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PISTE CICLABILI

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FOLLIE URBANE Piste bici: si può morire con i “danni collaterali”

Le innovazioni green alla milanese non hanno tenuto conto dei mezzi di soccorso, che sono spesso bloccati nel traffico a causa del restringimento della carreggiata. Però, se un paziente non arrivasse in tempo in ospedale, la legge potrebbe dire la sua

Testo di Maurizio Gussoni

Come si vede nella foto: se ci fosse traffi co intenso, con superstiti sole due strette corsie, un’ambulanza come potrebbe passare? Sotto, il traffi co strozzato dalle piste.

Il Codice della Strada è chiarissimo: l’art. 177 dispone che il guidatore non deve ostacolare il passaggio di un mezzo di soccorso. Ma per poterlo fare occorre che ci sia lo spazio, e restringere le carreggiate non sembra il metodo migliore per aiutare chi deve salvare le vite. A Milano le piste ciclabili penalizzano direttrici importanti come viale Monza, Corso Buenos Aires, Corso Venezia e tantissime altre. Direttrici che portano le ambulanze verso pronti soccorso fondamentali come il Policlinico, il Fatebenefratelli, l’ospedale di Sesto ed altri. Ed i mezzi dei Vigili del Fuoco? Grossi e diffi cili da manovrare, che hanno bisogno di ben più di una corsia libera per potersi sbrogliare dal traffi co. Insomma, come nel cosiddetto bugiardino delle confezioni dei medicinali, anche le piste per le bici e per i monopattini, pare amatissimi dalla giunta milanese, hanno le controindicazioni. E non di poco conto!

In corso Venezia, un’autoscala dei Vigili del Fuoco (che è lunga 10 metri) in serie diffi coltà per passare tra le auto. Vista dall’alto, la pesante penalizzazione data dalla pista ciclabile appare evidente. A peggiorare il tutto i veicoli fermi in seconda fi la.

Le auto, le biciclette e le moto invadono anche le grandi arterie e rendono davvero diffi cile la vita agli autisti dei mezzi di soccorso che procedono in emergenza. La ciclabile, poi, restringe gli spazi ed in caso di traffi co intenso blocca questi mezzi.

Infatti, nelle foto appare evidente la drastica diminuzione di spazio delle carreggiate, e tutto per far posto a piste ciclabili che nei mesi freddi diventano autentici, quanto inutili, deserti. Ma la natura umana non è affatto stagionale, ci si ammala indipendentemente dal calendario. Per questo provoca rabbia vedere un’ambulanza intenta in funamboliche manovre a causa dei veicoli che ostruiscono, non potendo invadere la ciclabile anche quando è libera ed inutilizzata. Se non dai parcheggi abusivi. In più chi guida un’ambulanza deve tener presente le patologie del trasportato. La sospetta frattura di colonna od il presunto infarto, per esempio, necessitano di una guida fl uida, con poche frenate e ripartenze. Proprio il toccasana, queste ciclabili! Specie quando ci si trova in un’arteria come viale Monza o corso Buenos Aires, dove l’ambulanza deve zigzagare o procedere nella corsia opposta per potersela cavare! Qualcosa, però, non torna nei dicktat della Giunta. Infatti l’art. 14 del Codice della Strada pone in capo a chi gestisce la strada la responsabilità di garantire la sicurezza e la fl uidità della circolazione. Tanto è vero che alcuni magistrati hanno già intentato procedimenti penali verso sindaci, assessori e dirigenti comunali proprio a causa di scelte viabilistiche che, nei fatti, hanno provocato danni e gravi sinistri. Come potrebbe essere, nel nostro caso, se un paziente perdesse la vita a causa dell’impossibilità di giungere in tempo al pronto soccorso. Ed a Milano, questa Amministrazione, più volte ha sostenuto che, per scoraggiare l’uso dell’auto, occorre demotivare, quindi rendere più diffi coltosa la circolazione. Una bella pensata che non si è spinta a prendere in considerazione che tale scelta (poi attuata) avrebbe causato problemi a non fi nire ad ambulanze, Forze dell’Ordine e Vigili del Fuoco. Come, in effetti, sta avvenendo a Milano. 

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