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La lettura, che avventura! Sussidiario dei linguaggi per la classe 5a

a cura di Renata Rava


Se devi costruire una nave, non radunare uomini per raccogliere legna e distribuire compiti. Ma insegna la nostalgia del mare infinito. Antoine de Saint-ExupĂŠry

Percorso elementare di lettura

Sussidiario dei linguaggi per la classe 4a

Sussidiario dei linguaggi per la classe 5a ISBN 978-88-526-0429-4

Prezzo ministeriale

i libri de la cetra www.lacetra.it

9 788852 604294 itacaedizioni.it

itacalibri.it


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I LIBRI DE LA CETRA Collana scolastica diretta da Raffaela Paggi

Risorse on line per i docenti www.lacetra.It


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LA LETTURA, CHE AVVENTURA!

L’edizione di questo sussidiario dei linguaggi dà compiutezza e visibilità al lavoro di un gruppo di insegnanti che in questi anni hanno individuato, selezionato e raccolto validi testi e esercitazioni. La loro personale e collegiale ricerca è espressione della consapevole scelta di una proposta di testualità significativa nel percorso elementare. Hanno collaborato alla stesura definitiva: Mirella Amadori, Manuela Callaioli, Maria Teresa Carabelli, Carlotta Piatti, Barbara Righetti, Francesca Simonazzi, Giulia Zonca. Raffaela Paggi è stata consulente per la parte relativa alla riflessione grammaticale.

A cura di Renata Rava La lettura, che avventura! Sussidiario dei linguaggi per la classe 5a Itaca, Castel Bolognese www.itacaedizioni.it/lettura-che-avventura Prima edizione: agosto 2015 ©  2015 Itacalibri, Castel Bolognese Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-526-0429-4 Le edizioni Itaca sono distribuite da: Itacalibri srl via dell’Industria, 249 48014 Castel Bolognese (RA) - Italy tel. +39 0546 656188 fax +39 0546 652098 e-mail: itaca@itacalibri.it on line: www.itacalibri.it in libreria: www.itacaedizioni.it/librerie Progetto grafico: Andrea Cimatti Illustrazioni: Luciano Mereghetti Foto: Luca Mondellini, pp. 6-7, 23, 67, 103; Eagles Nest, p. 53; Hernán Piñera, p. 87 Cura editoriale: Cristina Zoli, Itaca Finito di stampare nel mese di agosto 2015 da D'Auria Printing, S. Egidio alla Vibrata (TE) L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti.


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La lettura, che avventura! Sussidiario dei linguaggi per la classe 5a a cura di Renata Rava


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LA LETTURA, CHE AVVENTURA!

Sommario Pronti per l’avventura Ogni uomo al suo lavoro 7 Lo stretto di Magellano 8 La conquista della penna d’aquila 9 Scelti per vivere un’avventura 12 Il compito di Peter 15 In fondo al tunnel 17 Grande compagnia 19 Il piccolo mietitore 22 Il piccolo aratore 22 Tra casa e scuola Rima rimani 23 Chissà come si divertivano 24 Io e la mia cartella 27 Stai per cominciare 28 Volete un consiglio? 29 Leggi! 29 Leggo per legittima difesa 31 Giochi con la palla 33 Giocavo a nascondino 34 Il gioco 35 Le clic-clac 37 Le navi, la mia passione 38 Calciatori in gabbia 40 Citius, Altius, Fortius 42 Una nuova amica 43 Un pranzo movimentato 45 Parlatemi di vostra madre 47 Pomeriggi con la mamma 47 Questa storia 48 Un’avventura finita bene 48 Nonno Tino 49 Il mio universo 51 Verso il cielo Sereno 53 Vidi il cielo 54 Il cielo azzurro 54 L’alba 56 Cielo stellato 57 Il cielo notturno russo 59 Il mostro dalle ali di pipistrello 61 Il ritorno della cometa 63 Stella mia 66 Sereno 66

Stagioni e ricorrenze Cantico di frate sole 67 Nuvole 68 L’autunno gioca 69 Imitazione 69 Don Camillo e Peppone si preparano al Natale 70 Il Natale di Martin 73 La notte misteriosa scintillante 76 La luce del mondo 79 La notte di Natale 80 In oriente 80 Una città diversa 81 Neve 82 Primavera 83 Resurrezione 84 Inno alla vergine 84 Sulla vera croce 85 Una preghiera per ogni dito della mano 86 Scoperte Perlaparola 87 Il cannocchiale di Galileo 88 L’invenzione di Marconi 90 La macchina per lavare 92 Un caso straordinario: Alessandro Flemíng 94 Gli sci dei primordi 96 Il successo è nei dettagli 97 Torri che scompaiono 99 Fisica da spiaggia 101 Senza paura Gabbiani 103 Il soprannome 104 Superbia 106 Non appartieni più al male 107 Lacrime come perle 110 La signora Carla 111 Il fazzoletto bianco 111 L’altalena di Kito 114 La gita di prima media 116 Amici nonostante la guerra 119 Partenza per la Turchia 121 Descrivere la persona Autoritratto 123 Giuseppe 124 I miei compagni 124 Il mio amico Garrone 126 Margaret 127 Incontro con padre Gemelli 127 Lucia 128


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SOMMARIO

Auda 129 Il ritratto della mia bambina 130 Viola 130 Il mio bambino 130

Grammatica Ortografia 192 I segni di punteggiatura 195 Esercizi 196

Fiabe e racconti La tartaruga 131 Il cappello 132 L’operazione 132 Ernestino 134 Giufà e la statua di gesso 138 Gli occhialini d’oro 139 Tonino l’invisibile 140 La vera libertà 142 Il brutto anatroccolo 145 Bellinda e il mostro 152 Il lino 157 Il principe Giovanni e gli omini neri 160

Parti del discorso L’articolo Il nome L’aggettivo Il pronome L’aggettivo e il pronome Il verbo Verbi transitivi e intransitivi Le preposizioni Le congiunzioni Gli avverbi Le esclamazioni Esercizi

Racconti storici Storia di due bimbi appena nati Perché febbraio ha 28 giorni? Il ponte Esempi di eroismo Il vessillifero della decima legione Acilio Assio Sceva Un soldato Granio Petrone La seconda notte La visione di Costantino Scrittori antichi I difetti I nostri antenati Le lodi d’Italia Cause del terremoto il motivo del nostro timore

La combinazione logica 241 Il predicato 241 Il soggetto 241 Predicato verbale e nominale 242 I complementi 243 Esercizi 244

Testi di narrativa per la lettura integrale in classe Ragazzo etrusco La nascita di Roma Il viaggio di Elisabeth Magellano Magellano e l’oceano che non c’era Bravo, burro! I piegatori di banane La banda delle quattro strade Fratelli Annibale Zumpapà Orzowei

166 169 170 172 172 172 173 173 174 180 182 183 183 184 185

186 186 186 187 187 187 188 188 189 189 189

Tabelle dei verbi Il verbo essere Il verbo avere Il verbo amare Il verbo temere Il verbo partire

203 205 206 207 209 210 212 214 215 216 216 217 218

251 251 252 253 254 255


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LA LETTURA, CHE AVVENTURA!


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PRONTI PER L’AVVENTURA

PRONTI PER L’AVVENTURA Ogni uomo al suo lavoro Nei luoghi deserti noi costruiremo con nuovi mattoni. Ci sono macchine e mani, e calce per nuovo cemento. Dove i mattoni sono crollati noi costruiremo con nuove pietre. Dove le travi sono spezzate noi costruiremo con nuovo legno. Dove la parola non è pronunciata noi costruiremo con nuovo linguaggio. C’è un lavoro comune, e c’è una fede per tutti, un compito per ognuno. Ogni uomo al suo lavoro. Thomas S. Eliot, Cori da «La Rocca», trad. R. Sanesi, Bur


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LA LETTURA, CHE AVVENTURA!

