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La leggenda della genziana

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Il verbo temere

Il verbo temere

Sulle Dolomiti si racconta la leggenda della piccola Genziana dagli occhi azzurri che dà origine al fiore. Genziana era una pastorella che viveva in una valle delle Dolomiti ed era molto bella. Tutti dicevano che aveva rubato l’azzurro ai laghi e ne aveva colorato le sue iridi. A forza di ripeterlo, il lago venne a saperlo e le acque si scurirono per l’indignazione. Come osava la pastorella rubare l’azzurro del suo lago? «La punirò per questo» diceva. Ma le piccole fate dei monti dissero alle fatine del lago che Genziana cantava divinamente ed era una buona idea farla diventare una di loro. Un giorno, mentre pascolava con le sue greggi nei pressi del lago, le fatine l’avvicinarono e le fecero la proposta. Lei rifiutò dicendo che non voleva lasciare la sua famiglia. Il lago si arrabbiò moltissimo al rifiuto. Le acque del lago si aprirono ed apparve un giovane dio che nel vedere la sua bellezza ne rimase incantato, e le chiese di sposarlo. Ma lei rifiutò anche questa volta e il giovane dio non controllò più la sua ira di innamorato respinto. Innalzò un’onda più alta delle altre che si chiuse sul capo della fanciulla, mentre si sentiva una voce gridare: «Hai rifiutato l’immortalità a fianco di un dio e io ti do la morte per aver rubato l’azzurro per i tuoi occhi». Quando fu tutto finito, le fate dei monti scesero a valle e per magia sulle rive del lago sbocciò un fiore azzurro come gli occhi di Genziana. Questa storia risuona ancora nelle foreste dei laghi alpini dove si dice che le fate la raccontino ai passanti, nelle sere di primavera, a ricordo della fanciulla.

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