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Il dono del Nilo L. Taffarel
Il dono del Nilo
La gente, sulla soglia delle casupole, contemplava il fiume affascinata e come incantata. Finalmente il dio Nilo si era risvegliato e stava per benedire l’Egitto con la sua inondazione. L’acqua del Nilo scendeva veloce e impetuosa, ribollendo e trasportando rami di albero, tronchi, materiale strappato alle rive. Il livello del fiume si alzava continuamente e in poco tempo superò gli argini rovesciando un’enorme quantità di acqua e di fango sulle campagne intorno. Anche quest’anno il dio Nilo, salvatore e vita dell’Egitto, aveva assolto il suo compito. La notte, la gente del villaggio era rimasta alzata, con le torce in mano, a seguire l’andamento di quel fenomeno tanto atteso: chi rideva, chi innalzava preghiere di ringraziamento al dio Nilo, a Osiride, Iside, Horus… All’alba apparve uno spettacolo indescrivibile: il Nilo aveva invaso tutta la vallata che si era trasformata in un immenso lago. Gli aironi volteggiavano, come sorpresi su questo nuovo paesaggio, in cui i canneti delle rive erano scomparsi, sommersi. Stormi di anatre sorvolavano il fiume strepitando con i loro versi stonati, mentre le rondini si inseguivano sfiorando col petto l’acqua. Anche gli ippopotami che nuotavano a gruppi sembravano come spaesati, mentre i coccodrilli scivolavano in acqua dalle rive alla ricerca di qualche preda distratta.
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Lorenzo Taffarel, All’ombra della sfinge, Tredieci