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Auto elettrica: sogno o realtà?
by ACI
A Treviso, nel 2022, sono state immatricolate
672 auto elettriche: Tesla Model Y, Nuova Fiat 500 e Dacia Spring le preferite.
“Se dovessi immaginare da qui al 2030 che non ci saranno più in produzione mezzi con motori a scoppio ci troveremmo in una situazione peggiore di quella attuale” – era l’allarme lanciato lo scorso anno da Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Automobile Club d’Italia. “Poi bisogna fare i conti con l’autonomia vera dell’auto, considerare che non abbiamo una rete di infrastrutture con le colonnine e che l’energia elettrica è insufficiente. Stiamo, quindi, parlando di un salto nel buio. Non è vero che elettrico è bello e tutto quello che riguarda il motore a scoppio no! La soluzione - lo diciamo da molto tempo - è che bisogna trovare un equilibrio. La transizione deve essere eco-sostenibile ma, al tempo stesso, anche socialmente sostenibile”. Autorevoli esponenti del mondo dei motori, economisti, ingegneri ed esperti del settore, pur sostenendo i veicoli elettrici, sono convinti che nel breve periodo i motori a combustione interna non potranno mai essere completamente sostituiti dall’elettrico. Diversi e articolati i motivi: gran parte dell’energia elettrica è ancora ottenuta da fonti fossili in centrali a carbone o a gas; non è facile né economico lo smaltimento delle batterie esauste; la rete è ancora incapace di reggere un carico importante di veicoli.
Ma analizziamo i pro e i contro dell’auto elettrica, senza l’intenzione, però, di ‘metterla sotto processo’. L’acquisto di una auto elettrica comporta un esborso iniziale maggiore rispetto ad analoghi modelli a benzina o diesel (circa il 30%), l’elemento più costoso, infatti, è costituito dalla batteria.
In Europa le colonnine di ricarica sono davvero poche, ma l’Italia è uno dei Paesi più virtuosi in rapporto alle auto elettriche. Lo scorso anno sono stati installati 10.748 nuovi punti di ricarica, per un totale di 41.173 ‘colonnine’ (dato aggiornato a marzo scorso).
Malgrado gli incentivi le auto elettriche sono ancora ‘di nicchia’, molto indietro rispetto alle motorizzazioni tradizionali: in Italia la loro quota di mercato è pari a circa il 3%, (in flessione rispetto agli altri Paesi europei dove siamo il ‘fanalino di coda’), nel 2022 con 49.536 unità, il calo delle immatricolazioni è stato di ben il 27%.
A prescindere dai modelli elettrici - e senza la possibilità di essere smentiti - sono il tempo e l’autonomia a condizionarne l’utilizzo, anche se le Case costruttrici hanno migliorato sensibilmente le percorrenze, tanto che, si stima, nei prossimi 5 anni diversi veicoli arriveranno, pensate, ai 1.000 chilometri prima di dover ricaricare.
Un recente studio ha previsto, solo nel nostro Paese, un calo fino a 100.000 posti di lavoro a causa della transizione all’elettrico (275.000 quelli in Europa). Di contro Motus-E (l’associazione delle imprese dell’elettrico) ha stimato che nel 2030 gli occupati potrebbero aumentare del 6%, ma a condizione di investire da subito sulla transizione per riconvertire le attuali aziende. Il prezzo dell’energia è aumentato anche per quanto riguarda le auto. Secondo Quintegia la media si attesta su 0,63€ al kW per 22 kW di potenza e oltre 0,83€ al kW per le colonnine ad alta potenza. Costi condizionati da eventi esterni ma destinati a diminuire superato il periodo emergenziale, sottoscrivendo un abbonamento, poi, si risparmia considerevolmente. Tra i vantaggi di un’auto elettrica il risparmio sul bollo, (da verificare tempi e modalità in base alla regione di appartenenza), la possibilità di accedere alle zone a traffico limitato e di sostare gratuitamente negli stalli blu a pagamento (in alcuni Comuni), i minori interventi di manutenzione programmata e usura dei freni. Occhio, però, agli incidenti: la riparazione potrebbe essere un salasso per il portafoglio! Sono piene zeppe di finezze elettriche ed elettroniche, con molti componenti estremamente sofisticati (e carissimi), oltre alla presenza di materiali nobili. Guai, poi, a danneggiare le batterie: per sostituirle si arrivano a spendere fino a oltre 15.000 euro per i modelli medi, cifre da capogiro per quelli ad alte prestazioni. Servono gradualità e neutralità tecnologica. In Italia non abbiamo energia elettrica da fonti rinnovabili in grado di soddisfare una domanda sempre crescente, non possiamo contare su un’infrastruttura di colonnine di ricarica adeguata e che assicuri spostamenti a lungo raggio. In pratica l’auto elettrica, oggi, si configura come una nuova mobilità fatta da city-car, ma solo per
chi se lo può permettere economicamente!
In Italia abbiamo il parco circolante più vecchio d’Europa con circa 3,5 milioni di veicoli Euro 0. Non è assolutamente immaginabile che tutti siano in grado di cambiare l’auto (e, magari, optare per una ad alimentazione elettrica), senza attuare un percorso graduale, prendendo in considerazione il fatto che molti di loro - se non la maggior parte - non possiedono le risorse per permettersi un’auto nuova. Vanno assolutamente evitati contraccolpi dal punto di vista sociale ed economico, smantellando fabbriche ed abbandonando tecnologie mature ed avanzate, perché, è bene ricordare, non tutti i Paesi possono farsi carico di una rivoluzione così costosa.
