Chanel

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Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli” Dipartimento di Architettura e disegno industriale Design per la moda A.A.:2016/2017 Corso: Abilità Informatiche Docente: Alessandra Cirafici Docente: Angelo Esposito M arroccella Alunna: Valentina Coppola A03000722



Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli” Dipartimento di Architettura e disegno industriale Design per la moda A.A.:2016/2017 Corso: Abilità Informatiche Docente: Alessandra Cirafici Docente: Angelo Esposito M arroccella Alunna: Valentina Coppola A03000722


Gabrielle Chanel,

moda improntata a sovverforte e ambiziosa, sov- tire tali canoni fosse, vertì la moda femminile per l’epoca, visionaria costretta all’interno di e sfrontata. Negli stessi anni, diversi stilirigidi schemi sociali. Chanel la “modiste” non sti liberarono la donna dai bustini,ed introdusfaceva parte dell’arisero una linea fluida e stocrazia parigina, né dell’alta borghesia, ma la vita a stile impero. Mentre Coco Chanel, che riuscì a rendere à la page gli abiti delle sar- vestiva da uomo, con una predilezione per la moda tine e delle commesse anche tra le ricche si- confortevole, androgignore di Deauville. Nata na e sportiva - creata il 19 agosto 1883, in un per assecondare il corpo villaggio nel sud della non per dominarlo - voFrancia, Coco fece i suoi leva emancipare la donna e renderla indipenprimi passi nel mondo della moda nel 1908, cre- dente. È comprensibile ando cappelli a Parigi e, dunque l’ostracismo che successivamente, a Deau- affrontò per affermarsi nei suoi primi anni di ville. attività. Nel frattempo vi fu la Grande Guerra, durante la quale tutte le stravaganze furono sopite nel nome di una morigeratezza dei costumi necessaria in tempi bellici, e per In queste città e a Biarritz, aprì i suoi negozi contro la partecipazione femminile nella vita negli anni 10. Durante la Belle Epoque le don- quotidiana aumenta con il lavoro e il diritto al ne, erano strizzate in rigidi corsetti e vestivano con abiti plissettati e drappeggiati, farciti da sottogonne e rinforzati. A tutto questo, si aggiungeva un gusto accentuato per i richiami esotici. Non è difficile immaginare quanto una

voto. Obiettivo di Coco era uno stile décontracté, realizzato attraverso lunghe gonne dritte, cardigan, sciolte bluse, con morbide cinture annodate in vita.E il tessuto che sembrava corrispondere alle sue esigenze era il jersey, del quale ottenne l’esclusiva nel 1916. Nel 1920, intanto, apre la sua storica sede in Rue de Cambon al n° 31, e nel 1921 lancia la fragranza più famosa in assoluto, Chanel N. 5,

seguita, negli annisuccessivi, da tante altre come la N. 22, Gardénia o Cuir de Russie e infine la N. 19 negli anni 70. Ormai lontani i corsetti e le stecche di balena, la donna Chanel liberava l’epoca, visionaria e sfrontata. Negli stessi anni, Paul Poiret e Mademoiselle Vionnet liberarono la donna dai bustini, mentre Paquin introdusse una linea fluida e la vita a stile impero. Mentre Coco Chanel, che vestiva da uomo, con una predilezione per la moda confortevole, androgina e sportiva - creata per asse-



condare il corpo non per dominarlo - voleva emancipare la donna e renderla indipendente. Ormai lontani i corsetti e le stecche di balena, la donna Chanel liberava tutta la propria avvenenza: non voluttuosamente bella, ma sportiva, lavoratrice e indipendente, era un inno alla semplicità. Verso la metà degli anni 20, introdusse la “petite robe noire”, vestitino nero, dalla forma a sacchetto o a grembiule, senza segni in vita, decorato spesso da polsini e colletti bianchi e accessoriato con cappelli

