Tesi finita

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MINISTERO DELL’UNIVERSITà E DELLA RICERCA ALTA FORMAZIONE

artistica E MUSICALE

ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI PALERMO DIPARTIMENTO DI PROGETTAZIONE E ARTI APPLICATE SCUOLA DI PROGETTAZIONE ARTISTICA PER L’IMPRESA

DIPLOMA ACCADEMICO DI PRIMO LIVELLO IN PROGETTAZIONE DELLA MODA

Cleopatra, disperata e splendida RICERCA E PROGETTO PER IL COSTUME DI UNA REGINA

DI

JESSICA SPEZIO 6625 COREOGRAFIA E PERFORMANCE

SILVIA GIUFFRE’ RELATORE

PROF. VITTORIO UGO VICARI A.A. 2013/2014



Indice generale Introduzione

Capitolo I

Capitolo II

p. 9

1.1 Vita di Cleopatra: una rassegna storico-letteraria

p. 15

1.2 La moda egizia al tempo di Cleopatra e parallelismo con quella romana.

p. 28

2.1 Gli amori di Cleopatra: Cleopatra conquista Cesare con la magia

p. 43

2.2 L’incontro con Antonio

p. 57

2.3 L’incoronazione di una coppia perfetta

p. 73

2.4 La regina rientra in Patria

p. 86


Capitolo III

3.1 Il progetto 3.2 Idea del progetto della performan ce della coreografa e performer Silvia Giuffrè 3.3 Preparazione di un costume per una regina

p.129 p.130

p.134

3.4 Silvia Giuffrè danzatrice contemporanea e coreografa

p. 136

3.5 Associazione Culturale OmoniaContemporary Art

p.138

Capitolo IV

Ricerca filmografia sull’antico Egitto

p.169

Apparati

Note Indice delle illustrazioni Indice tavole di progetto Filmografia

p.293 p.315

Bibbliografia

p.329

Sitografia Elenco Magazine

p.331 p.332

p.323 p.325




Introduzione

Il seguente progetto di tesi è frutto della collaborazione artistica tra il Corso di I livello in Progettazione della moda – Cattedra di Storia del costume dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, con l’Associazione Culturale Omonia, Contemporary Arts, anch’essa di Palermo. Gli obiettivi della collaborazione sono centrati, al momento, sulla riflessione coreografica e costumistica intorno al tema dello “straniero”. Attraverso la rilettura di tre biografie femminili classiche ed esemplari: Medea1, Cleopatra e Didone, per analizzare il conflitto tra l’eroina tragica e il suo opposto (Giasone, Antonio, Enea). Un’ulteriore analisi verrà destinata al contemporaneo e dunque alla relazione tra il mondo femminile del Novecento e il suo doppio maschile. L’esperienza costumistica qui rappresentata deriva anche dal tirocinio formativo curriculare svolto presso la sartoria della Fondazione Teatro Massimo di Palermo

1 Zimmardi Rossella, I Passi di Medea. Sottotitolo, Accademia di Belle Arti di Palermo, a.a. 2012-2013, relatore Prof. Vittorio Ugo Vicari, regia e coreografia di Silvia Giuffrè, ballerina Cinzia Tarantella. 9


per l’allestimento di Aida2, Nabucco3 e Bianco Rosso Verde4. Da tali presupposti, mescolando l’amore per il teatro con la danza e la progettazione del costume, è iniziato lo studio della seconda donna in programma: Cleopatra, anche in considerazione dell’esperienza maturata su due opere di Verdi d’ambientazione faraonica. La tesi è stata svolta tramite ricerche essenzialmente iconografiche, che mostrino i vari punti di vista sui momenti più importanti della vita di Cleopatra, i più significativi: l’incontro con Cesare e Antonio, Cleopatra 2 Opera in quattro parti, musica di Giuseppe Verdi, regia di Elisabetta Marini, nuovo allestimento del Teatro Massimo, direttore Stefano Ranzani, orchestra, coro e corpo di ballo del Teatro Massiomo, maestro del coro Piero Monti, principali interpreti: Gianluca Breda, Marianne Cornetti, Hui He, Jorge De Leòn Alexei Tanovitski ecc.. scene di Alessandro Camera, costumi di Carla Ricotti, stagione Aprile 2013. 3 Dramma lirico in quattro parti, musica di Giuseppe Verdi, regia di Saverio Marconi, orchestra e coro del Teatro Massimo, maestro del coro Piero Monti, principali interpreti: George Gagnidze, Gaston Rivero, Luiz-Ottavio Faria, Anna Pirotti ecc..., allestimento del Teatro Massimo di Palermo, scene di Alessandro Camera, costumi di Carla Ricotti, stagione Marzo 2013. 4 Saga muoticolore di una nazione in corso, musiche originali di Giuseppe Verdi, regia di Francesco Michell, direttore Vito Lombardi, allestimento del Teatro Massimo, orchestra, coro e corpo di ballo del Teatro Massimo, maetro del coro Piero Monti, principali interpreti: Sabrina Antona, Katia Ilardo, Angelo Villari, Vincenzo Bonomo, Antonio BarbagalloSerena Barone, Stefania Blandeburgo e Pietro Massaro, scene e costumi di Federica Parolini, stagione Aprile-Maggio 2013. 10


a Roma, Cleopatra e Marcantonio e, per finire, la morte della regina. Un ulteriore livello d’indagine è stato filmico, mettendo a confronto la visione dei vari registi e costumisti selezionati sulla moda e sulla cultura egiziana d’età tolemaica. La ricerca è stata completata dalla consultazione di numerosi testi storici e letterari riguardanti la vita intima di Cleopatra, e il pensiero di alcuni filosofi del tempo, di origine romana ed egiziana, sulla regina. La rassegna storico letteraria e iconografica sulla vita della regina, ce la rappresenta come una donna di bella presenza, forte, manipolatrice, decisa e arrivista. Ma anche persona che ha amato due dei più grandi uomini di Roma, oltre che madre ed imperatrice di grande abilità politica. Ne è derivato un progetto costumistico il quale, nel dialogo costante con Silvia Giuffré, coreografa e performer del progetto nel suo insieme, ha preso corpo in un abito dai particolari tagli, e dagli accessori, che richiamano molto sia l’Egitto, che Roma. Partendo dai bozzetti che si ispiravano inizialmente alla moda egiziana si arriverà a prendere spunto dalla moda Africana fino ad arrivare a realizzare un modello di costume dalla modellistica semplice ma dai tagli e dai contrasti di tessuti particolari che assumono ognuno di esso un significato alla storia e alla figura di Cleopatra.

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Un ringraziamento va alla Fondazione Teatro Massimo di Palermo per l’opportunità datami in sede di tirocinio. Ringrazio Silvia Giuffrè, regista, scenografa, coreografa e performer, che si e prestata in maniera gratuita alla regia e rappresentazione della performance come alla disamina delle problematiche sorte intorno alla progettazione del costume di scena. Con lei, intendo ringraziare anche l’Associazione Culturale Omonia, Contemporary Arts, per la disponibilità dimostrata in tutte le fasi di realizzazione della performance. Altra figura molto importante per il buon esito della tesi è stata Luisa Mulè Cascio, costumista e Cultrice della materia sulla cattedra di Storia del costume, la quale, con tenacia, pazienza e amore per la storia ha dedicato molto tempo alla correzione della tesi, con utili consigli sullo sviluppo sartoriale delle mie idee e per il controllo redazionale della parte scritta. Infine, ringrazio la Prof.ssa Francesca Pipi (insegnamento di Tecniche sartoriali per il costume) la quale, con la sua grande esperienza di settore, ha saputo indirizzarmi al meglio in ordine ai materiali e al progetto; ed il Prof. Sergio Pusig (Coordinatore dei Corsi di I e II livello in Progettazione della moda) per la cura degli aspetti stilistici della comunicazione e del mio portfolio online e per la consulenza avuta per la realizzazione del gioiello per Cleopatra. 12


Al mio fidanzato Claudio che tanta parte ha avuto nei giorni e nelle estenuanti notti di questo travaglio. Ai miei nonni, ai miei genitori,a mia suocera e a mia cugina che hanno sempre creduto in me e sostenuto ogni mio sogno.



Capitolo I Nel capito primo, dopo aver letto e analizzato tutte le informazione possibili su Cleopatra, viene descritta la sua vita da quando nasce sino a quando sale al trono con il fratello, descrivendo non solo come viveva una principessa egiziana, ma anche la mentalità e la cultura sviluppata della sua civiltà, scoprondo i modi di vivere e il ruolo della donna, sino all’analisi della moda egiziana che grazie a Cleopatra si mescola con la moda romana. 1.1 Vita di Cleopatra: una rassegna storico-letteraria Cleopatra1 nacque nell’anno 68 a.C. Ella era la seconda dei tre figli di Tolomeo XII che, successivamente, ebbe altri due fratelli, con cui Cleopatra si sarebbe unita in matrimonio. Non è pervenuto alcun documento sull’infanzia di Cleopatra, poiché, nell’antichità, i primi anni di vita di un individuo non destavano grande interesse e solo a formazione compiuta i “protagonisti” iniziava no a farsi conoscere nel mondo allora conosciuto. Cleopatra nacque nel palazzo di Alessandria, sotto la cura di una balia e di un servitore che, per paura che la bambina potesse essere avvelenata, assaggiava per primo i suoi cibi. Da bambina si accompagnava ai nobili suoi coetanei ed era protetta da una scorta quando giocava, correndo lungo i portici del palazzo o attraversando i boschetti lussu15


reggianti e il giardino zoologico. Fin da piccola si sentì a proprio agio tra ambasciatori, politici e uno stuolo di ufficiali. Da giovane intraprendeva dei viaggi, risalendo il Nilo fino al palazzo di famiglia, che si affacciava sul porto di Menfi, per partecipare a festività religiose tradizionali,ricche processioni di familiari,consiglieri e dipendenti,allestiti con cura. Cleopatra amava conoscere nuovi posti, nuove culture e nuova gente, affascinata dal vedere i diversi usi e costumi dei vari popoli. Tutto quello che era nuovo le suscitava curiosità. Menfi,situata circa a 320 Km a monte,era una città sacra,amministrata da una gerarchia di sacerdoti. Enormi catacombe per animali si estendevano sotto il suo centro e attiravano i pellegrini che venivano ad adorarli e ad acquistare sulle bancarelle falchi e coccodrilli mummificati in miniatura, oggetti di venerazione casalinga. In simili occasioni Cleopatra indossava l’abito da cerimonia (anche se non era ancora provvisto della tipica corona di piume), il disco solare e le corna bovine. Godette della migliore istruzione, iniziando proprio dall’alfabeto greco. Ebbe maestri eruditi di grandissimo talento e a disposizione anche la biblioteca di Alessandria e il museo attiguo, poiché situati vicino al suo palazzo. I suoi studi furono umanistici come quelli di Cesare,che ebbe un maestro che aveva studiato proprio ad Alessandria. Studiava tutti i giorni perché l’apprendimento era una cosa molto seria, e il suo era composto da interminabili esercizi, infinite regole, ed ore ed ore di lavoro. La disci16


plina era rigida. A testimonianza di ciò vi era scritta su un antico papiro: “Le orecchie di un giovane sono sulla sua schiena, se questa non è percossa, il giovane non può essere istruito”2. Cleopatra conosceva a memoria molti passi dell’Iliade3e dell’Odissea4. Conosceva bene Omero5, ma anche le allegre commedie di Menandro6, le favole di Esòpo7, Eurìpide8, il suo favorito, Eschilo9, Sofocle10, Esiodo11, Pindaro12, Saffo13, Eròdoto14 e Tucìdide15. Imparò, attraverso lo studio di tre testi greci, la storia della sua patria, l’Egitto. Brani di grammatica furono per lei d’aiuto nel decifrare delle frasi scritte in lingua senza punteggiatura. A tredici anni Cleopatra studiò retorica e oratoria; imparò a raccogliere i suoi pensieri in un ordine preciso ed esprimerli in modo artisticamente elegante; imparò quando prendere respiro, quando fare una pausa, a usare la gestualità, ad abbassare e alzare la voce. Lo scopo di tale istruzione era formare un brillante e coinvolgente oratore e dare grandi opportunità di usare la mente acuta e lo spirito ingegnoso sia in ambito sociale che nei procedimenti giudiziali.

Fig. 4

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Cleopatra fu anche una famosa farmacista. Ella scrisse diversi libri e preparò alcuni farmaci. Conobbe diverse specie di veleni che usò spesse volte per sbarazzarsi dei nemici. Gli schiavi erano quelli che venivano usati per provare i diversi tipi di veleni. Studiò aritmetica, geometria, musica, astrologia e astronomia. Leggeva anche ad alta voce, poiché rappresentava un’operazione particolare che richiedeva l’uso di entrambi le mani: la mano destra, che sorreggeva il rotolo, e la sinistra che avvolgeva la parte utilizzava. Fu l’unica dei Tolomei a volere imparare la lingua egiziana. I precedenti sovrani Tolemaici avevano comandato gli eserciti servendosi di interpreti, Cleopatra non ebbe bisogno di intermediari per comunicare con i suoi soldati. Inoltre la conoscenza della lingua egiziana le fu utile perché l’Egitto commerciava con l’India articoli di lusso, come le sete lucide, spezie ed avorio, e l’essere particolarmente preparata a comunicare con i popoli con cui aveva un forte commercio era un punto a suo vantaggio. Plutarco16 attribuì a Cleopatra la padronanza di nove lingue, compreso l’ebraico e il “troglodita”17, una lingua etiope, che, secondo Erodoto, era diversa da tutte le altre, poiché chi la parlava emetteva stridii simili ai versi dei pipistrelli, mentre Cleopatra la parlava con un suono dolce. Plutarco scrisse di Cleopatra che colpiva con la bellezza, con la personalità, con le sue maniere che “costituivano un pungiglione che si affondava nel cuore”18. La 18


sua carnagione era dorata, i suoi capelli color d’ambra bruciata, il suo sguardo poteva dirsi freddo, ma la sua passione riusciva a darle un colore azzurro e il suo carattere autoritario lo rendevano altero e penetrante. Ella non era alta di statura, ma il suo corpo flessuoso e snello le dava la forza di sedurre chi cadeva sotto i suoi occhi. La sua bocca era piccola, le sue narici erano deliziose, il suo mento rotondo e morbido, l’aspetto civettuolo e le sopracciglia arcuate le davano un fascino al quale nessuno potava resistere. Sappiamo da Plutarco (Vita di Marco Antonio19) che Cleopatra si faceva chiamare la “Nuova Iside” e si presentava al popolo come personificazione della dea. È probabile che sia giunta nell’urbe circondata da questo alone divinizzato. All’età di venticinque anni Cleopatra sapeva di potere contare sul suo fascino e sulla sua cultura, e per questo non si mostrava come una donna comune,ma bensì come l’incarnazione della dea Iside20, rappresentando, quindi, la madre universale, la sposa perfetta,la figura divina nella quale si fondevano tutte le dee del mondo antico. Tenta di persuadere Antonio a diventare il nuovo Osiride-Dionisio, formando pertanto insieme una coppia straordinaria e divina, in grado di ricreare l’età dell’oro. Per Plutarco Cleopatra era per bellezza incomparabile, ma quando parlava aveva un fascino irresistibile. L’umorismo spigliato e la sua arte di persuasione ne aumentavano la seduzione. Era calcolatrice, impulsiva e spontanea. La sua risposta era sempre pronta e arguta, la sua voce modulata con cura, il suo linguaggio era chiaro, preciso e vigoroso. 19


Affrontava argomenti complessi e riusciva a convincere chi l’ascoltava. Il suo aspetto era autorevole e aveva il dono di sapere valutare tutto ciò che le veniva detto o proposto su un dato argomento.

Fig. 60

Non c’è da stupirsi che Cleopatra fosse stata una donna di così tante sfaccettature. Proprio per questo è possibile affermare che la condizione della donna in Egitto fu migliore rispetto alle altre società dell’epoca. Già prima della nascita di Cleopatra e secoli prima dell’arrivo dei Tolomei in Egitto, le donne godevano del diritto di decidere il proprio matrimonio. Nell’Egitto gli uomini potevano avere una sola moglie (monogamia21), se la donna rimaneva vedova diveniva capo famiglia, con tutti i poteri che in precedenza spettavano al consorte defunto. In assenza di eredi maschi della famiglia reale anche una donna poteva governare. Con il tempo le libertà della donna erano aumentate fino a raggiungere livelli senza precedenti nel mondo antico. Le donne avevano gli stes20


si diritti ereditari degli uomini e diventavano proprietari in modo indipendente. Le donne sposate non si sottomettevano al controllo del marito e godevano del diritto di divorziare, di essere mantenute dopo un divorzio e di abitare in una casa da loro scelta fino al momento in cui veniva restituita loro la dote. I beni che la moglie possedeva restavano di sua proprietà, non dovevano essere dilapidati da un marito inetto. La legge prendeva le sue difese e quelle dei figli se il marito agiva contro di loro interessi. I Romani si stupivano che gli Egiziani non lasciassero morire le figlie femmine, quando a Roma solo la primogenita poteva sentirsi al sicuro. L’Egitto era quel paese in cui «le donne orinano dritte, mentre gli uomini accovacciati», diceva Erodoto22. Tornando alla figura di Cleopatra, ella discendeva da una lunga stirpe di assassini:i Tolomei. Questi non erano egiziani, ma in realtà erano Greco-macedoni. I suoi antenati si fregiavano del titolo di faraoni da dieci generazioni, da quando morì Alessandro Magno23, che lasciò l‘Egitto a Tolomeo24 Sotere, “il Salvatore”, uno dei suoi generali. Tolomeo difese l’Egitto contro Perdicca25 e contro Antìgono26. Si guadagnò il nome “Sotere” soccorrendo gli abitanti di Rodi e dopo la battaglia di Isso27 restò padrone della Palestina, dell’Egitto, della Celesiria e della Cirenaica. A Tolomeo Sotere seguirono diversi Tolomei, fino ad arrivare a Tolomeo XII28(detto Dionisio). Quest’ultimo, all’età di tredici anni, divise il trono con la sorella Cleopatra, che ne aveva diciassette, detronizzandola successivamente nell’anno 49 a.C. Dopo la battaglia di Farsalo29, nel 48 a.C., Tolomeo 21


XII credette di conciliarsi con Cesare mettendo a morte Pompeo30 fuggitivo. Cesare, al contrario del pensiero comune romano, che non accettava la regina egiziana, al suo arrivo in Egitto fu ammaliato dalla figura di Cleopatra e, di conseguenza, fu attaccato da Tolomeo che, sconfitto, nelle vicinanze del Nilo, si annegò. Successe quindi Tolomeo XIII, fratello del precedente. Non aveva che dodici anni quando Cesare lo diede per marito a Cleopatra, la quale non tardò a farlo morire. Cleopatra stava per concludere la sua formazione culturale quando le morì il padre per una malattia incurabile. La giovane ereditò il trono insieme al fratello, inseguito a una solenne cerimonia davanti al sommo sacerdote d’Egitto, nella tarda primavera a Menfi, la capitale spirituale del paese dove una strada lastricata, costeggiata da sfingi, conduceva al tempio principale, ricco di cappelle greche ed egizie, addobbate con vivaci stendardi. Cleopatra ricevette le corone con i serpenti di Alto e Basso Egitto31,da un sacerdote che indossava una lunga tunica di lino con una pelle di pantera a tracolla. Cleopatra pronunciò il giuramento in lingua egiziana e, solo allora, la cinsero con il diadema. Ella aveva diciotto anni e il fratello ne aveva dieci. L’era di Cleopatra era caratterizzata dalla precocità. Esempio ne è Alessandro Magno che divenne generale a sedici anni e fu padrone del mondo a venti. Cleopatra era già pronta per essere regina, infatti aveva tutte le qualità necessarie. Aveva partecipato a festività come quella che si svolgeva a Menfi nella quale Cleopatra indossava l’abito da cerimonia. A diciotto anni, governò l’Egitto, per ventidue anni tenne per un po’ di tempo 22


il destino del mondo Occidentale. Fu una delle donne più famose del mondo, il suo nome resta nella memoria anche se la sua figura è sfocata. Infatti non sappiamo che aspetto avesse. Molti dei reperti storici che abbiamo, raffigurano la figura della dea Iside e no quella di Cleopatra. Questo succede perché la regina si personificava in lei, e così anche tutti gli Egiziani la adoravano come una dea. Donna affascinante, ma probabilmente non bellissima, viene descritta sempre da Plutarco come: «La beltà non era di quel tipo incomparabile che afferra istantaneamente. Ma il suo fascino era irresistibile e una delizia sentire la sua voce»32. La Cleopatra che ci appare nelle monete emesse dalla Zecca di Alessandria,certamente erano state approvate da lei, visto che vi era impresso il suo volto e se non si fosse riconosciuta,non avrebbe dato il Genesto (il consenso reale) di coniarle.

Fig. 7

Per quanto caricaturali, è probabile che questi lineamenti si avvicinassero molto all’originale e in mancanza di ritratti ufficiali, le monete restano l’unico, autentico punto di riferimento. Qui raffigurata non vediamo una 23


donna bellissima, dal sex appeal seducente, ma un profilo importante, un aspetto sobrio, che ispira prima di tutto autorevolezza e carisma. I capelli sono raccolti semplicemente in un nodo sulla nuca, solo con una fascia di seta bordata da un filo d’oro. Un look, che la regina dovette osservare ancora di più a Roma, dal momento che Cesare, neo praefectus morum(magistrato dei costumi), aveva appena varato delle leggi sull’intenzione di far credere al Senato di voler morigerare i costumi e riportare la res publica agli antichi valori. Una legge che vietava, alle donne, di esibire in pubblico vestiti lussuosi e gioielli appariscenti. È probabile che Cleopatra, politica accorta, abbia saputo gestire con intelligenza la sua immagine e per compiacere Cesaresi sia adeguata con uno stile discreto. La sua vita fu lussuosa ed ereditò il controllo di un regno che aveva un passato prestigioso, ma un futuro incerto. Se l’Egitto manteneva ancora la sua autonomia, ciò era dovuto al padre di Cleopatra che aveva pagato un prezzo molto alto per essere stato amico e alleato di Roma. Cleopatra ancora più accorta di suo padre, capì che essere un amico di Roma non bastava, ma bisognava sedurre l’uomo più potente del tempo, scopo molto difficile in quanto in quel periodo Roma era dilaniata dalle guerre civili, in cui potenti comandanti, presi da ambizioni personali, si alternavano negli affari della potenza, lasciando scosso il mondo mediterraneo, il quale aveva difficoltà ad essere fedele e non sapeva a chi pagare i tributi. Il padre di Cleopatra, divenuto amico di Pompeo Magno, brillante generale romano, che prese sotto 24


protezione la sua famiglia proprio quando cominciò la guerra contro Giulio Cesare e Cleopatra prendeva le redini del governo. Intanto Cesare conquistava la Gallia e la Britannia. La gloria di Cesare attirò l’animo di Pompeo che, rimasto a Roma, aveva cercato di accaparrarsi sempre più le simpatie del Senato33 ai danni di Cesare. E poiché la corruzione era cresciuta e gravissime agitazioni turbavano il regolare andamento dello Stato34, Pompeo riuscì nei suoi intenti;servendosi dei suoi poteri per ostacolare Cesare, al quale fece intimare dal Senato di abbandonare la Gallia e di licenziare i suoi soldati. Cesare, non ubbidì, passò il Rubicone35, che allora segnava il confine politico d’Italia esclamando <<Alea iacta esti>>, “il dado è tratto”36e in breve si impadronì di tutta l’Italia centrale. Pompeo, preso alla sprovvista e non avendo truppe sufficienti per difendere la penisola, abbandonò Roma insieme ai Senatori e gli altri partigiani, e si diresse verso Brindisi, dove s’imbarcò alla volta delle regioni illiriche, sperando di trovare in Oriente, dove non si era spenta del tutto l’eco delle sue grandiose vittorie, un valido aiuto contro il rivale. Cesare, entrato a Roma, conquistò l‘affetto di tutti con la sua clemenza. Successivamente, affidato il governo della città ai suoi amici,corse in Spagna e sconfisse le truppe di Pompeo. Rientrò in Italia, dove si fece nominare Dittatore, e si diresse in Tessaglia e nei piani di Farsaglia, dove sconfisse definitivamente Pompeo. Questi fuggì in Egitto, dove sperava di trovare soccorsi, ma Tolomeo XIII, fratello di Cleopatra, lo uccise barbaramente al fine di conquistarsi la benevolenza di Cesare, il quale,invece, lo ricompensò con la morte, nel momento in cui egli gli mostrò la testa 25


del suo antico avversario. Cesare si comportò in tal maniera, attratto certamente dai vezzi e dalla bellezza di Cleopatra, la quale aveva interesse a sbarazzarsi del fratello Tolomeo. Il popolo si sollevò in difesa del re e, durante questa rivolta, la biblioteca di Alessandria fu distrutta da un incendio e furono perdute molte opere interessanti. Cesare domò prontamente i rivoluzionari e collocò sul trono Cleopatra, la quale raggiunse Cesare, avvolta in un sacco chiuso da una corda e portato sulle spalle di Apollodoro37. Cleopatra apparve a Cesare maestosa, con indosso una lunga tunica di lino aderente e senza maniche. Cesare, a vederla ne provò uno shock sia politico che personale. Cesare non era un uomo facile da sorprendere: era sempre in anticipo su tutto, quando nessuno se lo aspettava era pronto ad ogni evenienza, era uno stratega lucido e preciso. Cleopatra si trovò dinanzi un uomo un pò avanti negli anni, restio all’amore, le cui conquiste amorose erano leggendarie e varie quanto le imprese militari. Cesare era un uomo di alta statura, di carnagione bianchissima, di forte membratura, viso arrotondato, occhi neri e fulminei, salute d’acciaio eccetto negli ultimi tempi, in cui mostrava qualche attacco di epilessia e insonnia. Non sopportava la calvizie, proprio per questo portava i capelli dalla nuca sul davanti. Era molto accurato nel vestire, sobrio nel bere, poco curante dei cibi, uguagliava o forse superava nella eloquenza e nell’arte della guerra tutti i più bravi condottieri. Era maestro d’armi e del cavalcare, sopportava qualunque fatica. Aveva un carattere mite, famoso per le sue dimostrazioni di clemenza anche nei confronti di acerrimi nemici, ma, al 26


tempo stesso, era capace di uccidere decine di migliaia di uomini. Cesare era un uomo di grande cultura, affascinato dalla figura di Alessandro Magno, che sosteneva di discendere da Venere. Anch’egli aveva una discendenza divina, era di nascita illustre, oratore di talento e ufficiale prestante. Cesare negli ultimi anni fu quasi divinizzato, mentre Cleopatra era già nata dea. Al momento del loro incontro Cleopatra e Cesare avevano qualcosa in comune: Cleopatra stava lottando per salvarsi la vita e Cesare si trovava in una città che non conosceva e in notevole inferiorità numerica. Senza dubbio la morte di Tolomeo e l’odio degli Alessandrini avvicinarono Cesare e la giovane regina Cleopatra, per poi stringere un’alleanza così fitta che portò l’uno tra le braccia dell’altra tanto che, all’inizio di novembre,Cleopatra si rese conto di essere incinta. A Cesare Cleopatra risultava per certi aspetti molto familiare, ella rappresentava un legame vivente con Alessandro Magno, mirabile prodotto di una civiltà raffinatissima, erede di una splendida tradizione intellettuale. Quando ad Alessandria si intraprendevano studi sull’astronomia, Roma era poco più di un villaggio. Cleopatra instaurò ad Alessandria il più grande centro intellettuale dell’epoca, creando un legame di continuità con l’antica Atene. Era merito di Tolomeo I se la biblioteca di Alessandria comprendeva 500.000 rotoli, forse un’esagerazione, ma 100.000 potrebbe essere un dato verosimile. In ogni caso la collezione, che comprendeva svariati volumi scritti in greco, rendeva, al confronto, insignificante tutte le biblioteche precedenti. In nessun altro 27


posto questi testi erano più accessibili o meglio disposti, in ordine alfabetico. Adiacente alla biblioteca, vicino al complesso del palazzo o al suo interno, vi era il Museo, un istituto di ricerca sovvenzionato dallo Stato. La biblioteca era l’orgoglio del mondo civilizzato. Questa istituzione continuava ad attrarre le grandi menti del Mediterraneo. Figura di riferimento era Aristotele38, che era stato insegnante di Alessandro Magno e del suo amico d’infanzia Tolomeo I, antenato di Cleopatra. Fu ad Alessandria che venne misurata per la prima volta la circonferenza della Terra, che il sole fu collocato al centro del sistema solare, che fu chiarito il funzionamento del cervello e del polso, che vennero stabiliti i fondamenti di anatomia e filosofia e vennero prodotte le edizioni definitive di Omero. Qui Euclide39 aveva codificato la geometria. Si può dire che Alessandria aveva raccolto tutta la sapienza del mondo antico. Cleopatra fu la diretta beneficiaria, conosceva l’esistenza dell’equatore, le regole della prospettiva lineare. 1.2. La moda egizia al tempo di Cleopatra e parallelismo con quella romana. Il look della splendida Cleopatra, seppur non conforme alla moda del tempo, diviene oggetto di ammirazione e imitazione, portando un soffio di freschezza e novità, considerato come una sorta di unione tra la provocante femminilità egizia e l’eleganza greca, sconosciuta a Roma. Lo si deduce dai reperti statuari femminili dell’e28


poca. Prima dell’arrivo di Cleopatra i busti delle donne romane, mostravano volti severi, in osservanza ai mos maiorum (le usanze degli antichi): ampie tuniche che nascondevano le forme femminili e pettinature rigide con trecce tirate sulla nuca, che non valorizzavano la bellezza, ma spesso la mortificano. Dal momento in cui si sposavano, infatti, le donne romane diventavano matrone anche se poco più che bambine, passando dalla fanciullezza alla maturità senza stadi intermedi. E se ostentavano bellezza, erano considerate di malaffare. Per quanto riguarda la moda,gli Egiziani erano in uno stato molto più avanzato di quello romano. Roma era ancora un villaggio quando Alessandria era nel suo splendore,infatti con la conquista della Grecia da parte di Alessandro Magno, la cultura da Atene si trasferì in Egitto e precisamente ad Alessandria,dove si era istaurato il più grande centro intellettuale dell’epoca, ricominciando dal punto in cui Atene si era fermata. Le diverse culture e modi di vivere portavano gli Egiziani e i Romani ad avere due modi di vestire differenti che, successivamente, saranno rimescolati e fusi assieme proprio grazie a Cleopatra. Per gli Egiziani l’abbigliamento era una questione di prestigio pubblico e di gusto personale, dove il tessuto più utilizzato era il lino40,sia perché le forme principali di abbigliamento erano drappeggiate,sia perché uomini e donne vestivano quasi allo stesso modo. Le vesti dell’Antico Regno consistevano in pannelli di lino rettangolari, drappeggiati attorno al corpo e fermati con cinture. La forma più antica era per gli uomini una cintura che tratteneva un pannello di lino lungo fino ai gi29


nocchi: più corto e meno ricco se si trattava di gente del popolo, più lungo e ampio se si saliva la scala sociale. Lo Skenti era il nome del perizoma, più aderente della Pagne, la gonna che si poteva drappeggiare attorno ai fianchi,entrambi fermati dalla cintura, ma altre volte più elaborata. Le donne indossavano una veste diritta e aderente, sostenuta alle spalle da due bretelle che potevano coprire o lasciare scoperto il seno,detta Kalasiris.Tra l’alta nobiltà,i bambini e le bambine vestivano con una sottile cintura sui fianchi. Si poteva apparire nudi, ma non sporchi. L’unica sporcizia “ufficiale” era concessa nel caso della morte di un familiare, in questo caso sporcarsi le vesti di cenere e terra era considerato un segno di lutto. Sopra le Kalasiris le donne potevano indossare una veste a reticella di perline, oppure un mantello di lino annodato sul davanti.

Fig. 63

Fig.64

Fig. 65

In generale gli uomini si radevano completamente il 30


capo, mentre le donne portavano ricche parrucche, sia di capelli veri sia in fibre vegetali. Le parrucche avranno, nel corso dei secoli, vari stili: dal capello corto ai ricciolini e con taglio squadrato del Medio Regno,alle fluenti acconciature a treccioline nel corso del Nuovo Regno, assieme ad altri copricapo o semplici fazzoletti da testa. Nel Medio Regno i tessuti potevano essere quasi trasparenti e plissettati, nel Nuovo Regno verrà sfruttata la trasparenza di questi lini. Le donne e gli uomini di ceto elevato indosseranno sopra la classica Kalasiris e lo Skenti, una veste trasparente, con ampie maniche, aperta davanti e trattenuta da una cintura. Talvolta poteva essere indossata una piccola cappa decorata al posto della sopravveste o del mantello lungo. Diversamente l’abbigliamento sacerdotale prevedeva un gonnellino lungo per gli uomini e una Kalasiris per le donne.

Fig.66

Sopra questi veniva portata una pelle di leopardo, unica concessione all’uso di materiali di provenienza animale,considerati altrimenti impuri. Il primo faraone 31


(Narmer) indossava una corta veste allacciata su di una spalla, con una cintura decorata da motivi romboidali alla quale venivano attaccati quattro lunghi pendenti e una lunga coda frangiata di toro, cosa che può ricordare il valore dato alla “coda” e alle frange dell’antica Kaunakes41 sumera. In testa si indossava su di un lato la bianca corona dell’Alto Egitto,dall’altro la rossa corona del Basso Egitto. Più tardi le due alte tiare formeranno un solo copricapo, lo Pschent, ornato dall’uraeus cioè il cobra reale simbolo della rapidità e della superiore giustizia divina, che allude all’unità del paese. Il suo mento veniva ornato da una corta barba posticcia, simbolo di regalità e prerogativa dei soli faraoni. Il sandalo, una suola sottile con pochi lacci a trattenerla sul piede, era la calzatura più diffusa presso gli egizi, inizialmente indossati dalle classi superiori. Molto più comunemente si indossavano i sandali Teb-tabs, in fibre vegetali (papiro, palma, canapa) o in cuoio, spesso infradito, e con la suola leggermente ricurva in punta. Ogni egiziano era appassionato di gioielli: i collari pettorali detti Hosckh decoravano ogni persona e chi non si poteva permettersi oro e pietre preziose si accontentava di colorate perle di legno e d’avorio, conchiglie, pietrine semipreziose e metalli meno costosi. In generale si può affermare che il faraone vestiva con tipologie di abbigliamento che cercavano di esemplificare il suo ruolo di intermediario tra potere politico e potere divino. La tunica più pesante (per l’inverno) era decorata con guarnizioni colorate, simili a galloni, al collo e lungo i bordi. Il modello era molto semplice: un rettangolo pie32


gato a metà con un foro a “Y” per far passare la testa e i lati cuciti fino a un certo punto per lasciare i due fori per le braccia. Mentre nell’epoca di Cleopatra VII l’ultimo faraone egiziano avrebbe indossato due categorie di costumi: gli abiti “quotidiani” e quelli per le “occasioni ufficiali o religiose”.Gli abiti del quotidiano erano probabilmente di origine greca,consistevano in una sottoveste di lino morbido o seta e un mantello lungo dello stesso materiale. Mentre l’abbigliamento per le occasioni religiose erano molto più complesso, più ricco, che sapeva conciliare lo stile egiziano con quello romano dell’epoca. Per quanto riguarda il trucco e il parrucco, essi hanno seguito gli stili contemporanei greci. Le egizie possedevano una quantità impressionabile di prodotti di bellezza. Questi prodotti venivano conservati in preziosi cofanetti di cui, purtroppo, ci sono pervenuti pochi esemplari, fabbricati con i migliori legni, sono intarsiati in metallo e avorio e presentano una decorazione molto raffinata. L’interno di questi vasetti è diviso in piccoli scompartimenti, destinati a contenere profumi, cosmesi, belletti, unguenti, bastoncini e cucchiaini per applicare i prodotti, pinzette per la depilazione ed uno o più specchi, pettini e spille. I vasetti per il trucco avevano forme delicate e inusuali come: una mucca sdraiata su una barca, antilopi, oche, anatre, scimmie ecc..Il trucco veniva effettuato tramite l’uso di minerali, come la galena nera-verdastra, usata per scurire e definire le palpebre, oppure l’ocra per poter colorare le labbra. Le donne ellenistiche, invece, strofinavano polvere bianca sulla pelle per renderla più 33


equa, usando estratti di varie piante e alghe per creare rouges per le labbra e le guance. Mentre la parrucca subì un’evoluzione nel corso delle dinastie, veniva indossata da uomini e donne. Per una donna, una bella parrucca, era un fattore di seduzione e di eleganza assoluta. Le parrucche venivano confezionate in vari modi: con fibre vegetali, con capelli umani e raramente con peli di animali. In ogni epoca venivano apprezzate le diverse acconciature a ciocche o a fitte trecce e venivano cosparse di profumi. Più si procedeva con la storia, più le parrucche si complicavano. È probabile che ci fosse una relazione tra sessualità e l’acconciatura, poiché una bella acconciatura rendeva la donna desiderabile. Le donne egiziane si prendevano molto cura dei loro capelli, dato che temevano la caduta dei capelli. Per evitare questo si ungevano il capo di olio di ricino. Un oggetto ritenuto molto prezioso era lo specchio, nel quale le donne si specchiavano tutte le mattine per accettarsi della propria bellezza. Lo specchio vero e proprio aveva la forma di un disco levigato e argentato. Il nome dello specchio era Ankh,che significa “la vita”; poiché per un’egizia guardarsi allo specchio non era solo un atto estetico, ma l’espressione del desiderio di identificarsi con una dea. A Roma la famiglia era alla base dello Stato, sebbene la posizione della donna romana fosse inferiore a quella della donna egiziana. Il capo famiglia esercitava un’autorità totale su tutta la famiglia, anche dopo che i figli si sposavano. Per quanto riguarda la moda i Romani erano un popolo pratico, ma attento alla rappresentazione di se stessi di fronte agli altri. Avevano infatti una cono34


scenza critica dell’apparire e dell’aspetto. Gran parte dell’abbigliamento romano deriva da quello etrusco e greco, ma per i Romani il tutto doveva essere funzionale e simbolico, con originalità. Si può fare una distinzione d’abbigliamento per la situazione politica: in epoca repubblicana il costume si presenta lungo, sobrio e austero, mentre con l’impero il costume diventa più maestoso, più ricco, più luminoso sia nella scelta dei materiali sia in quella degli accessori. I bambini sin da piccoli venivano fasciati fino ai due mesi si vita. Appena iniziavano a reggersi sulle gambe vestivano come gli adulti. A Roma vi erano due modi diversi per indossare i capi: tutti gli abiti indossati della testa venivano chiamati “Indumenta”, mentre quelli che si avvolgono al corpo “Amictus”.Il capo base, sia maschile che femminile, era la tunica che prende diversi nomi in base ai diversi materiali. Essa è composta da un rettangolo di tessuto di lana o di lino, che veniva piegato in due su di un lato e cucito sull’altro fianco e sulle spalle (usato dai greci per il chitone)e piegato per creare uno scalfo per la manica. Per gli uomini era lunga a metà polpaccio, mentre quella corta o a mezza coscia era usata dai bambini,dai giovani uomini e dagli schiavi. La tunica che si indossa direttamente sopra la pelle è detta l’interior o subucula, insieme a questi si indossava il subligaculum, una sorta di perizoma che copriva i fianchi; poi i feminalia e i tibiale, i bendaggi per cosce e polpacci. Le tuniche indossate dai cavalieri e dai senatori avevano delle lunghe strisce purpuree sino all’orlo chiamate clavi;quelle più strette erano dette angusticlavium, ed erano usate dai cavalieri, mentre quelle più larghe dette 35


laticlavium erano usate dai senatori o dall’imperatore. I generali indossano la tunica palmata, dal colore porpora e con decori oro. Dal III al II secolo verranno utilizzate due tipologie di tuniche: una ampia senza maniche detta colobium, e una simile senza maniche, più ampia e lunga ornata da clavi e dischi detta dalmatica. La toga era l’abito più significativo per i Romani, che discende dalla tebenna etrusca. La toga era la veste del cittadino romano “cives” uomo libero e partecipante alla vita politica. Con il tempo la toga si modifica e diviene sempre più complessa, drappeggiata e ricca, dalla forma emiciclica a quella ellittica. Successivamente, in epoca imperiale,diventa così complessa, tanto che la servitù la preparava in anticipo. Come per la tunica, anche la toga presenta diverse tipologie per indicare i diversi ruoli sociali e lo status di chi lo indossa con diversi nomi. La toga praetexta era riservata ai magistrati e ai senatori e presenta un bordo di color porpora di diversi centimetri. Questa stessa toga veniva indossata anche da giovani ragazzi e ragazze sino alla maturità sessuale, in seguito avrebbero indossato un’altra toga bianca detta toga virilis. La toga pura era indossata dal comune cittadino (colore naturale della lana), mentre la toga pulla o sordida si indossava in caso di lutto (dal colore scuro). La toga candida, era utilizzata dai giovani uomini al passaggio dell’età adulta. La toga picta era usata dai generali trionfanti, ed era ricca di ornamenti. La toga, nel periodo repubblicano, era lunga circa tre metri e mezzo ed era più semplice indossarla poiché si drappeggiava passando un lembo dalla spalla sinistra, poi sotto al braccio destro e poi nuovamente sopra la spalla sinistra. Mentre, in epo36


ca imperiale, la toga aumenta di dimensioni arrivando a misurare cinque metri di lunghezza così che perderà il suo uso quotidiano e diverrà un capo cerimoniale. Simile alla toga, ma più informale era il pallium o pallio, un mantello di derivazione esotica (dell’himation greco), apprezzato dai ceti sociali alti,di forma rettangolare, che sarà in uso dal II secolo a.C. fino al IV-V secolo d.C. . Come altro mantello vi era la lacerna, ampio e aperto su di un fianco, allacciato su una spalla da una fibbia o da una spilla; usato inizialmente dai soldati(dal colore scuro), e, successivamente anche dai civili per la sua praticità. In alternativa vi era la paenula in lana, dal taglio circolare, più pratica perché non aveva fermagli, ma fornita di un buco per la testa, lunga al ginocchio o più. Esisteva anche la versione più corta, lunga sino alla vita con cappuccio, detta cucullus,usata principalmente dai pastori o dai cacciatori. Un soldato semplice indossava una tunica, i feminalia e i tibialia attorno alle gambe, ai piedi portava dei solidi sandali con spesse suole e lacci lunghi fin sopra la caviglia. In epoca repubblicana il soldato indossava, sopra la tunica, due tipi di corazze, una semplice detta lorica, realizzata in cuoio, oppure una fatta interamente da segmenti metallici rivettati su di uno strato di cuoio che veniva detta lorica segmentata. Oltre alla clamide greca veniva usato un altro mantello dai generali nelle occasioni cerimoniali ed era il paludamentum , un ampio e lussuoso manto dal colore rosso vivo o bianco allacciato sulla spalla sinistra. Questo tipo di mantello viene più volte indossato dall’imperatore romano Giulio Cesare. Parlando dell’abbigliamento della donna romana, come 37


viene affermato all’inizio, il capo base era la tunica, come per gli uomini, ma lunga alle caviglie e con tessuto in più sul davanti per dare spazio al seno e ricreare quasi uno scollo a “V”. Sulle spalle vi erano le cuciture (chitone greco)e delle piccole fibule, spille o bottoni, e completava il tutto una cintura in vita che tiene in ordine l’indumento. L’abbigliamento delle donne si può dividere in due stadi: quello da fanciulla e quello da donna sposata o matrona. La fanciulla indossava la toga pura, e una cintura detta zona, che veniva poi tolta solo dallo sposo. In epoca antica le giovani donne indossavano la toga praetexta, mentre in epoca classica le donne che indossavano la toga erano quelle in età adulta, sono le adultere. Le donne sposate invece portavano il cingulum, una cintura posta sotto il seno, che veniva tolto in stato interessante. Sopra la tunica, talvolta potevano usare la stola, una veste senza maniche, cucita sulle spalle o chiusa con fibulae in tessuti semitrasparenti. Questo capo determinava lo status della donna sposata o matrona. Realizzato in lana o lino, mentre in epoca imperiale in cotone e seta, con colori contrastanti o complementari. In seguito questo capo si trasformò in una larga vestis,che veniva indossata come privilegio per avere sposato un cittadino romano. L’abbigliamento sottolineava così ogni stadio della vita della donna romana. Per uscire di casa le matrone si coprivano corpo e testa con un mantello. Quello più in voga era la palla, un manto rettangolare di lana per l’inverno e in tessuti più leggeri per l’estate come sete e cotone. Sotto alle vesti le donne indossavano una fascia per il seno (simile a quella greca) lo strophium, e un primo accenno di intimo, 38


costituito da una striscia di tessuto rettangolare passata tra le gambe e fermata da lacci sui fianchi, simile a un perizoma dette subligaculum, usato per lo sport o per lavoro, ma non per tutti i giorni. La calzatura più usata era la carbatina, realizzata in pelle, avvolta al piede e allacciata sino alla caviglia. Vi erano anche i calcei, che però erano vietati agli schiavi, costituiti da una suola, di una tomaia che copre il piede, con dei lacci, che fissano la scarpa alla caviglia, ma che possono arrivare fino al polpaccio. Simili, ma più complessi nell’allacciatura, sono i calcei senatorii, mentre sempre simile ma con lacci rossi sono i muleus, usati dall’imperatore. I militari indossano i campagus, uno stivaletto che lasciava le dita del piede scoperte. Per quel che riguarda il parrucco si sa che le romane amavano tingersi i capelli di nero, rosso o biondo, ma anche colori come il blu e il giallo carota erano usati dalle cortigiane. Portavano tutte i capelli lunghi, spesso raccolti in elaborate acconciature, ma anche loro, come le egiziane, usavano delle parrucche o dei toupet. Ornavano i capelli con nastri, reticelle d’oro, spilloni o forcine per reggere le acconciature. Per gli uomini, in età repubblicana, era normale portare capelli e barba lunga, mentre, in età imperiale,si rasavano il viso e, talvolta, tutta la testa, sebbene la calvizie era considerata quasi una vergogna. I giovani uomini portano dei piccoli ricci attorno al volto, o lunghi boccoli sulle spalle. Per il trucco vi era un grosso problema, cioè l’incredibile costo dei profumi e dei belletti. Il trucco vero e proprio aveva come ingredienti terre colorate 39


e minerali. Per dare luminosità alla pelle si usavano polveri di cristallo di ematite, mentre le palpebre venivano colorate con ombretti verdi o azzurri a base di malachite e azzurrite. Cleopatra cercava di unire e amalgamare i due diversi stili, facendolo in modo intelligente e astuto. Utilizzava i punti forti dei due stili di moda, quindi da una parte le trasparenze e i plissé e dall’altra i drappeggi e la sobrietà. Dalla data che corrisponde più o meno al periodo in cui Cleopatra fu ospite a Roma, cominciarono a farsi largo nello statuario romano busti femminili più morbidi e aggraziati, alcuni perfino più eleganti. Hanno il volto atteggiato a un’espressione soave, con ricci morbidi sulla fronte, un’acconciatura che i moderni studiosi definiscono “a melone”, e le donne romane dell’epoca chiamarono “il nodo della regina”, una pettinatura che verrà rilanciata da Livia e Ottavia, moglie e sorella di Augusto, con l’innovazione del rotolo di capelli arricciato al centro della fronte, tipico delle matrone romane d’allora, quasi una “risposta repubblicana” allo stile egizio-macedone di Cleopatra.

Fig.45 40


Cleopatra impartì lezioni di stile ed eleganza, specchio di uno status culturale d’alta classe. Difficile pensare che la civiltà da cui proveniva non abbia dettato legge in una Roma non ancora imperiale e che probabilmente deve esserle sembrata angusta e provinciale, paragonata allo splendore raffinato di Alessandria. Oggi si pensa che lo stile egiziano si sia diffuso a Roma dopo la sconfitta di Azio, tendenza favorita dallo stesso Augusto per enfatizzare la sua vittoria. Di solito le mode non si diffondono quando i personaggi sono in rovina ma quando sono in auge, come certamente doveva essere la regina al tempo in cui viveva ospite dell’uomo più potente in quel momento.

