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Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia ANNO 2 | numero 4 | 24 gennaio 2015 | E 1,00
VITA IN DIOCESI
SEGUIAMO FRANCESCO
CRONACA ISOLANA
Le iniziative diocesane in preparazione al sinodo ordinario dei vescovi sulla famiglia
La storica visita del Papa in Asia: le storie, le esperienze vissute, i commenti isolani
L'isola verde, piazza Florida per lo spaccioE 1,00 di droga. Cosa sta succedendo?
Lettera invito del Vescovo Pietro alla Chiesa di Ischia Carissimi fratelli e sorelle della Chiesa di Ischia, il Santo Padre Francesco, fin dall’inizio del suo pontificato ha manifestato la volontà di farsi vicino ad ogni famiglia e comprendere tutte le ferite che essa vive in ogni angolo del globo! È stato anche suo desiderio far sì che non solo gli “addetti ai lavori” ma tutti i fedeli avvertissero l’urgenza delle sfide che questo nostro tempo pone all’istituto matrimoniale in quanto tale, alla trasmissione della vita e all’educazione dei figli. A tale scopo ha voluto che si dedicassero al tema della famiglia due Sinodi dei Vescovi e, in vista della loro celebrazione, ha chiamato tutte le Chiese locali del mondo ad offrire il proprio contributo di preghiera e di riflessione. La prima Assemblea, Straordinaria, tenutasi nell’ottobre scorso, si è conclusa con la pubblicazione della Relatio Synodi; tale documento, sintesi del percorso fatto, insieme ad una serie di domande (quarantasei), predisposte dalla Segreteria Generale del Sinodo, costituisce la base di riflessione (Lineamenta) per continuare il cammino sinodale già iniziato e preparare il documento di lavoro (Instrumentum Laboris) della prossima Assemblea sinodale. Continua a pag. 2
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Famiglia in cammino
La Chiesa di Ischia con il Papa verso il sinodo della Famiglia
KOSMOPOLIS
L’Amp delle 5 terre e il nostro regno di Nettuno: due realtà a confronto.
KAIRE TERRITORIO
PARROCCHIE
SPORT
L’importanza e il ruolo vitale degli alberi sull’isola d’Ischia.
80 persone in ritiro spirituale a Loreto con Padre Alfredo Ferretti.
Serie A: la Juve in fuga per la vittoria. Ma Roma e Napoli non scherzano.
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La voce di Pietro 24 gennaio 2015
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Invito del Vescovo Pietro in occasione della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia Continua da pag.1 Lo stesso papa, durante l’udienza generale del 10 dicembre scorso, in piazza San Pietro, ha parlato del Sinodo straordinario e della sua volontà di accompagnare la preparazione a quello ordinario inaugurando un ciclo di catechesi proprio sulla famiglia. La prossima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo, ad un anno di distanza da quella Straordinaria, si terrà in Vaticano, dal 4 al 25 ottobre 2015. Tutta la Chiesa è chiamata a prepararsi a tale evento! Ogni diocesi, come espressamente chiesto dal Santo Padre, è invitata a fare la propria parte! Anche noi della Chiesa di Ischia, in comunione con tutte le Chiese del mondo, vogliamo offrire il nostro sostegno alla celebrazione del Sinodo. Accanto all’impegno della preghiera, che dovrà vederci tutti uniti nel sostenere il lavoro del papa e dei padri sinodali, siamo convocati in assemblee diocesane al fine di dare il nostro contributo. Pertanto, accogliendo la chiamata del Vescovo di Roma, nel desiderio di voler offrire a lui la nostra sincera e fattiva collaborazione, INVITO
tutta la Chiesa di Dio che è in Ischia a partecipare ad una serie di Assemblee Diocesane che si terranno, in diversi luoghi del nostro territorio, a cadenza settimanale (cfr. calendario), sui documenti sinodali, e che ci vedranno coinvolti, da fine gennaio a metà marzo, in modo franco e responsabile, attorno alle questioni indicate dai padri sinodali. I risultati del nostro lavoro ecclesiale costituiranno il contributo che la Chiesa di Ischia darà all’elaborazione dell’Instrumentum Laboris. L’invito è rivolto in particolare a tutti i sacerdoti, diaconi, religiose e religiosi, ai responsabili e membri degli uffici diocesani, agli operatori pastorali e ai gruppi-famiglia delle nostre comunità parrocchiali, ai docenti di religione cattolica, ai laici appartenenti a comunità, associazioni, movimenti e confraternite della nostra Chiesa e, inoltre, a quanti hanno preso parte all’VIII Convegno diocesano (16-18 ottobre 2014). Il lavoro chiestoci dal Santo Padre domanda a tutti noi di adottare uno stile fortemente sinodale; si tratta, per la nostra Chiesa, di una vera e propria opportunità da cogliere come occasione di grazia per allenarci in quell’esercizio di comunione, tanto fecondo, indicatoci dall’VIII Convegno diocesano e da me espresso nelle “dieci parole” consegnate alla sua conclusione. In quell’occasione lanciai anche l’idea di una “scuola di vita cristiana”, nella quale sentirsi tutti protagonisti - giovani e adulti, “operai specializzati” e semplici fedeli - per formarsi alla sequela di Gesù. Sono certo che il cammino propostoci in vista del Sinodo potrà aiutarci a dar vita a quel desiderio e, in particolare, a porci alla scuola del vangelo del matrimonio e della famiglia. Desidero, pertanto, che ogni battezzato si senta personalmente coinvolto nel dare la propria adesione a questa straordinaria occasione di comunione universale offertaci dal Santo Padre e chiedo che ad essa sia riconosciuta la precedenza su ogni altra iniziativa pastorale. Confidando nella preghiera e nella collaborazione di tutti, invoco su ciascun figlio della Chiesa di Ischia, la benedizione del Signore. Maria, Regina della famiglia, interceda per noi! Ischia, dalla Sede Vescovile, 11 gennaio 2015 + Pietro, vescovo
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Vita in Diocesi
24 gennaio 2015
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Presentazione delle iniziative diocesane in preparazione al sinodo ordinario dei vescovi sulla famiglia (ottobre 2015).
Chiesa di Ischia
La e il Cammino Sinodale della Famiglia S
econdo le indicazioni di Papa Francesco a tutta la Chiesa e del Vescovo Pietro per la Chiesa di Ischia, si terranno una serie di appuntamenti che intendono da un lato rispondere al questioA cura della Redazione nario inviatoci da Roma sulle questioni inerenti la famiglia oggi e la Chiesa e dall’altro cogliere l’occasione per continuare - nello stile del recente convegno diocesano (ott.‘14) - a “co-interessarci” tutti su quanto avviene nel mondo e nella Chiesa in particolare. Destinatari
Alla luce del messaggio del Vescovo, tutti i fedeli di Ischia che desiderano coinvolgersi in una esperienza di condivisione e di maturazione nella fede a partire dai temi concernenti il matrimonio e la famiglia sono invitati a partecipare! Quando - Dove
La Chiesa di Ischia si ritroverà per confrontarsi sui temi proposti dai “lineamenta synodi” da lunedì 26 gennaio a lunedì 16 marzo 2015. Ogni settimana, il martedì o il giovedì, dalle 16.00 alle 18.00, oppure dalle ore 19.30 alle 21.30, si terranno degli incontri in diverse sale dell’isola guidati da una equipe di animatori - a cui si potrà prendere parte previa iscrizione. Calendario incontri LUNEDì 26/1 - ORE 19.30 Cinema Excelsior, Ischia
Introduzione generale per tutti a cura di don Silvio Longobardi e dei coniugi, dott. Lucia Miglionico e Giuseppe Ciaravella (partecipanti al sinodo straordinario famiglia, ott. ‘14). 1°. MerCOLEDì 4/2* oppure GIOVEDì 5/2 2°. MarTEDì 10/2 oppure GIOVEDì 12/2 3°. GIOVEDì 19/2 oppure MarTEDì 24/2 4°. GIOVEDì 26/2 oppure MarTEDì 3/3 5°. MarTEDì 10/3 oppure GIOVEDì 12/3 LUNEDì 16/3 - ORE 19.30 Cinema Excelsior, Ischia
Conclusione diocesana: “Io accolgo te”: la persona in relazione. Incontro finale per tutti con la partecipazione speciale dei fidanzati. Interverranno i coniugi, proff. G. Paola Di Nicola e Attilio Danese e don Emilio Salvatore (delegato reg. Convegno Ecclesiale Naz., Firenze 2015) Non sono ammesse più di due assenze! * Solo in occasione del primo giorno di raduno dei gruppi di discussione distinti si è fatta una eccezione: non ci si ritrova il martedì 3, ma il mercoledì 4 Luoghi e orari dei 5 incontri per gruppi distinti
Martedì: ore 16.00 - 18.00: 1°: Ischia/Sala POA; 2°: Casamicciola/Capricho; ore 19.30-21.30: 3°: Ischia/Palazzo vescovile; 4°: Barano/Sala parr. Fiaiano; 5°: Forio/Vincenziani. Giovedì: ore 16.00 – 18.00: 1°: Ischia/Palazzo vescovile; 2°: Barano/Sala parr. Fiaiano; 3°: Forio/Vincenziani ore 19.30 – 21.30: 4°: Ischia/Buon Pastore; 5°: Ischia/Palazzo vescovile; 6°: Casamicciola/Capricho; 7°: Forio/Cuotto-Betlemite.
INDICAZIONI PER LA PARTECIPAZIONE
Contatta o scrivi alla segreteria organizzativa a: segreteria.diocesischia@gmail.com Don Pasquale Trani (coord. generale) - Antonio Di Leva (3662843368) Marianna Sasso (3394587697) - Raffaella Mattera (3493034377) Regina Scotti (3479240752) - Roberto Pulicati (3357540156) Teresa Di Costanzo (3774246426) - Tonia Pisano (3288340682)
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Seguiamo Francesco 24 gennaio 2015
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Bilancio della visita/La nota
Il Papa voleva stare accanto a chi soffre Tante immagini resteranno impresse ma anche le parole: “Dobbiamo imparare a piangere”. Padre Federico Lombardi, domenica sera, conversando con i giornalisti nel far conoscere il numero delle persone che al Rizal Park e nelle strade circostanti - sei o forse sette milioni per le autorità di Manila - sottolinea che si è trattato del più grande evento nella storia dei Papi.
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l volto di una bambina cui commozione e lacrime impediscono di A cura di Fabio parlare. Il volto di un Zavattaro genitore che ha visto morire la propria figlia, colpita da un’impalcatura sradicata dal vento del tifone a Tacloban. Accanto a questi, i volti di tanti giovani, e meno giovani, che hanno seguito la celebrazione del Papa al Rizal Park, nella domenica dedicata al Santo Niño. Sono i volti ad attirare l’attenzio-
ne, volti sorridenti nonostante le difficoltà, le ferite. Volti di giovani che si mettono alla prova e ai quali Francesco raccomanda di non essere persone da museo, ma giovani sapienti, capaci di rispondere alle sfide del tempo, per costruire una società di giustizia, solidarietà e pace. Certo inquieta e interroga la vocina di Gyizelle Palomar 12 anni: “ci sono tanti bambini rifiutati dai loro stessi genitori, altri sono vittime di molte cose terribili come droga e prostituzione”. Poi la do-
manda, l’unica, dice Papa Francesco, che non ha una risposta: “Perché Dio permette che accadano queste cose, anche se non è colpa dei bambini? Perché ci sono così poche persone che ci aiutano?” le lacrime interrompono le sue parole. Accanto a lei c’è Jun un ex ragazzo di strada. La sostiene con un gesto e un sorriso e insieme vanno dal Papa per un lungo abbraccio. È questa l’immagine del viaggio del Papa: la tenerezza di Francesco, il dolore dei bambini. “Solo quando siamo capaci di piangere sulle cose che ha detto Gyizelle, siamo capaci di rispondere a questa domanda”. Aveva già incontrato gli ex ragazzi di strada, Francesco, nella comunità che si trova accanto alla cattedrale. Con loro ha trascorso alcuni momenti molto intensi, nei quali è stato più l’ascolto, il silenzio ad avere spazio. Francesco è il Papa dell’ascolto, che grida il suo no allo sfruttamento dei poveri, dei bambini, degli ultimi. Grida il suo no alla compassione mondana, alla moneta tolta dalla tasca per mettersi a posto con la coscienza: “se Cristo avesse avuto questa compassione, avrebbe aiutato tre o quattro persone e poi sarebbe tornato al Padre”. Dobbiamo imparare a piangere, afferma ancora, quando vediamo un bambino che ha fame, drogato, senza casa, abusato, usato e reso schiavo. Chi non sa piangere non è un buon cristiano. Così ai 30mila giovani, che incontra all’università di san Tommaso, dice: nel computer troverete tutte le risposte, ma nessuna vera sorpresa. Lasciatevi sorprendere da Dio. L’altro volto è quello del papà della giovane volontaria. Era la sua unica figlia, contenta di lavorare per la messa del Papa. Il tifone ha spazzato via la sua vita, come
l’altro ancor più forte quattordici mesi fa, ha spazzato via tutto a Tacloban, case e vite umane: poco più di sei mila; 1.700 i dispersi. Dolore che Francesco ha visto anche a Madhu, nello Sri Lanka, un santuario testimone di una lunga guerra civile tra governo centrale e popolazione Tamil, durata 26 anni, e di tanta solidarietà tra appartenenti a religioni diverse. La zona antistante il santuario, 160 ettari, fino al 2008 ha accolto migliaia di profughi, fuggiti dalle zone del conflitto. Sono proprio le religioni che assieme posso aiutare a superare divisioni e contrapposizioni. Lo dice chiaramente ai leader religiosi Francesco, ricordando, come sia aberrante portare guerra e violenze in nome di Dio. Lo ripete anche ai giornalisti, nel volo tra Sri Lanka e Filippine. Parla dei fatti di Parigi, Francesco, per ribadire che sia la libertà religiosa, sia quella di espressione sono due diritti fondamentali, ma hanno un limite, nel rispetto dell’altro; sono sì due diritti, ma la libertà dell’uno finisce dove inizia la libertà dell’altro. Francesco aveva detto che il suo voleva essere un viaggio per stare accanto alle persone che hanno sofferto, ai poveri, perché povertà, ignoranza e corruzione sfigurano il mondo. Ma certamente le folle che hanno accompagnato il Papa nei suoi appuntamenti, il calore con il quale è stato accolto a Colombo e a Manila non sono cose di tutti i giorni. Padre Federico Lombardi, domenica sera, conversando con i giornalisti nel far conoscere il numero delle persone che al Rizal Park e nelle strade circostanti - sei o forse sette milioni per le autorità di Manila - sottolinea che si è trattato del più grande evento nella storia dei Papi.
