voltandosi, il cerchio di luce di una pila frontale illumina, come un riflettore
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a teatro, il disegno di un piccolo mammut, di 25 centimetri; ed ecco l’esplosione delle immagini, ecco lo stordimento di fronte alla loro straordinaria bellezza. «La luce delle pile estraeva dal buio frammenti di animali, come se fossero vivi; ho visto la parte anteriore di un orso avventarsi verso di me da una grande parete, e i leoni fissarmi con uno sguardo che non dimenticherò mai più», ricorda ancora commosso Chauvet. Avevano cominciato alle tre del pomeriggio, un paio d’ore erano trascorse per aprirsi il passaggio nel budello. Quando escono, svuotati dall’emozione, sono le tre di notte. Ma prima di tornare a casa per qualche ora di sonno bisogna rimettere tutto a posto, sia per impedire eventuali intrusioni, sia per evitare il rischio che l’improvviso mutamento nel flusso della circolazione dell’aria inneschi processi di deterioramento.
«Airone», maggio 1995
budello: cunicolo, tunnel. fioca: debole.