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Manitù M. Tibaldi Chiesa
Manitù
Una bella mattina, Manitù si svegliò e pensò di fabbricare l’uomo. Prese un po’ di argilla e fece un bel pupazzo, con la testa, il busto, le braccia, le gambe. Poi accese un gran forno e vi mise dentro a cuocere il pupazzo. Ma quel giorno faceva caldo e Manitù aveva un po’ sonno: così pensò di schiacciare un pisolino all’ombra di un albero. Si addormentò e si dimenticò di svegliarsi in tempo… Quando si svegliò, sentì un forte odore di bruciaticcio. Balzò in piedi e si slanciò verso il forno. Ahimè, il pupazzo era stracotto e, quando Manitù lo tirò fuori, vide che era nero come il carbone. «Sarà la razza nera!» esclamò Manitù, che non voleva buttar via il suo pupazzo. E così fu. Il giorno dopo, Manitù fece un altro pupazzo, ma, per paura di bruciarlo, mise poca legna nel forno e levò fuori il pupazzo troppo presto. Altro disastro. Il pupazzo era mal cotto e appariva tutto pallido, bianco bianco. «Sarà la razza bianca!» disse. E fu così. Il giorno dopo, Manitù non si diede per vinto e fece un altro pupazzo. «Perché non si bruci» disse fra sé e sé «lo ungerò tutto d’olio». Ma anche questo sistema andò male. Manitù mise troppo olio e quando tirò fuori il pupazzo, questo aveva un color giallo, come il limone. «Sarà la razza gialla!» disse, senza perdersi di coraggio. Oramai Manitù aveva acquistato esperienza. Fatto un quarto pupazzo, sapeva come cuocerlo. Mise legna in quantità sufficiente, non mise troppo olio, sedette attento, alimentò bene il fuoco, diede ogni tanto qualche sbirciatina nel forno e tirò fuori il pupazzo cotto alla perfezione, d’un bel color rame. «Ecco la razza rossa!» esclamò Manitù soddisfatto. I Pellerossa sono infatti gli uomini più belli del mondo. Almeno così dicono i Pellerossa!
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Maria Tibaldi Chiesa, Le storie meravigliose. Fiabe e leggende di tutti i paesi, Utet