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It’s Different magazine edizioni Mille srl anno 4 n.29 agosto/settembre 2013. free press Autorizzazione Tribunale di Ravenna n.1329 del 05/05/2009 - itsdifferent.it
di Paolo Gentili Parlando di questa città/emirato, avremo spesso a che fare con l’espressione “più ….. del mondo”: niente di casuale, ovviamente, perché qui fanno le cose sul serio… Partiamo dal grattacielo più alto del mondo, il Burj Khalifa, che sin dalla sua inaugurazione nel 2010 ha mantenuto questo record, con i suoi 828 metri d’altezza e un’infinità di modi per fruirne: nell’ipotesi, assolutamente realistica, che non abbiate nessun motivo per entrarci, visti i prezzi, potrete anche solo salire i suoi piani con un ascensore velocissimo (64 chilometri orari) che prenderete dal vicino Dubai Mall, e godervi il panorama. Da lassù potrete ammirare anche la Fontana di Dubai, che può contare su una vasta estensione, su giochi di luci e spruzzi estremamente spettacolari: forse solo a Las Vegas si può vedere qualcosa di paragonabile a quest’ideazione, giacché lo studio di design che l’ha realizzato è lo stesso che ha ideato la fontana del famoso Hotel Bellagio... Non solo appartamenti ed uffici, tutti di altissimo livello, ma anche l’esclusivo Hotel Armani, interamente griffato dall’omonimo stilista: collocato nei primi otto piani dell’edificio, riflette il rigore delle linee e la raffinatezza degli accostamenti cromatici giocati su variazioni, per lo più scure, di un’unica tonalità tipicamente Armani.
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Per il resto, di eccessivo c’è solo il prezzo, sui 13.000 dollari a notte, da pagare non in reception (incredibilmente non c’è per preciso volere di Re Giorgio, poiché da piccolo, a quanto pare ne aveva sacro timore…). All’arrivo, invece di passare dal bancone, si verrà affidati ad un lifestyle manager personale, che si occuperà dei lati pratici della nostra permanenza in albergo. Ad onor del vero, se la vostra passione è il lusso esagerato, altre strutture saranno in grado di soddisfarvi, peccato che per la maggioranza dei comuni mortali ciò sia destinato a restare solo un sogno. Tanto per entrare nell’ordine d’idee, sappiate che a Dubai troverete facilmente degli hotel sette stelle: il Burj Al Arab è uno di questi, più noto per essere una costruzione a forma di barca a vela che si protende nel mare, e forse il primo ad avviare la corsa all’abbellimento ed ammodernamento della città, nel 1999. La camera più piccola è grande circa 170 metri quadrati, la suite reale arriva a 780 e tutto sommato è economica: solo 9.000 dollari a notte… Campi da tennis, da golf ed ogni sorta di boutique completano l’offerta, ma ognuno dei grandi alberghi in questione è in grado di stupire con effetti speciali. Il più avveniristico è senza dubbio l’Apeiron Island Hotel: come nel caso dell’albergo a forma di barca a vela, la costruzione poggia su un’isola artificiale appositamente realizzata, e in questo caso l’effetto isola è reale, visto che l’unico modo per raggiungerla è dal cielo o dal mare. Impossibile descriverne la forma: lo studio d’architettura che l’ha realizzata ha pensato a creare una specie di torre curvilinea spettacolare in cui racchiudere non solo suite di lusso assoluto, ma anche una galleria d’arte, una spa, un ristorante underwater e a circa 180 metri d’altezza, nei due piani più elevati della costruzione, una vera e propria giungla, con tanto di climatizzazione appropriata e rare specie di farfalle e piante.
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Un albergo sette stelle non si nega neppure a cani e gatti: l’Urban Tails Pet Resort è dedicato agli animali domestici che potranno godere di tv in camera, letto, divano e ogni cosa possa ricreare un ambiente domestico. E per chi usa la suite, maggiordomo e limousine a disposizione, of course…. Scendendo ai cinque stelle, vi segnaliamo sulla famosa penisola a forma di palma, Jumeira Palm Island, un hotel davvero suggestivo: si tratta dell’Atlantis The Palm, che richiama le fattezze di un antico palazzo orientale, e che offre in ogni direzione una vista invidiabile sul mare e sulla città. Non lasciatevi ingannare dal numero di stelle: in una suite, disposta su tre piani, camera da letto e bagno sono sott’acqua, per un effetto acquario strabiliante, in un’altra si hanno a disposizione i camerieri ventiquattr’ore al giorno, quando è l’ora dei pasti sono pronti alcuni tra i migliori chef del mondo per deliziarvi con ogni possibile prelibatezza, e come se non bastasse, oltre alle solite boutiques e centri benessere, avrete a vostra disposizione l’Aquaventure, il più grande parco acquatico in questa zona del mondo, e nuotare con i delfini non sarà più solo un sogno… Tornando ai sette stelle e alle grandi firme italiane, da segnalare Palazzo Versace con mosaici e acquari in tutte le suite e gli appartamenti, e uno stile inconfondibile che ben si sposa con il gusto locale. Piccolo particolare: nella spiaggia privata del resort, non avrete modo di scottarvi i piedi, visto che la sabbia è raffreddata grazie a tubature apposite che passano nel sottosuolo.