cloche. È degli stessi anni la moda dei gioielli fantasia: vistose e colorate pietre, creazioni di bigiotteria si alternavano a ciondoli, perle e cristalli, creando decorazioni che animavano i capi dai tagli essenziali e minimali. In quel periodo, per le strade di Deauville non era raro vedere donne con blazer maschili o giacche spencer, camicette bianche e cravatte, portate sopra gonne diritte. Coco la rivoluzio-

naria aveva posto i capi e il tweed, una passione maschili al servizio del nata frequentando il Duca di Westminster. Non manguardaroba femminile e aveva accorciato la gonna cherà il velluto e, sucpoco sopra il polpaccio, cessivamente, una tipologia di tessuto che, per senza mai scoprire una delle parti, secondo lei, la particolare manifattumeno graziose del corpo ra, rimarrà nella storia femminile, il ginocchio. Chanel. Appartengono agli Qualsiasi cosa lei faces- anni 30, periodo in cui la fama Chanel è all’ase, grazie a quell’alpogeo, la borsa in pelle lure di sfida innovativa riscuoteva immediato matélassé con catenella successo, come i capelli metallica – la 2.55 e la Timeless CC, tagliati alla garçonne nel 1920. Nel frattempo, si delineava monsieur le tailleur.

Un’immagine degli anni 30 ritrae Coco con un accessori icona del marcompleto in tweed dalla chio come le celebri linea estremamente snella, in voga al tempo: una blusa bianca, una cintura di pelle che cinge leggermente la vita, giri di perle e orchidee e un piccolo cappellino dello stesso tessuto. Il suo tailleur indipendente, era un inno alla semplicità. Il suo tailleur nel tempo sarà decorato scarpe bicolore dal talcon raffinati orli di pas- lone scoperto, realizzasamaneria e dorati bot- te da Massaro negli anni toni. Per i suoi model- 60 - e la maglia a righe li, declinati in bianco, “breton”, indossata sonero, navi e beige sce- pra a pantaloni maschili glieva stoffe morbide e morbidi. Un must per l’ecadenti, come la vigogna, poca, indossato da dive il gabardine, il jersey come Jean Harlow o Joan


Crawford. Con la fine degli anni 30 e lo scoppio della Seconda guerra mondiale, si chiuse una stagione formidabile per Coco, che sarà assente dalle scene per un lungo periodo, fino al 1954. Il New look e lo stile proposto da Christian Dior rappresentavano, con quell’opulente e ieratica bellezza, un’onta al suo ideale di donna. Riaprì la sua maison all’età di 71 anni, riproponendo il tanto amato tailleur e il tricot, con la collezione N. 5. Giacche senza revers abbinate a semplici gonne dritte: un nuovo successo e l’Oscar della moda Neiman-Marcus nel 1957. Il tailleur Chanel, con una spighetta a sottolineare bordi e tasche, era un capolavoro dalle

soprattutto negli anni 60, per la confezione di alta sartoria. Il vezzo erano i bottoni a testa di leone, segno zodiacale della stilista, a camelia, il suo fiore preferito,

o con la doppia C, dal 1959 elemento iconico della griffe. L’essenza della femminilità Chanel è racchiusa in N°5, una tra le prime fragranze ad essere realizzate sinteticamente. Durante la liberazione di Parigi, dopo la seconda guerra, i soldati americani facevano la fila davanti al negozio di profumi in Rue de Cambon, l’unica boutique Chanel rimasta aperta nei tempi bellici. Due gocce del profumo su Marilyn Monroe bastarono a decretarne l’eterna sensualità. L’aslinee pulite e dal tasociazione con la diva glio sartoriale. hollywoodiana fu una Le misure erano prese delle prime operaziofacendo incrociare le ni di marketing della braccia delle mannequin sulle spalle, e la cadu- storia della moda. Molte le celebrities cointa perfetta della stoffa era assicurata grazie volte, dopo: negli anni ’60, la campagna puba una catena di metalblicitaria di N.5 con lo posta nella fodera. Catherine Deneuve e, in Un accorgimento molto tempi recenti, quelle utilizzato in seguito,

con Nicole Kidman, Audrey Tautou, Keira Knightley o Vanessa Paradis. Senza particolari rimandi intellettuali, Coco ha innovato i canoni estetici di un’epoca, utilizzando materiali semplici e capi comuni, creando uno stile senza tempo, che sedusse donne come Jackie Kennedy e le figlie dell’alta società francese come Marie-Hélène De Rotschild. Dopo la sua morte, nel 1971, la maison venne gestita dai suoi assistenti Gaston Berthelot e Ramon Esparza, e l’atelier da Jean Cazaubon e Yvonne Dudel. Nel 1978, Philippe Guibourgé si occupò invece della prima linea prêt-à-porter.