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"Francesco hai ragione! Noi giovani filippini impareremo a piangere" Con le lacrime agli occhi e un turbinio di emozioni, ero troppo coinvolta per riuscire a scattare una foto decente di quel momento così spettacolare. Questo, fino a quando mi sono resa conto che l’immagine di Dio che avevo visto in Papa Francesco per quei pochi secondi era di gran lunga più importante di una foto reale.
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n televisione, ogni volta che vedo Papa Francesco che prende in braccio i bambini e abbraccia i giovani, Da Manila l’immagine che mi viene in mente Mary Whilssy P.i è quella di Gesù che dice: “Lasciate che i bambini vengano a me”. In televisione, ogni volta che sento Papa Francesco che parla dei poveri, di coloro che hanno una ferita dentro, dei non amati, di coloro che hanno perso la speranza, mi viene in mente Gesù che ripete: “Tutto quello che fate al più piccolo dei vostri fratelli o sorelle, lo fate a me”. In televisione, quando il Papa ha visitato le vittime del tifone di Tacloban, ho visto Gesù, Gesù ferito nelle persone del popolo di Tacloban, e l’immagine di Gesù che porta misericordia e compassione al popolo. Ed ora, veniamo al dunque: l’incontro del Papa con i giovani. Evviva, il giorno che tutti stavamo aspettando è finalmente arrivato: l’incontro del Papa con i giovani. L’unica parola che mi viene in mente per riassumere l’evento è “surreale”. Si poteva sentire l’eccitazione nell’aria mentre tutti noi ci dirigevamo verso l’Università Santo Tomas. Con il passare del tempo, ha cominciato a martellarmi l’idea che avremmo finalmente visto Papa Francesco. Il Papa. In persona. A pochi metri di distanza. Quanto siamo fortunati per avere l’opportunità di partecipare ad un evento del genere! Il cielo si fa scuro, l’aria si raffredda e sempre più giovani affollano il settore dietro le transenne, aspettando l’arrivo del Papa. Migliaia di pellegrini gremiscono lo stadio di calcio, cantando felicemente e appassionatamente: “Papa Francesco!”. Quando è arrivato, mi ha lasciato senza parole. Era molto meglio di quanto mi immaginavo. Ero stupefat-
ta soltanto osservando e assorbendo tutto. Nonostante la pioggia e il gelo, i giovani agitavano orgogliosamente le mani in aria. Prima che me ne potessi rendere conto, la famosa Papa-mobile è apparsa davanti ai miei occhi. Ero molto impressionata. Con le lacrime agli occhi e un turbinio di emozioni, ero troppo coinvolta per riuscire a scattare una foto decente di quel momento così spettacolare.Questo, fino a quando mi sono resa conto che l’immagine di Dio che avevo visto in Papa Francesco per quei pochi secondi era di gran lunga più importante di una foto reale. Ispirato da Glyzelle Palomar, una ragazza che si è emozionata dopo aver raccontato al Santo Padre la sua difficilissima vita sulla strada, Papa Francesco ha preso spunto dalla sua coraggiosa testimonianza per dirci perché il pianto è una cosa buona. Quelle parole hanno avuto un forte impatto su di me. Aveva ragione. Di fronte alle tante sofferenze che abbiamo patito come nazione, ai tanti poveri che vivono nelle nostre strade, alle tante famiglie che si separano per farsi una nuova vita all’estero, in mezzo alle innumerevoli sofferenze che colpiscono il nostro Paese, impariamo ad adattarci. Poiché tutte queste cose sono naturali per noi, impariamo ad essere forti e andare avanti. A volte, il coinvolgimento può in qualche modo sembrare astratto e distante. Ma come possiamo, come nazione, superare tutto questo? Soltanto quando i fedeli imparano a piangere con chi soffre, possono cominciare a capirli e ad amarli. Il Santo Padre ha anche osservato che imparare ad amare è la “più importante lezione nella vita”. L’incontro con i giovani non è stato soltanto un grande numero di giovani filippini riuniti, non è stato soltanto vedere il Papa. Papa
Francesco ci ha detto di focalizzarci su Gesù. È vero, tutto questo era centrato su Gesù Cristo e la sua sposa, la Chiesa. È in Gesù Cristo che possiamo trovare riposo e pace. È in Cristo che possiamo trovare l’amore pieno ed eterno. È in Lui che troviamo la vita. Proprio come quando Gesù rispondeva alla domanda degli apostoli: Venite e vedrete! Grazie Papa Francesco! Hai confermato la grande capacità di questa nazione cattolica di annunciare nuovamente Cristo, vivendo concretamente la chiamata alla misericordia e alla compassione. A tutti gli effetti, questa è per tutti noi la grande sfida, frutto della Sua visita apostolica; dare attuazione alla missione di diventare la luce di Cristo nel mondo di oggi. Non credo che potrò mai sottolineare abbastanza quanto sia incredibilmente riconoscente per aver potuto testimoniare la Sua presenza in mezzo alle folle di giovani. Abbiamo una cosa in comune: siamo tutti figli di Dio. Provo ancora la sensazione di camminare con Gesù e il senso di unità con tutti. Dio benedica e incarni Gesù! Insieme, tutti noi possiamo inneggiare: “Viva Papa Francesco!”, “Viva Gesù Cristo!”.
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eligioni e conflitti, religioni e ambiente, religioni e salvezza, religioA cura dii ni e fondamentalismi. Roberto Catalano La lunga conversazione di papa Francesco coi giornalisti durante il volo tra Colombo e Manila ha toccato molti punti, ma si è concentrato soprattutto su quanto riguarda la religione e la libertà di espressione, protagoniste indiscusse di questa parte della nostra storia e, quindi, anche di questo lungo colloquio che ha toccato molte sfaccettature del fatto religioso oggi. Ovviamente il nocciolo della questione è stato il legame fra religione e violenza. Gli avvenimenti degli ultimi giorni in Europa e la visita ad un Paese, come lo Sri Lanka, che sta uscendo da più di trent’anni di conflitto di carattere etnico, ma con risvolti nell’ambito religioso, non poteva lasciare indifferenti né i giornalisti né l’illustre intervistato. Attendiamo di leggere in un futuro non troppo lontano l’enciclica sulla salvaguardia dell’ambiente, già annunciata, e di cui Francesco non ha temuto di descrivere l’iter preparatorio, di fatto ringraziando i suoi collaboratori per l’impegno a contribuire alla sua stesura. Dedichiamoci, qui, alla questione religione e violenza, dialogo e pace: argomen-
Dialogo, rispetto, reciprocità: sono le parole chiave del viaggio di papa Francesco in Asia, che ha riconosciuto come ci siano stati anche “tempi oscuri nella storia della Chiesa”
Rispondere con la mitezza a violenze e minacce ti che toccano ormai il mondo ad ogni latitudine, senza eccezioni di popoli, etnie e fedi. La grande paura di oggi è, ormai, quella legata all’integralismo e al fondamentalismo, che, purtroppo nell’immaginario collettivo, soprattutto, dopo gli accadimenti degli ultimi giorni, si identifica sempre più e quasi esclusivamente con l’Islam. Ignazio Ingrao di Panorama ha voluto sapere da papa Francesco qual sia il miglior modo per rispondere alle minacce degli integralisti islamici. E la risposta è stata immediata: «Sempre, per me, il miglior modo di rispondere è la mitezza. Essere mite, umile – come il pane – senza fare aggressione». Risposta controcorrente di un uomo veramente di pace, che ha saputo rispondere non solo alla paventa-
ta violenza delle armi, ma anche a quella della parola e dei media. «Quando ero bambino - in quel tempo, 70 anni fa - tutti i protestanti andavano all’inferno, tutti. Così ci dicevano. E ricordo la prima esperienza che ho avuto di ecumenismo. […] Io avevo quattro o cinque anni – ma lo ricordo, lo vedo ancora – e andavo per la strada con mia nonna, mi teneva per mano. Sull’altro marciapiede venivano due donne dell’Esercito della Salvezza […]. Io ho chiesto a mia nonna: “Dimmi nonna, quelle sono suore?”. E lei m’ha detto questo: “No, sono protestanti, ma sono buone”. La prima volta che io ho sentito parlare bene di una persona di altra religione, di un protestante. In quel tempo, nella catechesi, ci dicevano che tutti andavano all’inferno». Un ricordo di infanzia che sintetizza appunto un atteggiamento durato secoli, ma che oggi sembra ormai lontano. «Credo che la Chiesa sia cresciuta tanto nella coscienza del rispetto […], nei valori». Non è possibile non tornare al Concilio e a quella inversione di rotta che papa Francesco ha voluto sottolineare con una parola: rispetto. Il papa non ha fatto sconti al passato agli atteggiamenti cristiani e cattolici, riconoscendo che «ci sono tempi oscuri nella storia della Chiesa». «Dobbiamo dirlo, senza vergogna - ha insistito Bergoglio - perché anche noi siamo in una strada di conversione continua». Ed è bene sottolineare che a differenza di altri contesti, soprattutto teologici o accademici, quelle di Bergoglio non sono state parole. Il papa accompagna il pensiero suo e della Chiesa d’inizio XXI secolo con atti precisi. Nell’ultimo giornata della sua a Colombo, infatti, ha visitato un tempio buddhista ed ha tenuto a raccontare lui stesso i dettagli che lo hanno spinto a farlo. Come avevamo spiegato anche in un articolo precedente pubblicato su Città Nuova nei giorni scorsi,
il santuario di Madhu è meta di tutti i fedeli dello Sri Lanka, a qualsiasi religione appartengano. Papa Francesco ha notato questo aspetto inimmaginabile in Europa e, invece, così comune in Asia. Lo ha raccontato come una profonda esperienza di vita. «Ieri, a Madhu, ho visto una cosa che mai avrei pensato: non erano tutti cattolici, neppure la maggioranza! C’erano buddisti, islamici, induisti, e tutti vanno lì a pregare; vanno e dicono che ricevono grazie! C’è nel popolo – e il popolo mai sbaglia –, c’è lì il senso del popolo, c’è qualcosa che li unisce. E se loro sono così tanto naturalmente uniti da andare insieme a pregare in un tempio – che è cristiano ma non è solo cristiano, perché tutti lo vogliono – perché io non dovrei andare al tempio buddista a salutarli?». Reciprocità, dunque, un’altra parola del dizionario interreligioso di Francesco, capace di cogliere “il senso della interreligiosità che si vive nello Sri Lanka”. Rispetto reciproco è quello che lui ha mostrato visitando un luogo sacro a Buddha dopo essere stato fra decine di migliaia di persone in un luogo sacro a Colei che i Cristiani, e non solo, venerano come la madre di Gesù. Il tutto senza alcun tipo di confusione, con identità assai precise. Un papa, quindi, che coglie l’anima del popolo, o meglio, dei popoli e delle diverse tradizioni religiose, che dimostra coi fatti di credere che ogni uomo, se fedele alla propria coscienza, può essere salvo. Soprattutto, Francesco sa proporre segni di dialogo a chiunque incontra. Inoltre con la semplice storia della nonna – spesso protagonista della sua teologia popolare a cui tutti riescono a riferirsi – ha anche dato un supporto teologico ai suoi atteggiamenti ed aperture che dimostrano quanto sia vera la convinzione che il dialogo “rispettandosi sempre, è una grazia”.