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Il dettaglio non è solo luxury, in realtà il clima in queste zone è un po’ problematico per un turista, anche se ricco. Gli unici mesi in cui si gode di temperature accettabili per restare all’aria aperta vanno da metà dicembre a metà febbraio, quando si hanno anche tutte le precipitazioni previste durante l’anno. Questo crea dei disagi in città e degli excursus di temperature non proprio salutari: se proprio volete evitare le piogge, scegliete i mesi più vicini a questo range, perché luglio e agosto sono davvero off limits. Infatti, l’umidità dell’aria diventa talmente insopportabile, a causa della vicinanza del mare (nel quale si raggiungono le temperature più alte del pianeta), che persino i ricchissimi emiri hanno residenze estive verso l’interno. Muoversi in città non è un problema: il taxi è sicuramente il mezzo più usato, ma un ottimo mezzo di trasporto è costituito dalla metropolitana, che sarà completata entro l’anno prossimo. Intanto, si può già usufruire della linea rossa che collega Jebel Ali all’aeroporto, passando per il centro. E poi, per quanto riguarda le destinazioni, si può scegliere se tuffarsi nella magnificenza dei centri commerciali, in particolare il Dubai Mall non vi deluderà: è il più grande del mondo per estensione e per il numero di negozi in esso racchiusi, circa 1200. Il suo completamento definitivo è previsto per il 2015, anche se già adesso può deliziare tutti i maniaci dello shopping: non mancano, infatti, un multisala cinematografico, un parco divertimenti, il negozio di dolciumi più esteso del pianeta ma soprattutto l’acquario sospeso più grande del mondo, con un immenso pannello acrilico in grado di resistere ad una pressione enorme, che permette la visione delle circa trentatremila specie di animali marini contenute.
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Un altro centro commerciale, il Mall of the Emirates, vi proporrà al suo interno addirittura delle piste da sci, da slittino ed uno snowpark dedicato ai più piccoli. La città è attraversata da un fiume, il Creek, sul quale è possibile navigare con le imbarcazioni di legno caratteristiche del luogo, le abra, per passare da una sponda all’altra della Dubai tradizionale, Bur Dubai e Deira. Qui entrerete in un’altra dimensione, fatta di souk in cui si respira l’atmosfera araba più autentica, tra ori (per la loro produzione orafa tipica esiste un souk dedicato), tessuti e artigianato vario, tra il canto dei muezzin e le tradizioni legate alla cultura della pesca, che caratterizzano la più autentica identità storica di questo paese attualmente in continua evoluzione. Un cantiere a cielo aperto, una sintesi perfetta delle esigenze del capitalismo che però anche qui subiscono battute d’arresto e crisi su cui vale la pena almeno fermarsi a riflettere.
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In generale, sappiate che, tranne nel distretto del lusso, Jumeirah per intenderci, la vita non è così cara come si potrebbe immaginare, ma alla ricchezza corrisponde spesso un’umanità parallela, come i giri di prostituzione, soprattutto russa, a Deira in particolare, dove è preferibile non soggiornare. Bur Dubai non è propriamente una old town, visto che è di recente costruzione: piuttosto le sue architetture si ispirano al passato ed è possibile farsi una bella passeggiata lungo il viale di palme e prendersi un drink nella hall dell’hotel The Palace. In questa città di eccessi, troverete insomma anche una dimensione più umana, potrete persino buttarvi sulle spiagge di sabbia bianca e mare limpido o sulla visita del locale museo, allestito in un fortino del ‘700, una delle costruzioni più antiche che troverete qui. Per il resto, fate scorta di dolcetti tipici, di sensazioni ed immagini: non le dimenticherete facilmente…
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Peppermint Experience Dubai Se vi recate a Dubai e avete voglia di vivere la notte noi vi consigliamo il Peppermint Xperience club uno dei locali piĂš grandi della cittĂ . Naturalmente accompagnati dalla musica house con i dj famosi a livello mondiale come David Guetta, Sasha, Paul van Dyk e David Morales.
