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III. Promesse
Quella mattina Marzio Stazio si alzò prima dell’alba, come accadeva solo nei giorni dedicati ai viaggi o agli eventi eccezionali. La luce del sole, che iniziava appena a colorare l’orizzonte, prometteva di illuminare per lui una giornata memorabile e l’eccitazione non gli aveva permesso di dormire più a lungo. Il giovane si sciacquò appena gli occhi e con gesti frettolosi iniziò a cercare gli abiti nella semioscurità. Erano i vestiti nuovi per montare a cavallo: un regalo di sua madre, i più belli mai ricevuti. Fu preso da un’euforia difficile da controllare che raggiunse il culmine quando calzò gli stivali nuovi, fatti dal migliore artigiano di Roma. Si sentì come un semidio in grado di domare tutti i cavalli del mondo e di cavalcare persino Pegasus12.
Non alto, ma robusto, un fisico non proprio latino il suo, di certo originale fra i giovani di Roma. Era forte e in salute, Marzio, anche bello; a sentire la governante di casa, il più bel giovane di Roma. «Il mio dio greco» diceva di lui la madre Livia. Erano queste le parole con le quali la donna aveva sempre rassicurato suo figlio, che fin da piccolo aveva domandato alla madre il perché della sua diversità dalla maggior parte dei suoi compagni di giochi. I capelli nerissimi e crespi, le sopracciglia folte e una barba che si annunciava precoce e ispida tradivano origini lontane dalla città dei sette colli e dalle genti della stessa campagna romana. I suoi erano lineamenti decisi, a tratti di una certa durezza. In questo il giovane sembrava somigliare proprio a sua madre, una donna dall’aspetto fiero, gli occhi nerissimi e la pelle bruna. Del tutto diverso, invece, era il suo sorriso, che iniziava da un
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Parte I
Parte Ii
La prima moneta col nome Italia Moneta della guerra sociale, 91 a.C. È la prima documentazione del termine “Italia” coniato su moneta sia nella traduzione latina, come nell’esemplare qui riprodotto, sia nella versione originale in lingua osca: Viteliú. Al dritto, figura femminile con serto di olivo e gioielli (Italia, appunto).
Nel rovescio, la scena del giuramento con i rappresentanti di otto dei dodici popoli insorti.
La moneta della riconciliazione tra Roma e Italia Denario in argento emesso il 68 a.C. a nome di Q. Fufius Calenus e Mucius Cordus. Al dritto, le teste affiancate di Honos e Virtus, le due divinità sotto i cui auspici avvenne la riconciliazione.
Nel rovescio, il simbolo della pace e le due donne che si stringono la mano: l’Italia con cornucopia, simbolo di fertilità e abbondanza, e Roma armata di giavellotto con il piede destro sul globo.