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Rubrica libri
by ACI
L’ESPERTO RISPONDE
Auto elettrica, una novità di antica data
Marco Di Eugenio
Cresce l’indice di gradimento per l’auto elettrica. Piace alle istituzioni: come si sa, il Parlamento europeo ha deciso di bloccare dal 2035 la vendita di auto nuove a benzina, diesel e gpl in favore di veicoli a zero emissioni. E soprattutto piace ai consumatori: le quote di mercato sono raddoppiate (dal 3,1% al 6,0%) nel periodo che va dal 2020 al 2021. Certo, la carenza globale dei semiconduttori ha contribuito a questa crescita. Ma resta il fatto che la popolarità della mobilità elettrica è in aumento. Eppure l’auto elettrica non è un’invenzione recente. I motori elettrici sulle automobili risalgono alla prima metà dell’Ottocento. Fu Robert Anderson a realizzare la prima carrozza elettrica. Qualche anno più tardi, nel 1884, Thomas Parker ideò il primo prototipo di auto elettrica. Tra la fine del diciannovesimo secolo e l’inizio del ventesimo, il motore elettrico era molto popolare. A penalizzarlo fu la velocità che si poteva raggiungere con la velocità del tempo. Con le limitate conoscenze del periodo la velocità massima per un’auto a motore elettrico era di poco superiore ai 30 km/h. Un limite troppo grande che ne ha compromesso diffusione e sviluppo nel secolo scorso. Ma come funziona il motore elettrico? Il motore elettrico usa la batteria per accumulare energia. Quindi la trasforma in energia meccanica. Per mezzo dell’inverter, l’energia accumulata dalla batteria viene trasmessa al motore elettrico. Così la corrente continua dell’accumulatore viene trasformata in corrente alternata. La batteria si ricarica durante la guida, in quanto il motore elettrico funziona da generatore. I vantaggi di un’auto elettrica? L’assenza di rumore e soprattutto una spinta immediata più veloce delle vetture normali.
Bastano trenta minuti per ricaricare fino all’80% la gran parte delle auto elettriche. Inoltre, è possibile ricaricarle quando la macchina è parcheggiata. Tuttavia, proprio la ricarica è uno dei limiti dell’auto elettrica. Sì, perché ricaricare vuol dire trovare colonnine e prevedere soste di mezz’ora quando affronti dei lunghi viaggi. Cosa non facile da noi in Italia: secondo le indagini della società olandese Ev, siamo terzultimi in Europa per diffusione di ricariche.