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nuova sede in via Oriani, 61 sul porto canale di Cervia (lato Milano Marittima)
di Tobia Donà L’acqua, elemento atavico che evoca l’origine. Plasmare l’acqua, arginarla dal suo stato anarchico, è caratteristica principale della poetica di Fabrizio Plessi. E’ accaduto qualcosa nella Camera dei Giganti di Palazzo Te. Fu un tempo Giulio Romano a raccontare la sua contemporaneità negli affreschi vibranti al fuoco dello scomparso camino, esaltati da rumori arcani e misteriosi. Oggi, l’ira di Giove si è riaccesa, come un vulcano spento ritorna all’improvviso a tremare. I giganti, nella disperata e goffa fuga, abbattono costruzioni e colonnati precipitando al centro della sala. Qui le acque immote dell’affresco del soffitto, riprendono a fluire nell’opera di Fabrizio Plessi. Tavoli ammassati sopra cumuli di macerie restano immobili. Un gorgo di artificio, espulso dalla circolarità del tempo, per innescare nuovi movimenti e nuove dinamiche universali. L’artista ci dice: “Il tavolo è per me simbolo di comunicazione” .Li vediamo, questi tavoli del dialogo, del confronto, buttati gambe all’aria. Sembra che solo l’arte possa comunicare il malessere della società nei confronti di questa drammatica caduta di comunicazione. L’apocalisse si è compiuta. La nostra cultura, partita dall’antica Grecia, pare schiantata al suolo. E’ Plessi a chiarirci i suoi intenti: “Non avevo nessuna intenzione di salire sul ring e fare la box con Giulio Romano. Dovevamo vincere entrambi. I materiali e gli elementi al centro della sala, sono come caduti dagli affreschi del soffitto e sono diventati materia. Una materia viva, che riflette la filosofia delle pareti, diventando una simbiosi. Dove finisce una cosa comincia un’altra. Dove finisce Giulio Romano, comincia Plessi. Tutto diventa un teatro nella Camera dei Giganti, realizzata in un momento storico nel quale finivano le grandi certezze del Rinascimento e cominciava il Manierismo, che trovo molto simile al nostro periodo storico. In fondo, dietro queste cadute di sassi, cadute di acque, cadute di elementi del mondo, vi è anche la caduta del nostro tempo, la caduta degli ideali, dei valori, la caduta delle sicurezze. Tutti abbiamo perso una certa sicurezza… è però, meraviglioso vivere in un momento come questo, e muoversi in questa insicurezza. La nostra è un epoca barocca. Non è forse barocco fare zapping col telecomando? E’ il senso di avere tutto il mondo mescolato in questo grande magma, che è in fondo l’universo”.Plessi e Giulio Romano, diventano interscambiabili e indivisibili. L’arte è il luogo di transito nel quale nessun tempo e più riconoscibile, poiché le interpretazioni che ci offre diventano universali, fuori dallo spazio concreto e immerse nell’energia immateriale che ogni opera d’arte sprigiona. “…come sono lontane le rovine di ieri e come sono vicine le macerie di oggi”.Speriamo ora nell’acqua, capace di assumere continuamente nuove forme e di arginare gli ostacoli e scorrere via inarrestabile; speriamo sia ancora una volta, capace di infiltrare le porosità della roccia e lentamente trasformarla di nuovo in qualcosa di vivo.
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ANCHE LORO HANNO SCELTO NOI
C.D. BAND
RICCARDO MUTI - CRISTINA MAZZAVILLANI
GIGI PROIETTI
CESARE CREMONINI - MALIKA AYANE
CARLO LUCARELLI - ERALDO BALDINI
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i sapori del Radicchio Rosso una cucina che rispetta la tradizione romagnola. pizza cotta in forno a legna. pesce di prima scelta. il venerdì «serate a tema» con degustazioni enogastronomiche musica live con musicisti di professione
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“La crisi? E’ una prova: in tempi di vacche grasse, siamo tutti più superficiali, adesso bisogna essere un po’ più attenti. Ma si può fare”. Quando a dirlo sono un politico o un economista ecco che subito, di questi tempi, si pensa all’inganno ideologico, ad un ottimismo doveroso - per non deprimere i consumi, la crescita, i mercati - ma fasullo. Quando a dirlo però è un’operatrice del turismo, una di quelli che ogni giorno lotta contro il calo degli arrivi e delle presenze e si confronta coi portafogli di famiglie per cui, ormai, la vacanza è un lusso, il senso è tutto un altro. Rosaria Saccia sa di cosa parla: con la madre, i fratelli e i cugini è a capo di un piccolo paradiso terreste fra gli uliveti e le insenature del Gargano, a picco su uno dei mari più belli d’Italia. Quarant’anni fa c’era solo un piccolo albergo, attività avviata dal padre Antonio e ingrandita a mano a mano che lei e i fratelli crescevano. Oggi il Gruppo Saccia conta quattro strutture (Il Park Hotel Valle Clavia a Peschici, Il Park Hotel Paglianza Paradiso a Vieste, l’Albergo Baia Santa Barbara a Rodi Garganico e i 22 ettari dell’Internazionale Manacore a Vieste), per un totale di 650 unità abitative, fra camere, bungalow, villette e aree campeggio, più dieci ettari di frutteto da cui proviene la frutta fresca per tutta la stagione estiva. E Rosaria, che ha cominciato a lavorare nell’azienda di famiglia fin dall’età di 16 anni come barista, cameriera e sommelier, ora si occupa della parte amministrativa e commerciale. La sua decennale esperienza sul campo rappresenta quindi una lente privilegiata per guardare all’evoluzione del turismo. Com’è cambiato il modo d’intendere le vacanze per gli italiani in questi anni? La crisi ha portato grandi cambiamenti. In tempi migliori, le vacanze erano di quindici giorni, oggi sono di cinque. Sebbene la Puglia sia in controtendenza rispetto ai dati nazionali, anche noi nel 2012 abbiamo registrato un calo dell’11%.
