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MOTOSTORY

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PROTAGONISTI

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“Mondial” di nome e di fatto

Con un piccolo e ardito motore a 4 tempi la F.B Mondial vinse tre mondiali di fila, dal 1949 al 1951, e molto altro ancora. Una sfida tecnica di antichi tempi gloriosi di una piccola grande marca che non riuscì a svilupparsi industrialmente e a sfondare

Testo di Paolo Moroni – Foto di Alberto Antonini

Dai ruvidi motocarri agricoli impegnati nei campi e in strada, alle brillanti motociclette da Gran premio vittoriose sulle piste di tutto il mondo. E’ questa la sorprendente parabola della F.B Mondial, industria motoristica nata a Bologna con fi nalità tutt’altro che sportive negli anni 30 e migrata nel dopo guerra nella sedenegozio milanese di corso Vercelli e nei capannoni di San Rocco al Porto, oggi in provincia di Lodi, dedicandosi alle moto. A questa gloriosa marca che merita un posto nella hall of fame internazionale delle due ruote è stata dedicata lo scorso novembre una retrospettiva alla Mostramercato motoristica d’epoca di Novegro dove erano esposti alcuni modelli che furono protagonisti dello sport, oltre che dell’eccellenza tecnica e della rinascita industriale post bellica. Alla sigla iniziale - che sta a indicare i quattro fratelli Boselli (più una sorella), titolari dell’attività - nel marchio F.B Mondial è abbinato un bene augurante aggettivo subito sostantivato e onorato da vittorie effettivamente planetarie. Le piccole e medie cilindrate dei proprietari terrieri piacentini Conti Boselli, rappresentarono infatti un punto di riferimento nelle competizioni degli anni 40 e 50 e i loro prestigiosi e immediati successi sportivi, donarono al marchio per qualche lustro fama e fortuna commerciale. Le “ottavo di litro” Mondial rappresentarono poi per l’epoca una ardita sfi da tecnica a cui nessuno aveva dato credito fi nché, nel 1948, vide la luce il primo motore di soli 125 centimetri cubi dotato di distribuzione a 4 tempi che mise in castigo le spadroneggianti 2 tempi, più semplici, potenti, assetate e inquinanti (anche se al tempo questo non era un problema). Quando il monocilindrico con doppio albero a camme in testa La 250 bialbero 7 marce del 1957 che conquistò i primi tre posti del Mondiale

con Sandford, Provini e Miller. A fi ne stagione Mondial si ritirò dalle corse

La 125 monoalbero simile alla bialbero “iridata”, ma più semplice e meno performante, destinata a gare e piloti della categoria Junior

La 250 bicilindrica bialbero del 1956. Sullo sfondo la “special” di Giuseppe Pattoni, ex meccanico Mondial, da essa derivata

Il modello da cross con cui il grande Emilio Ostorero vinse i titoli italiani 250 ‘56 e ‘57 e anche della 500 nel ‘57

da 12 cavalli per 130 orari, del valente progettista ed ex pilota Alfonso Drusiani, debuttò nel GP Nazioni il 12 settembre del ’48 sul circuito di Faenza (a Monza si stava ancora ricostruendo la pista danneggiata dalla guerra) l’impossibile non fu più tale. Quel giorno la 125 pilotata dal non più giovane campione italiano d’anteguerra Francesco Lama ebbe un guasto impensabile (rottura del serbatoio) e fu costretta al ritiro, ma non prima di aver stabilito il miglior tempo sul giro.

10 MONDIALI IN 9 ANNI La rivincita della “piccola” arrivò poche settimane dopo con la conquista di quattro nuovi record mondiali sul chilometro e sul miglio, mentre la consacrazione avvenne nel 1949 con la vittoria del Campionato Mondiale (marche e piloti) ad opera del pilota milanese Nello Pagani. Stesso copione nella stagione successiva, ma con in più un memorabile tris: Bruno Ruffo, Gianni Leoni e Carlo Ubbiali a podio. Ulteriore replica nel 1951 con un Ubbiali trionfatore davanti ai compagni di squadra Leoni e Mc Candless. La Mondial si cimentò poi anche nel motocross e il grande Emilio Ostorero vinse il tricolore nel ‘56 e nel ‘57 mentre continuava la striscia di affermazioni in pista con piloti di assoluta eccellenza come, tra i tanti, Tarquinio Provini, Cecil Sandford, Walter Villa e persino il leggendario Mike “the Bike” Hailwood. Nel ’57 Provini vinse il Mondiale 125 e fu ancora tripletta nella 250 con Sandford, Provini e Miller. Ma fu anche il canto del cigno. Sotto l’incalzare delle prime utilitarie e degli scooter, l’industria delle due ruote entrò in crisi e le corse diventarono un lusso: assieme alle grandi marche come Moto Guzzi, Gilera e MV (quest’ultima rinnegò però il patto), anche Mondial fi rmò il “Patto

L’ultima nata di Casa Mondial, la moderna 125 Hps dedicata al

campione bergamasco Carlo Ubbiali

di astensione” che la impegnava ad abbandonare l’agonismo, ma in 9 anni aveva lasciato il segno: 10 titoli mondiali e 18 Gran premi vinti oltre a numerose affermazioni in altre corse di alto livello. Terminata la luminosa avventura iridata, nel 1958 F.B Mondial abbandonò anche la produzione di modelli stradali limitandosi all’assemblaggio e al commercio, ma senza mai sfondare industrialmente. Per stare al passo erano necessari investimenti adeguati che il “fratello amministratore”, il ragionier Carlo, non aveva mai voluto “scucire” nonostante le pressioni del “fratello appassionato” Giuseppe, ex pilota e sodale del citato Drusiani. Mondial restò sempre sulla soglia del gran salto tra le grandi, un’azienda quasi artigianale di cui si diceva che i pur elevati prezzi delle sue moto, non riuscissero a pareggiare i costi. La storia industriale di F.B Mondial continuò tra alti e bassi fi no alla chiusura del 1978, due anni dopo la bella ma isolata performance fuoristradistica nella mitica Valli Bergamasche di Regolarità (così si chiamava allora l’Enduro)- prova di Campionato Europeo - con tre giovani piloti milanesi Elicio, Barbagallo e Massotti premiati con la medaglia d’argento. Ma le loro moto montavano ormai dei collaudati motori tedeschi. Seguirono anni di oblio e passaggi di mano, ma il marchio è ora tornato a farsi vedere, sempre su piccole monocilindriche di 125 e 300 cc di stile attuale e accattivante molto apprezzato dal pubblico giovane. 

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