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l’agricoltura R.Y. Quintavalle
Le donne hanno inventato l’agricoltura
Com’è nata l’agricoltura? Quando l’uomo ha trasformato la propria esistenza cominciando ad avere una vera casa, una terra sua che gli offriva i prodotti del suolo? Per millenni gli uomini furono cacciatori: si spostavano da un territorio di caccia all’altro, in cerca di prede. Poi capirono che alcuni animali più mansueti potevano essere tenuti vicini, in greggi e mandrie, per avere latte e pelli e carne a disposizione quando occorreva. Anche i pastori erano costretti a spostarsi di terra in terra, in cerca di pascoli per il bestiame. Ad inventare l’agricoltura e a rendere stabile l’uomo nomade fu, forse, una donna. Possiamo immaginare quel che accadde, un giorno di alcuni millenni or sono. La donna aveva vagato tutto il giorno nella prateria ed ora tornava verso casa con fasci di erbe. Di queste, conosceva molte virtù: c’erano erbe che davano il sonno o curavano le piaghe, erbe che correggevano il sapore della carne, bacche dolci, e chicchi di cereali da sfarinare per farne focaccette che piacevano tanto ai bambini. Era stanca. La ricerca delle erbe, che le donne compivano a turno, era molto faticosa: le pianticelle utili crescevano qua e là a caso, nella prateria, e bisognava cercarle e raccoglierle ad una ad una. Finalmente la donna giunse alla sua capanna e poté riposarsi un po’, ma non per molto tempo:
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«Prima che mio marito ritorni» si disse «devo mettere un po’ d’ordine». Perciò, restando seduta, perché i piedi le facevano male, si mise a suddividere le erbe secondo le loro specie, in tanti cestini di vimini o in ciotole. In un recipiente c’erano alcuni chicchi di miglio che, per l’umidità, cominciavano già a germogliare. «Meglio gettarli via» disse la donna «non vorrei che mi guastassero il nuovo miglio che ho raccolto». E cominciò a preparare un buon pranzetto al marito e ai figli che tornavano con le pecore. Passarono alcuni giorni, e la donna dimenticò quei semi gettati in terra, ma un giorno vide che alcune piantine di miglio erano cresciute vicino alla sua capanna. «Sono nate proprio là dove ho gettato quei semi di miglio!» pensò, e le raccolse. Poi continuò a rimuginare fra sé un’idea: «Certo, sarebbe comodo trovare vicino alla capanna tutte le piante di cui abbiamo bisogno! Oh, se si potesse trovare il modo di tenere con noi anche le buone erbe, oltre che gli animali! Ma si possono addomesticare le piante?». Tremante, come se stesse compiendo un’azione proibita, la donna prese un bastone, fece dei buchi in terra a distanze regolari e vi pose dei chicchi di miglio. Poi attese. Spuntarono le tenere piantine, tutte in fila, e crebbero le spighe, grosse e piene. La donna e suo marito assistettero ammirati a quel prodigio e ne ringraziarono Dio. Misero a dimora altre piante, e un giorno la donna disse all’uomo: «Dovresti fabbricarmi un arnese per fare nella terra i buchi in cui mettere i semi: in cima a un bastone lungo, lega un bastone corto, ad angolo, così potrò fare i buchi restando in piedi». Nasceva così la prima zappa, il primo arnese agricolo dell’uomo.
Ruggero Y. Quintavalle, Domenico Volpi, Tra cronaca e storia, La Scuola
virtù: qualità.
Perché la donna getta via alcuni chicchi di miglio? Cosa succede a quei chicchi gettati? Cosa fabbrica l’uomo per aiutare la donna?