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Il gigante Sassolungo

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Il verbo temere

Il verbo temere

Tanto e tanto tempo fa, i dintorni del massiccio del Sella erano abitati da un popolo di giganti mansueti e generosi che convivevano serenamente con gli uomini della valle. Tra i giganti però ve n’era uno che combinava sempre delle marachelle pensando di non essere scoperto. Questo gigante furfantello, che aveva nome Sassolungo, si divertiva a rubare nei campi o nei pollai dando poi la colpa ai topi, alle volpi o ai falchi. I suoi compagni erano creature bonaccione, ma non così ingenue da bersi tutte le bugie che Sassolungo raccontava. Decisero così di tenerlo d’occhio e in breve lo sorpresero in un paio d’occasioni con le mani nel sacco. Nonostante l’evidenza dei fatti, il gigante continuava a dire che era innocente e accusava i propri compagni di malfidenza. Arrivò infine il giorno in cui lo scoprirono a rubare per la terza volta nell’orto del vicino e questa non poteva sicuramente passare inosservata. Riunito tutto il popolo dei giganti, il grande saggio esortò Sassolungo a confessare le proprie malefatte. Ma vista l’ostinazione con cui il gigante negava ogni colpa, il saggio si infuriò e con un incantesimo lo fece sprofondare completamente sottoterra. Di tutta la grandezza del gigante Sassolungo, sbucava fuori dalle viscere della terra solo la sua mano aperta, che ancora oggi si può ammirare sul Sassolungo e prende appunto il nome di “Cinquedita”.

malfidenza: sfiducia.

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