COCO CHANEL STYLE AND MOOD

to il ‘900. Una donna dinamica e lavoratrice, che non poteva

so. Chanel venne rinominata la regina del “Genre pauvre”. Lei sosteneva che il lusso non è il contrario della povertà ma della volgarità. La semplicità può essere chic e raffinata, mentre gli eccessi rischiano di ottenere l’effetto opposto. “Prima di uscire, guardati allo specchio e topiù riconoscersi gliti qualcosa” Elegante è coè la citazione nell’abbigliamodo. La stiliche meglio esprimento costritsta propone un tivo della Bel- me questa regola nuovo modello di stile, basata le Époque. femminile che si Povertà di lus- sulla sottrazioimporrà per tut-


ne. L’estrema eleganza del bianco e nero. Quello tra nero e bianco è il binomio perfetto tra due bellezze assolute che contengono tutto. Il nero, per quanto riguarda l’abbigliamento femminile, fino ad

allora veniva solo associato al lutto. Lo trasforma in un colore da indossare in ogni occasione, elegante e sensuale. ISPIRAZIONI ALLA CHANEL L’osservazione della realtà. Il suo stile è fortemente influenzato dagli ambienti in cui essa stessa ha vissuto. Il rigore dei suoi abiti bianchi e neri riflettono la semplicità monacale osservata da vicino negli anni trascorsi in orfanotrofio. La frequentazione dell’ambiente equestre sarà il punto di partenza per la creazione di pantaloni

da cavallerizza e di cappellini in paglia con ornamenti di fiori e piume, una novità assoluta. Gli anni trascorsi a Deauville sono fondamentali per la creazione di maglioni con scollo “alla marinara”. I gioielli.

Accessori indispensabili per esprimere al meglio la femminilità. Anche in questo campo, Coco Chanel rompe con la tradizione. A lei dobbiamo l’invenzione


della “bigiotteria”: gioielli alla portata di tutti, realizzati in metallo e pietre semi-preziose, da indossare in ogni momento della giornata. Collane, bracciali e orecchini diventano “amici” inse-

profumo è l’accessorio di moda basilare e indimenticabile. Il profumo è una sensazione, una magia che può risollevare le nostre giornate e lasciare ricordi indelebili nella nostra memoria e in

sensibilità, i valori e lo stile di Coco Chanel sono ancora oggi dei dogmi per il mondo della moda e per la nostra società. La rivoluzione di una donna è diventata il simbolo dell’emancipazione femminile anche nei decenni

parabili della donna moderna. Il profumo. “Una donna senza profumo è una donna senza avvenire”. Per Coco Chanel il

quella degli altri. Il suo Chanel N°5, lanciato nel 1921, rivoluziona totalmente il concetto di profumo. La

successivi alla sua morte, avvenuta nel 1971.



Gossip Coco Chanel è stata una spia nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. È quello che emerge dal libro “A letto col nemico – La guerra segre-

ta di Coco Chanel”, scritto da Hal Vaughan, giornalista americano che scoprì il grande segreto di Gabrielle dopo attente ricerche nei numerosi archivi francesi, americani

e tedeschi del tempo. Coco Chanel intrecciò infatti una love story con il tedesco Günther von Dincklage e poi con il giovane capo delle SS Walter Schellenberg.