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7 24 gennaio 2015
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Udienza del mercoledì
«Famiglie numerose,
segno di speranza»
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ll’udienza generale di mercoledì 21 gennaio, tenuta nell’Aula Paolo A cura di VI in Vaticano, Papa Lorenzo Russo Francesco ha ripercorso i momenti principali del suo viaggio apostolico in Sri Lanka e nelle Filippine, che ha compiuto la scorsa settimana. “Conserverò sempre nel cuore il ricordo della festosa accoglienza da parte delle folle – in alcuni casi addirittura oceaniche –, che ha accompagnato i momenti salienti del viaggio. Inoltre ho incoraggiato il dialogo interreligioso al servizio della pace, come pure il cammino di quei popoli verso l’unità e lo sviluppo sociale,
specialmente con il protagonismo delle famiglie e dei giovani”. “Gli incontri con le famiglie e con i giovani, a Manila, sono stati momenti salienti della visita nelle Filippine. Le famiglie sane sono essenziali alla vita della società. Dà consolazione e speranza vedere tante famiglie numerose che accolgono i figli come un vero dono di Dio. Loro sanno che ogni figlio è una benedizione. Ho sentito dire - alcuni [lo dicono] - che le famiglie con molti figli e la nascita di tanti bambini sono tra le cause della povertà. Mi pare un’opinione semplicistica. Posso dire, possiamo dire tutti, che la causa principale
della povertà è un sistema economico che ha tolto la persona dal centro e vi ha posto il dio denaro; un sistema economico che esclude, esclude sempre: esclude i bambini, gli anziani, i giovani, senza lavoro … - e che crea la cultura dello scarto che viviamo. Ci siamo abituati a vedere persone scartate. Questo è il motivo principale della povertà, non le famiglie numerose. Rievocando la figura di san Giuseppe, che ha protetto la vita del “Santo Niño”, tanto venerato in quel Paese, ho ricordato che occorre proteggere le famiglie, che affrontano diverse minacce, affinché possano testimoniare la bellezza della fami-
glia nel progetto di Dio. Occorre anche difendere le famiglie dalle nuove colonizzazioni ideologiche, che attentano alla sua identità e alla sua missione”. “Ed è stata una gioia per me stare con i giovani delle Filippine, per ascoltare le loro speranze e le loro preoccupazioni. Ho voluto offrire ad essi il mio incoraggiamento per i loro sforzi nel contribuire al rinnovamento della società, specialmente attraverso il servizio ai poveri e la tutela dell’ambiente naturale”. “La cura dei poveri è un elemento essenziale della nostra vita e testimonianza cristiana – ho accennato a quello anche nella visita; comporta il rifiuto di ogni forma di corruzione, perché la corruzione ruba ai poveri e richiede una cultura di onestà”. Quindi il Papa ha concluso: “Ringrazio il Signore per questa visita pastorale in Sri Lanka e nelle Filippine. Gli chiedo di benedire sempre questi due Paesi e di confermare la fedeltà dei cristiani al messaggio evangelico della nostra redenzione, riconciliazione e comunione con Cristo. Grazie”.
Il contesto di cattolici e conigli
Ecco cos'è la paternità responsabile La frase ha fatto il giro del mondo in poche ore. «Alcuni credono che – scusatemi la parola – per essere buoni cattolici dobbiamo essere come conigli». Frase che il Papa ha pronunciato nella conferenza stampa sul volo di ritorno da Manila. Solo che a citarla così – estrapolandola come hanno fatto in molti dal contesto complessivo del ragionamento di Francesco, o al massimo collegandola al numero di tre figli a coppia, presentato coma una indicazione “normativa” del Pontefice – si corre il rischio di tradirne il pensiero.
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aternità e paternità responsabile? L’equilibrio razionaA cura dii le e consapevole della Luciano sessualità coniugale in Moia Capo rapporto ai processi Redattore biologici, alla naturale Avvenire attrattiva erotica all’interno della coppia, ma anche alle condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali. In altri termini: no alla sterilità come scelta ideologica ma no anche alle “coppie coniglio” per riprendere l’espressione usata da papa Francesco. Due derive che l’antropologia cattolica, sulla scorta del Vaticano II e poi dei numerosi interventi del magistero in questo ultimo mezze secolo, rifiuta con decisione.
L’uso della ragione illuminata dalla fede permette infatti alla coppia di aprirsi alla vita ma anche, in altri momenti dell’esistenza – come spiega Paolo VI nell’enciclica “Humanae Vitae” – di «evitare temporaneamente o anche a tempo indeterminato una nuova nascita». Nessun diktat, nessuna applicazione rigida della dottrina. La parola della Chiesa non è un codice da rispettare con minacce sanzionatorie, ma un invito alla riscoperta della nostra umanità più autentica che è poi la verità del Creatore iscritta nel profondo del cuore di ciascuno. L’invito di Giovanni Paolo II, più volte ripetuto, e diventato potente come uno slogan, «Famiglia di-
venta come sei», vuol dire anche questo. Una puntale sollecitazione alla coppia perché non dimentichi mai di far ricorso alla luce della coscienza nel riconoscere i propri doveri «verso Dio, verso se stessi, verso la famiglia e verso la società», per usare ancora le parole di papa Montini, secondo una precisa gerarchia di valori. Il ricorso alla coscienza informata permette, anche in un ambito delicato e decisivo come il controllo delle nascite, di evitare da un lato la lettura arbitraria della realtà e, dall’altro, di adeguare in modo saggio e prudente le indicazioni del magistero alle proprie condizioni personali, alla propria vita di coppia, alle condizioni sociali ed economiche del momento.
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l'opinione
Lo storico viaggio di Papa Francesco Riflessioni ed impressioni ischitane sui gesti, sulle parole e sui valori del Papa nel suo ultimo viaggio in Asia
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a settimana scorsa, il settimanale Kaire, in prima pagina titolava A cura di Fausto sulla partenza di Papa Silvestro Francesco verso l’Asia, oggi, con il ritorno di Papa Francesco a Roma, grazie alla ospitalità concessami dal giornale vorrei rendere partecipe, le lettrici e gli elettori del settimanale circa le mie impressioni che tale evento storico ha suscitato dentro di me. In primis le dichiarazioni del papa durante il volo dallo Sri Lanka a Manila nelle Filippine, rispondendo ad un giornalista francese, ha affermato “se offendono mia madre, ci si può aspettare un pugno”, questo concetto ribadisce la esigenza inderogabile di rispettare i valori e la
fede di tutti gli uomini in un contesto di reciproca tolleranza, nessuna fede va derisa o perseguita, ma questo vale anche per chi professa la fede cattolica. Ancora oggi troppi uomini, donne e bambini, nel mondo, sono perseguitati ed uccisi per la fede che professano. Nessuno ha il diritto di uccidere nel nome di un dio. All’arrivo all’aeroporto di Manila, appena Papa Francesco è uscito dalla cabina dell’aereo, una folata di vento forte ha fatto volare lo zucchetto e/o solideo bianco del Papa, questo evento eccezionale mi ha molto impressionato e fatto riflettere, era come se una mano dall’alto avesse voluto richiamare l’attenzione sulla potenza delle
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forze della natura, sulla necessita che l’uomo ha di rispettare la natura ed il suo equilibrio così come è stata concepita da nostro Signore. Quante volte le popolazioni delle Filippine hanno dovuto contare i morti e le distruzioni causate da fenomeni meteorologici, accentuati negli ultimi anni, dalle alterazioni causate dagli uomini e dalla sua mania di grandezza e di possesso. La partenza di Papa Francesco dall’aeroporto di Manila, è ancora impressa nella mia mente, la immagine del Papa, che sale la scaletta dell’aereo con in mano la sua borsa di cuoio scuro. Questa immagine parla più di qualsiasi dotta disquisizione sul concetto di “servire e non essere servito”. Quest’uomo fatto di ossa, nervi e cartilagine, come ognuno di noi, aveva appena officiato una messa ed aveva parlato a sette milioni di persone, chiunque dopo questo bagno di folla avrebbe ceduto al narcisismo facendosi per lo meno portare la borsa. Lui no, Papa Francesco, nella semplicità dei suoi modi, offre a tutti la possibilità di interrogarsi sulla quotidianità degli atti che compie nella responsabilità che ricompre a tutti i livelli sociali e personali. Quella borsa, portata personalmente con se, è anche un messaggio
di speranza e di fede per tutti i filippini che hanno accompagnato il Papa durante il suo viaggio, in quella borsa simbolicamente sono racchiuse tutte le aspettative e le speranze dei poveri e degli ultimi di questa latitudine del mondo. Il Papa sembra dire con questo gesto, abbiate fede, porto con me le Vostre aspettative e le vostre speranze per parlare dal cuore della Chiesa, da Roma al mondo intero perché possiate avere un futuro migliore. L’ultimo spunto di riflessione è legato alla dichiarazione del Papa sul volo di ritorno da Manila a Roma, anche questa và contestualizzata, siamo a 10.000 metri di altezza in un conferenza stampa con i giornalisti di tutto il mondo e tramite loro Papa Francesco lancia un messaggio con una frase, di cui, qualcuno al primo impatto non coglie appieno il significato, Lui dice “i buoni cristiani non fanno figli come conigli”. Nella semplicità di questa frase ci sono tutti gli interrogativi e tutti i problemi e le difficoltà che affliggono la prima cellula del nostro sistema sociale cioè la famiglia. Per la nostra cultura e tradizione prevalentemente agricola conosciamo il ruolo del coniglio nel processo di procreazione finalizzato all’alimentazione, ma a differenza dei conigli il Papa ci ricorda che i buoni cristiani devono soprattutto essere padri responsabili e qui c’è tutta l’essenza e la chiarezza del messaggio pastorale. La società che abbiamo realizzato ha cambiato le carte in tavola. Essa ha posto al centro il denaro, il potere e la sopraffazione, ponendo la questione che le famiglie numerose sono elemento di impoverimento. Il mondo ha bisogno invece di una nuova struttura sociale formata da nuclei famigliari, anche numerosi, ma nei quali vi è piena consapevolezza delle responsabilità e dei ruoli fondamentali a cui sono demandati i genitori e i figli. Nel concludere queste riflessioni, che spero possano risultare interessanti per chi le legge, vorrei riportare un aneddoto personale, quando fu proclamato Papa Francesco: ero in compagnia di Don Carlo Candido, il quale esclamò “è un buon”… come al solito aveva ragione.
Cronaca
9 24 gennaio 2015
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L’ isola verde, piazza Florida per lo spaccio di droga? L
a cronaca degli ultimi giorni ha riportato in prima linea la probleA cura di matica dello spaccio di Amedeo droga sulla nostra isola: Romano di giorno in giorno, le forze dell’ordine hanno consegnato alla giustizia gli spacciatori di hashish e marijuana, proprio mentre stavano consegnando le dosi ai giovani isolani. Addirittura, uno è stato fermato all’imbarco del traghetto a Napoli, pronto a trasportare sull’isola verde il prezioso e nocivo carico di stupefacenti, per essere smerciato sulle “piazze” ischitane... Il fenomeno non è nuovo, né ci si può sorprendere più di tanto, atteso che la nostra realtà locale non si può assolutamente definire “isola felice” in tal senso...La riprova viene da lunghissimi elenchi di fatti e di nomi, che nei decenni hanno riempito gli archivi del tribunale
partenopeo, mobilitato gli avvocati, e fatto transitare molti ischitani – soprattutto giovani, e già schedati - per Poggioreale... Ora, la domanda legittima sorge spontanea: come mai, in questo periodo, si registra questa sorta di “fenomeno” così prepotentemente ritornato alla ribalta? Forse perchè c’è stata una stretta di vite da parte delle forze dell’ordine, che arrivano agli arresti soprattutto in flagranza di reato, dopo cioè una serie di appostamenti, fino a cogliere sul fatto del passaggio di consegna della dose da poi consumare? Il dato sconcertante, che viene alla luce, è un altro: sull’isola c’è spaccio di droga, perchè c’è chi la consuma! Potrebbe essere un assunto scontato, quasi inutile; non è così! Anche noi ischitani, ci siamo abituati a convivere con questo fenomeno, quasi non ci sorprende più.
Ma ribaltiamo allora la questione sulle famiglie: quanti genitori vivono con l’angoscia di avere un figlio che fa uso di sostanze stupefacenti? Ed ancora: un giovane che ha bisogno di soldi per la dose, dove trova le risorse per soddisfare le sue esigenze? Probabilmente, sarebbero da associare, a risposta di questa domanda, i tanti casi di furti perpetrati sul territorio isolano, all’interno di scuole o di chiese: videoregistratori, tv, computer, addirittura strumenti musicali, probabilmente serviti come merce di scambio da proporre al ricettatore di turno, per monetizzare e quindi comprare la droga... Un triangolo perfetto, di quelli che si vedono nei tg nazionali o nei telefilm: il “consumatore” che ruba, il ricettatore che fornisce i soldi in cambio della merce rubata, lo spacciatore che vende la sostanza stupefacente. Ma tutto ciò avviene
anche qui, almeno quotidianamente, passando quasi inosservato... fino a che non arrivano gli arresti, ed i sequestri. Il facile moralismo, nei confronti dei consumatori di droga, non deve prevalere sull’analisi più profonda e sull’interrogativo che la comunità intera deve porsi, rispetto a quali iniziative concrete si possono mettere in campo per arginare il fenomeno...Quantomeno, per dare il giusto sostegno alle famiglie che si trovano a combattere una lotta impari e, parallelamente, per chiudere le “piazze di spaccio” che sembrano essere floride ed “appetibili” anche per i “venditori stranieri” che arrivano dalla terraferma a portare da noi, la loro merce... Al resto, poi, pensano le forze dell’ordine, in maniera egregia, come si è potuto constatare ultimamente...
a ciclo unico; iscrizione a scuole di dottorati di ricerca, di specializzazione o master; laurea conseguita da non più di 12 mesi. L’età massima è di 30 anni.
pilando su internet la domanda di ammissione attraverso il sito www.mimprendo.it, previa visione dei progetti presentati dalle aziende, e dopo aver scelto quello di proprio interesse. Sul sito è anche possibile prendere visione dei risultati delle edizioni precedenti, dei progetti finanziati e dei premi.
