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Rubrica libri

L’ESPERTO RISPONDE

Tecnologia: i veicoli connessi e la gestione dei dati

Paola Garifi

Il progresso tecnico ha portato a grandi novità anche in campo automobilistico. Un fenomeno che interessa molteplici ambiti industriali e di ricerca, basti pensare su tutti soltanto al tema delle alimentazioni. Senz’altro la digitalizzazione ha impresso una considerevole accelerazione anche sul fronte dei dati. Un’auto connessa alla rete Internet con tutti i suoi servizi, sia quelli offerti dalla casa costruttrice che quelli di terze parti, produce una quantità a volte impressionante di informazioni. Un’evoluzione di sistema che pone importanti considerazioni dal punto di vista della raccolta, della gestione e dell’eventuale trasferimento di big data. Queste informazioni, che possono essere utilizzate a scopi commerciali, di ricerca e di sicurezza, possono essere raccolte ed elaborate allo scopo di costruire ad esempio dei profili di automobilista e rappresentano in questo senso una miniera preziosissima. Al giorno d’oggi un semplice cittadino al volante della propria auto è in grado di produrre, a volte senza che se ne possa effettivamente rendere conto appieno, una mole di numeri considerevole riguardanti il percorso fatto, le scelte di rifornimento adottate e in generale i comportamenti alla guida.

Grazie ai servizi in rete presenti a bordo, un’auto di ultima generazione produce molti dati, spesso condivisi con parti terze (fornitori di servizi di assistenza, di ricarica o rifornimento solo per citarne alcuni) al fine di migliorare l’esperienza dell’utente. Naturalmente anche i dati prodotti all’interno di una vettura sono ricompresi nel trattamento stabilito dalla normativa denominata General Data Protection Regulation (GDPR): in sostanza l’utente deve espressamente autorizzare il consenso all’uso da parte di persone terze verso un fornitore che è tenuto per legge a tenere evidenza della scelta indicata dall’automobilista e a rispettare i criteri di legge per la gestione e detenzione dei dati trasmessi. Le informazioni raccolte infatti devono essere trattate dal detentore nel rispetto delle opzioni espresse dal consumatore non potendo essere condivise con altri soggetti qualora l’indicazione in tal senso sia stata negativa. Si pensi all’esempio delle nuove cosiddette “scatole nere” presenti sui veicoli di più recente fabbricazione: i big data generati da questi cervelli informatici, che restituiscono informazioni preziose per molteplici parametri utili a comprendere lo stile e le abitudini di guida di un conducente, sono soggetti a una informatica specifica che deve essere sottoposta all’utilizzatore al momento dell’acquisto.

In base alle casistiche, questi dati vengono messi a disposizione di altre aziende mediante il ricorso a dei server remoti che consentono per esempio, ad alcune condizioni, l’accesso al profilo di una certa vettura. Da qui nasce il concetto moderno di “veicolo esteso”, che vede l’auto come un bene il cui valore non si limita al semplice “oggetto“ ma si espande anche al di fuori, includendo per l’appunto la dimensione digitale.

L’ESPERTO RISPONDE

Auto storiche e d’epoca, quale assicurazione?

Chiara Pallari

Le ammiriamo spesso sulle strade, magari nel corso di una parata o di una manifestazione celebrativa. Le auto d’epoca costituiscono un patrimonio dal fascino inesauribile, che riscuote un crescente interesse anche da parte delle giovani generazioni. Ma qual è la differenza tra un’auto storica e una d’epoca? E di quali benefici gode quest’ultima in termini assicurativi? Iniziamo col dire che le vetture storiche e di interesse collezionistico sono differenti dalle auto d’epoca, secondo l’articolo 60 del Codice della Strada. Nella prima categoria rientrano quelle che sono state cancellate dal PRA (Pubblico Registro Automobilistico) per essere destinate alla conservazione presso musei o siti di esposizione allo scopo di tutelarne le specificità tecniche e il valore originari. Inoltre un’auto d’epoca non dovrebbe aver subìto interventi che possano averne modificato l’identità e possono circolare su strada limitatamente all’occorrenza di manifestazioni e raduni dedicati. Infine, questi esemplari devono essere iscritti in un elenco specifico presso il Centro Storico del Dipartimento per i Trasporti Terrestri. Invece, le automobili che definiamo “storiche” non sono radiate dal registro ufficiale PRA, ma devono aver compiuto almeno vent’anni di età. Quanto alla circolazione, possono transitare liberamente su tutte le strade a condizione che soddisfino le norme previste dal Codice della Strada. Questi veicoli sono iscritti a un registro storico e possiedono il CRS, Certificato di Rilevanza Storico collezionistica.

Il contenuto che segue è ripreso da un articolo di Quattroruote, consultabile al seguente indirizzo: https://www.quattroruote.it/guide/assicurazioni/assicurazioneauto-storiche.html

Le agevolazioni delle vetture storiche

Le assicurazioni prevedono per i possessori di auto di rilievo storico polizze espressamente dedicate. Chi detiene un’auto storica, oltre ad avere un modello automobilistico di un certo fascino, può beneficiare di una serie di agevolazioni sul pagamento del bollo auto, ma anche sull'assicurazione sulla responsabilità civile, che comunque resta obbligatoria per circolare su strada. Partiamo dal bollo. Un’auto, per poter essere considerata d'interesse storico e collezionistico, deve avere età compresa tra 20 e 29 anni dalla data di prima immatricolazione ed essere in possesso del Certificato di Rilevanza Storica (CRS) con relativa annotazione sulla carta di circolazione. Se ha queste caratteristiche, il proprietario può pagare un bollo auto ridotto del 50% (ma alcune regioni prevedono l'esenzione totale). Altra cosa sono le cosiddette auto d'epoca, immatricolate da almeno 30 anni e automaticamente esenti dalla tassa automobilistica. Per quanto riguarda l'assicurazione per la responsabilità civile, è obbligatoria per qualsiasi veicolo che sia posto in circolazione su strada pubblica o privata aperta al pubblico. Il principale vantaggio di questa polizza rispetto alle classiche RC auto è di richiedere un premio annuale molto più contenuto. I motivi sono abbastanza logici e semplici in quanto tendenzialmente le auto storiche, in ragione delle loro caratteristiche tecniche, vengono utilizzate molto di meno rispetto a un'auto moderna il che significa minor rischio di poter essere coinvolti in un incidente. Infatti, è risaputo che le polizze assicurative prevedono importi differenti rispetto alla probabilità che un evento si verifichi e, non a caso, gli importi variano anche in funzione della provincia di residenza del proprietario. Altra importante differenza rispetto alle assicurazioni tradizionali è che quella prevista per l'auto storica non prevede classe di merito basata su bonus-malus per cui l'importo per il premio annuale è fisso e non può variare in alcun modo rispetto al caso specifico. Come avviene nelle polizze tradizionali, anche in questo caso si possono aggiungere delle coperture aggiuntive oltre a quella prevista per RC e in particolare rispetto a tentativi di furto oppure incendio.

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