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R.Y. Quintavalle, D. Volpi

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Il verbo temere

Il verbo temere

Una scuola tutta d’argilla

Cinquemila anni fa, nella Mesopotamia, la Terra fra i due fiumi, nasceva la civiltà. E sapete come? Nasceva con l’invenzione della scrittura, che permetteva di conservare le scoperte umane e di farle conoscere agli altri uomini, e con l’invenzione della scuola, che insegnava a leggere e a scrivere. Entriamo in una scuola di quel tempo, quando nella regione dominava l’attivo popolo dei Sumeri. Un muretto d’argilla, un cortile, e poi un grande edificio dalle pareti d’argilla: è diviso in varie stanze, e anche le pareti divisorie sono di creta seccata al sole. In ogni stanza vi sono sedili e scrittoi: banchi di scuola veri e propri, anch’essi di argilla. E gli alunni dove sono? In un angolo dell’edificio, insieme ai loro maestri, stanno impastando della creta! Ne tolgono tutte le impurità, la plasmano per bene, e ne fanno tavolette grandi quanto una mano, poi se le portano in classe. Per farne che cosa? Per scrivere! Con uno stilo di canna, tracciano segni sull’argilla molle: chi sbaglia può cancellare e correggere con la pressione di un dito, e poi le tavolette non costano niente e se ne può fare quante se ne vuole. Grazie a questa materia semplice, molle e disponibile ovunque, l’arte della scrittura si diffonde in Mesopotamia. La scuola si chiama, appunto, Casa delle Tavolette e gli scolari sono i Figli della Casa delle Tavolette. Osserviamo il maestro che fa lezione: spiega il significato dei segni, che corrispondono agli oggetti ed alle parole e mostra come si scrivono: li traccia di sua mano su una tavoletta, con arte. Gli scolari, con le loro incerte mani, debbono ricopiarli più e più volte. Man mano che progrediscono, copieranno interi elenchi di oggetti, di mestieri, e persino i sacri nomi degli dei. I più grandi arrivano a conoscere i segreti della lingua, e sanno fare moltiplicazioni, divisioni e persino estrazioni di radici quadrate e cubiche. Sempre sull’argilla molle, naturalmente. Gli scritti migliori, quelli che meritano di essere conservati come esempio di ciò che sanno fare i Figli della Casa delle Tavolette, vengono cotti nel forno, così la creta diventa terracotta dura e resistente, e i compiti degli scolari più bravi possono essere mostrati agli altri. Gli archeologi moderni, nel corso dei loro scavi, hanno ritrovato molte di quelle tavolette scritte a scuola. Su alcune di queste c’era il diario di uno scolaro. Possiamo così sapere com’era la giornata di un ragazzo sumero. Leggiamolo insieme: «Scolaro, dimmi: dove sei stato per tutto questo tempo?». «Nella Casa delle Tavolette». «Che cosa hai fatto là?».

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«Ho letto la tavoletta, ho mangiato la mia colazione, poi ho riempito di scrittura una tavoletta fino all’orlo. Finita la scuola, sono tornato a casa e ho recitato a mio padre ciò che avevo imparato. Gli ho letto la tavoletta, ed è rimasto contento. La mattina seguente, sono dovuto uscire ancora di buon’ora. Ho detto a mamma: “Dammi la colazione, perché debbo andare a scuola!”. La mamma ha tolto due pani dal forno per me, mi ha dato da bere, ed io sono corso alla Casa delle Tavolette. Nell’edificio, il sorvegliante mi ha gridato: “Perché arrivi in ritardo?”. Ho avuto paura, il cuore mi batteva forte. “Di corsa al tuo posto!” mi ha detto il maestro ed ha voluto esaminare la mia tavoletta. Non è stato contento e mi ha punito». Che ne dite? La giornata del ragazzo sumero somiglia, in modo sorprendente, alla giornata di uno scolaro d’oggi! La storia non si conclude con una punizione: quel ragazzo divenne bravo, puntuale, e fu promosso, così che su un’altra tavoletta possiamo leggere: «Il Figlio della Casa delle Tavole prese il maestro per mano, e con lui andò dal padre, a dimostrargli quante cose aveva imparato a scuola. Allora, lieto, il babbo disse al maestro: “Hai aiutato mio figlio a progredire, lo hai introdotto nelle scienze e gli hai insegnato l’arte della scrittura sulle tavolette. Ha appreso a fare di conto e a tenere la contabilità e tutti i compiti difficili ora gli sono chiari. Ti ringrazio!”». Con il lavoro di altri uomini che hanno continuato a leggere ed a studiare, queste tavolette sono state ritrovate e decifrate, con migliaia di altre, e abbiamo potuto conoscere molti particolari della vita dei popoli che abitarono la Mesopotamia.

Ruggero Y. Quintavalle, Domenico Volpi, Tra cronaca e storia, La Scuola

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