Giovani under 30 e lavoro
Mimprendo l'italia
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andidature fino al 15 marzo
Obiettivo di Mimprendo Italia è favorire l’incontro tra giovani under 30 e imprese. Trattasi di una competizione multidisciplinare tra studenti e laureati che si impegneranno a sviluppare reali progetti innovativi promossi da imprese italiane di diverse città. L’iniziativa promossa dai Giovani Imprenditori di Confindustria, vanta 6 edizioni, 6 città coinvolte, 9 partner e 16 atenei. 92 progetti sviluppati
A cura di Giovan Giuseppe Lauro dottore Commercialista
a fronte di 160 presentati. Per l’edizione di quest’anno le imprese hanno tempo fino al 27 gennaio per presentare progetti. SOGGETTI AMMESSI A PARTECIPARE
Possono partecipare, attraverso candidatura, giovani studenti e laureati di tutte le università italiane o estere che abbiano i seguenti requisiti: iscrizione al terzo anno o laureandi del corso di laurea triennale; iscrizione al primo, secondo anno o laureandi dei corsi di laurea magistrale/specialistica; iscrizione al terzo anno e seguenti per corsi
COME CANDIDARSI
Entro il 15 marzo 2015 lo studente/laureato deve candidarsi com-
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Vita consacrata 24 gennaio 2015
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Giornata diocesana per la vita consacrata I
l 2 febbraio, festa della presentazione del Signore al TemA cura di pio, è anche la 19a Padre Nunzio Giornata Mondiale Ammirati della Vita ConsacraOFM ta. E’ la festa che il popolo di Dio ama chiamare la Festa della Candelora. Maria e Giuseppe, portando Gesù Bambino al Tempio per offrirlo al Signore, dopo quaranta giorni dalla nascita, incontrano anche il vecchio Simeone, che, mosso
dallo Spirito Santo, profetizza sul Bambino dicendo “”. La luce viene simboleggiata con la luce delle candele che vengono benedette in questo giorno per la processione, a significare come ogni battezzato risplende della luce di Cristo nella misura in cui apre la sua mente e il suo cuore per accogliere la Parola di Gesù che è il Vangelo e lo mette in pratica, così che la vita del cristiano diventa la vita di un figlio della luce e non delle tenebre! Penso che sia bene ricordare per-
ché il Papa scelse proprio questo giorno del 2 febbraio per istituire nel 1997 la Giornata Mondiale della Vita Consacrata e quali ne furono i motivi. “La Giornata della Vita consacrata sarà celebrata nella festa in cui si fa memoria della presentazione che Maria e Giuseppe fecero di Gesù al tempio “per offrirlo al Signore” (Lc 2, 22). In questa scena evangelica si rivela il mistero di Gesù, il consacrato del Padre, venuto nel mondo per compierne fedelmente la volontà (cfr Eb 10, 5-7). Simeone lo
Vita consacrata
24 gennaio 2015
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addita come «luce per illuminare le genti» (Lc 2, 32) e preannunzia con parola profetica l›offerta suprema di Gesù al Padre e la sua vittoria finale (cfr Lc 2, 32-35). La Presentazione di Gesù al Tempio costituisce così un›eloquente icona della totale donazione della propria vita per quanti sono stati chiamati a riprodurre nella Chiesa e nel mondo, mediante i consigli evangelici, «i tratti caratteristici di Gesù vergine, povero ed obbediente» (Vita consecrata, n.1). Alla presentazione di Cristo si associa Maria. La Vergine Madre, che porta al Tempio il Figlio perché sia offerto al Padre, esprime bene la figura della Chiesa che continua ad offrire i suoi figli e le sue figlie al Padre celeste, associandoli all’unica oblazione di Cristo, causa e modello di ogni consacrazione nella Chiesa. S. Giovanni Paolo II racchiude in tre motivi, l’origine di questa giornata: 1) “ in primo luogo, essa risponde all’intimo bisogno di lodare più solennemente il Signore e ringraziarlo per il grande dono della vita consacrata, che arricchisce ed allieta la Comunità cristiana con la molteplicità dei suoi carismi e con i frutti di edificazione di tante esistenze totalmente donate alla causa del Regno …La vita consacrata, prima di essere impegno dell’uomo, è dono che viene dall’Alto, ini-
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ziativa del Padre, “che attrae a sé una sua creatura con uno speciale amore ed in vista di una speciale missione” (Ibid., 17). Dono stupendo”. 2) In secondo luogo, questa Giornata ha lo scopo di promuovere la conoscenza e la stima per la vita consacrata da parte dell’intero popolo di Dio. La vita consacrata “più fedelmente imita e continuamente rappresenta nella Chiesa la forma di vita che Gesù, supremo consacrato e missionario del Padre per il suo Regno, ha abbracciato ed ha proposto ai discepoli che lo seguivano (Vita Consecrata, n. 22)”. La vita di speciale consacrazione, nelle sue molteplici espressioni, è così al servizio della consacrazione battesimale di tutti i fedeli. Nel contemplare il dono della vita consacrata, la Chiesa contempla la sua intima vocazione di appartenere solo al suo Signore, desiderosa d’essere ai suoi occhi “senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa ed immacolata” (Ef 5, 27). 3) Il terzo motivo riguarda direttamente le persone consacrate, invitate a celebrare congiuntamente e solennemente le meraviglie che il Signore ha operato in loro, per scoprire con più lucido sguardo di fede i raggi della divina bellezza diffusi dallo Spirito nel loro genere di vita e per prendere più viva consapevolezza della loro insostituibile missione nella Chiesa e nel mondo. Immerse in un mondo spesso agitato e di-
stratto, prese talvolta da compiti assillanti, le persone consacrate saranno aiutate anche dalla celebrazione di tale annuale Giornata a ritornare alle sorgenti della loro vocazione, a fare un bilancio della propria vita, a confermare l’impegno della propria consacrazione. Potranno così testimoniare con gioia agli uomini ed alle donne del nostro tempo, nelle diverse situazioni, che il Signore è l’Amore capace di colmare il cuore della persona umana. C’è davvero una grande urgenza che la vita consacrata si mostri sempre più “piena di gioia e di Spirito Santo”, si spinga con slancio sulle vie della missione, si accrediti in forza della testimonianza vissuta, giacché “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”. (Dal Messaggio di Giovanni Paolo II per la I giornata della Vita Consacrata, 2 febbraio 1997) Quest’anno la giornata della Vita Consacrata ricorre in una circostanza particolare: Papa Francesco ha stabilito che si celebrasse l’Anno della Vita Consacrata che è iniziato il 30 novembre scorso e terminerà il 2 Febbraio 2016. Con una Lettera Apostolica, sono molte le domande di riflessione che il Papa ha lanciato, come una sfida, ai consacrati e alle consacrate per questo anno di grazia. Domande che non possono lasciare tranquilli perché invitano a una seria e pro-
fonda revisione di vita alla luce di una Chiesa che vuole essere più povera e fare concretamente la scelta dei poveri! Il Papa ci invita a “sperimentare e mostrare che Dio è capace di colmare il nostro cuore e di renderci felici”, che la nostra vita deve poter parlare, “una vita dalla quale traspare la gioia e la bellezza di vivere il Vangelo e di seguire Cristo”. E quando manca questo anche i volti dei consacrati possono diventare tristi e scontenti. Il Popolo di Dio è invitato a unirsi in questo giorno alla preghiera di tutta la Chiesa per i consacrati perché anche nella nostra Diocesi di Ischia non manchi questo segno della vita profetica: “mi attendo che <<svegliate il mondo>>, perché la nota che caratterizza la vita consacrata è la profezia”. E le comunità cristiane non solo pregano per i consacrati ma anche sono invitate dal Papa a “stringersi intorno alle persone consacrate, a gioire con loro ,a condividere le loro difficoltà, a collaborare con esse, nella misura del possibile, per il proseguimento del loro ministero e della loro opera, che sono poi quella dell’intera Chiesa. Fate sentire loro l’affetto e il calore di tutto il popolo cristiano.” Ci auguriamo che questo invito del Papa possa essere accolto da tutti e nelle famiglie e nelle Parrocchie si parli con più attenzione e amore della bellezza della vita consacrata!
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24 gennaio 2015
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Kosmopolis incon Durante l'incontro Kosmopolis
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osmopolis quest’anno ha puntato la rotta ancora più a largo, con A cura di la lezione di sabato 15 Agostino Mazzella gennaio ha inteso aprire una ulteriore pista di lavoro per il suo laboratorio sul “mare quale bene politico”, creando occasioni di incontro con realtà virtuose nazionali che possono aiutare noi isolani ad allargare i nostri orizzonti, arricchirci di idee ed esperienze nuove, opportunità di un “know how”sociale, politico ed economico. La lezione è stata tenuta dal dr. Claudio Valerani - coordinatore dell’Area Marina Protetta delle Cinque terre - che con la sua competenza e chiarezza ha saputo presentare la matura realtà del suo parco marino intrattenendoci in un fiume di iniziative culturali, sociali ed economiche di notevole interesse, e forse più di tutto, ci ha saputo trasmettere il suo giovane entusiasmo e la sua grande passione per il mare. Gli studenti di Kosmopolis, le figure istituzionali della nostra AMP Regno di Nettuno, il sindaco di Casamicciola, i vari esponenti del mondo politico ed ambientalista isolano che erano presenti hanno partecipato al dibattito con interesse e trasporto, talvolta anche con una punta polemica, ma le conclusioni della serata sono andate ben oltre quest’ultima, confermandoci come Kosmopolis possa proseguire nel suo servizio alla nostra comunità isolana offrendo una “luogo”
Prof. Claudio Valerani
dove incontrarsi, imparare a dialogare nella diversità, e saper trarre spunti per costruire un futuro. Volendo approfittare al massimo della presenza del dr. Valerani qui ad Ischia, gli abbiamo proposto questa intervista, per offrire ai lettori di Kaire la possibilità di seguire più direttamente la sua ricca testimonianza. Di seguito la prima parte. Sul Kaire di sabato 31 gennaio vi proporremo la seconda parte sulle proposte concrete che si possono esportare nella nostra area marina protetta, coinvolgendo i giovani e creando nuovi posti di lavoro. Tante volte abbiamo la sensazione che la presenza sul territorio di un’area marina protetta venga vissuta con diffidenza, come ostacolo alla propria libertà. Qual è oggi la percezione dei residenti delle 5 terre della realtà ormai matura del vostro parco? L’AMP oggi conta quasi 18 anni di attività. Naturalmente la fase preliminare di istituzione dell’AMP (con i necessari e conseguenti vincoli) ha suscitato numerose resistenze, sia dalle categorie di settore (es. pescatori) che dalla popolazione residente. Nel corso degli anni gli sforzi tesi a promuovere la partecipazione della popolazione residente ai procedimenti connessi all’AMP, ha consentito un approccio alle regolamentazione progressivamente più sereno. Attualmente la percezione dell’AMP appare consolidata: la maggior parte della popolazione
Durante l'incontro Kosmopolis
residente conosce e riconosce le finalità e, seppur con le consuete difficoltà di gestione, ne condivide le strategie. Infine la crescita delle associazioni e dei consorzi ha ulteriormente consolidato le potenzialità. Un esempio è la costituzione del Consorzio pescatori delle Cinque Terre, recentemente costituito, il quale comprende la maggioranza delle unità da pesca professionale autorizzate nell’AMP, agevolando lo sviluppo di progetti e strategie riguardanti aspetti diretti ed indiretti sul tema della pesca nell’AMP. Probabilmente un punto di partenza per aiutare a far maturare un’ adeguata coscienza ambientale è la cosiddetta educazione ambientale. Quali sono le vostre iniziative messe in campo? In merito al CEA (Centro Educazione Ambientale), preme chiarire che il servizio di educazione ambientale è stato affidato ad una cooperativa locale, il Centro attualmente è gestito da giovane personale residente altamente qualificato. Tra i principali ruoli del CEA si evidenzia il ruolo scientifico ai fini della conoscenza, della conservazione, della valorizzazione e della promozione del patrimonio naturalistico, paesaggistico e culturale. Il CEA mediante progetti educativi intende promuovere il riconoscimento di appartenenza al territorio per la comunità delle Cinque Terre;anche mediante rapporti instaurati nell’ultimo anno con scuole e altre istitu-
