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Guida d’estate, sempre in sicurezza
by ACI
ACI NEWS
Stop alle auto a benzina, diesel e gpl dal 2035
Marco Di Eugenio
Lo scorso 8 giugno, il Parlamento europeo ha confermato la volontà di raggiungere la neutralità climatica nel 2050. Una decisone importante destinata a rivoluzionare mobilità ed economia del Vecchio Continente. L’assemblea di Strasburgo ha infatti approvato una parte sostanziale del pacchetto Fit for 55, presentato nel luglio 2021 dalla Commissione, il cui obiettivo che si proponeva revisione degli standard di prestazione in materia di emissioni di CO2 delle autovetture e dei veicoli commerciali leggeri. Entro il 2035, dunque, immissione sul mercato dell’Unione di auto e furgoni a zero emissioni (100% elettriche e a idrogeno) e, dunque, stop alla vendita di auto nuove a benzina, diesel e gpl. Una decisione ambiziosa, ma dalle conseguenze (anche sociali) rilevanti. Non a caso il Parlamento si è spaccato: 339 voti a favore, 249 contrari e 24 astenuti. Respinto l’emendamento presentato dal Ppe (che ha votato contro la proposta della Commissione) che consentiva alle case automobilistiche di mantenere sul mercato una quota pari al 10 per cento dei mezzi con motore a combustione interna anche dopo il 2035. Accolto, invece, l’emendamento (a firma di tutti gli eurodeputati italiani) che aveva l’obiettivo di salvaguardare la produzione supercar nella motor valley dell’Emilia-Romagna. Ok, infine, al prolungamento dal 2030 fino al 2036 della deroga per i piccoli produttori di auto (da 1000 a 10mila l’anno) e furgoni (da 1000 a 22mila). I tempi di recepimento, naturalmente, non saranno brevi. Lo scorso 28 giugno, dopo la votazione in plenaria del Parlamento europeo, il testo è passato al Consiglio Ambiente dell’Unione europea, dove si sono definite le posizioni degli Stati membri nei confronti delle istituzioni europee. Poi toccherà agli Stati recepire la normativa negli ordinamenti interni. Ma la strada (è il caso di dirlo) verso la riduzione del 90% entro il 2050 delle emissioni di gas serra dovute ai trasporti è tracciata. Nel frattempo, però, non mancano le preoccupazioni per una decisione presa a Strasburgo. A suscitare perplessità non sono tanto gli obiettivi, quanto il calendario d’avvicinamento. Secondo i costruttori, i posti a rischio in Italia sarebbero oltre 70 mila posti di lavoro (a fronte dei 6 mila posti che verrebbero creati dall’auto elettrica) mentre in Europa ben 500.000 mila. Bisogna considerare, infatti, che se per realizzare un motore termico servono 100 persone, per un elettrico ne bastano 25. Insomma, il tema c’è. Non a caso il Ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner ha dichiarato (entrando in contrasto con alcuni esponenti verdi del suo governo) che alcune regioni del mondo non sarebbero ancora pronte per le auto elettriche. E non a caso, la stessa Germania – uno dei Paesi più attivi sul fronte elettrico – ha chiesto che dal 2035 vengano immatricolati soltanto veicoli «che utilizzano combustibili climaticamente neutri». Richiesta, quest’ultima, sulla quale pare che la Commissione europea starebbe lavorando.