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LE ALI DEL CIRCO
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di Raffaele De Ritis
Raffaele De Ritis ci accompagna a scoprire le origini, i mitici personaggi e la diffusione del trapezio oscillante.
È un paradosso che il brivido dell'oscillazione sia legato a un attrezzo circense nato per conquistare la staticità. Il “trapezio” è un'invenzione ginnica attribuita al Colonnello Francisco Amoros, passato alla storia per aver codificato l'educazione ginnica nei primi decenni dell'800. La sua idea era quella di migliorare il “triangolo da palestra”, troppo mobile: “La prima cosa che feci, fu di impedirne la mobilità costante e funambolica, pericolosa senza necessità. (…). Invece di unire le corde in un solo anello (…), le piazzai a una distanza di 30 o 40 centimetri, risultando nella figura di un trapezio, nome che diedi a questo strumento”1. Mobilità “costante e funambolica”: per un educatore militare, l'oscillazione restava roba da saltimbanchi. E in effetti è da cercarsi nelle fiere l'origine di questa spettacolarità. Alla metà del '600 iniziano ad apparire in Europa stampe di acrobati da fiera, chiare celebrità (soprattutto olandesi), che a vario modo si cimentano con l'uso della corda. Strumento pratico e versatile, la corda può essere tesa tra due alberi, tra due cavalletti, a qualunque altezza. Dalla danza sulla corda, e dall'osservazione dei primati sulle liane, iniziano a codificarsi le figure circensi a metà di quelli che saranno i repertori del “filo molle” (e poi slackline ), della corda volante e del trapezio oscillante: scivolate, prese per i talloni, equilibri sul bacino, volteggi in bran- deggio. L'invenzione del Colonnello Amoros nel frattempo entra nei circhi ottocenteschi come “trapezio fisso” (con un vocabolario pressochè statico di equilibri e forze), ma non resiste lo stesso alla tentazione del movimento. È un palestrante di Tolosa, Jules Leotard, che nel 1852 mette a punto “la corsa ai trapezi”, progenitrice del trapezio volante: con una rincorsa, l'atleta salta su un primo trapezio e con lo slancio ottenuto può gettarsi per qualche istante nel vuoto prima di afferrare il secondo. In pochi decenni le grandi altezze, la rete, l'introduzione dei porteur costruiranno uno dei miti più longevi del circo. Ma quella dei flying trapeze é un'altra storia.
Nel corso del Novecento, i numeri di trapezio singolo assumono varie declinazioni, in particolare con la diffusione del “trapezio washington” (dal suo inventore, il trapezista H.R. Washington, attorno al 1870) dedicato agli esercizi di equilibrio. Alcuni di questi numeri presentano anche figure di oscillazione mozzafiato: come nel caso della ineguagliabile Pinito Del Oro, la più grande di tutti i tempi, attiva in tutto il mondo negli anni '40 e '50, con brandeggi in equilibrio sulla testa o sulle punte dei piedi; o dei fratelli Larible negli anni '60, in equilibrio sulla testa su due rispettivi trapezi in movimento, altalenanti l'uno dentro l'altro come due pericolosi pendoli giganti.
Negli anni '50 iniziano a diffondersi soliste e solisti che si dedicano alle acrobazie in oscillazione. Una sorta di pioniera fu negli anni '30 l'australiana Winnie Colleano: il suo numero solista sfruttava essenzialmente i volteggi tipici del trapezio volante (con la rete di protezione), concludendosi con un salto nel vuoto dal trapezio a una corda verticale. Il numero più originale e coraggioso, mai più eguagliato, resta quello del Rose Gold Trio: due muscolosi porteur a testa in giù tenevano le due corde del trapezio, sul quale Rose si appendeva ai talloni per volteggiare nel vuoto.