La mobilità del futuro deve anche essere economicamente e concretamente sostenibile, accessibile a tutti e non riservata a pochi o tanti privilegiati, non si devono assolutamente creare, infatti, fenomeni di esclusione sociale che sarebbero dannosi per l’intera collettività. L’ACI è impegnata a tutelare sia l’oggi che il domani della mobilità degli italiani, perché non esistono delle soluzioni perfette, asettiche e ideologiche e perché è necessario trovare sempre la risposta più efficace alle necessità di chi si deve spostare per lavoro (in città o per lunghi trasferimenti autostradali), delle famiglie, dei giovani, ma anche degli anziani. All’ACI interessa che le prossime auto siano sostenibili a 360 gradi, qualunque sia la tecnologia applicata.
Ma i futuri automobilisti italiani cosa ne pensano? Innanzitutto dobbiamo precisare che la Generazione Z, (i nati dal 1997 al 2012), non vedono nell’auto uno ‘status symbol’, ma hanno un approccio molto più flessibile alla mobilità: mettersi al volante non costituisce una priorità, piuttosto un’opzione. Se da una parte i dati ACI ci dicono che tra il 2011 e il 2021 il numero delle auto intestate a persone under 25 è calato del 43%, dall’altra è proprio la sostenibilità quella che sta a cuore alle nuove generazioni (è considerata molto importante per i 2/3 dei giovani).
Il 73% degli Zoomers immagina che in futuro prenderà in considerazione l’utilizzo di un’auto ibrida plug-in, il 66% un’elettrica.
Il mercato già oggi offre ottime auto elettriche,
(le cosiddette Bev), che assicurano un ottimo comfort e dotate dei più moderni sistemi di sicurezza, ma che sono prive di alcuni aspetti fondamentali affinché possano essere adatte a tutti, a cominciare da economia e flessibilità d’uso. In parole povere chi viaggia molto, prevalentemente in zone prive di colonnine di ricarica, non è propenso a programmare tappe prefissate, non può contare su un ricovero con punto di alimentazione, allora, non c’è storia: non può fare a meno della ‘vecchia’ cara auto a motore termico. Analizziamo ora il fenomeno delle auto elettriche a Treviso, quante erano, quante sono e, soprattutto quali i modelli preferiti.
Nel 2018 le prime iscrizioni di auto elettriche erano 64, nel 2019, 161; nel 2020, 418; nel 2021, 1.106 e nel 2022, 672. Considerando solo lo scorso anno i numeri relativi alle prime iscrizioni di auto elettriche nelle diverse province venete sono: Belluno 89; Padova 830; Rovigo 103; Venezia 550; Verona 794 e Vicenza 725. In tutto il Veneto nel 2022 sono state imma-
Inchiesta
tricolate complessivamente 3.763 autovetture completamente elettriche, (altre alimentazioni: 29.794 ibrido/benzina; 27.091 benzina; 13.505 gasolio; 8.385 b/gpl; 4.861 ibrido/gasolio; 997 metano e 36 b/metano.
La Tesla Model Y è stata al vertice delle vendite tra le auto elettriche a Treviso nel 2022: con 89 unità, seguita da Nuova Fiat 500 con 81, Dacia Spring con 49, Renault Twingo con 40 e Volkswagen ID.3 con 29. L’azienda statunitense di proprietà di Elon Musk è stata la preferita anche negli anni precedenti: nel 2020 con la Model 3 (seguita da Renault Zoe e Volkswagen Up!), nel 2018 con la Model S (seguita dalla Nissan Leaf e dalla Fortwo).
Siete curiosi di conoscere le ‘best seller’ delle altre alimentazioni? Eccovi accontentati (anno 2022): benzina T-Cross; gasolio: Mercedes
GLA; gpl: Dacia Sandero; metano: Skoda Kamiq; ibrido/benzina: Fiat Panda e ibrido/gasolio Audi Q5.
Lo scorso anno in Veneto ai primi tre posti delle auto elettriche troviamo: la Tesla Model Y, la Nuova Fiat 500 e la Renault Twingo, mente a livello nazionale: la Nuova Fiat 500 svetta al primo posto con 4.550 unità, seguita dalla Fortwo (2.812) e dalla Dacia Spring (2.104).
Sulla base delle ultime notizie, se da una par- te a Bruxelles la Commissione sta progettando un futuro dove l’elettrico avrà un ruolo preponderante, dall’altra Alfonso Urso, ministro delle imprese e del Made in Italy, ha dichiarato che lo scorso anno sono rimasti inutilizzati ben 127 milioni di euro di incentivi per l’acquisto di auto elettriche. In questi primi mesi del 2023 per l’acquisto di auto elettriche e ibride ne sono stati utilizzati meno dell’8% (33 milioni su 425). Viceversa quelli per le auto a motore termico sono andati letteralmente a ruba: lo scorso anno sono stati utilizzati tutti e quest’anno sono terminati nel giro di un mese. Morale: malgrado lo sconto fino a 5.000 euro pochi scelgono ancora l’elettrico. Bisognerebbe incentivare, quindi, coloro i quali hanno bisogno di un aiuto da parte dello Stato per rottamare auto da Euro 0 a Euro 4, in pratica chi non si può permettere, oggi, un’auto elettrica, scelta consapevole o dettata dalla ‘moda’. Il ministro ha annunciato che sta pensando di rimodulare gli incentivi, (escluso eliminare totalmente quelli per l’elettrico), con la possibilità di impiegare i fondi inutilizzati verso i motori termici più efficienti: sia l’ambiente che il mercato ne trarrebbero benefici. Nella strategia del Governo è lo schema a cambiare, ma non il fine: ridurre le emissioni ma senza obbligare tutti necessariamente all’elettrico.
Andrea Cauli