Fig.34 41



Capitolo 2. Il secondo capitolo analizza l’intreccio amoroso che la regina Cleopatra avrà prima con Cesare e poi con Antonio, fino ad arrivare alla battaglia di Azio che causerà la sconfitta di Antonio e la vincita di Ottaviano. Il capitolo si conclude con la morte della regina. 2.1. Gli amori di Cleopatra: Cleopatra conquista Cesare con la magia. Cleopatra si trovò all’improvviso di fronte a Cesare, pronta ad usare tutte le doti che la natura le aveva dato pur di riuscire a conquistare quell’uomo più avanzato degli anni di lei, ma ferrato nella sua posizione sia per nascita, sia per gloria, sia per bellezza e, malgrado la sua età, era ancora affascinante e invadente. Non si sa come l’una cadde nelle braccia dell’altro. Plutarco42 disse che Cesare non seppe resistere davanti a tanta seduzione che trovò dinanzi all’incantevole ventunenne. Dione43 riconobbe che in Cleopatra ci fu tanta capacità di sottomettere un uomo che aveva più del doppio dei suoi anni. Cesare diventò schiavo di Cleopatra subito e in modo assoluto. Nella prima notte del loro incontro non ci fu un rapporto sessuale, ma il fatto sta che quell’uomo che doveva essere il giudice di quella speciale donna, sin dall’indomani ne prese le sue difese. Si sono trovati di fronti due esseri umani particolari, speciali che non po43


tevano non innamorarsi di ella: scrisse Plutarco colpiva con la bellezza, con la personalità, con le sue arti ammalianti e seducenti44. I Romani invece ritenevano che i modi di Cleopatra fossero licenziosi, che possedeva tutte le astuzie femminili, una feroce ambizione e perfino la depravazione sessuale. Cesare si trovò di fronte una donna d’immenso fascino e bellezza, ma anche una donna incantatrice animata dalla passione, ma più ancora dal suo sogno di grandezza. Alla sua bellezza si univa il fascino della sua superba ricchezza, anche se, nei tempi di Cleopatra, l’Egitto aveva avuto anni scarsi di produzione e aveva perduto buona parte dei suoi possedimenti. Cleopatra era pure una donne di grande cultura che vantava di discendere da Alessandro Magno e di avere un’origine divina; era stata diverse volte nelle feste ritenuta una dea e adorata e ossequiata come tale. Caio Giulio Cesare proveniva da una famiglia nobile, caduta in povertà, che sosteneva di discendere dai Iulo, figlio di Enea. Era cresciuto nella Suburra, il quartiere più malfamato di Roma, dove pare sia anche nato nel 100-102 a.C. Durante l’infanzia ebbe come maestro uno schiavo molto colto proveniente dalla Gallia, il quale gli insegnò diverse cose sul suo popolo di origine, notizie, che gli furono molto utili quando intraprese le campagne militari in quella regione. Fu un abile stratega, amato anche dai popoli che andò via via annettendo a Roma, apparve spesso come un difensore e non come un conquistatore. I legionari lo veneravano. Essi infatti lo avevano sempre accanto in ogni momento di pericolo e con loro condivideva la fatica dividendo con loro il bottino di guerra. Cesare era di alta statura, con un colorito mol44


to chiaro, con un corpo ben formato, un viso pieno occhi neri e vivaci, sana e robusta costituzione, anche se negli ultimi tempi gli era capitato di svenire e di spaventarsi durante il sonno. Due volte dorante l’azione fu colto da attacchi di epilessia. Aveva molta cura della sua persona, e teneva tanto al taglio dei capelli e alla fresca rasatura del suo viso, accentando a sai male la calvizie anche perché era oggetto di scherzi e derisioni. A Roma esercitava un grande favore per la sua eloquenza e per la sua abilità. Era un uomo di grande cultura, dato che aveva ricevuto un’istruzione di prima qualità e possedeva una curiosità vorace. Si diceva che i Romani non avevano inclinazione per il gusto personale, Cesare rappresentava un’eccezione anche in questo caso. Era un insaziabile collezionista di mosaici, marmi, gemme perfino durante la sua campagna militare. L’invasione della Britannia era stata attribuita al suo debole per le perle d’acqua dolce. Sebbene Cesare era di nascita illustre, oratore di talento, ufficiale prestante eppure, dinanzi a Cleopatra, che vantava (seppure per invenzione) discendere da Alessandro e che in Egitto non era solo una regina, ma anche una divinità, riteneva che simili meriti non bastassero per essere all’altezza di lei. Tuttavia il caso volle che si incontrassero e i due grandi e potenti si unirono finché la morte non lì separò. Entrambi erano sicuri del proprio talento e altrettanto convinto della propria superiorità. Era la coppia più bella e perfetta del mondo. Insieme avevano tutto, l’uno completava l’altra: erano potenti di ambizioni anche se buona parte del mondo romano e del mondo egiziano non erano d’accordo. Cesare volle attuare il piano di Tolomeo XII Aulete, padre 45


di Cleopatra, il quale voleva che i due figli governassero insieme. L’arrivo di Cleopatra nel palazzo fu una sorpresa per Cesare e ancor più per Tolomeo XIII, che per nessuna ragione avrebbe sospettato di trovare la sorella al cospetto di Cesare e tale fu l’avversione che scoppiò in lacrime e uscì fuori dai cancelli, si strappò il nastro bianco dal capo, lo gettò a terra e tra la folla si lamentò che la sorella lo aveva tradito. Gli uomini di Cesare lo seguirono fuori lo condussero a palazzo e lo misero agli arresti domini ciliari. Intanto per le strade di Alessandria aumentava la violenza suscitata da Potino, l’unico che non accettava Cleopatra regina. Cesare volle placare gli alessandrino scontenti e parlò alla folla da una finestra del palazzo, usando un discorso chiaro e convincente, cosa che non gli fu difficile perché Cesare era un genio riconosciuto, un oratore capace di accendere gli animi degli ascoltatori e portarli dalla sua parte. Cesare affermò che come amico e arbitro, il suo desidero era quello di rappacificare Cleopatra con il fratello che regnassero insieme sotto la tutela romana. Cesare, per farsi ben volere, concesse l’isola di Cipro agli altri due fratelli di Cleopatra, la diciassettenne Arsino e il dodicenne Tolomeo XIV. La cosa fu molto gradita agli Alessandrini, perché Cipro dominava la costa egiziana, riforniva i Tolomei di legname e dava monopolio quasi assoluto sul mare. Lo zio di Cleopatra che aveva governato un decennio prima, per non pagare a Roma tributi pesanti preferì avvelenarsi. Gli averi di Cipro furono portati a Roma e Aulete, padre di Cleopatra non fece niente per impedirlo; ecco perché gli Alessandrini lo avevano cacciato furibondi dall’Egitto. Al discorso di Cesare la folla 46


si calmò, ma non smise di pensare che Cesare, appena possibile avrebbe concesso il potere solo a Cleopatra. Potino precettore di Cleopatra, e che bene la conosceva, non smise di aizzare gli uomini di Achilla, che non vedeva di buon occhio l’ambizione di Cleopatra. Potino organizzò un banchetto, per celebrare la conciliazione, ma in realtà voleva avvelenare Cesare, il quale, venuto a conoscenza comandò ad un soldato di eliminare l’eunuco Potino. Cesare, volendo evitare una guerra civile pericolosa e difficile, e consapevole che le forze si Achilla erano cinque volte maggiore e stavano marciando verso Alessandria, mandò una commissione per la pace, ma Achilla uccise gli ambasciatori prima che potessero trasmettere il loro messaggio. Achilla tentò di assaltare i quartieri di Cesare, il quale comando ai Romani di fortificare il palazzo e di costruire un muro di circa tre metri. Cesare era preoccupato per l’acqua che veniva a mancare e per i cibi che scarseggiavano. Mentre Cesare si occupava delle fortificazioni, Arsinoe, sorella diciassettenne di Cleopatra, incoraggiata da un eunuco, fuggi dal palazzo, si mise la fianco di Achilla, a capo dell’esercito. Cleopatra ritenne più giusto stare vicino a Cesare piuttosto che fidarsi dei nemici di famiglia. Disse bene Euripide: “Un estraneo come amico supera mille consanguinei”45. Cleopatra non si sentiva serena sia dentro sia fuori del palazzo, per il clima che si viveva ad Alessandria e in tutto l’Egitto, anche nelle regioni confinanti e nella stessa Roma. Nessuno vedeva di buon occhio la forte attrazione che i due, Cesare e Cleopatra provarono l’uno per l’altra. Gli Alessandrini ritenevano i Romani dei lupi, mentre i Romani odiavano i 47


grandi sovrani. Tutto ciò che possedevano era frutto di saccheggi. Infatti il loro compito era quello di impadronirsi di ogni cosa. E ciò lo predicava a tutti da alcuni decenni Mitridate46 il grande, re del Ponto, che propose un’alleanza al re dei Parti suo vicino. Mitridate voleva unire tutte le forze che non gradivano l’espansione del domino romano. Secondo lui i Romani stavano portando alla schiavitù alleati e amici. Mitridate non aveva gradito Tolomeo Aulete il quale a forza di grossi tributi pagati a Roma riusciva a tenersi amici i Romani. Ciò non impediva, secondo Mitridate, agli Alessandrini e agli altri che lui finiva sottomesso ai Romani. Infatti negli ultimi decenni i Romani avevano sottomesso gran parte del vasto impero tolemaico e di questo Cleopatra era stata spettatrice: Cirene, Creta, la Siria, Cipro erano conquistati da molto tempo. La presenza di Cesare nel palazzo di Alessandria, era desiderata solo da Cleopatra e lo dimostravano chiaramente le risse, i tumulti e i fischi, le baruffe nelle strade della città e anche i colpi di pietre che arrivavano perfino nel palazzo. Il porto era un luogo dove si svolgevano gli scontri più violenti. Le stesse navi furono un pericolo e lo stesso Cesare, per evitare che le navi cadessero in mano degli Alessandrini, applicò il fuoco alle navi di guerra. Fu in questo frangente che si bruciarono gran parte dei libri della biblioteca. Cleopatra era invidiata anche in famiglia. Prova ne fu che appena il padre Aulete lasciò Alessandria, per raggiungere Roma, Berenice IV, la maggiore delle figlie si impadronì del trono e gli Alessandrini, che non avevano tanta simpatia per Aulete, amico dei Romani, furono felici del fatto che Berenice si prese il trono. Nel 55 48


a.C. Aulete rientrò in Egitto, giustiziò Berenice, confiscò il patrimonio degli alleati di essa e rimise sul trono Cleopatra e il fratello XIII. Aulete morì per cause naturali, aveva sessantacinque anni e ebbe tutto il tempo per preparare la figlia alla successione. Cleopatra seguì i suggerimenti del padre rendendo tributo alle divinità locali. Intanto il trono di Buchis era morto, fu necessario trovare un successore che aveva corpo bianco e muso nero e che in abito da cerimonia risalì il fiume con la flotta reale per oltre 960 km verso Tebe, per essere di guida ad una processione con tutti i sacerdoti e una folla di pellegrini. Cleopatra e Cesare partirono dal lago Mareotide47 a sud della città, dove stava la flotta della regina. Il loro corteo fu tutt’altro che modesto, li seguirono soldati romani e cortigiani, una scorta di 400 navi e una moltitudine di piccole navi piene di tutte le provviste necessarie. La nave sulla quale stavano Cesare e Cleopatra era considerato un palazzo galleggiante che si muoveva lungo giardini di ogni specie di frutta (uva, albicocche, fichi, gelsi ecc…) Tutti a loro passaggio confermava l’abbondanza dell’Egitto e Cesare era affascinato da tanta ricchezza e di trovarsi su quel fiume, il Nilo, al quale venivano attribuiti poteri eccezionali; per esempio, si diceva che le donne egizie avessero gravidanze brevi, e che la percentuale dei parti gemellari fosse molto alta. Cleopatra era orgogliosa di mostrare a Cesare che il suo paese era il più produttivo del Mediterraneo. Cleopatra, per tutto il viaggio, partecipò ai rituali religiosi vestita di lino bianco e diadema, come una divinità vivente, al passaggio della quale la popolazione si 49


inchinava a lei rispondendogli alzando la mano in forma di saluto. Cesare e Cleopatra più che due innamorati avevano l’aspetto di una coppia magica, di due dei. I due offrivano uno spettacolo notevole: il romano dai capelli chiari e dalle spalle larghe, muscoloso, avvolto in un lungo mantello color porpora. Cesare accettò questo viaggio compiacendo Cleopatra in tutto. Secondo Svetonio48 Cesare aveva perduto la testa fino al punto che i soldati avevano minacciato l’ammutinamento. Cesare non riusciva a capire che la sua permanenza in Egitto non sarebbe stata né lodevole, né utile. Egli volle stare accanto alla sua donna che portava in grembo suo figlio, cosa che fino allora non aveva potuto avere, anche se fosse stato con diverse donne. Cesare e Cleopatra trascorsero sul fiume un periodo compreso fra le tre e le nove settimane e poi ritornarono al palazzo di Alessandria, da dove Cesare partì il 10 giugno per l’Armenia, mentre Cleopatra verso la fine di giugno partorì un bambino, divino per due motivi, per le origini di Cleopatra e poi anche perché è figlio di Cesare. A metà del ’47 a.C. Cleopatra si era liberata di tutti gli avversari di corte e di famiglia. Si erano calmati di tumulti e i disordini, tuttavia le restava sempre tanto da fare: sbrigare gli affari di stato, la corrispondenza con i sommi sacerdoti, annunciava decisioni, dettava disposizioni, offriva sacrifici e incensi agli dei. La sua responsabilità era pari a quella di Iside:che esercitava la giustizia, comandava l’esercito, disciplinava l’economia, era magistrato, sommo sacerdote e dea e si occupava degli affari di stato. Negli affari interni Cleopatra era un’amministratrice di notevole bravura. Avendo sotto control50


lo ogni cosa del regno si preparò a partire per Roma con Cesarione49, che aveva un anno, con un’importante scorta. Contemporaneamente Cesare rientrava a Roma dal Nord Africa, dove sconfisse definitivamente quelli che sostenevano Pompeo.

Fig. 5

Cleopatra compì il viaggio su una gola, una nave veloce lunga 37 metri, equipaggiata da 170 rematori. La scorta e i doni seguivano a breve distanza. Cleopatra, giunta a Roma, si stabilì vicino il Gramicolo, in una villa di Cesare, che sebbene godesse di una bella vista sulla città, per la regina ciò era insignificante. Cleopatra a Roma, sebbene era venuta con il suo compagno, aveva una cattiva reputazione. Cesare, stava con la moglie Calpurnia50 nel centro di Roma e lei in una villa di Cesare. Quando Cesare tornò dal Nord Africa cominciò le sue riforme ispirate dalla sua permanenza in Egitto: riformò il calendario, aggiungendo ai dodici mesi di trenta giorni, di 51


cui era fatto il calendario egiziano un periodo di cinque giorni alla fine dell’anno; e adottò la divisione in dodici ore tra notte e giorno, già conosciuta ad Alessandria. Cesare diede inizio a una biblioteca pubblica per dare la possibilità a molti di conoscere le opere latine e greche, bonificò le paludi per trasformarle in un territorio agricolo coltivabile, riprogettò il porto di Ostia in maniera che potesse ospitare grandi flotte, estese la cittadinanza romana a chi esercitava le arti liberali o professione di medico, promosse undici giorni di festa, nei quali molte persone si riunirono a Roma dove non si erano visti banchetti cosi ricchi accompagnati da ottimi vini. Diede un riconoscimento ufficiale al culto di Dionisio51, cosa che non fu accolta bene a Roma. Un mattino le trombe annunciarono che Cesare varcava le porte della città con un cocchio trainato da quattro cavalli,indossava la tunica color porpora e una corona di alloro sul capo. La folla lo accolse con applausi e petali di rose, lo seguivano dietro i soldati con tuniche e loriche, che cantavano inni di vittorie. Nel corteo sfilavano il bottino di guerra e le immagini di Achilla e Potino. Cesare assegnò ad ogni cittadino 400 sesterzi insieme a grano e olio di oliva. Il corteo terminava con una moltitudine di prigionieri, trai quali ve n’era una in particolare in catene d’oro. Si trattava di Arsinoe, la sorella di Cleopatra, che suscitò tanta pietà nella folla romana e molti ebbero le lacrime agli occhi. Arsinoe, ben presto sarebbe stata trasferita a Efeso52 al tempio di Artemide53, mentre Cleopatra sarebbe stata senza compagnia nella bella villa, perché Cesare partì subito dopo per la Spagna, per lottare contro gli ultimo pompeiani. Cleopatra a Roma, si trovava in 52


svantaggio essendo che le donne romane non avevano diritti come le donne egiziane, si trovava alle prese di una nuova lingua, il latino, che riusciva molto difficile a chi parlava greco. Cleopatra a Roma conosceva poche persone, anche se tutti la conoscevano, questo era dovuto al fatto che la sua presenza era poco gradita, poiché ritenuta l’amante di un uomo sposato qual era Cesare, con Calpurnia, la terza moglie. Cesare contemporaneamente ai matrimoni, aveva avuto rapporti con le mogli dei suoi colleghi, con madri e figlie e perfino con la moglie del re di Mauritania. Cesare prima di partire fece il possibile per fare integrare Cleopatra nella vita romana. Fece costruire nel suo Foro un tempio a Venere Genetrice, dea dalla quale Cesare diceva di discendere, e alla quale era molto devoto, perché era stata lei a dargli il forte vigore giovanile. In questo tempio accanto a Venere fece mettere una statua d’oro di Cleopatra, per darle un grande onore. Malgrado tutto Cleopatra non si sentiva soddisfatta di stare a Roma, dove non poteva godere della vita sul mare, e del cielo pulito Alessandrino. Roma era di un solo colore di fronte alla varietà di colori della città di Alessandria dove la musica, flauti, sonagli e tamburini erano ovunque, mentre a Roma mancava l’abilità della danza e la capacità di suonare bene il flauto s’introdussero più tardi senza tanto interesse. Lo stesso Cicerone asseriva che non esiste, in verità, chi si mette a ballare a mente fredda, almeno che non sia impazzito54. Se Cleopatra si trovava a fare una passeggiata, si imbatteva in vie tortuose, senza un corso principale, fra maiali sporchi, e venditori di zuppa, che si trovavano sui marciapie53


di. Per Cleopatra Roma era meno salubre, era una città squallida con un caldo soffocante in estate. Era difficile poter dormire tranquillo a Roma, perché era piena di rumori e pericoli. Roma era considerata rozza, rispetto alla Grecia che restava un faro di cultura, arte ed eleganza. Cleopatra a Roma non si sentiva a proprio agio. Ella ad Alessandria era regina, a Roma invece veniva considerata una cortigiana, padrona di ingenti mezzi, di indipendenza economica e ricca più di qualunque uomo di Roma. La sua stessa ricchezza metteva in discussione la moralità. Veniva considerata una incauta di struggitrice di uomini e di ricchezza. Si disse che Cleopatra indossava le due perle più grandi di tutti i tempi, e proprio le perle a Roma figuravano in cima all‘elenco delle stravaganze. Quando arrivò la primavera Cleopatra si recò in patria per tornare a Roma più avanti nel corso dell’anno. Cesare la rimandò in patria, colmandola di molti onori e splendidi regali, riconobbe Cesarione come figlio e acconsentì che portasse il suo nome. Cesarione ben presto assomiglio al padre nell’aspetto e nell’atteggiamento. Il riconoscimento del figlio fu il motivo del viaggio di Cleopatra a Roma. Per lei il figlio era la carta migliore per vincolare Cesare ad una promessa. Cleopatra ottenne anche da Cesare il riconoscimento formale dell’Egitto come amico di Roma, quello che al padre di Cleopatra era costato la somma di seimila talenti. Da quando Cleopatra era arrivata a Roma, la città viveva in grande turbamento e confusione, di tutto ciò Cleopatra ne era consapevole. La città di Roma era preoccupata di quale futuro le aspettava. La Repubblica, durante la guerra era stata rovesciata, la sua costituzione 54


era stata calpestata, Cesare si dedicò a mettere a posto i diritti e gli ordinamenti tradizionali. Il Senato sembrava perdere la sua importanza tanto che molti credevano che la Repubblica si era trasformata in Monarchia. La presenza di Cleopatra a Roma era poco chiara, che fosse ospite di Cesare non era ritenuta una posizione gradita. La gente riteneva ella superiore, ma sentiva tanto disprezzo per lei. Non era una donna che poteva passare inosservata perché la sua regolarità, cultura e ricchezza la facevano notare. Cleopatra si distingueva nel campo della moda lanciando una nuova acconciatura con fili di tre avvolti sulla nuca. Cleopatra era sempre circondata da intellettuali e diplomatici, sia perché godeva della simpatia di Cesare, sia perché appariva agli occhi piuttosto fine, generosa e piena di carisma. Malgrado tutto non era tanto gradita a Cicerone, il più eloquente e il più aggressivo dei Romani. Cicerone, era un uomo di sessant’anni, ancora di bell’aspetto, che si distingueva per i suoi due stili diversi: adulatorio e ingannevole. Capacissimo di sparlare di un uomo fino alla distruzione,ma di innalzarlo ai cieli poco dopo. Era attratto dal potere e dalla fama. Il fatto che Cleopatra aveva promosso a Cicerone un manoscritto della biblioteca di Alessandria e non mantenne la promessa, suscitò in lui un feroce rancore. Inoltre Cicerone aveva più che un motivo per non sentire rispetto per Cleopatra. Come prima cosa parteggiava più per Pompeo che per Cesare, non giudicava bene il padre di Cleopatra, Aulete, ritenuto da lui un re mediocre. Era Repubblicano intransigente, e poi non sopportava che una donna come Cleopatra possedeva una biblioteca migliore della sua. Invece l’aveva 55


con Cesare, che veniva divinizzato alla maniera di un re, mentre non pensava di affrontare i vari problemi che affliggeva la città. Anzi pensò di conquistare la Partia una nazione situata al confine orientale romano e che si opponeva all’egemonia di Roma. Nella primavera del’44 a.C. Cesare mandò in Partia sedici legioni e un’importante cavalleria, annunciando che sarebbe partito il 18 Marzo, lasciando come sostituto Antonio, che si era creata una cattiva reputazione, mostrandosi inaffidabile e inefficiente. Intanto Cleopatra doveva prepararsi i bagagli per lasciare Roma e tornare in Egitto. Il 13 Marzo del’44 a.C. Cesare raggiunse il Senato per completare i preparativi della sua partenza. Qui fu raggiunto da un gruppo che sfoderando i pugnali,colpirono Cesare con violenza, sia al volto che in altre parti del corpo; Cesare si difese,ma non valse a nulla perché poco dopo cadde a terra. Cleopatra fu colpita dalla notizia, la morte di Cesare rappresentava per lei una catastrofe, aveva perduto il suo difensore e la sua presenza a Roma non era più sicura. Ella cominciò a essere presa come causa dell’assassinio di Cesare, il quale per lui si era trattenuto in Egitto, a lei aveva offerto la sua villa a Roma come soggiorno, cosa non gradita dai Romani. Il 17 Marzo si aprì il testamento di Cesare e si lesse ad alta voce, per fortuna il nome di Cleopatra non fu nominato; Cesare lasciava la villa e i terreni dove aveva abitato Cleopatra al popolo di Roma e nominava erede Gaio Ottaviano, suo nipote diciottenne. Antonio fu nominato tutore di Ottaviano.

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2.2 L’incontro con Antonio Cleopatra aiutata dai sostenitori di Cesare, lasciò Roma in fretta approfittando che la stagione della navigazione era iniziata. Cleopatra era di nuovo incinta, ma per fortuna perdette il bambino durante il ritorno ad Alessandria. Ella tornava sana e salva nella sua terra e al suo popolo che tanto l’amava, dove era riconosciuta come una dea vivente, dove era trattata da vera regina, dove venivano dedicati a lei canti, danze e festeggiamenti e dove nessuno l’accusava di arroganza. Cleopatra trovò il suo paese prospero e in pace, e ritornò nel suo ruolo di regina senza alcuna difficoltà, anzi tornò da Roma più divina che mai. Cleopatra uccise per avvelenamento un altro fratello, Tolomeo XIV e nominò il figlio Cesarione suo correggente, due volte divino perché figlio di genitori divini. Accolse alla sua corte studiosi e pensatori tra i quali Filostrato55 un grande oratore, ma anche un’autorità in magia e in medicina. Ha dovuto lottare contro un’epidemia in Egitto, mentre nelle coste Egizie si svolgeva la guerra civile Romana. Dolabella56, comandante della flotta di Cesare, le chiese aiuto e Cleopatra le inviò le legioni che Cesare aveva lasciato, ma purtroppo la flotta passò dalla parte di Cassio acerrimo nemico di Cesare. Lo stesso Cassio le chiese aiuto, ma Cleopatra, addicendo come scusa carestia e peste, gli rispose che non poteva, ma il comandante militare di Cipro rifiutò l’ordine della regina e affidò a Cassio le navi egiziane. Cassio decise di occupare l’Egitto, ma un ordine di Bruto lo spinse a raggiungere la Grecia. 57


Intanto Antonio e Ottaviano viaggiavano contro Cassio e Cleopatra si sforzò di aiutare quelli che difendevano la morte di Cesare, ma il maltempo danneggiò la sua flotta. Quindi essendosi mostrata poco collaborativa, fu invitato Quinto Dellio57 da parte di Antonio e Ottaviano per chiedere come mai avesse negato gli aiuti. Cleopatra doveva presentarsi ad Antonio, assicurandola che non doveva avere nulla da temere, tanto Marco Antonio era il più soave e amorevole dei comandanti.

Fig. 37

Marco Antonio era fermo a Tasso, capitale della Cilicia, qui aspettava Cleopatra, che lo lasciò attendere non per timore di incontrarlo, infatti le sue capacità la rendeva58


no sicura. Aveva vinto con Cesare quando era inesperta, perché ancora troppo giovane, e ora che era al culmine della sua bellezza si sentiva pronta ad affrontarlo. Così partì decisa a bordo di una galea, con equipaggio al completo. Risalì il fiume dalle acque limpide, sdraiata sotto un baldacchino, accompagnata da bellissime fanciulle. Al passaggio della nave veniva bruciato dell’incenso che mandava per l’aria profumi e odori. La folla si dispose lungo la riva per vedere passare la regina, mando a dire ad Antonio che aspettava che stava arrivando Venere per unirsi al dio Dionisio per il bene dell’Asia. Cleopatra conosceva la reputazione di Antonio, sapeva che era un giovane dissoluto, ingegnoso, temerario e audace. Cleopatra conosceva i gusti di Antonio e si sentiva di poterlo assecondare. Cleopatra volle invitarlo a cena e Antonio subito accettò. Antonio andando a cena da Cleopatra restò affascinato dalle decorazioni di luci che pendevano dai rami degli alberi. Cleopatra lo accolse in dodici sale, dove erano disposti tanti divani con tessuti pregiati, dietro ai quali stavano arazzi color porpora ricamati con fili luccicanti. Quando si chiuse la serata, invitò Antonio e il suo seguito per il giorno dopo e lasciò che portassero via tutto ciò che avevano ammirato. Cleopatra non fu la sola ad accettare l’invito di Antonio, altri re con le rispettive mogli vennero ad onorarlo, e ciascuna donna portò dei doni e offrirono la propria bellezza in regalo, ma nessuna superò il fascino irresistibile e la seduzione di Cleopatra. Ella che non aveva fatto nulla per vendicare la morte di Cesare, aveva cercato di aiutare gli assassini di Cesare e non si scusò, né si mostrò umile, di ciò che aveva fatto per Antonio e Ottaviano,aveva resi59


stito alle minacce di Cassio, e aveva tentato di mettere a disposizione un intera flotta e rifornimenti se non fosse stata impedita dal cattivo tempo che la ostacolò. Accennò alla cattiva salute che le impedì di fare altre cose per aiutare che si batteva per vendicare la morte di Cesare, si mise a disposizione di sovvenzionare le casse vuote di Roma nel caso ce ne fosse stato di bisogno, soprattutto se si fosse intrapreso la guerra, dove sarebbe stata l’unica a poterla finanziare. Antonio volle ricambiare l’invito di Cleopatra, invitandola ad una festa, desideroso di superarla nei preparativi di accoglienza, ma riuscì sconfitto per il suo vitto che fu più scarso e la festa si presentò più rustica che luminosa. Cleopatra notò gli scherzi volgari di Antonio e corrispose adeguandosi con gli stessi modi. Ella durante la festa si mostrò regina ricca, ma anche degna compagna di divertimenti. Cleopatra incontrò Antonio a Tarso, città circondata da montagne e foreste ricche di fiori selvatici, famosa per le sue scuole di filosofia e oratoria, per le sue belle fontane, le terme e una ricca biblioteca tra una città attraversata da un fiume e dai suoi vigneti. Era un centro amministrativo e culturale. I suoi cittadini favorirono Cassio e Dolabella, ma ben presto si sentirono ingannati, quando furono richiesti grossissime somme di denaro e furono costretti a spogliare i templi di tesori e a vendere donne, anziani e bambini come schiavi. L’arrivo di Antonio fu giudicato provvidenziale, perché salvo Tarso e i cittadini dallo sfruttamento a cui vennero sottoposti. Cleopatra restò nella città di Tarso alcune settimane, quando bastarono ad Antonio e Cleopatra per sentirsi l’uno fatto per 60


l’altra e viceversa. La sua attrazione per Antonio fu improvvisa ed elettrizzante. Antonio trovò la conversazione con la regina incantevole per la sua voce deliziosa e subito si innamorò come u adolescente al suo primo amore. Eppure Antonio aveva una grande conoscenza delle donne nella sua vita era stato a contatto con donne forti, che sapevano cosa volevano e ottenevano sempre quello che desideravano. Le donne di Antonio erano capaci e astute. Antonio aveva avuto una madre, pronta a chiedergli di ucciderla quando si trovò in una questione politica contraria a quella del figlio, la moglie Fulvia58, che restando sola a Roma, rappresentò gli interessi del marito, fece parte degli affari pubblici, tenne sotto al suo controllo il Senato e il popolo e radunò otto legioni. Eppure tra Antonio e Cleopatra nacque una relazione amorosa nella quale l’uno e l’altra ritrovarono la loro convenienza e tutto quello che volevano attuare. Cleopatra trovò in Antonio l’uomo che poteva attuare i suoi progetti, il futuro di Cesarione, la sua potenza sull’Egitto e anche sulla stessa Roma. Antonio vide in Cleopatra una creatura meravigliosa, ma soprattutto l’unica donna che poteva finanziare le sue ambizioni militari come per esempio la guerra contro i Parti. Antonio si innamorò di Cleopatra la quale lo fece suo schiavo sino al punto di spingerlo a cederle alcune province Romane. Cleopatra tiene in pugno Antonio che si mostrò pronto a ubbidire ad ogni suo cenno, come se fosse spinto dall’effetto di una droga. Antonio e Cleopatra passarono notti estive sensuali davanti a banchetti colmi di cibi e vini pregiati al suono di una musica calda e ammaliante e sotto luci che rendevano il tutto più seducenti le ore notturne. Ba61


stò una settimana di vita insieme perché i due amanti avessero in mano quello che volevano: Antonio aveva l’elenco delle sue richieste e Cleopatra lo sterminio della sua famiglia con la morte della sorella Arsinoe che non smise mai di cospirare contro Cleopatra, con la morte del comandante della marina di Cipro, che aveva aiutato Cassio contro gli ordini di Cleopatra. Ciò che ella orinava Antonio lo eseguiva, anche senza avere riguardo di ciò che era legale e giusto, trascurando le province che erano nel caos e non dando importanza che i Parti stavano davanti il fiume Eufrate con atteggiamento aggressivo verso la Siria; Antonio invece di interessarsi degli affari politici e di guerra preferì raggiungere Cleopatra in Egitto.

Fig. 19

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Cleopatra quando ricevette Antonio ad Alessandria aveva già ventotto anni, quindi non era più la donna che aveva accecato Cesare per la freschezza degli anni, ma in realtà era una donna più matura con una forte esperienza. Era stata all’estero, aveva avuto esperienza di essere madre, governava sola e indipendente, aveva superato da sola gravi crisi politiche ed economiche; era una divinità che godeva dell’amore del popolo, era una donna molto sicura piena di autorità ed eleganza. Il suo ingegno, la sua magia, la sua seduzione resero Antonio debole ed incapace di occuparsi dei doveri politici delle province che si trovavano con forti problemi da risolvere. Antonio preferì passare l’inverno ad Alessandria, la città che poteva dare la migliore dimora con passatempi, divertimenti attrazioni per un giovane senza pensieri e non per un uomo maturo che aveva tutt’altro a cui pensare. Ad Alessandria Antonio assisteva ed era protagonista di feste costose e Cleopatra stessa si impegnava a rendergli il soggiorno più interessante e piacevole. In questo periodo Antonio visitò i templi di Alessandria, i ginnasi, partecipò ad incontri con eruditi, ma mostro poco interesse alla cultura, al patrimonio scientifico e alle tradizioni egizie, mentre fu interessato a visitare la tomba di Alessandro Magno, cosa che ogni romano non trascurava farlo. Cleopatra aveva giorni e notti impegnate con Antonio con il quale giocava a dadi, beveva, assisteva ai suoi servizi militari, faceva passeggiate notturne e si travestiva lei di ancella e lui da servo per andare in giro inosservati per Alessandria. Le stravaganze di Antonio piacevano agli Alessandrini. Antonio conduceva una vita senza pensieri era pieno di energia 63


ed allegria, amava indossare un abito greco, che la toga romana e metteva le calze bianche come quelle di un sacerdote, diversamente da Cesare che vestiva di porpora, alla maniera romana, non tanto gradita agli Alessandrini. Cleopatra non lo lasciava un istante solo, con le arti seduttive gli fece dimenticare le grandi imprese, le spedizioni facendogli passare giorni di divertimento con lei sulla spiaggia, ma non tralasciava il suo spirito competitivo, e soprattutto i suoi programmi di attuare l’ingrandimento del suo potere e creare un potere per il figlio di Cesare. Roma intanto non vedeva di buon occhio il soggiorno di Antonio ad Alessandria, consideravano Antonio come un ragazzo in vacanza, che aveva voltato le spalle alla Repubblica. A svegliare Antonio furono le notizie che arrivarono ad Alessandria dove veniva richiamato ai suoi doveri. I Parti avevano invaso la Siria e avevano ucciso il governatore romano, Fulvia, la moglie di Antonio aveva attaccato Ottaviano e sconfitta era fuggita in Grecia. Antonio, verso aprile premurò a marciare contro i Parti e Fulvia gli fece sapere di rinunciare all’offensiva contro i Parti e di raggiungerlo in Grecia. Antonio la raggiunse ma non accettò le condizioni di lei che voleva si alleasse con Sesto figlio di Pompeo e insieme liberarsi di Ottaviano, preferì partire senza salutare la moglie, che era al momento ammalata, si diresse con la flotta verso l’Adriatico, mentre la moglie moriva perché molto depressa. Fulvia morì e Antonio si sentì più libero di riconciliarsi con Ottaviano con il quale firmò il trattato di Brindisi in seguito al quale Antonio aveva il compito di combattere i Parti e Ottaviano aveva l’impegno 64


di respingere l’assalto di Sesto Pompeo o venire ad un accordo con lui. Alcuni mesi dopo i tre, Ottaviano, Antonio e Seato Pompeo si riunirono a Miseno, vicino Napoli e firmarono un nuovo patto rafforzato da applausi, abbracci, festeggiamenti anche se sotto si temevano agguati, complotti, insidie. Gli accordi si svolsero amichevolmente, anzi Ottaviano per rendere più forti i rapporti tra lui e Antonio, diede la sorella in sposa. La sorella di Ottaviano si chiamava Ottavia, aveva studiato filosofia, ma non aveva passione per la politica, era intelligente, bella, con magnifici capelli e vedova da qualche mese. Le nozze si festeggiarono a Roma con la concordia di tutti e l’approvazione del Senato. La cosa non piacque a Cleopatra che nutriva un forte odio per Ottaviano, il quale aveva infranto tutti gli obbiettivi che ella voleva raggiungere per il bene di Cesarione. Inoltre era sicura che l’ostilità tra Antonio e Ottaviano non era del tutto finita e la guerra contro i Parti avrebbe a lei il suo Antonio. Le occasioni non mancarono: i Parti invasero la Fenicia, la Palestina e la Siria e saccheggiarono Gerusalemme. Erode59, principe di Giudea, cercò asilo da Cleopatra, che le diede una galea, cosi Erode poté raggiungere Roma dove fu accolto bene da Ottaviano e da Antonio. Intanto Cleopatra diede alla luce due gemelli, figli di Antonio: Alessandro Helios60 e Cleopatra Selene61. Così per mezzo dei suoi figli i due uomini fossero legati a lei per parentela e Cleopatra poteva vantarsi di e avere due figli con Antonio e uno con Cesare. Dopo il trattato di brindisi il mondo mediterraneo godette un periodo di pace. Furono elette statue alla pace. 65


Antonio e Ottaviano furono lodati perché il popolo si sentì liberato dalle guerre civili, dalle violenze dei soldati, dalla fame di chi li aveva tormentato. Nella primavera del ’38 a.C. Ottavia partorì una femmina e non il figlio maschio desiderato intanto i parti continuavano ad avanzarsi verso ovest, con l’intenzione di espandersi sempre più. Antonio inviò un generale fidato contro i Parti, che si fece tanto onore da suscitare la rabbia di Antonio che avrebbe voluto per se l’onore guadagnato dal suo comandante. A Roma scoppiarono nuovi tumulti, perché le casse dei fondi pubblici erano vuote. Una folla circondò Ottaviano nel foro e lo assaltò con lanci di pietre dalle quali lo salvò Antonio. I rapporti tra Antonio e Ottaviano anche se apparentemente amichevoli in realtà erano molto tesi. Ottaviano non mostro una netta collaborazione con Antonio, anche se Antonio era il favorito del popolo, sembrava sempre sentirsi inferiore ad Ottaviano, che le riusciva a volgere a proprio vantaggio tutte le occasioni che si presentarono. Antonio nascose la sua irritazione, ma la sua pazienza era al limite. Invano Ottavia fece di tutto perché i due cognati continuassero ad essere d’accordo, e come affermazione si fece il Trattato di Taranto, con il quale Antonio sarebbe stato riconosciuto dittatore in Oriente. Per Antonio tutto andò secondo i suoi progetti, decise di preparare la campagna contro i Parti. Si fece accompagnare dalla moglie fino in Grecia e poi la rimandò indietro sia perché era di nuovo incinta e poi perché aveva sei figli a cui badare, e quindi non poteva esporsi ai pericoli di una guerra. Intanto Antonio si faceva sempre più convinto che collaborare con Ottaviano era sempre più, si sentiva sempre più control66


lato tra Ottavia e il fratello Ottaviano, e la migliore cosa che poteva riscattarlo da insulti, delusioni e inganni era annientare i Parti ed allontanarsi da Ottaviano. Secondo Plutarco il motivo principale di Antonio fu quell’amore, che sembrava scomparso in quei tre anni ed ora riappariva più vivo che mai62. Il fuoco del desiderio che aveva di Cleopatra covava sotto la cenere e si accresceva sempre più man mano che si avvicinava verso Est. Antonio, giunto in Siria inviò un messaggero a Cleopatra, per informarla che l’aspettava ad Antiochia63 la terza città del mondo mediterraneo. Cleopatra, non perdette tempo a raggiungerlo. Da tre anni e mezzo non vedeva Antonio ed era molto desiderosa di congiungersi a lui. Questa volta non curò di indossare vestiti profumati, di portare pietre preziose e tappeti di rose perché aveva con se qualcosa di meglio: i due figli di Antonio, che per la prima volta incontrarono il padre. Antonio e Cleopatra furono contenti di quella riunione di famiglia. Gli obbiettivi di Antonio tra i quali quello di sottomettere la Parta, non erano più sogni, ma solide realtà. Le esigenze concrete di Antonio combaciarono perfettamente con le ambizioni imperiali di Cleopatra. Antonio aveva bisogno di Cleopatra, che teneva la possibilità di poterle mettere a disposizione oro, ricchezze, navi, uomini e armi. Intanto Cleopatra era felice sia perché Antonio riconobbe la paternità dei gemelli sia perché ebbe in dono diversi territori e le riconobbe l’autorità sull’isola di Cipro. A questi doni aggiunse la boscosa Celisiria (l’odierno Libano), Cirene (oggi la Libia), la Cilicia e tutte le città della Fenicia. Antonio affidò questi territori a Cleopatra perché la riteneva affida67


bile, piena di risorse e molto competente. L’Egitto si era cosi ampliato e Antonio e Cleopatra ritornarono a stare insieme, riprendendo l’idillio che avevano interrotto a Tarso. Cleopatra volle accompagnarlo fino alla periferia dell’impero romano, un viaggio per lei scomodo perché era di nuovo incinta, poi la salutò per tornarsene indietro, mentre Antonio marciò con il suo forte esercito per dare inizio alla tanto desiderata guerra contro i Parti. Cleopatra, dopo aver lasciato Antonio, per tornare ad Alessandria scelse la via più lunga, spinta dal desiderio di vedere i nuovi possedimenti, essa trovò una buona accoglienza in alcune terre, mentre in altre trovò molta ostilità. Volle passare da Gerusalemme, città nota per il commercio ma anche ricca di opere d’arte. Cleopatra soggiornò a Gerusalemme governata da Erode, che non gradì tanto la sua visita perché pensava che Cleopatra mirasse alle sue ricchezze. Ciò nonostante Erode rispettò l’impegno con Cleopatra, convinto che inimicarsela non sarebbe stato un vantaggio. Organizzò per lei dei banchetti, essendo che la riteneva una vicina avida e intrigante. Il consiglio di Stato lo dissuase ricordandogli che Cleopatra non era una donna comune ma era una donna speciale, che Erode non poteva permettersi di offenderla. Così Erode fu costretto a trattarla con rispetto e cortesia fino a Pelusio. All’inizio dell’autunno Cleopatra mise alla luce il quarto figlio e lo chiamò Tolomeo Filadelfo, volendo ricordare il tempo quando la sua famiglia aveva governato un impero grande come quello suo, la dea, la più giovane colei che ama il padre e colei che ama la patria. Erode credeva di essersi liberato di Cleopatra, ma anche da lontano continuo a infastidire, 68


intromettendosi negli affari familiari. Infatti Erode e la suocera di Alessandro non andavano tanto d’accordo sia per la religione diversa, sia per nobiltà di famiglia, essendo che Erode non era un aristocratico e neppure un ebreo, era scarso di cultura e appariva rozzo al cospetto della suocera, della moglie e della stessa Cleopatra. Per aver scelto come sommo sacerdote un modesto funzionario invece del fratello di Marianne, la suocera, che era diventata amica di Cleopatra durante il suo soggiorno nella Giudea, lo accusò alla regina d’Egitto che prese le sue difese informando Antonio, il quale essendo legato ad Erode di una grande amicizia, non prese con interesse l’accusa, anche perché al momento aveva altro per la testa. Erode per evitare che la cosa si volgesse a suo danno accettò la nomina di Aristobulo fratello di Marianne come sommo sacerdote. La situazione cosi sembrava essersi calmata ma non del tutto, perché Erode non tollerava che il cognato presiedeva alle festività, la suocera era troppo legata alla nemica Cleopatra e la moglie lo odiava perciò escogitò con un invito al cognato di raggiungerlo a Gerico per una nuotata e qui Aristobulo morì annegato. Subito la suocera di Erode si rivolse a Cleopatra e questa informò Antonio, che quando ritornò dalla Partia chiamo Erode per chiarire come stavano le cose. All’incontro Erode arrivò da Antonio con molti doni e le dovute spiegazioni , per cui Antonio non si sentì di togliergli quel potere che gli aveva dato. Quindi continuò l’amicizia tra i due e ammonì Cleopatra di non occuparsi degli affari di Erode. Al ritorno in Giudea Erode mandò a morte il cognato marito della sorella Salomè con l’accusa di avere avuto una relazione 69


con sua moglie in sua assenza. In seguito Marianne venne accusata di aver mandato in segreto ad Antonio una fotografia, così Erode mandò a morte anch’essa. Erode, per la perdita della moglie cadde in uno stato di forte depressione ma poco dopo partì per una gita di caccia e quando torno mandò a morte Alessandra la suocera perché aveva ideato nuovi complotti contro di lui. Antonio per quasi tutto l’anno 36 a.C. si impegnò nella guerra contro la Partia e dapprima sembrò che tutto andasse molto bene tanto che a Roma si tennero i festeggiamenti per le conquiste di Antonio e si fecero sacrifici in suo onore. Verso la fine dell’anno Cleopatra inaspettatamente ricevette un messaggio da parte di Antonio che la informava di raggiungerlo in un piccolo villaggio a sud dell’odierna Beirut implorandola di portare una grossa quantità di oro, provviste e indumenti per i suoi soldati. Cleopatra che aveva partorito da poco, doveva raccogliere quanto le si chiedeva, preparare la flotta, ma per i violenti temporali e venti forti ritardò a raggiungerlo, mentre Antonio stava in forte attesa sentendosi nervoso tanto che non riusciva a completare un pasto. Cleopatra, anche se con ritardo arrivò con indumenti e provviste. Antonio non poteva non essere demoralizzato pensando che la campagna contro i Parti era finita con una disastrosa ritirata, dopo aver perduto circa 24.000 uomini. I soldati di Antonio durante la ritirata si ridussero stanchi, affamati, e assetati. Ma quello che più tormentava Antonio era la voglia di passare l’inverno con lei. Cleopatra al suo arrivo trovò Antonio scoraggiato e depresso pertanto restò con lui diverse settimane durante le quali gli parlò di Erode, ma come risposta ebbe di 70


non immischiarsi degli affari di Erode. Contemporaneamente Antonio giunse la notizia che dopo la sua ritirata che il re di Media aveva litigato con il re dei Parti e aveva deciso di parteggiare con i Romani, Antonio, rianimato da questa notizia pensò ad una nuova spedizione contro i Parti. Cleopatra non fu la sola a venire in aiuto ad Antonio ma anche Ottavia, la moglie avendo chiesto il permesso al fratello Ottaviano, si sentì autorizzato a soccorrere il marito. Ottaviano come al solito, sfruttò il viaggio di Ottavia per fare un imboscata ad Antonio. Ottavia si affrettò a raggiungere Atene, pronta ad aiutare il marito, che si trovò ad un bivio molto difficile: accettare l’aiuto di Ottavia e rifiutare quello di Cleopatra o viceversa. Poiché Antonio stava con Cleopatra, tenne lontano Ottavia, dicendogli che lui stava partendo dalla Patria. Ciò nonostante Ottavia fece sapere che aveva con sé le guardie pretoriane bene equipaggiate, moltissimi indumenti, bestie da soma, denaro e doni per lui e i suoi ufficiali. Cleopatra aveva saputo che Ottavia era bella, ma anche una rivale pericolosa e allora decise di adoperare una tattica nuova. Si finse disperatamente innamorata, distrutta d’amore simulò svenimenti e tristezza, scoppiava in lacrime e mostrava che non poteva vivere senza di lui. Gli stessi amici di Antonio lo rimproverarono che non poteva lasciare una donna come Cleopatra che era pronta a rinunciare a tutto, che lontana da lui sarebbe morta di dolore, che aveva trascurato un grande regno, le sue responsabilità per seguirlo nelle campagne militari. Antonio rifiutò l’aiuto di Ottavia, che tornò a Roma umiliata, ma non al punto di lasciare la casa del marito, quando il fratello le ordinò di farlo. 71


Per Cleopatra perdere Antonio significava perdere tutto e da allora i due amanti furono sempre insieme per effetto dell’amore e del fascino irresistibile di Cleopatra, ma per Plutarco, per l’influsso delle droghe o di una stregoneria64. In conclusione Antonio restò per tutto l’inverno insieme a Cleopatra godendo di una relazione amorosa importata su un passato intimo, una famiglia in comune, un letto condiviso e una sola visione futura. Cleopatra, facendo credere ad Antonio di essere malata, distrasse Antonio dalla guerra contro i Parti. Così mentre egli si cullava nell’ozio tra le braccia della sua amante, Ottaviano accumulava successi, sia sottomettendo Sesto Pompeo, sia corrompendo le truffe di Lepido, cosi Antonio e Ottaviano rimasero soli a contendersi. A Marco Antonio serviva una vittoria in oriente per assicurarsi il mantello di Cesare, mentre Cleopatra intanto non si sentiva di assecondare gli obbiettivi di Antonio, perché preferiva tenersi stretto Antonio piuttosto che farlo partire per Roma dove l’amore per Ottavia poteva allontanarlo da lei. Ma Antonio aveva bisogno di una vittoria e volendo vendicarsi del re dell’Armenia Artavasde, mandò Dellio, per chiedere se era disposto a promettere sua figlia ad Alessandro Helios, ma Artavasde trovò la proposta non interessante e così Antonio in primavera invase l’Armenia e tornò ad Alessandria portando il tesoro recuperato, ma anche il re, sua moglie e i figli. Cleopatra preparò una ricca cerimonia, durante la quale Antonio offrì a Cleopatra vestita, in abito cerimoniale e seduta su un maestoso trono d’oro, le ricche spoglie della campagna militare, il tesoro reale e il re d’Armenia con la famiglia. Il re Artavasde, quando arrivò al 72


cospetto della regina si rifiutò di inginocchiarsi, e ciò fu una forte umiliazione per Cleopatra. 2.3 L’incoronazione di una coppia perfetta Diversi giorno dopo gli Alessandrini assistettero a una cerimonia su una piattaforma argentata con due troni di cui Marco Antonio ne occupava uno e, chiamando Cleopatra “Nuova Iside”, Antonio la invitò a occupare l’altro trono. Cleopatra, in occasione dell’evento, era addobbata come una dea e Antonio indossava vesti che evocavano il dio Dionisio, con stivali alla greca e toga ricamata in oro. Ai piedi della coppia erano situati quattro troni per i figli. Dopo la cerimonia Antonio, rivolgendosi alla folla, ordinò che Cleopatra venisse riconosciuta come Regina dei re, e che Cesarione fosse re degli dei a nome di Giulio Cesare. Continuò assegnando grandi territori ai figli avuti con Cleopatra, poi divise l’Oriente a Cleopatra e ai figli, includendo terre non ancora in possesso, in modo tale da governare su domini che si estendevano su una buona parte dell’Asia, con frontiere al sicuro perché protette dalle legioni romane. Cleopatra aveva un territorio più vasto di quello che avevano avuto i Tolomei da secoli. Cleopatra che alla cerimonia e ai banchetti partecipò non solo come sovrana, ma anche come divinità con accanto Cesarione, figlio di Cesare, da un lato e Antonio dionisiaco dall’altro, richiamando alla mente degli ebrei la profezie di un salvatore orientale, che avrebbe trion73


fato su Roma, per un futuro migliore per il mondo. Gli ebrei videro nel regno di Cleopatra l’Età dell’Oro e la venuta del Messia65. Dello stesso parere non fu Ottaviano, che giudicava la cerimonia di Alessandria un insulto a Roma, non essendo stata altro che una baldoria a base di alcolici. Antonio considerò le sue donazioni un atto ufficiale, e inviò a Roma i rapporti in maniera che il Senato li rettificasse. I Romani pensavano che i titoli dati a Cleopatra erano un insulto, non solo per Roma, ma anche per gli altri sovrani. Antonio non poteva dare territori come la Partia, non ancora conquistata, e nemmeno poteva nominare reggente di un territorio un bambino che aveva ancora due anni. Inoltre i rapporti che Antonio aveva con Cleopatra non erano accettati e il fatto che una donna straniera come lei, non moglie di Antonio, apparisse nelle monete romane, era come se Antonio avesse assegnato alla sua amante terre romane. Ottaviano giudicò il fatto come un gesto senza significato, se non come un’esagerazione da parte di due persone pazze e avide di potere. In realtà Cleopatra aveva ottenuto tutto quello che voleva grazie alla famiglia mista. Aveva un uomo, precisamente un romano, pronto a farla contenta, Antonio; aveva delle legioni romane alla sicurezza dell’Egitto; aveva ingrandito il suo impero. Grazie alle donazioni aveva aumentata la sua popolarità, la sua flotta era raddoppiata, le casse delle entrate erano piene. Inoltre Antonio, non penso più di tornare a Roma, ma decise di passare il terzo inverno ad Alessandria, dove le feste non finivano mai. Cleopatra fece definire il Caesareum,costruito 74


sul modello del Foro Romano. Il Caesareum era stato costruito unendo lo stile greco con quello egizio, adoperando oro e argento in grande quantità, ricco di porticati, di sale, corridoi, biblioteche e gallerie. Cleopatra accettò nella famiglia il figlio maggiore che Antonio aveva avuto da Fulvia, e si premurò di farlo educare insieme ai propri figli, affidando loro a maestri noti ben preparati. Inoltre Antonio era molto amato dagli Alessandrini, i quali scrivevano sulla pietra frasi come questa: Antonio non è un vivente inimitabile, ma è un amante inimitabile66.