Lo stretto di Magellano Quelle giornate devono essere state le più cupe nell’esistenza di Magellano, forse le sole in cui egli, uomo di saldissima fede, ha perduto dentro di sé il coraggio. Si presenta per la prima volta nella sua mente la possibilità della ritirata. Una battaglia solitaria combatte dentro il suo animo finché non decide: avanti! Poche settimane dopo arriva la svolta. Le navi si avvicinano ad una strana insenatura dalle acque nerastre. Che paesaggio strano, singolare e austero! Colline a strapiombo, dalle linee irregolari e tormentate e ben lontane alte cime incoronate di neve. Magellano decide di entrarvi ed esplorarla. Deve essere stato uno spettacolo singolare e fantastico vedere per la prima volta le prime quattro navi dell’umanità scivolare lievi e silenziose su quella taciturna e fosca via mai solcata da creatura terrena. Li attende un infinito silenzio. Il cielo sempre rannuvolato grava fosco sulle acque, come la nave di Caronte sulla palude stigia, i quattro velieri silenziosi procedono, ombre tra ombre, per questo mondo infernale. L’equipaggio della Sant’Antonio, logorato da tanta desolazione, una notte si ammutina e fugge verso casa. Magellano non si arrende e continua l’esplorazione… Non un essere umano si mostra, ma misteriosi fuochi fiammeggiano giorno e notte; per questo Magellano chiamerà questa regione Terra del fuoco. Più volte viene mandata una spedizione ad investigare, ma i marinai non trovano né case né tracce di vita, non giunge una voce, non appare una figura. Quel viaggio non è soltanto faticoso, ma anche pericoloso. La via scoperta non è un canale dritto e comodo, come potremmo nei nostri sogni immaginare. È in realtà un labirinto, un groviglio di svolte, di insenature, di baie, di fiordi, di banchi di sabbia, di scogli. Bisogna girare intorno alle rocce, mentre il vento ostile con improvvisi vortici agita le acque e lacera le vele. Si può comprendere, da questa breve descrizione, perché nei secoli successivi lo Stretto di Magellano abbia rappresentato il terrore della gente di mare. Nelle spedizioni successive, decine di navi naufragano in quello stretto terribile. E nulla dà migliore testimonianza dell’incomparabile maestria nautica di Magellano del fatto che proprio lui, primo esploratore di quel pericoloso percorso, fu anche per anni e anni l’unico a cui sia riuscito superare lo stretto senza perdere una nave. Dopo un mese di navigazione in quel labirinto, una mattina si alza un grido: “Mare! Mare!” Davanti a loro si apre finalmente il nuovo Oceano. Il grido di gioia si innalza verso un cielo che non ha mai sentito l’inno giubilante della voce umana. Ed ecco accadere ciò che nessuno avrebbe osato supporre in un uomo così duro. D’un tratto la fiamma interiore prende il dominio sul rigido soldato.


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PRONTI PER L’AVVENTURA

La passione gli trabocca dagli occhi, lacrime calde, lacrime brucianti gli scendono per le guance. Per la prima, per l’unica volta in vita sua, quest’uomo di ferro piange di felicità. “Il capitano generale lacrimò per allegrezza”, così annota nel suo diario Pigafetta. Stefano Zweig, Magellano, trad. L. Mazzucchetti, Bur

1. Cosa decide di fare Magellano, quando si presenta nella sua mente per la prima volta la possibilità della ritirata? 2. Perché lo Stretto di Magellano rappresentava “il terrore della gente di mare”? 3. Dopo le grida “Mare! Mare!”, cosa si apre alla vista di Magellano e cosa gli succede di inaspettato?

La conquista della penna d’aquila In riva a un lago sorgeva un tranquillo villaggio indiano. Una sera d’estate gli uomini della tribù si raccolsero tutti nella tenda di Bisonte Nero, il grande capo, per consiglio dei saggi e degli anziani. I giovani indiani se ne stavano seduti non molto lontano, in atteggiamento di attesa: i saggi e gli anziani infatti erano riuniti per una questione che li riguardava da vicino. Dovevano cioè decidere quale sarebbe stata la prova di forza e coraggio che alcuni di loro avrebbero dovuto superare per essere accettati a pieno titolo come membri della tribù. I giovani “che avevano visto cadere dieci nevi” – come dicevano loro –, cioè che avevano compiuto i dieci anni, sapevano bene che durante l’estate sarebbe giunto il giorno della prova anche per loro: non potevano prevedere, però, quale prova sarebbe stata decisa quest’anno per l’ingresso fra i grandi. Era ormai calato il sole quando dalla tenda uscirono i saggi, gli anziani e, infine, il grande capo. I giovani si avvicinarono, creando in un attimo un cerchio silenzioso intorno a Bisonte Nero. Ascoltarono la voce del capo, solenne e profonda, che pur conoscevano bene, con un’attenzione tutta nuova: “La prova di forza e di coraggio sarà questa: domani all’alba, quando apparirà il primo raggio di sole, partirete con le vostre canoe. Sull’altra riva del lago, in un posto segreto, sarà nascosta una penna d’aquila dorata. Chi la troverà avrà vinto e dimostrato di avere forza, coraggio e saggezza”. Quella notte i giovani non fecero altro che pensare a penne d’aquila nascoste sulle cime di picchi rocciosi, in profondi burroni, sotto enormi massi di pietra; pensarono soprattutto di tornare al villaggio con la penna d’aquila dorata, guardati con ammirazione e orgoglio dai loro genitori.


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LA LETTURA, CHE AVVENTURA!

Il piccolo mietitore Legge… (la nonna ammira): ecco il campetto bianco di grano nero in lunghe righe: esso, tutt’occhi, con il suo falcetto a una a una miete quelle spighe; miete, e le spighe restano pur quelle; miete e lega coi denti le mannelle; e le mannelle di tra i denti suoi parlano… come noi, meglio di noi. Giovanni Pascoli, Myricae, in Poesie, Garzanti

Il piccolo aratore Scrive… (la nonna ammira): ara bel bello, guida l’aratro con la mano lenta; semina col suo piccolo marrello; il campo è bianco, nera la sementa. D’inverno egli ara: la sementa nera d’inverno spunta, sfronza a primavera; fiorisce, ed ecco il primo tuon di Marzo rotola in aria, e il serpe esce dal balzo. Giovanni Pascoli, Myricae, in Poesie, Garzanti

Due poesie molto simili tra loro come si vede dal primo verso: Scrive… (la nonna ammira), Legge… (la nonna ammira): la nonna ammira il nipotino che impara a leggere e a scrivere. Scrive, legge: questi due verbi all’inizio della poesia cosa c’entrano con il lavoro del piccolo aratore e mietitore? Cosa c’entrano col lavoro della terra? Eppure una somiglianza tra l’attività del contadino e quella del bambino c’è: imparare a scrivere e a leggere costa fatica come arare, seminare e mietere, ma dopo tanto lavoro si raccoglie qualcosa che serve a vivere. Chi meglio di un bambino di quinta può riconoscere questa evidenza mentre ammira ed aiuta i bambini della prima classe chini sul loro quadernino all’inizio di settembre e poi, guardando sé, vede e riconosce il frutto di tanto lavoro.