Come si reagisce alla crisi? Ci sono molti modi. Noi, per esempio, abbiamo fatto pacchetti molto convenienti che cercano di andare incontro ai clienti. Abbiamo semplificato le prenotazioni, istituendo un unico CUP per tutte le strutture sempre attivo, dalle 7 alle 22, e i nostri clienti possono fare tutto online, dal preventivo al bonifico, senza nemmeno telefonare. Inoltre cerchiamo di dare ai clienti la certezza di quanto spenderanno offrendo pacchetti ‘All inclusive’, comprensivi cioè di alloggio, lettino, open bar, senza gettoni per l’acqua o biglietti per entrare in piscina. Inoltre, i ragazzi fino a 15 anni non pagano. La crisi, insomma, è anche uno stimolo ad abbassare i costi e ottimizzare le risorse, sta agli operatori coglierlo. Negli ultimi anni la Puglia è diventata una delle mete più ambite, specialmente il Salento che, grazie a eventi come la Notte della Taranta, attrae un gran numero di giovani. Il Gargano soffre un po’ di più? Rispetto al Salento, che può contare sugli aeroporti di Bari e Brindisi, abbiamo un grave problema di infrastrutture che costringe gli operatori a fare il doppio del lavoro. Noi dipendiamo dall’aeroporto di Foggia, che va benissimo, bisognerebbe solo allungare la pista. Inoltre, abbiamo un problema di strade. La superstrada si ferma a Vico del Gargano: se continuasse, il territorio ne trarrebbe un impulso enorme. Non ci servirebbe molto di più, perché gli operatori del Gargano sono persone volenterose, che sanno rimboccarsi le maniche. Purtroppo, i nostri paesi contano tre mila abitanti l’uno, e meno abitanti significano meno votanti. Facciamo fatica a far arrivare le nostre richieste là dove potrebbero essere ascoltate. Potenziare l’aeroporto di Foggia, in effetti, servirebbe anche a portare in Regione più turisti provenienti dall’estero… Senz’altro: ci permetterebbe di lavorare di più anche in bassa stagione, e ne trarrebbe vantaggio pure l’occupazione. Il Gruppo Saccia dà attualmente lavoro a circa 250 lavoratori stagionali, ma potrebbero essere di più. Il Gargano è scelto come meta soprattutto dalle famiglie: è evidente che siccome le scuole chiudono l’8 giugno, per noi diventa difficile lavorare prima di quella data. Fortunatamente ci sono associazioni come Amare Ravenna, nostre ospiti da quasi vent’anni, che ci permettono di lavorare anche in bassa stagione. Nonostante le difficoltà, spegnere il sorriso a Rosaria è difficile: “Ci sono tanti motivi per venire in vacanza qui. Il Gargano è un territorio meraviglioso, ha tutto, dal mare alla Foresta Umbra a Padre Pio”. E le soddisfazioni del mestiere, giura, sono tante… “Da vent’anni le famiglie tornano qui, e ci tornano i figli quando sono cresciuti, perché qui è come stare a casa: produciamo da noi l’olio, la frutta proviene dai nostri terreni, e la gestione famigliare è garanzia di un ambiente cordiale e rilassante”. Niente di più desiderabile, in tempi di crisi.
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di Roberta Feoli Si aprano le porte e si illuminino le stanze, si inaugura la mostra “The Witch Hunt”. Fa parte del Festival Pulsart Restart di Schio giunto alla quarta edizione, una manifestazione giovane ma precoce che quest’anno ha accarezzato anche l’internazionale attraverso l’associazione GeoAir, di ALDA Europe, e la partecipazione di numerosi artisti provenienti da tutta Europa.Tra street art, musica, vintage e design si è sviluppato il leitmotiv dell’evento. Si è partiti da W. Benjamin, secondo il quale: “Non esiste documento di cultura che non sia nello stesso tempo documento di barbarie”. Si è scelto cosi di chiedere agli artisti selezionati di raccontare la strega, e la paura di essa. La deviazione sessuale e mentale. Il terrore dell’altro e dello straniero. La coscienza dell’insolito e la freschezza della rivoluzione dei costumi. Tra le sale si viaggia tra corpi e fattezze che turbano. Ti specchi sotto la grande radice e lungo il cammino incontri esseri di legno dallo sguardo oscuro,a destra l’uomo è sacrificato dall’angelo biondo mentre dalla terra si elevano le dita della natura. Inciampi in culle a tempo determinato che avvisano la “Golden Age” di tragica luce, simbolismo destroide ti inonda la testa mentre piccoli colori si riflettono su specchi e pareti. I volatili intoccabili fuggono e ti guidano verso medaglioni con ruta per scacciare i dannati delle fondamenta. Organismi enormi inondano il piano mentre quelli più infinitesimali sono prigionieri nel vetro. Calligrafie antiche, condannati e mappe curiose ti indicano il processo da seguire scalino dopo scalino verso le viscere in cui il segno di strada e le vite degli altri dall’altra parte dell’oceano hanno da svelarti tanti colori. Respira piano nella stanza buia dove ti attende un maestro e lascia che una brigantessa ti racconti una storia d’oro. Se non avete capito cosa accade nel Palazzo Fogazzaro di Schio passate a sbirciare questo mondo a tre livelli in cui l’arte ha deciso di sussurrare un comune pensiero. Ciò che ci hanno sempre insegnato a temere è la cosa che più ci affascina da scoprire.