Fig. 29

Antonio e Cleopatra vivevano in perfetta armonia, condividendo un amore unico e idilliaco. Anche dal punto di vista governativo la loro unione si completava. Si dividevano i compiti pubblici e privati. A metà dell’anno ’33 Antonio marciò sull’Armenia e 75


concordò una pace con il re, il quale promise che i Medi sarebbero stati alleati con i Romani contro i Parti. In occasione Antonio portò con se la figlia del re, Iotope, promessa sposa di Alessandro Helios. Antonio sentiva di avere tutto in regola nei riguardi di Roma, tanto più che le sue donazioni non riguardavano Roma, e poi i suoi rapporti con Ottaviano erano molto buoni, infatti i due avevano contatti stretti e pieni di cordialità e poi erano uniti nel triunvirato fino alla fine dell’anno ’33 a.C. Inoltre restavano solo loro due nella scena politica, infatti Sesto Pompeo, sconfitto da Ottaviano, fu giustiziato e Lepido ormai avendo lasciato le legioni, che erano passate ad Ottaviano, si era allontanato dalla vita pubblica. Le cose non stavano come la pensava Antonio, e questo venne alla luce, quando all’inizio dell’anno Antonio inveì contro il Senato. Dal quel momento scaturì fuori tutto quel malcontento che i due tenevano per se da anni e all’improvviso inveirono senza alcuna paura. Si avvicinava la fine del triumvirato Antonio e Cleopatra partirono per Efeso, ricco centro finanziario con strade strette e ombrose, da un lato aveva aspre montagne e dall’altro lato si affacciava sul mare. Gli abitanti di Efeso amavano Antonio, per questo egli aveva offerto splendidi sacrifici e aveva perdonato con molta generosità la popolazione martoriata da coloro che avevano assassinato Cesare. Il popolo lo accolse come Dionisio, con applausi e musiche. Efeso godeva di una posizione strategica ed era il luogo più adatto per farvi una base militare. Antonio si premurò di accogliere una flotta, chiamando 76


tutti i re degli Stati clienti. La più interessata fu Cleopatra, che procurò duecento navi da guerra e tutti i rifornimenti necessari per affrontarla. Il Triumvirato giunse al giorno di scadenza e i due triunviri non si rappacificarono più perché nutrivano un odio l’uno per l’altro fino al punto di scatenare una guerra civile. Ottaviano minacciò un console che elogiava Antonio e promise di portare in Senato prove contro Antonio, il quale ormai era una minaccia per Roma. La cosa spaventò i simpatizzanti di Antonio, che per paura lasciarono Roma e raggiunsero Antonio per avvisarlo. Gli alleati di Antonio lo consigliarono di non mettersi contro Ottaviano e che rischiava molto alleandosi con Cleopatra. Così Antonio si convinse e pregò Cleopatra di fare vela per l’Egitto, ma ella rifiutò in qualità di finanziatrice della guerra. Cleopatra con l’aiuto di Camidio, valido generale di Antonio, riuscì a convincere Antonio rimanere al suo fianco. Infatti nessun re poteva superarlo, dato che per molto tempo aveva diretto un regno tanto grande. Così Antonio si convinse a salpare con Cleopatra per raggiungere l’isola di Samo, considerata trampolino per la Grecia, dove si pensava potesse avvenire lo scontro tra Ottaviano e Antonio. Samo, era anche il luogo ideale per organizzare feste e banchetti di ogni genere; e ben presto si riempì di suonatori, flautisti, acrobati, attori e danzatori. A maggio Antonio e Cleopatra visitarono Atene dove continuarono i divertimenti nei teatri e nel grande stadio. Anche se i divertimenti distraevano Antonio, non era lo stesso per Cleopatra, perché questi stessi luoghi le ricordavano i momenti d’intimità tra Antonio e Ottavia. 77


Così, presa da una forte gelosia per le manifestazioni di affetto che la città di Atene aveva fatto per Ottavia, volle conquistarsi la città facendo doni, che gli Ateniesi ricambiarono dandole tanti privilegi, creando statue a sua immagine, che collocarono sull’Acropoli. Antonio volle fare a Cleopatra un dono particolare, le offrì la biblioteca di Pergamo67. Con questo particolare dono volle offrire al suo amore un regalo di nozze ma, allo stesso tempo, voleva porre rimedio al danno che Cesare aveva fatto alla biblioteca di Alessandria durante la guerra alessandrina. Durante il soggiorno ad Atene Antonio visse solo per lei, la quale sempre più schiava della passione, arrivò al punto di inviargli biglietti d’amore mentre Antonio lavorava al tribunale per presiedere un caso giudiziario. Si dice che un giorno Cleopatra passava in portantina e Antonio, appena la vide, lasciò il processo per mettersi accanto alla lettiga e accompagnarla68. Ma un gesto del genere non era ammesso, poiché era considerato ignobile comportarsi in tale modo. Si racconta che Antonio, durante i banchetti, davanti agli ospiti si alzava per fare un massaggio ai piedi di Cleopatra, gesto considerato offensivo, perché Antonio in quel momento si comportava come un servo. Sulla relazione di Antonio e Cleopatra correvano a Roma tante dicerie, ma nessuna era così grave da causare una rottura tra i due ex- triumviri. L’occasione non tardò a venire: Antonio in maggio divorziò da Ottavia e le ordinò di lasciare la loro casa. Ottaviano apprese la notizia felice, mentre Ottavia ne fu distrutta, ma si premurò al più presto di lasciare la casa, portando con sé i figli suoi e anche il figlio che Antonio 78


aveva avuto con Fulvia. Intanto i malumori verso Cleopatra aumentavano, poiché molti la ritenevano un peso e altri consideravano inopportuna la sua presenza in un accampamento militare, causa di distrazione di Antonio. Antonio doveva tornare in Italia e doveva prendere le sue difese, per evitare che fosse ritenuto un nemico pubblico, ne servitore di una straniera. In conclusione Geminio fece capire che la migliore cosa per Antonio era di rimandare Cleopatra in Egitto. Pochi giorni dopo Geminio per paura delle minacce di Cleopatra si affrettò a lasciare Atene per tornare a Roma. La stessa cosa la fece Planco, cortigiano e consigliere di Antonio, tornò a Roma per riferire ad Ottaviano della sconcertante passione dei due innamorati e per portare informazioni riguardante il testamento di Antonio. Ottaviano si impadronì di quel testamento e sostenne di aver trovato notizie così scandalose da volerle leggere ad alta voce in Senato. Molti non gradirono il gesto di Ottaviano, di aprire prima della morte di Antonio il testamento, ma cambiarono subito opinione quando sentirono le parole di Antonio, che dicevano chiare le sue intensioni:una volta morto, il suo corpo sarebbe stato fatto passare in gran pompa attraverso il Foro per poi spedirlo ad Alessandria e a Cleopatra. Queste ultime parole furono un grosso affronto per i Romani, che ebbero chiaro che Antonio era sotto l’influsso di qualche potente narcotico, stregato da una donna maledetta, che lo rendeva tenero e rammollito. Cleopatra era dispotica e Antonio era il suo servo, caduto nella sua rete non curandosi più dell’onore, cedendo la sua autorità fino ad essere disarmato dalle sue doti ammalianti. Ottaviano, ricordando che 79


Antonio sosteneva di avere origini da Ercole,rese palese per tre anni fu schiavo della regina asiatica Onfale, si era ridotto disarmato e umiliato perché Onfale gli aveva tolto la clave e la pelle di leone. Ottaviano aggiunse che Cleopatra aveva chiesto ad Antonio come prezzo per il suo amore l’Impero Romano e Antonio la accontentò. Per tutti ormai Cleopatra era una donna che ammaliava e affascinava, non solo Antonio, ma anche tutte le persone importanti che lo circondavano, sperando di avere la stessa Roma ai suoi piedi. Cosa poteva desiderare di più? Aveva la biblioteca di Pergamo, i giardini di balsamo di Erode e si diceva che Antonio saccheggiava le opere d’arte più belle dei templi dell’Asia per darle in dono a Cleopatra. Possedeva anche i famosi colossi di Eracle, Minerva e Giove, che stavano a Samo. La notizia che Cleopatra volesse assoggettare Roma non balenò mai nella sua mente, la quale mai aveva attaccato ma bensì si era ritenuta una difendente, anche se aveva mantenuto dei privilegi, e aveva aiutato Roma quando era stata in difficoltà, facendo l’impossibile per sostenere la superiore grandezza di Roma. Ottaviano non chiamò Cleopatra per scusarsi delle offese arrecate, non usò diplomatici per informarla di qualcosa non gradita da lui, ma indossando il mantello dell’esercito raggiunse il luogo del nemico e scagliò personalmente una lancia sporca del sangue di maiale. Roma non aveva accuse ufficiali contro Cleopatra per dichiararle guerra, proprio contro di lei che non aveva avuto mai motivi ostili a Roma. Antonio non si aspettava un comportamento siffatto da parte di Ottaviano, il quale dava a dimostrare che anche se Antonio avesse 80


abbandonato Cleopatra, avrebbe lo stesso combattuto contro di lui, che era l’esperto comandante amato dai più potenti reggenti dell’Asia. Ottaviano, falsamente, si dichiarava dispiaciuto per il fatto che Antonio si fosse trasformato in un traditore di Roma. La situazione lo affliggeva, aveva provato tanto affetto per lui, al quale aveva affidato una parte del comando e aveva dato in sposa la sorella tanto amata. Non aveva dichiarato guerra neppure quando Antonio aveva tradito e lasciato sua sorella. Ottaviano era sicuro che Antonio sarebbe rimasto fedele a Cleopatra e quindi in una guerra si sarebbe schierato in difesa di una donna egiziana straniera. Antonio e Cleopatra non sapevano darsi pace e non sapevano spiegarsi come mai Ottaviano si stava comportando in modo tanto scellerato. Nel 31’ Agrippa, ottimo ammiraglio di Ottaviano, occupò la base meridionale che serviva come linea di riferimento di Antonio. Poco dopo Ottaviano vi trasferì 800.000 uomini dalla costa adriatica attraverso il mar Ionio. Antonio si spostò verso nord poiché la sua fanteria non era schierata e fu colto di sorpresa. Ottaviano sfidò il nemico in battaglia e Antonio, con un finto attacco, lo costrinse a ritirarsi. Antonio e Cleopatra si accorsero che Azio era un porto più adatto a una battaglia che a un accampamento. Passarono lì delle settimane, tra tentati scontri e indecisioni. Ottaviano riusciva ad attirare Antonio in una battaglia di mare, mentre Antonio non riusciva ad attirare Ottaviano in una battaglia di terra. I due eserciti si lanciavano sguardi aggressivi attraverso l’angusto stretto. L’accampamento di Antonio era davvero uno spettacolo a colori poiché Medi, Traci, Macedoni 81


vestivano abiti ornati con molti colori e possedevano arnesi di guerra molto diversi tra loro. Cleopatra non solo affrontava le spese della guerra ma era anche capace di comunicare con soldati di vari paesi che parlavano lingue diverse. Antonio e Cleopatra non accettarono di buon grado Erode che arrivò portando denaro, esercito ben preparato, equipaggiamenti e molto grano, dando un consiglio che non fu tanto accettato, e cioè che la soluzione migliore fosse che Antonio uccidesse Cleopatra così avrebbe posto fine ai suoi guai. Erode fu mandato a combattere Malco, re dei Nabatei il quale non era un buon pagatore dei tributi che doveva pagare a favore di Cleopatra. In Grecia intanto la situazione non era delle migliori, le condizioni non tanto stabili e l’aumento della temperatura peggiorò le cose, poi la presenza di Cleopatra non era tanto gradita, pare che gli ufficiali di Antonio si vergognassero di essere trattati alla pari di una donna, mentre gli amici più stretti di Antonio non accettavano una donna cosi autoritaria. Inoltre Cleopatra non riuscì ad accattivarsi l’amicizia di Gneo Domizio Enobarbo69, forte sostenitore di Antonio. Cleopatra tentò di comprarlo, ma capì che era un tentativo inutile. Enobarbo fece capire che Cleopatra era soltanto un peso. Prima dello scontro Enobarbo era emico di Antonio, poi riuscì a occupare ogni alta carica nell’esercito di Antonio. Per egli aveva combattuto contro i Parti e li aveva dimostrato lealtà e doti di comandante. Ma inaspettatamente Antonio vide Enobabarbo prendere una barca per passare dalla parte di Ottaviano, e Antonio, pur essendo colpito, decise lo stesso di mandare bagagli, amici e servitori al 82


suo ex amico e collega. Cleopatra non accettò questo gesto. Mentre Antonio sentiva dire a tutti che Cleopatra doveva essere mandata via, lui non ascoltava nessuno. Cleopatra non era disposta a lasciare il campo per tanti motivi: uno perché Ottaviano aveva dichiarato guerra solo a lei e poi perché aveva paura che Antonio si rappacificasse con Ottaviano e ciò sarebbe stato il crollo dei suoi sogni. Tutti l’avevano con lei che era diventata vendicativa, autoritaria e non prendeva comandi da nessuno. Intanto il blocco navale di Ottaviano cingeva d’assedio il golfo, il luogo era infestato da zanzare, l’aria era irrespirabile e il morale di tutti era molto provato. Antonio voleva intrappolare Ottaviano nel golfo di Ambracia, ma non riuscì a sfruttare momenti vantaggiosi. Intanto molti cominciarono a scappare dal campo di Antonio, schiavi e re abbandonarono il loro posto. Antonio, per fermare questo disertare, punì due servitori, torturandoli e giustiziandoli, ma ne fu così tanto scoraggiato che decise di fare una passeggiata da solo lungo le fortificazioni, rischiando di cadere nelle mani degli uomini di Ottaviano. Antonio non aveva più fiducia per nessuno, arrivò perfino a dubitare che Cleopatra lo volesse avvelenarlo. La situazione era precipitata, anche Canidio litigò con Cleopatra, la quale voleva attaccare Ottaviano per mare, mentre Canidio preferiva scontrarsi via terra, dove i Romani erano più preparati. Cleopatra, non potendo trasportare per terra il tesoro che aveva nelle navi, insisteva nel preferire un attacco navale. Un altro veterano, facendo mostra delle tante ferite avute si rivolse ad Antonio e lo pregò di lasciar combattere i Fenici e gli 83


Egizi sul mare, mentre si doveva affidare ai Romani sulla quale erano abituati a vincere o a morire in piedi, Antonio gli rivolse uno sguardo gentile, ma non gli rispose. Intanto alla fine di Agosto Antonio diede fuoco a quasi ottanta navi perché aveva paura che potessero cadere nelle mani di Ottaviano. Una tempesta spense il fuoco, solo quando delle navi rimasero scheletri deformati. Giunta la notte gli ufficiali di Cleopatra si trasportavano sull’Antonia il tesoro e una quantità di vasellame. All’alba si erano imbarcati 20.000 soldati in spazi molto stretti. Il cielo era limpido, il mare molto calmo quando le squadriglie di Antonio si spostarono all’entrata del golfo, disponendosi a forma di mezza luna. Cleopatra e le sue sessanta navi non facevano parte della battaglia, ma dovevano occuparsi di fermare i disertori, e se era necessario, per la difesa. Le navi di Antonio e quelle di Ottaviano stavano faccia a faccia, pronti all’attacco. Verso le tre, in seguito a vari spostamenti, la flotta di Ottaviano si spostò lasciando il centro libero, del quale approfittò Cleopatra per farsi strada in mezzo alla battaglia sfidando lanci di sassi e suscitando confusione, riuscì a fuggire verso sud con la sua maestosa nave dalle gonfie vele color porpora. Antonio, vista la massa di Cleopatra, la segui poco, lasciando la sua nave e trasferendosi su una galea veloce, seguito da quaranta navi della sua squadriglia. Cosi Antonio e Cleopatra avevano lasciato il punto della battaglia, mentre Ottaviano restava molto confuso. Ma poco dopo ordinò di inseguire Antonio e Cleopatra in fuga. Antonio e Cleopatra, una volta in alto mare, si riunirono 84


a bordo dell’Antonia, ma Antonio restò lontano dalla regina, senza volerle parlare, perché si sentiva preso dalla vergogna. Ottaviano inseguì Antonio con due galee, ma Antonio essendosene accorto tornò indietro e lo affrontò faccia afaccia fino a respingerlo. Antonio tornò di nuovo a capo chino e trascorse tre giorni da solo, poichè non si dava pace al pensiero di aver lasciato soli i suoi soldati, che gli erano rimasti fedeli mentre ufficiali, senatori,e re lo avevano lasciato da solo. La battaglia di Azio aveva avuto un esito incerto, non aveva avuto né vincitori né vinti. Intanto Cleopatra si fermò per procurare acqua e provviste, e qui due servitrici, Ira e Carmione fecero riconciliare Antonio e Cleopatra che ritornarono a parlarsi, a mangiare insieme e anche a dormire insieme. Qui furono raggiunti da diverse navi che si premuravano a dare loro notizie sulla battaglia di Azio, nella quale la flotta di Antonio aveva resistito, ma infine era stata sconfitta. Antonio volle fare dei regali ai suoi uomini, ma questi rifiutavano, accettando solo l’affetto del loro comandante. Poi prosegui il viaggio con Cleopatra fino alla costa dell’Egitto, e qui i due si separarono, Cleopatra raggiunse Alessandria e Antonio si diresse nella Siria. Cleopatra ad Azio aveva perduto la flotta e parte del suo tesoro. Malgrado ciò rientrò ad Alessandria con le navi inghirlandata di cornici di fiori e un coro che intonava cori vittoriosi. In realtà le diciannove legioni di Antonio e i dodicimila cavalieri si erano arresi ad Ottaviano che cominciava a capire a Azio era riuscito vittorioso.

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2.4 La regina rientra in Patria

Cleopatra, rientrando ad Alessandria, aveva paura che qualcuno la potesse accusare di aver consegnato l’Egitto ad Ottaviano. Inoltre non volevano leggere negli occhi di chi l’aveva continuamente disapprovata, la gioia della sua sconfitta e non desiderava che potesse essere sostituita sul trono. Allora la prima cosa che fece fu fare una grande carneficina dei suoi nemici locali, confiscò grosse somme e mise le mani sul denaro ovunque potesse recuperarlo, ma anche si impadronì delle ricchezze dei tempi. Sapeva benissimo che aveva bisogno di capitali enormi per potere corrompere il vincitore di Azio, cioè Ottaviano che prima o poi si sarebbe presentato da lei. Inoltre fece mozzare la testa ad Artavasde, per mandarla a suo rivale della Media. Cleopatra, per trovare aiuto, si rivolse all’Oriente dove aveva avuto contatti di commercio e aveva alleati fedeli. Quando Antonio rientrò ad Alessandria trovò Cleopatra indaffarata a togliere le sue navi dal Mediterraneo e trasferirle nel Mar Rosso. Cleopatra mirava a costruirsi una nuova dimora con il suo denaro, lontano dal pericolo e dalla guerra. Il progetto poteva essere realizzato perché in quel paese Cleopatra aveva fatto trasportare grossi blocchi di pietra per diversi chilometri. C’era pero un ostacolo, sul lato opposto del Mediterraneo dal golfo di Suez, dove dimorava la tribù dei Nabatei, noti commercianti, nemici di Cleopatra, che appena videro le navi egizie le diedero fuoco. Grandi soddisfazioni avevano provato il re di 86


Giudea, Erode, alla sconfitta di Cleopatra e si premurò a passare dalla parte di Ottaviano che lo accettò come alleato e gli consegnò rinforzi romani. Cleopatra pensava di sfruttare le tribù native della Spagna e fondare un nuovo regno, cosa che aveva fatto un proconsole romano, chiamato Quinto Sertorio70, provocando una rivolta e creando un nuovo Stato Romano indipendente. Cleopatra voleva far fallire i suoi piani, ma non si rassegnava a perdere tutto. Pensava di potere attuare i suoi progetti nella Spagna e nell’India e intanto sperimentava veleni letali, desiderosa di trovare quella tossica che uccidesse in maniera più rapida e meno dolorosa. In lei non c’erano tracce di disperazione. Non era umiliata, bensì creativa, direi formidabile, piena di spirito, di risorse, di disciplina. La sua mente si manteneva fertile e sempre piena di idee. Se Cleopatra dimostrò di non prendersi d’animo, lo stesso non fu per Antonio che, in compagnia di due amici, vagava irrequieto, deluso dal mondo intero, che gli voltava le spalle, mentre prima lo aveva acclamato. La depressione lo avvicinò al suicidio, ma l’intervento dei due amici lo portarono ad Alessandria. Antonio si presentò al palazzo, dove trovò Cleopatra pronta a distrarlo, anche se le notizie che arrivavano erano scoraggianti. Canidio, rientrando ad Alessandria, riferì che le truppe di terra si erano arrese a Ottaviano che già aveva bruciato le navi catturate, che Erode era passato dalla parte di Ottaviano e lo stesso messaggio che doveva convincere Erode a rimanere fedele e raggiunse Ottaviano. Anche il governatore romano della Siria si unì ad Ottaviano e così pure Nicola Damasceno. La regina incoraggiò Antonio, che tornò al palazzo e 87


promosse dei festeggiamenti poiché i figli maschi erano diventati grandi. Con ciò Cleopatra volle dimostrare che la guerra contro Ottaviano sarebbe continuata, per far sopravvivere la dinastia Tolemaica. In occasione delle feste Cesarione fu acclamato faraone e con questa proclamazione volevano dire ad Ottaviano che loro avevano un futuro avendo figli maschi, mentre egli non aveva discendenti. Cleopatra fece sapere ad Ottaviano di avere pietà di lei, mentre Antonio chiese di essere lasciato vivere da privato cittadino in Egitto o ad Atene. Cleopatra mandò ad Ottaviano in dono uno scettro d’oro, una corona e un trono. Ottaviano si tenne i doni e rispose a Cleopatra che sarebbe stato benevolo con lei solo se organizzava la morte di Antonio. Questi gli fece sapere che per la salvezza di Cleopatra avrebbe concesso la sua morte. Ottaviano non diede nessuna risposta ad Antonio. Egli non aveva niente da offrire a Ottaviano, invece Cleopatra, poiché era in possesso di un grande tesoro aveva delle possibilità di venire a patti con Ottaviano. Antonio mandò il quindicenne Antillo e una quantità d’oro, ma Ottaviano si tenne solamente l’oro e lasciò il ragazzo. Cleopatra non credeva alle proposte di Ottaviano poiché era sicuro che non era sincero, quindi gli fece sapere che se voleva la morte di Antonio, doveva riuscirci da solo. Ottaviano mandò come messaggero Tirso, tentando di ingannare la regina. Tirso aveva bella presenza e tutte le qualità necessarie per trattare, arrivato al palazzo Cleopatra lo accolse colmandolo di doni; ed Antonio preso da una forte gelosia, lo fece frustare e poi lo mandò ad Ottaviano con una lettera nella quale diceva che un suo servo era con Ottaviano in Asia e po88


teva ricambiare frustandolo, e così sarebbero stati pari. Intanto Cleopatra festeggiò il suo compleanno in modo modesto, mentre in gennaio per il compleanno di Antonio non badò a spese. Cleopatra preparò il cinquantatreesimo compleanno di Antonio con preparativi molto ricchi, fra molti amici. Cleopatra non era disposta ad uccidere Antonio, ella continuò la ricerca di una tossina capace di uccidere in maniera sottile e indolore, volle finire la costruzione del proprio mausoleo, un complesso edificio di due piani, un’opera grande e straordinaria, che guardava sul Mediterraneo. Venne l’inverno e né seguì una tregua, anche perché Ottaviano non avrebbe fatto nessuna spedizione militare per tutto il tempo che il clima fosse pessimo. Ottaviano ha dovuto lasciare Samo in fretta per tornare a Roma, dove avvenivano frequenti tumulti. All’inizio della primavera Ottaviano fece un viaggio lampo e non appena sbarco nella costa fenicia, Erode lo accolse con doni, provviste e tanta benevolenza, così come sei anni prima aveva fatto con Cleopatra, con la differenza che consegnò ad Ottaviano oro e denaro, volendo dimostrare che egli con un piccolo regno era capace di rendere a Roma donazioni molto grandi. Ottaviano aveva intenzione di attaccare l’Egitto dalla parte della Siria e anche dalla parte della Libia usando le legioni che avevano combattuto per Antonio. Contemporaneamente Antonio e Cleopatra continuavano a godersi la vita, pronta a tenersi stretta Antonio, l’unico che poteva aiutarla a restituirle l’impero Tolemaico. In quell’inverno successe ben altro, Cleopatra prese accordi segreti con Ottaviano, facendo il doppio gioco. Infatti in quel89


la data situazione la pensava diversamente da Antonio; ella era pronta a tutto pur di salvare la dinastia dei Tolomei, ma anche tutto l’Egitto. Cleopatra stava combattendo per salvare la sua vita, il suo trono e i suoi figli. Cleopatra se voleva, poteva sedurlo così come aveva fatto con Cesare e con Antonio, ma era sicura che Ottaviano non era innamorato di lei, ma bensì del suo tesoro e della sua grande ricchezza. Per evitare di perdere il suo tesoro, Cleopatra penso di raccoglierlo in un mausoleo, gioielli, casse d’oro, opere d’arte, scorte di cannella e incenso e una grande quantità di materiale pronto per far nascere un incendio, convinta com’era di distruggere con il fuoco tutti i beni che aveva, prima di lasciare la vita. Ottaviano era ossessionato da questo pensiero di non riuscire a mettere le mani sul tesoro che gli avrebbe risolto tanti problemi che affliggevano Roma. Così mentre Ottaviano marciava alla volta di Alessandria, Antonio, sentendo in sé un’improvvisa forza di combattere, gli andò incontro e ne riuscì vittorioso, in quanto l’esercito di Ottaviano era privo di forze. Contento di questa vittoria, Antonio tornò ad Alessandria, felice di comunicare alla sua amata Cleopatra l’esito della vittoria. A questa vincita Antonio tentò di portare dalla sua parte i soldati di Ottaviano, soprattutto quelli che avevano combattuto con lui, poi sfido a duello Ottaviano e questi gli rispose che esistevano tanti altri modi con i quali avrebbe potuto provare la morte. Inside decise di assaltare Ottaviano contemporaneamente per terra e per mare. La sera precedente alla battaglia Antonio offrì da bere a tutti, ricordando che forse l’indomani avrebbero potuto 90


avere un nuovo comandante, mentre lui si sarebbe ridotto a uno scheletro. Era l’alba del primo agosto quando Antonio depose in un punto strategico la fanteria, per assistere allo scontro in mare. Purtroppo al momento dello scontro la cavalleria lo abbandonò e Antonio ritornando a palazzo rimproverò Cleopatra di averlo tradito e di averlo consegnato in mano ai suoi avversari, facendo disertare anche le navi. Cleopatra, era certa che la fine di Antonio era prossima, che non aveva nessuna via di ripresa, allora si rifugiò con le ancelle e i servi nel mausoleo, lo assicurò con sbarre e chiavistelli. Antonio capì che Cleopatra, comportandosi in quella maniera aveva sacrificato il suo amante per salvare l’Egitto e nello stesso tempo l’avrebbe spinto al suicidio. Cleopatra si chiuse nel mausoleo e mediante un messaggero fece sapere ad Antonio che ella era morta. Antonio, avendo appreso la notizia, si sentì inutile e incapace di continuare a vivere, allora ordinò al suo schiavo Eros di ucciderlo, ma Eros, piuttosto che uccidere il suo padrone, si diede la morte lui stesso.

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Allora Antonio prendendo la spada e se la conficcò dritta tra le costole perforando lo stomaco, ma non era riuscito a darsi la morte e allora pregò a coloro che gli stavano vicini di finirlo, ma nessuno osò farlo. I servitori portarono Antonio morente al mausoleo e Cleopatra, che guardava dalle finestre, calò le funi e tirò su Antonio, che tendeva le mani verso di lei. Appena Antonio arrivò a Cleopatra, questa diede inizio al suo dolore, stracciandosi le vesti, strappandosi i capelli, battendosi il petto con le mani, poi lavò il corpo del suo amante e col sangue si sporcò il suo volto. Nel manifestare il suo dolore chiamò Antonio signore, marito, comandante. Antonio la calmò e chiese un sorso di vino, poi ricordò a Cleopatra di pensare alla propria sicurezza e a collaborare con Ottaviano. Si ricordo di avere fiducia in Gaio Proculeo, uomo di Ottaviano, ma anche amico suo. Le suggerì di non avere pietà del suo fine, ma di essere contento di tutti gli onori che Antonio aveva ricevuto. Le ricordo che egli era stato il più illustre e potente degli uomini ed ora moriva di una morte nobile. Antonio chiuse la sua vita tra le braccia della sua amante. Antonio, ferito si avviava verso il mausoleo, una delle sue guardie del corpo si premurò a portare la spada, ancora piena di sangue a Ottaviano. Ottaviano accolse la notizia versando lacrime di coccodrillo, in realtà provava un gran sollievo al pensiero che si era eliminato un suo parente con il quale condiviso molti imprese e molti onori ma che ora odiava tanto. Ottaviano lesse alcune lettere che aveva ricevuto da Antonio nelle quale si notava il tono volgare e superbo. Dopo aver letto queste lettere le bruciò, Proculeo si premurò a partire per raggiungere Cleopatra, ma arrivò 92


che Antonio era già era morto da poco. Cleopatra, poco fiduciosa, lasciò fuori dalla porta Proculeo e gli permise di parlare con la porta chiusa. Il compito di Proculeo era quello di alimentare in Cleopatra la speranza di essere lasciata viva soprattutto di non permetterle di dare il tesoro alle fiamme. Cleopatra disse che Ottaviano le aveva fatto delle promesse e lei voleva a garanzia di queste promesse che i suoi figli potessero ereditare il regno. Sebbene Proculeo l’assicurò di avere fiducia in Ottaviano, Cleopatra mise sotto la cintura un piccolo pugnale, per essere pronta ad usarlo. Intanto aveva stabilito col precettore Rodone di raggiungere l’India, la terra dell’avorio, delle spezie, delle tinture con il figlio Cesarione al quale aveva consegnato del denaro. Proculeo non ottenne gran che con la sua arte suasoria, e assegno il compito a Gaio Carnelio Gallo poeta, intellettuale che sapeva adoperare le parole adatte per ottenere quel che voleva, tuttavia non riuscì nel suo tentativo, perché la regina resto ferma nella sua decisione. Allora Proculeo si servì di una scala, entro da una finestra del piano superiore e seguito da due servitori, scese al pianterreno del mausoleo e improvvisamente furono davanti alla regina. Carmione ed Ira furono i primi ad accorgersene e informarono Cleopatra, la quale tentò di suicidarsi con il piccolo pugnale, che nascondeva sotto la cintura, ma non vi riuscì perché Proculeo, balzò sopra di lei e lo impedì. Inoltre Proculeo oltre ad allontanare il pugnale, la perquisì pensando di provare nascoste boccette di veleni. Intanto la rassicurava di non aver paura perché Ottaviano era un comandante buono e avrebbe mantenuto le promesse. Subito dopo Epafrodito71 fu manda93


to da Ottaviano con l’ordine di esercitare la massima protezione della regina, di sorvegliarla continuamente e di concederle tutto quello che desiderava. Nello stesso tempo pero le furono confiscate tutti gli oggetti di cui Cleopatra si poteva servire per tentare il suicidio, ma le fu dato tutto ciò che le serviva per fare gli oneri funebri ad Antonio e offrirgli la sepoltura che Antonio aveva chiesto. Cleopatra ebbe il suo seguito vicino e per i suo i tre figli fu usata la benevolenza degna del posto che occupavano. Il figlio di Antonio si era nascosto in un santuario e aveva con sé un inestimabile gemma sotto la toga. Gli uomini di Ottaviano lo portarono fuori dal santuario e lo uccisero. La stessa fine la fece Attilio, il suo istitutore che si era impossessato della gemma. Cleopatra ebbe possibilità di seppellire il suo amato Antonio con tutti gli onori che si addicevano a un re. Ella durante i funerali, pianse, percuotendosi e graffiandosi la pelle, così che il petto le si infiammò e si prese un infezione che le causò la febbre. Pensò di rinunciare al cibo procurandosi così una morte tranquilla, ma Ottaviano non lo permise perché la voleva viva e non voleva perdere il suo tesoro; quindi la minacciò di non rinunziare al cibo, se voleva salvi i suoi figli. Il giorno della morte di Antonio, Ottaviano convocò un’assemblea pubblica, entrò a cavallo in città, raggiunse il ginnasio, salì su una parte della tribuna e gli Alessandrini si erano inginocchiati. Egli disse di alzarsi e li incoraggiò a non avere paura, perché non aveva cattive intenzioni essendo che aveva deciso di perdonare la loro città, che meritava per il grande aiuto che aveva dato ai Romani. Intanto Cleopatra chiese di parlare con Otta94


viano e la sua richiesta fu subito accettata. L’otto agosto Ottaviano volle vedere Cleopatra che, secondo Plutarco, si presentò, agli occhi del vincitore debole e spettinata seduta su un pagliericcio, vestita da una tunica senza mantello72.

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Appena Cleopatra vide Ottaviano si alzò di scatto e si butto ai piedi del Romano: i suoi capelli erano trascurati, la voce tremante, gli occhi infossati. Secondo Dione, Cleopatra ricevette il suo visitatore in una stanza lussuosamente addobbata con un divano molto decorato. Cleopatra, appena vide Ottaviano per la prima volta, si butto ai suoi piedi. Dovette provare un certo sollievo vedendosi davanti un uomo alto un metro e settanta, dai capelli biondi e arruffati, con l’espressione benevola, pallido e atteggiamento rigido. Cleopatra aveva disposto diversi ritratti di Cesare e teneva nel petto le lettere d’amore, che Cesare aveva inviato a lei, fiduciosa di essere capita, compresa, essendo stata amica e alleata 95


di Roma. Quindi volse più volte lo sguardo verso Ottaviano, che rifiutò di incrociare i suoi occhi, preferendo guardare a terra. Cleopatra scoppiò in lacrime e chiese di poter morire e di essere seppellita con Antonio. Ottaviano restò indifferente e si limitò ad incoraggiarla, deciso a ravvivare la sua speranza. Ottaviano la voleva viva per rendere più grandioso il suo trionfo. Così Cleopatra usò diverse strategie con Ottaviano, iniziando con le giustificazioni, affermando di aver agito per necessità e per paura di Antonio. Poi cambiò tattica volendo ottenere la pietà con le preghiere. Secondo Dione e Plutarco, Cleopatra fu una meraviglia da ammirare, la sua bellezza il suo fascino continuavano a manifestarsi73. Visto che le preghiere non riuscirono a commuovere Ottaviano, preparò un elenco delle sue ricchezze e le consegnò ad Ottaviano. Questi mentre controllava l’inventario, Seleuco, un amministratore della regina, denunziò che la regina non aveva dichiarato tutto, perché molte cose di valore mancava sull’elenco. Cleopatra senza perdersi d’animo si giustificò dicendo che qualcosa di valore l’aveva messa da parte per regalarla ad Ottavia e Silvia. L’idea di Ottaviano era di far sfilare Cleopatra per le vie di Roma come prigioniera, ma lasciò capire a Cleopatra che sarebbe stato più generoso di quanto ella si aspettava. Mediante Carmelio Dolabella74, giovane aristocratico, Cleopatra seppe che Ottaviano si preparava a partire, portando con sé ella e i suoi figli, ma Cleopatra fece sapere subito ad Ottaviano che desiderava fare dei sacrifici ad Antonio. Ottaviano accolse la sua richiesta e Cleopatra poté andare insieme a Ira e a Carmione presso la tomba di Antonio dove, con le lacrime agli occhi, gli 96


ricordò che niente nella vita li ha potuti separare ed ora la morte li separava facendo morire Antonio in Egitto e lei a Roma. Cleopatra chiese ad Antonio di pregare gli dei dell’aldilà se hanno la possibilità di evitarle di marciare per Roma come schiava del vincitore romano e di seppellirla in Egitto con lui. Cleopatra, lasciando l’urna di Antonio, lo informò che quelle erano le ultime libagioni che lei gli offriva. Ella, tornando al mausoleo, volle fare un ultimo bagno, mangiò un pasto ricco, e verso sera un servitore porto un paniere di fichi dolcissimi e dopo averli fatto assaggiare a tutti, entrò nel mausoleo per portare alla regina il frutto più importante e potente per lei.

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Intanto Cleopatra pregò Epafrodito di portare una lettera ad Ottaviano, licenziò tutto il seguito, restò sola con Ira e Carmione, chiuse le porte del mausoleo, indossò l’abi97


to ufficiale, mise gli ornamenti regali, prese lo scettro e i flagello, Ira e Carmione le misero infine sul capo il diadema, i suoi nastri pendenti sul collo. Contemporaneamente Ottaviano lesse la lettera, e capì cosa era successo, mandò degli uomini che si precipitarono sul luogo, ma arrivarono troppo tardi infatti trovarono la regina morta sul un divano d’oro o precisamente su un letto egiziano con gambe e teste di leoni agli angoli. La regina Cleopatra aveva tra le mani lo scettro e il flagello, accanto a ella stava Ira e Carmione, che tentavano di raddrizzare il diadema sulla testa della regina. Resto famosa la frase finale di Carmione75 che alla domanda di uno degli uomini di Ottaviano dissero:<<Bell’azione Carmione>> rispose con energia ella e disse:<<Bellissima certo…è degna di una signora che discende da una stirpe di re tanto grandi>>. Le parole furono scritte sull’epitaffio e nessuno osò cambiarle, nemmeno lo stesso Shakespeare che le riprese parola per parola.

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Plutarco riferì che <<Il valore di chi è sfortunato trova grande rispetto anche fra i nemici>>76. La morte di Cleopatra portò grande ammirazione e profonda pietà. Ottaviano cercò di sapere come Cleopatra si era procurata la morte, ma non ebbe nessuna certezza, bensì ebbe l’impressione che Cleopatra fosse stata morsa da un aspide che si trovava in mezzo ai fichi. Ottaviano, vedendola morta, cercò di rianimarla, chiamò gli abitanti della Libia, che avevano grande conoscenza dei veleni dei serpenti, e che pronunziando formule magiche e succhiando il veleno dalla ferita, erano in grado di riportare in vita un corpo morto, ma con i vari rimedi provati su di essa si inginocchiarono dinanzi a Cleopatra, ma non la riportarono in vita. La notizia della morte di Cleopatra per un morso di un aspide, per diversi motivi non venne accettata. Infatti una donna che conosceva tanti veleni e tra questi quelli meno dolorosi non poteva scegliere il morso di un aspide, inoltre il serpente rappresentava l’emblema dell’Egitto e poi un cobra non poteva uccidere in poco tempo tre donne, infine un cobra lungo quasi due metri non poteva trovarsi in un paniere di fichi. È più probabile è più credibile che la regina alla maniera di Socrate, di Annibale, di Mitriade il re di Cipro, si uccise ingoiando una bevanda letale. Cleopatra morì di una morte pacifica, rapida e indolore, quindi la bevanda letale che prese, fu un narcotico e non un veleno convulsivo. Molte donne furono raffigurate con il serpente incominciando da Eva, Medusa, Elettra, Alessandro Magno, la principessa della Macedonia, folle e sanguinaria teneva dei serpenti come animali domestici e se ne serviva per fare paura agli uomini. Tra le 99


varie versioni sulla morte di Cleopatra ce ne fu una che è considerata la più accettabile. Ottaviano in sostanza aveva preparato la sua morte. Se da un canto avrebbe voluto portare viva Cleopatra a Roma, dall’altro temeva che fare sfilare Cleopatra nelle strade di Roma, insieme ai suoi figli per metà romani, avrebbe suscitato un malcontento tra i Romani stessi. Quindi aveva preferito che Cleopatra morisse e fosse stata seppellita ad Alessandria per non compiere un passo falso a Roma. Ad Ottaviano interessava salvare il trono di Cleopatra, ma in realtà la stessa Cleopatra agì in modo eroico e l’unica cosa che si può dire è che la morte di Cleopatra fu un vero enigma come la morte dello stesso Alessandro Magno. Ottaviano fu combattuto da due forti emozioni: contrariato dalla morte della regina, ma affascinato per il suo coraggio, perché la morte di Cleopatra era piena di dignità, degna di grande onore, davvero esemplare. Orazio in un’ode77, scritta dopo la morte di Cleopatra, la condanna per la sua ambizione folle e contemporaneamente la esalta chiamandola “impavida”e ammirandone la pronta intelligenza, la straordinaria compostezza e il grande coraggio. Ottaviano fece seppellire con tutti gli onori, Cleopatra accanto al suo amato Antonio e vicina ad Ira e Carmione, e questo per non inimicarsi gli Alessandrini, che versarono per ella molte lacrime, anche se agli occhi dei Romani Cleopatra morì a trentanove anni regno per quasi ventidue anni. Con la sua morte ebbe fine la dinastia Tolomaica. Ottaviano annette l’Egitto a Roma il 31 agosto e fece ripartire l’orologio dal primo agosto. Con Cleopatra si chiuse un era, lo stesso si disse di An100


tonio. Il loro amore li unì, e il loro amore lì distrusse. Cleopatra fu la rovina di Antonio e Antonio fu la rovina di Cleopatra. Per quanto riguarda i discendenti di Cleopatra, Cesarione era partito con Rodone, ritornando ad Alessandria venne ucciso dai soldati di Ottaviano. Alessandro Helios, Cleopatra Selene e Tolomeo Filadelfo vissero a Roma, allevati dalla sorella di Ottaviano, che mostrò loro tanta benevolenza come se fossero stati figli suoi. In seguito Ottaviano fece sposare Cleopatra Selene con Giuba II, ambedue resi orfani dalle guerre civili e li mandò a governare nella Mauritania. Ottaviano risparmiò i fratelli di Cleopatra Selene, che finirono nell’Africa occidentale, da dove non seppe più niente. Cleopatra Selene, raccolse l’eredità della madre, governando con il marito in Mauritania, insieme trasformarono la capitale in un centro culturale ed artistico con una splendida biblioteca. A Giuba succedette Tolomeo di Mauritania, che dopo diciassette anni venne a Roma, invitato da Caligola. Fu accolto da Caligola con molto onore, ma essendosi presentato con un mantello color porpora ad uno spettacolo di gladiatori, poiché la gente si voltava a guardarlo, Caligola lo fece uccidere. Ottaviano non volle sentir parlare di Antonio né a Roma né ad Alessandria, infatti condannò buona parte degli amici di Antonio, primo tra tutti Carudio e il Senatore Romano che si occupava del tessitore di Cleopatra, il sommo sacerdote di Menfi, morì misteriosamente. Ottaviano fece portare via dal palazzo il tesoro di Cleopatra e multarono la gente di Alessandria, per ammassare denaro. Potò via tutte le più belle opere d’arte, che Antonio e Cleopatra avevano accumulato in tutta l’Asia. Ottaviano, dicias101


sette anni dopo portò a termine il Caesarium, una meraviglia faraonica e greca. Alessandria sentì molto la perdita di Cleopatra, la città manifestò il lutto con processioni, libagioni e onori. Ovunque si sentivano lamenti e gemiti mentre le donne si stracciano le vesti e si battevano il petto con le mani. Cleopatra era riconosciuta dea e continuarono a ritenerla tale anche se Ottaviano faceva il possibile per annullare il culto di Iside che continuò ad essere professato ancora per qualche tempo. Le statue di Cleopatra e il culto di Iside durarono per moti anni, l’immagine di Cleopatra riusciva sempre più rafforzata per l’essersi opposta ai Romani. Dalla morte di ella ne ebbe grande vantaggio Erode, al quale Ottaviano cedette i boschi di palma e di balsamo, le città costiere, che Antonio aveva donato a Cleopatra e tanti altri territori. Ottaviano lasciò l’Egitto sotto il controllo di Gallo, che divenne prefetto e che si suicido per essere stato accusato del Senato. Ottaviano, un anno dopo che Cleopatra morì, volle festeggiare il suo trionfo per le strade di Roma, trionfo che durò tre giorni, nell’ultimo dei quali sfilò per le vie di Roma, attraverso il foro insieme all’effige di Cleopatra anche un immensità di oro, argento, avorio, gioielli, opere d’arte, stendardi, prigionieri con catene e con i gemelli di dieci anni, Tolomeo Filadelfo di sei anni. Cleopatra stava su un letto di morte, insieme all’aspide che l’aveva uccisa. Ottaviano seguiva il corteo vestito con il suo mantello porpora accompagnato dai suoi ufficiali. In occasione della festa Ottaviano distribuire doni al popolo di Roma, e con le immense ricchezze d’Egitto risolvette tutti i problemi che Roma 102


da alcuni anni aveva. Insieme alla ricchezza nacque l’Egittomania. In ogni parte di Roma si vedevano sfingi, cobra eretti, foglie d’acanto, geroglifici, fiori di loto e grifoni. A Roma si manifestò un era d’oro perle donne che ebbero un ruolo importante nella vita pubblica. Livia ebbe in dono molto terre in Egitto, Ottavia si distinse per prudenza, modestia e devozione. Anche Cleopatra ottenne che la sua morte segnò la fine dell’età ellenistica per dare posto all’inizio dell’età moderna. Ottaviano riuscì a restaurare la Repubblica in tutta la gloria. Egli non fu mai un “re”, bensì un principe cioè il primo cittadino. Gli fu dato da Planco il nome di Augusto essendo considerato degno di grande amore e di immensa venerazione. Augusto volle costruire a Roma un mausoleo simile a quello che Cleopatra fece costruire in Egitto. Cosi Roma diventò un nuovo mercato di lusso e passò dal mattone al marmo. Ottaviano morì all’età di settanta sei anni, nel suo letto e governando ebbe modo di capire che le cariche importanti sono bersagliate dall’invidia e dall’insidia, che i nemici erano il male e gli amici il peggio. Con Augusto finì un era e ne cominciò una nuova. Il nome Marco Antonio scomparve, la vittoria di Azio diede una volta storica. Augusto aveva salvato Roma, e aveva dato inizio ad un mondo di pace e benessere. La morte della regina Cleopatra coincise con la nascita della letteratura latina. I grandi poeti come Orazio, Virgilio, Pripezio e tanti altri si dedicarono a cantare le glorie di Augusto. Proprio egli attuò tutto quello che Cesare aveva tralasciato di fare. Così le leggi vennero rispettate, il Senato riprese la sua autorità, i tribunali acquistarono la loro forza di giustizia. Augusto commemorò la caduta 103


dell’impero d’Egitto e Roma, libera dal pericolo straniero. Nella storia si parlò sempre di Cleopatra come una donna nota per la sua bellezza, e per la sua intelligenza. Si disse che Cleopatra vivesse di sesso, che fosse un’incantatrice, una seduttrice,una prostituta, una lussuosa, la meretrice dei re orientali, insaziabile di libido, una donna disgustosa, ma nello stesso tempo la donna più perfida e temibile della storia. Certamente il lato erotico, passionale, sensuale di Cleopatra prevalse sul lato personale e politico, ma rimase lo stesso famosa per avere sedotto i due uomini politici, i più potenti e i più importanti del tempo, non considerando che erano sposati con figli e quindi con doveri paterni, ma anche con doveri politici che a loro includevano la carica che avevano. Cleopatra passò alla storia come rovina famiglie, una donna che andò contro natura. Sono passati duemila anni e l’interesse per la regina d’Egitto diventa sempre più vivo e più interessante. Cleopatra fu una regina di grande capacità, astuta, opportunista energica, ricca, viziata e ambiziosa e con ella finì l’era delle imperatrici.