zioni del territorio. Attività già realizzate lo scorso anno: - moduli di educazione ambientale per le scuole (primarie secondarie) gratuiti per gli istituti nei comuni del Parco e a pagamento per le scuole esterne; - progetti didattici specifici ( es. sui cetacei e sulla biodiversità); - incontri per le famiglie e la cittadinanza (sabati al CEA , incontri con i turisti ); - partecipazione a manifestazioni con altri Parchi, rivolte alle scuole; - campi estivi per bambini; - corsi di seawatching. Infine il CEA del Parco ha promosso come capofila la costituzione di una rete dei CEA nel santuario dei cetacei, finalizzata ad una condivisione di programmi educativi e di azioni sul tema della tutela dei mammiferi marini. Da molte spiagge isolane, nelle ore di punta della stagione estiva, riesce quasi impossibile apprezzare la linea d’orizzonte del mare, perché completamente oscurata dalla presenza massiccia di natanti, ancorati un po’ ovunque. Lei a lezione ci ha detto dei vostri campi ormeggio e di provvedimenti “ad hoc”, ce ne può parlare? La disciplina delle attività connesse alla nautica da diporto permette una gestione dei flussi e delle modalità di fruizione all’interno dell’AMP; il naviglio da diporto, andrebbe interpretato come una risorsa (probabil-
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territorio
Lezione del dr. Claudio Valerani coordinatore dell’AMP – Parco Nazionale delle Cinque Terre. Sabato 17 gennaio 2015 presso la Biblioteca Antoniana
ntra le 5 Terre Panorama delle 5 terre
mente la principale) che consente la fruizione e l’accesso all’AMP, verosimilmente l’analogia tra il sentiero di terra (nel Parco) e il sentiero di mare (AMP) consente un approccio gestionale già consolidato per la superficie emersa. E’ evidente che, alla stregua di quanto avviene sulla terraferma, una regolamentazione delle condotte di navigazione e degli spazi disponibili consente uno sfruttamento più equilibrato del territorio. Nel nostro caso, al fine di tutelare i fondali marini dalle conseguenze che la pratica dell’ancoraggio genera (es. desertificazione dei fondali), è stata coordinata una strategia di tutela indiretta mediante la promozione dei campi ormeggio. L’Ente ha predisposto e opportunamente posizionato una serie di punti di ormeggio, talvolta raggruppati in campi di ormeggio, i quali hanno raggiunto due importanti obiettivi: - La tutela dei fondali: all’interno ed in prossimità dei campi ormeggio non è consentito l’ancoraggio, pertanto, i fondali non sono disturbati da pratiche invasive della unità da diporto. - La gestione delle presenze, il numero e la localizzazione dei gavitelli è stata determinata anche in funzione degli impatti paesaggistici che le unità all’ormeggio possono avere. Infine l’approccio all’ancoraggio è stato precedentemente gestito in funzione della profondità e della dimensione dell’unità da diporto (natante e imbarcazione), a seguito della caratterizzazione dei fondali è
MARLINDO. Boa bidone per i rifiuti
emerso che le principali caratteristiche biocenotiche di pregio sono associate ad un fondale relativamente poco profondo: il vecchio Disciplinare provvisorio ha consentito l’avvicinamento alla costa per dare fondo all’ancora solo ai natanti, in alternativa era stata individuata la fascia per l’ancoraggio delle imbarcazioni oltre la batimetrica dei 20 metri. Concludendo la creazione dei campi ormeggi consente il raggiungimento di importanti obiettivi come la tutela dei fondali, la gestione delle presenze (calmierando gli impatti conseguenti a eventuali tendenze di flussi gravosi in particolari aree circoscritte) ed infine agevola le operazioni di informazione e divulgazione rappresentando una importante piattaforma per l’informazione a mare. Nel corso della lezione ci ha offerto un’ampia panoramica delle numerose misure messe in campo per la tutela ambientale: bidoni galleggianti per i rifiuti in mare, interventi sulla sicurezza dei bagnanti, agevolazioni fiscali per promuovere la vendita di prodotti tipici locali … convenzione filiera km 0. Può illustrarceli? Il servizio integrato di tutela dell’ambiente marino riveste particolare importanza nelle azioni intraprese dall’AMP. La presenza in superficie di materiale galleggiante di varia natura e origine rappresenta un problema attuale e ricorrente; l’insidia dei rifiuti galleggianti, infat-
ti, è rappresentata proprio dalla loro mobilità e quindi dal fatto che essi possono ritrovarsi in zone anche molto lontane da dove essi sono stati rilasciati. L’arrivo dei rifiuti solidi galleggianti può vanificare gli sforzi di comuni rivieraschi, o più in generale l’impegno di Enti pubblici che, pur prodigandosi in interventi di tutela del mare attraverso un ottimale funzionamento dei depuratori associati ad un’accurata ed attenta raccolta e gestione dei rifiuti (RSU) diventano vittime di un problema di cui non sono direttamente responsabili. I rifiuti scaricati dalle imbarcazioni, oltre a quelli provenienti dagli occasionali punti di accumulo discariche fluviali e costiere, sono la causa principale della presenza in mare di materiale plastico, che provoca gravi problemi, non di rado letali, alla vita marina. L’AMP delle cinque Terre, d’intesa con i Comuni ricadenti nel territorio, ha promosso e replicato negli anni un servizio di pulizia della superficie del mare utilizzando il battello ecologico (spazzamare) di proprietà del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e messo a disposizione all’Ente gestore consentendo azioni di raccolta e di recupero del materiale galleggiante e di monitoraggio ambientale. Ad integrazione del servizio di raccolta l’AMP ha contribuito alla realizzazione di un progetto pilota:il gavone galleggiante “MARLINDO”concepito per la raccolta di rifiuti in mare di-
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rettamente dai diportisti, un sistema progettato per raccogliere i rifiuti delle barche in rada che viene quotidianamente svuotato dal battello ecologico. In riguardo alla sicurezza della balneazione, in accordo con i Comuni, l’AMP ha realizzato un percorso natatorio in area sottocosta, delimitato da piccole boe poste allo scopo di impedire la navigazione e la sosta ai mezzi nautici da diporto, con l’obiettivo di proteggere e valorizzare un tratto di costa estremamente scenografico e spettacolare, particolarmente indicato per escursioni a nuoto, snorkeling e kayak. Infine l’AMP, d’intesa con le amministrazioni locali, ha predisposto dei corridoi di lancio per tutelare e delimitare gli spazi destinati alla manovre dei natanti a motore sottocosta. Il nostro patrimonio naturale, tutelato e valorizzato in maniera sostenibile diventa una risorsa anche economica per la popolazione locale. Abbiamo notato da voi un pullulare di cooperative – prevalentemente giovanili – che gestiscono molte attività del parco, coinvolgendo direttamente ben 130 operatori (non pochi sui 5000 residenti) … Ci può parlare della ricaduta economica dell’AMP sulla realtà locale? Il Parco mediante la pubblicazione di un bando di gara europeo ha affidato lo svolgimento dei servizi di carattere turistico naturalistico di accesso, fruizione e valorizzazione delle risorse del territorio; in particolare i servizi oggetto dell’appalto comprendono la gestione dei centri di accoglienza, la pulizia delle stazioni FS, la gestione e la pulizia dei sentieri, la vendita della carta multiservizi e la distribuzione del materiale informativo e promozionale. Per quanto riguarda l’ambito marino i servizi appaltati comprendono il controllo e la gestione delle opere a mare (campi ormeggio) e delle boe di delimitazione delle diverse zone di tutela dell’AMP. Inoltre, grazie alla medesima procedura, è stato istituito il Centro di Educazione Ambientale che garantisce la realizzazione attività e visite guidate sul territorio con personale opportunamente qualificato. Il servizio è stato aggiudicato ad un consorzio di cooperative locali, composte prevalentemente da giovani residenti, le quali con il loro operato supportano e divulgano il sistema, creato dal Parco, condividendo un forte senso di appartenenza. Continua del Kaire di sabato 31 gennaio…
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territorio
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ISCHIA in 3P: PAESI, PAESAGGI & PERSONE
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el paesaggio tipico della nostra terra di Ischia, gli albeRubrica di ri hanno una parte Ambiente e importantissima, sia Agricoltura a cura che parliamo di padell’agronomo esaggi più o meno Francesco naturali, nei quali, Mattera quindi, l’intervento umano non ha avuto nessun ruolo o un ruolo molto modesto, quasi insignificante, sia invece che ci riferiamo a veri e propri paesaggi umani e tra questi soprattutto ai paesaggi rurali. Tra i primi (i paesaggi sensibili o visivi, naturali, secondo la definizione datone dal Biasutti nel 1947 e 1962) potremmo citare ad esempio i pendii scoscesi delle nostre coste laddove mai è stata fatta una coltivazione né un imboschimento artificiale o qualsiasi manipolazione da parte dell’uomo (rughe calanchive che solcano i versanti soprattutto meridionali dell’Epomeo, la Scarrupata, La Scannella, ecc.). In questi paesaggi in verità gli alberi sono rari o perlomeno non sono raggruppati a formare formazioni boschive propriamente dette (Giova però ricordare che gli alberi sono una componente del paesaggio e non l’intero paesaggio!). Tra essi il leccio, da noi detto Lucign(a) o lucini(a) (Quercus ilex L.), la roverella volgarmente identificata come Ciercul(a), Cercol(a) (Quercus del gruppo robur), l’orniello, da noi conosciuto come frass(o) (Fraxinus ornus L.), accompagnati da un folto gruppo di arbusti tipici della macchia meditrerranea (lentisco, alaterno, olivella, ecc.). Nei paesaggi non naturali, ovvero che nella loro strutturazione hanno visto l’opera determinante dell’uomo, dobbiamo annoverare sia le pinete secolari di Ischia che quelle più recenti del bosco della Maddalena (Casamicciola) e di Fiaiano nel comune di Barano. Stesso discorso per i relitti di pineta che nel comune di Ischia di estendono da via dell’Amicizia in giù passando per il maneggio, fino a via dello Stadio. Le pinete non sono quindi degli ecosistemi a livello Climax: sono perciò destinate fatalmente a regredire sotto l’incalzare di malattie, attacchi di insetti, nuovi insediamenti umani, ecc., a meno che l’intervento dell’uomo non le mantenga sempre in vita con nuovi interventi volti a ricostituirle o a riparare le parti via via danneggiate. In caso contrario la
ALBERI (prima parte)
Sentiero in una pineta di Ischia
successione ecologica porta all’affermazione del bioma strettamente connaturato all’ambiente fisico e geografico del luogo. Nel nostro caso la lecceta pura, o la macchia mediterranea nella sua composizione man mano più evoluta. Lo stesso discorso potremmo fare per i castagneti che ricoprono le nostre zone collinari e pedemontane (pendici dell’Epomeo): anche il castagno (Castanea sativa L.) non è specie spontanea. Dappertutto in Italia, nei tempi andati, è stata oggetto di intensa piantumazione nei terreni più difficili per l’agricoltura per trarne cibo (castagne) e legname sia d’opera (paleria), sia da costruzione (travi, infissi) che da fuoco (focolare domestico sia come legna che come carbone, panificazione, ecc.). Nei castagneti abbandonati, specialmente se attraversati dal fuoco o debilitati da malattie ed attacchi ripetuti di insetti dannosi, si intromettono lentamente specialmente la quercia ed alcuni arbusti che tracciano la strada per altre specie più evolute ed esigenti. Il discorso si complica se il castagneto è contiguo a terreni abbandonati dall’agricoltura. In questo caso vi è una prima espansione verso quelli del castagno (per disseminazione naturale) e solo successivamente vi è un impossessamento importante da parte di arbusti e alberi della macchia mediterranea (Erica, Corbezzolo, ginestra comune, lerca, ecc., in un primo stadio, poi a seguire lentisco, alaterno, quercia,