La boy è un omaggio al suo amante Boy Capel, che fu anche il suo finanziatore e il primo a credere in lei. Il soprannome Coco deriva da una canzone che Gabrielle cantava quando faceva la ballerina. Fu lei a lanciare

la moda del taglio corto, ma in realtà fu costretta a tagliarsi i capelli perché li aveva bruciati. Ogni suo movimento, anche involontario, diventava tendenza. La sua vita privata fu caratterizzata da un uso regolare

di droghe, passioni bisessuali e una bollente relazione clandestina con il pittore Salvador Dalì. Lo ha svelato la scrittrice Lisa Chaney nel suo ultimo libro ‘Coco Chanel: An Intimate Life’ Fu acerrima nemica della stilista Elsa Schiaparelli, che inven-


tò il rosa shocking. Madame Coco non sapeva disegnare, ma modellava le sue creazioni direttamente su un manichino. È dunque riuscita a fare della semplicità un’arte. “Per prima cosa io non disegno” diceva. “Non ho mai disegnato un

vestito. Adopero la mia matita solo per tingermi gli occhi e scrivere lette-

re. Scolpisco il modello, più che

disegnarlo. Prendo la stoffa e taglio. Poi la appiccico con gli spilli su un manichino e, se va, qualcuno la cuce. Se non va la scucio e poi la ritaglio. Se non va ancora la butto via e ricomincio da capo. In tutta sincerità non so nemmeno cucire.”




Brand Image


Il marchio Chanel è diventato uno dei più celebri e riconoscibili nel campo della moda anche grazie al suo geniale e prezioso logo, che in molti poi hanno cercato di copiare. Facile intuire che derivi dalle iniziali di Madame Coco

Chanel, Coco in realtà era il suo soprannome (la stilista all’anagrafe era Gabrielle Bonheur Chanel) che si intersecano come i petali di una camelia e siano poi diventate il simbolo della casa di moda più amata di

sempre. Era il 1909 quando Gabrielle Chanel aprì un negozio negli appartamenti Balsan di Parigi, lì dove si riuniva l’élite del tempo. Quello che non sapeva, era di aver messo le radici di uno dei più grandi e stimati imperi della storia della moda.




Comunicazione digitale del brand La strategia di marketing di Chanel è sicuramente tra i più forti esempi di brandscape commerciale, ovvero uno scenario che costruisce sociologicamente l’immaginario di marca organizzando e trasmettendo i significati attraverso gli strumenti a disposizione. Una forte narrazione è il punto di partenza di ogni content marketing. Non ci stupisce quindi che l’iconica casa di alta moda sfrutti la sua storia, ricca, unica e rivoluzionaria, rendendola un’arma vincente. Il

soggetto non è più il prodotto ma è la metafora che nasce dall’articolato racconto, il narratore crea così la magica illusione che, come lo storytelling insegna, è un

sistema di comunicazione voluto in quanto rigoroso prodotto tra logica e pensiero. La storia di Coco nella sezione insidechanel, lanciata nel 2013, suona certamente sincera: intreccia la vita della stilista con l’evoluzione della società e dei prodotti, sollecitando i rispettivi successi in ciascuno dei dodici capitoli. Ogni capitolo propone contenuti esclusivi e diversificati: audio di Marylin Monroe, foto esclusive di Coco, video di Parigi e della Belle Époque. Narra-


zioni romantiche dell’evoluzione del marchio, come una favola di altri tempi capace di trascinarci nel mondo della doppia C, puntando sul piano emotivo grazie ai segreti dei prodotti.

Paris-Salzburg 2014/15, pubblicata su YouTube a inizio anno. Twitter Oltre a colpire https://twitter. per l’idea ori- com/chanel ginale, il film svela il volto di Cara Delevingne, top del momento e protagonista della prossima campagna. FILM AccompagnaKarl Lagerfeld ta da Pharrell – direttore cre- Williams, granativo del marde amico di

chio, ha diretto molti film. Trai più interessanti la presentazione della collezione

Karl nonché amante della casa di moda.