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MILANO MARITTIMA Ventitré anni passati in punta di racchetta e non sentirli…L’edizione 2013 del Vip Master ha illuminato anche quest’anno l’estate della Riviera Romagnola, con una parata di Vip che ha entusiasmato come sempre il pubblico. Come spesso accade, molti di loro hanno mostrato insospettate abilità tennistiche, come nel caso della vip più ammirata di quest’edizione: stiamo parlando di Raffaella Fico che, nonostante le disavventure legate al riconoscimento di paternità di sua figlia Pia, ha mostrato un carisma che ha incantato tutti. La neomamma (che doveva partecipare alla kermesse già l’anno scorso ma dovette rinunciare proprio a causa della scoperta della gravidanza) ha vinto sicuramente la contesa dell’avvenenza, che quest’anno vedeva contrapposte lei e Laura Bariales, bella e simpatica, entrambe ex di famosi calciatori. Non meno bella e agguerrita, Alessia Fabiani, e tante altre star che, come accade ogni anno in questa occasione, si mescolano ad autentiche glorie tennistiche, per regalare un fine settimana divertente e curioso a tutto il pubblico che si dà appuntamento al Circolo del Tennis di Milano Marittima, dove si svolgono abitualmente le competizioni. Massimo Giletti ha vinto con la sua solita classe e bravura il cosiddetto derby del tg1, che lo vedeva, al fianco di Yana Cochneva, contrapposto a Francesco Giorgino, in coppia con Paolo Belli. Sul campo anche Gene Gnocchi, Edoardo Raspelli e tantissimi altri. Come al solito, oltre ai bagni di folla sul campo, i vip hanno potuto contare, in questa due giorni, su un buffet al Bagno Paparazzi, una cena esclusiva al ristorante Pacifico ed una festa conclusiva al PinetaByVisionnaire. Grazie a Mario e Patrick Baldassarri, che ne curano da anni la realizzazione, anche l’estate 2013 ha potuto contare su un’edizione Vip Master di grande successo, e noi di It’s Different ve ne mostriamo, come sempre, tutti i momenti più belli.
Partenza dal Golden Gate, icona di chi ha sognato la California fin dal 1968, gli anni tutti fragole e sangue, e non smette ancora di farlo. Poi giù, lungo la 101, accarezzando Big Sur e gli splendidi panorami del Pacifico, prima di deviare verso Las Vegas, lo sconfinato Texas ed ancora New Orleans, Miami, Washington e Boston. Sandro Camerani, giornalista sportivo ravennate, professionista dal 1993 e collaboratore attuale di Gazzetta dello Sport e Corriere Romagna, ormai da 15 anni trascorre tutte le vacanze in America, soltanto e rigorosamente on the road. Nel suo libro "Il cielo sopra l'America", uscito a luglio da Sbc editore, ha raccolto gli appunti e le emozioni di viaggio, da una costa all'altra, mischiando facce e posti più o meno conosciuti alla massa. Difficile, ad esempio, sentire di turisti italiani che si siano spinti fino a St.Louis, a Cleveland o a quella Savannah che il libro definisce "meravigliosa". La sua Florida, poi, a parte Miami e Key West, è quella meno conosciuta ma non certo priva di fascino ed attrattive. Un paio di capitoli a parte, poi, li ha meritati il più insospettabile degli stati americani, quell'Iowa in cui la leggenda dice che si può ascoltare il granturco crescere grazie alla pace ed al silenzio che vi regna da sempre. Tanta strada, insomma, con migliaia di chilometri sia lungo le Highways che attraverso le strade meno battute. Ma anche tanto cinema (con riferimenti ad hoc), musica (compilation fai da te da scaricare prima di partire e da inserire poi nel Cd dell'auto a noleggio), qualche dritta gastronomica di locali poco conosciuti dalla massa dei visitatori ed infine moltissimo baseball, lo sport preferito sia dall'autore che da milioni di americani.