leccio, orniello, ecc.), con varie gradazioni che dipendono anche dai fattori ambientali: esposizione, giacitura, tipologia e qualità del suolo, piovosità, ecc. Secondo il Gambi (1962 e 1973) il paesaggio umano concettualmente è da riferirsi a quel paesaggio attraverso cui si riconoscono i <<fatti sensibili dell’operosità umana>>. Val bene quindi la considerazione che i nostri boschi a macchia mediterranea (del Montagnone, di Fondo d’Oglio, di Zaro, del Caruso, della Scannella, ecc.) che fino a pochi decenni orsono venivano sistematicamente e periodicamente tagliati per farne soprattutto legna da ardere, erano identificabili come paesaggi umani, seppure la loro origine fosse del tutto naturale e spontanea. Oggi, quegli stessi paesaggi, in cui la mano dell’uomo è quasi del tutto scomparsa o ridotta a ben poca cosa, possono essere riclassificati come paesaggi naturali? Non si può dare in tal senso una risposta in assoluto affermativa. Una soluzione che più di altre è rispettosa delle dinamiche ambientali ed ecologiche è quella che sposa il concetto di paesaggi in via di rinaturalizzazione o completamente rinaturalizzati. Parecchi di quei paesaggi possiamo affermare che oggi sono quasi del tutto rinaturalizzati! E veniamo ai paesaggi agricoli, tra tutti quelli più definibili umani, se si escludono i paesaggi urbani, dove la componente biotica di tipo vegetale è molto bassa o del tutto
assente. La nostra terra di Ischia fino agli anni cinquanta era interessata per un buon 60% (è una mia stima personale, ma non credo sia molto distante dalla realtà!) da paesaggi agricoli. In questi prevalevano le colline terrazzate a vigneti, con muri a secco con pietre vulcaniche trachitiche o di tufo verde (parracine) e ciglioni inerbiti (puoi(e), puiar(e)) laddove vi era assenza o penuria di rocce, ma con suoli più coerenti e plastici (maschione, terre argilliformi di Serrara Fontana, Casamicciola, ecc). Minore l’incidenza paesaggistica degli agrumeti (Ischia, Casamicciola) e degli oliveti (Forio più cospicuamente, poi Barano nel versante costiero che va dalla Scarrupata, Guardiola, Monte Cotto, Monte Barano; Ischia nella zona ora occupata dalla pineta di via dell’amicizia a scendere giù per la Sepsa, via delle Ginestre, via dello Stadio (in queste ultime zone ancora si rinvengono resti di antichi oliveti, poi prevaricati dalla pineta piantata nel periodo fascista). Per avere una conferma di quanto vi ho detto bisogna consultare un libro fotografico della professoressa Ilia Delizia, dal titolo ISCHIA D’ALTRI TEMPI, purtroppo non più reperibile in commercio, ma sicuramente consultabile nella Biblioteca Antoniana di Ischia). Per quanto riguarda il contributo degli alberi nella composizione dei paesaggi urbani della nostra isola, essi sono da individuare principalmente nelle alberature stradali, in quelle dei parchi pubblici e nei giar-
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territorio
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Chiesa al Ciglio sotto l'Epomeo
Vista dal bosco della maddalena
dini delle abitazioni private. Il più delle volte vi è una commistione o una compenetrazione più o meno importante con le altre tipologie di paesaggio. L’esempio classico è la pineta secolare di Ischia, intimamente legata per stretta prossimità al paesaggio urbano del comune di Ischia. I CORRIDOI BIOLOGICI possono anch’essi essere di tipo naturale o artificiale. Di solito si intende per corridoio biologico naturale un tratto di territorio o un elemento del paesaggio nel quale sono concentrate specie vegetali e animali non presenti nell’intorno o presenti in maniera frammentaria/casuale o non presenti affatto e comunque privi di organizzazione e stabilità. Il termine corridoio da direttamente l’idea del collegamento tra parti più o meno vicine o più o meno lontane del territorio, e quindi del paesaggio visibile e sensibile. Collegamento soprattutto tra viventi (piante ed animali, nell’accezione più ampia). Il corridoio biologico quindi svolge più funzioni: 1) di stabile insediamento di specie vegetali che nell’intorno trovano condizioni sfavorevoli; 2) di rifugio di specie animali che in esso trovano condizioni di “non disturbo”, ma anche opportunità alimentari, di facile riproduzione, ecc. 3) di propagazione delle specie sia animali che vegetali che in esso trovano ospitalità nel resto del territorio. Da questo punto di vista i corridoi biologici svolgono una funzione di conservazione
del Creato, quello che oggi si ama chiamare biodiversità. Il sistemi delle siepi nei seminativi intensivi, ad esempio possono essere considerati dei corridoi biologici naturali se non impiantate dall’uomo e conservate allo stato spontaneo. Sulla nostra isola esempi di corridoi biologici naturali sono i calanchi che dalle pendici dell’Epomeo calano verso la costa. Dalla Piazzetta della chiesa di San Ciro, al Ciglio, se si guarda verso monte si osservano alcuni di questi calanchi con una folta vegetazione di macchia mediterranea. Tutt’intorno è la tipica prateria di graminacee rupestri, qualche raro arbusto e, in primavera, un fugace rigoglio di piante annuali, presto preda della siccità estiva. Il fondo del calanco gode di un microclima favorevole a quel popolamento vegetale ed ai suoi ospiti del regno animale. L’acqua vi scorre perché vi si incanala per il natural declivio, il suolo la trattiene nello sfatticcio di terra e detriti vegetali. I semi vi si raccolgono, altri li portano uccelli e roditori. La natura si insedia e vi prospera stabilmente. Ecco che si è formato il corridoio biologico naturale. E’ la riserva più importante di specie viventi che si possa immaginare e che si possa desiderare per l’ambiente, per il territorio in cui è presente, per il paesaggio che ne viene abbellito, per il Creato che in esso trova la sua pienezza. (continua) Francesco Mattera matterafr.agrischia@libero.it
La Scarrupata
Sentiero verso l'Epomeo
Monte Epomeo
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Parrocchie 24 gennaio 2015
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PARROCCHIA S. MARIA ASSUNTA NEL SANTUARIO
“Persone-anfora e fa
Esercizi spirituali delle famiglie a
A
nche quest’anno ottanta persone, di cui venti bambini, capeggiate A cura di dal parroco Don Carlo Melania Candido, hanno iniziaDi Meglio to il loro anno ritemprandosi e “ricaricando l’anima” con gli esercizi spirituali tenuti a Loreto dal loro tanto caro formatore Padre Alfredo Ferretti. Il tema, sulle orme di Papa Francesco e della Sua Esortazione Apostolica, Evangelii Guadium, è stato “Persone- anfora e Famiglie- anfora per una Chiesa in uscita” “Il mondo”, ha cominciato Padre Alfredo, “ha bisogno di persone e famiglie anfora”, dove l’uso simbolico dell’immagine dell’anfora è volto a definire persone che sanno custodire un contenuto prezioso, che sanno trasportarlo per poterlo offrire al momento opportuno. Un’anfora ha, infatti, una “capacità”, una possibilità, cioè, di essere riempita, da cui derivano i suoi stati di Vuoto -Pieno-Vuoto. Si tratta di un ritmo in cui si alternano fasi
di “disponibilità” come ricerca, sete di sapienza, fasi di “accoglienza” finalizzate al riempimento e fasi di “svuotamento” come dono ed offerta. “Per essere persone anfore”, ha ricordato Padre Alfredo,“bisogna crescere nell’Amore fino a diventare bambini”, infatti, “chi non accoglie il Regno di Dio come un bambino non vi entrerà” (LC 18,17), da qui la necessità di guardare l’altro mantenendo lo stupore dei bambini, lo stupore magico che è proprio del primo Amore. Importanti, dunque, diventano i ruoli dell’affettività intesa come “prendersi cura insieme per prendersi cura degli altri” e dell’ospitalità intesa come spazio in cui si generano le relazioni e si tesse rete. Tra le tappe del cammino da percorrere per diventare persone-anfora vi sono, come ci ricorda lo stesso Papa Francesco, la “mistica del mescolarsi” (E.G. 87) e la “mistica dell’avvicinarsi agli altri” (E.G. 272), la mistica dell’incontrarci, del prenderci in braccio,
dell’appoggiarci e di partecipare a questa marea un po’ caotica che si può trasformare in una vera esperienza di fraternità che alla base ha la comunione di amore. Seguire questa strada è una cosa tanto buona quanto risanatrice, liberatrice e generatrice di speranza. Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene, chiudersi in se stessi significa assaggiare l’amaro veleno dell’immanenza. Altra tappa è “correre il rischio dell’incontro” (E.G. 88), oggi, purtroppo invece c’è uno stile di vita che genera il sospetto, la paura di essere in-vasi, atteggiamenti difensivi che non fanno che ingabbiare la nostra persona. Il Vangelo ci invita, invece, a correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, il Figlio di Dio, nella sua incarnazione ci ha invitato alla reincarnazione della tenerezza. Ulteriore tappa è “Evitare il nomadismo” (E.G. 91), fenomeno molto comune per il quale molti credenti fanno in modo di “scap-
pare” da un luogo all’altro” o da “un compito all’altro” senza creare vincoli profondi e stabili. Bisogna imparare a scoprire, invece, Gesù nel volto degli altri senza mai stancarsi di scegliere la fraternità, il tutto al fine di “costruire una fraternità mistica” (E.G.92) volta alla ricerca degli “interessi di Gesù”. Solo coloro che hanno imparato l’arte di essere Persone-anfora potranno costruire Famiglie-anfora. Famiglia-anfora è la famiglia che sa “prendere l’iniziativa” (E.G. 24) senza paura, andando incontro agli altri, è famiglia che sa “coinvolgersi” (E.G. 24) ed “accompagnare” (E.G. 27) “l’umanità” in tutti i suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere. Conosce lunghe attese e la sopportazione apostolica. E’ altresì famiglia che sa “fruttificare” (E.G. 24) come fedele dono del Signore si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania. Trova, invece, il modo per far sì che la Parola si incarni in
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Parrocchie
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DIOCESANO S.GIOVAN GIUSEPPE DELLA CROCE
amiglie-anfora”
alla Santa Casa di Loreto
una situazione concreta e dia frutti di vita nuova, benché siano apparentemente imperfetti o incompiuti. La Famiglia-anfora è quella che sa “festeggiare” (E.G.24), che celebra ogni piccola vittoria, ogni passo avanti nell’evangelizzazione. Per conseguire tutti questi risultati e permettere il passaggio da Persone-anfora a Famiglie-anfora occorre un costante allenamento, una costante formazione e una pratica duratura. Come, infatti, un danzatore, per conseguire il proprio sogno comincia ad allenarsi dall’età di dieci anni, mediante una serie di duri esercizi, che perpetuerà ogni giorno, per tutta la vita, così il vero cristiano deve allenarsi e formarsi attraverso una pratica duratura che gli presenterà, poi, i frutti del giusto operato. Solo dopo tanti sforzi e dopo aver svolto tutti gli esercizi potrà essere leggiadro, un grande “danzatore”, libero. Padre Alfredo ha ricordato l’im-
portanza del ruolo paterno nella formazione della Famiglia-Anfora. “Il padre è colui da cui dipende la socialità dei figli”, per questo, nella sfera familiare deve essergli riconosciuta autorità oltre che una serie di “doveri” schematizzati nel successivo “decalogo del papà”. 1. Il primo dovere di un padre verso i suoi figli è amare la madre; 2. Il padre deve soprattutto esserci; 3. Il padre è un modello, che lo voglia o no. E’ appoggio e guida del figlio; 4. Un padre da’sicurezza. Il padre è custode. Tutti in famiglia si aspettano protezione dal papà; 5. Un padre incoraggia e da’ forza. Dimostra il suo amore con la stima, il rispetto, l’ascolto; 6. Un padre ricorda e racconta. Paternità è essere isola accogliente per i naufraghi delle giornate. La cena è un momento di incontro in cui si può conversare in un clima sereno; 7. Un padre insegna a risolvere i problemi, è il miglior passaporto
per il mondo di fuori. Si occupa della capacità di dominio della realtà. 8. Un padre perdona. Il perdono del papà è la qualità più attesa e sentita da un figlio. 9. Il padre è sempre il padre anche se vive lontano. Ogni figlio ha il diritto di avere il suo papà. 10. Un padre è l’immagine di Dio. A condimento di quanto precedentemente detto non sono mancati momenti di vero e proprio esercizio-messa in gioco, non sono mancate lacrime e abbracci riconciliatori, non è mancato il silenzio-che parla nella Santa Casa, non sono mancati canti e momenti di condivisione, non sono mancate neanche le ammonizioni di Padre Alfredo per mettere un ulteriore tassello alla vita di coppia. Come ogni anno le famiglie sono tornate cariche e…come ogni anno non vedono l’ora di vedere i frutti di quanto seminato ad inizio anno!