La figura più iconica resta senza dubbio Miss Mara, unica nel conciliare la suspence del rischio autentico con la grazia e il carisma di una diva operistica. La sua lenta scivolata in brandeggio sulle gambe fino ai talloni resta un momento iconico della storia del circo. Questo tipo di numero ispira anche colleghi maschi, come Gerard Soules, poi la superstar Elvin Bale “the world's greatest daredevil” e tutta una scuola americana in voga tra gli anni '70 e '80. Bale, (come in seguito Mark Lotz e Mark David) si esibì anche in Italia al Circo Americano dei Togni. La sua presa in volo sui talloni resta unica.
Nel 1980 la francese Sandy Sun vince una medaglia d'oro al Cirque de Demain; proveniente dalla scuola Fratellini, sarà la prima artista di questo genere emersa da una scuola di circo ad avere successo in una prestigiosa carriera internazionale.
Fino a quest'epoca, il fascino del trapezio oscillante è principalmente legato alla suspence e al pericolo. Era un punto d'onore non usare nessuna protezione, e tutti questi artisti sono stati immancabilmente vittime di più incidenti gravi, pur tornando a volteggiare nel vuoto. Sarà il Circo Sovietico, negli anni '60, a introdurre la “longia” di sicurezza, dispositivo in genere destinato alle sole prove. Gli artisti russi, che enfatizzavano il legame con la coreografia, esclusero dai loro spettacoli l'elemento del pericolo, per concentrare lo spettatore sull'esperienza estetica e sull'abilità. La prima trapezista a sfruttare artisticamente questa condizione è Lyudmila Kanagina a metà degli anni '60: anche senza il fattore rischio, il trapezio oscillante conserva tutto il suo fascino. La vera svolta arriva negli anni '80: alla scuola del circo di Mosca una giovane trapezista, Elena Panova, inizia a creare un numero con due maestri totalmente estranei all'arte aerea: la regista Tereza Durova e il ginnasta Victor Fomine. Vi sono casi in cui a volte l'assenza di esperienza, accompagnata a tenacia e ispirazione, possono portare a risultati epocali. Il loro lavoro prese la forma di un favoloso balletto aereo, in cui tecnica e coreografia si uniscono senza interruzione in un movimento continuo. Il numero di Elena Panova debutta ufficialmente al Festival du Cirque De Demain nel 1987. Per la prima volta, il circo occidentale scopre che si può creare un numero circense su una partitura di musica classica (Le Quattro Stagioni di Vivaldi). Per la prima volta, vengono introdotti esercizi mai immaginati, basati sulla piroetta: le piroette in brandeggio con prese alle caviglie, la mezza piroetta con presa ai talloni...E tutto il lavoro viene svolto in un flusso continuo, con la sola energia della leggerissima volteggiatrice, senza il bisogno che un assistente da terra rilanci il moto con la corda. Il nu- mero diventa uno dei primi esempi mondiali di quello che iniziava in quegli anni a chiamarsi “nouveau cirque”. All'esibizione parigina era presente tra il pubblico André Simard, maestro di trapezio alla neonata scuola di Montreal: fortemente ispirato dal numero, abbraccia quel tipo di tecnica, dando vita alla ricchissima “scuola canadese” di trapezio, oltre a diventare consulente aereo del Cirque du Soleil. Fomine, con la fine del comunismo, diverrà istruttore alla scuola Fratellini, generando a sua volta il ramo “francese” del trapezio “ballant”, prima di trasferirsi in Canada e aprire il proprio studio a Montreal.
Seguire tutte le “oscillazioni” dal Duemila a oggi é impossibile. Certamente il Cirque du Soleil (grazie agli impulsi di Simard e Fomine) ha rilanciato il genere, creando un'ispirazione planetaria a numerosi giovani artisti. La disciplina, pur se sicuramente più impegnativa di arti aeree più statiche, ha comunque conosciuto una diffusione interessante nel circo contemporaneo: non solo come numero singolo ma anche con formati brevi di spettacolo, e fuori dai tendoni con i “portici” montati all'aria aperta nello spazio urbano.
1 Francisco Amoros de Ordonez, “Manuel d'education physique gymnastique et morale”, 1830.
incisione del 1868