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Capitolo 3 Il progetto Il progetto Cleopatra, disperata e splendida nasce dalla collaborazione artistica con la coreografa e performer Silvia Giuffrè e l’Associazione Culturale OMONIA CONTEMPORARY ARTS. Gli obbiettivi sono concentrati sulle riflessioni coreografica e costumistica intorno al tema dello “straniero” che, attraverso l’unione di tre biografie femminili classiche di donne dal carattere forte come Medea, Cleopatra e Didone, accumunano l’eroina classica e il suoi opposti Giasone, Antonio e Enea. L’esperienza costumistica mescolerà l’amore per il teatro con la danza, la progettazione del costume è iniziata con lo studio della seconda donna in programma: Cleopatra donna affascinante, furba e arguta, che suscita fino ad oggi curiosità per la sua grande vita vissuta. Attraverso una lunga analisi e dopo aver svolto ricerche iconografiche, filmografiche e letterarie si è deciso di realizzare un costume che fosse adeguato alla performance e che potesse rappresentare al meglio il personaggio di Cleopatra. Mediante un confronto con le idee e pensieri che ci ha condotto ad una personale interpretazione, si è arrivati ad elaborare una performance incentrata sulla vita di Cleopatra e all’intreccio amoroso che la regina ha prima con Cesare e poi con Antonio. Nella performance, tramite il linguaggio del corpo e della danza, si ripercorre la sua storia secondo il punto 129


di vista di una regina, di una dea, di una donna e di una mamma fino ad arrivare alla sua morte. Ella inizierà sfilando per mostrare a tutti l’autorità e il potere che aveva su tutto l’Egitto, ma anche su due dei più potenti uomini di Roma, mostrando di avere la consapevolezza di essere una delle donne più affascinanti, intelligenti e furbe dei suoi tempi. 3.1 Idea della performance La coreografia “racconta”, facendo uso di astrazione, creatività ed immaginazione, una Cleopatra ammaliante e persuasiva, che si prepara alla morte quale “ultimo atto da regina impavida” (Orazio). Disperata e splendida, il 12 agosto del 30 a.C. la Cleopatra-Iside che si è voluto riprodurre, riempito il suo mausoleo di gioielli, opere d’arte e casse d’oro, nonché di vesti regali e scorte di cannella e incenso, si accomoda sul suo divano d’oro, come descrive Plutarco, e si lascia morire. Una morte per veleno (più narcotica che convulsiva) rapida e indolore, che la storia affida ad un serpente. La Cleopatra di Silvia Giuffrè è in abito cerimoniale indossa una lunga tunica di lino senza maniche con strisce lucenti, impreziosita da un turbinio di blu, rossi e gialli, colori che richiamano la sua sede regale ad Alessandria: “i soffitti luccicavano di agata e lapislazzulo, le porte in legno di odeo di madreperla, i cancelli rivestiti d’oro e 130


d’argento, i capitelli corinzi d’avorio e d’oro” (Schiff). Nell’istante prima del suo trapasso, Cleopatra, nell’estasi della danza, interpreta attraverso il movimento del corpo il ricordo di una vita intensa e di spicco, vissuta in uno dei più pericolosi crocevia della storia,“parlando” allo spettatore tramite aspetti simbolici. In primis, poiché era di gran lunga la più ricca tra i sovrani del Mediterraneo, nel suo copricapo nasconde numerosissime monetine: la danzatrice, giocando con il suono che queste monete emettono, cosparge, secondo un ritmo preciso, tutta la scena, simboleggiando abbondanza e potere. L’azione si ripete ma attraverso caratteristiche rituali, quando la Cleopatra della danza cosparge il suolo della sabbia che fuoriesce da una giara come quelle in uso per trasportare l’acqua del Nilo - disegnando un preciso percorso spaziale, tortuoso ma fluido, così come la vita della stessa sovrana, e colorando di un’ambra tenue la scena che rievoca in tal guisa immaginari di antichi deserti. Se è vero che era impossibile discorrere con Cleopatra, “ammaliatrice senza pari”, senza non rimanerne incantati, così la danza si evolve con una intera sezione che, attraverso gesti energici delle mani, appare come fosse un discorso chiaro e convincente, in una lingua ancestrale, ma forbita, adatto ad essere scandito da una donna colta ed eloquente quale Cleopatra era. Ciascun movimento del corpo, e ciascun gesto dettagliato delle mani, prende spunto e racconta un’azione 131


o un momento cruciale della sua vita, prendendo ispirazione dalla simbologia egizia: il serpente, l’uccello, il profilo dell’iconografia, il gatto - animale considerato sacro in Egitto -, il toro che appariva nelle manifestazioni pubbliche, ed ancora la regalità faraonica e la tempesta emotiva. Il confine tra l’umano e il divino per Cleopatra era fluido; pertanto, in modo astratto la sua danza evoca a tratti il divino a cui lei faceva riferimento (la dea Iside), la femminilità e il carisma della donna, seduttrice e dallo spirito vivace, ricordata nella storia come lasciva tentatrice nel pieno di una crisi dovuta alla perdita del suo amato Antonio. La danza fascinosa e pungente alterna movimenti sinuosi e ondulatori a sequenze fatte di gesti segmentati e spigolosi, quasi a richiamare alcuni aspetti dell’iconografia egizia. Il resto della danza attinge da un immaginario astratto, che evoca diversi aspetti della personalità della regina, personaggio avvolto da un alone di mistero. La cura nel dettaglio di ogni gesto misurato ed elegante nella particolare coreografia, richiama una combinazione esaltante di fascino e curiosità. La scrittura coreografica, insomma, è volta a rappresentare una Cleopatra distrutta dalla passione, triste come una donna malata d’amore, che si lascia morire consapevolmente, aspetti “leggibili”nella danza in parte codificata, in parte lasciata all’improvvisazione su struttura e alla composizione istantanea. L’aria sulla scena è volutamente addolcita 132


dall’incenso. Ed ancora, se Cleopatra imparò a raccogliere i suoi pensieri in un ordine preciso, ad esprimerli in modo artistico e ad esporli con eleganza, allo stesso modo la coreografia vuole simbolicamente la presenza di un oggetto di scena quale un papiro arrotolato, poiché Cleopatra era una donna erudita ed un’intellettuale capace di segnare la storia per la sua personalità ed astuzia. Il papiro di grandi dimensioni è in effetti un tessuto color oro avvolto attorno ad un bastone e vive sulla scena come in duetto con Cleopatra, come se fosse il suo testimone lasciato alla storia. Oggetto di scena per eccellenza, esso racchiude lo stato emotivo degli ultimi giorni di vita della disarmante seduttrice ed è svelato nella sua forma e dimensioni solo sul finale. Per analogia, se avvolta in un tappeto che Cleopatra appare per la prima volta al cospetto di Cesare, allo stesso modo, avvolta in un bozzolo la danzatrice interpreta la sua morte. Il tessuto-tappeto richiama alla memoria diversi elementi che ruotano attorno alla figura della sovrana d’Egitto: -un manto d’oro, in grado di raccontarne lo sfarzo, la regalità e l’eleganza, -il “sacco”, da cui sbuca la prima volta in modo spettacolare, comparendo al cospetto di Cesare, -il letto d’oro, su cui, secondo Plutarco, giace nell’ora della sua morte, -il serpente, il famoso aspide sintomo di tempesta morale, come sempre Plutarco racconta, e che la storia asso133


cia al momento del suo trapasso. La coreografia si conclude con un’immagine finale sinonimo di un cerchio che si chiude. Al contempo il serpente, dalla sinuosità del movimento al suolo, e il sacco da viaggio, dal quale ebbe inizio l’ascesa alla storia della regina: l’inizio dunque come la fine. Le musiche scelte per accompagnare la danza sono composizioni originali, in grado di rievocare l’Alessandria del tempo-luogo di canti, danze e festeggiamentisecondo un’interpretazione contemporanea capace di creare un climax ritmico ed emotivo; il paese dai tramonti rosso porpora e dalle albe color ametista, ed ancora colori, odori e sapori, caos e calore, e una brezza marina spessa e salata. 3.2 Preparazione di un costume per una regina Partendo dall’idea di una performance, dopo aver realizzato vari bozzetti che evidenziavano un ispirazione alla moda egiziana e a quella romana, si è giunti all’ideazione di alcuni modelli particolari che non richiamassero più l’antico, ma bensì al contemporaneo con l’ispirazione alla moda africana. La particolarità che deve avere il costume non e solo l’aspetto regale ed elegante di una regina, ma deve rappresentare l’intreccio della vita amorosa e scandalosa che Cleopatra avrà con Cesare e Antonio. Per tanto la scelta dei materiali richiameran134


no al meglio l’Egitto per la tela di lino e per l’organza plissettata rossa, mentre per i contrasti di colori usati, sia nelle stoffe che nelle pietre utilizzate per la collana richiameranno la moda dell’Africa nera. Dopo aver preso le misure, aver realizzato il cartamodello del costume, e aver incominciato a fare le varie prove su Silvia, si è arrivati all’ideazione di una veste che potesse incarnare al meglio l’idea di una dea e di una regina e tali presupposti hanno reso il costume adatto per la coreografia. Il costume per Cleopatra è un semplice abito smanicato, con taglio sotto il seno, e lungo sino ai piedi realizzato in lino color ecru e con tagli che vanno dal punto vita sino ai piedi dalla quale fuoriesce l’organza plissettata rossa, questi tagli vengono poi sottolineati dalle strisce di shantung color oro blu e rosso tutte impreziosite da piccole perline colorare cucite a mano di colore contrastante al tessuto. Per non dimenticare che Cleopatra è una regina, come accessori che definiscono il costume sono presenti l’elegantissima collana realizzata con pietre di diversi materiali e colori, cucite con il filo colorato chiamato soutage, e la corona con disco solare che viene realizzata tramite l’intreccio di giornali, rifiniti con colla vinilica e carta, e dipinta color oro.

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Silvia Giuffrè, danzatrice contemporanea e coreografa.

E’ laureata in Filosofia presso l’Università di Palermo con tesi di ricerca sulla filosofia della danza, pubblicata nel 2013 in “Creatori di Senso”, a cura del prof. Massimo Schiavoni (Aracne Editrice-Roma,“Il pensiero in movimento -Ipotesi per una filosofia della danza”). Riceve nel 1998 una borsa di studio per merito dalla London Contemporary Dance School di Londra e nel 2006 una Menzione speciale per il talento artistico al premio internazionale Palermo in Danza. Dal 1999 intraprende un percorso di studi sulla danza contemporanea in seno alla compagnia Moto Armonico Danza diretta da Betty e Patrizia Lo Sciuto. E’ interprete di tutti gli spettacoli della compagnia realizzati in collaborazione con gli Amici della Musica di Trapani. Si esibisce in Italia, Germania, Francia, Spagna e Cile ed in numerosi contesti teatrali e festival di improvvisazione. Studia a New York presso la Trisha Brown Dance Company dove frequenta anche il Movement Research e approfondisce la Release Technique e la Contact Improvisation. Apprende la Fine Movement Technique ®. E’ danzatrice nell’Ensamble di Micha Van Hoecke (Baccanti 2009) e partecipa insieme ad altri venti danzatori europei al gruppo di sperimentazione per la ricerca di Steve Paxton presso il Centre National de la Danse di Parigi, e con Mathilde Monnier a Vienna. Come danzatrice partecipa al film Mari con la regia di Michel Ferra, per il canale franco-belga Arté e come coreografa e danzatrice al film Un tango prima di tornare di Italo Zeus, con la fotografia di Daniele Ciprì. La sua prima creazione è Prendo il corpo in parola (2009). 136


Collabora con il Teatro Biondo Stabile di Palermo come danzatrice e coreografa nello spettacolo Anima, regia e interpretazione di Luciano Roman (stagione 2009/2010) e in La chiamata regia di Salvo Tessitore (2012/2013). E’ interprete dell’assolo Point de vue con la coreografia di Betty Lo Sciuto in cartellone al Teatro Libero/ Incontroazione Stabile d’Innovazione di Palermo, nella stagione 2011/2012. Danza inoltre con la Compagnia Cadmium (Pontoise-Paris, Francia) nelle creazioni Chi non ha il suo Minotauro? (2006) e Dèlit D’identité (2012). Nel 2013 ha rappresentato l’Italia nel progetto Internazionale “Mother Tongue” con la Cie Affari Esteri di Edmond Russo e Shlomi Tuizer, esibendosi per Marsiglia Capitale Europea della Cultura 2013. Nel 2014 è attrice-danzatrice nell’opera di Strauss Feuersnot con la regia di Emma Dante in scena al Teatro Massimo di Palermo e collabora come coreografa con la Compagnia Palermo in Danza. Silvia Giuffrè dal 2005 si occupa anche di formazione insegnando danza contemporanea e Contact Improvisation in diversi contesti pubblici e privati (tra i quali il progetto internazionale MUS-E Italia, per l’integrazione sociale nel quartiere Z.E.N. di Palermo e Movimenti Urbani, progetto di formazione per il danzatore-performer in contesti urbani) e persegue una ricerca sul movimento naturale del corpo tra danza e teatro all’insegna dell’espressività e della cinestetica del corpo. Negli utlimi anni ha iniziato un percorso di studi sul tango argentino con maestri di fama internazionale, disciplina che influenza la sua danza. Scrive di cultura e spettacolo collaborando con alcune testate giornalistiche, iscritta all’Albo dell’Ordine dei Giornalisti in qualità di pubblicista. Dal 2010 è direttore artistico della Compagnia Omonia-Contemporary Arts. 137


L’Associazione Culturale OMONIACONTEMPORARY ARTS Nasce nel 2009 da un’idea di Silvia Giuffrè, danzatriceperfromer e coreografa che, insieme ad Alessandro Montemaggiore, scenografo ed artista visivo e Giuseppe Rizzo, musicista e compositore elettroacustico, sviluppa un progetto di interazione, contaminazione e sperimentazione tra le discipline performative. Il gruppo lavora con l’intento e la necessità artistica di ricerca, produzione, promozione e divulgazine dell’arte contemporanea, ponendo la danza come disciplina di partenza. Il lavoro di ricerca coreografica ed esprressiva infatti si intreccia e si completa con gli altri linguaggi, i quali si influenzano tra loro, si ispirano a vicenda e si reinventano ristrutturandosi di volta in volta dal punto di vista dell’approccio metodologico e compositivo, maturando così un linguaggio specifico che fa della connessione tra le arti il centro e il punto di forza di ogni creazione. L’assunto di base del percorso artistico è dunque una relazione continua e originale tra i diversi linguaggi in situazione performativa, i quali traggono nutrimento reciproco dalle specificità di ciascuna disciplina scoprendo nuove possibilità di espressione. Omonia si inserisce sin dai suoi esordi all’interno di contesti teatrali e off, in ambienti performativi, happening urbani e in luoghi non convenzionali lavorando in Sicilia e all’estero e collaborando regolarmente con artisti nazionali ed internazionali.

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ispirazione dalla moda africana

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Fotografie :Lorenzo Gatto Montaggio video: Salvo Agria Location: Teatro alla Guilla di Palermo Coreografia e performance: Silvia Giuffrè in Cleopatra, disperata e splendida

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Capitolo IV RICERCA FILMOGRAFICA SULL’ANTICO EGITTO Tra i personaggi storici di grandi caratteristiche e per le varie peculiari vicende della loro vita che hanno saputo affascinare storiografi, letterati, pittori ed artisti in ogni tempo, Cleopatra VII, ultima Regina d’Egitto, ha rivestito un ruolo di primo piano nei duemila anni trascorsi dalla sua morte. Il Cinema non è rimasto immune da tale fascino;ma bensì ha prodotto numerosi film basandosi sulla vita di questa donna. La figura di Cleopatra viene rappresentata come una donna egiziana bellissima, provocante, perfida e “mangiatrice di uomini”, che domina sull’Egitto e che è disposta a tutto pur di mantenere saldo il suo Regno, tanto ambito da un Impero Romano in continua espansione. Per lungo tempo è stata rappresentata come una delle donne più belle del suo tempo, che si era servita del suo aspetto per ottenere maggiore potere politico, ma molti storici, confermano che il suo aspetto non rispettava i canoni di bellezza di quel tempo. Si è parlato molto della sua carica seduttrice e di come fosse riuscita ad irretire con perversità i due potenti romani, Giulio Cesare e Marco Antonio. Dalla voce di Plutarco e di altri scrittori del tempo, si scopre, però, che questi due pilastri del mondo, non erano esempi di fedeltà verso le loro mogli, né modelli di vita rigorosa: amavano la vita libertina e probabilmente non furono vittime del fa169


scino della Regina, ma soltanto complici. Si è detto che Cleopatra era una malvagia femme fatale, ma in realtà, la Regina era una donna risoluta, colta e di ampie visioni politiche, che con astuzia ed intelligenza, seppe unire sesso e potere per raggiungere un suo scopo: quello di difendere il suo paese e la sua stirpe. A questo punto il Cinema del Novecento, davanti a questo personaggio si pone in maniera storica e mitologica, rappresentando una donna potente tra uomini ambiziosi, una lussuriosa tra i virtuosi, una la donna debole tra uomini vigorosi e una straniera tra gli occidentali. Il Cinema colpito dalla storia fascinosa di questa donna, realizza diversi film, più o meno attinenti alle fonte storiche, ma soprattutto ispirati al mito, alla cultura europea, alle correnti artistiche di fine Ottocento e alle grandi opere letterarie, come la tragedia di Shakespeare o la commedia di George Bernard Shaw. Il grande pubblico delle sale cinematografiche inizia a conoscere Cleopatra attraverso film muti che escono nei primi anni del Novecento. Le pellicole mute di inizio secolo si distinguono da quelle che verranno prodotte nel Cinema sonoro, dato che tutte mostrano l’immagine della femme fatale, ovvero della Cleopatra cattiva, Le “Cleopatra” dei film sonori sono donne immorali, indipendenti, ribelli ma sempre simpatiche e molto più divertenti di quelle mogli buone e virtuose rappresentate, per contrasto, dalle matrone romane. L’ideologia del Novecento non dà più significato a certe immagini di stravagante erotismo e fantasie orientalistiche proposte dal Cinema muto. Di conseguenza, Cleopatra diventa un personaggio ambiguo: da un lato si considera la sua scorrettezza civile e sessuale, dall’al170


tro attrae. La nuova Cleopatra è sveglia, emancipata e trasgressiva; ride della morale che la condanna e diventa affascinante nel momento in cui la trasgredisce. Questo passaggio ad una Cleopatra sempre piÚ ironica, forte ed affascinante, nella sua intenzione di ostentare il lusso e di deridere chi finge di non esser tentato dal suo mondo, è ben esemplificato dalle pellicole cinematografiche che vanno dal 1934 sino al 2002.

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1899 Clèopàtrè Titolo originale: Clèopatrè; Paese di produzione: Francia ; Anno: 1899; Genere: Cortometraggio storico, drammatico, horror; Regia: Georges Méliès; Scenografia: Georges Méliès, Costumi: Georges Méliès; Trucco: Georges Méliès; Nota di commento costumistico: Fu il primo film a raccontare il personaggio di Cleopatra è probabilmente il primo film horror. È un cortometraggio prodotto e diretto da George Méliés ed interpretato dalla moglie Jeanne d’Alcy. Attualmente il film è considerato perso, quindi non ci sono foto frammenti di questo film. Theda fu la prima attrice che sullo schermo rappresenta la storia della regina del Nilo. Cleopatra, un breve film la cui trama (come c’era) mostra apparentemente un mago che tagliò la mummia di Cleopatra a pezzi prima del ripristino e resurrezione di esso. Biografie: Maries-Georges-Jean-Méliès,(Parigi,8dicembre1861– Parigi,21gennaio1938), regista, illusionista e attore francese. Viene riconosciuto come il secondo padre del cinema (dopo i fratelli Lumière), per l’introduzione e la 172


sperimentazione di numerose novità tecniche e narrative. A lui è attribuita l’invenzione del cinema fantastico e fantascientifico (che filma mondi “diversi dalla realtà”) e di numerose tecniche cinematografiche, in particolare del montaggio, la caratteristica più peculiare del nascente linguaggio cinematografico. È riconosciuto come il “padre” degli effetti speciali. Scoprì accidentalmente il trucco della sostituzione nel 1896 e fu uno dei primi registi a usare l’esposizione multipla, la dissolvenza e il colore (dipinto a mano direttamente sulla pellicola). Nacque e morì a Parigi, dove la sua famiglia aveva una piccola impresa manifatturiera di scarpe. Come prestigiatore e illusionista dirigeva il Teatro Robert-Houdin (già del celebre Jean Eugène Robert-Houdin) a Parigi, dove erano messi in scena spettacoli di magia. Presente alla prima rappresentazione cinematografica del 28 dicembre 1895, rimase colpito dall’invenzione dei Fratelli Lumière. I suoi primi film imitavano quelli dei Lumière (Partie de cartes), ma presto trovò un proprio stile, trasferendo nel cinema i trucchi del suo mestiere, filmando rappresentazioni di spettacoli d’intrattenimento. Nel film “Escamotage d’une dame chez Robert-Houdin”si vede per la prima volta un trucco possibile solo con la macchina da presa, cioè una donna che nascosta sotto un telo viene fatta sparire, interrompendo la ripresa, facendola andare e riprendendo a filmare come se non ci fosse stato nessun intervallo: si tratta del più antico esempio di montaggio nel cinema (1896). Gli attori (spesso lo stesso Méliès) recitavano di fronte a scenografie appositamente dipinte, secondo la tradizione delle esibizioni di magia e del teatro musicale. Diresse più di 500 film tra 173


il 1896 e il 1914, di durata variabile tra uno e quaranta minuti, dei quali ci sono pervenuti poco più di duecento, alcuni frammentari. Per quanto riguarda il soggetto, i suoi film erano spesso simili agli spettacoli di magia che Méliès usava tenere, con trucchi ed eventi impossibili, come oggetti che scompaiono o cambiano dimensione. Il suo film più noto è ”Viaggio nella Luna”(Le Voyage dans la Lune), del 1902. Questo e altri suoi film richiamano direttamente o indirettamente l’opera di Jules Verne e sono considerati i primi film di fantascienza. Il film fu il primo successo cinematografico mondiale e anche uno dei primissimi casi di pirateria. Nel suo film “Le manoir du diable” si possono rintracciare le origini del cinema horror. Tra il 1900 e il 1912 il successo di Méliès fu strepitoso, influenzando profondamente gli operatori già attivi (Thomas Edison e gli stessi Lumière) e dando un contributo fondamentale alla genesi del linguaggio cinematografico per gli autori futuri. Già dopo il 1909 la produzione subì un calo, per via del pubblico divenuto più esigente in fatto di narratività e coerenza. Nel 1913 la Star Film, la compagnia cinematografica di Méliès, andò in bancarotta a causa delle politiche commerciali: Méliès vendeva le copie dei suoi film una per una, ma non percepiva nessun diritto d’autore per le singole proiezioni. Realizzò alcuni film per la Pathé, ma, con l’arrivo della Grande guerra, fu definitivamente estromesso dalla produzione cinematografica. In seguito tornò a dedicarsi solo agli spettacoli di magia con le repliche dei suoi film al Robert-Houdin, fino a che il teatro non venne demolito per aprire il Boulevard Haussmann. Nel 1925 ritrovò una delle sue principa174


li attrici, Jeanne d’Alcy, che aveva un chiosco di dolci e giocattoli alla stazione di Paris Montparnasse. I due si sposarono e si occuparono insieme del chiosco. Fu qui che il giornalista Léon Druhot, direttore del CinéJournal, lo incontrò, facendolo uscire dall’oblio. La sua opera fu infatti riscoperta dai surrealisti che organizzarono per lui una retrospettiva, la prima retrospettiva cinematografica della storia. Nel 1931 ricevette la Legion d’Onore direttamente dalle mani di Louis Lumière. Nel 1932, grazie all’interessamento di un sindacato cinematografico, ricevette una pensione e si ritirò in una casa di riposo per artisti nel castello del parco d’Orly e morì nel 1938 a Parigi.

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1908 Antonio e Cleopatra Titolo originale: Antony and Cleopatra; Paese di produzione: USA; Anno: 1908; Genere: Cortometraggio storico, drammatico; Regia: J. Stuart Blackton , Charles Kent; Scenografia: * Costumi: Trucco: Premi: Nota di commento costumistico: Il film fu prodotto e distribuito dalla Vitagraph Company of America e in Italia dalla Accoretti. Una copia del film viene conservata negli archivi della Library of Congress. Narra la storia d’amore ispirata alla tragedia di William Shakespeare fra l’imperatore Antonio e la bella Cleopatra sino al reciproco suicidio, definita la storia d’amore fra il più nobile dei romani e la più bella degli egiziane. Biografie: J. Stuart Blackton, all’anagrafe James Stuart Blackton, (Sheffield, 5 gennaio 1875 – Glendale, 13 agosto 1941), regista, produttore cinematografico e attore inglese. Emigrato negli Stati Uniti, fu uno dei primi produttori cinematografici dell’era del cinema muto, il fondatore 176


della Vitagraph e uno dei primi registi a usare tecniche quali il passo uno e l’animazione. È considerato il padre dell’animazione americana e uno dei pionieri del cinema. Blackton nacque a Sheffield, Yorkshire, Inghilterra nel 1875. All’età di dieci anni, lui e la sua famiglia emigrarono a New York. Nel 1894, Blackton e due suoi amici inglesi, anch’essi immigrati formarono un’associazione per sfondare nel vaudeville. Il lavoro di Blackton consisteva nell’”illuminare gli abbozzi disegnati. La cosa però fallì in quanto non rendeva abbastanza ed il trio dovette sciogliersi per proseguire in lavori più ordinari. Blackton finì per fare il reporter per il quotidiano New York Evening World. Nel 1896, Thomas Edison mostrò pubblicamente il Vitascopio, uno dei primi proiettori cinematografici. Blackton fu inviato a intervistarlo, incaricato di illustrare con i suoi disegni la genesi dei film. Desideroso di buona pubblicità, Edison prese Blackton nel magazzino in cui produceva i suoi film. Qui creò un film con protagonista lo stesso Blackton mentre esegue il ritratto di Edison. La nuova rappresentazione fu un grande successo, largamente dovuto alle varie cose che Blackton e Smith eseguivano all’interno dei film di Edison. Il passo successivo fu iniziare a realizzare film propri. Così nacque la American Vitagraph Company. Durante questo periodo, J. Stuart Blackton non era impegnato solo nella realizzazione dei nuovi studi, ma anche nella produzione, direzione, scrittura, nonché nella recitazione dei suoi film. Dal momento che i profitti crescevano costantemente, Blackton capì che poteva provare qualsiasi idea che gli veniva in mente. In una serie di film, sviluppò così il concetto di anima177


zione. Il primo di questi “nuovi film” fu The Enchanted Drawing, con copyright del 1900 . In questo film, Blackton fa lo schizzo di una faccia, di un sigaro e quindi di una bottiglia di vino. Nel 1908 realizzò la prima versione cinematografica americana di Romeo e Giulietta , filmato al Central Park di New York City. Blackton lasciò la Vitagraph per proseguire indipendentemente nel 1917, ma ritornò nel 1923 come socio minoritario di Albert Smith. Nel 1925 Smith vendette la compagnia alla Warner Brothers, con ottimo profitto. Blackton visse con larghezza di mezzi fino al Martedì nero del 1929, che bruciò i suoi averi. Spese i suoi ultimi anni in viaggio, mostrando i suoi vecchi film in conferenze sui giorni del cinema muto. Charles Kent (Londra, 18 giugno 1852 – Brooklyn, 21 maggio 1923) regista e attore inglese naturalizzato statunitense . Americano, di origini britanniche, Kent lavorò esclusivamente nel cinema muto. Recitò in ben 141 film tra il 1908 e il 1923 e ne diresse 36 tra il 1908 ed il 1913.

*Non essendo pervenute fonti inerenti alle voci: scenografo, costumista, truccatore e i premi non è stato possibile identificare i nomi di tali maestranze. Lo stesso valga ad ogni ricorrenza di testo.

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1910 Cleopatre Titolo originale:Clèopatrè; Paese di produzione: Francia; Anno: 1910; Genere : Storico, drammatico; Regia:Henri Andréani , Ferdinand Zecca; Scenografia: Costumi: Trucco: Premi: Nota di commento costumi stico: E’ un cortometraggio muto del 1910 diretto da Henri Andréani e Ferdinand Zecca. Film prodotto dalla Pathé Frères, uscito nelle sale cinematografiche francesi l’11 maggio 1910, e in quelle italiane nel 1913. Del film non sono pervenute notizie. Biografie: Henri Andréani, all’anagrafe Gustave Sarrus, (La Garde-Freinet, 10 aprile 1877–Parigi, 3 aprile 1936), regista francese dell’epoca del muto. fu attore, regista e sceneggiatore francese. Autore di film a soggetto biblico o a tema popolare, lavorò nel cinema dal 1908 al 1928. Diresse quasi una cinquantina di film. Nel 1927, figura come aiuto regista di Abel Gance in ”Napoleone”. Morì completamente dimenticato, in miseria, il 3 aprile 1936 180


pochi giorni prima di compiere sessantanove anni. Ferdinand Zecca (Parigi, 1864–Saint-Mandé, 23 marzo 1947), regista francese, nato da una famiglia di commedianti, giunse al cinema attraverso il sonoro, avendo prestato la sua voce per alcune registrazioni fonografiche della Pathé. Poi passò alla Gaumont dove aveva diretto un altro film sonoro:”Les Méfaits d’une tête de veau.”. Nelle produzioni della Pathé, Zecca incentrava su di sé diversi ruoli: sceneggiatore, attore, regista, scenografo. Tra i suoi primi successi vanno ricordati “Par Le trou de la serrure”(1901), e “Histoire d’un crime”(1901), nel quale compare un primissimo esempio di flashback. Il film ottenne un successo internazionale e permise alla Pathé di portare alla notorietà il suo marchio. Nel 1903 Zecca, co-diresse con Lucien Nonguet e supervisionò “La Vie et la passion de Jésus Christ”, film in tre rulli, un vero e proprio colossal per l’epoca. Si tratta della prima trasposizione cinematografica dei racconti dei vangeli. Promosso direttore artistico, Zecca si cimenterà in film di vario genere, dalle ricostruzioni storiche, a film basati su trucchi, dai drammi sociale alla riproposizione di celebri favole. Più che alla ricerca artistica, l’opera di Zecca appare votata ad incontrare il favore del pubblico: Zecca, non è interessato a proporre nuove soluzioni linguistiche o a sperimentare nuove tecniche, si cimenta, e con successo, nell’imitazione di quei film che stavano rendendo popolari i suoi contemporanei, guarda ai registi inglesi ed in particolar modo a Georges Méliès. Il suo nome è legato alla realizzazione di oltre 500 pellicole che contribuirono in modo 181


determinante alla crescita della PathÊ e all’affermazione della cinematografia francese.

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1911 La sposa del Nilo Titolo originale: La sposa del Nilo; Paese di produzione: Italia; Anno: 1911; Genere: Storico, drammatico; Regia: Enrico Guazzoni; Scenografia: Costumi: Trucco: Premi: Nota di commento costumistico: Nel film di Enrico Guazzoni vi è una trasposizione del testo teatrale di William Shakespeare, ma è anche ispirato dalle “Vite parallele”di Plutarco. Il film venne girato a Roma. È lungo 2000 metri ed è diviso in 6 parti. È un film in bianco e nero che dura diciassette minuti e cinquanta secondi. Il film narra la storia del faraone Ramses e della sua sposa Amebi che per un sacrificio imposto dalla Dea Iside, Ramses dovrà sacrificare la sua amata per ristabilire la fertilità delle terre del Nilo. I costumi realizzati non rispettano perfettamente il costume egiziano. I protagonisti cioè Ramses veste con un’unica tunica di lino grossolana bianca, lunga alle ginocchia, a maniche corte e cinta in vita da una stola di tessuto colorata. Mentre Amebi che sarebbe la moglie nella prima parte del film indossa una tunica di lino lunga alle caviglie, smanicata e arricchita da una collana di 183


perle colorate e pietre preziose al collo. E nella seconda parte quando Amebi verra data in sacrificio per la dea Iside, indosserà una doppia tunica di lino, smanicata, lunga alle caviglie ed impreziosita da più fili di perle, che partono dal capo e scendono sino alle ginocchia; completa questo abbigliamento di una velo lungo bianco di tessuto leggero che la copre dalla testa ai piedi. Questo velo bianco è decorato su tutti i lato da perline piccolissime che lo rendono molto elegante, ed è cosi leggero che si intravede il volto dell’attrice. La sposa di Ramses (Amebi) si presenta per tutto il film con dei capelli scuri lunghi e sciolti. I grandi sacerdoti indossavano, una doppia tunica di lino grezzo bianca, frangiata agli orli, sulla spalla sinistra, gli cade a drappo la pelle di leopardo e il tutto viene completato da una tiara alta, rigida a forma conica. Le ancelle della sposa del faraone vestono con una doppia tunica in lino ,lunga alle caviglie e cinte in vita. Mentre il popolo indossava tuniche bianche, a maniche corte e cinte in vita con un drappo di stoffa colorata. Gli schivi vestono di nero cosa molto improbabile essendo che gli egizi non vestivano mai di nero ,bensì solamente per la morte di un famigliare. Biografie: Enrico Guazzoni (Roma, 18 settembre 1876–Roma, 24 settembre 1949), regista, ma anche pittore italiano. Debutta come consulente artistico per la Cines, famosa produzione italiana. E diresse il suo primo film,”Un Invito a Pranzo”nel 1907. Tenta poi di creare una propria società di produzione, ma invano. Ha diretto diversi 184


film storici minori. Nel 1912, ebbe un enorme successo, anche in Europa e negli Stati Uniti, realizzando”Quo vadis?”adattato dal romanzo di Henryk Sienkiewicz. Per la prima volta il cinema italiano ebbe così tanto successo al di fuori della penisola. Con questo successo, Guazzoni realizza i suoi più significativi film in silenzio:”Marcantonio e Cleopatra”(1913),”Gaio Giulio Cesare”(1914),”La Gerusalemme Liberata”(1918). Nel 1919, fonda la sua società di produzione, la “Film Guazzoni”. La crisi generata dal fallimento dell’industria cinematografica lo porta al fallimento. Conclude la sua carriera nel 1943.

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1912 Cleopatra Titolo originale: Cleopatra; Paese di produzione: USA; Anno: 1912; Genere : Storico, drammatico; Regia: Charles L. Gaskill; Scenografia: Paul Steinberg (per arredi egizi), Arthur Corbault (artista di scena);William Hemming Costumi: Helen Gardner (con il nome Miss Gardner); Trucco: Premi: Nota di commento costumistico: Film muto, in bianco e nero che dura un ora e ventisette minuti. Il personaggio che interpreta Cleopatra avrà a sua disposizione otto capi che sfoggerà in tutto il film. Questi abiti sono delle tuniche lunghe alle caviglie che richiamano la Kalasiris, ma che diversamente da quella originale che lascia i seni scoperti, questi otto capi coprono i seni. Nella prima parte del film compare una figura di uno schiavo che indossa il classico perizoma (skenti) in lino grezzo, e subito dopo compare la regina Cleopatra che indossa una tunica con maniche larghe, in lino bianca lunga alle caviglie. Continuando il film entra in scena la figura di un uomo che da punto di vista costumistico sembra un romano, perche indossa la tunica con decori e un mantelli tenuto da clavi alle spalle. La protagonista continua a cambiarsi d’abito, e indossa un 186


costume più elegante per presentarsi al romano. Intorno ai due protagonisti vi sono degli schiavi che sono a dorso nudo e indossano solamente lo skenti (il perizoma). Si ricambia per la terza volta d’abito ed indossa un’altra tunica lunga sino alle caviglie, aderente al corpo, più decorato grazie all’utilizzo dei fili di perle. Infine indosserà un ultima tunica, molto più decorata dai motivi della stoffa; e con lo stesso viene realizzato il mantello ampio. Per tutto il film la protagonista mostra un trucco molto forte agli occhi, una lunga chioma di capelli scuri arricchiti da una corona a fascia che gli cinge la testa. Ai piedi indossa i classici teb-tabs.. Biografie: Charles L. Gaskill (29 gennaio 1870 a New Bern, North Carolina, Stati Uniti d’America, 09 Dicembre 1943 Los Angeles, California, USA), scrittore, regista e sceneggiatore statunitense, noto per “Il sonno della Cyma Roget” (1920),”The Sin Common”(1917) Helen Gardner, nata con il nome Helen Louise Gardner (Binghamton, 2 settembre 1884– Orlando, 20 novembre 1968), attrice e produttrice cinematografica statunitense. Ricordata come una delle prime femme fatale dello schermo, Helen Gardner è stata, tra gli attori, una delle prime se non la prima a fondare una propria compagnia di produzione, la”Helen Gardner Picture Players”. Recitò, dal 1910 al 1924, in 55 film. Appare come costumista col nome di Miss Gardner in “Cleopatra”, film di cui fu (non accreditata) produttrice e montatri187


ce. Nel 1913, sceneggiò ”Becky, Becky”. Considerata una vamp, i suoi erano ruoli di donna forte, dal carattere deciso. Diventò una star interpretando il ruolo di Becky Sharp nella versione del 1911 di Vanity Fair. L’anno dopo, fondò la sua casa di produzione, che aveva in progetto di girare dei lungometraggi, idea che, all’epoca, era ritenuta all’avanguardia, visto che la maggior parte dei film erano cortometraggi di uno o due rulli. Il suo primo film di cui fu anche produttrice fu, nel 1912, un Cleopatra diretto da Charles L. Gaskill. Da varie notizie viene riportato che Gaskill fosse suo marito, ma i due non si sposarono mai

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1913 Marcantonio e Cleopatra Titolo originale: Marcantonio e Cleopatra; Paese di produzione: Italia; Anno: 1913; Genere: Storico, drammatico; Regia: Enrico Guazzoni; Scenografia: Costumi: Trucco: Premi: Nota di commento costumistico: Enrico Guazzoni, per questo film si ispira alla tragedia “Antony and Cleopatra” del 1607 di William Shakespeare. Un film ritrovato tanto tempo fa, ma mai restaurato. Non vi è critica costumistica in questo film perchè non è stato possibile visionarlo, in mancanza di video. Biografie: Enrico Guazzoni (Roma, 18 settembre 1876–Roma, 24 settembre 1949)

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1917 Cleopatra Titolo originale: Cleopatra; Paese di produzione: USA; Anno: 1917; Genere: Storico, drammatico, biografico; Regia: J. Gordon Edwards; Scenografia: George James Hopkins; Costumi: George James Hopkins; Trucco: Premi: Nota di commento costumistico: Cleopratra è un film del 1917 diretto da J. Gordon Edwards. Il film fu ispirato all’opera teatrale “Antonio e Cleopatra” di William Shakespeare. Nonostante il successo ottenuto all’uscita del film, anni dopo, con l’entrata in vigore del Codice Hays, il film venne giudicato troppo osceno per essere proiettato. Infatti le ultime due copie della pellicola vennero distrutte: una in un incendio negli stabilimenti della Fox e l’atra al Museum of Modern Art di New York. In origine il film era di centoventicinque minuti, mentre attualmente sono sopravvissuti solo una ventina di secondi della pellicola. Questi frammenti di film sono in bianco e nero. Per fortuna in quei pochi secondi di pellicola possiamo analizzare i costumi creati dalla costumista. L’attrice, che sarebbe Theda Bara, ha a disposizione più di tredici costumi molto eleganti per rappresentare al meglio la figura 191


della regina Cleopatra. Essi sono costruiti rispettando a pieno il costume egiziano femminile, fatto di trasparenze, nudità, aderenze e plissettature. Analizzandoli, abbiamo molti abiti lunghi alle caviglie realizzati con tessuti leggeri come chiffon o organze plissettate, tutti arricchiti e impreziositi da perle e pietre preziose. Altri invece sono dei completi con fascia al seno o top riccamente decorato da piccole perle che formano un disegno. Oppure dei reggiseni a forma rotonda che dividono le mammelle. Uno tutto in pailettes dorate e al centro nere, mentre l’altro, più prezioso, quasi un gioiello è avvolto al seno con al centro una pietra preziosa. Questi due reggiseni sono completati da dalle gonne lunghe alle caviglie, realizzate in tessuti leggeri, che essendo molto trasparenti, fanno intravedere le forme del corpo della donna. Questo tipo di abbigliamento ricorda molto la Kalasis, cioè la tunica lunga alle caviglie aderente al corpo con seni scoperti. L’abbigliamento viene completato da dei gioielli: bracciali, grosse collane, orecchini, e corone con serpente; ma anche da turbanti e cappelli che richiamano il mondo orientale e l’Egitto. Le acconciature sono particolari: o raccolte sulla nuca da delle trecce che formano uno chignon, oppure sciolte, ma intrecciate con boccoli. Il trucco scenografico risalta molto gli occhi grazie all’uso della matita nera, ma anche le labbra vengono risaltate dal colore. Biografie: J. Gordon Edwards (Montréal, 24 giugno 1867 – New York, 31 dicembre 1925) regista e sceneggiatore cana192


dese. In dieci anni, dal 1914 al 1924, ha girato più di 50 pellicole, molte con Theda Bara. Ha lavorato anche come sceneggiatore in quattro film e ne ha firmato uno come produttore. Era soprannominato Jack. Nato in Canada, a Montréal, cominciò la sua carriera come attore e poi come regista e impresario al Suburban Garden Theatre di Saint Louis. Studiò all’Academy of Music di New York, dove venne contattato da William Fox che lo ingaggiò come regista cinematografico. Girò ventidue film con Theda Bara che lo definì “the nicest director I ever worked with”. Edwards è morto nel 1925 a New York per polmonite. George James Hopkins (Pasadena, 23 marzo 1886 – Los Angeles, 11 febbraio 1985) scenografo e costumista statunitense . Nato a Pasadena nel 1886, Hopkins cominciò a laorare come scenografo teatrale dopo aver studiato design al college. Nel 1917, si avvicinò al cinema e trovò lavoro alla Fox Film Corporation diventando collaboratore fisso per alcuni anni di J. Gordon Edwards. Hopkins esordì come scenografo e costumista in Cleopatra, il film interpretato nel 1917 da Theda Bara, pellicola che provocò grande scandalo in gran parte proprio a causa dei suoi costumi che lasciavano assai poco spazio all’immaginazione. Tra i suoi film, Schiavo d’amore, Vita col padre, Delitto per delitto, Un tram che si chiama desiderio, I giorni del vino e delle rose, My Fair Lady, Chi ha paura di Virginia Woolf?, Hello,Dolly!. Nella sua carriera, fu candidato agli Oscar per 13 volte. Il suo ultimo lavoro fu nel 1975 per il film Il giorno della locusta. Hopkins morì a quasi 99 anni a 193


Los Angeles, l’11 febbraio 1985.