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Il brand oggi Dal 1983, il testimone è passato a Karl Lagerfeld per l’Haute Couture, e dal 1984 il designer è diventato direttore creativo del marchio, comprese la croisière e quelle accessori. Oggi la griffe è la perfetta proporzione tra l’heritage della sua fondatrice, l’eclettismo di Lagerfeld e le strategie di marketing della società Wertheimer che controlla il marchio, dall’abbigliamento alla cosmetica e la gioielleria. Con il suo talento Lagerfeld ha reso Chanel una griffe di culto mondiale. Negli anni 80, la donna Chanel, impersonata da Inès de La Fressange, ha un’immagine dinamica e cosmopolita, con pull dai richiami breton e felpe

su cui sono stampati i simboli della maison: il numero 5, le due C e le camelie. Negli stessi anni, Lagerfeld utilizza per le sue creazioni la pelle nera, fino a farne la protagonista di un’intera collezione, impreziosita da bottoni dorati con le due C. Dal 1987, Lagerfeld diventa anche fotografo ufficiale di tutte le campagne pubblicitarie della maison, alle quali imprime la sua personale e preziosa visione di artista e creatore. Nell’autunno 1996, le top model, vestite come amazzoni moderne, si lasciano trasportare da un tapis roulant sulla passerella. È il momento della giacca: inno alla praticità, portata su pantaloni alla caviglia.

Il ”Kaiser Karl” degli schizzi e delle passerelle più prestigiose, non teme seguaci, né rivali. La sua creatività appare generosa e a tratti schizofrenica. Nutrita certamente dalla sua incessante ricerca della solitudine, spesso interrotta dalla presenza della sua amatissima Choupette (una gatta, resa celebre dal suo padrone attraverso una capsule collection a lei dedicata). Camaleontico come nessun altro artista al mondo riesce ad esserlo.



La rivoluzione cubana di Chanel La griffe della doppia C approda a L’Havana con la prima sfilata nel Paese. E svela la collezione Crosière 2016/17 che è: «La mia idea di Cuba... Chic e moderna, scandita da pezzi easy», ha spiegato Karl Lagerfeld, anima creativa della maison. Un evento sociale senza precedenti, prima di essere una sfilata. Perché il défilé di Chanel dedicato alla collezione Croisière 2016/17 nella serata di martedì a l’Havana è stato un momento epocale nella storia di Cuba. «Questa è la mia idea di Cuba, dove prima di oggi non sono mai stato. Ma ho voluto rendere omaggio a una Cuba chic e modena con una collezione di pezzi easy e semplici. Ho cercato di comunicare il melting di sapori e di culture che qui è sovrano, perché Cuba è incredibile, un posto unico al mondo. E quello in passerella è il risultato». Ovvero una parata di spirito cubano come quello che campeggia sulla T-shirt che grida: Viva Coco Cuba Libre. «Mademoiselle Coco non è mai stata qui ma forse fumava il sigaro», ha poi scherzato Lagerfeld, che ha scelto una giacca di paillettes fiammate, disegnata da Hedi Slimane per Saint Laurent, per la serata. Quelle stesse auto dal sapore 50s che diventano

stampe sulla seta svolazzante. In un carosello di cultura latina ci sono le righe bayadera, i fiorati tropicali, i volant degni di un volteggio di rumba o gli arcobaleni carioca. Tra magliette irriverentemente reazionarie e tocchi di sofisticata eleganza à la Hemingway, tra sfumature ecrù e pelli tabacco consumate dal tempo e dai viaggi. E poi mare, nei coat a vestaglia spugnosi o nelle ciabatte beach decorate di catene, destinate a diventare un nuovo must-have. Fino alla sera energetica e vitaminica, ricoperta di paillette e cromie potenti, degna di una serata al Tropicana, ballando una conga, come quella che ha accompagnato il grand finale dello show. Dopo la sfilata tutti al party che ha animato la Plaza de la catedral, dove è stata ricostruita una tradizionale beach house cubana, tra sedie design di vimini intrecciato, prodotte in loco, tetti di foglie di palma e pareti di canna di bambù. Oltre a chilometri di piccole lucine arcobaleno



Collegamenti

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