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Tra casa e scuola

TRA CASA E SCUOLA Rima rimani Apro la bocca e dico la rima Ride il silenzio che c’era prima Tutte le cose mi siedono attorno Per aspettare la fine del giorno Io le saluto, una per una So le parole per sole e per luna So quelle rime che tengono insieme Fiore con fiume, sole con seme Fiume di figli, inzuppati d’amore Che solo il nome fa già buon odore Che con il grido di uccelli felici Danzano intorno a queste radici Anche le cose ora danzano in tondo La filastrocca che ha dentro il mondo Sole tramonta, torna domani Rima, rimani B. Tognolini Salani 2007


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LA LETTURA, CHE AVVENTURA!

Chissà come si divertivano Margie lo scrisse perfino nel suo diario, quella sera. Sulla pagina che portava la data 17 maggio 2157, scrisse: “Oggi Tommy ha trovato un vero libro!” Era un libro antichissimo. Il nonno di Margie aveva detto una volta che, quand’era bambino lui, suo nonno gli aveva detto che c’era stata un’epoca in cui tutte le storie e i racconti erano stampati su carta. Si voltavano le pagine, che erano gialle e fruscianti, ed era buffissimo leggere parole che se ne stavano ferme invece di muoversi, com’era previsto che facessero: su uno schermo, è logico. E poi, quando si tornava alla pagina precedente, sopra c’erano le stesse parole che loro avevano già letto la prima volta. “Mamma mia, che spreco” – disse Tommy. “Quand’uno è arrivato in fondo al libro, che cosa fa? Lo butta via, immagino. Il nostro schermo televisivo deve avere avuto un milione di libri, sopra, ed è ancora buono per chissà quanti altri. Chi si sognerebbe di buttarlo via?” “Lo stesso vale per il mio” – disse Margie. Aveva undici anni, lei, e non aveva visto tanti telelibri quanti ne aveva visti Tommy. Lui di anni ne aveva tredici. “Dove l’hai trovato?” – gli domandò. “In casa”. Indicò senza guardare, perché era occupatissimo a leggere. “In solaio”. “Di che cosa parla?” “Di scuola”. “Di scuola?” Il tono di Margie era sprezzante. “Cosa c’è da scrivere sulla scuola? Io, la scuola la odio”. Margie aveva sempre odiato la scuola, ma ora la odiava più che mai. L’insegnante meccanico le aveva assegnato un test dopo l’altro di geografia, e lei aveva risposto sempre peggio finché la madre aveva scosso la testa, avvilita, e aveva mandato a chiamare l’Ispettore della Contea. Era un omino tondo tondo, l’Ispettore, con una faccia rossa e uno scatolone di arnesi con fili e con quadranti. Aveva sorriso a Margie e le aveva offerto una mela. Poi aveva smontato l’insegnante in tanti pezzi. Margie aveva sperato che poi non sapesse più come rimetterli insieme, ma lui lo sapeva e, in poco più di un’ora, l’insegnante era di nuovo tutto intero, largo, nero e brutto, con un grosso schermo sul quale erano illustrate tutte le lezioni e venivano scritte tutte le domande. Ma non era quello il peggio. La cosa che Margie odiava soprattutto era la fessura dove lei doveva infilare i testi compilati. Le toccava scriverli in un codice perforato che le avevano fatto imparare quando aveva sei anni e il maestro meccanico calcolava i voti con una velocità spaventosa. L’Ispettore aveva sorriso, una volta finito il lavoro, e aveva accarezzato la testa di Margie.


Tra casa e scuola

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Alla mamma aveva detto: “Non è colpa della bambina, signora Jones. Secondo me, il settore geografia era regolalo male. Sa, sono inconvenienti che capitano, a volte. L’ho rallentato. Ora è su un livello medio per alunni di dieci anni. Anzi, direi che l’andamento generale dei progressi della scolara sia piuttosto soddisfacente”. E aveva fatto un’altra carezza sulla testa di Margie. Margie era delusa. Aveva sperato che si portassero via l’insegnante per ripararlo in officina. Una volta s’erano tenuti quello di Tommy per circa un mese. Perché il settore storia era andato completamente a pallino. Cosi, disse a Tommy: “Ma come gli viene in mente, a uno, di scrivere un libro sulla scuola?” Tommy la squadrò con aria di superiorità. “Ma non è una scuola come la nostra, stupida! Questo è un tipo di scuola molto antico, come l’avevano centinaia e centinaia di anni fa”. Poi aggiunse altezzosamente, pronunciando la parola con cura, “secoli fa”. Margie era offesa. “Beh, io non so che specie di scuola avessero, tutto quel tempo fa”. Per un po’continuò a sbirciare il libro, china sopra la spalla di lui, poi disse: “In ogni modo, avevano un maestro”. “Certo che avevano un maestro, ma non era un maestro regolare. Era un uomo”. “Un uomo? Come faceva un uomo a fare il maestro?” “Beh, spiegava le cose ai ragazzi e alle ragazze, dava da fare dei compiti a casa e faceva delle domande”. “Un uomo non è abbastanza in gamba”. “Sì che lo è. Mio papà ne sa quanto il mio maestro”. “Ma va’! Un uomo non può saperne quanto un maestro”. “Ne sa quasi quanto il maestro, ci scommetto”. Margie non era preparata a mettere in dubbio quell’affermazione. Disse: “io non ce lo vorrei un estraneo in casa, a insegnarmi”. Tommy rise a più non posso. “Non sai proprio niente, Margie. Gli insegnanti non vivevano in casa. Avevano un edificio speciale e tutti i ragazzi andavano là”. “E imparavano tutti la stessa cosa?” “Certo. Se avevano la stessa età”. “Ma la mia mamma dice che un insegnante deve essere regolato perché si adatti alla mente di uno scolaro o di una scolara, e che ogni bambino deve essere istruito in modo diverso”. “Sì. Però loro a quei tempi non facevano così. Se non ti va, fai a meno di leggere il libro”. “Non ho detto che non mi va, io” si affrettò a precisare Margie. Certo che voleva leggere di quelle buffe scuole. Non erano nemmeno a metà del libro quando la signora Jones chiamò:


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“Margie! A scuola!” Margie guardò in su. “Non ancora, mamma”. “Subito!” – disse la signora Jones. “E sarà ora di scuola anche per Tommy, probabilmente”. Margie disse a Tommy: “Posso leggere ancora un po’ il libro con te, dopo la scuola?” “Vedremo” – rispose lui con noncuranza. Si allontanò fischiettando, il vecchio libro polveroso stretto sotto il braccio. Margie se ne andò in classe. L’aula era proprio accanto alla cameretta, e l’insegnante meccanico, già in funzione, la stava aspettando. Era in funzione sempre alla stessa ora, tutti i giorni tranne il sabato e la domenica, perché la mamma diceva che le bambine imparavano meglio se imparavano a orari regolari. Lo schermo era illuminato e diceva: “Oggi la lezione di aritmetica è sull’addizione delle frazioni proprie. Prego inserire il compito di ieri nell’apposita fessura”. Margie obbedì con un sospiro. Stava pensando alle vecchie scuole che c’erano quando il nonno di suo nonno era bambino. Ci andavano i ragazzi di tutto il vicinato, ridevano e vociavano nel cortile, sedevano insieme in classe, tornavano a casa insieme alla fine della giornata. Imparavano le stesse cose, così potevano darsi una mano a fare i compiti e parlare di quello che avevano da studiare. I maestri erano persone… L’insegnante meccanico faceva lampeggiare sullo schermo: “Quando addizioniamo le frazioni 1/2 + 1/4…” Margie stava pensando ai bambini di quei tempi, e a come dovevano amare la scuola. Chissà, stava pensando, come si divertivano! Isaac Asimov, in P. Panebianco, P. Pullega, Manuale di analisi del testo narrativo, Clio