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di Laura Sciancalepore Immerse nell’Oceano Indiano, molte isole potrebbero richiedere senza problemi lo status di “paradiso terrestre”… In questo numero di It’s Different ci fermiamo a Mauritius, che molti nominano al plurale, forse perché la repubblica omonima è costituita anche da altre isole. In ogni caso, si tratta di un angolo di mondo davvero incantevole, e non a caso è una delle mete preferite dalle coppie in viaggio di nozze (i resort qui presenti sono tra i più belli del mondo, la cucina è ottima e la gente del luogo, frutto di secolari meltin’ pot, è davvero affabile). Non esiste un periodo ideale per andarci, nel senso che ogni momento dell’anno è buono per goderne le bellezze, quindi è saggio partire per sfuggire dal grigiore dell’inverno nostrano e tuffarsi in un mare di delizie. Fuor di metafora, lo snorkeling è tra le attività che sicuramente cattureranno la vostra attenzione, vista l’assoluta spettacolarità e praticabilità dei fondali: quest’ultima caratteristica permette proprio a tutti di gettare uno sguardo nello splendido mondo subacqueo che le isole propongono, ma per i più esperti ed esigenti, La Cattedrale non deluderà. Si tratta di una spaccatura nella roccia di 15 metri per otto ed una profondità di circa 28 metri, con spaccature minori ai lati che costituiscono ottimi nascondigli per tante specie di pesci esotici e crostacei. Se il diving è la vostra passione, sull’isola sono organizzatissimi ed esperti: basterà affidarsi ad un’agenzia e saranno in grado di segnalarvi alla perfezione le caratteristiche di ogni punto d’immersione dell’isola.
Anche gli amanti della spiaggia senza ulteriori complicazioni avranno solo l’imbarazzo della scelta: il blu cristallino delle acque, la sabbia oppure le rocce, a seconda delle zone che sceglierete di visitare e, ovunque, un’atmosfera da sogno. Le spiagge situate a nord sono sicuramente le migliori: in particolare, la zona compresa tra Grand Baie e Cap Malhereux costituisce il classico scenario da cartolina dell’isola. Sempre a settentrione, Tomb Bay prende il suo nome dalla triste caratteristica di essere stata teatro di numerosissimi naufragi: la relativa spiaggia è incorniciata da imponenti scogliere e, essendo “selvaggia”, è adatta a chi vuole godersi il mare in tranquillità, anche pagando lo scotto dell’assenza di un qualsivoglia punto di ristorazione. Per chi invece valuta come prioritaria la presenza di strutture che diano un minimo di comfort alla vacanza, Gran Baie è ideale sia per i semplici appassionati di vita da spiaggia sia per gli amanti degli sport acquatici, che qui sono praticati in maniera intensiva, si tratti di pesca d'alto mare, di vela o di windsurf. Qui è possibile anche prenotare un giro in elicottero o fare vita mondana: non mancano, infatti, i locali dove far notte, come lo Stardance. Spostandosi sulla costa occidentale, che alcuni preferiscono in assoluto, ci s’imbatte in un piccolo ma grazioso villaggio di pescatori, dal nome onomatopeico di Flic en Flac, dove durante la settimana si può godere di pace e tranquillità, mentre nel week end si devono fare un po’ i conti con l’elevata presenza di turisti e abitanti del luogo.
Comunque, è un’ottima base per la vostra permanenza sull’isola, giacché dista mezz’ora dalla capitale, un’ora dall’aeroporto, ed è in ogni caso prossima alle località più interessanti da visitare. La vicina Tamarin offre tantissimi motivi d’interesse: intanto si affaccia in un punto in cui la barriera corallina è interrotta alla foce dell’omonimo fiume, quindi l’oceano ha modo di arrivare direttamente sulla battigia, col risultato da rendere questo posto molto amato dai surfer. Se siete in vacanza con bambini al seguito, qui potrete organizzarvi per fare gite che prevedano l’incontro con i delfini, e fare un bagno assieme a loro sarà piacevolissimo. Per gli amanti del trekking, il monte Tamarin, che si trova verso l’interno, costituisce una discreta attrattiva: si tratta di una specie di piramide fatta di roccia vulcanica che s’innalza per circa cinquecento metri, che alcuni scalano in mezzo alla rigogliosa vegetazione per il gusto di arrivare in cima e godersi un panorama davvero spettacolare. A qualche chilometro di distanza, potrete ammirare le Cascate di Tabarin che, dopo un salto di circa trecento metri si tuffano in una limpida piscina naturale. Addentrandovi nel centro dell’isola, troverete nei pressi di Curapipe il famoso vulcano spento Trou aux Cerfs, largo circa settanta metri e profondo un centinaio di metri circa. L’interno del suo vasto cono è completamente ricoperto da vegetazione, e siccome da lassù si può approfittare per dare una bell’occhiata a tutta l’isola, ci si può tranquillamente accomodare sulle panchine disposte lungo il bordo del cratere e ammirare il panorama in tranquillità.