IMPRESSIONI Titti e Giovanni: “Loreto ha significato per noi una intensa e profonda meditazione avvenuta nel silenzio dei nostri cuori; una “scesa in campo” durante gli esercizi spirituali mettendo in gioco le nostre emozioni e paure; accogliere l’altro come fratello per sentirsi famiglia”. Antonio e Teresa: “Per noi novelli sposi le giornate a Loreto sono state giornate di grazia. Il momento di condivisione delle esperienze è stato di grande aiuto, poiché stando all’inizio di un cammino matrimoniale, ci sentiamo, grazie ad esse, facilitati nel percorrerlo alla luce del Vangelo sull’immagine della famiglia di Nazareth. E’ ovviamente importante la perseveranza”! Vincenzo: “Partecipare a questi ritiri spirituali, nel tempo diventa come una cosa indispensabile, perché dopo un anno di vita quotidiana, fatta di varie circostanze, belle ed anche meno belle, ti offre la possibilità di fermarti un momento e di uscire da te stesso per unirti agli altri e vivere una vera esperienza di fraternità e quindi d’amore. Il tema base di questo incontro è stato la famiglia anfora, quindi i componenti di questa famiglia devono essere persone anfora. Non è difficile diventare persone anfora, basta poco! Basta mettere da parte quei vecchi pregiudizi e imparare ad incontrarci con gli altri, aprendoci ed accettandoci come compagni di strada”. Amedeo ed Ester: “Per noi gli esercizi spirituali di Loreto sono stati un’occasione per fermarci, incontrarci confrontarci su temi che spesso vengono dati per scontati nel quotidiano, offrendoci la possibilità di vivere un momento di fraternità e amicizia con altre coppie arricchendoci e donandoci forza”. Gerarda e Gerardo: “Esperienza unica e bella, faticosa e difficile da spiegare, è un “percorso “ che ti scuote e ti scava dentro e aiuta la coppia a saldare il rapporto sempre di più, cancella distacchi, incomprensioni e rancori, e aiuta a continuare la vita di coppia nell’amore, nella gioia e nella pace. Da consigliare e sicuramente da ripetere”
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PARROCCHIA DI SAN SEBASTIANO MARTIRE – DECANATO DI BARANO
Sebastiano, innamorato di Cristo M
artedi’ 20 gennaio mons. Lagnese si è recato nella Chiesa Parrocchiale di Barano per celebrare l’Eucarestia nella Solennità di San Sebastiano martire, Patrono dell’intero Comune di BaA cura di rano. Ad accoglierlo insieme ai Parroci del Comune e ai diaFrancesco Schiano coni Giovan Giuseppe Lucido Balestrieri e Antonio Pisani, il Parroco don Pasquale Trani: “il nostro benvenuto tra noi a lei Eccellenza, all’Amministrazione comunale e al corpo dei vigili di Barano, cosi come ai diaconi e ai sacerdoti che sono qui presenti in questa celebrazione che chiude la novena che ci ha visti raccolti attorno a questo Santo che “purtroppo” è tornato ad essere più che mai attuale. Un Santo che 1700 anni fa non aveva timore di dare la vita, perseguitato perché era cristiano. Anche oggi torna drammaticamente di attualità questo essere perseguitati a causa della fede e insieme a voi ci ritroviamo anche nella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani per affidare il cammino della Chiesa e dell’intera umanità in questo tempo così difficile, siamo con voi nell’ascoltare e nell’accogliere la Grazia di Dio” Mons. Lagnese ha reso ancor palpabile questa attualità del messaggio di San Sebastiano e dei martiri nella sua omelia: “Queste frecce che sono entrate a far parte dell’iconografia di San Sebastiano ci dicono bene chi sia lui e chi siano i martiri, i Santi e i cristiani, quelli veri: sono delle persone innamorate del Signore. Le frecce, lo sappiamo, nella simbologia degli innamorati hanno un significato tutto particolare, perché indicano questa attrazione forte, potente, che ad un certo punto è scoccata nel cuore delle persone che si amano. San Sebastiano mi fa innanzitutto pensare a questo: è stata una persona innamorata del Signore perciò è riuscito a fare quello che ha fatto, ha saputo soffrire per Lui e di morire anche per Gesù. Saprete certo che San Sebastiano non era né un diacono, né un sacerdote, né un vescovo, né un monaco, né un frate ma era un semplice cristiano, un militare, e per questo anche patrono dei Vigili Urbani, era un uomo deputato alla difesa dell’imperatore, secondo i racconti che giungono a noi, secondo quello che ci dice S. Ambrogio e secondo il racconto della sua passione. Dunque un uomo che svolgeva un lavoro come tanti e che però ha fatto questa esperienza dell’Amore di Dio attraverso Gesù, è diventato cristiano, e non ha fatto come spesso facciamo noi, non ha messo tra parentesi la propria fede dicendo: quando vado in Chiesa sono cristiano, quando vado in Parrocchia cerco di comportarmi da cristiano finché è possibile, fino a quando poi non esce fuori tutto l’uomo vecchio che c’è in ognuno di noi e quello esce dappertutto anche quando sto in Chiesa, e poi quando sto per strada, quando vado a scuola, quando sto al Comune, faccio come gli altri. No, San Sebastiano ha testimoniato Gesù in ogni situazione, dovunque si è trovato, anche quando era soldato, e questa sua laicità l’ha saputa vivere mettendo Dio al primo posto perché preso da questo Amore grande per Lui. Abbiamo ascoltato nel Vangelo che Gesù ad un certo punto invita a non avere paura perché ci saranno persecuzioni a causa della fede e fa l’esempio dei due passeri che si comprano per pochi centesimi “eppure nessuno di essi cadrà a terra senza che il Padre lo voglia”. Dunque San Sebastiano per andare incontro al martirio subendo delle sofferenze atroci doveva veramente amare il Signore in maniera così forte che queste sofferenze seppur terribili non sono state un ostacolo nell’incontrare Dio. L’Amore che io ho sperimentato e che tu Signore vorrai donarmi è così grande che queste sofferenze non sono niente, e questo è vero anche nella vita di tutti i giorni, nella vita familiare e domestica; quando noi amiamo una persona, quando vogliamo bene qualcuno, i sacrifici che dobbiamo affrontare per quella persona non ci paiono tali, anzi sono un modo per manifestare il nostro amore; quando le cose incominciano a costarci, a pesarci, allora forse dobbiamo interrogarci e capire che sta succedendo perché forse sta venendo meno l’amore di un tempo. Allora mi sembra che San Sebastiano oggi ci dica questo, che il cristiano è una persona innamorata di Gesù, e chi è innamorato di Lui lo testimonia dovunque si trova, lo testimonia e lo annuncia. Foto Di Raffaella Mattera
Volontariato kaire@chiesaischia.it
19 24 gennaio 2015
SS.Messa nella chiesa di Portosalvo in occasione dei 40 anni di Fidas Ischia
“Gesù è l’agnello che dona la sua vita per noi”
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omenica 18 gennaio la Fidas di Ischia ha festeggiato i suoi primi 40 anni di vita. Il presidente Luigi Trani e il presidente nazionale Fidas Aldo Ozino Caligaris insieme ad alcuni espoA cura di Angelo nenti dell’associazione e ad altre associazioni di volontariato si Di Scala sono incontrati intorno all’altare della Chiesa Parrocchiale di Santa Maria di Portosalvo in Ischia, dove alle ore 17 il vescovo mons. Pietro Lagnese ha officiato la Santa Messa nella liturgia della II domenica del tempo ordinario affiancato dal parroco don Luigi De Donato. Per il comune di Ischia era presente il dottor Carmine Barile; hanno partecipato inoltre alcuni esponenti delle forze dell’ordine ed il presidente di Federalberghi Ermanno Mennella. Mons. Lagnese ha sottolineato come il volontariato sia un sano punto di forza per il nostro paese e di come l’ispirazione di ogni forma di volontariato parta sempre dall’incontro con il Signore. Ha altresì aggiunto come nel Vangelo di Giovanni ci sia un’immagine bellissima che Gesù ci lascia nel contesto dell’ultima cena: “vi ho dato l’esempio.” . “Anche nel Vangelo di oggi - ha continuato Padre Pietro - Giovanni ha l’indice elevato che indica Gesù, l’agnello di Dio, l’esempio da seguire, il punto di partenza per ogni persona che voglia fare della sua vita un dono”. Il vescovo di Ischia si e poi soffermato sulla parola “donatore” presente nella sigla della Fidas e sulla figura dell’agnello che ha a che fare con l’immagine del sangue. Il donatore dona il sangue il che è in qualche modo donare se stesso e Gesù, sempre nel Vangelo, quando sta per fare la moltiplicazione dei pani dice: “date voi stessi da mangiare”. “La Fidas - ha continuato Padre Pietro- in qualche modo fa questo e sono 40 anni che lo fa sulla nostra isola .Nell’Eucaristia facciamo l’esperienza di Gesù che dona il suo sangue: l’agnello che si offre, che si immola, che dona la sua vita. Ed é in Gesù e nell’ Eucaristia che possiamo trovare la forza per ogni forma di volontariato, per ogni forma di donazione: Gesù è l’esempio e la forza!”. Infine monsignor Lagnese si è soffermato sul dinamismo inarrestabile del bene, sulla potenza dell’amore che si diffonde e non si ferma ed ha invitato tutti a pregare per questa associazione rappresentata dai donatori, dal presidente nazionale e da quello locale e per tutti i donatori che hanno concluso la loro vita, perché il Signore li ricompensi per tutto il bene che hanno fatto. Foto di Giovan Giuseppe Lubrano
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Ecclesia 24 gennaio 2015
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PASTORALE GIOVANILE
Abbracci gratis
Dio è Amore in Piazzetta P apa Francesco il giorno 16 gennaio nella Cattedrale di Manila, durante la sua omelia, dopo aver salutato tutti i presenti, ha parlato del A cura quinto centenario dell’evangelizzazione delle dell' Ordine Filippine. Egli ha avuto parole di gratitudine Francescano Secolare per l’eredità lasciata da vescovi, sacerdoti e relidi Forio giosi. Essi sono stati spinti dall’amore che li ha portati a mettersi al servizio del bene comune e tutto questo deve continuare per opera di tutti: “Vi saluto con grande affetto. E vi chiedo di portare il mio affetto a tutti i vostri fratelli e sorelle anziani e malati e a tutti coloro che non si sono potuti unire a noi oggi. Mentre la Chiesa nelle Filippine guarda al quinto centenario della sua evangelizzazione, sentiamo gratitudine per l’eredità lasciata da tanti vescovi, sacerdoti e religiosi delle generazioni passate. Essi si sono sforzati non solo di predicare il Vangelo e di costruire la Chiesa in questo Paese, ma anche di forgiare una società ispirata al messaggio evangelico della carità, del perdono e della solidarietà al servizio del bene comune. Oggi voi portate avanti quell’opera d’amore. Come loro, siete chiamati a costruire ponti, a pascere il gregge di Cristo, e a preparare valide vie per il Vangelo in Asia all’alba di una nuova era.” «Dio è amore» Tutte le sue opere, quindi, non possono essere altro che manifestazioni d’amore. « La legge del Signore è perfetta e conforta l’anima; le norme del Signore sono vere e rendono saggi anche gli inesperti; i comandamenti del Signore sono retti e allietano il cuore… Quelli che amano la tua legge, ( o Signore ), godono gran pace, e per loro non vi sono inciampi» . Una specificità dell’amore predicato da Cristo è il servizio, un servizio da ultimo, da infimo, da uno che non ha nessuna voce in capitolo, convinto di non avere diritto alcuno nei confronti di alcuno, ma solo il dovere di essere permanentemente a disposizione per il bene dell’altro. Nell’ultima cena Gesù lo dimostra a tutti con il lavare i piedi ai discepoli.San Francesco lo apprende con molta convinzione e perciò vuole essere l’infimo tra i fratelli. E ne fa la legge fondamentale della vita di fraternità. Anzi per rendere più evidente il suo pensiero proclama di voler essere soggetto anche agli “animali e alle fiere” (cfr FF258 ). Del resto il Figlio di Dio, che assume la nostra carne di peccato, pur senza macchiarsi di esso, prendendo su di se tutta la nostra umiliante debolezza, fragilità ed esposizione alla tentazione, proprio questo fa. San Francesco d’Assisi avverte questa meravigliosa realtà e proclama: «Tu, Signore, sei il sommo bene, eterno, dal quale viene ogni bene, senza il quale non vi è alcun bene» (pater 4: 267). Perciò – esorta il Poverello – attribuiamo al Signore Dio altissimo e sommo tutti i beni e riconosciamo che tutti i beni sono suoi e di tutti rendiamo grazie perché procedono tutti da lui» (Rnb 17,17: 49).Che lezione per noi, sempre protesi a evidenziare le imprese della nostra persona, dilatando smisuratamente i meriti che ci attribuiamo anche senza averli, e mascherando abilmente i molti demeriti che invece abbiamo proprio.
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i ritorno dagli esercizi spirituali dei giovani a Loreto, continua quell’atmosfera A cura della di amore reciproco fra i Redazione giovani che vi hanno partecipato. E così, sabato 17gennaio sera in piazzetta San Girolamo, si regalavano abbracci gratis. La chiesetta delle suore di San Girolamo aveva le porte spalancate ma la presenza dei tanti giovani impreziosiva l’evento. «L’iniziativa – racconta Don Gianfranco Del Neso – è stata lanciata a noi da Don Giacomo Pavanello che ha tenuto a noi giovani di Ischia il Ritiro Giovani dal 2 al 5 gennaio a Loreto. Esperienza che poi abbiamo riproposto con grande successo in piazzetta San Girolamo sabato scorso. Al termine del nostro ritiro, – racconta Don Gianfranco – dopo aver fatto un esperienza molto forte in quei 4 giorni, dove ci siamo confrontati con una profonda revisione di vita e che ha messo a nudo la nostra creaturalità, e quindi il bisogno di abbandonarci nella misericordia di Dio, “come un bimbo in braccio a sua madre”, abbiamo sperimentato la grazia del perdono, dove ci si è potuti riconciliare con se stessi e con gli altri davanti a Gesù Eucaristia. Il secondo giorno abbiamo sperimentato la gioia dell’accoglienza di Dio, e quindi il rendergli grazie, e al termine di questi giorni abbiamo portato in Piazza a Loreto (che d’altronde era affollatissima da motociclisti provenienti da ogni parte d’Italia per il loro motoraduno annuale) l’abbraccio di Gesù a quanti erano presenti! É stata una gioia
immensa, per noi e per loro. Con tanti siamo riusciti a costruire dei veri e propri dialoghi nei quali abbiamo perlato loro dell’amore di Dio per ogni creature». E così, dopo quest’esperienza di Dio, i giovani e i due giovani sacerdoti hanno voluto riproporre anche sulla nostra isola, l’evento degli abbracci. «E’ stata una serata bellissima! Tantissimi i giovani e meno giovani che sono stati accompagnati davanti a Gesù Eucaristia, tra la loro incredulità e anche un po’ di timore. Davanti a Gesù ognuno pregava per il giovane che aveva accompagnato. Sono stati tanti i “grazie” e – conclude Don Gianfranco - credo anche le conversioni così come i giovani che avevano progettato di trascorrere la serata diversamente. In tanti, ancora con le lacrime agli occhi, ci chiedono di ripetere gli “abbracci gratis”!»