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Io e la mia cartella La mia cartella è grande, rossa e fatta a mano. Me l’hanno regalata quando frequentavo la prima elementare ed io vorrei che mi durasse fino alla quinta perché le sono affezionato e poi le ho appiccicato sopra una collezione di autoadesivi invidiata da tutti i miei compagni. Io credo che anche lei mi voglia bene, eppure l’altro giorno ho sognato che si lamentava un po’ di me. “Non mi tratti mica bene” mi diceva. “Io non ho la mania dell’ordine, ma qualche volta potresti darmi una pulitina e liberarmi da tutti quei pasticci che mi infili nella pancia: cartacce, gomme, gommine, penne rosicchiate, merende secche e strasecche…” “Ma non sono pasticci” le rispondevo io, sempre nel sogno “sono cose a cui io tengo e che mi piace ritrovare nei tuoi scomparti…” “Anche le merende secche?” “No, quelle no, ma insomma…” Ma le lamentele della mia cartella non erano ancora finite: “E poi, ragazzo mio, non capisco perché tu mi debba trattare come una ciabatta! Ieri mi hai fatto scivolare sul pavimento tanto forte che stavo rompendo il vetro della porta e l’altro giorno mi hai appoggiato sopra l’ombrello bagnato facendomi venire il raffreddore! Guarda un po’ il tuo amico Piero: ha sempre delle cartelle pulite e in ordine che sono l’ammirazione della scuola e sono sicura che dentro ha tutti i quaderni ordinati e senza “orecchie” e che i fogli grandi per i compiti in classe non hanno neanche una macchiolina così!” “Beh, hai ragione, ma Piero è uno di quelli che cambiano cartella ad ogni anno scolastico e poi io non sono un pignolo come lui e…” Stavo per mettermi a piangere ed allora la mia cartella si è impietosita ed ha cominciato a consolarmi: “Ma no, non te la prendere, io dicevo così per dire! ti voglio bene come sei e spero di rimanere ancora con te, dividendo le tue ore di scuola, i tuoi nervi quando devi fare i compiti e, povera me, le corse e gli sballottamenti all’uscita di scuola!” Quando mi sono svegliato ho guardato con simpatia ancora più grande la mia scassatissima cartella: era per terra, aperta, è da lei spuntavano fuori quaderni, pennarelli, del pongo e un puffo. Chissà perché mi è sembrato che ridesse! Martina, classe V


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Stai per cominciare Stai per cominciare a leggere un nuovo libro. Prendi la posizione più comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato. Coricato sulla schiena, su un fianco, sulla pancia. In poltrona, sul divano, sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf. Sull’amaca, se hai un’amaca. Sul letto, naturalmente, o dentro il letto. Puoi anche metterti a testa in giù, in posizione yoga. Col libro capovolto, si capisce. Certo, la posizione ideale per leggere non si riesce a trovarla. Bene, cosa aspetti? Distendi le gambe, allunga pure i piedi su un cuscino o su due. Togliti le scarpe, prima. Regola la luce in modo che non ti stanchi la vista. Fallo adesso, perché appena sarai sprofondato nella lettura non ci sarà più verso di smuoverti. C’è qualcosa di particolare che ti aspetti da questo libro? Ci sono ragazzi che vivono in attesa di esperienze straordinarie: dalle persone, dai viaggi, dagli avvenimenti, da quello che succederà domani, dai libri. Che cosa aspetti tu da questo libro? Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore, Mondadori

1. “Caro amico, ti consiglio di leggere questo libro, perché…” Scrivi una lettera ad un tuo amico, per consigliargli un libro che valga la pena leggere e che a te è particolarmente piaciuto. 2. Parla di un personaggio che hai conosciuto leggendo un libro e che ti ha particolarmente colpito. Descrivilo nelle sue caratteristiche, nelle sue azioni e spiega che cosa ti affascina di tale personaggio.


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Volete un consiglio? Volete un consiglio su cosa leggere quest’estate? Io vi suggerisco un libro di Salgari. I libri che ho letto di questo autore mi sono piaciuti molto. Voglio raccontarvene uno, “I pirati della Malesia”, un romanzo di avventure e missioni impossibili a tutti, ma non al temerario pirata Sandokan, soprannominato “La tigre della Malesia”. La storia è ambientata nel Sud-Est asiatico, dove predomina la giungla con piante esotiche di ogni genere, anche velenose. Pensate che Salgari abbia visitato realmente questi luoghi? Assolutamente no. Il suo desiderio era quello di visitare luoghi lontani, ma nella sua vita lo poté soddisfare solo attraverso i suoi libri. In questa avventura Tremal-Naik, il cacciatore di serpenti della Giungla Nera, viene incarcerato dagli Inglesi perché è stato accusato ingiustamente dai Thugs, una setta di fanatici fedeli alla dea Kalì e spietati nemici di Tremal-Naik. Però il fedele Kammamuri decide di andare a liberare il suo padrone e porta con sé Ada Corisant, la fidanzata di Tremal-Naik, impazzita per il dolore. La moglie di Sandokan, la defunta Marianna, è parente di Ada Corisant, perciò Sandokan partecipa a questa impresa. Questo è solo l’inizio di una serie di meravigliose avventure che vedono Sandokan con i suoi tigrotti e Tremal-Naik combattere contro gli Inglesi, guidati dal terribile sterminatore di pirati, James Brooke. Non vi anticipo la fine… non voglio privarvi del gusto della lettura! Giacomo, classe V

Leggi! “Leggi! Ma insomma, leggi! Diamine, ti ordino di leggere! Sali in camera tua e leggi!” Risultato? Niente. Il verbo leggere non sopporta l’imperativo. All’improvviso la finestra gli è apparsa spalancata su qualcosa di desiderabile, e da lì è volato via, per sfuggire al libro. E ora eccolo, di fronte a un libro che non legge. Tutta la voglia di essere altrove forma tra lui e le pagine aperte uno schermo che confonde le righe. Se almeno ci fossero dei dialoghi. Figurati! Pagine zeppe di righe strettissime, neri paragrafi ammassati gli uni sugli altri, e, qua e là, l’elemosina di un dialogo, due virgolette, come un’oasi, a indicare che un personaggio parla a un altro personaggio. Ma l’altro non gli risponde. Segue un blocco compatto di dodici pagine! Dodici pagine di inchiostro nero! Manca l’aria! Uh, se manca l’aria! All’inizio dell’anno, il ragazzo è approdato qui, in questa


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scuola, insieme a molti altri. Naturalmente non amano leggere. Almeno, questo è ciò che si desume dalla selva di mani alzate quando l’insegnante chiede: “A chi non piace leggere?” “Bene,” dice l’insegnante “visto che non vi piace leggere… sarò io a leggervi dei libri”. Apre la cartella tira fuori un libro: “Mettetevi comodi, rilassatevi”. “Ma… ci leggerà quel libro… a voce alta?” “Non vedo come potreste sentire se leggessi a voce bassa”. “Abbiamo passato l’età…” pregiudizio abbastanza diffuso, soprattutto fra coloro che non hanno mai ricevuto il vero dono di una lettura. Gli altri sanno che non c’è età per questo genere di regali. “Se fra dieci minuti sarai ancora dell’idea di aver passato l’età, alzi la mano e facciamo qualcos’altro. D’accordo?”. Passano i giorni. Un’insegnante legge alcune pagine ogni settimana. Ma perché rimandare alla settimana prossima un piacere che ci si può concedere in una serata? “Chi l’ha scritto questo libro?” “Dove posso comprarlo?” “Cos’altro ha scritto?” Non uno, tra gli alunni, aspetta che l’insegnante arrivi alla fine del libro: terminano prima di lui. Cos’è successo di tanto straordinario? Il merito dell’insegnante è nullo in tutta la vicenda. Il fatto è che il piacere di leggere era vicinissimo, imprigionato da una paura segreta: la paura di annoiarsi. Quei ragazzi avevano semplicemente dimenticato che cos’era un libro, cos’aveva da offrire. Avevano dimenticato, per esempio, che un romanzo racconta prima di tutto una storia. Non sapevano che un romanzo deve essere letto come un romanzo: placare prima di tutto la nostra sete di racconto. Scoprire che l’autore si rivolge a me, racconta la sua storia per me. Daniel Pennac, Come un romanzo, trad. Y. Mélaouah, Universale Economica Feltrinelli