Chamarel è da mettere assolutamente in agenda: le sue terre colorate costituiscono un’attrazione unica, con la sua capacità di presentare uno scenario ogni giorno diverso, grazie alla magia di sette differenti strati di terra, di diverso colore e composizione, che si rimescolano ad ogni pioggia. Il sole le fa risplendere, i suoi colori sorprendono occhi e anima, in una scenografia che sembra artificiale e che invece è stata realizzata interamente dalla Natura. Se volete replicare quest’esperienza in un altro punto dell’isola, basta recarsi a Souillac, dove troverete un’altra valle colorata con ben 23 varianti ed il vantaggio di un minor affollamento turistico. A questo punto sarete pronti per un’esperienza mistica, anche solo come spettatori: dopo aver costeggiato il più grande lago dell’isola, il Mare Aux Vacoas, giungerete al tempio indù di Grand Bassin, dove assisterete alle offerte di cibo e fiori dei locali alle proprie divinità, tra aromi d’incenso e location naturali che evocano misticismo e spiritualità. I parchi naturali sono numerosi, e alcuni hanno caratteristiche davvero particolari, come il Casela Park, dove si possono fare camminate indimenticabili al fianco di…leonesse! A quanto pare, se restate calmi e tranquilli, superate il metro e mezzo d’altezza e seguite dettagliatamente i consigli della guida, non vi accadrà nulla, se non vivere un’esperienza alla “ Nata Libera”.
Se non ve la sentite, ed è facile che accada, potete sempre percorrere il parco in quad, jeep o cavallo e godervi lo spettacolo d’innumerevoli specie di volatili, seguendo anche le tracce dell’estinto dodo. Un altro parco notevole è situato a sud e vi si allevano i coccodrilli: non mancano scimmie, iguane, cervi e tantissime testuggini centenarie; nell’aria aleggia ancora l’odore di vaniglia, che in passato veniva qua coltivata e che oggi dà nome a questa riserva. Nei paraggi, troverete anche la falesia Gris Gris, dalla quale potrete ammirare un tramonto sul mare mozzafiato, e visto che l’area è ben attrezzata, potrete anche consumare un pic nic davvero scenografico. L’Isle aux Cerfs ormai è tale solo per il nome, che ricorda i cervi di Giava, qui portati dai colonizzatori olandesi. Tanti sono comunque i motivi per visitarla, giacché è ricca di spiagge incantevoli di sabbia bianchissima e rigogliosa vegetazione. Si può raggiungerla in barca, attraversando una laguna di mangrovie: purtroppo il pernottamento è impossibile ed è molto frequentata dai turisti, ma non mancherà di offrirvi degli scorci da godere in solitaria e motivi per essere contenti di averci passato anche solo qualche ora.
A pochi chilometri dalla capitale Saint Louis, troverete una delle attrazioni più amate di Mauritius, la cittadina di Pamplemousses: qui si trova la chiesa più antica dell’isola, costruita a metà del XVIII secolo, utilizzando pietra lavica, il museo dello zucchero, ma soprattutto il giardino tropicale più bello del mondo, secondo l’opinione di tutti i turisti che hanno avuto il piacere di perdersi nei suoi meandri. Il cancello in ferro battuto che ne costituisce l’ingresso è già un’attrazione di per sé, e custodisce un’area in cui sono racchiuse centinaia di specie botaniche, alcune rarissime, molte sorprendenti, come la particolarissima palma che fiorisce solo una volta dopo sessant’anni e poi muore, tante varietà di fior di loto o calle gigantesche, alberi piantati da vari regnanti britannici, un tripudio di profumi di fiori e spezie, un trionfo di colori…In un recinto a parte, cervi di Giava e tartarughe terrestri enormi e ovunque la sensazione di essere davvero in luogo baciato dèi…
Sabrina e Sara
Di Lolo Ciscko Le opere degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna sono state esposte ad inizio estate alla Galleria Faro Arte di Marina di Ravenna. Un progetto espositivo curato da Paola Babini, docente delle accademie di Bologna e Ravenna, e attivissima nel nostro territorio in innumerevoli iniziative volte alla promozione dell’attività artistica di giovani autori. La mostra è stata realizzata da Paola con Rinaldo Novali, docente di pittura a Bologna. Ed erano proprio i suoi studenti: Federico Aprile, Paola Baccigalupo, Esmeralda Baha, Andrea baraldi, Federico Bernardi, Mario Bert, Debora Cavazzoni, Jessica Ferro, Filippo Gardin, Giuliano Garuti, Federica Giulianini, Akil Lufta, Giulia Martini, Barbara Matera, Nicola Montalbini, Micaele Morrillo, Keita Nakasone, Valeriu Paladi, Martina Scalvini, Cristian Valdinoci, Deborah Zorzan, ad esporre le loro opere nella nostra cittadina di villeggiatura. Affido la presentazione di questo evento di indiscusso valore culturale alle parole di un insigne critico e storico dell’arte qual è Beatrice Buscaroli che ha curato i testi nel catalogo della mostra. “ Il bello è la sorpresa. La sorpresa che si prova, dopo visite e chiacchiere, dopo