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1932 La Mummia Titolo originario: The Mummy; Paese di produzione : USA ; Anno: 1932; Genere: Horror; Regia: Karl Freund; Scenografia: Willy Pogany, Costumi: Vera West ; Trucco: Jack P.Pierce; Premi: Nota di commento costumistico: The Mummy è un film horror del 1932, diretto da Karl Freund. Ispirato dall’apertura della tomba di Tutankhamon nel 1922 e dalla maledizione di Tutankhamon, il film viene ambientato nel 1921. Tutto inizia con la lettura ad alta voce di un papiro, che riporta in vita la mummia del sacerdote Im-Ho-Tep che fugge nel deserto portando con se il papiro magico. Dieci anni dopo, la mummia del faraone, sotto le spoglie di Ardath Bey, guida una spedizione di archeologi intenzionata a trovare il sarcofago della principessa Anck-es-en-Amon. Alla bella ed affascinante Helen Grosvernor, Ardath Bey racconta la “sua” storia, quella di Im-Ho-Tep innamorato della bella principessa Anck-es-en-Amon, ma murato vivo perchè era stato scoperto con il suo papiro, uno scritto magico in grado di resuscitare i morti. Le riprese del film furono programmate in tre settimane. 195


Nei primi giorni di ripresa si girarono le scene in cui Boris Karloff (Imhotep) usciva dal sarcofago. Il trucco fu affidato ancora una volta a Jack Pierce, il quale iniziava la trasformazione di Karloff alle 11 del mattino applicando il cotone, il collodio e il cerone di gomma sul volto dell’attore, creta per i capelli ed il confezionamento delle bende di lino trattate con un particolare acido. Questo lavoro si concludeva alle 7 della sera. Il Los Angeles Times scrisse : «Il mantello dello scomparso Lon Chaney riposa ora sulle spalle di Karloff, il cui empio ritratto del film con l’aiuto di un magnifico trucco lo trasforma da grande caratterista in attore di prima grandezza.». La pellicola in originale è in bianco e nero è dura settantatre minuti. Più che lo studio del costume, in questa pellicola è presente lo studio della mummificazione fatta in modo curato grazie al grande truccatore Jack P. Pierce, che perde molte ore per arrivare a dei risultati veritieri. Per quanto riguarda i costumi ispirati al mondo egizio, abbiamo la “mummia” avvolta da strisce di tela grezza. Mentre quando si risveglia, si cambia d’abito ed indossa una tunica lunga, a maniche lunghe e larghe (realizzata con un tessuto tesante) cinta in vita da cintura di pelle dorata larga, con al centro una spilla che rappresenta la testa di un leone tutto dorato. La principessa Anck-es-en-Amon ritrovata sul suo sarcofago, indossa una fascia incrociata al seno realizzata con un tessuto pagliettato, e una gonna lunga sino alle caviglie, cintata in vita con una bordura decorata che richiama la decorazione dell’orlo e della fascia che scende al centro delle gonna. Ha i capelli lunghi e sciolti. Al suo risveglio indosserà la corona con l’acquila e in serpente. Tutti gli 196


altri personaggi indossano abiti del secolo (anni ’20); ad esempio, l’archeologo indossa una camicia di cotone, a maniche lunghe e tasche quadrate sul petto e pantaloni scuri comodi per muoversi ecc.. Biografie: Karl Freund (Königinhof an der Elbe, 16 gennaio 1890 Santa Monica, 3 maggio 1969) regista e direttore della fotografia tedesco. Nato nell’allora Moravia austroungarica a Königinhof an der Elbe. Vinse l’Oscar alla migliore fotografia nel 1938 per il film La buona terra. Nato in Boemia, Freund cominciò la sua carriera nel 1905 quando, all’età di 15 anni, diventò assistente proiezionista per una compagnia cinematografica di Berlino, città dove si era trasferito con la sua famiglia. Ha lavorato alla fotografia di oltre cento film, inclusi alcuni dei capolavori del cinema espressionista tedesco come Il Golem del 1920, L’ultima risata del 1924 e Metropolis (1927). Freund emigra negli Stati Uniti nel 1929, dove continua a lavorare come direttore della fotografia. Tra il 1921 e il 1935, egli diresse dieci film, il più noto dei quali è probabilmente La mummia, con Boris Karloff e il suo ultimo film da regista, Amore folle, con protagonista Peter Lorre. All’inizio degli anni cinquanta Freund viene persuaso da Desi Arnaz a lavorare alla fotografia della serie televisiva I Love Lucy, prodotta dalla Desilu. Ne gira, dal 1951 al 1956, 149 episodi. Jack Pierce (Grecia, 5 maggio 1889 – Hollywood, 19 luglio 1968) truccatore e attore statunitense. Vero nome 197


John Piccoula, curiosamente lo era anche di statura; è considerato una leggenda ad Hollywood perché è il padre delle più grandi icone horror della Universal, quali l’uomo lupo, la mummia e soprattutto il mostro di Frankenstein. Immigrato greco ed ex fantino e giocatore di baseball, temuto da molti per il suo carattere irascibile e diffidente, dopo il periodo d’oro della Universal, Pierce lavorò poco senza riuscire ad esprimere totalmente il suo talento. Iniziò a lavorare per il cinema come attore nel 1915 in Misjudged, diretto da William Worthington. Interpretò una dozzina di film fino al 1929. Il suo lavoro di truccatore, non accreditato, lo cominciò nel 1927 in La scimmia che parla di Raoul Walsh per la Fox.

° Trucco della Mummia

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1934 Cleopatra Titolo originario: Cleopatra ; Paese di produzione: USA ; Anno: 1934 ; Genere: Epico , storico e drammatico ; Regia: Cecil Blount De Mille ; Scenografia: Roland Anderson , Hans Dreier ; Costumi: Travis Banton ; Ralph Jester; Premi: Premi Oscar 1935 per la miglior fotografia (Victor Milner); Nota di commento costumistico : Il film Cleopatra è un film di Cecil B. De Mille. Fu distribuito dalla Paramount Pictures e uscì nella sale cinematografiche nell’ottobre 1934. La pellicola venne girata per gli esterni in California, mentre per gli interni, vennero usati gli studios della Paramount. La pellicola è in bianco e nero e in centodue minuti viene rappresentata la storia della regina d’Egitto, che utilizzando il suo fascino si lega prima a Giulio Cesare e, dopo l’assassinio di questi a causa di un complotto del senato, si lega a Marco Antonio, causando così lo scontro di quest’ultimo con Ottaviano. Il giovane augusto sconfiggerà l’esercito egiziano e conquisterà l’Egitto. Cleopatra e Marco Antonio, per non cadere in mani nemiche, moriranno suicidi. Per tutta la durata del film l’attrice che interpreta Cleopatra avrà a disposizione quindici abiti. Il film ha inizio con la con la sua scomparsa a causa di un 199


rapimento. In questa occasione l’attrice indossa un abito lungo con spacco profondo a sinistra, con scollatura a cappuccio il tutto realizzato in velluto. Cleopatra, liberatasi dai rapinatori, torna a palazzo ed indossa un top che le copre i seni, legato al collo a forma di una collana con pendente; ed una gonna lunga con spacco sul lato destro e cinta decorativa in vita. Il tutto poi verrà completato da una grande stola in chiffon plissettato avvolta al corpo. Altro cambio sarà un abito sempre lungo alle caviglie, ma in questo caso è realizzato con un tessuto ancora più leggero, drappeggiato dalla vita ai fianchi, tutto impreziosito da pietre preziose che lo rendono luccicante e dal centro della gonna cade la stoffa eccedente, anche questa arricchita da pendenti preziosi, Completa l’abito un lungo mantello legato alla collana circolare al collo, bracciali e orecchini di perle. Per questo tipo di abbigliamento l’attrice ha i capelli alzati, impreziositi da un cerchietto di pietre preziose che formano delle ali. Il personaggio di Cesare, nella prima parte del film che si svolge in Egitto, indossa una tunica lunga al ginocchio, a maniche corte, con dei bracciali decorativi cuciti negli orli delle maniche e dell’orlo. Al collo indossa una collana che rappresenta un aquila, cinta alta in vita e mantello con da clavi. Subito dopo cambia d’abito e indossa una tunica più lunga di colore nero, con un decoro sul lato destro dalla spalla all’orlo, sempre cinto in vita con cintura alta tutta dorata. Completa l’abito un mantello lungo tenuto da una spilla al centro del collo. Ad aspettare l’arrivo di Cesare a Roma vi fu un banchetto a cui parteciparono molti personaggio romani. Per cui tutte le donne vestivano in abiti lunghi ed eleganti, con 200


scollature monospalla tenute da spille decorative. I loro capelli erano acconciati con trecce. Mentre gli uomini che parteciparono al banchetto indossavano alcune tuniche lunghe a ginocchio e mantelli con clavi, mentre altri indossavano delle corazze decorative, con sotto tuniche bianche corte. All’arrivo di Cesare a Roma, egli indossa la classica corazza militare romana detta lorica con rilievi sul petto, una tunica bianca sotto, il mantello drappeggiato sulla spalla detto paludamentum e la famosa corona d’alloro tipica del generale romano. Si ricambia a palazzo ed indossa una tunica bianca lunga alle caviglie, a maniche corte, decorata su un solo lato, con cintura alta in vita e mantello avvolto al corpo. Indossa sempre la corona d’alloro (questo sarà l’ultimo abito che indosserà Cesare quando verrà tradito e ucciso). Mentre l’arrivo di Cleopatra a Roma fu spettacolare, accompagnata da un carro e da schiavi e ancelle. L’attrice in questa occasione indossa un completo a due pezzi, un top a triangolo che si collega alla collana, e una gonna a vita alta, lunga con strascico, aderente al corpo. Non poteva mancare la corona con disco solare. Arrivata nelle sue stanze si cambia d’abito, mettendosene uno più comodo, da camera, ed indossa un abito sempre lungo con scollatura a”V” e spacco centrale; ha pure un a piccola cintura gioiello sotto il seno per sottolineare la scollatura. Si ricambia per incontrare Cesare, ed indossa un completo formato da un top con collana al collo, a cui si collega il lungo mantello; ed una gonna aderente dalla vita alle ginocchia, decorata con motivo a rombo e lunga sino alle caviglie. La corona con cobra e i bracciali preziosi richiamano il collana e 201


completano l’abito. Morto Cesare, Cleopatra torna in Egitto, ed incontra Antonio. Questi si presenta nel palazzo di Cleopatra con una tunica lunga al ginocchio, a maniche corte, cinta in vita, con mantello, elmo e stivali; i capelli sono alla Brutus. Mentre Cleopatra indossa un bellissimo ed elegantissimo abito in chiffon bianco, lungo alle caviglie, attillato al corpo, che sottolinea le forme dell’attrice. Ad arricchire il capo sono i lunghi fili di perle avvolti alle braccia, nel collo e nel vestito. Verso la fine del film vi sono ancora altri quattro cambi, di cui due sono quasi uguali, cioè due abiti aderenti, drappeggiati al corpo, con schiena scoperta, solo che in un abito la drappeggiatura è risaltata da fili di lustrini, mentre nell’atro abito viene risaltata dal bicolore, quindi dal taglio obliquo di due stoffe di colore diverso. Questi abiti sono completati da collana che regge il mantello in chiffon. L’ultimo abito che l’attrice indosserà è quello che metterà per rappresentare la morte di Cleopatra, prima di farsi mordere da un aspide. È un abito tutto nero, lungo con strascico, con collana che rappresenta la grande aquila e che crea una scollatura a “V”al seno e una corona tutta dorata con ali e cobra reale. Il trucco fatto all’attrice per Cleopatra, mette in risalto gli occhi e le labbra. Il sommo sacerdote e confidente privato di Cleopatra indossa due tuniche bianche e una stola decorata con motivi orientali floreali con frange al bordi. Le ancelle di Cleopatra indossano invece un top che gli copre i seni e una gonna con lunghe frange alle caviglie e bracciali ai polsi e alle caviglie. Mentre gli schiavi indossano solamente in perizoma di lino bianco.

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Biografie: Cecil Blount De Mille, (Ashfield, 12 agosto 1881 – Los Angeles, 21 gennaio 1959), più conosciuto come Cecil B. DeMille è stato un regista e produttore cinematografico statunitense. È stato uno dei 36 membri fondatori dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences (AMPAS) che nasce nel 1927, un’organizzazione per il miglioramento e la promozione mondiale del cinema. L’accademia, nel 1929, creò il Premio Oscar. Era il fratello minore del regista e sceneggiatore William C. de Mille. Tra i padri fondatori della settima arte, Cecil B. DeMille frequenta l’ambiente dello spettacolo fin da giovane grazie all’attività del padre. A sua volta, nel 1900, dopo aver frequentato l’arte drammatica di New York, DeMille inizia a scrivere piccole cose per il teatro e a recitare assieme al fratello maggiore William. Attratto dal cinema, fonda una propria casa di produzione cinematografica, la “DeMille Play Company”. Il suo primo film, di cui cura la regia, la sceneggiatura, la produzione e in cui appare anche (non accreditato) come attore, è la prima versione di The Squaw Man. Nel 1918 girerà il remake e poi, per la terza volta, rifarà il film con il titolo italiano Naturich la moglie indiana, interpretato da Lupe Velez. A partire dagli anni venti si fa un nome come regista di film biblici, uno su tutti I dieci comandamenti (The Ten Commandments) (1923), di cui realizzerà un altrettanto riuscito remake nel 1956. DeMille lancia diverse star cinematografiche, tra cui la grande Gloria Swanson. Nel 1952 vince un Oscar nella categoria miglior film per il suo spettacolare melodramma 203


Il più grande spettacolo del mondo (The Greatest Show on Earth), che gli vale anche una nomination come miglior regista. Un riconoscimento intitolato al suo nome viene consegnato nell’ambito dei premi cinematografici Golden Globe. Hans Dreier (Brema, 21 agosto 1885 – Bernardsville, 24 ottobre 1966) scenografo tedesco. Nacque in Germania, a Brema nel 1885. Dopo gli studi di architettura, iniziò una carriera di scenografo cinematografico. Il suo primo film fu, nel 1919, Der letzte Zeuge, di Adolf Gärtner alla Greenbaum-Film. Quando si trasferisce negli Stati Uniti, viene messo sotto contratto dalla Paramount Famous Lasky Corporation per cui diventa capo del dipartimento scenografico. Nella sua carriera sarà il responsabile di oltre 500 scenografie per il cinema. L’ultimo film in cui appare la sua firma come architetto-scenografo, sempre alla Paramount Pictures è, nel 1951, in Un posto al sole di George Stevens. Fu candidato all’Oscar per 23 volte. Vinse tre Oscar alla migliore scenografia, due volte nella categoria colore e una in quella bianco e nero: nel 1946 per L’avventura viene dal mare, nel 1949 per Sansone e Dalila e nel 1951 per il film in B/N Viale del tramonto di Billy Wilder. Travis Banton (Waco, 18 agosto 1894 – Los Angeles, 2 febbraio 1958) costumista statunitense. Nato a Waco, nel Texas, fu disegnatore di moda a New York. Nel 1924 entrò alla Paramount come capo costumista. Dal 1939 al 1941 lavorò per la 20th Century Fox e, dal 1945 al 1948 all’Universal Pictures. Uno dei più grande costumisti 204


degli anni trenta, vestì le grandi dive della Paramount e viene ricordato per l’eccentricità dei costumi di Mae West e per lo sfarzo sontuoso dei film di Sternberg interpretati da Marlene Dietrich. Nella sua carriera, lavorò a oltre centocinquanta film. Morì a Los Angeles nel 1958 all’età di 63 anni.

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1945 Cesare e Cleopatra Titolo originale: Caeser and Cleopatra ; Paese di produzione: Gran Bretagna; Anno: 1945 ; Genere: Epico, storico; Regia: Gabriel Pascal ; Scenografia: Oliver Messel; Costumi: Oliver Messel; Trucco: Primi: Vince il premio oscar per il miglior film a colori nel 1946. Nota di commento costumistico : Cesare e Cleopatra (Caesar and Cleopatra) è un film del 1945 diretto da Gabriel Pascal e tratto dall’opera diGeorge Bernard Shaw. Il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 1946. Realizzato a colori, è stato il film più costoso prodotto negli studios britannici fino ad allora, la produzione fece portare della vera sabbia egiziana per dare un colore più veritiero. Anche a causa dei bombardamenti che continuarono per tutta il periodo in cui il film fu girato, la protagonista fu vittima di un aborto. La pellicola è ambientata nel 48 a.C. quando Giulio Cesare, dopo l’assassinio di Pompeo, andò in Egitto per punire il re Tolomeo XIII e mettere al trono la regina Cleopatra, con cui ebbe una relazione amorosa e un figlio, che verrà chiamato Tolomeo XV più noto come “Cesarione”. A causa di ciò Cesare rimarrà rin206


chiuso con Cleopatra nel suo palazzo a causa della rivolta del popolo egiziano. Il film inizia con un gruppo di soldati romani vestiti con tunica e sopra l’armatura che invece di essere in cuoio, o in metallo, sembra essere in pelle semplice decorata. Il personaggio di Cesare come primo abito indossa la toga bianca avvolta al corpo e al braccio, con corona di foglie d’alloro e stivaletti bassi, lunghi ai polpacci, in cuoio. Mentre l’attrice che interpreta Cleopatra indossa, una tunica bianca, lunga alle caviglie, in lino drappeggiata e cinta in vita, e si presenta a Cesare con i capelli lunghi con piccole trecce. L’abito è cosi leggero che è quasi trasparente. Sopra a questo viene messo un mantello che le fascia il corpo tutto impreziosito d’oro, gli viene messa la corona e gli scettri che indicano il poter del basso e alto Egitto. Cleopatra, in trono con il fratello, indossa una tunica bianca lunga alle caviglie, plissettata, con delle piccole manche anch’esse plissettate, con klos dorata al collo, impreziosita da pietre preziose. Cesare invece in questo incontro indossa la classica toga ambasciatoria, abiti tipicamente romano, in cotone bianco, con lunghe strisce rosse attorno all’orlo. Nella seconda scena Cesare cambia d’abito ed indossa una tunica rossa, a maniche corte e lunga al ginocchio, con sopra una gonnella in cuoio, Alla testa sempre la corona d’alloro, mentre ai piedi dei calzari in cuoio. Cleopatra, nella seconda scena, alzata da letto, indossa un abito lungo ai piedi, di chiffon bianco, leggermente plissettato al seno, con l’uso di una cordicella dorata che le sottolinea i seni. I capelli sono lunghi e sciolti con frangia. Per incontrarsi con Cesare, Cleopatra si cambia d’abito ed indossa un abito lungo, di colo207


re azzurro pastello, con una cintura che gli stringe la vita e che per decorazione le scende sino a terra, ed è di colore oro. Dalla scollatura anteriore pende un ciondolo ovale che fa partire dalla spalla destra un mantello dello stesso colore dell’abito, ma bordato con una striscia oro sull’orlo. I capelli sono di nuovo intrecciati, ma lasciati lunghi e la fine delle trecce è tenuta da un ciondolo cilindrico in oro. Alla testa una corona di perle pendenti colorate e al centro della corona, che scende sul viso dell’attrice vi è rappresentato che pende un fiore di loto. Alle orecchie ha degli orecchini d’oro pendenti, e al braccio un bracciale a forma di serpente. Cesare per incontrare il popolo si cambia d’abito ed indossa sopra la tunica rossa con gonnellino in cuoio, la lorica decorativa con rilievi e fibbie alle spalle per tenere il mantello rosso, ed infine l’elmo piumato rosso e la spada. Mentre ai piedi calza dei calzari con dita scoperte. Nascondendosi in un sacco/tappeto, Cleopatra raggiunge Cesare, e si presenta con un abito lungo, molto aderente al corpo, sempre di coloro azzurro pastello, con decori dorati sulla scollatura e sugli orli dell’abito. La scollatura a V sottolinea il seno, mentre alla vita al posto della solita cintura dorata, in questo caso indossa un lembo di tessuto arancio avvolto in vita per sottolineare i fianchi ed il punto vita, e proprio ai fianchi è leggermente drappeggiato, dando ai lati una linea aderante e al centro una linea morbida. L’acconciatura si presenta con lunghe trecce ornate da sopra a sotto, con la forma di un cono, tutto in oro. Ritornando al palazzo Cleopatra, indossa un abito color prugna, lungo ai piedi, molto aderente in vita a sottolineare la linea sinuosa dei fianchi, drappeg208


giato sul davanti, sottolineato da una spilla a forma di foglia in oro. Mentre al collo vi è una fibbia in oro che tiene il mantello in organza rosa. I capelli sono raccolti in un drappo di tessuto decorato con perle, dove al centro e rappresentata con aquila alata; dai lati di questo turbante fuoriescono due ciocche di capelli lasciati sciolti. I gioielli che indossa sono collana, orecchini e bracciali. Al palazzo di Cesare, l’attore che lo interpreta indossa sotto una tunica bianca leggermente drappeggiata, e sopra alle spalle due spille o fibbie per tenere il mantello e cinta in vita, mentre sopra ha avvolto la toga ambasciatoria, appoggiata sulla spalla sinistre avvolta nel braccio e scende drappeggiato e di colore rosso con fregi dorati in tutto l’orlo della toga. Alla testa la corona di foglie dall’alloro in oro, mentre ai piedi indossa degli stivaletti chiusi e stringati. Cleopatra incontra Cesare a palazzo e veste un abito lungo, aderente al corpo, tutto drappeggiato; ha una scollatura a cuore che forma la testa e le ali dell’aquila sino alla spalla dove si drappeggia e scende a drappo del tessuto in modo sinuoso. Il punto vita è molto stretto e dai fianchi scende l’abito morbido e drappeggiato sino ai piedi. Alle testa porta la corona più preziosa e ricca, con cobra reale al centro e ornata da pietre triangolari dure di colore blu. Gli ultimi abiti che indossano i due protagonisti son per Cesare la toga rossa, con lorica decorativa in oro, il gonnellino di cuoio detto indutus, calzari e mantello bianco tenuto da fibbie d’oro sulle spalle. Mentre per Cleopatra un abito lungo ai piedi, aderente, mono spalla di colore blu e di tessuto leggero plissettato, richiama il costume delle donne greche. I capelli sono nuovamente intrecciati con trecce fi209


nissime, però coperte dal lungo mantello dello stesso colore e stoffa dell’abito. Il trucco di Cleopatra era molto studiato e particolare, ma bensì era molto semplice, guance leggermente rosee, rossetto rosa e matita nera agli occhi. Mentre il fratello di Cleopatra indossava una tunica bianca, a maniche corte e plissettata, con corona di perle, bracciali e collana impreziosita con pietre preziose e perle (klos). Apollodoro si presenta a Cleopatra indossando una tunica monospalla di colore arancio, cortissima, lunga sopra al ginocchio, drappeggiata al centro della vita, grazie ad una cintura metallica. Dalla vita alla spalla destra vi è una cintura che regge con una fibbia a testa di leone il mantello lungo sino alle caviglie. Completano il suo abbigliamento gli orecchini, i bracciali rigidi sulle braccia, la collana al collo, la spada e i calzari aperti. Mentre alla fine del film compare con un miniabito bianco lungo sopra al ginocchio, con degli ornamenti in oro che sono sparsi sul petto a motivo floreale. Il tutto viene completato da un manto lungo di colore bianco, da calzari dorati con dita scoperte e da vari gioielli sulle braccia e al collo. I sacerdoti indossano tuniche bianche o colorate, con sopra la stola dello stesso colore con bordure di colore contrastante. I filosofi vestono tutti in abiti romani, con tuniche lunghe alle caviglie, e calzari in cuoio. I generali dell’esercito indossano tuniche blu, manicate lunghe al ginocchio, con corazza blu decorata, mantello rosso attaccati alle spalle ed elmo piumato. Ai piedi indossano i femoralia cioè protezioni per i polpacci e i calzari con le dita di scoperte. I soldati indossano la tunica manicata rossa, lunga al ginocchio, con armatura metallica, elmetto con piume 210


rosse, calzari lunghi al polpaccio, scudo e lancia completano l’abbigliamento. L’ancella di Cleopatra indossa una tunica lunga alle caviglie, rossa con stoffa decorata dorata, e una stola di stoffa leggera, con disegni decorativi sul rosso e il nero, tenuta su una spalla. Al collo, una collana di pietre dure dal colore nero. I capelli dell’ancella sono tante piccole trecce lunghe alle spalle, tenute in basso da pietre cilindriche incise. È sulla testa una fascia rossa e blu che tiene ferma l’acconciatura. Come secondo abito, l’ancella indossa una tunica monospalla, sempre lunga alle caviglie, di colore rosso e bianco, ma in più dal lato destro dell’abito vi è una stoffa leggera bicolore a strisce longilinee plissettata. Ai piedi indossa dei calzari. E i capelli sono stati privati delle trecce. Come terzo abito l’ancella indossa una tunica monspalla, lunga alle caviglie, aderente al corpo, con una piccola manica corta. L’abito e realizzato con tre stoffe di colore e motivo diverso come verde e dorato, rosso e nero e blu e dorato, i tre tessuti di colore diverso sono assemblati con dei tagli asimmetrici, coperti da passamaneria color bronzo. Ai lati l’abito ha degli spacchi per muoversi meglio. I gioielli che indossa sono sempre collana e bracciali in pietre dure, mentre i capelli sono sciolti con frangia. Il popolo veste in tuniche lunghe le donne, mentre quelle corte gli uomini. Il servitore fidato di Cesare indossa una tunica lunga alle caviglie, manicata, tinta in blu, cinta in vita con una cintura. I servitori dentro al palazzo vestivano con una gonna modello svasato, lunga alle caviglie, in lino grezzo bianco, decorata davanti con frange e una striscia a forma trapezoidale. Le schiave di Cleopatra vestono in due modi: le 211


vere schiave indossano solamente una gonna bianca di lino, con al collo una collana di perle dure; mentre le altre schiave/ancelle vestono abiti lunghi di tessuti leggeri come chiffon, ed organze, di vari colori pastello, quindi: o abiti oppure completi top e gonne lunghe. Gli schiavi indossano una gonnella di lino, corta sopra al ginocchio, a petto nudo, e alla testa hanno una fascia di cuoio. Biografie : Gabriel Pascal (Arad, 4 giugno 1894 – New York, 6 luglio 1954) produttore cinematografico, portò sullo schermo diverse opere scritte da George Bernard Shaw. Le sue origini sono misteriose; egli sosteneva di essere un orfano che, dopo essere scappato da un edificio in fiamme, era stato allevato dagli zingari e poi riportato in orfanotrofio; al suo diciassettesimo compleanno venne iscritto alla scuola militare di Holíč in Ungheria. Gabriel si rese conto di non essere portato per la vita militare e di essere invece interessato al teatro e studiò all’Accademia del Burgtheater di Vienna. Successivamente si interessò al cinema, allora nascente, e fece qualche film in Germania e in Italia. Dal 1921 cominciò a promuovere film tedeschi che venivano prodotti in Italia e poi portati in Germania attraverso la Universum Film; e in quegli anni girò il suo primo film: Populi Morituri. La sua principale attività rimaneva comunque la produzione, in quegli anni produsse infatti diverse commedie nere di cui la più famosa è Un affare misterioso (film 1932) diretta da Richard Oswald, un’antologia di rac212


conti tratti dalle opere di Edgar Allan Poe legati insieme dalle avventure di un gatto nero. Oliver Messel all’anagrafe Oliver Hilary Sambourne Messel, (Londra, 13 gennaio 1904 – 13 luglio 1978), scenografo inglese, uno dei nomi più noti della scena teatrale britannica, che lavorò anche in alcuni dei film più importanti prodotti nel Regno Unito. Istruito a Hawtreys, una scuola preparatoria nel Kent, Eton, dopo aver completato gli studi divenne ritrattista. Le commissioni per il teatro presto vennero a cominciare dal suo progettare le maschere per una produzione londinese del balletto di Serge Diaghilev Zephyr et Flore (1925). Successivamente, ha creato maschere, costumi e set, molti dei quali sono stati conservati dal Museo del Teatro di Londra, per varie opere messe in scena da CB Cochran riviste attraverso la fine del 1920 e primi anni 1930. Il suo lavoro come scenografo, inoltre, è centrato su spettacoli di Broadway come The Country Wife (1936), La Signora non per la masterizzazione (1950), Romeo e Giulietta (1951), Casa dei Fiori (1954), per il quale ha vinto il Tony Award; e Rashomon (1959), che è stato nominato per un Tony Award per il suo costume così come la sua scenografia. Egli ha anche disegnato i costumi per Gigi (1973), che riceve la candidatura ai Tony Award. Altre sue firme includono La vita privata di Don Giovanni (1934), Romeo e Giulietta (1936), Il ladro di Bagdad (1940); e Cesare e Cleopatra (1945). Per Romeo e Giulietta è stato anche Set Decorator. E’ stato direttore artistico di Cesare e Cleopatra (1945), in una notte (1956) e scenografo in Improvvisamen213


te l’estate scorsa (1959), per il quale è stato nominato per l’Academy Award. Nel 1946, Messel ha disegnato le scene e i costumi per il Royal Ballet ‘ nella nuova produzione degli Tchaikovsky‘s balletto La bella addormentata, notoriamente interpretato, da Margot Fonteyn .

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1947 LA VITA INTIMA DI MARCANTONIO E CLEOPATRA Titolo originale: La vida intima de Marcantonio y Cleopatra; Paese di produzione: Messico, Anno: 1947; Genere: Comico, Commedia; Regia: Roberto Gavaldón; Scenografia: Costumi: Trucco: Premi: Nota di commento costumistico: Il film La vita intima di Marcantonio e Cleopatra ( La vida intima de Marcantonio y Cleopatra) è una commedia comica in bianco e nero della durata di novanta due minuti. Il film racconta la storia di un indovino che utilizza il suo assistente Marco Antonio come mezzo per evocare il marito morto di un cliente. Per errore appare il generale romano Marco Antonio. Quando lo spirito viene evocato vuole rivivere alcuni eventi storici legati alla sua vita, come l’incontro con la regina Cleopatra. Visto in Movie City, questo film ha debuttato al cinema nel 1947. Sono state realizzate delle edizioni di film in DVD e Blu-Ray HD, ma, a oggi, non è più possibile reperire alcuna copia del film, per sviluppare un commento critico. 215


Biografie: Roberto Gavaldón (Jiménez, 7 giugno 1909 – Città del Messico, 4 settembre 1986), regista e sceneggiatore messicano. È stato in concorso ,con le sue opere, al Festival di Cannesper ben quattro volte: nel 1953 con Le tre moschettiere (Las tres perfectas casadas), nel 1954 con El niño y la niebla, nel 1956 con La passionaria (La escondida) e nel 1960 con Morte in vacanza (Macario). Quest’ultimo film è stato anche nominato nel 1961 per il premio Oscar per il miglior film straniero.

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1953 GLI AMORI DI CLEOPATRA Titolo originario: Serpent of the Nile; Paese di produzione: Stati Uniti; Anno : 1953; Genere : Storico, avventura; Regia: William Castle Scenografia: Costumi: Trucco : Premi : Nota di commento costumistico: Il film Serpente del Nilo è una pellicola storica e d’avventura prodotta da Sam Katzman e diretto da William Castle. In un ruolo non accreditato, appare l’attrice Julie Newmar nei panni di una danzatrice esotica, ricoperta solamente da una vernice d’oro. Questo film ha una durata di ottanta due minuti e racconta gli avvenimenti storici del 42 a.C., quando Marco Antonio e Ottavio sconfiggono Caio Cassio e Marco Giunio Bruto. Lucidio, ufficiale di Bruto, diventa luogotenente di Marco Antonio e cercò di sottrarlo all’influenza funesta di Cleopatra. Sconfitto da Ottaviano, Antonio si uccide, e Cleopatra, per non consegnarsi come prigioniera ai Romani, lo seguì. Il film ha avuto un budget molto basso, utilizzando set lasciati da Rita Hayworth nel film Salomè. 217


La pellicola, attualmente, risulta dispersa. Biografie : William Castle, pseudonimo di William Schloss (New York, 24 aprile 1914–Los Angeles, 31 maggio 1977), regista, produttore cinematografico e attore statunitense. Nacque a New York nel 1914. Di famiglia ebrea, per evitare le allora frequenti discriminazioni razziali, adottò il cognome d’arte “Castle”. Trascorse la maggior parte della sua adolescenza lavorando a Broadway e questo incoraggiò le sue aspirazioni di regista. All’età di 23 anni si trasferì a Hollywood dove, sei anni più tardi, diresse il suo primo film. Lavorò anche come assistente del regista Orson Welles, facendo parte della seconda unità di luogo di lavoro per il classico noir La signora di Shanghai (1948). Castle era famoso per dirigere film ambiziosi, e dotati di molteplici espedienti, pur essendo pellicole relativamente a basso costo (B-movie). Tra i suoi film cinque sono stati scritti dal romanziere d’avventura Robb White, inoltre per due dei suoi film è stato realizzato anche un remake: Il mistero della casa sulla collina nel 1999 e I tredici spettri nel 2001. Secondo il documentario contenuto nell’edizione speciale DVD del film, Castle avrebbe voluto dirigere lui la pellicola, ma la casa cinematografica insistette per avere un altro regista, temendo che la reputazione di Castle, quale regista di B-movie potesse nuocere al film. Dopo una lunga carriera, William Castle morì nel 1977, a Los Angeles, per un infarto.

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1953 DUE NOTTI CON CLEOPATRA Titolo originario: Due notti con Cleopatra ; Paese di produzione: Italia ; Anno : 1953; Genere : Comico; Regia: Mario Mattoli; Scenografia: Alberto Boccianti; Costumi: Gaia Romanini ; Trucco : Premi : Nota di commento costumistico: Due notti con Cleopatra è un film diretto da Mario Matt oli nel 1953. Il film racconta le vicende Cesarino, soldato romano, giunto ad Alessandria per prestare servizio nell’esercito personale della regina egiziana Cleopatra. Cleopatra è una donna bellissima, capace di ammaliare chiunque, ed è la sposa dell’imperatore Marco Antonio ma, quando egli non c’è, la donna preferisce trascorrere la notte con uno dei suoi soldati che farà uccidere il giorno dopo con il veleno. Quando Marco Antonio giunge nuovamente ad Alessandria per combattere una guerra, Cleopatra lo incontra di nascosto facendosi sostituire da Nisca, una fanciulla che le somiglia come una goccia d’acqua, tranne che per i capelli biondi. Il caso vuole che proprio la sera in cui Cleopatra viene sostituita, Cesarino è di guardia alla sua sostituta. Inconsapevole dello scambio, Cesarino trascorre la notte con la ragazza 220


che si dimostra molto fragile e triste. Viene arrestato erroneamente per aver tentato di fare del male alla vera Cleopatra. Incuriosita dal fatto che Cesarino porta un anello uguale al suo, Cleopatra ordina la sua liberazione e lo convince a trascorrere la notte con lei, avvertendolo che il giorno dopo morirà. Cesarino, però, riesce a far ubriacare la regina e a liberare Nisca, rinchiusa in carcere. Il film si conclude con i due che fuggono da Alessandria. Questo film, di cui è in circolazione sia la versione in bianco e nero che quella a colori, rappresenta una parodia dei colossal storici. Cleopatra, interpretata da Sofia Loren è una donna seducente e ammaliatrice, che veste abiti dai tagli semplici che rievocano l’idea della Kalasiris egiziana, per l’aderenza al corpo, ma sono anche ornati da diversi colori e figure geometriche. Dal punto di vista degli accessori si sottolinea il fatto che essi non rispettano i canoni dei gioielli tipici di una regina. Essi sono costituiti da collane realizzate in tessuto e pelleme color oro. Il trucco risalta molto l’occhio con tratti di matita nera, mentre per il parrucco, nelle varie scene, si declina in diverse variazioni, come accanciature ondulate, o alte, impreziosite da corone. Sofia Loren oltre ad interpreatre Cleopatra si sdoppierà e impersonificherà anche il personaggio di Nisca. L’abbigliamento della fanciulla sarà più semplice, dotato di tuniche colorate, alcune provviste di maniche, altre no. Il personaggio di Cesarino, che è interpretato da Alberto Sordi, rappresenta una figura comica, vestira con una tunica rossa, una collana in tessuto dorato e figure geometriche applicate e una gonnellina simele allo Skenti maschile tipico egiziano per l’abbigliamento maschile, 221


relizzata con un tessuto di colore bianco e nero. In più, per sottolineare maggiormente il lato comico della pellicola viene inserito l’elemento discordante dei calzini neri con disegni a rombi, e a sostituire i calzari tipici di quel tempo, delle scarpe moderne chiuse, in tessuto nero e lacci. Infine il personaggio di Marcantonio è interpretato da Ettore Mandi, che veste varie tuniche a manica corta color rosso porpora, lunghe sopra al ginocchio ed impreziosite da lorica a rilievo o da ricami. Biografie : Mario Mattòli (Tolentino, 30 novembre 1898 – Roma, 26 febbraio 1980), regista e sceneggiatore italiano fra i più popolari del suo tempo. La nobile famiglia Mattòli era originaria di Bevagna, ma Mario nacque a Tolentino perché suo padre Aristide Mattòli, medico chirurgo, era stato trasferito presso il locale ospedale. Laureatosi in giurisprudenza, Mario Mattòli cominciò a lavorareper gli impresari Suvini e Zerboni. Dal 1924 ne divenne segretario e pian piano, gestori di sale, attori, agenti e artisti divennero il suo mondo. Nel 1927 fondò con l’impresario Luciano Ramo la Spettacoli Za-bum, basata sull’intuizione di aprire gli spettacoli di rivista agli attori di prosa. La Za-bum si occupava essenzialmente di teatro ma produceva anche film, così, quando per un’improvvisa indisposizione di Carlo Ludovico Bragaglia si dovette trovare un regista nel minor tempo possibile, Mattòli si rese disponibile e diresse Tempo massimo (1934). Da allora Mattòli firmò, in 32 anni di carriera, ben 84 lungometraggi e molto spesso ne scrisse 222


anche le sceneggiature, spaziando dal dramma passionale al film mitologico alla fantascienza. Dette tuttavia il meglio di sé con le commedie, esaltando il talento di Erminio Macario prima e di Totò poi. La critica lo bersagliò a lungo e, nonostante i successi di pubblico, non ricevette premi significativi. Egli stesso si definiva regista privo di formazione e di talento; tuttavia fu capace di cospicui incassi al botteghino. Alcuni dei suoi film, in particolare quelli con Totò (Miseria e nobiltà, Un turco napoletano) sono oggi considerati dei classici del cinema italiano. Dal 2009 è stato contestualmente indetto il “Premio Mattòli per la commedia all’italiana”. Nel 2010 a Tolentino, città natale del regista, è nata l’associazione “Officine Mattòli”.. Ad essa è legato l’omonimo istituto di formazione cinematografica. Alberto Boccianti (...) scenografo italiano. In 34 anni di attività scenografica ha curato le scene di circa settanta film. Ha lavorato in numerosi film di Mario Mattoli e anche in vari film di Camillo Mastrocinque e di Carlo Ludovico Bragaglia. Gaia Romanini ( Chiusi Toscana, 27 novembre –Roma Lazio 28 dicembre) è una costumista italiana.

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1954 SINUHE L’EGIZIANO Titolo originale: The Egyptian; Paese di produzione: USA; Anno: 1954; Genere: Storico; Regia: Michael Curtiz; Scenografia: Costumi: Trucco: Premi: vince premio Oscar per la migliore fotografia a colori Nota di commento costumistico: Sinuhe l’egiziano (The Egyptian) è un film del 1954 in Cinema Scope della 20th Century Fox, diretto da Michael Curtiz, prodotto da Darryl F. Zanuck e basato sul romanzo di Mika Waltari. Sinuhe è un orfano ritrovato su una barca di giunchi da un medico dei poveri. Cresciuto, viene mandato a studiare per diventare medico. Alcuni mesi dopo la fine dei loro studi i due amici salvano la vita al faraone Akhenaton, e vengono nominati rispettivamente medico di corte e generale. Intanto Sinuhe ha assume un servo, Kaptah, ed inizia a frequentare una prostituta babilonese di nome Nefer, che lo deruberà dei suoi averi e di quelli dei suoi genitori adottivi, i quali si suicideranno. Egli allora lascia Tebe, dove viveva, per andare a recuperare le loro salme e per dare loro una sepoltura. Nel frattempo la figlia del faraone muore 224


e ciò costringe Sinuhe a fuggire insieme al suo servo. Essi fuggono attraverso molti paesi e visitano molti popoli più arretrati del loro. Proprio per questo riprende la sua attività di medico, arricchendosi. Quando vengono chiamati per curare un condottiero ittita, scoprono il progetto di questi ultimi: attaccare l’Egitto. Così Sinuhe tornerà per avvisare i suoi compatrioti, ma trova l’Egitto in un periodo di decadenza ed anarchia, e scopre di avere un figlio da Merit. Il malcontento del popolo è molto alto e Horembeb chiede a Sinuhe di avvelenare il faraone. Intanto Baketamon, la sorella del faraone, rivela al medico le sue vere origini: egli è figlio di una delle prime mogli del faraone, è stato rapito da piccolo ed abbandonato sul Nilo. Horembeb guida l’esercito contro i seguaci del nuovo dio e restaura i vecchi dei. Dopo la morte di Merit, Sinuhe aderisce al complotto e avvelena il faraone. Il faraone morente però parla della sua religione nei suoi ultimi momenti di vita, convertendo Sinuhe. Horembeb, fattosi nominare faraone costringe Sinuhe all’esilio a vita. Dal punto di vista critico il film inizia con i ricordi del protagonista Sinuhe esiliato che veste una tunuca semplice manicata e un manto di cotone entrambi lacerati. Mentre ricorda tutta la sua vita si rivede da bambino e li veste una tunica di cotone bianca, manicata, cinta in vita, con drappo dello stesso tessuto che scende dalla spalla destra si blocca nella cinta e scende sino ai piedi, questo tipo di abbigliamento lo avra quasi per tutto il film essendo che interpreta la parte di un medico, inizailmente di corte mentre poi dei poveri. Quando Sinuhe arriva a corte tutti i personaggio dei diversi cleri vestono in bianco, ma si distinguono 225


comunque i ruoli che interpreatno, perchè il sacerdote correttamnete vestita di bianco e alle spalle indosserà un manto di pelle di leopardo, tipico abbiglimento egiziano, componenti della famiglia del il faraone vestono anch’essi di bianco, ma sono ornati tutti d’oro, i tessuti che usano per loro sono plissettati e leggeri. Mentre la schiava babbilonese “Nefer” ha un abbigliamento molto curato e particolare. Il primo vestito che indossa è un completo in tessuto lurex color oro, che comprende un top incrociato e allacciato al collo e la gonna molto aderente al corpo, lunga ai piedi e drappeggiata al cenro formando dei piegoni struttutrati sui fianchi, al collo indossa la collana tutta in oro. L’altro abito che indosserà è un abito lungo ai piedi, di tessuto finemente plissettato color rosa cipria e un mantello realizzato dello stesso tessuto e colore dell’abito, cinto in vita da una cinturina dorata. Sinuhe, buttato fuori dalla corte continua a praticare il suo lavoro di medico, ma questa volta per poveri, ma cambierà look vestendo una tunica dall’ispirazione orientale per il colletto alla coreana, ma questa tunica e di un colore giallo ocra con bottoni ad alamari realizzati con con filato color oro. Definisce questo nuovo abito un manto color rosso e con bordura geometrica color oro appoggiato sulla spalla destra. Ma nel momento in cui ritorna a corte riutilizzerà la sua tunica bianca manicata, lunga ai piedi e cinta in vita con drappo. A corte Sinuhe incontra la sorella del faraone e in questo caso ella indossa un abito plissettato nero con collana al collo oro tipica egiziana, e mantellina plissettata color verde lunga ai piedi, cinta in vita con un fiocco dorato sul davanti. Il colore nero però non è consentito secondo la 226


moda classica egiziana perche di nero si poteva vestire solo per la morte di un famigliare, ma questo non era il caso. Biografie: Michael Curtiz, soprannominato Miska (Budapest, 24 dicembre 1886 – Hollywood, 10 aprile 1962), regista ungherese di nascita, emigrò negli Stati Uniti nel 1926 diventando uno dei più grandi registi di Hollywood, conosciuto principalmente per La leggenda di Robin Hood, Casablanca e Bianco Natale. Il suo vero nome, Manó Kertész Kaminer, rivela le sue origini ebraiche. Visse a Budapest sino all’età di diciassette anni quando lasciò la casa di famiglia per unirsi al circo, iscrivendosi successivamente alla Royal Academy for Theater and Art di Budapest. Nel 1912 iniziò la sua carriera di attore e regista in Ungheria, dirigendo ben 43 film quasi tutti con il nome Kertész Mihály. Arruolatosi nell’esercito ungherese durante la prima guerra mondiale, dove venne ferito sul fronte orientale, continuò la sua attività di regista in Austria prima ed in Germania poi, lavorando ad altre 21 pellicole; il suo lavoro più noto di questo periodo fu il film muto Sodom und Gomorrha del 1922, prodotto dall’austriaca Sascha Film del conte Sascha Kolowrat-Krakowsky.

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1954 LA PRINCIPESSA DEL NILO Titolo originale: Princess of the Nile; Paese di produzione: Stati Uniti d’America; Anno: 1954; Genere: Avventura; Regia: Harmon Jones; Scenografia: Addison Hehr (art director) , Chester L. Bayhi (set decorator); Costumi: Travilla; Trucco: Karl Herlinger; Premi: Nota di commento costumistico: La principessa del Nilo (Princess of the Nile) è un film del 1954 diretto da Harmon Jones. È un film d’avventura, ambientato nel Medio Evo nel 1249 d.C. Il film doveva originariamente essere interpretato da Marilyn Monroe e prodotto dalla Twentieth Century-Fox, ma il progetto passò poi alla Panoramic Productions di Leonard Goldstein e fu messa in cantiere una produzione minore con la Twentieth Century-Fox che passò a curare la sola distribuzione. Racconta la doppia vita di Taura, principessa egiziana prigioniera di giorno, e danzatrice di notte. Con l’aiuto dei suoi fidi sconfigge il despota usurpatore e si sposa un bel principe. Dal punto di vista costumistico dopo aver visionato il film, si accerta che il tipo di abbigliamento non è tipico egiziano, ma bensì si ispira molto al mondo orientale per i colori 229


e i tessuti , ma dal punto di vista della modellistica, gli abiti sono ispirati al Medio Evo, in quanto sono presenti pantaloni, colletti alla coreana, e tuniche di varie forme e colori. La protagonista che interpreta una danzatrice indossa vari abiti dallo stile orientale, dai colori vivaci e contrastanti e dai tessuti leggeri come organze e chiffon. Biografie: Addison Hehr (27 ottobre 1909-28 febbraio 1971) art director. Nominato per due premi Oscar nella categoria migliore scenografia : Cimarron (1960) Come La conquista del West (1962). Chester L. Bayhi (28 marzo 1908 , New Orleans,Louisiana,USA-28 dicembre 1987 Texas, Stati Uniti d’America) William Travilla, professionalmente conosciuto semplicemente come “Travilla” (Los Angeles, 22 marzo 1920 – Los Angeles, 2 novembre 1990), costumista statunitense per il teatro, il cinema e la televisione. Travilla è principalmente conosciuto per aver vestito Marilyn Monroe in otto dei suoi film , realizzando tra l’altro il celebre abito bianco indossato in Quando la moglie è in vacanza (1955), quello rosa indossato in Gli uomini preferiscono le bionde (1953) e quello rosso indossato in Niagara. Travilla strinse una forte intesa sentimentaleprofessionale con l’attrice. Vinse un premio oscar per i costumi realizzati nel 1949 per il film Le avventure di Don Giovanni. In seguito fu nominato agli oscar 169 230


anche per Come sposare un milionario (1953), Follie dell’anno (1954) e Donna d’estate (1963). Fu nominato anche sette volte agli Emmy Awards, premio che vinse nel 1980 per The Scarlett O’Hara War e nel 1985 per Dallas. Nonostante egli stesso ammise di aver avuto una breve relazione con Marilyn Monroe, Travilla rimase per tutta la vita legato all’attrice Dona Drake. Morì nel 1990, un anno dopo la scomparsa della moglie. Una mostra della collezione personale degli abiti conservati da William Travilla è stata allestita dopo la sua morte. La collezione include celebri abiti indossati da Marilyn Monroe, Dionne Warwick, Whitney Houston, Faye Dunaway, Judy Garland, Sharon Tate, Jane Russell, Betty Grable, Joanne Woodward, Barbara Stanwyck e molte altre celebrità del cinema e della televisione, oltre che il suo premio Oscar, i suoi disegni ed i suoi strumenti di lavoro.