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Leggo per legittima difesa Ricordo il primo libro che lessi all’età di circa sei anni. Era un libretto piccolo, sulla cui copertina era stampata un’oca bianca con un fiocco al collo e un cappellino arancione in testa. Non ricordo bene di cosa parlasse, ricordo però che più spesso del dovuto lo prendevo e lo leggevo attentamente. Non ricordo se la storia parlasse di un’oca avventuriera o se fosse semplicemente un libro di filastrocche con coniglietti di Pasqua e topolini; quello che ricordo bene era la totale concentrazione che mi prendeva quando avevo in mano quel libretto bianco. Era probabilmente la mia cosa preferita. Me ne stavo seduta nel mio letto, piccolo anche lui come me, come quel libretto, e me lo leggevo una, due, tre volte e anche di più. Non mi stancava mai, anche se le lettere, le frasi, erano sempre le stesse. Di tanto in tanto veniva mia madre in camera e me lo leggeva prima di andare a dormire; la sua voce dava alla storia qualcosa in più: dal tono con cui accentuava le lettere, dai gesti che faceva, la storia prendeva vita e tutto d’un tratto i personaggi uscivano, così io li vedevo parlare e agire davanti ai miei occhi. Di questo non mi stancavo mai. Finito il periodo nel quale la mia conoscenza in fatto di libri si limitava a quell’oca dal cappello strano, cominciai a leggere libri un po’ più lunghi e articolati; stavolta si trattava di storie meravigliose, di principesse e draghi, polpi e campanari, di eroi e streghe dai lunghi artigli. Erano libri che ci davano a scuola, libri che rendevano migliore la mia convivenza tra articoli e somme, tra rimproveri e note di comportamento. A casa li leggevo sul mio letto che era stato spostato sotto la finestra: d’estate entrava tanta luce nella stanza e potevo leggere senza difficoltà; mia madre mi ripeteva continuamente di non leggere al buio, cosa che accadeva molto spesso. Ai miei amici e a mia sorella non piaceva leggere: “Che noia!” esclamavano, e in quei momenti avrei voluto vederli sommersi di libri, senza poter fare nulla. Era quello che si sarebbero meritati per aver disdegnato la cosa che più amavo. Ciò che leggevo instaurava in me la voglia di scrivere a mia volta, ma, come mi succede sempre, scrivevo un inizio, lo rileggevo il giorno dopo, lo cancellavo e iniziavo una storia completamente diversa. Il mio computer strabordava di inizi di storie senza alcuno sviluppo; mi chiedevo come facessero gli autori delle storie che leggevo a immaginarsi una introduzione, uno svolgimento e una fine senza scrivere stupidaggini. Quelle persone scrivevano divinamente e non potevo fare a meno di desiderare di essere come loro, avrei voluto incantare la gente come loro incantavano me. Cosa aveva di così speciale leggere? Era davvero difficile intenderlo e lo è tuttora. Il passaggio dalle elementari alle medie cambiò radicalmente il mio modo di vedere la lettura. Leggere non era considerata una grande cosa: se leggevi eri


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LA LETTURA, CHE AVVENTURA!

un “secchione”, ed io non potevo mancare al mio perfetto alibi da sconsiderata e svogliata studentessa. Leggevo quasi di nascosto, e in ogni caso non era una cosa di cui mi vantavo troppo. Fu un periodo abbastanza povero in quanto a lettura, non ricordo nemmeno quali tipi di libri leggevo e soprattutto se li leggevo. Ripresi ad interessarmi verso la terza media quando mi capitò tra le mani la trilogia di Italo Calvino: Il Barone Rampante, Il Visconte Dimezzato e Il Cavaliere Inesistente. Quello che preferii in assoluto fu il primo, Il Barone Rampante, pensai che avrei potuto fare come lui: nascondermi tra gli alberi con una buona scorta di libri e non scendere mai più. Da questo punto di vista i libri erano anche abbastanza pericolosi, mi suggerivano cose che probabilmente non sarebbero state del tutto sagge. Non m’importava, ovviamente. Non avrei rinunciato a leggere per nulla al mondo. Neanche se i miei genitori ogni giorno mi ripetevano di uscire perché c’era il sole, neanche se rischiavo di essere investita camminando con un libro in mano per strada, neanche se mi veniva un terribile mal di testa in macchina. Io dovevo sapere cosa sarebbe successo dopo, immaginare delle scene nella mia testa, tifare per il mio personaggio preferito. Non avrei mai sopportato di essere interrotta. Al momento non potrei amare i libri più di così. Li adoro, sono cose preziosissime. Non sopporto chi pensa che leggere sia tremendo, ammiro invece chi, come me, lo trova fantastico. Di solito rispetto le opinioni altrui in una discussione, ma se qualcuno inizia con “Non mi piace leggere…” perde il mio rispetto e la mia considerazione in poco tempo. Alla gente non piace leggere perché la gente è pigra, non perché i libri non sono belli, questo è ciò che penso e magari è sbagliato ma per me è inconcepibile non amare i libri. Penso però che tutti dovrebbero leggere un libro almeno una volta. È qualcosa di inspiegabile, ti avvolge completamente e tutto d’un tratto sei fisicamente nel salotto di casa tua ma mentalmente in un posto di gran lunga migliore ad avventurarti tra personaggi favolosi. C’è una frase che ho letto su una delle borse ammucchiate che mia madre tiene nel sottoscala: “Leggo per legittima difesa”. Ho pensato subito che fosse una bellissima frase. Leggo per difendermi, difendermi dalle superficialità, dalle cose fredde e vuote, anche un po’ dalle persone e dal mondo. Leggere è come sognare, essere trascinati in avventure meravigliose o nella vita di qualcuno. Una volta finito un libro senti che hai capito qualcosa di più del mondo in cui vivi. Spiegare la lettura è qualcosa a me davvero difficile, ce la sto mettendo tutta per dare l’idea di cosa accade realmente quando si apre un libro. L’unica cosa da fare è prenderne uno in mano e cominciare a leggere, cominciare ad entrare in quelle fantastiche storie di gente, di posti, di castelli o di piccole oche dai buffi cappelli. Maddalena


Tra casa e scuola

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Giochi con la palla Il campo di gioco per il calcio occupava metà della piazza; la “porta” estrema era segnata da uno dei quattro lampioni che inquadravano la cancellata del monumento e da un tombino; l’altra, vicina alle panchine, veniva delimitata da due strisce sulla ghiaia. Si cominciò con una palla di cencio da pochi soldi; un giorno Dino, ch’era uno dei primi ad arrivare, e uno dei più appassionati al gioco, ed anche uno dei più capaci, apparve con una grossa palla fatta di giornali, più ottagonale che sferica, legata stretta con uno spago: durò alcuni giorni, stracciandosi via via. Fu poi la volta di una palla di gomma multicolore che Rossini aveva trafugata a qualche ragazzo del Giardino Pubblico, ma balzava troppo e finì col bucarsi rimanendo infissa nella cancellata del monumento; finché mi riuscì di comperare un pallone numero tre, una camera d’aria, che solo io so come l’ottenni. Ma il pallone complicò le cose, attirò alcuni giovanotti che lavoravano in una tipografia vicina, i quali fino ad allora avevano aspettato la sirena bivaccando sulle panchine, cosicché giocavano loro soltanto, di prepotenza. Tornammo alla palla fatta di giornali che Dino rinnovava meravigliosamente. All’una dopo mezzogiorno si cominciava la partita, dividendoci in due squadre; come altri sopraggiungevano “tu con loro, tu con noi”, le file si ingrossavano. Suonate le due, chi in fabbrica, chi a bottega, chi chissà dove, le file si assottigliavano di nuovo. Erano partite furiose, frammezzate da litigi e calci negli stinchi di ragazzi di dodici, di quattordici, di sedici anni. Vasco Pratolini, Diario sentimentale, Bur


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LA LETTURA, CHE AVVENTURA!