Sacerdoti
21 24 gennaio 2015
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Il Parroco Morgera catechista C
erto i tempi sono cambiati. Ma, per fare catechismo, oggi come ieri e più di ieri, si richiedono due doti essenziali: preparazione biblico-teologica e … grande cuore. Ed ecco, per A cura di don esempio, alcuni consigli che il Morgera dà al catechista di alVincenzo lora e … di oggi. Si confronti Giuseppe Morgera Catechismo Avallone metodico della Dottrina Cristiana, quarta edizione Napoli 1897. “Il Catechista scelga le storie: a) della Manna, figura dell’Eucarestia (Exod. XVI); b) del miracolo della molpiplicazione dei pani nel deserto (S. Matth. XV. 33.38) dell’altra moltiplicazione dei pani (Giov. VI, 1-15); d) della Instituzione della SS.Eucaristia la sera del giovedì 18 Nisan (S.Matth., XXVI, 26-28. – S.Marc., XIX, 22-24 – S.Luc. XXII, 1420). Vi aggiunga la storia di Melchisedech, che fece a Dio l’offerta del pane e del vino, figura del sacrificio della S.Messa. E spieghi le solenni parole del profeta Malachia (1.10): “Non est mihi voluntas in vobis, dicit Dominus exercituum; et munus non suscipiam de manu vestra. Ad ortu enim solis usque ad occasum magnum est nomen meum in gentibus, et in omni loco sacrificatur et offertur nomini meo oblatio munda (puro sacrificio incruento, secondo il testo ebraico minchah theorah). Questa lezione si ripeta più volte affinché il Catechista abbia agio di accendere quei giovanetti cuori della fiamma di amore a Gesù Sacramentato e disporli alla Prima Comunione. Parli del culto dovuto al SS.Sacramento, della Genuflessione ad uno o a due ginocchi, dei lumi che si accendono alle finestre la sera di ogni giovedì ad un’ora di notte, dell’accompagnamento al SS.Viatico, dell’Ora di Adorazione etc etc. (…) Il Catechista trovasi nel cuore dei bambini il caldo del proprio amore a Gesù Cristo, a Maria SS. ed ai Santi e così quelle primizie della Chiesa e della Società civile saranno inclinate ad onorarli col culto interno e coll’e-
sterno. Racconti e spieghi il miracolo operato da Gesù Cristo nelle nozze di Cana di Galilea ad intercessione della Vergine. Non trascuri di narrare eziandio i miracoli operati dal Signore per le immagini di Maria. Sono celebri quelle subitanee guarigioni che si ottengono dai devoti per la loro viva fede innanzi alla sacra immagine di Maria SS. del Carmine in Napoli. Vedi – Midlei – la Madre di Dio descritta dai SS.PP. e Dottori della Chiesa. Racconti anche di San Giovanni Damasceno il cui Ufficio esteso a tutta la Chiesa dal S.P. Leone XIII si legge ai 27 di marzo. Descriva i prodigi che si ottengono mercè il ricorso alla Vergine SS. del Rosario di Pompei. Il Catechista tutto pieno d’amore a Gesù Sacramentato svolga ai fanciulli la storia, a) del pane che l’Angelo diè ad Elia, e che era una figura dell’Eucaristia (3 dei Re XIX); b) del tradimento di Giuda, della sua comunione sacrilega e della sua morte (S. Matth., XXVI XXVII – S. Joann. XIII, 20-27). Spieghi altresì la parabola dei convitati alle nozze, e dell’uomo non vestito della veste nunziale. – Dichiari la dottrina di S.Paolo sull’Eucaristia (I.Cor. XI., 20-30).
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Società 24 gennaio 2015
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Fuga per la vittoria
Al via il girone di ritorno! C
ala il sipario sul girone d’andata della Serie A con ancora la JuvenA cura di tus, laureatasi campioAlberto Arcamone ne d’inverno, salda in vetta. Si tratta del più ampio distacco, 5 punti, sinora conosciuto fra la squadra torinese e la Roma che, nella trasferta delicata di Palermo, è riuscita a strappare solo un punto, al contrario dei bianconeri che in una più agevole sfida hanno (ri)surclassato il Verona con un secco 4-0. E il calendario non aiuta di certo chi insegue. Se la scorsa domenica ha dato il là ad una possibile fuga, non sembra utopia che la prossima ci prospetti una super-fuga: i giallorossi, dopo
il match in Coppa Italia, saranno impegnati nella puntigliosa trasferta di Firenze nel posticipo domenicale, mentre i bianconeri affronteranno nel pomeriggio allo Stadium il Chievo. Gennaio sembra dunque poter aprire una voragine fra le due contendenti al titolo. E magari, chissà, accorciare anche quell’abisso di ben 8 punti fra la seconda e la terza. Il Napoli dovrà infatti dare una prova di maturità e continuità dopo la fondamentale vittoria dell’Olimpico che gli ha consentito, grazie allo spietato Higuain, di piazzarsi al terzo posto al pari della Samp e di allungare su una delle rivali più insidiose in chiave Champions.
Nel Monday Night al San Paolo gli azzurri si troveranno di fronte un Genoa, reduce da un pareggio raggiunto allo scadere contro il Sassuolo, non proprio brillante. Negli ultimi 5 incontri infatti la squadra del Gasp ha ottenuto 3 sconfitte e 2 pareggi, con prestazioni molto altalenanti. L’ultima vittoria risale a quella contro il Milan a inizio dicembre. Può invece sorridere l’altra sponda di Genova: la Sampdoria, sull’onda dell’entusiasmo, dice 33 in classifica concludendo al meglio il miglior girone di andata della sua storia da quando ci sono i tre punti a vittoria. Al Tardini i blucerchiati archiviano la pratica Parma con un convincente 2-0. I doriani sognano l’Europa, e ne hanno ben donde. L’acquisto di Muriel e l’arrivo quasi ufficiale di Eto’o andranno a rinforzare una rosa già competitiva. Ma il serbo è solamente concentrato alla sfida di domenica, per nulla scontata. La Sampdoria dovrà infatti vedersela al Ferraris con una delle squadre rivelazione, il Palermo. Che il promettente Dybala riesca a frenare, dopo la Roma, anche i blucerchiati? Pochi giorni e lo sapremo. Momento invece terribile per la Milano calcistica. L’Inter di Mancini, dopo i speranzosi punti raccolti con Juventus e Genoa, fa più di un passo indietro, non tanto per la vittoria mancata ad Empoli (ci può stare, frase quanto mai alla ribalta mediatica), ma per la sua prestazione scadente che non l’ha di fatto mai vista giungere al tiro. Il portiere dei nerazzurri ha più volte sventato le minacce avversarie, permettendo alla squadra di Tohir di credere ancora al terzo posto. L’impresa appare quanto mai impossibile ma spiega Mancini: “Se ho recuperato 8 punti al Manchester United in 6 gare vincendo la Premier,perché non possiamo recuperarne 7 in 19?”. E per cominciare non sarebbe male una convincente vittoria domenica contro
il Torino, reduce da una vittoria sofferta e spesso compromessa contro il Cesena. Ancor più critica è la situazione sponda Milan: i rossoneri hanno raccolto solo un punto nelle ultime 3 partite e la sconfitta rimediata contro l’Atalanta ha aperto la crisi. Una squadra senza personalità, con poche idee, che non arriva quasi mai alla conclusione. Il triplice fischio ha dato il via alla contestazione:tanti fischi dei tifosi e a finire sul banco degli imputati è Inzaghi. Le prossime partite potrebbero essere decisive per il destino della panchina del Diavolo, ora all’inferno; e il calendario non aiuta: sabato sera il Milan è chiamato a reagire contro la Lazio, avversario non proprio agevole, anche se rimaneggiato. Si avvicina al terzo posto la Fiorentina grazie ad una vittoria in zona Cesarini contro il Chievo, firmata Babacar, subentrato ad uno spento Gomez. I viola affronteranno adesso la Roma in una partita dove c’è tanto da perdere per entrambe le formazioni. Ma diamo un rapido sguardo alle rimanenti partite: a metà classifica continuano le favole di Palermo e Sassuolo, che racimolano punti contro avversari di valore con un gioco entusiasmante. L’Udinese sciupa tutto, facendosi raggiungere all’ultimo respiro dal Cagliari di Zola. Strama dovrà vedersela con l’Empoli lunedì alle 19, mentre i rossoblu affronteranno proprio il Sassuolo nell’anticipo delle 18. Verona e Atalanta, distanti un punto, possono ancora stare tranquilli ma chi delle due avrà la peggio dopo lo scontro diretto non potrà più esserlo. Per la lotta salvezza la situazione si fa disperata per Parma e Cesena, che domenica dovranno incrociarsi: chi perderà avrà un piede e mezzo in Serie B. Ma come spesso si dice il calcio è strano e tra una settimana potremmo parlare di un altro campionato. Lasciamo parlare il campo, che ha sempre ragione!
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Società
24 gennaio 2015
kaire@chiesaischia.it
CAMPIONATO PROVINCIALE 2014/2015
Girone Isolano - Categoria Open risultati 5a giornata
TABELLINI E ARTICOLI REAL SAN CIRO EPOMEO CALCIO A 5 5-4 “Clamoroso al Cibali!”, cosi avrebbe ri-urlato Sandro Ciotti al termine della gara, se non altro per le aspettative della vigilia che vedevano i serraresi favoriti sulla squadra ischitana. Previsioni del tutto smentite da un Real San Ciro che disputa una pregevole sfida, fatta di carattere, sacrificio e contropiede, armi rilevatesi micidiali contro un Epomeo C5 reo di aver snobbato l’incontro e non aver trovato le giuste contromisure, a partita in corso, per arginare gli attacchi del Real San Ciro. Dopo l’iniziale vantaggio, firmato dal solito Iacono F., la compagine serrarese si scompone e i ragazzi giudati da Mister Giovanni Pesce, salgono in cattedra portandosi sul tre a uno in pochi minuti con una doppietta messa a segno da Di Meglio A. e con una bella punizione di Basile. Sul finire del primo tempo, l’Epomeo C5, ancora con Iacono F., riesce a dimezzare lo svantaggio. Nella seconda parte di match le azioni da gol si susseguono rapidamente. Parte forte il Real San Ciro che allunga con D’Abundo, bravo a sfruttare un’azione in velocità. Epomeo C5 che accorcia con Mattera M., gran sinistro all’angolino, ma Costagliola riporta a due le reti di vantaggio con un tiro velenoso che inganna il portiere avversario. Nei minuti finali, l’Epomeo C5 si spinge in avanti alla ricerca del gol che riaprirebbe l’incontro ma trova in Borriello un muro invalicabile. Inutile nel recupero la rete di Mattera E. che fissa il punteggio sul 5 a 4 per il Real San Ciro che festeggia, incamera tre punti e si porta a quota 9 in classifica con una sola sconfitta e ben tre vittorie in attesa dello scontro che il prossimo turno lo vedrà di scena contro la Mater Ecclesiae. FUTSAL ISCHIA MATER ECCLESIAE BIANCA 4–0 Arriva la prima vittoria in casa Futsal Ischia dopo una prestazione più che convincente,
contro una Mater Ecclesiae Bianca apparsa ancora in clima natalizio. Primo tempo tutto di marca ischitana, con i ragazzi di Mr Candido (sostituito in panchina da Mr Rando) che fanno la partita e raggiungono il vantaggio con Zabatta su una bella conclusione dal limite. Fiaianesi che soffrono per l’intera frazione non riuscendo mai ad impensierire la difesa avversaria. Nel secondo tempo il copione non cambia con la Futsal che gestisce il vantaggio e raddoppia ancora con Zabatta, che su punizione, con la complicità dell’estremo difensore avversario, porta a due le marcature per la Futsal. La Mater Ecclesiae Bianca tenta una reazione, alza il baricentro, ma Curci e compagni fanno buona guardia senza rischiare. Proprio nel momento migliore della compagine fiaianese arriva il terzo gol con Calise che di testa batte ancora un volta il portiere avversario. Gara in discesa per la Futsal Ischia che amministra il gioco e nel finale trova anche la quarta segnatura con un gran diagonale di Santaniello che chiude i giochi. MATER ECCLESIAE NEVADA ABBIGLIAMENTO 11 – 3 Netto successo della Mater Ecclesiae che archivia la pratica Nevada con un devastante 11 a 3. I fiaianesi hanno dato dimostrazione di essersi messi alle spalle il mezzo passo falso del turno precedente, mandando un netto segnale alle inseguitrici. Vittoria schiacciante e totale, tanto da far apparire ancora più grossi i limiti di un Nevada che ha palesato evidenti problemi difensivi e nonostante la buona mole di lavoro svolta nel reparto offensivo non è mai riuscita ad impensierire più di tanto la retroguardia avversaria. Mater Ecclesiae che ha certamente meglio interpretato la gara tatticamente, tirando fuori dal cilindro una prestazione maiuscola che alza il morale in vista dello scontro diretto nel prossimo turno contro un lanciatissimo Real San Ciro.
Real San Ciro
Epomeo calcio a 5
5-4
Futsal Ischia
Mater Ecclesiae Bianca
4-0
Mater Ecclesiae
Nevada Abbigliamento
11 - 3
Riposa Fiaiano
CLASSIFICA Gare Gare Giocate Vinte
Gare Perse
Gare Nulle
Goal Fatti
Goal Subiti
3
1
0
26
8
5
3
1
1
25
19
9
4
3
0
1
18
12
Nevada Abbigliamento
6
4
2
0
2
17
25
Futsal Ischia
4
5
1
1
3
12
12
Fiaiano
3
4
1
0
3
17
28
Mater Ecclesiae Bianca
1
4
0
1
3
9
20
Società
Punti
Mater Ecclesiae
10
4
Epomeo calcio a 5
10
Real San Ciro
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