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1956 I DIECI COMANDAMENTI Titolo originale: The Ten Commandments; Paese di produzione: Stati Uniti; Anno: 1956; Genere: Epico,biblico,storico,drammatico,biografico.; Regia: Cecil B. DeMille1; Scenografia: Albert Nozaki, Hal Pereira, Walter H.Tyler, Sam Comer, Ray Moyer; Costumi: Arnold Friberg, Dorothy Jeakins, Ralph Jester; Trucco: Premi: Vince premio Oscar per i migliori effetti speciali, per il miglior film e per i migliori costumi. Nota di commento costumitico: Il film I dieci comandamenti (The Ten Commandments) è un film statunitenze del 1956, diretto da Cecil B. De Mille, che narra la storia di Mosè, da quando viene raccolto e salvato dalle correnti del Nilo per mano della figlia del faraone Ramsete. Cresciuto come principe, Mosè scopre di essere stato destinato a riportare gli Ebrei nella terra promessa. Dopo avere invocato sull’Egitto le piaghe divine e aver costretto il faraone a liberare gli schiavi ebrei, Mosè conduce il suo popolo attraverso il Mar Rosso lasciandosi alle spalle l’esercito di Ramsete che inseguiva i fuggiaschi. Salito al monte Sinai, Mosè riceve le tavole della legge e conduce il suo 1 Regista che ha realizzato il film della Cleopatra del 1963 232


popolo alla salvezza. Il costumista di questo film realizzò i costumi rispettando quasi perfettamente lo stile d’abbigliamento degli egiziani, dalle vesi dei faraoni a quelle degli schiavi. I colori predominanti sono il bianco per qualunque classe sociale, ma soprattutto il rosso, il blu e il giallo per tutta la famiglia reale. I tessuti utilizzati sono i lini e le organze plissettate per le classi sociali elevate, mentre i lini semplici e grezzi per schiavi e popolazione. Il personaggio di Mosè viene rappresentato con due diversi stili d’abbigliamento, quello da giovane principe egiziano (composto da gonnellini di vari colori e petto nudo), mentre quando ripudia la vita regale e si riconcilia con il suo popolo, in età aduta, veste una tuna di cotone di colore beige e un manto dai colori tipici della popolazione ebrea (rosso con striscie nero e bianco). I costumi che indossa il faraone sono costituiti da delle tuniche binche, lunghe ai piedi, con drappeggi alla spalla che creano ampi piegoni, con cintura in vita che scende ai piedi formando un trapezio. Al collo il faraone indossa una collana dai tratti tipicamente egiziani in stoffa con bordure dorate e in lurex colorato con giochi geometrici. Morto il faraone il figlio Rames gli succede al trono al posto di Mosè, suo figlio adottivo. Il personaggio di Ramses viene distinto con molti costumi, tra cui molti gonnellini faraonici, in lino bianco e cinture colorate. Uno dei costumi più belli e particolari che indossa questo pesonaggio è un mantello ampio di colore blu scuro con ricami a mano in pailettes di colore oro, rosso e giallo che raffigurano un aquila gigante simbolo egiziano di regalità. Altro costume particolare è quello indossato dall’attore che interpreta 233


Ramses nel momento della battaglia contro gli ebrei, e cioè un armatura che rappresentano delle ali sempre dell’aquila che si intrecciano sul petto e sono realizzate in metallo dorato, con gonnellino bianco e cinta blu e oro. Un altro personaggio che indossa abiti particolari è la principessa Nefertari prima di andare in moglie al faraone Rames indossa un abito con scollatura profonda a”V” , plissettato e di color turchese, con cinta sotto il seno color oro e mantellina dello stesso colore e tessuto dell’abito. Mentre, in linea con la tradizione storica, la morte del figlio indossa un abito plissettato nero con cinta e collare in oro. Per quanto riguarda i costumi del popolo egiziano essi sono costituiti da semplici tuniche di lino grezzo, mentre gli schiavi indossano unicamnete il perizoma. Biografie: Albert Nozaki (1 Gennaio 1912 - 16 novembre 2003), direttore artistico che ha lavorato su vari film per la Paramount Pictures. Egli è forse più noto per il suo design esclusivo dei marziani macchine da guerra dal film del 1953 La guerra dei mondi e per la sua direzione artistica sul epica I Dieci Comandamenti. Si ritirò nel 1969 a causa di retinite pigmentosa, che alla fine gli costò la vista. Partendo alla Paramount come disegnatore nel reparto scenografia Paramount nel 1934, si ritirò nel 1969 come supervisore art director dello studio per i lungometraggi. Nozaki morì il 16 novembre 2003 a Los Angeles, California, per le complicazioni di una polmonite.

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Hal Pereira (Chicago, 29 aprile 1905 – Los Angeles, 17 dicembre 1983), scenografo statunitense. Ebbe ben 23 nomination all’Oscar alla migliore scenografia vincendo solo una volta nel 1956 per La rosa tatuata di Daniel Mann. Walter H. Tyler (28 marzo 1909-3 novembre 1990), americano art director. Ha vinto un Academy Award ed è stato nominato per otto più nella categoria migliore scenografia. Nato a Los Angeles, California e morto a Orange County, California. Tyler ha vinto un Oscar per la scenografia ed è stato nominato per otto. Sam Comer (13 luglio 1893–La Jolla,27 dicembre1974), scenografo statunitense. Vinse quattro Oscar per la migliore scenografia: nel 1946 per “L’avventura viene dal mare”, nel 1951 per “Sansone e Dalila”e”Viale del tramonto”, nel 1956 per “La rosa tatuata”. Ray Moyer (Santa Barbara, 21 febbraio 1898–Los Angeles, 6 febbraio 1986), scenografo statunitense. Vinse tre Oscar per la migliore scenografia: nel 1951 per “Sansone e Dalila” e “Viale del tramonto” e nel 1964 per”Cleopatra”. Arnold Friberg (21 Dicembre 1913 - 1 Luglio 2010), illustratore e pittore noto per i suoi religiosi e patriottici opere. Egli è forse più noto per il suo 1975 dipinto La preghiera a Valley Forge. Egli è anche noto per i suoi 15 dipinti “pre-visualizzazione” per il Cecil B. DeMille pellicola I Dieci Comandamenti che sono stati utilizzati 235


per promuovere il film in tutto il mondo e per la quale ha ricevuto un Academy Award nomination. Dorothy Jeakins (San Diego, 11 gennaio 1914 – Santa Barbara, 21 novembre 1995), costumista statunitense. Californiana di San Diego, Dorothy Jeakins studiò a Los Angeles. Al liceo, le fu offerto di studiare all’Otis Art Institute (conosciuta al giorno d’oggi come Otis College of Art and Design). Cominciò a lavorare per i progetti della Works Progress Administration e per Walt Disney nel 1930. Designer di moda presso I Magnin, magazzini specializzati nel lusso e nell’alta moda, venne notata dal regista Victor Fleming. Per lui, disegnò insieme a Barbara Karinska i costumi per la Giovanna d’Arco, costumi che le valsero l’Oscar 1949, il primo assegnato nella categoria. Cosa inusuale per la Hollywood di quel periodo, Jeakins non si legò mai con contratti a lungo termine a uno studio, preferendo rimanere una freelance. Nei quasi quarant’anni che seguirono, lavorò con continuità e vinse ancora altri due Oscar. Uno nel 1951, insieme a un team di costumisti che comprendeva Edith Head, per il kolossal Sansone e Dalila di DeMille; il secondo, nel 1965, per La notte dell’iguana. Nella sua carriera, durata fino ai tardi anni ottanta, Dorothy Jeakins ottenne dodici candidature all’Oscar. Lavorò più di una volta con Cecil B. DeMille, con John Huston e Henry Koster. Ralph Jester (10 luglio 1901 a Tyler, Texas, USA - 25 settembre 1991 a Los Angeles, California, USA), conosciuto per il suo lavoro su I Dieci comandamenti 236


(1956), “Salomone e la regina di Saba” (1959) e “I Bucanieri”(1958).

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1959 LA MUMMIA Titolo originario : The Mummy; Paese di produzione: Gran Bretagna; Anno: 1959; Genere: Horror ; Regia: Terence Fisher; Scenografia: Costumi: Trucco: Premi: Nota di commento costumistico: Il film La Mummia (The Mummy) è diretto dal regista Terence Fisher, ed è ambientato alla fine dell’800’. Tre archeologi penetrano nella tomba della principessa egiziana Ananka sfidando un antico detto, ma ignari della seconda mummia, quella del sacerdote Kharis che in vita aveva amato la principessa. Tre anni dopo giunge in Inghilterra un egiziano con la mummia di un sacerdote. In seguito uno per uno, i membri della spedizione vengono uccisi dalla mummia vivente. L’unico a salvarsi sarà John Banning che, grazie alla somiglianza di sua moglie Isabel con la principessa Ananka, riuscirà a distogliere la mummia dai suoi propositi omicidi e a renderlo vulnerabile, per poi ucciderlo. I costumi che richiamano l’Egitto sono presenti solo nella prima parte del film quella che narra la storia prima della morte della principessa Ananka, quindi i costumi in linea con 238


la tradizione egiziana, del bianco, rosso e giallo. La pincipessa da morta indossa un abito plissettato rosa e azzurro con collana fiorata al collo, e alle braccia porta diversi bracciali in oro. Il trucco è realizzato mediante l’utilizzo di una sorta di pennarello spesso color turchese e rappresenta il classico “Occhio di Iside”. Il trucco della mummia non è così particolare come quello fatto dal truccato, invece, non presenta particolari lavorazioni rispetto alla versione precedente del film del 1932, qui ndi esso è molto rudimentale. Anche il costume non presenta uno studio particolare, poichè la mummia indossa una tuta realizzata in cotone grezzo che rievoca, tramite delle impunture, le strisce di tela avvolte al corpo tipiche della mummia, mentre nel viso porta una maschera abbozzata con due buchi per gli occhi. Dentro il sarcofago contenente la principessa, l’attrice che la rappresenta, mostra un corpo fasciato e una maschera al viso tipica delle sfingi egiziane. Mentre gli abiti degli archeologi rispettano il contemporaneo e il costume tipico di un ricercatore che deve essere comodo, con tasche larghe e di tessute fresco come il lino. Biografie: Terence Fisher (Londra, 23 febbraio 1904 – Twickenham, 18 giugno 1980), regista britannico, noto per i suoi film di genere horror gotico prevalentemente realizzati per la casa di produzione cinematografica britannica Hammer Film Productions. Dopo aver intrapreso una carriera Marina mercantile abbandonata dopo poco, riuscì dal 1947 a lavorare come regista. Nel 1956 iniziò 239


la sua collaborazione con la casa di produzione Hammer Films per dirigere un remake del film Frankenstein. MorĂŹ in seguito ad un attacco cardiaco .

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1959 LE LEGIONI DI CLEOPATRA Titolo originale: Le legioni di Cleopatra ; Paese di produzione: Italia, Francia e Spagna ; Anno: 1959 ; Genere: Avventura, romantico ,storico ,drammatico; Regia: Vittorio Cottafavi; Scenografia: Antonio Simot ; Costumi: Vittorio Rossi; Trucco: José María Sánchez,Franco Titi, Premi: Nota di commento costumistico: Il film “Le legioni di Cleopatra” del 1959 è diretto da Vittorio Cottafavi e narra che nell’anno 30 a.C. il console Curridio viene incaricato da Ottaviano di recarsi ad Alessandria per convincere Antonio, già sconfitto ad Azio, ad abbandonare Cleopatra ed a rientrare a Roma per evitare nuovi scontri. Ma Curridio arrivato in Egitto trova difficoltà ad avvicinare Antonio e, nel frattempo, si innamora di una misteriosa danzatrice chiamata Berenice, che in realtà altri non è che Cleopatra. Quando, infine, incontra Antonio non riesce a convincerlo a tornare a Roma. Riesce però a conquistare Berenice, di cui ha scoperto la vera identità. Dopo aver subito diversi attentati da parte degli uomini del Gran Sacerdote, ed aver conosciuto Marianne, di cui ha liberato il fratello dalla schiavitù, Curridio non può che assistere alla fine prima di Antonio e successivamente della regina Cleo241


patra. Solo a quel punto Ottaviano saluterà con dolore la fine dei suoi due nemici, mentre Curridio ritroverà l’affetto di Marianne. La Cleopatra di questo film indossa degli abiti scintillanti e preziosi di una regina, ma indossa anche abiti più succinti come quelli di una danzatrice misteriosa che mescola soprattutto in questo caso i tessutì trasparenti e plissettati egiziani e le cinte con frange di cuoio tipiche dei gonnellini dell’esercito romano. Uno degli abiti più belli di Cleopatra in questo film è un completo composto da un top che rappresentano due ali di acquila che si incrociano sul davanti e si legano al collo, queste ali sono tutte realizzate con perline colorate blu, rosse e gialle, memtre dalla vita ai piedi indossa una gonna aderente al corpo tutta dorata. La stessa attrice che interpreta Cleopatra, interptreta anche la parte della danzatrice Benerice e in questo caso cambia d’abito ed indossa un completo ispirato all’oriente, un top realizzato con un tessuto plissettato, mentre la gonna e realizzata in organza e alla vita ha una cintura in cuoio con frange pendenti. È presente in questo film un contrasto di stili di moda: da una parte abbiamo i romani che vestono con tuniche bianche e drappi rossi sulle spalle (per esempio Ottaviano), mentre l’esercito veste tuniche rosse manicate, corte sopra al ginocchio, con sopra le varie armature realizzate in pellame e al capo degli elmetti. Poi abbiamo l’esercito egiziano che, invece, veste gonnellini cinti in vita con cintura trapezoidale che scende sul davanti e copricati tipici egiziani. Il trucco della Cleopatra è molto semplice, sono risalta ti solo gli occhi grazie alla matita nera, mentre i capelli sono sciolti ,semplici con frangia sul viso. I romani in242


vace portano i capelli alla Brutus. Biografie: Vittorio Cottafavi (Modena, 30 gennaio 1914 – Anzio, 14 dicembre 1998), regista e sceneggiatore italiano. Dalla natìa Correggio i Cottafavi erano arrivati a Modena nel 1911. La famiglia si stabilì quindi a Roma nel 1921, dove il futuro regista avrebbe vissuto per il resto della vita, mantenendo tuttavia fino all’ultimo un forte legame con la città d’origine dei propri antenati: a Correggio. Nella Capitale, dopo il liceo il giovane Cottafavi frequentò per un periodo la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Roma, seguendo tuttavia anche i corsi di filosofia e letteratura; ma, in seguito ad alcune esperienze in campo cinematografico, si iscrisse infine al neonato Centro Sperimentale di Cinematografia dove, nel 1938, prese il diploma in regia. Fu infatti nel 1936 assistente volontario di Jean Epstein per Cuor di vagabondo e iniziò il suo intenso tirocinio di assistente alla regia con Mario Bonnard in Jeanne Doré del 1938, con Camillo Mastrocinque in Inventiamo l’amore del 1938, con Goffredo Alessandrini in Abuna Messias del 1939 e Nozze di sangue del 1941, con Carlo Campogalliani ne Il cavaliere di Kruja del 1940, con Gianni Franciolini in Giorni felici del 1942, con Aldo Vergano in Quelli della montagna del 1942, con Vittorio De Sica nei I bambini ci guardano del 1943. Il suo esordio come regista avvenne nel 1943 con il film I nostri sogni, tratto da una commedia omonima di Ugo Betti. Il film, che fu accolto favorevolmente da critica e pubblico, apparve 243


subito opera di un serio professionista grazie all’ottima composizione dell’inquadratura e alla scioltezza della narrazione. Nel dopoguerra diresse alcuni film di successo e sul finire degli anni Cinquanta approdò al genere storico-mitologico, noto anche come film Peplum all’italiana. Dopo l’insuccesso de I cento cavalieri (1964), il regista abbandonò definitivamente il cinema per occuparsi di spettacoli televisivi e teatrali. Protagonista insieme ad Anton Giulio Majano, Mario Landi, Sandro Bolchi e Daniele D’Anza della stagione degli sceneggiati televisivi RAI, iniziò a dirigere questo genere di prosa nel 1958, con Umiliati e offesi, proseguendo per oltre 15 anni nella regia di romanzi a puntate per la RAI. José María Sánchez (Madrid, 1949 – Torrelodones, 6 giugno2006), regista cinematografico e televisivo spagnolo. Visse e lavorò soprattutto in Italia.

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1960 LA DONNA DEI FARAONI Titolo originale: The Pharaon’s women; Paese di produzione: Italia; Anno: 1960; Genere: Avventura ; Regia: Giorgio Rivalta, Wenceslaw Touriansky; Scenografia: Costumi: Trucco: Premi: Nota di commento costumistico: Il film “La donna dei Faraoni” è un film del 1960, diretto da Victor Tourjansky, ambientato in Egitto nel 31 ° secolo a.C., che racconta la storia d’amore contro una lotta di potere tra un principe della ex dinastia regnante del Basso Egitto e i nuovi signori di Egitto. Il film oggi non è possibile visionarlo in quanto sono andate perdute le pellicole originali, ma tramite delle fonti iconografiche e grazie alle locandine del film si nota che gli abiti sono semplici , ma nello stesso tempo impreziositi da cinture particolari, ricamate che formano una sorta di squame, mentre gli altri abiti sono semplici con dei drappeggi particolari che formano dei trapezi o al centro dell’abito o ai fianchi. La nota critica si può essere incentrata sui coloro troppo accesi o sconosciuti dagli egiziani e sulla modellistica degli abiti troppo contemporanea per gli abiti delle donne, mentre per i costumi 245


degli uomini essa segue quasi i canoni di moda degli egizi, come, per esempio, la tunica tutta nera indossata da uno degli attori con cinta in cuoio trapeziodale e decori in oro. Biografie: Viktor Tourjansky (Viacheslav Konstantinovich Turzhanski il 4 marzo 1891, a Kiev, Ucraina, Impero russo ora Kiyiv, Ucraina), regista cinematografico russo emigrato dopo la rivoluzione comunista del 1917. Ha lavorato in Francia, Germania, Stati Uniti d’America, Regno Unito e Italia. Nel 1911 si trasferisce a Mosca dove studia recitazione Ha fatto il suo debutto cinematografico come attore in ‘Tragedia pereproizvodstva’ (1912), e co-protagonista in “Brothers” (1913) del regista Pyotr Cardynin, e in diversi altri film muti. Dal 1914-1919 ha lavorato a Yalta per Joseph N. Ermolieff, proprietario delle aziende russe silent-cinematografiche. A quel tempo Tourjansky diretto più di venti film muti, in Russia. Tourjansky sofferto terribilmente per la perdita dei suoi beni dopo la rivoluzione comunista del 1917, tuttavia, ha continuato a lavorare a Yalta con Ermolieff fino alla fine del 1919, ma quando l’Armata Rossa avanzava in Crimea e ha raggiunto Yalta, si unì ai russi bianchi e fuggì la Russia comunista, alla fine della guerra civile. Tourjansky riuscì a salvare un paio di rotoli di suoi film muti, che ha preso a bordo del piroscafo greco “Pantera” nel febbraio del 1920 ha lasciato la Russia insieme ai suoi partner cinematografici dalla società cinematografica Ermolieff, alcuni attori e sua moglie Nathalie 246


Kovanko, direttore della fotografia Nikolai Toporkoff e produttore Joseph N. Ermolieff. Essi emigrarono insieme a Parigi, in Francia, e ha iniziato una società cinematografica russo-francese. A Parigi, cambiò il suo nome a Viktor (Victor) e ha continuato la sua collaborazione con i produttori russi. Durante il 1920 e il 1930 ha collaborato con il produttore Gregor Rabinovitch e pellicola per vari studi francesi, inglesi, tedeschi e diretto. Tourjansky spesso girato la moglie, l’attrice russa Nathalie Kovanko. Ha recitato in quattordici dei suoi film realizzati in Russia e in Europa. Ha collaborato con il regista Abel Gance sul film innovativo”Napoleone” (1927). Nel 1927 Tourjansky venuto a Hollywood, ha lavorato presso la Metro-Goldwyn-Mayer Studios dove ha riunito con il suo ex maestro,Vladimir Nemirovic-Danchenko. Tourjansky è stato co-regista del film premio Oscar ”Tempest”(1928), anche se è stato accreditato. A Hollywood è stato ingaggiato per dirigere molti film di vario genere. E ‘diventato disilluso e insoddisfatto, e non ha mai voluto dirigere un altro film di Hollywood. Tornato a Parigi, Tourjansky aperto il proprio ufficio e si ristabilito tra la comunità film francese-russo. Alla fine la sua tenacia e determinazione hanno prodotto risultati di successo. Dopo la seconda guerra mondiale, ha vissuto a Monaco di Baviera, e ha lavorato per diversi studi cinematografici con vari risultati. Il suo ultimo film realizzato nella Germania nazista, fu un dramma criminale “Orient Express”(1944), che è stato rilasciato dopo la guerra. Nel 1950, ha diretto “Der Mann, der Zweimal Leben wollte”(1950) (L’uomo che voleva vivere due volte 1950), un film con protagonista, più tardi ha diretto 247


film epici come “Erode il grande”(1959), “I battellieri del Volga”(1959),”I Cosacchi”(1960), e”La donna dei faraoni”(1960), alcuni dei quali sono stati considerati tra le sue opere migliori. Durante gli anni 1950 e 1960 era in Italia e ha lavorato lì come produttore e scrittore sotto il nome d’arte Arnaldo Genoino. Poi morì il 13 agosto del 1976, a Monaco di Baviera, in Germania.

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1962 UNA REGINA PER CESARE Titolo originale: Clèopàtrè une reine versare Cèsar; Paese di produzione: Francia, Italia; Anno: 1962; Genere : Drammatico, storico; Regia: Piero Pierotti; Scenografia : Costumi: Trucco: Premi: Nota di commento costumistico: Una regina per Cesare è un film del 1962 di produzione Italo-Francese ambientata in Egitto nel 48 a.C., diretto da Piero Pierotti. Questo film racconta la lotta dinastica in Egitto fino all’arrivo di Cesare al Palazzo Tolemaico ad Alessandria proprio nella scena di chiusura del film. Per quanto riguarda alcuni costumi presenti in questo film fanno aprire della Casa d’arte di Firenza di R. Peruzzi. I costumi dei protagonisti mescolano la moda romana con quella egiziana. Cleopatra indossa un abito, come primo abito del film, un’aderente veste, che fascia il corpo, simele alla classica Kalasiris, con scollatura a “V”, in tessuto dorato, con cintura in vita e trapezio sul davanti. I capelli sono lisci, lunghi alla spalle, con frangia, ma sui laterali troviamo delle ciocche di trecce. Mentre il trucco risulta mloto leggero, con matita nera agli occhi. Un secondo abito è una tunica con scolla249


tura a “V” sempre di tessuto dorato conuna cinta che sottolinea il punto vita. L’abbigliamento di Cesare mescola la moda tipica egiziana con quella romana. Per l’incoronazione di Cleopatra regina l’attrice indossa una tunica binca, smanicata, lunga alle caviglie, cinta in vita con un mattello tutto in oro lungo ai piedi, con collana impreziosita da pietre colorate e la tiara dai due colori (bianco e rosso) che indica il potere che ha la regina dal Basso all’ Alto Egitto. Gli abiti di che indossa l’attrice per Cleopatra richiamo anche il contemporaneo e in alcuni casi l’antico. Cesare veste con tunica bianca lunga ai piedi, ricamata con bordura oro, e drappo rosso sulla spalla. L’esercito indossa tuniche corte sopra al ginocchio color rosso e sopra un’armatura semplice in pellame. Mentre tutto il popolo romano veste tuniche semplici manicate di vari colori. Biografie: Piero Pierotti (Pisa, 1gennaio 1912 – Roma, 4maggio 1970), regista e sceneggiatore italiano. Nato a Pisa nel 1912, dopo gli studi universitari, si trasferisce a Roma, riuscendo ad entrare come allievo nel corso per regia cinematografica presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, diplomandosi nel 1939. Inizia la sua attività professionale come aiuto regista e sceneggiatore, per passare alla direzione di cortometraggi di tematiche più diverse, arrivando solo nel 1958, alla regia di un lungometraggio, con la pellicola in costume e avventura L’arciere nero. Saranno solo 12 i film portati a termi

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ne nella sua carriera di regista, muore a Roma nel 1970.

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1963 CLEOPATRA Titolo originale: Cleopatra ; Paese di produzione: USA ; Anno: 1963 ; Genere: Epico, storico, drammatico; Regia: Joseph Leo Mankiewicz ; Scenografia: Herman Blumenthal, Hilyard Brown , John De Cuir , Boris Juraga , Maurice Pelling, Jack Martin Smith, Elven Webb, Paul S. Fox, Ray Moyer, Walter M. Scott; Costumi : Vittorio Nino Novarese (per gli uomini); Reniè (per le donne) , Irene Sharaff ( per Elizabeth Taylor) Trucco : Robert J. Schiffer, Vivienne Walker ; Premi : Vince premi oscar nel 1963 per migliore fotografia a colori, la migliore scenografia, fotografia, arredamento, i migliori effetti speciali visivi e migliori costumi 1964. Nota di commento costumistico : Il film di Cleopatra è un film del 1963 diretto da Joseph L. Mankiewicz. Questo è uno dei film più belli per la quanto riguarda la rappresentazione di Cleopatra interpretata nel migliore dei modi da Elizabeth Taylor. Il film narra delle lotte di Cleopatra, giovane regina d’Egitto, per resistere alle ambizioni imperialiste di Roma e dei due amori della sua vita, Giulio Cesare e Marco 252


Antonio. Il film è celebre per aver quasi mandato in fallimento la 20th Century Fox per i costi troppo elevati. Tali somme erano in parte dovute al fatto che gli elaboratiambienti scenografici e i costumi erano stati costruiti e ricostruiti per ben due volte, la prima durante le riprese a Londra e la seconda quando la produzione si trasferì a Roma e poi nell’isola di Ischia nell’arcipelago campano. Le riprese infatti iniziarono nel 1960 a Londra e poi finito tra Roma e Ischia. Adesso questo film è ora edito in DVD nei suoi 243 minuti originali, mentre si stanno cercando di recuperare le due ore di pellicola rimanenti. Lo studio dei costumi è minuzioso e particolare, studiato nei minimi particolari. Elizabeth Taylor che interpreta Cleopatra avrà a disposizione più di un abito uno più bello di un altro. Tutti con una modellistica elaborata, particolari non solo per i tagli, ma anche per tutte le rifiniture e imprezioisiti nella loro interezza. Tutti i particolari non sono messi a caso, ma sono rivolti significamente a rappresentare iconograficamente la figura di Cleopatra. Sono presenti abiti di vario colore (verdi, rossi, bianchi, color oro, rosa e azzurri) e tutti i costumi richiamo in pieno la moda tipica egiziana, con i plisse, all’aderenza degli abiti, al punto vita sottolineato dalle cinture. Non solo i costumi, anche i gioielli e i copricapo sono studiati alla perfezione, senza possibilità di criticare. Il costume più bello è quello dell’incoronazione della regina: Cleopatra, indossa un abito molto aderente, con una scollatura profonda a “V”, un taglio sul davanti dal quale fuoriesce un tessuto rigido ma plissettato color oro che si apre a ventaglio. Per impreziosire l’abito le viene applicato alle spalle un particolare man253


tello a forma di ali di aquila anch’esso dorato realizzato con paillettes. Sia il costume che il mantello seguono un decoro a squame. Al capo porta una corona dalle grandi dimensioni che rappresenta ai lati delle ali che si aprono poi sopra due Urales (cobra) un cobra a cerchio e al centro il disco solare. Questa corona richiama al meglio il momento storicamente conosciuto dell’incoronazione. Il trucco realizzato per Cleopatra è molto particolare è presente una linea molto spessa che disegnano lo sgardo dell’attrice. Questo è un trucco studiato alla perfezione per illuminare al meglio il viso dell’attrice che incarna la regina Cleopatra. Per quanto riguarda il parrucco la protagonista ha una parrucca lunga alle spalle realizzata con piccole trecce decorate con pendenti in oro e una frangia pronunciata. Non solo gli abiti per Cleopatra sono strutturati e particolari, ma anche quelli per Cesare e Antonio che indossano tuniche ricamate ai bordi e loriche con rilievi sul petto color oro, il mantello drappeggiato alla spalla e la tunica sotto. Proprio le loriche non sono tutte realizzate in modo classico, in cuoio, ma alcune sono in pellame con sopra cuoio colorato o di blu o di bianco con decori in oro. Gli abiti dei sudditi , dell’esercito romano, del popolo e degli schiavi rispetta la moda romana e egiziana. Biografie : Joseph Leo Mankiewicz (Wilkes-Barre, 11 febbraio 1909 – New York, 5 febbraio 1993), sceneggiatore, regista e produttore cinematografico statunitense, di origini polacche. Vincitore di quattro Premi Oscar per la regia e 254


la sceneggiatura. Fu anche il regista di Cleopatra (1963). Nato a Wilkes-Barre, Pennsylvania, in una famiglia di ebrei, si trasferisce con la sua famiglia a New York City dove si sarebbe laureato alla Stuyvesant High School. Nel 1928 ottiene un bachelor alla Columbia University. Per un periodo lavora a Berlino, Germania, come corrispondente all’estero per il giornale Chicago Tribune, prima di essere attratto dal mondo del cinema. Tornato negli Stati Uniti, nel 1928 Mankiewicz ottiene un contratto dalla Paramount come sceneggiatore. Contemporaneamente anche suo fratello Herman J. Mankiewicz si sta facendo strada nel campo della sceneggiatura cinematografica. Da sempre interessato alla regia, nel 1936 passa alla MGM sperando di passare dietro la macchina da presa, ma ottiene di lavorare solo come produttore. Ma è la regia che continua ad interessarlo, così nel 1943 si trasferisce alla 20th Century Fox e l’anno seguente scrive e produce il riuscito Le chiavi del paradiso (The Keys of the Kingdom, 1944) di John M. Stahl. Debutta come regista nel 1946 col film Il castello di Dragonwyck (Dragonwyck). Nel 1949 arriva il grande successo quando dirige Lettera a tre mogli (A Letter to Three Wives), in cui si avvale di un cast quasi tutto al femminile. Per questo film Mankiewicz si guadagna ben due premi Oscar, uno per la migliore regia e l’altro per la migliore sceneggiatura. Da sempre estimatore del teatro, nel 1950 Mankiewicz ne critica il lato eccentrico e perverso in Eva contro Eva (All About Eve), di cui cura anche la sceneggiatura. Anche questo film gli fa guadagnare due premi Oscar, sempre per la migliore regia e la migliore sceneggiatura. Nel 1963 viene distribuito il kolossal 255


Cleopatra (Cleopatra), con Elizabeth Taylor e Richard Burton, alla cui regia Mankiewicz era passato dopo che Rouben Mamoulian aveva dato forfait. Nel ‘67 ritorna alla commedia con Masquerade (Masquerade). Dopo questo film Joseph L. Mankiewicz decide di ritirarsi. Herman Allen Blumenthal (21 Maggio 1916 - 30 marzo 1986), art director e scenografo per il cinema. Ha condiviso in due premi Oscar per la migliore scenografia , per il suo lavoro su Cleopatra (1963) e Ciao, Dolly! (1969). Hilyard M. Brown (16 febbraio 1910-12 ottobre 2002), art director . Ha vinto un Academy Award nella categoria Miglior scenografia per il film Cleopatra . John De Cuir (1918 - 1991), direttore artistico e scenografo noto per le sue scenografie elaborate che sono stati illustrati con suoi dipinti ad acquerello. Ha studiato alla Scuola d’Arte di Chouinard. Nel 1949, ha firmato con la 20th Century Fox , dove ha lavorato in produzioni noti per i loro set elaborati. Ha guadagnato undici Oscar nomination, vincendo tre: Il re ed io (1956), Cleopatra (1963) , e Ciao, Dolly! (1969). Boris Juraga (...), art director . Ha vinto un Academy Award nella categoria miglior scenografia per il film Cleopatra . Maurice Pelling ( ... ), art director . Ha vinto un Academy Award nella categoria miglior scenografia per il film Cleopatra. 256


Jack Martin Smith (Los Angeles, 2 gennaio 1911 – Santa Barbara, 7 novembre 1993), scenografo statunitense. Elven Webb (29 agosto 1910 - settembre 1979), art director . Ha vinto un Academy Award. Paul Samuel Fox (Corunna, 30 settembre 1898 – Los Angeles, maggio 1972), scenografo statunitense. Ebbe 13 nomination all’Oscar alla migliore scenografia vincendo tre volte. Ray Moyer (Santa Barbara, 21 febbraio 1898 – Los Angeles, 6 febbraio 1986), scenografo statunitense. Vinse tre Oscar per migliore scenografia: nel 1951 per Sansone e Dalila e Viale del tramonto e nel 1964 per Cleopatra. Walter M. Scott (Cleveland, 7 novembre 1906 – Los Angeles, 2 febbraio 1989), scenografo statunitense. Ebbe ben 21 nomination all’Oscar per migliore scenografia , vincendo sei volte. Vittorio Nino Novarese (Roma, 15 maggio 1907 – Los Angeles, 17 ottobre 1983), costumista, scenografo e sceneggiatore italiano. Nato a Roma nel 1907, frequenta i corsi di scenografia e costume presso la scuola d’arte della capitale. Dalla fine degli anni 20 lavora come aiuto costumista a arredatore presso compagnie teatrali e per le produzioni cinematografiche di film muti. Nel 1933, inizia la sua carriera nel cinema sonoro collaborando con Alessandro Blasetti, nella realizzazione dei costu257


mi per la pellicola storica 1860 “I mille di Garibaldi”. Nel 1938, accanto al suo lavoro di scenografo inizia a occuparsi anche di sceneggiature cinematografiche, attività che lo accompagnerà per quasi tutta la sua carriera in Italia e all’estero. Per alcuni anni è docente dei corsi di scenotecnica e costumi al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma. Si aggiudica due premi Oscar nel 1964, per Cleopatra, e nel 1971 per Cromwell, per i costumi delle due pellicole. Muore a Los Angeles nel 1983. Irene Sharaff (Boston, 23 gennaio 1910 – New York, 10 agosto 1993), costumista statunitense, attiva sia in campo cinematografico che teatrale, cinque volte vincitrice dell’Oscar ai migliori costumi su quindici candidature ottenute tra il 1952 e il 1978. Robert J. Schiffer (4 settembre 1916 a Seattle, Washington, USA-26 aprile 2005 a Los Angeles, California, USA), conosciuto per il suo lavoro su Tron (1982), Vincitori e vinti (1961) e Splash - Una sirena a Manhattan(1984). Era sposato a Firenze Schiffer. Ha rotto nel mondo del cinema come un adolescente, quando lo ha fatto non accreditato lavoro di make-up in “Horse Feathers” i Fratelli Marx nel 1932. In una carriera di 69 anni, ha lavorato su quasi 200 film, tra cui molti classici.

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1963 TOTO E CLEOPATRA Titolo originale: Toto e Cleopatra; Paese di produzione: Italia; Anno: 1963; Genere : Commedia ; Regia: Fernando Cerchio; Scenografia :Andrea Melone; Costumi: Giancarlo Bartolini Salimbeni; Trucco: Premi: Nota di commento costumi stico: Totò e Cleopatra è un film comico del 1963 diretto dal regista Fernando Cerchio, in cui vengono narrate le vicende di Marco Antonio e del suo fratellastro-sosia Totonno (Totò) perso d’amore per Cleopatra il primo, losco trafficante di schiavi il secondo, che sostituisce segretamente il condottiero nei momenti più delicati. La continua apparizione ora del vero ora del falso Marco Antonio genera lo scompiglio: la regina d’Egitto non sa più cosa pensare del contraddittorio comportamento dell’uomo che credeva di avere in sua balia, mentre il Senato romano si trova alle prese con repentini mutamenti di intenti. Poi scoppia la guerra fra Roma e l’Egitto: Ottavio vince gli egiziani sul campo di battaglia e, come promesso, concede la propria sorella Ottavia in sposa a Totonno (oramai nelle vesti di Marco Antonio). 260


Di ritorno dall’Egitto dov’è stato stregato da Cleopatra, Marco Antonio viene sequestrato dalla moglie che rispedisce un sosia alle Piramidi. Gli abiti di questo film sono stati realizzati in chiave comica perchè sia gli abiti di Cesareinterpretato da Totò che gli abiti di Cleopatra interpretata da Moira Orfei. I costumi di questo film (soprattutto quelli di Cesareinterpretato da Totò che gli abiti di Cleopatra interpretata da Moira Orfei) sono stati realizzati in chiave ironica e satirica, poichè richiamò poco le linee stilistiche egiziane e romane. Gli abiti realiuzzati per Cleopatra sono tutti molto aderenti al corpo e sottolineano il punto vita e le forme sinuose dell’attrice. Gli abiti non richiamano l’Egitto perchè sono costituiti solamente da tuniche colorate con dipinto sui bordi dei geroglifici, in tessuti come organze e cotoni. Anche le parrucche non seguono le particolari forme elaborate, ma anzi sono grossolane e per niente eleganti per rappresentare una regina. Mentre i costumi per Antonio richiamano il costume tipico romano con tunica corta al ginocchio di cotone rosso, gonnellino di cuoio e lorica con rilievi compliti di elmetto e spada. Il costume per l’attrice che interpreta Fulvia è un abito tipico romano con fibule gioiello colore lavanda e ricami dorati sui bordi del costume. L’esercito veste normalmente con l’armatura e tunica rossa lunga sopra al ginocchio. Biografie: Fernando Cerchio (Luserna San Giovanni, 7 agosto 1914 – Mentana, 19 agosto 1974), regista e sceneggiatore italiano. È il padre di Carlo Cerchio, che è stato un 261


importante direttore della fotografia. Dopo aver studiato all’Accademia di belle arti e al Centro Sperimentale di Cinematografia, partecipa per quattro anni alle gare dei Littoriali, realizza nel 1936 un cartone animato in bianco nero Motturno, nel 1938 entra all’Istituto Luce come montatore e dopo un paio di anni inizia a dirigere per lo stesso ente alcuni documentari. Lavora al suo primo lungometraggio nel 1943 con La buona fortuna per proseguire nel dopoguerra con tematiche popolari, tra cui i film mitologici della fine degli anni 50. Giancarlo Bartolini Salimbeni (Firenze, 4 novembre 1916 – Roma, 17 gennaio 2000), scenografo e costumista italiano. Ha partecipato a 67 film curandone sia i costumi sia le scenografie. Si è dedicato soprattutto al genere peplum. Ha lavorato ripetutamente con i registi Vittorio Cottafavi, Mario Costa, Carlo Ludovico Bragaglia, Fernando Cerchio e Luigi Capuano. All’inizio della sua carriera ha lavorato anche con registi stranieri, tra gli altri i tedeschi Robert A. Stemmle (film Abbiamo vinto!, 1951) e Arthur Maria Rabenalt (La leggenda di Genoveffa, 1952), i francesi Pierre Billon (Il mercante di Venezia (Le marchand de Venise), 1953) e Bernard Borderie (Rocambole, 1963), e lo statunitense Robert Aldrich (film Sodoma e Gomorra, 1962). Nel 1971 ha ricevuto un Nastro d’argento alla migliore scenografia per il film Il giardino dei Finzi Contini con la regia di Vittorio De Sica. (costumista del film ILSEPOLCRO DEI RE- NEFERTITE REGINA DEL NILO)

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1964 IL FIGLIO DI CLEOPATRA Titolo originale: Il figlio di Cleopatra ; Paese di produzione: Italia,Egitto ; Anno: 1964 ; Genere: Drammatico; Regia: Ferdinando Baldi; Scenografia : Oscar D’Amico ; Costumi: Adriana Spadaro ; Trucco : Duilio Scarozza ; Premi: Nota di commento costumistico: Il film Il figlio di Cleopatra racconta la storia dell’imperatore Ottaviano, al tempo in cui l’Egitto viene vessato dal crudele e corrotto governatore Petronio. Ma a difendere i diritti della popolazione c’è El Kebir, un valoroso guerriero delle tribù nomadi che in realtà è il figlio di Giulio Cesare e Cleopatra. I costumi di questo film fanno parte della Casa d’arte di Firenze di R. Peruzzi, e sono costumi semplici da un punto di vista di modello, ma impreziositi da ricami o bordure per rifinirli al meglio. Gli abiti non si ispirano alla moda egiziana, ma una minima parte si ispira a quella romana. Il primo costume che indossa l’attore che interpreta il figlio di Cleopatra e Cesare è una tunica verde smanicata, lunga sopra al ginocchio rifinita con filo spesso nelle bordure per tutto l’abito. Per l’incoronazione a re nella tribù adottiva, l’attore cambia d’abito ed indossa una tunica 264


a maniche corte, lunga sopra al ginocchio di lana color rosso, con cintura spessa in vita in cuoio. Mentre l’attrice che interpreta la figlia di Petronio Livia, sbarcata in Egitto indossa un abito tipico romano rosso con fibule alle spalle e ricami in oro sui bordi e sulla scollatura. Quando rientra a Roma, Livia, cambia più volte d’abito, ma tutti quelli che indossa si ispirano alla moda romana. Petronio a Roma veste tipicamente con tunica bianca con ricami in oro, cinto in vita con manto rosso sulle spalle. L’esercito di Petronio veste le classiche armature romane, con tuniche corte rosse, e mantello rosso con elmo e scudo. I sudditi nomadi vestono tutti con tuniche colorate di beige, marrone, rosso, verde o gialle con bordura bianca sull’orlo. E in testa hanno dei turbanti orientali dello stesso colore e tessuto dei costumi. Biografie: Ferdinando Baldi (Cava dei Tirreni, 9 maggio 1927 – Roma, 17 novembre 2007), regista e sceneggiatore italiano. Laureatosi in lettere, si diede per qualche tempo all’insegnamento. Dopo aver conosciuto il produttore Tiziano Longo, iniziò ad occuparsi di cinema, collaborando ad alcune sceneggiature; dopo aver girato il primo film, abbandonò l’insegnamento. Spaziò dagli spaghetti western ai musicarelli, non tralasciando anche i film mitologici o le commedie. Collaborò spesso con gli sceneggiatori Franco Rossetti e Vincenzo Cerami.

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1972 ALL’OMBRA DELLE PIRAMIDI Titolo originale: Antony and Cleopatra; Paese di produzione: Regno Unito, Spagna, Svizzera; Anno: 1972; Genere : Storico; Regia: Charlton Heston; Scenografia : Costumi: Trucco: Premi: Nota di commento costumistico: All’ombra delle piramidi (Antony and Cleopatra) è un film storico del 1972 diretto ed interpretato da Charlton Heston, alla sua prima regia, mette in scena la trasposizione cinematografica dell’opera teatrale Antonio e Cleopatra di William Shakespeare. Il film racconta la conquista dell’Egitto da parte dell’Impero Romano e della storia d’amore tra Cleopatra e Antonio. Non è stato possibile visionare il film perchè non esiste più una versione fruibile, ma tramite le varie locandine e fotografie, si nota che il costume per Cleopatra richiama in parte la moda egiziana per il colore bianco ma non per il tessuto perchè di organza con spalline realizzate con piccole piegoline a simulare un piccolo plissè. Alla vita porta una cintura dorata e al collo la classica collana egiziana tutta in oro, mentre in testa ha una corona a forma di ali d’aquila anch’essa dorata. Il trucco è semplice e i capel267


li sono sciolti e lungi alle spalle con frangia. L’abito di Antonio è costituito da una classica tunica manicata di colore rosso, con cinta in vita o con loroca intera con rilievi, gonnellino in cuoio, elmo e spada. Mentre i capelli di Antonio sono alla brutus. Un abito particolare che si vede in questo film e nella locandina è un costume che indossa Cleopatra, una tunica lunga ai piedi di colore turchese, manicata, ma per sottolineare la mescolanza dei due stili di moda egiziana e romana, ad impreziosire e a valorizzare questo costume è una piccola lorica che le copre il petto e un elmetto piumato blu e bianco. Biografie: Charlton Heston, nome d’arte di John Charles Carter (Evanston, 4 ottobre 1923 – Beverly Hills, 5 aprile 2008), attore e regista statunitense, grande interprete di colossal d’argomento biblico-storico e premio Oscar al miglior attore nel 1960 per Ben Hur. Nativo dell’Illinois, figlio di genitori divorziarono andò a vivere con la madre che, poco tempo dopo, sposò Chester Heston. La nuova famiglia si spostò nell’agiata Wilmette, sobborgo a nord di Chicago. Heston (questo il suo nuovo cognome) frequentò la New Trier High School. Si iscrisse al corso di recitazione, ottenendo ottimi risultati che gli fruttarono una borsa di studio per la Northwestern University da parte del Winnetka Community Theatre, dove lavorava come attore. Mentre era ancora al liceo, recitò in un film amatoriale muto, adattamento del Peer Gynt. Nel 1944, lasciò il college e si arruolò nelle United States Army Air Forces, dove rimase due anni. Nel 1944 sposò l’at268


trice Lydia Clarke. Dopo la seconda guerra mondiale i due vissero nel quartiere newyorkese di Hell’s Kitchen, dove lavorarono come modelli. Nel 1948 a Charlton fu offerto un ruolo secondario a Broadway, nel rifacimento di Antonio e Cleopatra di William Shakespeare, con protagonista Katharine Cornell. Per la sua interpretazione, Heston ricevette vari consensi. Ebbe successo anche in televisione. Successivamente divenne un’icona interpretando Mosè in I dieci comandamenti (1956). Nel 1972 debuttò dietro la cinepresa, realizzando All’ombra delle piramidi, un adattamento di Antonio e Cleopatra, che aveva già rappresentato in teatro nei primi anni di carriera: oltre a dirigere, qui interpretò per l’ennesima volta Marco Antonio. Avendo ricevuto caustici giudizi dalla critica, il film non uscì nemmeno nei cinema e raramente è stato trasmesso in televisione; non esiste nemmeno una versione in DVD. Charlton Heston è morto il 5 aprile 2008, a 84 anni, nella sua casa di Beverly Hills, in California; nel 2002 lui stesso rese noto di essere affetto dalla malattia di Alzheimer.

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1998 IL PRINCIPE D’EGITTO (cartoon) Titolo originale: The Prince of Egypt; Paese di produzione: USA; Anno: 1998; Genere: Animazione, avventura, drammatico, musicale; Regia: Simon Wells, Brenda Chapman, Steve Hickner; Scenografia : Costumi: Essendo che in questo caso viene proposto un cartoon non è presente la figura del costumista Trucco: Rick Baker; Premi: Oscar per la migliore colonna sonora, per il miglior film, miglior regia e doppiaggio e anche miglior film per la famiglia. Nota di commento costumistico: Il principe d’Egitto ( The Prince of Egypt) è un film d’animazione della DreamWork Animation del 1998 con la regia di Brenda Chapman , Steve Hickner e Simon Well. Il film narra la storia di Mosè secondo l’Esodo e della sua storia biblica, dopo il trasferimento degli ebrei in Egitto. In questo caso parlando di un film animato non esidte la figura di un costumista, ma di un disegnatore che studia gli usi e i costumi degli egiziani e li trasporta nel film come disegni. I costumi presenti son semplici, per tutta la famiglia del faraone il colore predominante è il bianco, e seguono correttamente le linee del costumi tipici egiziani sia per le donne che per gli uomini. La 270


moglie del faraone Ramses I indossa una tunica bianca con sopra una mantellina trasparente e a impreziosire al collo ha la classica collana in oro e blu e sulla testa l’ureus. Ramses II da piccolo veste un gonnellino e alla testa ha la classica treccia che portano i bambini egiziani. Mentre il popolo ebrei veste semplici tuniche dai vari colori. Questo tipo d’abbigliamento verrà usato per tutto il film per distinguere gli egiziani con gli ebrei, con le diverse classi sociali. Biografie: Simon Wells (Cambridge, 1961), ha diretto film di animazione di spicco come Balto del 1995, We’re Back! Quattro dinosauri a New York e il più recente Milo su Marte del 2011. Dirigendo anche opere cinematografiche non animate come The Time Machine del 2002. Brenda Chapman (Carmi, ...), regista statunitense. Nativa dello stato dell’Illinois, sin da piccola è attirata dal mondo dell’animazione e da adolescente riuscì ad andare a studiare al California Institute of the Arts (CalArts). Dopo la laurea con un BFA in Disegno di Personaggi, fu una tirocinante della Disney nel film d’animazione La sirenetta. È stata una dei più importanti artisti della storia Disney La bella e la bestia, dove, lavorando in stretta collaborazione con Roger Allers, futuro regista Disney, ha definito molte delle sequenze chiave utilizzate nel film. In seguito è stata a capo della lungometraggio animato Disney, Il Re Leone, seguendo sia gli scrittori e gli artisti del progetto. Chapman è la terza donna ad aver 271


mai diretto un film d’animazione . È tuttora sposata con Kevin Lima, animatore e regista Disney. Durante la sua carriera, ha partecipato anche alla produzione di Chi ha incastrato Roger Rabbit, così come il film Dreamworks Galline in fuga. Chapman è stata tra i tre registi che hanno lavorato, nel 1998, a Il principe d’Egitto, insieme con Steve Hickner e Simon Wells. Negli anni duemila approva ai Pixar Animation Studios, dove collabora su Cars - Motori ruggenti e, nel 2006, inizia a lavorare come regista su Ribelle - The Brave. Duranta la lavorazione del film, a causa di divergenze creative, Chapman viene sostituita da Mark Andrews, rimanendo accreditata come regista del film. Rick Baker (Binghamton, 8 dicembre 1950) truccatore statunitense specializzato in make up per effetti speciali. Considerato l’erede di Jack Pierce, ha vinto 7 premi Oscar su ben 11 nomination totali. Oltre al trucco nelle varie pellicole cinematografiche, Rick Baker ha curato il trucco di Michael Jackson nel famosissimo video di Thriller del 1983.