SCRITTORI ANTICHI I Latini sono il popolo che ha abitato l’Italia dal X secolo a.C. e ha dato origine alla grande civiltà romana che si è estesa durante i secoli in Europa, in Africa settentrionale e nel Vicino Oriente, creando un grande impero da cui poi nel IV-V sec. hanno cominciato a crearsi i regni da cui sono nati gli stati europei. Ci hanno lasciato in eredità molte ricchezze: la nostra organizzazione delle città e della giustizia si basa sul modello romano, la costruzione dei nostri edifici utilizza le tecniche costruttrici dei Romani, la nostra lingua, come il francese e lo spagnolo derivano dal latino ( lupus, it. lupo, fr. loup, sp. lobo). Ma soprattutto ci hanno lasciato molti scritti in cui hanno espresso il loro modo di pensare e di vivere la storia, la guerra, la città e la natura, l’amicizia, l’amore e il rispetto per il Dio, in parte traendo spunto dalla civiltà greca, in parte introducendo un loro personale modo di pensare. Ecco qualche esempio.


RACCONTI STORICI

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I difetti Giove ci mise due bisacce: pose dietro la schiena la bisaccia piena dei propri difetti, sospese davanti al petto la pesante bisaccia dei vizi degli altri. A causa di ciò non possiamo vedere i nostri difetti, ma siamo censori non appena gli altri sbagliano. Fedro, Fabulae IV, 10

I nostri antenati

Sallustio in un momento molto difficile per la vita politica di Roma in cui i Romani lottavano tra di loro divisi in due partiti, ricorda la grandezza dei loro antenati che avevano sempre saputo prendere il meglio anche dai nemici, costruendo così la loro grande civiltà. I nostri antenati non mancarono certo né di saggezza né di audacia, né l’orgoglio impedì loro di adottare istituzioni di altri popoli, purché esse fossero valide. Presero dai Sanniti la maggior parte delle armi, dagli Etruschi le insegne delle magistrature: insomma, tutto ciò che a loro, presso gli alleati o presso i nemici, sembrava utile lo imitavano col massimo impegno in casa loro, perché preferivano imitare piuttosto che invidiare i buoni esempi. Sallustio, La congiura di Catilina, 51, 37-38


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LA LETTURA, CHE AVVENTURA!

PRONOMI VERBI NOMI CONGIUNZIONI


Grammatica - TESTI DI NARRATIVA PER LA LETTURA INTEGRALE IN CLASSE

GRAMMATICA

ARTICOLI PREPOSIZIONI

AGGETTIVI

ESCLAMAZIONI AVVERBI

191


204

LA LETTURA, CHE AVVENTURA!

PARTI DEL DISCORSO ARTICOLO

NOME

AGGETTIVO

PRONOME

VERBO

PARTI VARIABILI

determinativo il, la, lo, l’ , i, gli, le, indeterminativo un, un’ , uno, una dei, degli, delle partitivo del, dello, della, primitivo casa derivato cartolaio alterato stradina collettivo gregge composto capotreno concreto amico astratto amicizia qualificativo buono, immenso possessivo mio indefinito alcuni dimostrativo questi numerale tre personale io, tu, noi, mi, ti, ci possessivo mio (zio) indefinito alcuni (amici) dimostrativo questi (fiori) numerale tre (sedie) coniugazione essere, avere propria 1a , 2a , 3a andare, vedere, sentire coniugazione

PARTI INVARIABILI

PREPOSIZIONI semplici articolate improprie CONGIUNZIONI AVVERBI ESCLAMAZIONI

Genere, numero

Modo, tempo, persona

di, a, da, in, con… dalla, nei, allo, sulla… davanti, verso… Non e, o, ma, perciò, infatti, quindi… varia volentieri, sempre, vicino, troppo, certamente, forse… ah, eh, oh, uffa, boh…


Grammatica - Parti del discorso

L’ARTICOLO

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Gli articoli sono le piccole parole (articolo = piccolo arto) che precedono il nome.

Determinativi Indeterminativi Partitivi

Singolari Plurali IL · LA · LO I · GLI · LE UN · UNA · UN DEI · DEGLI · DELLE DEL · DELLO · DELLA

Attenzione! DEI, DEGLI e DELLE possono essere usati come articoli indeterminativi plurali: un aquilone › degli aquiloni L’articolo partitivo invece non ha il plurale: Ho mangiato del pane (= un po’ di pane).


206

LA LETTURA, CHE AVVENTURA!

IL NOME

Il nome identifica e distingue ogni cosa: persona, animale, oggetto, concetto, sentimento, azione… NOMI COMUNI E NOMI PROPRI I nomi si suddividono in comuni e propri; i nomi propri si scrivono con la lettera iniziale maiuscola. Sono nomi propri anche: i nomi geografici (Milano, Po, Tevere, Italia…) i nomi di popoli (Romani, Fenici, Sumeri, Italiani…) IL GENERE E IL NUMERO DEI NOMI Il genere dei nomi può essere maschile o femminile. Il numero dei nomi può essere singolare o plurale. TANTI TIPI DI NOME Se guardiamo come sono formati, con quali “pezzi”, i nomi si distinguono in primitivi, derivati, alterati, composti.

Sono nomi primitivi quei nomi che sono formati solo dalla radice e dalla desinenza. Tavol-o, libr-o, zi-a, amor-e Sono nomi derivati quei nomi che si sono formati dalla radice di altri nomi o da verbi, e hanno un significato che richiama quello di partenza, ma è diverso. Fior-ista (fiore), scienz-iato (scienza), cent-inaia (cento) Sono nomi alterati quei nomi che indicano la stessa cosa del nome primitivo, ma sottointendono degli aggettivi (grande, piccolo, bello, brutto). Man-ina (mano), vi-uzza (via), cavall-uccio (cavallo), libr-one (libro)


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Grammatica - Parti del discorso

Ci sono quattro forme di alterazione: Accrescitivo › nome + aggettivo grande   › Diminutivo › nome + aggettivo piccolo   › Vezzeggiativo › nome + aggettivo bello   › Dispregiativo › nome + aggettivo brutto   ›

casona casina casuccia casaccia

Sono nomi composti quei nomi che sono formati da due parole unite. Capo-stazione, ferro-via, super-mercato, pesce-cane ALTRI TIPI DI NOMI I nomi possono anche essere distinti per quello che indicano.