dubbi e domande, nel vedere le opere riprodotte nel menabò del catalogo. Una mostra vera. Una mostra che si fa, si concentra e si arruola tutta insieme per trasformare un’esposizione di “allievi” in una mostra reale. Dove i retroscena e i brusii, le scelte, i ripensamenti continui, a un certo punto, magicamente tacciono, per svelare una realtà: la mostra.Da decenni ci hanno spiegato i complessi rapporti del cosidetto sistema dell’arte. Ne siamo insieme vittime e carnefici. Non sappiamo dove inizi il ruolo dell’uno e dove cominci quello dell’altro. Sappiamo però che l’artista deve esporre e svelarsi, e sappiamo che l’adusato meccanismo della mostra serve a tutti; ai timidi e agli incoscienti; a chi porta lavori di tre anni prima e a chi il lavoro non l’ha finito. Lo finirai, intanto fotografiamo. Finisci quella mano. E allora tace tutto. L’opportunità, la verità, la finalità. Riapriamo l’immortale armadio della storia, là dove l’artista, allievo o anziano che sia, decide di apparire, di “mostrarsi”, di far correre alla sua opera il rischio che corre lui. E’ l’opera in gioco, non l’artista. (Divagazione intorno a Rainer Maria Rilke). E’ l’opera a correre sul crinale pericoloso e instabile del suo stesso esistere, o del suo non esistere. Tutto qui. E quindi accogliamo lavori di “allievi” che hanno appena deciso di cambiare stile, oppure di artisti innamorati di un’idea impossibile, ragazzi che una settimana prima hanno visto la possibilità di una nuova strada e la percorrono: una settimana soltanto. Questa mostra racconta tante storie, bocche che urlano e satiri innamorati, boschi,geometrie, insetti, balene e bandiere. C’è il sociale e il tributo alla tecnica, c’è la citazione colta ed il fumetto, l’illustrazione, l’installazione, l’ironia. C’è quello che l’arte sta facendo nel mondo. In un finale drammaticamente segnato dall’inesorabile trionfo della “rete”, c’è l’antica verità del fare e del farsi. A un certo punto resteranno soltanto le opere e nessun nome, come in principio. Ma chi le ha fatte resta, non necessariamente nell’eternità, ma nella gioia di questa raccolta che unisce la primigenia forza della volontà e della speranza, dell’umano intero, dell’esserci. La grazia della creazione, il gesto gentile della riconoscenza al solo fatto di esistere e di volerlo dimostrare.
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Chi vuole cercare un’icona per rappresentare la musica, i sogni e le aspirazioni di un ragazzo medio degli anni Novanta, non potrebbe avere dubbi o esitazioni: Max Pezzali sarebbe il suo uomo. Testi semplici, immediati eppure autentici, che sanno toccare il cuore, con i frammenti di piccola vita vissuta, sentimenti, emozioni magari minimali, ma sentiti come rappresentativi di un’intera generazione e oltre. Era il 1992 quando il suo primissimo successo sbancò radio e classifiche: “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” era firmato insieme ad un suo compagno dei tempi del liceo, Mauro Repetto, con il nome di 883, e sebbene fosse quasi da rubricare come un brano demenziale, riuscì a farsi canticchiare da tutti, grazie al ritmo incalzante e alle sonorità trascinanti. Oggi, dopo vent’anni e passa, il suo nome non solo evoca ancora musica coinvolgente e sincera, ma firma anche un nuovo album, Max 20, cui seguirà a Novembre un tour nazionale, e su entrambi gli eventi si è già concentrata una grande attenzione. Il carnet di Max Pezzali è fitto d’impegni e non manca la televisione, visto che per l’estate sarà impegnato su Italia Uno in un programma che porta il titolo di un suo vecchio successo, Nord Sud Ovest Est, in cui ripropone alcuni dei tormentoni che hanno caratterizzato le estati passate. Eppure, sembra che la sua carriera stia giungendo al termine: dopo l’album appena citato, in cui ripropone i suoi vecchi successi, anche a firma 883, duettati con grandi artisti italiani, e inserisce ben cinque inediti, sembra che nel 2014 avrà termine il suo contratto con l’attuale casa discografica, con l’impegno di pubblicare un ultimo disco (non di greatest hits) prima della scadenza. Non sarebbe un problema passare sotto altra etichetta, ma sembra che Max voglia ritirarsi dalle scene proprio in tale occasione. Forse cambierà idea, e dopo qualche anno d’inattività potrebbe decidere di tornare a raccontarci il mondo con i suoi occhi com’è già successo: certo, non sarebbe più il ragazzo medio alle prese con i normali problemi legati alla turbolenta stagione dell’adolescenza e della gioventù in genere, e ormai non è più così da tanti anni…ma probabilmente ad ascoltarlo ci saranno ancora gli ex ragazzi degli anni Novanta, per ritrovarsi ancora nelle sue canzoni, e magari qualche teen ager 2.0 che individuerà qualcosa di sempreverde in un artista che, comunque vada, resterà un mito.
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