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1999 CLEOPATRA Titolo originario: Cleopatra ; Paese di produzione: Anno: 1999 ; Genere: Epico, storico ; Regia: Robert Halmi Jr.; Steve Harding; Dyson Lovell; Steven Nord; Scenografia : Costumi : Trucco: Premi : Nota di commento costumistico : Il film Cleopatra del 1999 è basato sul libro “Memorie di Cleopatra” di Margaret Geoge e raccontando la vita intima di Cleopatra con Cesare e Antonio. Questo film è stato prima proiettato in televisione diviso in due puntate e poi rilasciato su videocassetta e DVD. Il costumista rispetta i canoni e gli stili di moda degli egiziani; veste Cleopatra come una grande regina, usa stoffe pregiate come lino, organze, plissè, tessuti luccicanti come lurex. Sono tutti abiti aderenti al corpo che lasciano vedere in trasparenza le linee sinuose del corpo. Molti abiti che ha a disposizione l’attrice mescola lo stile egiziano con quello romano, questo accade quando Cleopatra conosce Cesare e quando va a Roma. Uno dei costumi più belli è quello che indossa l’attrice nella scena della morte di Cleopatra, una tunica aderente al 273


corpo, dalla scollatura profonda a “V” sul davanti, lungo ai piedi, realizzato con un tessuto plissettato in lurex dorato e con mantellina dello stesso tessuto e colore. Al collo indossa una classica collana egiziana realizzata con perle bianche e cannucce verdi. Le perle bianche sono da criticare negativamente perchè ancora al tempo di Cleopatra non si usavano, o meglio se esistevano erano le perle di fiume che sono dalla forma irregolare. Alla testa ha una corona con l’aquila e in alto un piccolo disco solare tutto in oro. I capelli sono lasciati sciolti e lunghi, agghindati con bacchette incise in oro. Il trucco, per tutto, il film è molto leggero,costituito da un ombretto color oro sulle palpebre e matita nera sugli occhi per sottolineare lo sguardo. I costumi di Cesare si ispirano alla moda romana, in quanto indossa l’armatura romana con lorica in cuoio, oppure tunica lunga rossa e toga bianca con bordi rossi. Antonio veste nello stesso modo di Cesare segue la moda romana. I personaggi del Senato indossano tutti una tunica bianca con toga bianca e bordura rossa. L’esercito dei soldati romani veste in modo classico rispettando i canoni tipici dell’abbigliamento romano e lo stesso vale per l’esercito di Cleopatra. Biografie : Robert Halmi Jr.( ... ) Fondatore della Hallmark Channel e Emmy; Award vincitore Robert Halmi Jr. Attualmente è Presidente e Chief Executive Officer di RHI Entertainment. La sua carriera di produttore cinematografico è iniziata nel 1980 con il Premio di Wilson, che 274


ha ottenuto numerosi premi, tra cui una medaglia d’oro al Festival di Houston. Ha prodotto più di 200 film e miniserie per la televisione, tra cui , Il 10 ° Regno, Cleopatra, Alice in Wonderland, The Baby Dance e Lonesome Dove, che è valso sette Emmy Award e un Golden Globe Award per la migliore Miniserie.

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1999 LA MUMMIA Titolo originario : The Mummy; Paese di produzione : USA; Anno: 1999; Genere: Avventura,azione,horror,commedia ; Regia : Stephen Sommers; Scenografia: Allan Cameron; Costumi: Trucco: Premi: Vince premio oscar per migliori costumi e scenografia nel 2000; Nota di commento costumistico: Il film La Mummia (The Mummy) del 1999, diretto da Stephen Sommers, fa parte di una trilogia che comprende i sequel: “La mummia”, “La mummia il ritorno” (2001), “La tomba dell’Imperatore Dragone”(2008). Il film è un remake de La mummia del 1932, diretto da Karl Freund. Questo film racconta la storia amorosa del sacerdote Imhotep innamorato della compagna del faraone Seti I, chiamata Anck-su-Namun che aveva il divieto di farsi toccare. Ma alla scoperta del tradimento i due amanti uccidono il faraone, e la donna si suicida per dare al suo amante tempo di fuggire, certa che il suo Imhotep l’avrebbe fatta resuscitare. Ma prima che avvenga la cerimonia di resurrezione, i sacerdoti di Imhotep vengono mummificati vivi, mentre a Imhotep viene imposta la pena più terribile, viene privato della lingua e viene 276


seppellito vivo assieme agli scarabei carnivori e imprigionato in un sarcofago. Se Imhotep venisse sottratto ai vincoli eterni della sua pena, tornando in vita, egli si leverebbe come un non morto causando un’ondata di distruzione e mortesulla terra. Ma nel 1923, il Cairo una bibliotecaria e suo fratello trovano una intricata scatola, che dopo si rivelerà di essere una chiave che li porterà nella città di Hamunaptra. Grazie all’aiuto di un ricercatore scoprono una cassa contenente il libro dei morti e i vasi contenenti gli organi della principessa. Ma accidentalmente svegliano la mummia del sacerdote Imhotep e da qui incomincia la caccia alla mummia che vuole risvegliare l’amata fino ad arrivare alla morte di entrambe le mummie. Il costumista in questo film realizza due diversi stili di abbigliamento, il primo dei quali è quello che fa parte del mondo egiziano. Indossato dalla principessa Anck-su-Namun,e dal sacerdote Imhotep e quindi tutta la prima parte iniziale del film. Gli abiti seguono i canoni della moda egiziana, il costumista realizza una Kalasiris dal classico modello femminile, dipinto sul corpo dell’attrice che interpreta la principessa Anck-suNamun, dato che la leggenda narrava che era proibito toccarla, quindi con la pittura sul corpo si notava subito se ella era stata con qualcuno. Il sacerdote veste con un gonnellino in lino nero anche se però dato che rappresenta un sacerdote non doveva vestire di nero, ma bensì di bianco e con pelle di leopardo. Gli altri attori vestono abiti contemporanei del 1920, la bibliotecaria ha a disposizione abiti o completi di gonna e camicetta, dal taglio comodo per muoversi o con stoffe leggere. L’archeologo indossa pantalone beige con tasche e camicia 277


in lino bianco. il resto del cast indossa abiti semplici e comodo del contemporaneo. Biografie: Stephen Sommers (Dayton, 20 marzo 1962), regista e sceneggiatore statunitense, divenuto famoso per il suo film La mummia, il suo sequel La mummia - Il ritorno e il film horror d’azione Van Helsing. Nato in Ohio, ma è cresciuto in Minnesota dove ha studiato alla St. John’s University. In seguito si muove verso l’Europa, più precisamente in Spagna dove studia all’Università di Siviglia, in quegli anni lavora come attore teatrale per diverse compagnie. Tornato negli Stati Uniti continua a studiare cinematografia per altri tre anni, fino a quando realizza il suo primo cortometraggio intitolato Perfect Alibi. Ma il grande successo arriva nel 1999 con il blockbuster La mummia e il sequel del 2001 La mummia - Il ritorno, in seguito cura la sceneggiatura de Il Re Scorpione. Nel 2004 un altro successo Van Helsing, dove porta sul grande schermo il leggendario cacciatore di vampiri Abraham Van Helsing. Dopo aver lasciato la regia di Una notte al museo a Shawn Levy per divergenze con la produzione, collabora alla sceneggiatura di La mummia - La tomba dell’Imperatore Dragone.

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2001 LA MUMMIA IL RITORNO Titolo originale: The Mummy Returns; Paese di produzione: Stati Uniti D’America; Anno: 2001; Genere: Avventura, commedia, thriller, azione, horror; Regia: Stephen Sommers; Scenografia: Allan Cameron; Costumi: Trucco: Premi : Nota di commento costumistico: La mummia il ritorno (The mummy Returns) è un film del 2001 diretto da Stephen Sommers. La pellicola è il sequel de” La mummia” film del 1999, ma questo film ha anche generato una trilogia di film chiamata il Re scorpione. Il film racconta di un noto guerriero noto come il Re scorpione che guidava un esercito per la conquista del mondo, ma dopo sette anni di combattimenti lui e la sua armata vennero sconfitti e esiliati nel deserto di Ahm Shere, ma per sopravvivere il re fece un patto con il dio dei morti Anubi facendolo diventare uno dei re più pericolosi e forti del mondo. 5.000 anni dopo, nel 1933 gli stessi ricercatori del film la Mummia esplorando il tempio scoprono il bracciale di Anubi, rischiando di annegare dopo aver letto un’iscrizione maledetta, hanno sette giorni per salvare il figlio. Ma Alex il figlio dei protagonisti ricercatori viene catturato 280


da una misteriosa setta che ha resuscitato la mummia di Imohotep che vogliono usare i poteri del re scorpione per sconfiggerlo per avere il comando della sua armata. Gli abiti di questo film richiamano il film precedente con lo stesso cast di attori e protagonisti. La famiglia di ricercatori vestono abiti del loro contemporaneo, costumi da esploratori comodi e leggeri. Mentre il sacerdote Imhotep veste sempre di nero ma non solo il gonnellino, adesso ha anche una tunica, questo costume è sempre da criticare perchè il nero non era un colore che gli egiziani indossavano normalmente ma anzi solo in caso di lutto e non nel suo caso essendo che interpreta un sacerdote non dovrebbe vestire di questo colore. Biografie: (Stephen Sommers regista film LA MUMMIA 1999)

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2002 ASTERIX AND OBELIX: MISSIONE CLEOPATRA Titolo originale: Astérix & Obélix: Mission Cléopàtre; Paese di produzione: Fracia, Italia; Anno: 2002; Genere: Avventura, commedia demenziale, parodia; Regia: Alain Chabat; Scenografia: Costumi: Phillippe Guillotel, Tanino Liberatore, Florence Sadaune Trucco: Premi: Céser 2003: per i migliori costumi. Nota di commento costumistico: Asterix & Obelix: Missione Cleopatra (Astèrix & Obèlix: Mission Clèopàtrè) è un film del 2002 diretto da Alain Chabat e tratto dalla serie di fumetti di Asterix di Renè Goscinny e Alberto Uderzo. È il primo film che si attiene allo stile dei fumetti di “Asterix e Obelix”. I costumi di questo film sono realizzati in chiave ironica dato che il film si rifà all’omonimo fumetto. I costumi realizzati per Cleopatra sono molto strutturati, ma non hanno niente a che fare con il costume tradizionale egiziano. I tessuti scelti, e i materiali sono tutti errati perchè danno alla figura di Cleopatra un’aria non da regina ma di una donna qualunque, lasciando che le forme sinuose dell’attrice che in questo caso è rappresentata da Monica Bellucci siamo in primo piano invece che 282


sull’abito. Gli altri costumi per Asterix e Obelix richiamano i costumi del fumetto ambientato nell’antica Gallia, mentre i costumi per Cesare e il suo esercito sono costituiti da tuniche rosse, con le armature ed elmetto con scudi. Biografie: Alain Chabat (Orano, 24 novembre 1958), regista, attore, produttore, sceneggiatore e animatore alla televisione francese. Ha cominciato a lavorare come fumettista e dal 1980 lavora a Radio Andorra e a France Inter. Mentre lavora a Radio Monte Carlo incontra Pierre Lescure che gli propone di lavorare insieme a un nuovo canale tv che si chiamerà Canal+. Ha recitato la parte di Napoleone Bonaparte nel film del 2009 Una notte al museo 2 - La fuga . Guillotel Phillippe (Parigi 1955), progettista e costumista. Ha anche disegnato i costumi per spot televisivi (Orangina da Alain Chabat ...) e video musicali (per Alain Souchon , Julien Clerc , Zouk macchina ...). Fu costumista per la produzione du Soleil Cirque Love al Mirage, Las Vegas, Nevada. Liberatore Gaetano detto Tanino (Quadri, 12 aprile 1953), fumettista, illustratore e pittore italiano; è anche attivo nel mondo del cinema. A 13 anni frequenta il liceo artistico di Pescara, termina gli studi alla facoltà di Architettura dell’Università di Roma. Dal 1974 al 1978 disegna copertine di dischi per la RCA Italiana e colla283


bora con alcune agenzie di pubblicità. Nel 1978 incontra Stefano Tamburini insieme al quale pubblica i primi fumetti sulla rivista Cannibale: nel n. 0 del 1978 Rank Xerox, il coatto!, con protagonista una specie di cyborgpunk ultravitaminico creato da Stefano Tamburini. Dal 1982 vive e lavora in Francia dove è molto apprezzato sia come illustratore (su Transfert, Métal Hurlant, A Suivre) che come autore (L’Echo des Savanes, Chic). Si dedica inoltre all’arte moderna ed a varie collaborazioni nelle realizzazioni cinematografiche , nonché come illustratore di album musicali nel 2006. Saudane Florence

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2002 IL RE SCORPIONE Titolo originale: The Scorpion King; Paese di produzione: Stati Uniti d’America, Germania, Belgio; Anno: 2002; Genere : Avventura, azione, fantastico; Regia: Chuck Russell; Scenografia : Ed Verreaux; Costumi: John Bloomfield; Trucco: Premi: ASCAP award (2003) Signature award (2001) Nota di commento costumistico: IL film Il re scopione (The Scorpion King) è un film del 2002, diretto da Chuck Russell. Questo film nasce come trilogia del film La Mummia il ritorno, ma nel 2008 è stato realizzato un sequel sul film il re scorpione intitolato, Il Re Scorpione 2, e nel 2012 Il Re Scorpione 3. Il film racconta che nell’anno 3000 a.C. un possente esercito, guidato da dal perfido e crudele guerriero Memnone, domina incontrastato attorno le regioni di Gomorra. Ma le ultime popolazioni rimaste libere decidono di ricorrere a tre accadi per rapire e uccidere lo stregone che aiuta a predire l’esito delle battaglie al perfido guerriero Memnone: l’attraente Cassandra. Ma tra i guerrieri accadi spicca Mathayus (il re scorpione). L’unico costume che richiama lo stile di moda degli egiziani è quello realizzato per la sacerdotessa Cassandra, che 285


indossa prima una tunica bianca con bordure in oro, e poi un completo di top e gonna realizzata con l’organza bianca. Questo costume richiama l’antico mondo orientale per i suoi tessuti trasparenti, di colore bianco e con i decori in oro . Biografie: Charles “Chuck” Russell (Highland Park, 6 agosto 1952), regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense. Charles Chuck Russell nasce nella località Highland Park nell’Illinois nel 1952. Ha debuttato nel mondo del cinema nel 1984, sceneggiando e partecipando come produttore esecutivo all’horror indipendente Dreamscape. Tre anni più tardi viene coinvolto alla regia de Nightmare 3, film per il quale riceve ottime critiche e viene considerato il miglior sequel di tutta la saga. Il successo arriva invece nel 1988, quando dirige l’horror semifantascientifico Blob, film che presto diventa un culto e per il quale riceve riscontri positivi e soprattutto nel 1994 con il fortunatissimo The Mask, uno dei film di maggior successo del periodo d’oro del comico canadese Jim Carrey. Ha collaborato in seguito con l’attore austriaco Arnold Schwarzenegger nel 1996, dirigendo L’eliminatore per poi tornare alla ribalta con la regia del thriller La mossa del diavolo con Kim Basinger. Due anni più tardi dirige il prequel de La mummia - Il ritorno, Il Re Scorpione, con la partecipazione speciale dell’ex-wrestler Dwayne Johnson. Con l’aumentare dei progetti richiesti a Hollywood, Russell ha fondato lo studio cinematografico Darabont/Russell Productions 286


insieme al socio e collega Frank Darabont. Nel 2009 ha la regia di Piranha 3D, andata poi ad Alexandre Aja.

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2008 LA REGINA DEL SOLE (cartoon) Titolo originale: La Reine soleil; Paese di produzione: Francia, Anno: 2008; Genere : Animazione, avventura, drammatico, musicale; Regia: Philippe Leclerc; Scenografia : Costumi: Trucco: Premi: Nota di commento costumistico: Il film La regina del sole (La Reine soleil) racconta la storia della principessa dell’Antico Egitto , della diciottesima dinastia, Akhesa di soli quattordici anni, che è ben lontana dall’immaginarsi come futura regina d’Egitto. Ma le sue avventure cominciano con la ribellione al padre, il faraone Akhenaton. La principessa rifiuta, di vivere confinata all’interno del palazzo reale ed è decisa a scoprire perchè la madre Nefertiti è stata esiliata sull’isola di Elefantina. In questo film animato mancando la figura del costumista, vi è quella del disegnatore che studia in modo molto semplice l’abbigliamento degli egiziani. In questo film infatti tutti i costumi richiamo l’abito e i colori tradizionali del mondo egiziano, infatti tutti i costumi sono di colore bianco e sono decorati dalle collane e dai gioielli con l’oro e il blu, il rosso e il 288


giallo. La principessa Akhesa indossa un abito aderente al corpo, monospalla, con mantellina trasparente e alla testa ha il classico urales e al collo la collana in oro. Il faraone veste anch’esso di bianco con cintura trapezoidale colorata in oro e blu e erosso. Biografie: Philippe Leclerc (….) è stato per diversi anni l’assistente di René Laloux, maestro dell’animazione francese, regista de La Planète sauvage (Il pianeta selvaggio, 1973). Per La regina del sole ha scelto di riadattare l’omonimo romanzo di Christian Jacq, pubblicato nel 1988 e vincitore del Premio Jean d’Heurs per il romanzo storico: appassionato studioso della storia egiziana, Jacq ha scritto molti romanzi sull’antico Egitto ed è divenuto celebre per la saga dedicata a Ramses II, ma questo è il suo primo romanzo ad essere portato sul grande schermo.

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APPARATI



NOTE 1 Nome che deriva dal nome greco Κλεοπατρα (Kleopatra), usato da varie dinastie macedoni ed elleniche, ma in particolare delladinastia tolemaica. È composto da κλεος (kleos, “fama”, “gloria”) e πατρος (patros, “del padre”): vuol dire quindi “gloria del padre”, oppure “di gloriosa stirpe”. Altre fonti interpretano il primo elemento con κλεις (kleis, “chiave”), quindi “chiave per la terra dei padri”. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 2 Sciff , 2011, p. 31. 3 Iliade:Poema epico, attribuito ad Omero,che canta lira di Achille per l’offesa recatasi da Agamennone, portandogli via la schiava Briseide, e la sua vendetta su Ettore per la uccisione di Patroclo in combattimento. Il poema è composto da ventiquattro canti, ognuno dei quali è indicato con una lettera dell’alfabeto greco, dove presenta i più valorosi guerrieri greci e troiani. Alcuni pensano che il poema sia stato scritto 9 sec. a.C.; altri che sia la sintesi di canti tradizionali. Il titolo deriva da Īlĭŏn, l’altro nome dell’antica Troia, cittadina dell’Ellesponto (e da non confondere con Ilion nell’Epiro). Opera ciclopica e complessa, è un caposaldo della letteratura greca e occidentale. Cesare Bionr e Giovanni Randone, “Musa Omerica: Iliade e Odissea”, 1954. 4 Odissea: E’ il secondo dei poemi epici greci attribuiti al poeta Omero. Narra delle vicende riguardanti l’eroe Odissea (o Ulisse, con il nome latino), dopo la fine della Guerra di Troia, fino al suo ritorno nel regno di Itaca. Viaggio che impegna l’eroe per dieci anni, prima di giungere all’isola agognata; nel racconto delle sue vicende,fuso all’elemento epico e fantastico, vi è l’esaltazione dei sentimenti familiari. Il poema si conclude con il romantico incontro tra Ulisse e la fedele consorte Penelope e la strage dei Proci. L’Odissea è un poema diviso in 24 libri, ognuno dei quali indicato con una lettera dell’alfabeto greco minuscolo. Il poema è uno dei testi fondamentali della cultura classica occidentale, e viene tuttora comunemente letto in tutto il mondo nella versione originale. Cesare Bionr e Giovanni Randone, “Musa Omerica: Iliade e Odissea”, 1954. 293


5 Omero:È il più antico e il più grande dei poeti greci. Molti hanno scritto sulla sua vita e sulle sue opere. Ad esempio Aristotele, posteriore di cinque secoli all’autore dell’Iliade, vedeva in Achille il modello degli eroi e Alessandro il Grande si ispirava all’eroe omerico che egli si sforzava di attuare in se stesso. Eppure la vita di Omero è quasi sconosciuta, e l’incertezza delle testimonianze storiche a suo riguardo è tanta che si è spesso messa in dubbio la sua esistenza. Secondo alcuni egli fioriva il nove o in decimo secolo a.C. le varie date assegnate ad egli offrono una differenza non minore di cinquecento anni (dal 1184 al 684°a.C.). Altri filosofi riferiscono che visse nel primo secolo dopo la guerra di Troia. Aristotele e Aristarco lo fanno contemporaneo,cioè quarant’anni dopo quella guerra. Si narra ch’egli fosse figlio di una donna di Smirne chiamata Criteide, che fu sedotta dal suo tutore,e nove mesi dopo nacque egli sulle rive del Mele,fiume di Smirne, da cui fu detto Melesigeno. A Smirne, Criteide incontra Femio, suo maestro e lo sposa, adottando il figlio. Alla sua morte Omero prende il lavoro ereditato dal patrigno,da qui incomincia ad immaginare l’Iliade, e viaggiò per raccogliere i vari materiali per l’opera. Al suo ritorno si stabilisce a Chio,ove aperse una scuola, ma già vecchio d’età divenne cieco e cadde nell’indigenza e errò di città in città recitando i suoi versi immortali e mendicando pane;ed infine morì nella isoletta di Io, una delle Cicladi. Nessuna di queste notizie è storicamente accertabile. L’Iliade e l’Odissea sono poemi cortigiani, l’Omero delle Vitae è nato e vive in cerchie plebee. La novella di Omero appartiene ad un età posteriore anche all’Odissea, a un età in cui la società ionica è già molto meno chiusa, signorile ed aristocratica. Cesare Bionr e Giovanni Randone, “Musa Omerica: Iliade e Odissea”, 1954. 6 Menandro: Poeta comico greco ad Atene. Fu il maggiore rappresentante della commedia attica nuova. Nei trent’anni di attività teatrale, scrisse più di cento commedie. Di tanta produzione si possedevano circa novanta titoli, quando nel 1905 alcune scoperte archeologiche portarono alla luce frammenti abbastanza lunghi della Samia, della Tosata e dell’Arbitrato, in modo da permettere una ricostruzione completa della commedia. Si può affermare che nelle sue commedie erano molto presenti amori irregolari, scambi di bambini e riconoscimenti; vale a dire tutti gli elementi tipici di 294


un nuova tecnica teatrale che si ritroveranno poi nella commedia di Plauto e di Terenzio. Menandro morì giovane all’età di cinquantuno anni,annegato nelle acque del Falero. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 7 Esòpo:Favolista greco nato in Frigia (620-560 a.C.). Si narra che fosse schiavo a Samo e poi liberto, gobbo e sciancato, ma di spirito sottile ed ingegnoso. Visse al tempo di Solone,ma le favole che vanno sotto il suo nome non furono scritte da lui,ma raccolte dalla viva tradizione popolare nel 300 a.C. e rimaneggiate. La raccolta esopiana pervenuta fino a noi comprende 426 favole,quasi tutte intese a frustare il vizio e a migliorare i costumi dei contemporanei. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 8 Eurìpide:Poeta tragico greco nato a Salamina (480-405 a.C.) nello stesso giorno in cui gli Ateniesi vinsero i Persiani presso le rive dell’Euripe ( da qui il nome Euripide). In giovinezza si dedicò all’atletica, alla filosofia e alla poesia. Divenne ben presto rivale di Sofocle. È leggenda che morisse a settantotto anni sbranato in un bosco da un gruppo di cani. Si attribuiscono a Eurìpide 84 tragedie,c’è ne sono pervenute 18,oltre ad un dramma satiresco,il Ciclope. Tra le sue opere più note: La Medea, Le Troiane, Le Fenicie, Alcesti, Ippolito, Le Baccanti ecc… Compì nel teatro una rivoluzione importantissima, dal punto di vista tecnico, fece uso del prologo, riformò i costumi e la messinscena, diede una fisionomia ai cori, rendendoli indipendenti dall’azione. Nelle sue opere si nota uno spiccato realismo. Una forte critica ai valori tradizionali della società greca e una complessa tecnica drammatica. Si soffermò sulle passioni umane, sull’amore e sull’amore femminile in particolare. Questo poeta è noto per l’assoluto disprezzo che ostentò per la donna. È per questo che egli nei confronti di Eschilo e di Sofocle, ci appare più vicino alla nostra sensibilità. Eurìpide non poté essere il poeta di una umanità eroica, ma fu il cantore di un mondo piccolo e infelice. Perciò i suoi eroi, sono diversi da quelli eschilei. Euripide si collega perfettamente alla figura di Cleopatra, perché facendo anche riferimento alla figura di Medea, viene

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fuori che queste due donne sono collegate da una vita simile, fatta d’amore,furbizia,odio e morte. Questa unione rappresenta al meglio il progetto della “Donna e lo straniero”. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 9 Eschilo:Sommo poeta tragico greco,nato ad Eleusi, presso Atene nel 525 a.C. dopo la carriera militare, nelle battaglie di Salamina e di Platea, iniziò la sua attività teatrale nel 500 a.C., partecipando all’età di venticinque anni, ad una gara drammatica. Da allora per tutta la sua vita. Nella vecchiaia si ritirò in Sicilia alla Corte di Gerone tiranno di Siracusa, dove morì nel 456 a.C. Della novantina di drammi scritti, non ne restano che sette tra cui: Le Supplici, I Persiani, I Sette contro Tebe, Il Prometeo incatenato,e la trilogia dell’Orestiade: Agamennone, Coefore, Eumenidi.Eschilo è considerato il creatore della tragedia greca, per questi gli si attribuiscono le più antiche tragedie. A esso si deve l’introduzione di un secondo attore sviluppando perciò l’importanza del dialogo, si deve anche l’impiego di danze corali, di costumi fastosi e la nascita delle trilogie di tragedia, tutte unite da un’unica trama e dallo stesso tema mitologico. Usò per primo la maschera, il coturno,le decorazioni, la musica,fissò i costumi degli attori, ridusse il ruolo del coro. Nella maturità, accogliendo la lezione del rivale Sofocle, si giovò per l’Orestiade, di nuovi procedimenti: mise un terzo attore e diede alla tragedia un ritmo meno solenne, ma più drammatico. I progressi tecnici e le riforme sceniche non giustificherebbero l’importanza del teatro eschileo, il quale ha valore di grande poesia. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 10 Sofocle: Poeta tragico greco, nato a Colono (497-406 a.C.). Si affermò a 27 anni in una gara con Eschilo e riportò la vittoria con un dramma chiamato “Trittòlemo”. Seguinoro: Antigone, Edipo re, Trachinie, Filottete, Edipo a Colono. Tutte queste opere fanno parte di un vasto frammento del dramma satiresco:I cercatori di orme, scoperto non molti anni or sono, ci rimangono delle 100 e più tragedie composte, nella sua lunghissima vita. Le innovazioni che egli portò alla tragedia greca furono: l’aggiunta di un terzo attore, l’aumento del numero del coro (da 12 a15), la personalità più complessa dell’attore e concentra tutta l’attenzione sul pubblico e al loro coinvolgimento emotivo. Alla sua morte gli Ateniesi gli tri296


butarono lo stesso culto che prestavano agli eroi. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 11 Esiodo:Uno dei più antichi poeti della Grecia che occupa nella poesia didattica e gnomica, lo stesso posto che Omero occupa nella poesia epica. Nacque probabilmente ad Ascra in Beozia, ma non si conosce bene l’epoca in cui visse. Altrettanto incerti sono la data e il luogo della sua morte. Forse fu contemporaneo ad Omero. I poemi giunti a suo nome sono: Le opere ed i giorni, poema sull’agricoltura e la Teogonìa. Perduto è il Catalogo delle donne, in cui sono ammirevoli, per bellezza lirica,le descrizioni delle stagioni. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 12 Pindaro:Grande poeta lirico greco, presso Tebe (532-442 a.C.). All’età di 16 anni a studiare arte composizione lirica ad Atene. I suoi primi canti furono consacrati ai giuochi pitici. Visitò le diverse città greche, Atene specialmente mettendo il suo genio al servizio delle feste pubbliche e private. Passò anche quattro anni alla corte di Gerone (tiranno di Siracusa). Pare sia morto in Arno. Fu eccelso in tutte le forme della poesia lirica,ma a noi non restano che i suoi canti. Le sue Odi si dividono in: Olimpiache, Pitiche, Istmiche e Nemèe;esse formano una combinazione della poesia gnomica con quella drammatica. Come Eschilo ama le circonlocuzioni, le metafore complesse, le allusioni sottili ed oscure. Di tutte le sue opere ne restano 24 epinici, ossia le odi che componeva per i vincitori nei giuochi di Olimpia, di Delfo, di Nemea e sull’istmo di Corinto. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 13 Saffo:Poetessa greca,nata a Lesbo. Delle liriche per cui nell’antichità fu famosa furono: un Inno ad Afroditee la Ode della gelosia. Frammenti di lei ci vennero tramandati da Plutarco e dagli scavi di Ossyrinco in Egitto. Della sua vita si sa ben poco; ebbe tre fratelli, sposò un ricco mercante dal quale ebbe una figlia e alla morte del marito si circondò di giovinette che educava alla musica,alla danza,alla poesia e al comportamento da tenere in casa e il rispetto da portare al marito. La sua poesia parla fondamentalmente d’amore verso la figlia verso il fratello e per tutte le cose belle della natura. La poetessa greca Saffo in questo caso si può mettere in contra297


sto con la figura di Cleopatra,cioè da una parte abbiamo una regina che amava essere libera,conoscere il mondo e seguire il cuore cosi portandola ad amare due grandi uomini, mentre dall’altra abbiamo una poetessa che alla morte del coniuge cerca di trasmettere a delle donne di amare un solo uomo e di rispettarlo nella maniera più casta possibile. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 14 Eròdoto:Primo storico greco,definito il padre della storianato ad Alicarnasso (487-407 a.C.). Le vicende della sua vita sono poco note. Sembra che per sfuggire alla tiranna di Ligdamide,despota di Alicarnasso,egli abbia lasciato tutto e si rifugiò a Samo. Costretto a fuggire una seconda volta,iniziò i suoi lunghi viaggi. Visitò l’Egitto,la Grecia,l’Asia minore;trasferendosi ad Atene. Con gli appunti presi nei viaggi,scrisse la storia della lotta tra l’Asia e l’Europa durante 240 anni, dai primi re di Lidia fino alle guerre persiane. I critici alessandrini divisero la sua opera in 9 libri,a ciascuna dei quali fu dato il nome di una sua musa. Le sue storie non furono sempre accettate da Plutarco. Resta comunque il più esatto informatore delle vicende dei popoli del mondo classico. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 15 Tucìdide:Grande storico ateniese (460-396 a.C.) ,sposò una donna ricchissima che possedeva delle miniere d’oro a Taso. In Trancia aveva un comando militare,ma non riuscì a salvare Antifoli e fu condannato all’esilio nel 424 a.C. Durante vent’anni potè raccogliere i materiali della sua Storia della guerra di Peloponneso. Seguì l’esempio di Erodoto. Da momento del suo esilio,percosse le diverse parti della Grecia,e fece ritorno a Scapte Ile, per comporre la sua opera e morì assassinato, senza averla portata a termine. La sua storia si fermò alla vittoria di Trasibulo dell’estate del 411, ma si crede che egli avesse raccolto materiale per portare a termine il racconto della guerra. La sua opera e una grande tragedia storica,nella quale gli attori,nei loro discorsi,espongono la situazione e sottolineano i caratteri,i costumi,le passioni. Il suo stile è notevole per il vigore e per l’estrema concisione dell’espressione. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale 298


Curcio, Roma, 1959. 16 Plutarco:Storico e filosofo greco nato a Cheronea (46-125 d.C.),studiò ad Atene ,fu più volte a Roma dove ebbe l’amicizia degli imperatori Traiano,il quale lo nominò Governatore dell’Acaia. La sua massima opera è Le vite parallele,50 biografie di cui 46 corrispondono alla figura di un grande romano. La sua filosofia è un eclettismo dominato da esigenze etico-religiose. Lasciò molti altri scritti (circa80), dal titolo di Moraglia,che trattano di argomenti fil osofici,pedagogici,politici,letterari,e perfino di igiene e di curiosità varie. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 17 Troglodita:(dal greco trogle:caverna e dytes:che penetra). Abitatori delle caverne. Nome di alcuni popoli dell’Africa, dell’Armenia,delle isole Baleari e di Malta i quali anziché costruirsi case, abitavano nelle grotte e nelle caverne scavate nei fianchi dei monti. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 18 Sciff , 2011, op. cit., p. 40. 19Dal libro di Plutarco tradotto da Scuderi Rita:”Commento a Plutarco, Vita di Antonio”,1984. 20 Dea Iside:Iside detta la grande aveva regnato sulle Due Terre,molto prima della nascita delle dinastie. Insieme al suo sposo Osiride. Iside e Osiride rappresentano il vissuto di una conoscenza luminosa che, raggiunta grazie all’amore gli permette di andare aldilà della morte. Ma venne il giorno che Seth,il fratello di Osiride assassinò brutalmente il fratello, facendo a pezzi il cadavere. Ma Iside,si rifiutò di accattare l’idea della morte del suo amato sposo e nel suo cuore nacque un progetto folle,cioè ritrovare ogni pezzo del cadavere,ricostruire il corpo e tramite la magia sacra che conosceva, ridargli la vita. Cominciò così la sua ricerca,riunì tutte le parti del corpo,eccetto una:il sesso di Osiride,che era stato invogliato da un pesce. Con l’aiuto della sorella di Iside, Nefti organizza una veglia funebre. Iside dopo ore prende tra le braccia il cadavere, si trasformò in una femmina di nibbio,si poso al posto del sesso scomparso di Osiride,facendolo riapparire. Così svolgendo la parte dell’uomo e in contemporanea quella della donna. Così fu concepito Horo,figlio nato dall’impossibile unione della vita e della morte. 299


Iside era un modello per tutte le regine e le spose. Per Cleopatra Iside rappresenta un mito da seguire cioè una donna dea che in unica persona può rappresentare l’uomo e la donna. Jacq 1998, p. 10. 21 Monogamìa:(dal greco mònos:solo e gamèo:sposo).Stato di coloro che si sono sposati una sola volta o meglio,che sposano un solo coniuge, in contrapposizione alla poligamia. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 22 «Le donne orinano dritte, mentre gli uomini accovacciati»: Citazione affermata da Erodoto sul modo libero di vivere delle donne egizie, essendo che diversamente da quelle greche o romane non avevano né diritti e né doveri come donne. O meglio avevano doveri come mogli sottomesse al marito. Carlo Maria Franzero,op cit. “La vita e i tempi di Cleopatra”, 1963. 23 Alessando Magno:Re Macedone, nato a Pella (356-323 a.C.). Sin da giovane fece le sue prime battaglie contro i Traci. Salito sul trovo a vent’anni (336), soggiogò la Grecia distruggendo Tebe e salvando Atene. Si mosse contro l’impero persiano nel 334 passò l’Ellesponto con 30.000 fanti e 5.000 cavalli per una spedizione in Asia e vinse Dario al Granico e ad Isso nel 330 a.C.;perse Tiro e Sidone ,conquistò l’Egitto e vi edificò Alessandria. Tagliò il Nodo Gordianoe ripassò in Asia nel 331, sconfisse i Persiani prese Babilonia,Susa e Persepoli. Battè re Poro,divenuto dopo suo alleato. Morì in Babilonia all’età di 33 anni. Fu il maggiore condottiero dell’antichità,aspirò alla monarchia universale e fondò più di 20 città,che da lui presero il nome. Da testo di Paolo E Lamanna, Filosofia e Pedagogia nel loro sviluppo storico: Antichità e Medio Evo, 1953. 24 Tolomeo:Nome di antichi re di Egitto. Tolomeo I Sotere detto Il Salvatore,nato in Macedonia(367-283 a.C.). Fu dapprima uno dei generali di Alessandro il grande. Alla morte del conquistatore (323 a.C.) ebbe per parte sua l’Egitto,ch’egli difese contro Perdicca nel 320 e durante 14 anni contro Antigono. Si guadagnò il nome di Sotere,soccorrendo quelli di Rodi nel 304 e dopo la battaglia di Isso,restò padrone della Palestina,dell’Egitto. Abdico in favore del suo terzo figlio Tolomeo Filadelfo e morì due anni dopo. Dal testo di Jacq 1998. 25Perdicca:Celebre capitano macedone (321 a.C.),luogotenente di Alessandro Magno. Prese parte alle battaglie del Granico,di Isso e 300


di Guagamela; nella spedizione contro l’India e diede molte prove di valore e di fedeltà ad Alessandro. Fu sconfitto da alcuni ufficiali del suo esercito che lo assalirono nella sua tenda e lo uccisero. Paolo E Lamanna, 1953. 26 Antìgono:Nome di vari re macedoni: Antigono I (Ciclope),generale di Alessandro Magno; nella spartizione dell’impero ebbe il governo della parte meridionale dell’Asia minore. Morì ucciso nella battaglia di Ipso (301 a.C.). Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 27 La Battaglia di Isso:Fu combattuta fra l’esercito di Alessandro Magno e quello del re Dario III di Persia ai primi di novembre dell’anno 333 a. C..Alessandro, arrivato in Cilicia. Dario,già da tempo stava accampato con tutte le sue forze a Sochoi,senza che né Alessandro né Parmenione fossero riusciti a conoscere l’esatta posizione. Alessandromise in marcia l’esercito, si riunì con Parmenione, occupò Isso. Alessandro, alla testa dell’ala destra, formata della cavalleria pesante macedone e di due reggimenti della falange, attaccò e travolse l’ala sinistra e il centro dello schieramento persiano, con lo stesso re Dario; quindi si volse ad attaccare di fianco e alle spalle la destra persiana, che aveva già impegnato la lotta con la sinistra macedone, comandata da Parmenione. La ritirata dei mercenari greci, presi fra due fronti, e la notizia della fuga di Dario, provocò lo sbandamento dei cavalieri persiani; e la vittoria dei Macedoni fu così sicura e intera. La sera stessa i Macedoni s’impadronivano del campo nemico, facendovi prigionieri la madre, la moglie e i figli di Dario. Paolo E Lamanna, Filosofia e Pedagogia nel loro sviluppo storico: Antichità e Medio Evo, 1953. 28 Tolomeo XIII:Re d’Egitto, governò dal 48 al 44 a.C., Non aveva che 12 anni quando Cesare lo diede come marito a Cleopatra (sorella di Tolomeo),la quale non tardò a farlo morire. Jacq, 1998. 29 La Battaglia di Farsalo:Fu lo scontro decisivo combattuto presso Farsalo il 9 agosto del48 a.C. tra l’esercito del console Gaio Giulio Cesare,rappresentante della fazione dei populares, e quello di Gneo Pompeo Magno, leader degli optimates. La battaglia, che si risolse in una netta vittoria della fazione cesariana, sancì la definitiva sconfitta di Pompeo, e segnò l’inizio della supremazia totale di Cesare, che combatté come legittimo rappresentante delle istituzioni repubblicane. Paolo E Lamanna, 1953. 301


30Pompeo:Pompeo Gneo Magno,generale romano ,combatté nella Gallia Cisalpina, in Sicilia e in Africa. Tornato in Italia, partecipò al primo triumvirato con Cesare e Crasso. Dopo la battaglia di Farsalo si rifugiò in Spagna dove formò 13 legioni. Contro Cesare si alleò con il Senato, ma a Farsaglia fu sconfitto nel 48. Passò a Mitilene poi in Egitto, sperando nella protezione di Tolomeo,ma fu ucciso (106-48 a.C.). Paolo E Lamanna, 1953. 31 Alto e Basso Egitto: Al momento dell’incoronazione Cleopatra indossa questo tipo di corona per onorare il suo grande e vasto impero. Questo copricapo è realizzato o in feltro o in lana color bianco ed indica il potere dell’Alto Egitto e accanto vi è la corona di colore rosso che indica il potere del Basso Egitto.La corona risultante è chiamata “Le due potenti” oPasekhemty. Jacq, 1998. 32 Con questa frase Plutarco descrive il fascino della regina, lasciando un ritratto memorabile e suggestivo che in parte contraddice l’immagine della regina consolidata ormai presso il grande pubblico. Cit. tratta dal testo di Plutarco tradotto da Scuderi Rita:”Commento a Plutarco, Vita di Antonio”,1984. 33 Senato:Adunanza di uomini eletti dalle repubbliche o dai principi per consigliare e governare nei casi di maggiore importanza. Nell’antica Roma il Consiglio degli anziani detti Senes cioè vecchio e costituito originariamente da 300 membri poi raggiunse anche 1000 membri. I senatori venivano eletti dal re e dalle curie, mentre in periodo repubblicano dai consoli,tribuni e censori. Il senato esercitava la sorveglianza sopra i magistrati, conferiva l’Imperium decretava le leve, concludeva la pace, non aveva però facoltà legislativa, ma bensì quella finanziaria. Franco Landolina, “La civiltà Greca e Romana”,1955. 34 Stato: È la maggiore organizzazione politica e giuridica dell’umanità o meglio l’organizzazione politica e giudiziaria di un popolo o di un determinato territorio. Lo Stato viene composto dal popolo dal territorio e da un ordinamento giuridico sovrano. Rappresenta,protegge e promuove gli interni della classe sociale. Franco Landolina, “La civiltà Greca e Romana”,1955. 35 Rubicone:Piccolo fiume della Romagna;segnava il confine tra la Gallia Cisalpina e l’Italia;famoso per il passaggio delle legioni di Cesare in marcia verso Roma nel 49 a.C. Franco Landolina, 1955. 36 <<Alea iacta esti>>, “il dado è tratto”: “Detto” di Cesare al 302


momento di decidere se licenziare i soldati,o passare il Rubicone e marciare verso Roma. Stacy Sciff, cit. da “Cleopatra una vita”, 2011. 37 Apollodoro:Storico e mitografo. Autore di un opera cronologica in quattro libri da cui attinsero lungamente gli storici. Figura principale per Cleopatra nel momento in cui si nasconde in un sacco e Apollodoro la trasporta sino a Cesare. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 38 Aristotele:Nacque nel 384 a.C. a Stagira in Tracia. Avviato dal padre per gli studi naturalistici,a diciotto anni andò ad Atene e fu tra gli uditori e parlatori di Platone,fino alla morte del maestro nel 347 a.C. Nel 343 fu chiamato da Filippo re di Macedonia come precettore del figlio Alessandro. Assolto questo compito, Nel 335 torno ad Atene e fondò la sua scuola nel ginnasio detto Liceo. Dedicò la sua feconda attività all’insegnamento e agli scritti per dodici anni. Nel 323,alla more di Alessandro, il grande fondatore dell’impero macedone,vi fu in Atene un movimento di reazione anti macedonica. E benché Aristotele avesse rotto ogni rapporto col grande discepolo, si ritirò a Calcide nell’Eubea, e quivi morì l’anno seguente nel 322 a.C.. Gli scritti di Aristotele da noi posseduti datano la metà del I secolo a.C. a Roma, sono corsi di lezione destinati ad un pubblico ristretto degli uditori, e via via rielaborati con gli altri appunti secondo i bisogni dell’insegnamento. L’opera di Aristotele è enciclopedica cioè che abbraccia tutto li scibile del suo tempo. Ricercatore accurato e minuzioso di fatti particolari in ogni campo(dall’astronomia e meteorologia alla fisiologia e anatomia,dalla grammatica e retorica alla storia,sino all’economia e alla politica). I suoi scritti possono distinguersi cosi: scritti di logica sotto il titolo di Organon(strumento del pensiero),scritti di filosofia dal titolo Metafisica,scritti di fisica che parlano della natura in generale e gli scritti di scienze “Pratiche e poetiche”. Paolo Lamanna, 1953. 39Euclide: Uno dei più illustri matematici dell’antichità, appartenete alla scuola di Alessandria d’Egitto. Secondo fonti arabe,sarebbe nato in Siria. Il padre invitò il figlio a studiate ad Atene,verso la fine del regno di Tolomeo Sotere. Quivi ebbe l’incarico di comporre un trattato sulla scienza che doveva insegnare ai discepoli,di qui ebbe 303


origine gli Elementi, l’opera che da secoli costituisce il fondamento della geometria ed è diviso in tredici. P. Lamanna, 1953. 40 Il lino è la fibra più usata dagli egiziani, per il suo aspetto lucido, pulito e pratico. È una fibra composta per circa il 70% da cellulosa. Come tutte le fibre liberali, ha una lunghezza media delle fibre elementari che varia dai 20 ai 30mm; la sua finezza si aggira dai 20 ai 30micron; la fibra presenta una sezione poligonale. Il numero di fibre presenti nella corteccia di una singola pianta può variare da 20 a 50. La fibra ha un aspetto lucido, si presenta con una mano fredda e scivolosa. In presenza di umidità questa fibra ne assorbe rigonfiandosi moderatamente; essendo di origine cellulosica, se bruciata produce una finissima polvere nero-grigia. Il lino ha una tenacità di circa 6-7 grammi/denaro e ha un tasso di ripresa del 12% è una fibra gualcibile e poco allungabile. Anna Maria Donadoni Roveri, Arte della tessitura, 2001. 41 Kaunakes: termine che generalmente indica la caratteristica della gonna a frange, realizzata interamente con vello di pecora. Quasi tutti i tipi di Kaunakes mostrano un codino sul retro, forse la coda di un animale ucciso,o una sorte di omaggio culturale oppure un segno di sacrificio compiuto. Talvolta per coprirsi le donne, dal dietro della gonna, risale una sciarpa dello stesso materiale, che va a coprire la spalla sinistra e il seno. Anderson Black and Madge Garland, Storia della moda, 1998. 42 Plutarco (Cheronea, Beozia, 50 d. C. - ivi dopo il 120). Scrittore greco, studiò ad Atene e dopo alcuni viaggi tornò nella sua città, donde si allontanò per incarichi politici. Fu più volte a Roma, dove ebbe amici illustri tra cui Gaio Minucio Fundano e Aruleno Rustico. Fu arconte in Cheronea, poi sacerdote del tempio di Delfi (dal 95 alla morte). Gli sono stati attribuiti circa 250 titoli. Ne vengono distinte tradizionalmente due categorie: Opere morali e Vite parallele. Le opere morali, raccolte in Corpus da Massimo Planude (1296), si sogliono distinguere in dialoghi e diatribe; accanto a problemi di specifico carattere etico-filosofico vengono affrontati e discussi moltissimi e vari argomenti di storia della filosofia, di politica, letteratura, scienze, musica, che sono la testimonianza della vastità degli interessi di Plutarco, un erudito tipico rappresentante della cultura greca della sua età. La posizione filosofica di Plutarco è una espressione tipica della cultura della tarda età ellenistico-ro304


mana, nella quale in un comune e spesso generico sfondo platonico rifluiscono suggestioni e influenze di varia origine, così filosofica (aristotelismo, stoicismo, neopitagorismo) come religiosa (in particolare religioni misteriche orientaleggianti). In campo etico, P., seguendo le concezioni aristoteliche, distingue nell’anima tre aspetti e pone il canone della condotta nella medietà delle passioni dominate e controllate dalla parte razionale. Da tale atteggiamento politico verso Roma è guidata la costruzione delle Vite parallele scritte per dimostrare le analogie, ma anche le differenze, fra gli eroi greci e romani. Oltre a 4 biografie isolate (quelle di Artaserse II, Arato di Sicione, Galba, Otone) sono esaminate le vite di 22 coppie di personaggi, uno greco e uno romano (Teseo e Romolo, Licurgo e Numa. Bisogna però osservare che, se in generale l’atteggiamento di Plutarco. è imparziale, egli era un greco giustamente impegnato a recuperare e far rivivere la passata grandezza della Grecia. Il tratto caratteristico delle Vite è l’indagine dell’intera storia di Roma e della Grecia attraverso l’ethos dei personaggi, che sono sì protagonisti di grandi imprese, ma si impongono alla nostra attenzione anche per particolari di minor rilievo e per aspetti poco conosciuti della loro personalità e umanità. La traduzione delle sue opere viene fatta da I. Amyot (1559) e, ritradotta, presso gli Inglesi (fino a Shakespeare). Nel sec. 18° si cercarono fra i suoi personaggi. gli eroi della libertà, e a essi si ispirarono tanto Rousseau che Alfieri; minore la fortuna di Plutarco in Germania, ove già si delineava una forte tendenza anticlassicistica, e in Inghilterra, in cui attraverso Th. Macaulay si svalutava la sua importanza di fonte storica. Paolo Lamanna, 1953 43 Dione (in greco, forma femminile di Zeus) è una delle dee della prima generazione divina. La sua origine varia a seconda delle tradizioni: secondo Apollodoro è una Titanide, figlia del Cielo e della Terra, mentre secondo la versione di Esiodo, riportata nella Teogonia, è una delle Oceanine, e figlia del titano Oceano e della titanide Teti. Secondo Platone, esistevano due Afrodite: la prima, nata da Urano, era l’Afrodite Urania, dea dell’amore puro, la seconda, l’Afrodite Pandemia (cioè l’Afrodite del Popolo), figlia di Zeus e Dione, dea dell’amore volgare. Tuttavia questa è un’interpretazione filosofica tardiva, estranea ai più antichi miti della dea. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale 305