NOMI INDIVIDUALI E COLLETTIVI Sono nomi individuali quelli che indicano una sola persona, un solo animale, una sola cosa. Bambino, gatto, treno, albero… Sono nomi collettivi quei nomi che pur avendo una forma singolare esprimono una pluralità: un insieme di persone, animali, oggetti. Squadra, mandria, orchestra, pineta… NOMI CONCRETI E ASTRATTI I nomi concreti indicano cose: oggetti, persone, animali, luoghi, sostanze… Tavolo, nonno, leone, scuola, profumo, suono… I nomi astratti indicano idee o concetti. Bontà, orgoglio, sincerità, sicurezza…

L’AGGETTIVO

L’aggettivo determina il nome: è una parola che si aggiunge al nome per attribuirgli una caratteristica. L’aggettivo concorda sempre col nome a cui è riferito: ha cioè lo stesso genere e lo stesso numero. Articolo, nome e aggettivo concordano e si possono analizzare insieme.


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LA LETTURA, CHE AVVENTURA!

L’AGGETTIVO QUALIFICATIVO L’aggettivo qualificativo si aggiunge a un nome per determinarne la qualità (forma, colore, natura, condizione…)

Le qualità degli aggettivi qualificativi hanno diversi gradi e si possono confrontare. Giovanni è alto. Giovanni è meno alto di Stefano. Giovanni è più alto di Giacomino. Giovanni è alto come Angelo. Nella prima frase “alto” è usato normalmente, senza fare confronti, cioè al grado positivo. Nelle altre frasi, invece, l’aggettivo qualificativo “alto” è messo a confronto fra persone (si possono confrontare anche animali e cose). Si formano così i gradi comparativi (comparare = confrontare). Comparativo di minoranza › meno di… Comparativo di maggioranza › più di… Comparativo di uguaglianza › come… Il grado SUPERLATIVO RELATIVO esprime la qualità dell’aggettivo in relazione (confrontato) con gli altri. Il grado SUPERLATIVO ASSOLUTO esprime la qualità dell’aggettivo al grado massimo, senza confronto con altri; Ricorda! Il superlativo assoluto si può formare anche con i prefissi ultra-, arci-, stra-…; con le parole molto e assai; oppure ripetendo due volte l’aggettivo. Attenzione! Alcuni aggettivi, insieme a quelle regolari, possiedono forme irregolari di comparativi di maggioranza e superlativi assoluti. Si tratta di forme derivate dal latino. Buono Cattivo Grande Piccolo

più buono più cattivo più grande più piccolo

migliore buonissimo ottimo peggiore cattivissimo pessimo maggiore grandissimo massimo minore piccolissimo minimo


209

Grammatica - Parti del discorso

IL PRONOME

Il pronome si usa al posto del nome e serve a sostituirlo. PRONOMI PERSONALI I pronomi personali servono per sostituire un nome indicante una persona, ma anche un animale o un oggetto, al fine di evitare le ripetizioni. In una frase possono avere la funzione di soggetto o di complemento.

I PRONOMI PERSONALI Io Tu Egli-esso Ella-essa

me te lui-lo lei-la

mi (a me) ti (a te) gli (a lui) le (a lei)

Noi noi Voi voi Essi loro-li Esse loro-le

ci (a noi) vi (a voi)

Attenzione! A me mi* è una forma errata perché contiene un pronome di troppo. Lui e lei come soggetto sono usati con valore rafforzativo (es. È stato lui!), lo stesso vale per loro (es. Hanno vinto loro!). Lo – la – gli – le sono pronomi quando sostituiscono un nome; sono articoli determinativi quando precedono un nome. Gli = a lui; le = a lei; loro = ad essi. Ricorda! Vado da Roberto e GLI parlo (parlo a lui) Vado da Stefania e LE parlo (parlo a lei) Vado da Roberto e Stefania e parlo LORO (parlo a loro) PRONOMI RELATIVI Sono pronomi relativi quelle parole che sostituiscono il nome e mettono in relazione due frasi.

Saluta Marco che sta uscendo. Il bambino che gioca con la palla è mio cugino. Non trovo più il libro di cui ti ho parlato. L’auto su cui sali è nuova. Il pronome relativo si mette vicino al nome a cui si riferisce.


218

LA LETTURA, CHE AVVENTURA!

ESERCIZI 1. Premetti l’articolo indeterminativo.

nemico

automobile

papavero

albero

zainetto

uovo

attrice

urlo

gnomo

animale

scolaro

anatra

esercito

antiquario

occasione

2. Volgi al singolare. gli anni

le eliche

gli abiti

le sorelle

gli animali

le amiche

gli insetti

le finestre

gli istrici

le amache

un albero

un uccello

un’orsa

una zia

un’àncora

uno spirito

uno sci

una vespa

un’ombra

un’ascia

3. Volgi al plurale.

4. Metti l’articolo determinativo e indeterminativo.

gatto di mia nonna.

pollo allo spiedo.

pollo avanzato ieri.

cane randagio.

cane che ha abbaiato.

bambina nella fotografia.


219

Grammatica - Parti del discorso

5. Sottolinea i nomi e gli articoli.

Se al mattino faceva pratica in fabbrica, nel pomeriggio Ambrogio si godeva liberamente le vacanze. Dedicandosi anzitutto a lunghe ore di lettura in giardino. Sedeva di solito su una sdraio sotto un albero di fico, cresciuto spontaneo al margine del prato: intorno l’erba coi suoi fiori incoltivati: ranuncoli gialli, margherite, tarassachi e altri di cui ignorava il nome. Spesso nelle ore di gran sole in giardino non c’era nessuno all’infuori di lui, se non talvolta i due fratelli più piccoli, Rodolfo e Giudittina (gli altri erano partiti per la montagna), che indugiavano chini sul terreno a giocare con gli stampi e la terra. Portavano – i due bambini – berretti bianchi calati fin sulla nuca, anzi sul collo, e i loro gesti erano lenti, assonnati: così chini pareva che il gran sole dall’alto li premesse con la sua vampa contro il suolo. In quelle ore non giungevano ad Ambrogio altri rumori che ronzii di insetti, il pigolio dei passeri dal tetto di casa, crescente a volte fino a sfociare in improvvise baruffe subito risolte (i passeri, che tra gli uccelli sono i più vicini agli uomini, sembrano anche fra tutti i più rissosi), e ogni tanto dagli alberi la strofa ben modulata del capinero: un gorgheggio di poche note delicatamente variate, che per lui finiva col costruire la voce stessa dell’estate in Brianza…

6. Scrivi sul quaderno un nome proprio di… un monte; un mare; un arcipelago; un fiume; un pianeta; un continente; una via; uno stato; un popolo; un vulcano; una regione; una donna; un cane; un’isola; un lago; un giornale. 7. Trascrivi le seguenti frasi mettendo la lettera maiuscola quando il nome è proprio. 1. Nel mare adriatico alcuni marinai hanno avvistato delle balene. 2. marco è un ragazzo simpatico e scherzoso. 3. marta è l’amica preferita di luisa. 4. Quest’estate la nostra famiglia ha trascorso le vacanze in toscana e ha visitato la città di firenze. 5. Quest’anno in quinta studiamo i romani. 8. Indica il genere dei seguenti nomi (m = maschile; f = femminile): il vigile

; la poetessa

il dentifricio il faraone la balconata

; un nipote

; l’ attore ; il gelo

; un atleta ; una tana

; il traffico

; la nuora

; il faggio

; l’ infermiera ; il nespolo

; un coperchio

;

; l’astuccio

; un’ eroina

;

.

;


220

LA LETTURA, CHE AVVENTURA!

9. Trasforma il nome evidenziato da maschile in femminile e inventa con esso una frase. 1. Il foglio su cui stai scrivendo è sgualcito. 2. Le navi attraccano al porto. 3. Il velo della sposa è bianco. 4. Il collo della giraffa è lunghissimo. 5. Il tuo banco è ordinato. 10. Volgi sul quaderno al femminile i seguenti nomi premettendo l’articolo indeterminativo: eroe; suocero; zio; poeta; cane; conte; compagno; professore; commesso; scrittore; duca. 11. Volgi al maschile i seguenti nomi: avvocatessa; nuora; figlia; parrucchiera; autrice; lettrice; orsa; Paola; soldatessa; pittrice; sorella. 12. Volgi sul quaderno dal singolare al plurale facendo attenzione alla desinenza (ultima sillaba). pacco; dialogo; cieco; pesco; cuoco; biscia; striscia; fascia; ascia; coscia. 13. Volgi dal plurale al singolare. gocce; bucce; spiagge; frange; camicie; ciliegie; valigie; querce; magie; rocce. 14. Sottolinea in rosso i nomi singolari, in blu i nomi plurali e in verde i nomi che hanno la stessa forma al singolare e al plurale. sedia; bar; foto; divano; città; tazza; caffè; sport; re; piante; serie; scimpanzé; vestito; salsiccia; castagna. 15. Scrivi sul quaderno un nome collettivo per dire… un insieme di calciatori; un insieme di api; un insieme di uccelli in volo; un insieme di pini; un insieme di abeti; un insieme di ulivi; un insieme di suonatori; un insieme di navi; un insieme di montagne; un insieme di isole; un insieme di amici. 16. Spiega sul quaderno il significato dei seguenti nomi collettivi: ciurma; folla; gregge; corteo; costellazione; flotta; scolaresca; cucciolata.


221

Grammatica - Parti del discorso

17. Cerchia il verbo giusto per completare la frase e poi trascrivila sul quaderno scrivendo in rosso il nome collettivo. 1. Una mandria di mucche pezzate pascolavano/pascolava sull’altopiano. 2. Uno sciame d’api inferocite inseguiva/inseguivano il povero orsetto. 3. La folla applaudiva/applaudivano all’arrivo dei ciclisti. 4. La scolaresca seguivano/seguì con molta attenzione la lezione. 18. Per ognuno dei seguenti nomi primitivi scrivi un nome derivato: campana; dente; porta; legno; fiore; cane; occhio; vetro; negozio; libro; mare. 19. Per ognuno dei seguenti nomi derivati scrivi il nome primitivo da cui deriva: pizzaiolo; autista; formicaio; cittadino; montanaro; barcaiolo; viaggiatore; scarpiera; pastificio; lampadario; calciatore. 20. Scrivi P accanto ai nomi primitivi e D accanto ai nomi derivati. salumiere

; mobilificio

; libreria

gelateria

; ghiaccio

; pasta

maniglia

; fioriera

; pollo

; marinaio

; limonata ; saliera

; alpinista

; orefice

;

; muro

;

.

21. Scrivi sul quaderno il nome alterato corrispondente. fiore piccolo; strada brutta; orto piccolo e curato; libro sgualcito; pancia grossa; candela piccola; voce sgraziata; piede grosso; vaso piccolo e grazioso; gatto cattivo e crudele; bocca piccola e graziosa. 22. In queste frasi sottolinea con il blu i nomi alterati e specifica nelle parentesi se si tratta di diminutivi, accrescitivi, dispregiativi, vezzeggiativi. 1. Non vedo l’ora che arrivi la mia cara zietta. (

)

2. Nella baita in montagna c’era una stanzona fredda e umida. (

)

3. Eravamo in spiaggia quando cadde una pioggerella sottile. (

)

4. Ogni mattina bevo una bella tazzona di latte e caffè. (

)

5. La strega gridò con una vociona da far spavento. (

)

6. È proprio una giornataccia: piove e fa freddo. (

)


250

LA LETTURA, CHE AVVENTURA!

18. Indica quali delle seguenti espressioni sono già frasi complete e corrette e quali hanno bisogno di essere completate. Poi aggiungi l’elemento indispensabile. 1. Il fratello di Marco ritaglia dai giornali. 2. La mamma mise. 3. Il gatto dorme. 4. Il bambino piange. 5. Giovanni abitava. 6. Che avete meritato. 19. Sottolinea il PREDICATO in rosso, il SOGGETTO in blu e individua i complementi che conosci (aiutati con le domande). 1. Lucia legge alcune pagine ogni sera di un libro di avventura. 2. L’albero fiorito è una magnolia nel giardino del mio condominio. 3. Guarda l’albero fiorito improvvisamente negli ultimi giorni. 4. Prendimi quel cappello! 5. Domani giocare sarà divertente. 6. Andate subito in classe, ai vostri posti! 7. Siamo andati presto al cinema con il papà. 8. Anna ascolta sempre i consigli della mamma. 9. I consigli della mamma aiutano Anna nello studio. 10. Con i consigli della mamma Anna è più sicura. 11. Il mio cane ha rincorso il tuo per tutto il pomeriggio. 12. I Romani sconfissero la flotta cartaginese nella battaglia navale presso le isole Egadi. 13. Il vento di ieri ha spogliato gli alberi del giardino in un baleno. 14. Il lago durante l’estate è stato prosciugato dal sole. 15. Sabato Elena e la zia hanno fatto la spesa al supermercato di Novara.


251

Grammatica - Tabelle dei verbi

TABELLE DEI VERBI IL VERBO ESSERE MODO INDICATIVO Presente

MODO CONGIUNTIVO

Passato prossimo

Presente

Passato

io

sono

io

sono stato

che io

sia

che io

sia stato

tu

sei

tu

sei stato

che tu

sia

che tu

sia stato

egli

è

egli

è stato

che egli

sia

che egli

sia stato

noi

siamo

noi

siamo stati

che noi

siamo

che noi

siamo stati

voi

siete

voi

siete stati

che voi

siate

che voi

siate stati

essi

sono

essi

sono stati

che essi

siano

che essi

siano stati

Imperfetto

Trapassato prossimo

Imperfetto

Trapassato

io

ero

io

ero stato

che io

fossi

che io

fossi stato

tu

eri

tu

eri stato

che tu

fossi

che tu

fossi stato

egli

era

egli

era stato

che egli

fosse

che egli

fosse stato

noi

eravamo

noi

eravamo stati

che noi

fossimo

che noi

fossimo stati

voi

eravate

voi

eravate stati

che voi

foste

che voi

foste stati

essi

erano

essi

erano stati

che essi

fossero

che essi

fossero stati

Passato remoto

MODO CONDIZIONALE

Trapassato remoto

io

fui

io

fui stato

tu

fosti

tu

fosti stato

io

sarei

io

sarei stato

egli

fu

egli

fu stato

tu

saresti

tu

saresti stato

noi

fummo

noi

fummo stati

egli

sarebbe

egli

sarebbe stato

voi

foste

voi

foste stati

noi

saremmo

noi

saremmo stati

essi

furono

essi

furono stati

voi

sareste

voi

sareste stati

essi

sarebbero

essi

sarebbero stati

Futuro semplice

Presente

Passato

Futuro anteriore

io

sarò

io

sarò stato

MODO IMPERATIVO

tu

sarai

tu

sarai stato

Presente

egli

sarà

egli

sarà stato

tu

sii

noi

saremo

noi

saremo stati

egli

sia

voi

sarete

voi

sarete stati

noi

siamo

essi

saranno

essi

saranno stati

voi

siate

essi

siano

MODO INFINITO

MODO PARTICIPIO

MODO GERUNDIO

Presente

Passato

Presente

Passato

Presente

Passato

essere

essere stato

ente

stato

essendo

essendo stato


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