Curcio, Roma, 1959. 44 Dal testo di Stacy Sciff: “Cleopatra una vita”, 2011 45 Stacy Sciff: “Cleopatra una vita”, 2011 46 Mitridate VI Eupatore re del Ponto (132 a.C.-63 a.C.), abbattuto nel 112 il potere della madre che governava dal 120, anno in cui fu assassinato il padre s’impadronì dello stato pontico, liberandosi anche del fratello. Cominciò a perseguire un suo programma di espansione territoriale, soccorrendo i Greci della Crimea contro gli Sciti; divenne re del Bosforo Cimmerio, padrone della Meotide, della Colchide e della Piccola Armenia. Ma Nicomede invase il Ponto (89), causando la guerra fra Roma e Mitriade. Fu uomo colto e geniale, dal carattere fortissimo: animato dall’odio contro Roma, fallì nelle proprie ambizioni principalmente perché era impossibile restituire all’oriente ellenico, nel corso della vita d’un uomo, l’omogeneità necessaria per battersi contro un così grande avversario. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 47 Il”lago Mareotide”, detto anche Mariout o Mariut è un lago salmastro che si trova in Egitto nella parte occidentale del delta del Nilo. È separato dal mar Mediterraneo da un cordone litoraneo su cui sorge Alessandria d’Egitto, alcune delle aree paludose intorno al lago sono state bonificate per fare posto all’espansione della città. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 48 Svetonio, Gaio Tranquillo (Suetonius Tranquillus). Biografo ed erudito romano. Nacque in data incerta, forse intorno al 69 d. C., da un tribuno angusticlavio della XIII legione, che aveva combattuto con Otone a Bedriaco nel 69 d. C. Dalle sue opere si raccolgono alcune testimonianze sulla sua educazione, certo accurata. Svetonio studiò non solo grammatica e letteratura, ma anche retorica e giurisprudenza, divenendo avvocato e facendo fortuna, tanto che divenne amico e corrispondente di Plinio il Giovane, che lo considerava un suo protetto e che diede un impulso alla carriera di Svetonio. Adriano, ottenne per lui la carica di segretario dell’imperatore (ovvero sovrintendente degli archivi e curatore della corrispondenza imperiale), quindi aveva accesso ai documenti più importanti degli archivi imperiali. Ricoprì dunque cariche importanti sotto l’imperatore Adriano. Della sua vita non si hanno molti altri dati certi. 306


Anche la data di morte non è del tutto sicura, ed è posta da alcuni attorno al 126, da altri una quindicina di anni dopo, attorno al 140 o addirittura al 161, anno della morte dell’imperatore Antonino Pio. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 49 Tolomeo XV Filopatore Filometore Cesare (Ptolomaeus Philopator Philometor Caesar), chiamato anche Cesarione (piccolo Cesare) (23 giugno 47 a.C. – agosto 30 a.C.), figlio di Giulio Cesare e Cleopatra VII fu l’ultimo sovrano, assieme alla madre, del Regno Tolemaico d’Egitto. A soli tre anni fu nominato correggente dalla madre il 2 settembre 44 a.C. Quando il figlio adottivo di Cesare, Ottaviano, invase il Regno d’Egitto nel 30 a.C., Cleopatra, per sicurezza, mandò il figlio al porto di Berenice, ma Tolomeo venne catturato. Ottaviano conquistò la città di Alessandria d’Egitto il 1º agosto dello stesso anno, annettendo ufficialmente l’Egitto a Roma. Dopo il suicidio di Marco Antonio e Cleopatra, Ottaviano, temendo che un giorno Cesarione, essendo figlio naturale di Cesare, potesse impedirgli di diventare il successore di Cesare, decise di giustiziarlo, dando ordine di strangolarlo. Ottaviano assunse così il controllo dell’Egitto, succedendo a Cleopatra d’Egitto, come nuovo sovrano. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 50 Calpurnia Pisone (75 a.C. – dopo il 44 a.C.) fu l’ultima moglie di Caio Giulio Cesare. Figlia del senatore Lucio Calpurnio Pisone Cesonino. Calpurnia sposò Cesare nel 59 a.C., anno del suo primo consolato. L’anno successivo al matrimonio, Cesare fece in modo di far diventare console il suocero Pisone. In precedenza, Cesare era stato sposato con altre donne prima di lei, come Pompea, ripudiata nel 62 a.C., e prima ancora con Cornelia Cinna minore, morta di parto nel68 a.C. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 51 Il culto di Dioniso è fortemente collegato a particolari riti che venivano eseguiti nell’antichità proprio in onore di una divinità considerata in base ad attribuzioni mitologiche portatrice di libertà e di energia vitale. Tutti caratteri che erano rivissuti nell’ambito del culto attraverso cerimonie che portavano i seguaci del dio a vivere degli stati di estasi profonda e coinvolgente. Coloro che par307


tecipavano a queste cerimonie si lasciavano andare a balli sfrenati e suonavano accompagnati dal ditirambo, portando sul capo corone di pampini. Per essere ammessi a queste cerimonie, bisogna seguire prima un vero e proprio rito di iniziazione. Quest’ultimo era costituito da un banchetto, da un battesimo e dall’introduzione al tempio. I Misteri dionisiaci vennero vietati a Roma nel periodo repubblicano a causa del loro carattere orgiastico e furono ripristinati nel periodo dell’Impero. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 52 Èfeso (in greco:Έφεσος, Éphesos; e in latino:Ephesus) fu una delle più grandi città ioniche in Anatolia, situata in Lidia alla foce del fiume Caistro, sulla costa dell’odierna Turchia. Marco Antonio dopo la battaglia di Filippi venne ad Efeso dove fu accolto con feste dionisiache da lui gradite. Quando i suoi rapporti con Ottaviano cominciarono a peggiorare Antonio mandò il suo esercito in Cilicia e con Cleopatra tornò ad Efeso, le sue navi si unirono a quelle di Cleopatra e ci fu la battaglia di Azio che sancì la vittoria di Ottaviano e la nascita dell’impero romano. Nel tempo di Ottaviano, chiamato Augusto, Efeso divenne la capitale della provincia romana nell’Asia Minore, sede del prefetto romano. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 53 Il tempio di Artemide (in greco antico:Ἀρτεμίσιον Artemision, in latino: Artemisium) era un tempio ionico dedicato alla dea Artemide, situato nella città di Efeso, nell’attuale Turchia, a circa 50 km dalla città di Smirne. Da Plutarco,”Vita di Alessandro” (il rogo dell’Artemisium). Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 54 Dal testo di Carlo Maria Franzero, “La vita e i tempi di Cleopatra”,Milano, 1963. 55 Lucio Flavio Filostrato (Lemno, 172 circa – Atene, 247 circa) è stato uno scrittore greco antico. Detto anche Filostrato d’Atene o Filostrato II, è il più famoso di quattro autori omonimi, anche se l’attribuzione ai vari “Filostrati” delle opere giunteci con questo nome, è un problema in larga misura ancora aperto. Da giovane si trasferì ad Atene, dove studiò retorica ed esercitò la professione di sofista. Successivamente si stabilì a Roma, dove acquistò fama come retore entrando nel circolo letterario e filosofico organizza308


to dall’imperatrice Giulia Domna, moglie di Settimio Severo, divenendone l’esponente più illustre. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 56 Publio Cornelio Dolabella (Roma, ante 69 a.C. – Laodicea, 43 a.C.) è stato un politico e militare romano del I secolo a.C. Fu alleato di Cesare fino alla sua morte, e infine di Antonio. Genero di Cicerone e appartenente alla Gens Cornelia, si fece adottare da una famiglia plebea per poter diventare tribuno della plebe. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 57 Quinto Dellio (1º sec. a. C) uomo politico e letterato romano, partigiano (dal 42) e amico di Marco Antonio, che accompagnò nella guerra contro i Parti (36 a. C.), da lui descritta in un’opera di cui restano frammenti. Poco prima della battaglia di Azio (31) passò dalla parte di Ottaviano. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 58 Fulvia (Roma, 0 a.C.) moglie di Marc’Antonio, ma anche collaboratrice del consorte, ebbe parte determinante nel decidere la sorte di Cicerone. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 59 Erode il Grande, (73-4 a.C.) re di Giudea, figlio di Antipatro. Fu nominato re da Antonio e Ottaviano dopo aver dopo aver spodestato e ucciso Antigono. Fu sempre alleato dei Romani. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 60 Alessandro Helios (Alessandria d’Egitto, 25 dicembre del 40 a.C.- Roma, tra il 29 e il 25 a.C.): fu l’ultimo sovrano egizio del periodo tolemaico. Fratello gemello di Cleopatra Selene, era figlio del triumviro Marco Antonio e della regina Cleopatra VII d’Egitto. Dopo la morte di Cleopatra e Antonio e l’occupazione dell’Egitto da parte di Ottaviano, questi affidò Alessandro alle cure di sua sorella Ottavia, e da quel momento si persero definitivamente le sue tracce; sembra pero che Helios abbia sposato Ottavia,e solo dopo 8 anni di matrimonio lui mori per ragioni di salute fu sepolto secondo le tradizioni Romane per volere di sua moglie. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 61 Cleopatra Selene (Alessandria d’Egitto, 25 dicembre 40 a.C. – Cesarea in Mauritania,6): fu l’unica figlia femmina della regina 309


d’Egitto Cleopatra VII e del triumviro romano Marco Antonio, gemella di Alessandro Helios. Mentre il suo primo nome deriva da quello della madre, il secondo, «Luna» le fu dato, come riferisce Plutarco, per contrapposizione con il secondo nome del fratello gemello, «Sole». Diversamente dal suo fratello gemello Alessandro Helios e Tolomeo Filadelfo, non solo sopravvisse fino all’età adulta, ma è diventata una figura politica importante e influente nel suo pieno diritto. Nel corso della sua vita movimentata, era prima una principessa egiziana, poi una prigioniera romana e, infine una regina africana. Tra il 26 e il 20 a.C. Ottaviano, divenuto ormai l’imperatore Augusto, concesse Cleopatra Selene in moglie al re numida Giuba II, mettendole a disposizione una enorme dote. L’unione aveva un evidente scopo politico; il re numida infatti divenne in tal modo un fedele alleato di Roma, al punto che fu accusato di eccessiva romanizzazione dai suoi sudditi dovette fuggire dalla Numidia a seguito di violenti disordini, per rifugiarsi in Mauretania. Qui la coppia reale si stabilì nella nuova capitale, Iol (ribattezzata Cesarea in omaggio a Roma, l’attuale Cherchell, in Algeria) ed ebbero tre figli, Cleopatra, Tolomeo e Drusilla. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 62 Da testo di Rita Scuderi, “Commento a Plutarco, Vita di Antonio”,Firenze, 1984. 63 Antiochia città della Turchia, presso il confine Siriano. Fondata intorno al 300 a. C. da Seleuco I di Siria in onore del padre Antioco, fu sede del governatore romano della Siria e trasformata in provincia romana al tempo di Marco Aurelio. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 64 Stacy Sciff: “Cleopatra una vita”, 2011. 65 Nell’Antico Testamento, re, destinato a redimere e a condurre alla libertà Israele. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 66 Dal testo di Stacy Sciff: “Cleopatra una vita”, 2011. 67La biblioteca sorgeva vicino alla collina, conteneva quattro sale dove stavano duecentomila rotoli con busti di Omero e di Erodoto, una collezione che poteva stare all’altezza della biblioteca di Alessandria. Stacy Schiff, “Cleopatra una vita”, 2011. 68 Stacy Sciff: “Cleopatra una vita”, 2011. 310


69 Gneo Domizio Enobarbo (Roma, 1 a.C. circa – 40): viene ricordato alla storia per essere stato marito di Agrippina Minore e padre di Nerone. Fu console nel 32 d.C. assieme a Lucio Arrunzio Camillo Scriboniano. Gneo Domizio era figlio di Lucio Domizio Enobarbo e di Antonia maggiore, figlia di Marco Antonio e di Ottavia, quindi un bis-nipote di Augusto. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 70 Quinto Sertorio (Roma 123circa – 72 a. C.): Uomo politico romano, combatté nella guerra sociale, fu pretore (87), aiutò i mariani e partecipò alla presa di Roma; inviato come propretore in Spagna, cacciò il governatore sillano. Sostenne diverse lotte in Mauretania, tornò in Spagna, costituì un forte esercito che vinse (79). Declinando ormai la sua fortuna, dopo avere anche cercato di stabilire accordi con Mitridate, fu assassinato in una congiura organizzata da Perperna. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 71 Tiberio Claudio Epafrodito (in greco antico Ἐπαφρόδιτος, traslitterato in Epafròditos, mentre in latino Tiberius Claudius Epaphroditus) fu il funzionario romano di Nerone. Il nome Epafrodito è greco, e significa caro ad Afrodite; i Romani davano spesso a schiavi di origine greca nomi mitici o altisonanti, come nei casi di Narcisso, Policlito o Caenis. Epafrodito divenne poi segretario imperiale a libellis di Nerone, che si occupava delle petizioni rivolte all’imperatore; è anche menzionato come apparitor Caesarum, ossia un inserviente della casa Giulio-Claudia, ma fu ancheun viator tribunicius, cioè un magistrato imperiale con poteri tribunizi. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 72 Dal testo di Carlo Carena, “Plutarco, Vite parallele”, Milano, 1965. 73 Stacy Sciff:”, 2011 74 Publio Cornelio Dolabella (Roma, ante 69 a.C. – Laodicea, 43 a.C.) in latino Publius Cornelius Dolabella, più tardi chiamato Lentulus fu un politico e militare romano del I secolo a.C. Fu alleato di Cesare fino alla sua morte, e poi, per un breve periodo, dei cesaricidi e infine di Antonio. Genero di Cicerone e appartenente alla Gens Cornelia, si fece adottare da una famiglia plebea per poter diventare 311


tribuno della plebe. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959. 75 Stacy Sciff: “Cleopatra una vita”, 2011. 76 Rita Scuderi, “Commento a Plutarco, Vita di Antonio”,Firenze, 1984. 77Le Odi di Orazio (scritte a partire dal 30 a.C.) sono costituite da 103 poesie raccolte in quattro libri. Il modello dell’opera è la grande poesia greca di età arcaica, soprattutto Alceo, Anacreonte, Saffo, Pindaro e i poeti dell’Isola di Lesbo, con la ripresa di diversi tipi di componimento e di metri vari. Orazio affronta numerosi temi nel suo “canzoniere”come: la fugacità della vita e l’invito a vivere intensamente ogni attimo (il celeberrimo carpe diem), l’aspirazione a una vita semplice e serena, l’amore e l’amicizia, conforto per l’uomo, portatori di ore serene, la celebrazione della poesia come scelta di vita, di isolamento dalla massa, che rende l’uomo partecipe di una dimensione divina, la patria e la poesia civile: le Odi romane che esaltano la grandezza di Roma e il programma augusteo, realizzazione degli ideali etico-religiosi tipici del mos maiorum, il simposio come occasione di piacere e di riflessione, intrecciato ad altre tematiche di derivazione epicurea, l’erotismo, l’immortalità della poesia. Le odi sono divise in 4 libri, dove il suo pensiero si fa universale, raggiungendo picchi poetici altissimi ed immortali come nell’11ª poesia celebre per il ”Carpe diem” o quella dedicata a Cleopatra o l’ultima, quando immagina di morire da cigno, sorvolando i continenti senza passare per il fiume Stige, tanto da rendere vana ogni sepoltura. Molte poesie sono ispirate alla paura della morte, la quale coglie tutti, ricchi e poveri, felici ed infelici, dove tutti andremo a varcare il fiume Cocito. Ma Orazio sviluppa tanti altri temi, ora tragici ora leggeri, in modo sublime con una lexis latina perfetta nella forma e nella prosodia. Molte poesie incitano a fortificare l’anima, altre a divertire, altre incitano a cogliere e a godere i beni terreni, come l’amicizia, il vino, le danze, i banchetti tutti temi epicurei, ma Orazio prima di tutto era Romano fedele a Mecenate e ad Ottaviano, così che molte odi sono dedicate a loro due che gli avevano regalato la tranquillità economica, la sicurezza dell’esistenza e la gloria dell’impero. Orazio li contraccambia donandogli l’immortalità poetica. Molti temi sono comuni con le Epistole, con gli Epodi e con le Satire: essi vengono 312


sviluppati e svolti in forma lirica e poetica, raggiungendo una forma perfetta, sviluppando considerazioni filosofiche molto profonde e creando Odi molto belle che procurano al lettore piacere estetico e catarsi drammatica. L’ode XXXVII è quella dedicata alla morte di Cleopatra, raffigurata come una grande regina: “Ma essa, volendo più magnanimamente perire, non ebbe paura della morte, come una femminetta, del pugnale, né guadagnò con la flotta veloce lidi remoti; che anzi osò rivedere con volto sereno la reggia distrutta, e, animosa, maneggiare gli inferociti serpenti, per assorbirne nel corpo il negro veleno, anche più fiera, ora che aveva deliberato di morire, per certo non permettendo di essere trascinata, così spodestata, sulle crudeli liburne al superbo trionfo, essa, donna da non abbassarsi”. Armando Curcio e Francesco Acerbo, Enciclopedia Universale Curcio, Roma, 1959.

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Indice delle illustrazioni Fig. 1

Achille Glisenti, La morte di Cleopatra, 1878, olio su tela, Brescia, Musei Civici di Arte e Storia

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Fig. 2

Agostino Caracci, Antony and Cleopatra, 1578, incisione, pittura nuda, Private Collection Alexandre Cabanel, Cleopatra, 1887, olio su tela, Museo Reale di Belle Arti, Anversa Alexandre Cabanel, Cleopatra prova i veleni sui condannati, 1887, Musée royal des Beaux Arts, Anversa Alma Tadema, Anthony and Cleopatra, 1883, olio tela di canapa, Private Collection Batoni Pompeo, Cleopatra e Marco Antonio morente, 1763, olio su tela, Palazzo Ducale, Lucca Cagnacci Guido, Morte di Cleopatra XVII d.C., 1658, olio su tela, Kunsthistorisches Museum, Wien Calvaert Denys, La morte di Cleopatra, 1590, olio su tela, Museo di Bologna

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Chassériau, La mort de Cléopâtre (fragment tête d’une servante), 1845, olio su tela, Musée des Beaux Arts, Marseille Claude Vignon, Cleopatra, 1764, Illustrazione francese, Metropolitan Museum, Paris

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Fig. 3 Fig.4

Fig.5

Fig.6

Fig.7

Fig.8 Fig.9

Fig.10

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Fig.11

Fig.12 Fig.13

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Fig.15

Fig.16 Fig.17

Fig.18

Fig.19

Fig.20

Fig.21

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Claude Vignon, The banquet of Anthony and Cleopatra, 1660, olio su tela, Unsigned Sarasota Ringling Museum o Art Michel Corneille, Cleopatra e l’aspide, 1650-60, olio su tela, museo di Louvre De Lairesse Gerard, Il banchetto di Cleopatra, 1675, olio su tela, Rijks Museum, Amsterdam Netherlands Eugene Delacroix, Cleopatre et paysan, 1838, olio su tela, Ackland Art Museum Chapel Hil, USA Felice Ficherelli, The Death of Cleopatra, 1650, olio su tela, National Gallery of Slovenia Frank Dicksee, Cleopatra, 1880, olio su tela, Private collection Frederick Arthur Bridgman, Cleopatra on the Terraces of Philae, 1896, Private collection Frederick Augustus, Sandys The Cleopatra, 1860, Originally published in The Cornhill Magazine Gérard de Lairesse, Cleopatra’s Banquet, 1675/80, olio su tela, Rijksmuseum Twenthe Giacomo Francia, Cleopatra, 1486 1557, pen and brown ink with border in darker brown ink, Gift of Frank Jewett Mather Jr. Giovanni Battista Tiepolo, L’incontro di Antonio e Cleopatra, 1700, olio su tela, Palazzo Labia, Venezia

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Fig.32

Giovanni Francesco Barbier detto Guercino, Cleopatra davanti ad Ottaviano Augusto, 1640, olio su tela, Pinacoteca Capitolina Guercino, Roma Guido Reni, La morte di Cleopatra, 1595/98, olio su tela, Sanssouci Picture Gallery Gustave Moreau, Cleopatra, 1887, watercolor, Private collection Hans Makart, An Egyptian Princess, 1875, olio su tela, Private collection Hans Makart, La morte di Cleopatra, 1875, olio su tavola, Private collection Hans Makart, The Death of Cleopatra, 1874/76, olio su tela, Museum landschaft Hessen Kassel Neue, Galerie Leihgabe der Bundesrepublik Deutschland Jacob Jordaens, Cleopatra’s Feast, 1653, olio su tela, Hermitage Museum Jan de Brei, Il de Bray Famiglia (Il Banchetto di Antonio e Cleopatra), 1669, olio su tela, Currier Museum of Art Jean André Rixens, The Death of Cleopatra, 1874, olio su tela, Musée des Augustins Jean Leon Gerome, Cleopatra davanti a Cesare, 1866, pittura ad olio su tela di canapa, Collezione privata di un Orientalista francese John Collier, Ancelle del faraone, 1883, olio su tavola, Southport Atkinson Art Gallery

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Fig.42

Fig.43

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John Maler Collier, La Morte di Cleopatra, 1910, vari tecniche Illustrazione, Hutchinsons Storia delle Nazioni John William Waterhouse, Cleopatra ,1888, pittura ad olio su tela di canapa, Private collection Juan Luna y novicio, La morte di Cleopatra, 1881, olio su tavola, Museo de Bellas Artes Bilbao, Spagna Julius Benczur, Kleopatra, 1911, oli su tela, Déri Múzeum Debrecen Justus van Egmont, Cleopatra e Antonio Godendo Cena dalla storia di Cesare e Cleopatra, 1680, lana e seta a doppio incastro arazzo, Regalo della signora Chauncey McCormick e la signora Richard Ely Danielson Lawrence Alma Tadema, Cleopatra, 1877, olio su tela, Auckland Art Gallery Lawrence Alma Tadema, Giocatori di scacchi egiziani, 1865, olio su tavola, Collezione privata Lawrence Alma Tadema, Il ritrovamento di Mosè, 1904, oilo su tela, Museum the New York Louis Gauffier, Cleopatra and Octavian, 1787, olio su tela, Scottish National Gallery Luigi Fioroni, The Crowning of Anthony and Cleopatra, 1925/43, Affresco, Museo di Villa Torlonia Roma la residenza di Benito Mussolini Michelangelo Buonarroti, Testa di Cleopatra, 1534, Incisione, Casa Buonarroti Firenze

p.116

p.41

p.115

p.112 p.58

p.117 p.117

p.119

p.95

p.120

p. 121


Fig.44 Fig.45

Fig.46 Fig.47

Fig.48

Fig.49 Fig.50 Fig.51 Fig.52 Fig.53 Fig.54 Fig.55

Fig.56

Mose Bianchi, Cleopatra, 1865, olio su tela, Galleria d’arte moderna, Milano Pietro da Cortona, Caesar giving Cleopatra the Throne of Egypt, 1637, varie tecniche di pittura, Museum of Fine Arts of Lyon Salvador Dali, Caesar and Cleopatra of Famous, 1979, Museum the Lovers suite Tiepolo, The meeting of Anthony and Cleopatra, 1746, Affresco, Palazzo Labia, Venezia

p.122

Adolfo Cipriani, Cleopatra, 1880-1930, Alabastro su base a plinto in marmo verde, Private collection Cleopatra 69 30 BC, The last Ptolemai, ruler of Egypt Cleopatra-Antonio, balzico, 1874, marmo gnam, Roma Giovanni Giuliani, Cleopatra, 1707, pietra, Liechtenstein Museum Vienna Australia Cleopatra on Egyptian museum entrance

p.124

Claude Bertin, Cléopatra se suicidant , 1697, marmo, Musée du Louvre Tetradramma, Cleopatra VII raro detta Filopatore, 60-30 a.C., Siria Thomas Ridgeway, Gould Detail Cleopatra, 1873, Boston Museum of Fine Arts Ancient World Collection Fragment of a relief of Queen Cleopatra VII , Thea Philopator (“Cleopatra the Father Loving Goddess”), Egypt 1st Century BC.

p.123

p.40

p.120 p.119

p.125 p.97 p.124 p.124

p.23 p.123

p.125

319


Fig.57 Fig.58 Fig.59

Fig.60

Fig. 61

Fig.62

Fig.63

François Barois, Cleopatra Mourant marmo, 1700, Musée du Louvre John William, Waterhouse Kleopatra, 1888, Museum of Boston Ritratto di Cleopatra VII, 40-30 a.C., marmo bianco, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Gregoriano Profano ex Lateranense Statua di Cleopatra come dea egizia, Basalto, II metà del primo secolo a.C., Hermitage San Pietroburgo Testa di Iside o regina tolemaica, II-I secolo a.C., scultura in marmo, Musei Vaticani, Roma William Wetmore, Story Cleopatra, 1858, this version 1869 marmo, Metropolitan Museum of Art Reperto archeologico trovato nella tomba del faraone Ramses II, 1300 a.C., incisione, Museo del Cairo, Egitto

p. 125 p. 123 p.124

p.127

p.20

p.126

p.30

Fig.6465

Reperto archeologico, trovato nella tomba p.30 della regina Nefertari, 1300 a.C., incisione, Museo del Cairo, Egitto

Fig.66

Reperto, Adorazione agli Dei, 1300 a.C., decorazioni su papiro, Museo del Cairo, Egitto

320

p.31




Indice tavole di progetto TAVOLA I-II: Elaborazione dei bozzetti ispirati alla moda classica egiziana, mescolata con quella romana. P.140/141 TAVOLA III: Idea della corona con disco solare. P.142 TAVOLA IV: Bozzetto definitivo con visione anteriore e posteriore, mescolando la moda egiziana con una visone contemporanea della moda Africana. P.143 TAVOLA V: Studio del Plat. P.144 TAVOLA VI: Studio e progettazione degli accessori: collana e orecchini. P.145 TAVOLA VII: Lavorazione della corona realizzata con intrecci di giornali, cartoncino, colla, tovaglioli e color oro. P.146 TAVOLA VIII: Studio e realizzazione del trucco. P.147 DA PAGINA 148 (TAVOLA IX) A PAGINA 168 (TAVOLA XXVIII)SI TROVA LA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO FINITO, CON LA COLLABORAZIONE: °Coreografia e Performance di Silvia Giuffrè, °Fotografie di Lorenzo Gatto, °Montaggio video di Salvo Agria, °Location: Teatro alla Guilla di Palermo

323



FILMOGRAFIA Clèopatrè

Geoge Mèlìès

1899 p.172

Antonio e Cleopatra

J. Stuart Blackton

1908 p.176

Cleopatra La sposa del Nilo Cleopatra Marcantonio e Cleopatra Cleopatra La Mummia Cleopatra Cesare e Cleopatra La vita intima di Marcantonio e Cleopatra Gli amori di Cleopatra Due notti con Cleopatra Sinuhe l’Egiziano La principessa del Nilo I dieci comandamenti La Mummia Le legioni di Cleopatra La donna dei faraoni Una regina per Cesare

Henru Anrèani Enrico Guazzoni Charles L. Gaskill Enrico Guazzoni J. Gordon Edwards Karl Freund Cecil B. De Mille Gabriel Pascal Roberto Gavaldòn

1910 1911 1912 1913 1917 1932 1934 1945 1947

p.180 p.183

William Castel Mario Mattoli Michael Curtiz Harmon Jones Cecil B. DeMille Terece Fisher Vittorio Cottafavi Giorgio Rivalta Pascal Petit – Piero Pierotti Joseph L. Mankiewicz

1953 1953 1954 1954 1956 1959 1959 1960 1962

p.217

Fernando Cerchio Ferdinando Baldi Charlton Heston Simon Well

1963 1964 1972 1998

Cleopatra Totò e Cleopatra Il figlio di Cleopatra All’ombra delle piramidi Il principe d’egitto

p.186 p.189 p.191 p.195 p.199 p.206 p.215

p.220 p.224 p.229

p.241 p.245 p.249

1963 p.252 p.260 p.264 p.267 p.270 325


Cleopatra La Mummia La Mummia il ritorno Asterix and Obelix Il re scorpione La regina del sole

326

Robert Halmi Jr. Stephen Sommers Stephen Sommers Alain Chabat Chuck Russel Philippe Leclerc

1999 1999 2001 2002 2002 2008

p.243 p.276 p.280 p.282 p.285 p.288




BIBLIOGRAFIA ANAWALT PATRICIA RIEFF, Storia universale del costume: Abiti e accessori dei popoli di tutto il mondo, Mondadori, Milano, 2007. Da pag.24 a pag.41. BIONR CESARE E RANDONE GIOVANNI, Musa Omerica: Iliade e Odissea, Palumbo editore, Italia-Plermo, 1954. BLACK ANDERSON AND GARLAND MADGE, Storia della moda, titolo originale: The history of fashion, terza edizione, De Agostini s.p.a., Novara, 1998. CANOVA GIANNI, Le Garzantine , gruppo editoriale Mauri Spagnol, primate Italy, Garzanti libri s.p.a., Milano, 2002, 2005, 2009 . CARENA CARLO, “Plutarco, Vite parallele”, Mondadori, Milano, 1965. CORRIERE DELLA SERA, Egitto: I faraoni al tempo delle piramidi, dalla preistoria al XVI sec. a.C., volume G., a cura di R.C.S. Quotidiani s.p.a., Cartiere del Garda, Emas, primavera, 2005. Da pag. 270 a pag.281; pag. 257. CURCIO ARMANDO E ACERBO FRANCESCO, Enciclopedia Universale Curcio,Armando Curcio s.p.a., Roma, 1959. DONADONI ROVERI ANNA MARIA, Arte della tessitura, Elemond s.p.a., Mondadori Printing s.p.a.; Venezia, 2001. FRANZERO CARLO MARIA, La vita e i tempi di Cleopatra, Ugo Mursia & C. edizione Corticelli, Milano,1963. GOMBRICH ERNEST, La storia dell’arte, Eiunaudi ed.,s.p.a. Torino, 1999. Da pag.43 a pag.61. GRAZZINI GIOVANNI, Dizionario del cinema italiano, I film dal 1945 al 2959, volume 2, Gremese Editore s.r.l., Roma, 1991. JACQ CHRISTIAN, Le donne dei faraoni: Il mondo femminile dell’antico Egitto, titolo originale:Les E’gyptiennes, Arnoldo Mondadori editore s.p.a., Milano, 1998. LAMANNA PAOLO E. , Filosofia e Pedagogia nel loro sviluppo storico: Antichità e Medio Evo, Vol.1., Felice Le Monnier ed., Firenze, 1953. LANDOLGNA FRANCO, La civiltà Greca e Romana, Vol.1 G.B. Petrini ed., Torino, 1955. 329


LODOVICI CESARE VICO, Antonio e Cleopatra, (Anthony and Cleopatra) di William Shakespeare, Giulio Einaudi editore s.p.a., Collezioni di teatro, Torino, 1952 e 1963. MARIUZ ADRIANO, Le storie di Antonio e Cleopatra. Giambattista Tiepolo e Girolamo Mengozzi Colonna a Palazzo Labia, Marsilio ed., 2004. MERENGHETTI PAOLO, Dizionario dei film 1996, Baldini & Castoldi s.r.l., Milano, 1995. MORANDINI MORANDO, Il Morandini, Dizionario dei film, Zanichelli editore s.p.a., Bologna, 1998. NEGRETE JAVIER, La regina del Nilo - Il trono d’Egitto, Newton Compton, 2013. Romanzo storico. PICCOLO PACI S., “Parliamo di Moda: manuale di storia del costume e della moda” , Volume 1, GEM s.r.l. Cappelli editore, Bologna , 2004. PRAZ MARIO, Tutte le opere di William Shakespeare, Le querce Sansoni Editore s.p.a., Firenze, 1977. RONDOLINO G. , Storia del cinema, Dizionario dei film, volume 1 , UTET editore, Torino, 1996. RONDOLINO GIANNI, Grande enciclopedia dei capolavori, volume 1-2 , De Agostini editore s.p.a. , Novara, 2007. SCHIFF STACY, Cleopatra una vita, Mondadori, Mondadori, Milano 2011. Biografia SCUDERI RITA, “Commento a Plutarco, Vita di Antonio”, ed. La nuova Italia, Firenze, 1984. Catalogo della Mostra tenuta a Firenze nel 2003-2004, Moda, costume e bellezza nell’antichità, Sillabi ed. Livorno, 2003 .Monografia.

330


SITOGRAFIA http://comingsoon.it http://egittopercaso.net http://imdb.com http://MYmovies.it http://museoegizio.it http://opered’artesuCleopatra.it http://raistoria.rai.it http://sca-egypt.org http://treccani.it http://trovacinema.repubblica.it

331


RICERCA MAGAZINE °African Fashion °Africa Fashion Week °African Fashion Style Outfit °Afrostyle Magazine °Arise Magazine °African Print °Africa Style °Africa Vogue °Fachion Ghana Magazine °Mucha °Trendy Africa Magazine °Zen Magazine

332






Indice delle illustrazioni

Fig-1

Achille Glisenti, La morte di Cleopatra, 1878, olio su tela, Brescia, Musei Civici di Arte e Storia

Fig. 2

p. xxx p. xxx p. xxx

Fig. 3

Alexandre Cabanel Cleopatra 1887 olio su tela Museo Reale di Belle Arti Anversa

Fig.4

Alexandre Cabanel Cleopatra prova i veleni sui condannati 1887 Musée royal des Beaux Arts Anversa

p. xxx

Fig.5

Alma Tadema Anthony and Cleopatra 1883 olio tela di canapa Private Collection

p. xxx

Fig.6

Batoni Pompeo Cleopatra e Marco Antonio morente 1763 olio su tela Palazzo Ducale Lucca

p. xxx

Fig.7

Cagnacci Guido Morte di Cleopatra XVII d.C. 1658 olio su tela Kunsthistorisches Museum Wien

p. xxx

Fig.8

Calvaert Denys La morte di Cleopatra 1590 olio su tela Museo di Bologna

p. xxx

Fig.9

Chassériau La mort de Cléopâtre (fragment tête d’une servante) 1845 olio su tela Marseille Musée des Beaux Arts

p. xxx

Fig.10

Claude Vignon Cleopatra 164 Illustrazione francese Metropolitan Museum

p. xxx

Fig.11

Claude Vignon The banquet of Anthony and Cleopatra 1660 olio su tela Unsigned Sarasota Ringling Museum o Art

p. xxx

Fig.12

Michel Corneille Cleopatra e l’aspide (165060) olio su tela museo di Louvre

p. xxx

337


Fig.13

De Lairesse Gerard Il banchetto di Cleopatra 1675 olio su tela Rijks Museum Amsterdam Netherlands

p. xxx

Fig.14

Eugene Delacroix Cleopatre et paysan 1838 olio su tela Ackland Art Museum Chapel Hil USA

p. xxx

Fig.15

Felice Ficherelli The Death of Cleopatra 1650 olio su tela National Gallery of Slovenia

p. xxx

Fig.16

Frank Dicksee Cleopatra 1880 olio su tela Private collection

p. xxx

Fig.17

Frederick Arthur Bridgman Cleopatra on the Terraces of Philae 1896 Private collection

p. xxx

Fig.18

Frederick Augustus Sandys The Cleopatra 1860 Originally published in The Cornhill Magazine

p. xxx

Fig.19

Gérard de Lairesse Cleopatra’s Banquet 1675/80 olio su tela Rijksmuseum Twenthe

p. xxx

Fig.20

Giacomo Francia Cleopatra 1486 1557 pen and brown ink with border in darker brown ink Gift of Frank Jewett Mather Jr.

p. xxx

Fig.21

Giovanni Battista Tiepolo L’incontro di Antonio e Cleopatra 1700 olio su tela Palazzo Labia (Venezia)

p. xxx

Fig.22

Giovanni Francesco Barbier detto Guercino Cleopatra davanti ad Ottaviano Augusto 1640 olio su tela Roma Pinacoteca Capitolina Guercino

p. xxx

Fig.23

Guido Reni La morte di Cleopatra 1595 1598 olio su tela Sanssouci Picture Gallery

p. xxx

Fig.24

Gustave Moreau Cleopatra 1887 watercolor Private collection

p. xxx

Fig25

Hans Makart An Egyptian Princess 1875 olio su tela Private collection

p. xxx

338


Fig26

Hans Makart La morte di Cleopatra 1875 olio su tavola Private collection

p. xxx

Fig27

Hans Makart The Death of Cleopatra 1874 1876 olio su tela Museum landschaft Hessen Kassel Neue Galerie Leihgabe der Bundesrepublik Deutschland

p. xxx

Fig.28

Jacob Jordaens Cleopatra’s Feast 1653 olio su tela Hermitage Museum

p. xxx

Fig.29

Jan de Brei Il de Bray Famiglia (Il Banchetto di Antonio e Cleopatra) 1669 olio su tela Currier Museum of Art

p. xxx

Fig.30

Jean André Rixens The Death of Cleopatra 1874 Musée des Augustins

p. xxx

Fig.31

Jean Leon Gerome Cleopatra davanti a Cesare 1866 pittura ad olio su tela di canapa Collezione privata da un Orientalista francese

Fig.32

John Collier Ancelle del faraone 1883 olio su tavola Southport Atkinson Art Gallery

Fig.33

John Maler Collier La Morte di Cleopatra 1910 vari tecniche Illustrazione da Hutchinsons Storia delle Nazioni

Fig.34

John William Waterhouse Cleopatra 1888 pittura ad olio su tela di canapa Private collection

Fig.35

Juan Luna y novicio La morte di Cleopatra 1881 olio su tavola Museo de Bellas Artes Bilbao Spagna

Fig.36

Julius Benczur Kleopatra 1911 oli su tela Déri Múzeum Debrecen

339


Fig.37

Justus van Egmont Cleopatra e Antonio Godendo Cena dalla storia di Cesare e Cleopatra 1680 lana e seta a doppio incastro arazzo Regalo della signora Chauncey McCormick e la signora Richard Ely Danielson

Fig.38

Lawrence Alma Tadema Cleopatra 1877 olio su tela Auckland Art Gallery

Fig.39

Lawrence Alma Tadema Giocatori di scacchi egiziani 1865 olio su tavola Collezione privata

Fig.40

Lawrence Alma Tadema Il ritrovamento di Mosè 1904 oilo su tela Museum the New York

Fig.41

Louis Gauffier Cleopatra and Octavian 1787 olio su tela Scottish National Gallery

Fig.42

Luigi Fioroni The Crowning of Anthony and Cleopatra 1925 1943 Affresco Museo di Villa Torlonia Roma la residenza di Benito Mussolini

Fig.43

Michelangelo Buonarroti Testa di Cleopatra 1534 Incisione Casa Buonarroti Firenze

Fig.44

Mose Bianchi Cleopatra 1865 olio su tela Galleria d’arte moderna Milano

Fig.45

Pietro da Cortona Caesar giving Cleopatra the Throne of Egypt 1637 varie tecniche di pittura Museum of Fine Arts of Lyon

Fig.46

Salvador Dali Caesar and Cleopatra of Famous 1979 Museum the Lovers suite

Fig.47

Tiepolo The meeting of Anthony and Cleopatra 1746 affresco Palazzo Labia Venezia

Fig.

Adolfo Cipriani Cleopatra 1880 1930 Alabastro su base a plinto in marmo verde

340


341


342


343


344


345


346


347


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349


350


Fig.

Cleopatra 69 30 BC The last Ptolemai -ruler of Egypt

Fig.

Cleopatra-Antonio balzico 1874 marmo gnam Roma-

Fig.

Giovanni Giuliani Cleopatra 1707 pietra Liechtenstein Museum Vienna Australia

Fig.

Cleopatra on Egyptian museum entrance

Fig.

Claude Bertin Cléopatra se suicidant marmo 1697 Musée du Louvre

Fig.

Cleopatra VII raro tetradramma detta Filopatore (60-30a.C.) Siria

Fig.

Thomas Ridgeway Gould Detail Cleopatra 1873 Boston Museum of Fine Arts Ancient World Collection

Fig.

Fragment of a relief of Queen Cleopatra VII Thea Philopator (“Cleopatra the Father Loving Goddess”) of Egypt 1st Century BC.

Fig.

François Barois Cleopatra Mourant marmo 1700 Musée du Louvre

Fig.

John William Waterhouse Kleopatra 1888 Museum of Boston

Fig.

Ritratto di Cleopatra VII 40 30 a.C. marmo bianco Città del Vaticano Musei Vaticani Museo Gregoriano Profano ex Lateranense

Fig.

Statua di Cleopatra come dea egizia Basalto seconda metà del primo secolo a.C. Hermitage San Pietroburgo

Fig.

Testa di Iside o regina tolemaica II-I secolo a.C. scultura in marmo

351


Fig.

352

William Wetmore Story Cleopatra 1858 this version 1869 marmo Metropolitan Museum of Art


353


354


FILMOGRAFIA Clèopatrè Antonio e Cleopatra La sposa del Nilo Cleopatra Marcantonio e Cleopatra Cleopatra La Mummia Cleopatra Cesare e Cleopatra La vita intima di Marcantonio e Cleopatra Gli amori di Cleopatra Due notti con Cleopatra Sinuhe l’Egiziano La principessa del Nilo La Mummia Le legioni di Cleopatra

Geoge Mèlìès J. Stuart Blackton Enrico Guazzoni Charles L. Gaskill Enrico Guazzoni

1899 1908 1911 1912 1913

J. Gordon Edwards Karl Freund Cecil B. De Mille Gabriel Pascal Roberto Gavaldòn

1917 p. 1932 1934 1945 1947

p. p. p. p. p.

p. p. p. p.

1953 p. Mario Mattoli

1953 p.

Michael Curtiz Harmon Jones

1954 p. 1954 p.

Terece Fisher 1959 p. Vittorio Cottafavi 1959 p.

355


La donna dei faraoni Una regina per Cesare Cleopatra Totò e Cleopatra Il figlio di Cleopatra All’ombra delle piramidi Il principe d’egitto Cleopatra La Mummia La Mummia il ritorno Asterix and Obelix Il re scorpione La regina del sole

356

Giorgio Rivalta Pascal Petit – Piero Pierotti Joseph L. Mankiewicz Fernando Cerchio Ferdinando Baldi Charlton Heston

1960 p. 1962 p.

Simon Well Robert Halmi Jr. Stephen Sommers Stephen Sommers Alain Chabat Chuck Russel Philippe Leclerc

1998 p. 1999 p. 1999 p.

1963 p. 1963 p. 1964 p. 1972 p.

2001 p. 2002 p. 2002 p. 2008 p.


357


BIBLIOGRAFIA ANAWALT PATRICIA RIEFF, Storia universale del costume: Abiti e accessori dei popoli di tutto il mondo, Mondadori, Milano, 2007. Da pag.24 a pag.41. BIONR CESARE E RANDONE GIOVANNI, Musa Omerica: Iliade e Odissea, Palumbo editore, Italia-Plermo, 1954. BLACK ANDERSON AND GARLAND MADGE, Storia della moda, titolo originale: The history of fashion, terza edizione, De Agostini s.p.a., Novara, 1998. CANOVA GIANNI, Le Garzantine , gruppo editoriale Mauri Spagnol, primate Italy, Garzanti libri s.p.a., Milano, 2002, 2005, 2009 . CARENA CARLO, “Plutarco, Vite parallele”, Mondadori, Milano, 1965. CORRIERE DELLA SERA, Egitto: I faraoni al tempo delle piramidi, dalla preistoria al XVI sec. a.C., volume G., a cura di R.C.S. Quotidiani s.p.a., Cartiere del Garda, Emas, primavera, 2005. Da pag. 270 a pag.281; pag. 257. CURCIO ARMANDO E FRANCESCO ACERBO, Enciclopedia Universale Curcio,Armando Curcio s.p.a., Roma, 1959. DONADONI ROVERI ANNA MARIA, Arte della tessitura, Elemond s.p.a., Mondadori Printing s.p.a.; Venezia, 2001. FRANZERO CARLO MARIA, La vita e i tempi di Cleopatra, Ugo Mursia & C. edizione Corticelli, Mila358


no,1963. GOMBRICH ERNEST, La storia dell’arte, Eiunaudi ed.,s.p.a. Torino, 1999. Da pag.43 a pag.61. GRAZZINI GIOVANNI, Dizionario del cinema italiano, I film dal 1945 al 2959, volume 2, Gremese Editore s.r.l., Roma, 1991. JACQ CHRISTIAN, Le donne dei faraoni: Il mondo femminile dell’antico Egitto, titolo originale:Les E’gyptiennes, Arnoldo Mondadori editore s.p.a., Milano, 1998. LAMANNA PAOLO E. , Filosofia e Pedagogia nel loro sviluppo storico: Antichità e Medio Evo, Vol.1., Felice Le Monnier ed., Firenze, 1953. LANDOLGNA FRANCO, La civiltà Greca e Romana, Vol.1 G.B. Petrini ed., Torino, 1955. LODOVICI CESARE VICO, Antonio e Cleopatra, (Anthony and Cleopatra) di William Shakespeare, Giulio Einaudi editore s.p.a., Collezioni di teatro, Torino, 1952 e 1963. MARIUZ ADRIANO, Le storie di Antonio e Cleopatra. Giambattista Tiepolo e Girolamo Mengozzi Colonna a Palazzo Labia, Marsilio ed., 2004. MERENGHETTI PAOLO, Dizionario dei film 1996, Baldini & Castoldi s.r.l., Milano, 1995. MORANDINI MORANDO, Il Morandini, Dizionario dei film, Zanichelli editore s.p.a., Bologna, 1998. NEGRETE JAVIER, La regina del Nilo - Il trono d’Egitto, Newton Compton, 2013. Romanzo storico. PICCOLO PACI SARA, “Parliamo di Moda: manuale di storia del costume e della moda” , Volume 1, GEM s.r.l. Cappelli editore, Bologna , 2004. 359


PRAZ MARIO, Tutte le opere di William Shakespeare, Le querce Sansoni Editore s.p.a., Firenze, 1977. RONDOLINO G. , Storia del cinema, Dizionario dei film, volume 1 , UTET editore, Torino, 1996. RONDOLINO GIANNI, Grande enciclopedia dei capolavori, volume 1-2 , De Agostini editore s.p.a. , Novara, 2007. SCHIFF STACY, Cleopatra una vita, Mondadori, Mondadori, Milano 2011. Biografia SCUDERI RITA, “Commento a Plutarco, Vita di Antonio”, ed. La nuova Italia, Firenze, 1984.

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SITOGRAFIA

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RICERCA MAGAZINE SULLA MODA AFRICANA -African Fashion -Africa Fashion Week -African Fashion Style Outfit -Afrostyle Magazine -Arise Magazine -African Print -Africa Style -Africa Vogue -Fashion Ghana Magazine -Mucha -Trendy Africa magazine -Zen Magazine

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